100 anni del Milite Ignoto. [VIDEO] La canzone del Piave all’Altare della Patria

È stata una commemorazione speciale quella del 04 novembre 2021. A cent’anni dalla traslazione della salma del Milite Ignoto, 04 novembre 1921, da quel fatidico giorno che la signora Maria Bergamas, mamma di Antonio, ucciso nel 1916 durante un combattimento sul monte Comore e cui resti mortali non furono mai trovati, scelse a caso un militare non identificato e lo fece tumulare al Vittoriano, c’erano le massime cariche nazionali, Frecce Tricolori comprese, per ricordare un sacrificio che accomuna tutti, italiani, patrioti, mamme orfane dei figli.

In quel monumento “riposa eternamente” il simbolo di una Guerra, la Prima, cui l’Italia pagò un prezzo altissimo, con centinaia di migliaia di morti. Lui rappresenta i 651mila italiani caduti in guerra.

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In Italia, specie del meridione dove risiedono molti dei reparti operativi dell’Esercito Italiano, si sono succedute diverse iniziative, rievocando il viaggio della salma del soldato sconosciuto, omaggiandolo con due giornate di eventi di informazione e sportivi.

Sulla RAI è stato mandato in onda il docu-film, “La scelta di Maria”, con una Sonia Bergamasco straordinaria, interpretando una mamma sofferente per la perdita del figlio, cosciente del sacrifico in nome della libertà, della Patria, un militare che fu arruolato nell’esercito austriaco e disertando raggiunse l’Italia arruolandosi volontario tra le truppe italiane. Una scelta voluta di un giovanissimo uomo nato di Gradisca d’Isonzo che a quell’epoca faceva parte dell’impero Austro-Ungarico.

Maria Bergamas morì nel 1952. Fu sepolta accanto agli altri dieci, degli undici, militi da lei “non prescelti” nel cimitero degli eroi, nella Basilica di Aquileia. Una donna che al tempo ad Aquilea fece mettere sugli attenti militari e ufficiali dell’Esercito Italiano che dovevano portare a spalla la bara, e che volle portare lei con le altre donne sul carro che doveva trasportare il feretro sul treno.

Fu bagno di folla quel viaggio da Aquilea a Roma, inaspettato, commosso e trionfale. A Roma, poi, la bara fu portata  a spalla e inumata da diciotto medaglie d’oro al valor militare.

A cent’anni da quel giorno capitolino, a Roma riecheggiano fieramente le note della canzone del Piave, adottata provvisoriamente, dall’8 settembre del 1943 dopo l’armistizio al 1944 dopo il ritorno del Re, come inno nazionale, sostituendolo alla Marcia Reale per la discussa scelta della monarchia per la dittatura fascista.

L’atmosfera era surreale. Mai come quest’anno all’Altare della Patria c’è stata tanta emozione, amore, patriottismo, unità. Un altare dove rimarrà per sempre quel milite, insignito della medaglia d’oro, motivata così: «Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria».

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