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La Società Italiana di Geologia Ambientale interviene sui Cambiamenti Climatici.

Maltempo: un concetto tutto da rivedere.  Gli effetti della crisi climatica in atto che si manifesta, con differenti passi temporali nell’estremizzazione meteo climatologica oramai sono palpabili da ciascuno di noi ma mentre “in passato” valeva l’identità bel tempo= Sole, maltempo=pioggia o nebbia, oggi tutto sta velocemente cambiando.

Basta considerare la situazione idrologica degli ultimi due anni in Italia per farsi una semplice domanda: se c’è il Sole e non piove a lungo, è bel tempo oppure maltempo?

Già da alcuni anni, alcuni ricercatori hanno puntualizzato che in determinate condizioni meteorologiche – ad esempio la persistenza dell’anticiclone “Africano” in estate che ha di fatto sostituito il famigerato anticiclone delle “Azzorre” – si verificano temperature così elevate da fare elevare in maniera esponenziale il rischio bioclimatologico, specialmente in un Paese come il nostro che vede la sua popolazione invecchiare sempre di più.

E se da un punto di vista meramente scientifico, si potrebbe iniziare a quantificare i giorni di maltempo attraverso lo studio degli indicatori climatici esistenti, mediante l’utilizzo del concetto di rarità o eccezionalità statistica di un evento meteoclimatico, dal punto di vista culturale ed educativo ciò è più complesso e richiede tempistiche adeguate”. Lo ha affermato Massimiliano Fazzini, climatologo, Coordinatore del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente universitario.

In un periodo nel quale non passa settimana in cui i diversi fenomeni meteorologici sono centrali nei dibattiti comuni e nei notiziari, riteniamo che sia necessario rivedere il concetto di “maltempo” – ha affermato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale -  non solo dal punto di vista scientifico ma anche e soprattutto in relazione alla conoscenza e all’educazione ambientale del cittadino. Occorre offrire a tutti l’opportuni di conoscere argomenti che possono profondamente condizionare le scelte imprenditoriali, sociali e individuali incandendo in maniera rilevante su benessere e salute.

Occorre approntare cicli di educazione ambientale sin dalla scuola primaria nei quali, per mezzo di adeguati metodi, un bambino possa comprendere che se non piove e fa troppo caldo ci possono essere rischi con effetti sulla produzioni agricole, gli allevamenti, le produzioni industriali e sulla salute.

Riteniamo come SIGEA-APS il consolidamento di una società consapevole e resilienti attraverso un percorso informativo ed educativo – istituzionale e non - della società tutta che individua nell’educazione dei più giovani l’efficacia delle azioni politiche volte a un miglioramento delle condizioni socio economiche, alla tutela dell’ambiente e del territorio, al benessere diffuso. I bambini che oggi siedono ai banchi di scuola stanno ereditando nuovi e complessi assetti ambientali che necessitano di comportamenti e decisioni supportate da una nuova etica ambientale che potrà crescere con loro solo se avviata da subito”.

 

 

“La fragilità del territorio italiano, costantemente dimostrata dal susseguirsi di eventi franosi e alluvionali, in un’epoca segnata anche dai mutamenti climatici e dai relativi effetti sul suolo e sugli ambienti antropizzati, pone come priorità l’assoluta attenzione alla difesa del suolo. Non possono essere trascurati, in tal senso, le perdite di vite umane che, secondo quanto si evince dal sito Polaris, curato dal CNR-IRPI, dal 2007 al 2021 ammontano a 336, di cui 188 per le inondazioni e 148 per le frane.

Colpisce, nonostante tutto ciò, che nella stesura del “Nuovo Codice degli appalti”, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 dicembre scorso ed ora all’attenzione delle competenti commissioni parlamentari, nell’art. 41 manchino specifici riferimenti alla compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica dell’opera da realizzare. L’assenza di tale riferimento, oltretutto già contenuto nell’art. 23 del vigente “Codice degli appalti” (D. Lgs. 50/2016), da associazione di protezione ambientale ci induce a manifestare forte preoccupazione”. Lo ha affermato il geologo Michele Orifici, Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).

“Riteniamo che la corretta stesura di un progetto di fattibilità tecnica ed economica, non possa prescindere dalla fondamentale valutazione degli scenari pre-intervento e post-intervento di un’opera.

La realizzazione di un’opera è condizionata dall’ambiente naturale e lo modifica – ha dichiarato Salvatore Valletta, Segretario Nazionale della SIGEA - l’assenza della “compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica” oltre a non consentire un’adeguata valutazione rispetto alle trasformazioni apportate ai settori oggetto degli interventi pone preoccupanti limiti rispetto alla qualità del progetto causando di conseguenza il sostanziale rischio di ricadute negative sulla sicurezza delle opere e della salvaguardia del territorio.

