Smembrare il “sistema”, il codice regolativo predefinito e condiviso che la “società” foggiana adottava per il racket e poi dividersi i profitti illeciti, ha fatto emergere scenari che a Foggia, tra estorsioni, minacce, bombe, omicidi, erano da tempo all’attenzione degli inquirenti della DDA e DIA. Le pompe funebri al centro delle attività illecite, dove 50 euro a funerale, tenevano buoni le batterie assicurandosi protezione e soprattutto lavoro. Dalle indagini e grazie alle informazioni di un dipendente comunale dell'ufficio Anagrafe della sezione morte – stato civile – servizi demografici, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per l’operazione ha assicurato alle Patrie Galere esponenti di spicco della “società” foggiana. Soffiate su chi moriva, cosicché da assicurare lavoro per alcune imprese di pompe funebri che a loro volta erano protette versando la mazzetta.
Ma c’è anche lo sport al centro del racket foggiano. Oltre alle intimidazioni e poi estorsioni nel mondo del calcio, da Decimabis sortisce i filone Ippica. All’ippodromo di Castelluccio dei Sauri fantini minacciati per gare pilotate, con scommesse “sicure” sulle corse dei cavalli. Insomma, gare truccate con tangenti fino a 2mila euro per fantino. E chi non ci stava era minacciato di morte: «Io ti sfascio le corna a te e questo Massimino. Vengo a Foggia e vi vengo ad acchiappare. Abbiamo preso tremila euro, abbiamo perso duemila euro sopra i cinque! I soldi li ho fatti cacciare a loro, ho detto i soldi li cacci tu, fantino. I soldi me li dai tu e quel figlio bastardo e cornuto. Ho detto ti devo uccidere, mi devi portare i soldi. E adesso dalla prossima volta tu fai quello che dico io... tanto adesso l'ho capito il sistema».
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