“Un Monte in cammino”, il dossier finalmente (a babbo morto) è pubblico

La montagna che ha partorito il topolino. Il buon e saggio Orazio lo scrisse nel 13 a.C. nel verso 139 delle “Ars poetica”, “Parturient montes, nascetur ridiculus mus”. Altro che profeta in patria, seppur di alcuni chilometri, profeta in Terra, a prefigurare azioni che oggi sono la consuetudine, mantenendo la barra dritta sulla politica, di ciò che molte amministrazioni di enti pongono in essere.

La montagna del Sole, quel Gargano che tanto ha e tanto riceve e altrettanto concede, oggi stillando le risorse. Quella montagna che sulla sua vetta più alta, 837 metri s.l.m., da alcuni anni ha condensato un modo di fare discutibile, con pourparler ridondanti e a volte ciarlieri per i temi affrontati e azioni svolte nel piccolo consenso di una tribù tutta amicale e tesserata. Un chiacchiericcio tutto di piazza, dove si decide il futuro, che ha sentito il “grido di dolore” della comunità ma non ha ascoltato le motivazioni. Le stesse poste in essere da questo giornale telematico quando più volte e a più riprese senza mai ricevere risposta ha chiesto all’Amministrazione comunale di Monte Sant’Angelo il Dossier. Un comportamento ingiustificabile e inqualificabile da parte di chi ha utilizzato la parola “legalità” in ogni discorso, quasi fosse un intercalare di chi è affetto da autoecolalia. Un programma culturale più che per lo sviluppo del territorio, promozionale politico poiché è servito da spartiacque per la corsa al comune. Strategia messa a punto da chi sapeva che la compagine locale da sola avrebbe fatto ben poco, come le attuali azioni, frutto di pregresse decisioni.

Finalmente il Dossier “Un Monte in cammino” è pubblico. Ma in cammino verso dove? Ben 64 pagine di un documento che pur essendo di un ente comunale pubblico è stato tenuto secretato per mesi e mesi, anche dopo l’esito negativo della candidatura di Monte Sant’Angelo a Capitale della Cultura Italiana 2025. La débâcle annunciata ha proliferato altri topolini, che ne #LaCittàdeiduesitiUNESCO si sono adoperati per non giustificare un tonfo tutto dell’Amministrazione vigente. Infatti, dopo l’esito del 27 marzo 2023, nessuno più ha parlato di Monte Capitale, né l’amministrazione, né chi ha fatto parte di quel Comitato tecnico-scientifico a parte il prof. Giuseppe Piemontese, tantomeno i media hanno approfondito. Se dal comune e dal Comitato tutto è taciuto un motivo ci sarà e i Montanari lo vorrebbero conoscere. Cosa diversa è, invece, per i media, che hanno dato la notizia mancando l’approfondimento perché erano, come molti del Comitato, sforniti del “santo Graal – Un Monte in cammino”. Si proprio quel dossier pubblico mai reso tale e che oggi questa testata giornalistica indipendente lo divulga.

-> QUI IL PDF DEL DOSSIER "UN MONTE IN CAMMINO" <-

Un Dossier che azzarda definire Monte cosmopolita e che ad oggi registra solo cali demografici e politiche affine assenti, poco sviluppo e perciò lavoro, poca attenzione alle realtà perimetrali e loro peculiarità, insufficiente (anche poco qualificata) competenza promozionale, assenza turistica. Un Dossier che tiene conto solo dell’area garganica, dimenticando l’intera provincia (una provincia diversificata pari a una regione) con all’interno altri progetti che dovrebbero essere in itinere a breve, sempre che si abbia la forza e volontà di continuare su questa sdruccevole via. 40 progetti culturali in 28 mesi di produzione nelle residenze,  con 7 festival e arti rappresentative, 3 eventi vetrina, tutti progetti musicali e cinematografici, artistici e storici, didattici ed educativi, teatrali e artigianali, enogastronomici e religiosi, culturali e antropologici, con archivi e musei custodi di beni immateriali e materiali, ambientali e naturalistici verso la data tanto osannata del 2051 ma nei fatti irrimediabilmente sconsacrata dai Governi per attuazioni impossibili, tutti volti a incentivare il turismo e la crescita del territorio, etichettati artatamente dalla sigla #LaCittàdeiduesitiUNESCO. Un bel da fare che probabilmente per le locali capacità messe in campo non vedrà mai la luce, al massimo un altro topolino partorito, figlio del precedente e genitore del seguente. Un tutt’uno familistico tesserato purché rimanga nell’alveo di quella casa senza vetri. “Un Monte in cammino” stoppato e che non avrà più quei finanziamenti preventivati, pari a 3.170.000 €, cui solo il comune avrebbe versato la somma di 575.000 €. Si auspica che quel 18% del totale potrebbe essere utilizzato per solide azioni territoriali e, perchè no "salvifiche", giacchè il dossier è micaelico. Farlo sta nell’intelligenza umana di chi amministra.

