Il culto di Calcante e Podalirio

In Daunia sono situati altri due culti, riportati da fonti greche e latine, quelli di Calcante e di Podalirio. Sulla loro localizzazione sono sorte diverse ipotesi e congetture. Ma prima di procedere ad un esame topografico della loro localizzazione,  diciamo qualcosa sulla  figura di Calcante e di Podalirio. Ciò può servire a comprendere meglio i personaggi e a capire la provenienza dei loro culti. Calcante, per lo meno quello cui si riferisce il geografico greco Strabone,  è l'indovino di Micene, il più abile del suo tempo ad interpretare il volo degli uccelli e che conosceva  meglio di tutti il passato, il presente e l'avvenire. Figlio di Testore, partecipò alla spedizione degli Achei alla guerra di Troia e per questo lo vediamo in alcuni avvenimenti riguardanti la distruzione della città, fra cui lo stesso progetto di costruire un cavallo che servisse per distruggerla. Calcante predisse che molti eroi greci non sarebbero ritornati in patria, in quanto ostacolati dall'ira di Atena, la quale volle vendicare, così, la morte di Aiace, suo protetto. Al ritorno da Troia in patria, Calcante portò con sè  alcuni eroi, fra cui Podalirio. La sua nave sbarcò sulle coste dell'Asia Minore, a Colofone, dove secondo la leggenda, avrebbe trovato un indovino superiore a lui che gli avrebbe procurato la morte.

Podalirio, invece, era considerato un bravissimo medico. Figlio di Asclepio e fratello di Macaone, per amore di Elena, si imbarca alla volta di Troia, dove mette in pratica le sue qualità di guaritore. Dopo la morte del fratello, partì da Troia e si imbarcò con Calcante alla volta di Colofone. Un oracolo gli predisse di recarsi nella regione del Chersoneso, dove, in seguito ad una tempesta, Podalirio fu salvato da un capraio, il quale lo portò dalla figlia del re, la quale era caduta dal tetto. Podalirio la curò e dopo averla sposata, fondò la città di Sirno.

Le grandi qualità divinatorie di Calcante e di guaritore di Podalirio crearono intorno a loro una grande fama, tale che la gente li considerò eroi degni di essere venerati. Fra i vari santuari sparsi in tutto il Mediterraneo, degni di nota sono quelli esistenti nella Daunia, per testimonianza di Licofrone e di Strabone.

Licofrone, nella sua opera Alessandra, vv. 1047-1055, a proposito del servo di Priamo, che riferisce le profezie di Cassandra sulle sorti funeste degli Achei, reduci dalla guerra di Troia, così scrive:

“Vicino alla falsa tomba ausone di Calcante,
polvere straniera si ammucchierà sopra le ossa
di uno dei due fratelli e a tutti quelli
che dormiranno, avvolti in pelli di pecora
sulla sua tomba per ricevere gli oracoli, darà nel sonno
responsi veridici, e sarà chiamato guaritore dai Dauni
quando essi, bagnandosi sulle acque dell’Alteno
invocheranno il soccorritore figlio di Epio
perché porti benefici agli uomini ed al gregge”.

Il personaggio che, secondo Licofrone, è sepolto in Daunia, accanto al cenotafio di Calcante, è l’eroe Podalirio qui chiamato “figlio di Epio”. Di Calcante si fa solo riferimento di una sua tomba che effettivamente non si trova nella Daunia, ma altrove.

Invece in Strabone, nella sua  Geografia, VI, III,9, si legge:

"Nella Daunia, poi, intorno al colle denominato Drion, soglionsi mostrare alcuni monumenti sacri ad eroi: l'uno di Calcante collocato proprio sul vertice, dove coloro che vanno per avere dei responsi sacrificano un ariete nero, poi si mettono a dormire sopra la pelle; un altro sacro a Podalirio trovasi al basso vicino alla radice del colle lontano dal mare cento stadi all'incirca. E da questi luoghi scorre un fiume le cui acque sono universale rimedio a tutte le malattie degli animali".

Quindi Strabone attesta la presenza di due santuari, l’uno in alto, sulla sommità del colle, dedicato a Calcante, e l’altro in basso, dedicato a Podalirio. Entrambi comunque tramandano la notizia relativa all’incubatio e all’acqua terapeutica. Più specificatamente, per quanto riguarda Strabone,  è da attribuire a Calcante il rito  mantrico, mentre a Padolario il rito iatrico, con il richiamo al fiume miracoloso. Inoltre, come abbiamo detto,  Strabone fornisce una più esatta collocazione geografica dei due luoghi sacri: l’uno sulla cima, probabilmente Monte Sant’Angelo, e quindi sulle pendici dell’altura che dice chiamasi  Drion,  e l’altro trovasi al basso vicino alla radice del colle lontano dal mare cento stadi all'incirca, probabilmente nella Vallata di Mattinata, oggi soprannominata la Valle di Carbonara, dove scorreva un fiume, Altheno,  le cui acque erano universale rimedio a tutte le malattie degli animali".

