Per una nuova rinascita in nome dell’Umanesimo

Oggi l’uomo, sia a livello locale che globale, si trova ad un bivio: o un uomo padrone del proprio destino, attraverso il senso dell’equilibrio, inteso come padronanza del proprio io e, quindi, del rapporto solidaristico con la Natura, oppure un uomo dotato da Intelligenza Artificiale, al di là di ogni morale basata sulla emotività umana e, quindi, sulla padronanza di sé rispetto al Mondo che lo circonda. Nel primo caso l’Intelligenza Artificiale viene in secondo piano, in quanto il rapporto fra Uomo e Natura diviene basilare per la costruzione di un mondo più giusto e più umano. Purtroppo, di fronte a determinate scelte che l’uomo ha fatto in questi ultimi anni, ci accorgiamo che tutto propende verso il “naufragio delle civiltà” di cui parla lo scrittore Amin Maalouf nel suo libro intitola appunto Il naufragio delle civiltà, La nave di Teseo, Milano 2019. In questo libro l’Autore “con la lucidità cui ci ha da tempo abituati, spiega perché si sia arrivati alle soglie di un naufragio globale, che riguarda tutte le civiltà. L'America, per quanto resti una superpotenza, è sul punto di perdere ogni credibilità morale. L'Europa, che aveva promesso al suo popolo e a tutto il mondo, il progetto più ambizioso e rassicurante della nostra epoca, sta per smembrarsi. Il mondo arabo-musulmano versa in una crisi profonda che lascia la sua popolazione nella disperazione e con ripercussioni spaventose ovunque. Grandi nazioni emergenti o in via di rinascita, come la Cina, l'India e la Russia, fanno irruzione sulla scena mondiale in un'atmosfera deleteria in cui vige la legge del più forte. Una nuova corsa agli armamenti sembra inevitabile, senza contare le minacce, gravissime, che pesano sul nostro pianeta - il clima, l'ambiente, la salute - e alle quali non potremo far fronte senza quella solidarietà globale che, appunto, ci manca”.

Purtroppo parlare, oggi, di “naufragio delle civiltà”, significa creare maggiormente  paura e sfiducia nel domani, con conseguenze disastrose sul piano economico, sociale e culturale, anche se tutto ciò che ci è capitato in questo primo ventennio, fra cui l’epidemia da Covid e la guerra fra Russia e Ucraina,  ha creato in noi tutti il timore che stiamo vivendo anni difficili, specie se il tutto è riferito ai problemi climatici, al fenomeno delle immigrazioni di interi popoli in cerca di benessere, alla violenza fra gli Stati, alle disuguaglianze sociali e non ultima la pandemia che sta creando seri problemi non solo al sistema sanitario, quanto ai ceti più disagiati che subiscono indirettamente una grave crisi economica e sociale. E poi la guerra fra la Russia e l’Ucraina, di cui per quasi settant’anni ce n’eravamo dimenticata.  Fenomeni che ci riportano indietro nel tempo, quando ad ogni sviluppo di una nuova civiltà, faceva seguito il declino della stessa, da una parte e, dall’altra la nascita di una nuova civiltà, con nuovi valori e nuove conquiste in campo sociale, economico e culturale. Così come è avvenuto, per esempio, al tempo della caduta dell’Impero Romano e la nascita della civiltà barbarica che ha portato, successivamente, alla formazione della civiltà medievale, con le grandi cattedrali romaniche, simbolo della rinascita delle città mediterranee ed europee. In altri termini, mentre una civiltà cadeva, quella romana, un’altra stava sorgendo attraverso la presenza di nuovi popoli o nuovi “barbari”, come preludio ad una nuova civiltà occidentale.

Quello che oggi stiamo affrontando è proprio il declino della nostra civiltà, basata si determinati valori, come la democrazia, la libertà, la solidarietà, l’uguaglianza, valori che oggi sono entrati in crisi proprio in vista del naufragio della nostra civiltà basata sul capitalismo e, quindi, sul libero mercato, preludio alla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, fra cui l’abolizione delle identità dei popoli. In altri termini, siamo di fronte ad una vera e propria crisi della nostra civiltà, fatta di individualismo, di rancori, di odi, di interesse di parte, di profitti ad ogni costo, al di là di ogni interesse comune o “bene comune”. Un paradigma che oggi fa paura, specie in questo periodo di pandemia e guerra, che ci fa stare in una situazione di perenne precarietà esistenziale. Quindi, una nuova consapevolezza che siamo fragili, soggetti ad eventi imprevisti e spesso disastrosi. Da tutto ciò nasce, tuttavia, la consapevolezza di una nuova civiltà o una nuova società basata sulla consapevolezza di essere tutti nella stessa situazione esistenziale, in cui debba prevalere più che l’individualismo, quanto la socialità e, quindi, il “bene comune” e non più il “bene” di pochi, come sta avvenendo nell’era della globalizzazione. Un mondo nuovo basato su un nuovo cosmopolitismo culturale e umano, in cui il sapere sia un patrimonio di tutti, al di là di ogni discriminazione sociale, etnica, culturale ed economica. Un patrimonio alla portata di tutti, in cui ogni Stato si possa riconoscere secondo le proprie prerogative legate non solo alle comunità, quanto al territorio su cui esercita la governance, con la sua cultura e la sua storia. Una nuova visione del mondo intesa come un immenso organismo vivente, in cui tutte le parti siano vincolate fra loro in nome del “bene comune”, in un rapporto simbiotico fra Uomo e Natura, in nome della biodiversità e quindi della loro integrità biologica. Un mondo nuovo costruito su identità multiple dei popoli della Terra, che abbiano come base la nascita di un nuovo umanesimo, costruito sull’uomo e non sulla tecnologia, tale da condizionare qualsiasi scelta basata sul libero arbitrio dell’uomo e non su una probabile e deterministica Intelligenza Artificiale, tale da annullare ogni potere di scelta dell’uomo rispetto alla Natura.

In tutto ciò può essere di aiuto la Rivoluzione digitale, che ha lo scopo di abbattere ogni barriera sociale e geografica, in nome di un nuovo umanesimo utopistico, che sconfigga “il compiacimento dell’ego, l’affermazione violenta delle proprie opinioni, quand’anche arbitrarie o soggettive”. Quindi, una nuova rinascenza, che ponga in primo piano una nuova riflessione sulla natura umana e una nuova educazione allo spirito critico. La crisi Covid ha messo al centro del mondo l’urgenza di un cambio di rotta verso una nuova civiltà planetaria e interconnessa, nella consapevolezza che nessuno si salva da solo. Quindi, un nuovo metodo per formulare problemi e risoluzioni sempre più multidimensionali e globali. Del resto abitiamo un mondo sempre più complesso, in cui siamo connessi inestricabilmente al mondo globalizzato, alla biosfera, alla natura, con una elevata complessità dei problemi, che a volte ci portano verso l’ignoto. In altri termini bisogna andare verso un umanesimo digitale, un termine per indicare che lo scopo della tecnologia è quello di migliorare la vita dell’uomo e non essere fine a se stessa o assoggettata a obiettivi manipolatori.

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