Baby gang simil-mafiosi, fenomeno in crescita e sottovalutato. Foggia subisce, soffre e tace

È un fenomeno oramai diffuso, che dilaga in molti comuni. È quello delle baby gang, delinquenti minorenni che producono solo vandalismo, illegalità diffusa, disagi e disturbo alla quiete pubblica, danni a cose e persone, anche molto gravi.

A Foggia il fenomeno ha preso piede in particolar modo nelle zone centrali, quelle più trafficate e passeggiate; nella zona della Cattedrale e sue traverse e quella del Teatro Giordano, a piazza Mercato, sulla vasta area della zona pedonale e in piazza Giordano, davanti e dentro la Villa Comunale, su viale XXIV Maggio (meglio conosciuto viale della Stazione), a Piazza Italia.

La baby gang, definita “branco” nelle molteplici denunce fatte presso le Forze dell’ordine, è composta da ragazzini di un’età compresa tra gli 11 e 14 anni, qualcheduno e qualcheduna anche dai 16 in poi. Sono femmine e maschi con un lessico volgarissimo e offensivo verso tutti. Dalle loro bocche escono sono sproloqui e parolacce, offese, bestemmie e intimidazioni paragonabili a mafiosi. La dinamica di azione è sempre la stessa: scorribande di più gruppetti costituiti da 4 a 6 “delinquentelli” che disturbano, e se li riprendi o reagisci si scagliano violentemente con calci, pugni, schiaffi, a volte con oggetti contundenti. In meno di cinque minuti ne arrivano altri a sostegno, diventandone circa trenta, che assieme continuano a menar mani e piedi contro il soggetto malcapitato. Nel frattempo chi assiste tace, con omertosa paura, sapendo che alcuni di questi mini-mafiosi sono figli di delinquenti incalliti, di mafiosi, mal educati e spronati a far violenza.

Le Forze dell’ordine sono mesi che sono sommerse da chiamate di intervento e aiuto da parte di chi rimane vittima delle loro delinquenziali azioni, ma fino a ora nessuno è stato preso.

È un dramma cittadino, forse preso sottogamba. Questa gentaccia tra non molto diverrà più adulta e il passaggio dal pestaggio di gruppo all’omicidio è breve. Sono la metastasi di un cancro diffuso, che lo alimenta rendendolo più vasto e invasivo. Va assolutamente estirpato.

La settimana scorsa, il 10 ottobre 2020 alla ore 22 circa, furono i provocatori e poi la causa di un pestaggio di gruppo. Uno del branco per aver chiesto a una ragazza un numero di telefono, negato dalla stessa, una mini criminale di poco più di 11 anni prese a schiaffoni un’altra ragazza che stava tranquillamente consumando un panino col kebab. Era l’amica che stava difendendo la malcapitata. Il tutto è avvenuto mentre i malcapitati stavano fuori da un locale di kebab in piazza Umberto Giordano. Da lì a poco è scoppiata una rissa. Pugni, schiaffi, calci, spintoni, rompendo occhiali e cellulari a chi cercava di difendersi dal pestaggio di gruppo. Da cinque che erano in meno di tre minuti la baby gang è diventata di circa trenta “delinquentelli” contro quattro giovani di 17 anni. Un branco composto tutti da minorenni e con ragazzine che sembravano mafiose di lungo corso. Una tecnica collaudata e seriale, quella di ritrovarsi in branco, grazie anche al tam-tam delle varie messaggistiche per cellulari. Questo rifiuto umano di giovani delinquenti girano per la città a piccoli gruppi, creando confusione e provocando danni, per poi ritrovarsi in branco non appena sono in procinto di malmenare qualcuno, spesso da solo. Vili, abietti, feccia della società, mafiosi.

Fortuna ha voluto che i malcapitati siano fuggiti, trovando riparo, così facendo perdere le tracce per poi chiamare le Forze dell’ordine. Solo così la baby gang si è dileguata, purtroppo sparendo. Le Forze dell’ordine durante l’intervento hanno solo potuto costatare le ferite riportate dai malcapitati, tutti sotto evidente shock, raccogliendo l’ennesima denuncia di pestaggio di gruppo. Tuttavia, i poliziotti si son recati presso il locale di kebab, chiedendo e senza ricevere risposte, e controllando l’area ma non trovando nessuno. L’omertà ha vinto, purtroppo!

Chi ha subito il pestaggio di gruppo ha sporto denuncia presso la Questura di Foggia, fornendo anche indizi che potrebbero ricondurre ai “delinquentelli” simil-mafiosi, figli di mafiosi. Un particolare importante, ma omertoso e vile, poiché spesso è causa di mancata denuncia solo al proferir del cognome. Il Pronto Soccorso ha redatto un verbale per aggressione, con le cure apportate ai giovani malcapitati, con prognosi, parte integrante della denuncia.

Questo è solo uno delle azioni delinquenziali messe in pratica da questa gentaglia. Le loro scorribande prendono di mira persone, locali e abitazioni, autovetture, trasporti pubblici, tutto ciò che ritengono dover offendere, rompere, pestare. Si impadroniscono di portoni per ripararsi e nascondersi, minacciando i proprietari; alcuni di loro spacciano droga. Solo nella giornata di ieri, molti residenti delle aree che la baby gang frequentano, hanno allertato le Forze dell’ordine. Pur sapendo che sono ripresi dalle telecamere di videosorveglianza continuano le loro azioni vandaliche. Ieri, 17 ottobre 2020, hanno rotto, spezzandola in due, la barra automatica situata all'uscita del parcheggio Vincenzo Russo, dietro il Comune. «Avevano voglia di dondolarsi, sti infami» ha replicato un residente che ha cercato di redarguirli, per poi essere minacciato.

Il dramma, che è un fenomeno in crescita, preoccupa la popolazione, molta della quale purtroppo non denuncia e non li riconosce davanti alla legge quando questa le chiede un volto o un nome. Questi minorenni sono “figli d’arte”, di delinquenti incalliti, di mafiosi, che portano “…ahiloro” cognomi famosi nel casellario giudiziale foggiano e famigerati in tutta la Capitanata .Qualcuno replica dicendo che potrebbero cambiar vita. Un cancro in stato avanzato ha già segnato la sorte della vittima. Altro che rieducazione sociale di soggetti a rischio. A questi baby criminali, che spesso emulano le nuove paranze napoletane viste nelle serie televisive molto discutibili sul piano educazionale e molto remunerative a chi le scrive e produce, ci vuole polso duro, restrizioni esemplari, ci vuole il riformatorio.

E chi si erge come paladino di educazione dei minori sappia che non ha mai incontrato questa feccia della società, non ha mai assistito ai loro pestaggi di gruppo, non ha mai subito i loro atti criminali. Lo sappia!

Si spera che le Forze dell’ordine siano più solerti nell’acciuffarli, pur sapendo a chi appartengono, di riconoscerli e di pedinarli poiché sanno chi sono e come e dove agiscono: basterebbe seguirli per poi intervenire e affidarli al Tribunale dei Minori.

Il Prefetto ne tenga conto e agisca!

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