Nel Castello di Monte Sant’Angelo è in corso la conferenza stampa di presentazione dell’ “8° Rally Porta del Gargano” ed il “3° Rally Porta del Gargano Historic” in programma il prossimo weekend (8 e 9 settembre).
Il Sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d’Arienzo: "Quel rombo dei motori è impresso in modo netto nei miei ricordi. Sin da piccolo, con gli amici, passavamo notti intere ad assistere alle prove notturne, ad andare alle presentazioni, agli shakedown, alle premiazioni. E nei giorni del rally ci si incontra tutti, si preparano i pranzi a sacco, si sceglie il tornante giusto e si aspettano i piloti con le loro auto sperando possano regalarti una curva da spettacolo. E Monte Sant’Angelo si riempie di tanti appassionati, turisti, curiosi e famiglie, con tanti bambini innamorati delle quattro ruote, della velocità, dell’adrenalina. Un grande evento atteso ogni anno, in cui lo sport diventa, inoltre, una grande occasione di promozione.
Sostenere l’ottava edizione del “Rally Porta del Gargano”, per noi, significa infatti promuovere il nostro territorio e far conoscere al numerosissimo pubblico che segue il rally le nostre bellezze.
Ai piloti, agli spettatori, a tutti coloro che in quei giorni sceglieranno di visitare la nostra Città va il nostro più caloroso “benvenuti a Monte Sant’Angelo” e l’invito a visitare i nostri patrimoni storico-culturale-enogastronomico per godere appieno della meraviglia e della bellezza che offre la Città dei due Siti UNESCO".
Sabato e domenica, a sfidarsi sul filo dei secondi, tra prove speciali e diversi tipi di tracciati (nel “classico” triangolo Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata), ci saranno i migliori equipaggi ed autoveicoli sportivi in circolazione.
La tappa garganica sarà una delle quattro della Coppa Italia 4^ Zona (si prevede un incremento ulteriore delle iscrizioni rispetto anche agli ultimi anni) ed in concomitanza ci sarà anche la competizione delle auto che hanno fatto la storia di questo sport con la versione “Classic” della competizione.
Foto di Feliciana Taronna
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E' Dodi Battaglia con il suo tour 2018 "...e la storia continua" l'ospite del concerto del 30 settembre prossimo per un omaggio ai 50 anni di carriera, musica, storia ed emozioni dei mitici #POOH ed ai loro oltre 100 milioni di dischi venduti. Continuate a seguirci, le sorprese non sono finite!
Comune di Monte Sant'Angelo || #festapatronalemsa #LaCittàdeidueSitiUNESCO
Anche quest'anno per devozione religiosa i Mulattieri di Pulsano e il Gruppo Folkloristico La Pacchianella organizzano: La TRADIZIONALE SFILATA dei MULI BARDATI domenica 9 Settembre 2018 in collaborazione con Ente Parco Nazionale del Gargano e Città di Monte Sant'Angelo.
Si terrà lunedì 3 settembre alle ore 19 presso il Castello di Monte Sant'Angelo, la conferenza stampa di presentazione dell'8° "Rally Porta del Gargano", a cui presenzieranno lo staff dell'Asd "Piloti Sipontini" (che cura l'organizzazione della manifestazione sportiva), i rappresentanti delle Istituzioni ed alcuni dei team in gara.
È uno dei volti più noti del cinema italiano e una delle voci più seducenti. Ha vinto sei David di Donatello, cinque Nastri d'argento e cinque Globi d'oro. È il maestro Giancarlo Giannini, che venerdì 31 agosto sarà a Monte Sant’Angelo per l’ultimo dei talk show promossi dalla Fondazione Apulia Film Commission questa estate in Puglia.
Alle ore 20.30, nel Chiostro delle Clarisse, nel centro storico di Monte Sant’Angelo, il maestro Giancarlo Giannini parlerà della sua lunga carriera artistica attraverso il ricordo di straordinari film e anche immancabili aneddoti che hanno segnato la sua straordinaria attività di attore internazionale.
All’incontro porteranno i saluti il Sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d’Arienzo; l’Assessore alla cultura e al turismo della Città di Monte Sant’Angelo, Rosa Palomba e Fabio Prencipe, componente del CDA della Fondazione Apulia Film Commission. Giannini sarà intervistato dalla giornalista Giovanna Greco. L’appuntamento, inoltre, chiude la rassegna “CinemArci”.
