La leggenda della Gargara. La ninfa della Foresta Umbra

In questa torrida estate del 2023 si parla tanto degli incendi che scoppiano specialmente all’interno dei boschi e, quindi, delle foreste, di cui il Gargano è ricco, non solo sul piano naturalistico e botanico, quanto sul piano del suo paesaggio, che ha in sè una storia antica, legata ai miti e alle leggende locali.

Un ricco patrimonio naturalistico, fra cui le vetuste faggete del Gargano, che fanno parte, dal 2017,  del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, di cui Monte Sant’Angelo, con la sua Foresta Umbra,  ne costituisce il cuore e l’anima, in quanto viene ad essere il completamente dell’altro sito UNESCO legato alla cultura longobarda in terra meridionale e, quindi, garganica. Una Foresta Umbra che ha come cuore palpitante la storia della leggenda di Gargara, una bellissima Ninfa della Foresta Umbra, di cui ci siamo occupati nella mia pubblicazione riguardante Monte Sant’Angelo e il Santuario di San Michele. Patrimonio Mondiale dell’Unesco, BastogiLibri, Roma 2022. Di tutto ciò ne è consapevole anche Legambiente di Monte Sant’Angelo, che, con il suo Presidente Franco Salcuni, ha voluto dedicare una giornata alla Foresta Umbra, come una delle tappe di “FestambienteSud”, insieme a quelle di Rignano Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste. Il 2 Agosto 2023,  nella Foresta Umbra avrà luogo l’incontro con i finalisti del Premio Strega di Poesia. Una Foresta che è il cuore palpitante del Parco Nazionale del Gargano, dove il significato simbolico di “foresta” è strettamente connesso a quello dell’albero, nel nostro caso l’acero, simbolo della forza e cuore della stessa natura vegetale, da cui nasce il mito e la leggenda della ninfa Gargara. Del resto, dalla nascita alla morte, l’albero non cessa di crescere e rigenerarsi, sospingendo rami e foglie verso il cielo e affondando le radici nel suolo, tanto da simboleggiare il rapporto tra terra e cielo, fra mondo visibile  e invisibile, tra ogni forma di opposti, da cui nasce la potenza dell’uomo. L’albero quale simbolo dell’essere umano e della sua crescita spirituale, saldamente radicato nella realtà materiale e, quindi, inserito nel cosmo.

Generalmente tutti i popoli della terra hanno curato foreste sacre, quali luoghi privilegiati in cui le divinità, gli spiriti e gli avi risiedono e si esprimono o addirittura dialogano con gli umani. E a questo proposito nemmeno la nostra Foresta Umbra è assente da miti e leggende che hanno caratterizzato la cultura del luogo, attraverso vari culti e miti, riferiti a popoli e civiltà che hanno abitato il nostro Promontorio del Gargano. Miti e leggende legati a vari culti, fra cui i culti di Calcante e Podalirio a Monte Sant’Angelo,  di Archita a Mattinata, di Uria a Vieste, di Diomede nelle Isole Tremiti, di Giove Dodoneo sul Monte Sacro, di Giano a San Giovanni Rotondo, di Mitra e di Pilunno a Monte Sant’Angelo.

Alla Foresta Umbra è legata la Leggenda di Gargara, che vede protagonista una bellissima giovane ninfa chiamata Gargara: la ninfa della Foresta. Infatti si narra che: “Uomini e bruti a lei si inchinavano felici di servirla pur di ottenere un sorriso, una carezza lieve e fuggevole. Fra i bruti vi era un satiro il quale, al solo scorgerla da lontano, veniva assalito da un tremito di desiderio, molte volte convulso, incontinente. Solo di questo satiro la fanciulla aveva paura e cercava di fuggirlo mentre il bruto sempre più insistentemente la cercava. Avvenne che in una notte d’estate, mentre Gargara dormiva distesa su un mucchio di foglie secche in una concetta di rocce, cullata dal murmure di una fonte vicina che giuliva cantava per la vallata profumata di muschio, il satiro, avvicinandosi all’acqua per dissetarsi, la vide e, in un desiderio pazzo, cercò di soddisfare le sue brame. La Foresta Umbra fu svegliata dalle urla della ragazza e fu un accorrere di essere umani e di fiere in difese di Gargara. Il satiro potette dirsi fortunato riuscendo a sfuggire alla loro ira, dileguandosi nell’ombra della notte e nell’intrigo dei tronchi. Ma giurò vendetta. Il padre Giove aveva un vecchio rancore con la madre di Gargara perchè, invaghitasi di un mortale, lo aveva preferito a lui nell’amore. Il satiro ne era a conoscenza e si rivolse al sommo Giove per essere vendicato. La supplica e la provocazione fu così insinuante nel ricordare al padrone dell’Olimpo lo smacco subito per essere stato posposto ad un misero mortale, che alla fine Giove cedette alla richiesta di vendetta del satiro. Fu allora che il capo degli dei, nella sua onnipotenza, trasformò Gargara in un giovane e rigoglioso acero che dal quel momento divenne l’albero del satiro che sui suoi rami si accovacciava, lo difendeva da chiunque volesse danneggiarlo, ne accarezzava le foglie e dalla sua fistula cercava lunghe nenie lacrimevoli. E l’albero visse così per migliaia di anni, diventando enorme nel tronco e nella chioma, nella valletta profumata di muschio, laddove Gargara fu sorpresa nel sonno. Nessuno ardiva toccarlo perchè si diceva che il solo tagliarne un ramoscello portava sfortuna. E fu allora conosciuto come il Millacero, considerato da tutti il re della Foresta”.

Purtroppo, nel tempo, molti alberi di Cerro, nonché di Acero,  Leccio,  Carpino bianco e altre specie, furono distrutti, tanto che la Foresta Umbra divenne preda di incendiari e boscaioli selvaggi. Tuttavia la maggior parte della Foresta Umbra oggi è salva, protetta da leggi regionali e statali, tanto da diventare il cuore stesso del Parco Nazionale del Gargano, che ne ha cura e protegge la sua esistenza. Un Parco Nazionale del Gargano che si estende per 118.144 ettari (è una delle aree protette italiane più estese) e ne fanno parte del Parco, oltre che  le quattro isole Tremiti (riserva marina), ben 18 comuni distribuiti nella provincia di Foggia. Nel Parco Nazionale del Gargano si ritrovano svariati habitat: faggete all'interno e sul versante nord, pinete di Pino d'Aleppo lungo le coste, grandi estensioni di macchia mediterranea, senza contare i querceti dove abbondano cerri e lecci, i boschi misti ricchi di ornelli, frassini, olmi, agrifogli, castagni, aceri, querce, faggi: Da tutto ciò nasce e si estende una vasta biodiversità spaziando tra i diversi habitat che compongono la natura del Gargano, unico nel suo genere, per la sua specifica diversità vegetativa e antropologica.

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