In entrambi i culti di Calcante e di Podalirio si fa riferimento al rituale dell’incubatio, una pratica molto diffusa nel mondo antico, pertinente ad un tipo di religiosità cronia, legata al culto dei morti, in cui prevale l’azione del dormire e, quindi, nel ricevere in sonno il responso degli dei. Del resto sappiamo che in Grecia, a partire del V secolo, con la diffusione del culto di Asclepio, padre di Podaliro, l’incubatio assunse forme sempre più dichiaratamente istituzionalizzate, e venne praticata nei grandi santuari del dio, il più famoso quello di Epidauro. Il rito dell’incubatio, presente sia nel culto di Calcante che di Podalirio, consisteva nel dormire durante la notte nella grotta avvolti in una pelle di animale, per ricevere in sonno i responsi alle proprie domande. Mentre nel tempio di Calcante, attraverso il rito dell’incubatio, si ponevano domande per conoscere il futuro, invece nel tempio di Podalirio si chiedevano spiegazioni sulle malattie, per avere indicazioni di guarigione. Quindi i due templi dovevano completarsi, essere complemento l’uno dell’altro, dividendosi settori specifici. La funzione del fiumicello Altheno, presente nella Valle di Carbonara, per quanto riguarda il culto di Podalirio, era indicativo sia per la guarigione delle persone, che degli animali. Del resto ci troviamo presso delle popolazioni dedite prevalentemente alla pastorizia, dove le greggi avevano una funzione di vita e di morte per il benessere della gente del posto.

La presenza del culto di Calcante e di Podalirio, così come di tanti altri culti che abbiamo citato, deve essere collegata al fenomeno dell’emigrazione di vari popoli provenienti dall’Oriente, fra cui i Dauni, che in seguito daranno origine alla civiltà daunia, che si caratterizzerà, dal IX al IV secolo a. C., attraverso un ricco patrimonio artistico, fra cui la ceramica daunia e le stele daunie. Il rito dell’incubatio, lo troviamo anche nel sincretismo religioso riferito al culto micaelico, allorquando, si fa riferimento che nella grotta di San Michele era uso dormire la notte per avere dei responsi da parte della divinità al fine della guarigione dei propri mali. Del resto è a tutti noto che fra paganesimo e cristianesimo c’è stato un processo di sincretismo, tanto da creare una evidente continuità fra le due religioni, specie per quanto riguarda alcuni aspetti della ritualità e della simbologia. Inoltre si è propensi a riconoscere anche una certa continuità riguardante l’ubicazione di alcuni culti o luoghi dal paganesimo al cristianesimo. Fra questi dobbiamo annoverare il luogo stesso del culto di San Michele, un tempo sede del culto di Calcante, così come il culto di Padalirio nella Valle di Carbonara in territorio sempre di Monte Sant’Angelo. Del resto il ritrovamento di alcune monete romane di Marco Aurelio, segnalate dal Quitadamo, durante gli scavi del 1950,  attesta che in età tardoantica l’area si organizzava in grotte disposte su quote diverse probabilmente sorte già in relazione ad un culto cristiano e forse sul luogo di un culto pagano. Così come molte analogie le ritroviamo fra la figura di San Michele e quelle pagane. Infatti il San Michele con la bilancia deriverebbe dalla dea pagana Osiride, il cui culto era molto diffuso, al tempo dei Longobardi, nel beneventano. Osiride, insieme a Iside, ebbe sempre la bilancia, che aveva la funzione di giudicare le anime. I beneventani longobardi, allorquando vennero a contatto con il culto di San Michele, nel VI-VII secolo d. C., trasferirono a San Michele la funzione di giudicare le anime, cioè diventò pychopompos.  Aspetti cultuali e analogie fra culti pagani e culto cristiano che ritroviamo anche per quanto riguarda a distanza di secoli nel culto di San Michele: si pensi soprattutto alle proprietà terapeutiche e miracolose dell’acqua che sgorgava dalla roccia della grotta micaelica, la quale, secondo il Liber de apparitione,  dà la sanità post longas faebrium flammans.  Così come la simbologia della Montagna, che ritroviamo identica nella fondazione di santuari  dedicati a San Michele in tutta Europa. E fra questi il Mausoleo di Adriano a Roma, ribattezzato Castel Sant’Angelo, la Sacra di San Michele sul Monte Pirichiano a Torino in Valle di Susa, Mont Saint-Michel in Normandia in Francia, la Chiesa di San Michel a Bruxelles e così via. Insomma una miriade di santuari e chiese dedicate all’Arcangelo Michele, tanto da contribuire in breve tempo alla costituzione di una fitta rete di camminamenti o itinerari sacri legati al culto micaelico, che oggi conosciamo come Vie Micaeliche o Vie dell’Angelo.

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