GIANCARLO GIANNINI - Attore. Studia recitazione all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma e dopo essere apparso in numerose produzioni teatrali e televisive, nel 1965 debutta sul grande schermo in "Fango sulla metropoli" di Gino Mangini. Seguono molte altre apparizioni ma non riesce ad imporsi fino al 1970, anno in cui interpreta "Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca" di Ettore Scola. Fondamentale è l'incontro con la regista Lina Wertmüller, nascono così i personaggi grotteschi e ironici di "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972), il Tunin di "Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza" (1973), "Pasqualino Settebellezze" (1976), il marinaio Gennarino di "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974) che gli portano il successo nazionale e internazionale e gli fanno guadagnare un Nastro d'argento come miglior attore (1973, per "Mimì metallurgico"), il premio come miglior attore a Cannes (1973, con "Film d'amore e d'anarchia") e una nomination all'Oscar come miglior attore protagonista (1977, per il ruolo di Pasqualino Settebellezze). Nel corso della sua lunga carriera ha lavorato con molti dei migliori registi del panorama italiano, tra cui Luchino Visconti ("L'innocente", 1976), Sergio Corbucci ("Il Bestione", 1974; "Bello mio, bellezza mia", 1982), Mario Monicelli ("Viaggio con Anita", 1979; "I Picari", 1988; "Il male oscuro", 1990), Dino Risi ("Sessomatto", 1973 e per la tv "Vita coi figli", 1990). Tra le sue migliori interpretazioni troviamo anche quella del napoletano Salvatore Cannavacciuolo in "Mi manda Picone" (1984) di Nanny Loy, che gli vale il David di Donatello come miglior attore protagonista. Nel 1986 debutta nella regia con "Ternosecco", da lui anche scritto e interpretato. Molte anche le sue apparizioni nel cinema americano tra cui "Il segreto di Santa Vittoria" (1969) di Stanley Kramer, l'episodio "Life with Zoe" diretto da Francis Ford Coppola in "New York Stories" (1989), "Il profumo del mosto selvatico" di Alfonso Arau (1995), "Hannibal" (2001) di Ridley Scott, con cui vince il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista. Il 2002 lo vede protagonista di "Ti voglio bene Eugenio", diretto da Francisco Josè Fernandez, nei panni di un uomo affetto dalla Sindrome di Down. Nel suo palmarès, oltre ai premi già citati, troviamo tre David di Donatello (uno del 1995 come miglior attore non protagonista in "Come due coccodrilli" di Giacomo Campiotti e due come miglior attore protagonista: nel 1996 con "Celluloide" di Carlo Lizzani e nel 2002 con "Ti voglio bene Eugenio") due Nastri d'argento (uno del 1998 come miglior attore protagonista in "La stanza dello scirocco" di Maurizio Sciarra e uno condiviso con tutto il cast artistico maschile di "La Cena" diretto da Ettore Scola) e una Targa d'Oro dell'Ente David di Donatello (2000). Ha ricevuto un ulteriore Nastro d'argento come miglior doppiatore maschile nel 1994 per aver prestato la voce ad Al Pacino in "Carlito's Way" di Brian De Palma. Oltre ad Al Pacino molti altri attori stranieri hanno beneficiato della sua voce sui nostri schermi. Nel 1967 ha sposato l'attrice e regista Livia Giampalmo da cui ha avuto due figli, Lorenzo e Adriano (che ha debuttato come attore nel 2001 con il film vincitore a Locarno "Alla rivoluzione sulla due cavalli" di Maurizio Sciarra) e dalla quale ha poi divorziato. Dalla seconda moglie ha avuto altri due figli. Nel tempo libero si diletta di fare l'inventore. Suo è il giubbotto che Robin Williams indossa nel film "Toys". Con Lina Wertmüller è proprietario della Liberty Films.
Si comunica che l'1 settembre alle ore 18.30 ci sarà la presentazione del libro "Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Per una politica autentica e appassionata" scritto dal Senatore Gianni PITTELLA presso la Sala Conferenze Biblioteca Comunale "Ciro Angelillis" - Piazza De Galganis - Monte Sant'Angelo.
