Congiuntamente ad altre testate giornalistiche locali -forza dell’informazione giornalistica unita-, ce ne occupammo l’indomani dello scempio, nel settembre del 2022, con un accorato e energico editoriale del direttore responsabile, Nico Baratta, «Punti di (s)vista. La “cultura” dell’inciviltà», che vi invitiamo a leggere.
Nelle scorse ore, dal Comune di Foggia, nell’Albo Pretorio, è stata pubblicata la Determinazione Dirigenziale, settore Lavori Pubblici e Patrimonio, per ristrutturare le balaustre della rotonda in Villa Comunale, vandalizzate poi distrutte da ignoti. In essa è anche prevista la realizzazione di un bagno pubblico per disabili dentro Palazzo di Città
Tuttavia, e non è anacronismo porlo in evidenza, i “rottami” della rotonda, quelle balaustre abbandonate per mesi in terra, con l’area -anche tutta la rotonda- interdetta da un semplice e strappato nastro segnaletico rosso-bianco posto dalla Polizia Locale, e mai più controllato -neanche da chi è preposto alla sicurezza del luogo, ed è gravissimo- sono stati ancor di più rotti da incivili. In breve, quella rotonda, che è classificata come “bene vincolato” dalla Soprintendenza, che dovrà fornire il nulla osta per l’esecuzione dei lavori, finalmente rivedrà il suo splendore, riavrà la sua valenza storica-culturale e architettonica, un luogo frequentatissimo dai foggiani, meta imperdibile per foto ricordo per qualsiasi evento, luogo di ritrovo, aggregazione, inclusione.
La “Rotonda della Villa Comunale di Foggia” è un simbolo cittadino che andava preservato in tempi non sospetti e non solo dopo l’abbandono totale alla “cultura” dell’inciviltà.
Ribattezzata alcuni anni fa Parco Urbano Karol Wojtyla, l’area vedrà interventi di lavori pubblici progettati e realizzati dall’architetto Giovanni Basanisi, che si occuperà anche di rimuovere quelle barriere architettoniche presenti e che tanto limitano il godimento del bene pubblico, interventi mirati anche a Palazzo di Città – o Comune qualsivoglia chiamare-, anch’esso “bene vincolato” dalla Soprintendenza.
Si attende, ora, l’inizio, sempre che la Soprintendenza sia celere.