Ciò che fa pensare è che anche chi era del Comitato tecnico-scientifico non conosceva quel dossier. A renderlo noto è uno dei suoi membri, il prof. Giuseppe Piemontese, che poco meno di due mesi fa, a giugno 2023, in un suo articolo affermava: «Non  è possibile parlare di futuro e di sviluppo di una Città UNESCO, che ha aspirato a diventare Capitale della Cultura Italiana 2025 e, oggi, Capitale della Cultura di Puglia 2024, e non conoscere il contenuto del Dossier che è stato approvato dal Comitato tecnico-scientifico, di cui faccio parte. Un Dossier, dove sono riportati i Progetti che tutte le Istituzioni e le Associazioni del Gargano hanno prospettato e fatto proprio dalla maggior parte di esse. Progetti che nessuno conosce e che la Città e, quindi, la comunità, vorrebbe renderli visibili ed essere partecipi nella loro realizzazione. Un diritto e dovere di tutti nel far proprio questi progetti e renderli così di pubblico dominio. Tutto questo, al fine di creare una situazione di confronto e di partecipazione alla vita pubblica della Città UNESCO. Eppure, si parla tanto di condivisione, di partecipazione, di sviluppo sociale ed economico condiviso, di corresponsabilità nelle scelte, per determinare una situazione ottimale di crescita della Città».

 

CandidaturaCapitaleCultura2025 MSA

 

Quel Comitato riuniva anche nomi prestigiosi, sicuramente resosi disponibili per il fine ma diventati fantasmi nelle sedute, sempre se ve ne siano state secondo i canoni di incontri decisionali (sarebbe un azzardo dire maieutici).

Sorge un dubbio sulla non divulgazione del Dossier, condiviso anche dal buon critico e sapiente già amministratore montanaro dott. Giovanni Ciliberti: vuoi vedere che i progetti alla base di esso sarebbero e son stati concepiti dalla Commissione ministeriale inconsistenti e privi di quell'attrattività che veniva richiesta, dato che tutto è stato incentrato sui “cammini” per la diffusione del culto micaelico, che nel medioevo erano centrali, oggi molto meno? A Monte il tempo è trascorso come le altre città del globo terracqueo, o si è fermato? Si spera solo che Lucera non faccia lo stesso errore per il 2026, anche se dalla stessa mano e mente è già iniziato il coordinamento. Speriamo bene!

Un’analisi la fa anche il prof. Giuseppe Piemontese, che in un testo prevenuto presso questa redazione, dice e scrive: «Parlare  del poi e  del perché Monte non è stata scelta come Capitale della Cultura Italiana 2025,  ci spinge, forse,  a rivedere ciò che è stato fatto, anche se il tutto, secondo noi, aveva bisogno di essere rielaborato meglio attraverso un’analisi più profonda e con deduzioni più ampie in base alle domande che i Commissari, durante l’audizione, hanno fatto ai rappresentanti della Città micaelica. Una retrospezione che oggi è doverosa fare, anche se il tutto sembrava perfetto per una scelta a favore della città di Monte Sant’Angelo.

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Secondo me, ciò che è mancato è stato il riferimento al contesto storico della città micaelica e, quindi, al suo ricco patrimonio culturale che potesse rendere plausibile e sufficiente la scelta della Commissione. In altre parole, da quanto ho potuto ascoltare dai giudizi della gente, è mancata la presenza di uno storico o di un esponente della Commissione tecnico-scientifica che potesse inquadrare il tutto in un contesto storico-culturale della città, che non ha nulla di meno di quella di Agrigento, se lo si rapporta alla sua storia e alla sua cultura. Del resto molte domande della Commissione hanno riguardato il contesto culturale, rapportato non solo al passato, quanto al presente, quel presente che purtroppo evidenzia ancora dei limiti per quanto riguarda le infrastrutture ricettive e i contenitori culturali, come per esempio: Musei, Pinacoteche, Biblioteche interattive, Monumenti legati al contesto urbano e territoriale, Alberghi, e così via.  Un contesto storico-culturale che potesse riportare la nostra città alla civiltà europea, di cui il santuario di San Michele e il culto micaelico, come ha dimostrato Giorgio Otranto con le sue opere, ne fanno parte. Un Città ormai cosmopolita, dove arriva gente da ogni parte del mondo, coreani, malesiani, cinesi, giapponesi, europei, americani, quale espressione dell’unione fra tutti i popoli della Terra, tanto da superare quel diaframma o separazione fra il mondo occidentale e il mondo orientale, anzi fra la civiltà occidentale e quella orientale, tanto cara a Putin da scatenare una guerra, non tanto contro l’Ucraina, quanto contro l’Occidente. Oggi invece stiamo assistendo, con la cultura e la civiltà sorte proprio dalla città di Monte Sant’Angelo, al superamento di tutto ciò, attraverso il camminare della gente, un tempo pellegrini, oggi turisti, congiungendo in un solo continente l’Europa occidentale con il mondo orientale, attraverso un nuovo messaggio di pace e di fratellanza fra tutti i popoli della Terra. Questo è il messaggio che doveva essere dato alla Giuria per la scelta della Capitale: un Monte in cammino per un mondo di pace e di fratellanza dei popoli. Purtroppo ciò non è stato trasmesso con la giusta misura e con l’opportuna determinazione. Da parte mia spero che ciò che è scritto nel Dossier diventi un patrimonio di tutti, specie nelle sue proposte di sviluppo della città, che ha bisogno della partecipazione e del consenso di tutti per costruire una nuova società e una nuova dimensione della Città.  Una nuova visione del futuro, che non sia solo appannaggio di pochi, come è avvenuto con la formulazione e la stesura del Dossier, ma che sia patrimonio di tutti per il Bene comune».

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