Dalla parte della gente perbene

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

L’attuale situazione socio-politica dell’intera Capitanata, ci porta ad esaminare l’intero contesto sociale delle città daune, ma in particolare quello del Gargano, per anni identificato con la “quarta mafia”, senza che si prenda in considerazione che la maggior parte della comunità garganica è estranea a tale fenomeno. Tutti sanno che la mafia garganica è scaturita da una faida interna  fra alcune famiglie agro-pastorali, tale da creare i presupposti per far sì che ogni offesa potesse essere saldata con l’uccisione o l’eliminazione del rivale. A tale assunto la comunità garganica nella sua generalità è stata quasi sempre estranea e ha condannato sempre ogni abuso e ricorso alla violenza. Purtroppo ciò non è bastato a fermare le numerose uccisioni fra i clan garganici, tanto da allargarsi poi a quelli dell’intera Capitanata. Tale fenomeno ha gettato un’ombra nefasta sull’intera comunità, tanto che oggi, quando si parla di “quarta mafia”, subito si fa riferimento all’intero contesto socio-economico, non solo della città di Monte Sant’Angelo, ma anche di Manfredonia, Vieste, Sannicandro Garganico, San Severo giungendo poi al capoluogo di Foggia.

In tutto questo, purtroppo, ciò che rende grave la situazione è il coinvolgimento, in parte, della politica e, quindi, delle istituzioni, attraverso i suoi rappresentanti, tanto da gettare discredito su una intera classe politica degli ultimi vent’anni, che poi ha portare allo scioglimento di diversi comuni garganici e dauni, fra cui Monte San’Angelo, Cerignola, Mattinata, Manfredonia, e probabilmente anche Foggia. Del resto in questi ultimi anni la classe politica, a dire il vero, ha mostrato poca serietà e poca moralità, tanto da giungere, come abbiamo detto, allo scioglimento di vari comuni. Tutto ciò è molto grave sul piano istituzionale e sul piano politico-culturale, tanto da ripercuotesi su una intera comunità che purtroppo ne subisce le conseguenze. Vedi per esempio la crisi occupazionale in varie città della Capitanata, fra cui l’emigrazione di tanti giovani verso il Nord, tanto da coinvolgere intere famiglie del ceto medio. Fenomeno che, secondo noi, è da imputarsi, non solo alla criminalità organizzata, ma anche alla mancanza di progettualità da parte  della politica e, quindi, delle istituzioni, nonché da parte anche della classe imprenditoriale, che spesso ne condiziona sia la politica che il malaffare. Gente che è abituata a ricattare e a minacciare, mettendo in cattiva luce l’intera comunità locale, che spesso è estranea a tale contesto e, quindi, alla stessa criminalità organizzata. Gente senza moralità e senza principi etici, che purtroppo oggi la troviamo non solo nell’organizzazione mafiosa, ma anche in altre parti, tanto da creare i presupposti per una profonda crisi di fiducia della gente nella stessa politica e, quindi, nelle stesse istituzioni, il cui compito dovrebbe essere quello della giustizia sociale e della equità territoriale.

Agendo in questo modo, oggi, si offende l’onore e la dignità di una intera comunità, che secondo noi, per la maggior parte è estranea ad ogni azione basata sulla prevaricazione dei propri diritti e dei propri doveri. Né a tale proposito i mezzi di comunicazione, come la TV e i giornali, riescono a spiegare, su basi scientifiche il fenomeno della criminalità mafiosa del Gargano, se non con una generale identificazione fra Gargano=Mafia o viceversa. E oggi purtroppo ci troviamo anche ad affrontare l’utilizzo del cinema per quanto riguarda un probabile film sulla Mafia Garganica da parte di alcuni registi, che si vogliono mettere in mostra, senza una dovuta preparazione sociologica del fenomeno.

Purtroppo, uno dei grossi problemi che attanaglia la Capitanata, oggi, è la mancanza di lavoro, ma soprattutto l’assenza di una classe intellettuale che potesse far sentire alta la propria voce e ne spiegasse le ragioni e le cause che hanno determinato la nascita del fenomeno mafioso in terra garganica. In altri termini, oggi, i migliori elementi più qualificati sul piano  culturale e sociale, vengono emarginati non tanto dal potere mafioso, quanto soprattutto del potere politico e, quindi, dalle istituzioni, che governano le città, tanto da fare terra bruciata intorno ad esse, con la loro sete di potere, a danno della democrazia e della partecipazione della comunità nella gestione della cosa pubblica. Ormai, a livello generale, la politica non è più al servizio della comunità, ma solo al servizio di pochi che si credono padroni di ogni cosa, mentre si continua a fare e a svolgere  passerelle con i soldi pubblici. Del resto, quando in una istituzione, mancano democrazia, partecipazione, condivisione, dibattito critico, principi etici e morali, nonché  l’abolizione di regolamenti e ordinamenti istituzionali, come la Consulta della Cultura a Monte Sant’Angelo, tutto diventa funzionale ad una realtà che, invece di essere inclusiva,  è esclusiva, presi come sono  nella loro sete di potere.

Ritornando al possibile film sulla Mafia Garganica, non vorremmo che la finalità fosse sola quella di identificare la comunità garganica con il fenomeno criminoso della mafia locale, di cui, secondo noi, è solo un fenomeno circoscritto, di violenza fra famiglie mafiose e quindi criminali.

Oggi è giunta l’ora di far sentire, da parte di tutte le popolazioni locali, il proprio disprezzo e lo sdegno verso tutti quelli che usano il potere mafioso e il potere politico a fini propri, danneggiando così in maniera deleteria la dignità e l’onorabilità di un popolo e di intere città, che nel passato si sono distinte per Storia, Cultura, Civiltà e Onorabilità.

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