Riteniamo importante precisare che un elaborato essenziale nell’ottica della qualità progettuale e della piena sicurezza dell’opera da realizzare è rappresentato dalla “Relazione Geologica”. Rileviamo in tal senso preoccupazione riguardo all’abrogazione dell’art. 31 comma 8 dell’attuale D.lgs. 50/2016, relativo al divieto di subappalto degli studi geologici. Tale abrogazione, rispetto alla necessità di assicurare una prestazione d’opera professionale specialistica come quella molto importante della relazione geologica, contrasta con l’esigenza di una adeguata gestione del Territorio ancor più tenuto conto del susseguirsi degli eventi naturali condizionati anche dalla crisi climatica in atto e dei conseguenti effetti sull’ambiente antropizzato che sempre più lo caratterizzano.

Come SIGEA-APS esprimiamo la forte preoccupazione di alcune semplificazioni della norma sui lavori pubblici contenuta nel “Nuovo” Codice degli appalti che si rischia di penalizzare fortemente il quadro delle conoscenze del territorio nell’ambito del quale vengono inserite le opere. Il Paese ha bisogno di interventi di risanamento e mitigazione del rischio basati su corretti approfondimenti geologico-territoriali nel rispetto degli equilibri territoriali. Si confida nella sensibilità nelle competenti commissioni parlamentari per ristabilire la necessaria attenzione alla sicurezza del territorio”.

La Società Italiana di Geologia Ambientale interviene sul Decreto Ischia in fase di conversione: destiniamo almeno l’1% alle attività di Educazione Ambientale.

Antonello Fiore (geologo – Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale) : “Cosa fare in caso di alluvione? Quali sono gli atteggiamenti, i comportamenti da adottare? Perché è fondamentale creare una coscienza nel rispetto del patrimonio ambientale? Perché è importante la manutenzione della montagna? E’ su questi aspetti che è necessario incidere ad Ischia ma come in tutta Italia. Abbiamo subito inviato una proposta di emendamento affinché almeno l’1% dei fondi previsti dal Decreto per il rifinanziamento della Protezione Civile in Campania, venga destinato ad attività di Educazione Ambientale in tutte le scuole della Campania: pubbliche e private! E’ l’appello forte che rivolgiamo a Giorgia Meloni, Nello Musumeci e all’onorevole Gianpiero Zinzi che è il relatore alla Camera dei Deputati. Probabile una nostra visita il 26 Gennaio ad Ischia, nelle scuole del territorio colpito!”.

 “Facciamo appello in particolare all’onorevole Gianpiero Zinzi, campano e relatore del Decreto Legge su Ischia. Abbiamo inviato una nostra proposta di emendamento affinché almeno l’1% dei fondi destinati al rifinanziamento della Protezione Civile, circa 10.000.000 di euro, venga destinato ad attività di Educazione Ambientale nelle scuole. Abbiamo scritto ed inviato la proposta di emendamento al Presidente del Governo, Giorgia Meloni, al Ministro con Delega alla Protezione Civile, Nello Musumeci ed ovviamente all’onorevole Gianpiero Zinzi. L’appello è relativo al Decreto su Ischia che è in fase di conversione in legge: destiniamo almeno l’1% all’Educazione Ambientale nelle scuole. Stiamo cercando di organizzare una nostra visita per il 26 Gennaio ad Ischia, possibilmente nelle scuole alle quali consegneremo anche un manuale di Educazione Ambientale per ragazzi”. Lo ha annunciato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

“Il cambiamento climatico si sta manifestando in maniera sempre più dirompente con i suoi effetti diretti e indiretti sull’ambiente, sulla nostra vita, sul nostro benessere, sul sistema produttivo.

I fenomeni registrati negli ultimi anni – ha continuato Fiore -  alluvioni, frane, mareggiate, fusione dei ghiacciai, siccità, salinizzazione delle falde, incendi boschivi, minacciano sempre più i territori, le risorse naturali, il sistema socio-economico, obbligandoci a un radicale cambio di prospettive socio-culturali, pianificatorie, politiche, tecnologiche ed energetiche.

Intensità e incidenza delle crisi ambientali stanno aumentando anche nel nostro Paese a causa della crisi climatica, ma la popolazione è ancora confusa e impreparata a un efficace adattamento”.

Sapere come comportarsi in caso di calamità: questo è fondamentale!

“Sapere come comportarsi per proteggersi dalle calamità è il primo e più importante passo verso la prevenzione e la riduzione dell’esposizione verso i rischi naturali.

L’Educazione Geologica-Ambientale, nell’assolvere la sua missione di costruire e rafforzare una coscienza verso le componenti ambientali, promuove pratiche virtuose di auto tutela da attuare al momento opportuno e – ha continuato Fiore -  in qualche modo, potrebbe concretamente contribuire alla custodia della propria, e altrui, vita.