Talk Show con GIANCARLO GIANNINI
CHIOSTRO DELLE CLARISSE
CENTRO STORICO MONTE SANT'ANGELO (FG)
31 AGOSTO 2018 - ORE 21:00
Il maestro Giancarlo Giannini parlerà della sua lunga carriera artistica attraverso il ricordo di straordinari film e anche immancabili aneddoti che hanno segnato la sua straordinaria attività di attore internazionale
ARCI NUOVA GESTIONECOMUUNE DI MONTE SANT'ANGELO
di Michele Eugenio Di Carlo
Ad est di San Giovanni Rotondo, oltrepassati il lago di S. Egidio, oggi prosciugato, e l’altipiano di Campolato, sorgeva su un’altura Monte Sant’Angelo, circondata da «ripe, da balze, e da valloni», dove solo i montanari sapevano avventurarsi con destrezza, accompagnati dalla presenza alpestre dei corvi.
Monte S. Angelo era passata dai 146 fuochi del 1532 ai 556 del 1669[1], alle 2508 anime indicate da Giovan Battista Pacichelli nel suo primo viaggio in Puglia del 1682[2]. Agli inizi dell’Ottocento Manicone la trovava «talmente popolata» da contare 11.500, quindi la città più abitata del Gargano all’epoca[3].
Secondo la dettagliata relazione diLorenzo Giustiniani, Monte S. Angelo produceva grano, legumi, vino, olio, carrube, oltre che miele, manna e pece[4].
Persino nei boschi di Monte S. Angelo, che si estendevano fino ai limiti della Foresta Umbra, si seminavano in coltura asciutta cavoli e broccoli che vegetavano anche solo grazie alla rugiada abbondante dei declini boscosi posti sulle alture del Gargano; rugiada e alture permettevano che il terriccio rimanesse umido nonostante i prolungati e frequenti periodi siccitosi. A Monte si coltivavano anche le tipiche essenze orticole, che all’impossibilità di irrigare e al basso regime pluviometrico sopperivano con l’umidità notturna e mattutina, tipica delle medie quote altimetriche garganiche. Anche nei boschi di Monte si era diffusa, seguendo l’esempio di San Marco, la coltivazione del granoturco.
Il frate Michelangelo Manicone, visibilmente appagato, annotava che nel decantare le benefiche virtù del granoturco aveva convinto un “galantuomo”a coltivarlo, imitato in seguito da altri paesani.
A Monte i vigneti erano stati ovunque estirpati per favorire la produzione olearia. Anche nella contrada di “Matinata” le vigne, sommerse dal fango e dai detriti provenienti dal canalone di sbocco della valle Carbonara, erano state sostituite dagli oliveti. Essendo protetta dai venti boreali e posta in piano, a ridosso di un lungo arenile, la contrada di Mattinata produceva oltre ad un eccellente olio, carrube e frutta di vario genere[5].
Luigi Gatta, preparato storico locale, sostiene che nella prima parte dell’Ottocento nel villaggio di Mattinata l’attività agricola aveva mantenuto gli stessi sistemi di coltura. Pur essendo aumentate le porzioni di terra da coltivare a seguito delle «numerose usurpazioni effettuate nel Demanio e nelle Difese Comunali di Vota e Casiglia», che non avevano tuttavia aumentato più di tanto la produzione agricola[6].
Sempre secondo il Gatta, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, dissodamenti abusivi e usurpazioni non avevano interessato i grandi boschi delle contrade di “Vergone del Lupo”, “Davanti”, “Finocchito” e “Spillacardillo”. Disboscamenti e relative “cesinazioni” con costruzioni di muri a secco, cisterne e pagliai abusivi, erano stati realizzati nelle vicinanze del nascente villaggio, nelle località “Copparosa”, “Paratina”, “Parco Mingarello”, “Don Leonardo”. Fenomeni insediativi che sicuramente determinarono un aumento della popolazione e lo sviluppo del primo nucleo abitato di Mattinata sulla collina del “Castelluccio”[7].
Un altro storico di Mattinata, Michele Tranasi, riporta in maniera dettagliata il tipo di coltivazioni presenti all’inizio dell’Ottocento nelle contrade Carbonara e Mattinata. E se si tengono in conto le affermazioni del Gatta sull’insignificante trasformazione del paesaggio agrario tra fine Settecento e primi decenni dell’Ottocento, diventa possibile ricostruire agevolmente il paesaggio agrario di questo lembo del Gargano.
