Libera, paraplegica, ritorna a vivere

Cronaca e attualità è piena di storie di malasanità, purtroppo. E quando non è così pochi ne parlano, fors’anche che chi la vive non la racconta per pudore, per privacy o semplicemente sta bene, perché tutto è andato a buon fine. Il contrario avrebbe scatenato ire, denunce, pubblici processi. La sanità è sempre al centro di critiche, giuste e sbagliate ovviamente, specie se è del sud dell’Italia. Ma c’è, invece, che vuole che si sappia, che la sua storia, molto personale, venga condivisa con la pubblica piazza, sia per conferire meriti, sia per ringraziare, sia per donare positività e sprone a chi avrebbe bisogno di aiuto. La storia pubblicata di seguito è una “Lettera Aperta” arrivata presso la nostra redazione. Racconta di una donna garganica che ha sentito il bisogno di ringraziare il medico e il suo staff per aver ridato speranza e vita a sua sorella, paraplegica. [ndr.]

«Questa è la mia esperienza per far conoscere a tutti che la buona sanità esiste ed ha un nome e cognome.

Mi chiamo Michela e sono la sorella di Libera, una donna paraplegica.

Tutto ebbe inizio con una sua caduta accidentale. Rottura del ginocchio, intervento chirurgico e degenza a letto per lungo tempo.

Eravamo fiduciosi e curavamo a casa mia sorella con tutte le accortezze possibili e con le indicazioni del personale sanitario.

Purtroppo le cose sono andate storte e la ferita seppur curata si è ingrandita notevolmente fino a raggiungere l’osso del bacino. La situazione era drammatica e stava precipitando a causa della debilitazione fisica di Libera e della difficoltà nell’assumere cibi e bevande.

Eravamo disperati fino al giorno in cui ho conosciuto il dott. Luigi Semeraro, medico chirurgo vascolare di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo il quale non ci assicurò niente data la gravissima situazione ma con grande umiltà ci garantì il suo massimo impegno e ci propose di tentare, di provare una nuova terapia a base di cellule staminali.

È stato un autentico «progresso miracoloso» che ha fatto rinascere la cara Libera.

Oggi le cure che stiamo alternando fanno ben sperare nel tanto agognato risultato finale.

Voglio esprimere il mio più convinto ringraziamento ad un uomo speciale, un sanitario eccezionale, professionale e «umano».

Il suo lavoro giornaliero per curare i pazienti è degno di encomio.

Grazie dottor Luigi Semeraro, dal profondo del cuore.

Lei ha ridato vita a mia sorella e anche a me».

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Redazione

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