Coloro che oggi siedono dietro i banchi della scuola erediteranno le sfide della prevenzione ai rischi naturali e all’adattamento ed è verso di loro che bisogna indirizzare tutti gli sforzi possibili affinché il seme di una nuova etica ambientale possa germogliare nella classe dirigente del futuro.

La SIGEA-APS, impegna da anni in questa missione, auspica che le istituzioni italiane, in avvio della nuova legislatura, possano dare corso a un dialogo di azioni, strumenti, misure per tutelare maggiormente l’ecosistema, i territori, le comunità, il sistema produttivo.

Si propone in fase di conversione del DECRETO-LEGGE 3 dicembre 2022, n. 186 di prevedere una somma per attività presso le scuole pubbliche e private, primarie e secondarie, della regione Campania sulla conoscenza e percezione dei pericoli naturali (alluvioni, frane, terremoti, eruzioni vulcaniche, mareggiate, siccità, salinizzazione delle falde, incendi boschivi ecc).

Proponiamo di destinare una misura minima dell’1% per attività presso le scuole pubbliche e private primarie e secondarie della regione sulla conoscenza e percezione dei pericoli naturali (frane, alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, mareggiate, ecc) tramite questionari e inchieste.

Inoltre dovranno essere organizzati seminari formativi e informativi per la sensibilizzazione sulla prevenzione dei pericoli naturali e progetti pilota di auto protezione, dimostrativi e partecipativi di cittadinanza attiva, per la pianificazione e gestione dell’emergenza dell’”ultimo miglio”.

La proposta di Emendamento è stata inviata al relatore on. Gianpiero Zinzi, al quale rivolgiamo il nostro, forte appello ed è stata inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, a Ministri Musumeci, Picchetto, Calderone ed anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.

“Osservando le immagini satellitari, la prima cosa che balza all’occhio è l’elevatissima densità edilizia, che quasi non consente più di distinguere i singoli centri storici, originari dell’isola di Ischia. 

[ndr] Morti per frane e inondazioni dal 1971 al 2020: 1630 morti, 48 dispersi, 1871 feriti, 320.304 evacuati e senzatetto, 2166 comuni colpiti, 110 province colpite, 20 regioni colpite Fonte CNR [ndr]

Gli edifici si alternano, senza soluzione di continuità, tra orti e giardini, piscine e pertinenze, collegati da un dedalo disorganico di strade e stradine, in un articolato contesto morfologico e paesaggistico, al di sopra e al di sotto di scarpate, allo sbocco di corsi d’acqua, inerpicandosi fino a dove è stato possibile, alla base e lungo i versanti del Monte Epomeo. Non è sempre stato così. Se osserviamo le fotografie aeree del recente passato, consultabili da fonti ufficiali, negli anni 60 e 70 del secolo scorso la densità abitativa era molto più bassa. I centri abitati di Casamicciola e Lacco Ameno, di Forio e degli altri paesi dell’isola erano ben distinti e sono ben distinguibili anche le strade di collegamento agli stessi”. Lo ha dichiarato Vincent Ottaviani, Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

“E’ negli anni ‘90 del secolo scorso e nel periodo 2000 – 2003, come risulta sempre da immagini aeree, che si sarebbe registrata, ormai, un’ espansione edilizia senza precedenti – ha continuato Ottaiani -  il cui risultato è stata una urbanizzazione diffusa e capillare, disordinata, simile a quella che osserviamo oggi.

Il primo condono in Italia è del 1985 con la legge n. 47, il secondo nel 1994 con la legge n. 724, l'ultimo condono edilizio risale al 2003 con la legge 326.

Ci sarà stata una relazione tra l’attività edilizia che ha trasformato il territorio ischitano e le opportunità di legittimazione delle costruzioni, che sono state offerte dai condoni degli anni 90 e 2000? E’ possibile.

Di certo, il consumo di suolo nell’ultimo decennio c’è stato ma risulta piuttosto modesto, se paragonato a quanto è accaduto in precedenza. E’ anche vero che le aree libere, appetibili dal punto di vista edilizio si sono notevolmente ridotte.

Se confrontiamo i dati del 2012 con quelli del 2021 nel sito “il consumo di suolo in Italia” (a cura dell’ARPA Piemonte) per Lacco Ameno il consumo di suolo è passato dal 47,5% al 47,6 %, mentre per Casamicciola dal 29,5% al 29,6%, con un generale trend di decremento di suolo consumato rispetto ai periodi precedenti.

I dati sulla pericolosità e rischio da frana e alluvioni, relativi alla popolazione,  famiglie, attività,  edifici, e beni culturali, esposti al rischio, si possono consultare nel sito https://idrogeo.isprambiente.it/  per ogni comune d’Italia, come anche le tipologie di frana: nell’isola di Ischia sono circa 6500 le persone esposte al rischio di frana molto elevato.