La strada che da valle Carbonara raggiungeva Monte era scoscesa, eppure i pellegrini e le carovane di muli che trasportavano in continuazione vino, agrumi e frutta, spesso da Vico del Gargano, dovevano necessariamente percorrerla. Manicone proponeva la costruzione di una comoda e larga strada con tornanti da valle Carbonara alla “Sacra Spelonca” passando per “Croci”. Nelle aree meno scoscese della valle di Carbonara erano presenti anche i cereali, tra i quali non poteva mancare il grano, soprattutto dopo la carestia del 1764 che aveva causato migliaia di vittime in tutta la Capitanata e che, come spiega lo storico di Monte S. Angelo Giuseppe Piemontese[8], aveva indotto i poveri braccianti ad un disboscamento selvaggio proprio per coltivare grano.La coltura prevalente lungo i pendii era il vigneto, impiantato lungo ingegnosi terrazzamenti che avevano la duplice funzione di permettere la coltivazione in piano e di conservare il terreno fertile, altrimenti destinato ad essere asportato dall’azione dilavante delle acque meteoriche.
La descrizione dello sbocco della valle Carbonara nella piana di Mattinatadel meridionalista di Altamura, Tommaso Fiore, in “Terra di Puglia e di Basilicata”, pubblicata nel 1968, resta una delle testimonianze più limpide e toccanti di questamargine di territorio:
«È qui che, penetrando nella zona di Mattinata ancora prima del bivio, ho ricevuto la rivelazione che nessuno mi avrebbe potuto fare, ho constato con i miei occhi quel che mai avrei creduto, me l’avessero detto in cento, il prodigio di un lavoro immenso, di un’opera paziente, senza limiti, forsennata, di un popolo di formiche, o di schiavi ostinati, e il sacrificio di generazioni di lavoratori. Oh, avevo ben conoscenza io, da gran tempo, di muretti a secco, specialmente nella dolce plaga tutta a collinette, a sud-est di Bari […] Ma qui non è più una collina, o non c’è più dolcezza; qui, salendo verso il bivio, ai due fianchi, su per la gran massa montuosa, aspra come qualche cocuzzolo che se ne stacca d’improvviso per la regolarità di cono, tutti gli aspetti intorno non sono che muri rustici, a secco, saldamente piantati per contenere appena un piccolo lembo di terra; e non dieci muretti, non venti, non cinquanta, ma a centinaia, a migliaia, senza numero… »[9].
La contrada di Mattinata, all’epoca non ancora Comune, era una delle aree più fertili del territorio di Monte Sant’Angelo.Era passata dalla proprietà delle badie di Pulsano e di Monte Sacro a quelle della Mensa Arcivescovile di Manfredonia, della Basilica di San Michele, dei monasteri delle Clarisse, dei Celestini e dei Carmelitani, per poi finire, prima e dopo la promulgazione delle leggi eversive del 1806, nel possesso esclusivo della borghesia agraria di Monte S. Angelo,che aveva allontanato forzosamentei poveri contadini e braccianti che avevano tentano di colonizzare quei terreni per ragioni di pura sussistenza. Tranasi elenca persino le famiglie agiate che grazie a quella «corsa alla terra» si strutturarono al vertice politico, economico e sociale della comunità di Monte S. Angelo e che, nel bene e nel male, avrebbero condizionatola vita cittadina nelle vicende legate al Risorgimento e al periodo post unitario: Gambadoro, Vischi, Rago, Torres, d’Angelantonio, Basso, d’Errico, Giordani, de Angelis, Prencipe, del Nobile, Cassa, Ciampoli, Capossela, Gelmini, Bisceglia, Azzarone, Amicarelli.
Anche Tranasi conferma, nella piana di Mattinata, l’attività agricola volta alla produzione di cereali e, in misura minore, quella dedicata all’olivo e al mandorlo, segnalando anche in maniera rilevante la presenza di alberi fruttiferi quali fico, pesco, pero e melo[10].
Infatti, il Gargano non presentava il clima rigido del “Piano Cinque Miglia”[11] o del gelido “Monte Corno”[12], né il caldo estivo soffocante del Tavoliere[13]. Diversi eranogli indicatori naturali, definiti “termometri”, che dimostravano la dolcezza del clima garganico. Uno di questi era costituito dalle Graminacee, le cui spighe nel Gargano maturavano tutte entro il mese di luglio dando ottimo grano e pregevoli “biade”, mentre nei climi rigidi del nord la fase di levata delle spighe avveniva in agosto o settembre, troppo tardi per ottenere una ideale maturazione prima del ritornodei rigori invernali.
