Oltre la pandemia e la guerra

In questa situazione di raccoglimento in noi stessi, con limiti di libertà e rispettosi delle leggi per difenderci da avvenimenti nefasti e drammatici come la pandemia e la guerra fra Russia e Ucraina, possiamo riflettere maggiormente sul presente e, quindi, individuare quegli aspetti negativi di cui oggi la società globalizzata ci pone sotto gli occhi. Aspetti legati non solo a ciò che oggi sta succedendo, ma soprattutto agli errori che la politica ha fatto in questi ultimi anni, specie per quanto riguarda il ritorno dell’individualismo esasperato, tanto da trascurare quei legami forti e inderogabili, come la libertà, la democrazia, la solidarietà fra le persone, il rispetto della dignità umana, che tengono in vita le comunità, ma soprattutto le nazioni.

 In questi anni, secondo i principi dell’ideologia della globalizzazione, che fa capo a quella del neoliberismo e quindi del capitalismo, l’uomo è stato assoggettato al libero mercato e a tutto ciò che ruota intorno ad esso, come il commercio, le banche e quindi il denaro, la finanza, quale elemento portante dell’economia e, infine, il profitto ad ogni costo, che rende l’uomo succube del mercato e, quindi, dell’interesse privato, e tutto questo a discapito del “bene comune” e quindi della solidarietà fra i popoli e le persone. Tutto ciò ha condizionato soprattutto la politica che ha perso la sua libertà di azione e quindi la sua libertà di decisione, in quanto tutto ruota intorno al profitto,  che determina, in bene o in male, l’economia. Ma questo è solo un aspetto della globalizzazione. Purtroppo, la politica, vuota di potere, ha reso inerme e insignificante lo Stato, tanto da svuotarlo di ogni significato e valore. Solo di fronte a determinati problemi o fenomeni di vasta portata, come oggi la pandemia o la guerra in atto,  le nazioni stanno riprendendo o acquisendo il loro ruolo e, quindi, ripristinare i propri poteri decisionali,  per la salvaguardia della salute e del rispetto della libertà dei popoli. Adesso con alcuni problemi di grande dimensione planetaria, sia a livello sanitario che a livello politico, come la guerra in atto, per non parlare poi della salvaguardia dell’ambiente e quindi dell’atmosfera,  si prende coscienza del ruolo che una Nazione deve avere per la salvaguardia della salute dei propri cittadini, ma soprattutto per la salvaguardia di alcuni principi di democrazia e di libertà, visti nell’ambito del proprio territorio. In un certo qual modo non solo lo Stato, quanto le persone stanno recuperando il senso di appartenenza alla propria Nazione, rafforzando così il senso comunitario, a dispetto dell’individualismo esasperato sorto dalla globalizzazione.

Purtroppo in questi ultimi anni la politica ha perso il suo orizzonte come referente verso il popolo, il quale si sente estraneo ad essa, in quanto incapace di mantenere le promesse per una società equa e solidale, una politica che non ascolta e non recepisce le esigenze della gente, tanto da innescare una triplice crisi: quella della democrazia rappresentativa, quella del  rapporto solidale fra le persone e infine la sovranità dello Stato e quindi del “bene comune”.  Afferma a tale proposito C. Bordoni: “Lo stato di crisi delle società occidentali sembra ormai irreversibile: nello spaesamento e nell'insicurezza del caos globale. La categoria della modernità liquida è ormai troppo vaga ed elusiva. Non basta più a interpretare la nostra epoca, in cui vengono meno le sicurezze economiche del sistema produzione-lavoro-consumo-consumismo, ma anche le tradizionali idee di massa, comunità, uguaglianza, classe e, soprattutto, progresso. Il disordine è avvertito in ogni parte del mondo, contemporaneamente. Per la prima volta non c'è un posto migliore in cui rifugiarsi: non c'è alternativa a un sistema globale che sta crollando. L'incertezza del futuro è dunque il tratto più caratteristico della nostra condizione, che si esprima sotto forma di resistenza, paura, egoismo o semplice senso di precarietà e impotenza”. Paura del presente, ma soprattutto del futuro. E tutto questo lo vediamo oggi di fronte alla pandemia e alla guerra in Ucraina. E allora, a questo punto, ci si chiede: Quale futuro per l’uomo? Certamente l’uomo deve riappropriarsi del potere di determinare il proprio futuro, superando o limitando, la propria hybris,  cioè la propria superbia, l’arroganza di determinare e soggiogare altri popoli con la forza e le minacce, anche quella nucleare,  riacquistare la consapevolezza dei propri limiti, rinunciando al suo protagonismo assoluto e quindi a quell’Homo Deus  che purtroppo in tutti questi anni si è prefissato di raggiungere calpestando non solo la dignità dell’Homo Sapiens, ma soprattutto la Natura intesa come Madre Terra, nella sua biodiversità e, quindi, nel suo essere fonte di vita.

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