La questione è ora tornata d’attualità, consideratala smisurata importazione di grano duro canadese in Italia per produrre pasta. Infatti, il grano canadese spesso non giunge a piena maturazione e deve essere trattatochimicamente con erbicidi al fine di anticiparla. Una pratica vietata in Italia e che scatena una furibonda polemicache tocca sia l’aspetto salutare del grano importato, sia l’aspetto commerciale, in quando negli ultimi decenni ben 600 mila ettari di grano duro del Sud sono stati abbandonati.
L’idea di Domenico Prencipe, titolare del pastificio artigianale Casa Prencipe di Monte S. Angelo, di produrre una linea di pasta dal grano di valle Carbonara ha una forte valenza storica e culturale e costituisce un modelloimitabile di eccellenze giovanili che non lasciano il territorio e vincono la lotta contro la tentazione di emigrare da un’area in cui la disoccupazione giovanile ha superato il 50%.
Un’ultima curiosità che riguarda l’emigrazione prima del processo unitario e che inevitabilmente farà discutere e riflettere: il non dimenticato preside di Monte S. Angelo, Antonio Ciuffreda, nel riportare in un suo testo[14] i dati della popolazione al 31 ottobre 1820 (12 mila anime), numera solo nove emigrati.
[1] L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, tomo VI, Napoli, presso Vincenzo Manfredi, 1803, p. 133.
[2]G.B. Pacichelli, Memorie dei viaggi per la Puglia (1682-1687), a cura di Eleonora Carriero, Edizioni digitali del CISVA, 2010, p. 6.
[3]M. Manicone, La Fisica Daunica , a cura di L. Lunetta e I. Damiani, parte II Gargano, cit., p.21.
[4] L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, tomo VI, Napoli, presso V. Manfredi, 1803, p. 132.
[5] Cfr. M. Manicone, La Fisica Daunica, parte II, cit., pp. 26-29.
[6] Cfr. L. Gatta, Mattinata frazione di Monte Sant’Angelo tra ‘800 e ‘900, Vol. I, Foggia, Grenzi Editore, 1996, p. 62.
[7] Cfr., ivi, p. 195.
[8]G.Piemontese, I Grimaldi. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feudalità all’unità d’Italia, Foggia, Bastogi, 2006, pp. 81-88.
[9] T. Fiore, Terra di Puglia e di Basilicata, Cosenza, Pellegrini Editore, 1968; cit. tratta da L. GATTA, Mattinata frazione di Monte Sant’Angelo tra ‘800 e ‘900, cit., p. 208 nota 11.
[10]M. Tranasi, Dalla proprietà comune alla proprietà privata - Monte Sant'Angelo 1806-1860, Foggia, Leone Editrice, 1994, pp. 111-113.
[11] L’Altopiano delle Cinquemiglia, posto a circa 1250 metri s.l.m. nella bassa provincia dell’Aquila, è compreso nel territorio dei comuni di Roccaraso, Rivisondoli, Rocca Pia.
[12] Per Monte Corno lo scienziato Manicone non intende nessuna delle vette delle Alpi così denominate, ma il Corno Grande posto nel massiccio del Gran Sasso e che ne costituisce la vetta più alta (metri 2914 s.l.m.).
[13] Cfr. M. Manicone, La Fisica Appula, tomo V, libro VII, cit., pp. 5-8.
[14]A. Ciuffreda, Uomini e fatti della montagna dell’Angelo, Foggia, Centro Studi Garganici, 1989, p. 356.
Dietro questa sigla ci sono tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne, pronti ad intervenire in soccorso delle popolazioni che ne hanno bisogno, regalando il proprio tempo agli altri, al senso civico, alle famiglie in difficoltà come nell'ultima alluvione nel Gargano Nord, l'ultima emergenza neve o gli incendi, fino al semplice gesto di annaffiare le piante del nostro Paese.
Grazie a loro spesso riusciamo a sentirci Comunità Garganica e non isolati nel proprio ego, per questo voglio ringraziarvi...
Siete la Puglia Migliore...Grazie
Ricordiamoci di loro anche alla prossima dichiarazione dei redditi, per la destinazione del 5X1000.
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