Rispetto alla tipologia di fenomeni accaduti, di colate di fango conseguenti, o contestuali, a frane montane, su materiale piroclastico, con coinvolgimento e trasporto di blocchi litici vulcanici vari, mancava, tuttavia, la percezione del fenomeno che, da tanta distanza, potesse propagarsi da monte a valle, percorrendo i "canali" costituiti da fossi ed impluvi, investendo le abitazioni”.

Fondamentale come obbligo di legge l’Educazione Ambientale nelle scuole!

“ E’ fondamentale che venga istituita come materia nei programmi ministeriali, l’Educazione Ambientale dalla Prima Elementare. Allo stesso tempo il tragico evento di Ischia ripropone la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile (PC= dei Comuni. L'88% dei comuni Italiani ne è dotato ma purtroppo ancora oggi la redazione del Piano di PC viene spesso vista come una mera incombenza amministrativa da conservare dentro un cassetto  - ha dichiarato Michele Orifici, geologo Consigliere Nazionale della SIGEA - con la conseguenza di ritrovarsi impreparati nella gestione di un emergenza che sopraggiunge improvvisamente. 

La prevenzione passa dalle attività di divulgazione, iniziando dalle scuole, con l'obiettivo di rendere ogni cittadino  consapevole dei rischi geologici che incombono sui luoghi in cui vive, lavora o transita. 

Occorre,  in un epoca in cui la tecnologia e l'innovazione hanno fatto passi da gigante e i social caratterizzano le nostre giornate, che siano ovunque attuati strumenti di allertamento "in tempo reale". Penso ad esempio al monitoraggio mediante  l'installazione di pluviometri, che inviano un avviso di allerta non appena le piogge vanno oltre una soglia critica, o all'applicazione di sensori in corrispondenza di zone soggette ad allagamento o di aree in frana che al verificarsi di  anomalie consentano di trasferire il segnale di avviso con l'obiettivo di assicurare la tempestiva chiusura di strade o di comunicare alla gente di allontanarsi dai luoghi a potenziale rischio.

Registriamo, purtroppo, come dei Piani di Protezione Civile e della loro importanza se ne ritorni a parlare dopo ogni emergenza per poi molto spesso riporne l'attenzione dentro un cassetto. E' opportuno che ogni struttura comunale di protezione civile prenda coscienza che in una fase di crisi climatica come quella che stiamo attraversando sia necessario assicurarne la costante revisione e l'adeguatezza preso atto che tali azioni richiedono meno tempo per l'attuazione mentre gli interventi strutturali necessitano di tempi sostanzialmente più lunghi”.

«L’evento meteorologico che ha sconvolto il territorio marchigiano deriva da una concomitanza piuttosto rara di fattori termodinamici e geologici ma rappresenta alla perfezione un esempio di estremizzazione climatica. Senza affrontare l’annosa questione del “di chi sia la colpa”, soffermiamoci sul perché si sia verificato questo raro fenomeno del temporale autorigenerante a “V-shaped”: in primis un massivo afflusso di aria calda ed umida di matrice atlantico -mediterranea estremamente ricco di umidità, soprattutto a causa delle temperature del mare, sopra la media di circa 3,5°C. La convergenza di masse d’aria di diversa origine è stata il secondo protagonista nell’evoluzione del sistema termodinamico.

Infine l’orografia, che ha amplificato i meccanismi di sollevamento tipico dei sistemi depressionari e nella fattispecie dei sistemi temporaleschi.

L’eccezionale quantitativo di energia disponibile nel sistema ha determinato una continua rigenerazione del temporale che essendo “bloccato” dall’orografia ha determinato precipitazioni eccezionali e di conseguenza, il drammatico nefasto evento alluvionale. Anche i suoli argillosi, tipici del bacino del Misa, provati da lunghissimi periodi di siccità si sono ancor più impermeabilizzati, favorendo un massimo e rapido ruscellamento delle acque verso gli impluvi ed i fiumi principali Ma il problema ora si sposta nell’immediato futuro: il mare rimane caldissimo ed il fronte polare inizia a mostrarsi attivo.

Cosa succederà quando afflussi di aria fresca o fredda di derivazione atlantica raggiungeranno il Mare Nostrum?

La probabilità di incorrere in eventi di simile magnitudo sembrerebbe essere elevata, soprattutto nelle condizioni termodinamiche ed orografiche sopra evidenziate. Tutto ciò farebbe ricordare il 2022 come un anno orribile meteo climaticamente parlando ma se queste condizioni estreme seppur lentamente diventassero la normalità climatica? Occorre adattarsi e farlo al più presto, la nostra vita non ha prezzo alcuno».

Lo ha affermato Massimiliano Fazzini, climatologo, Coordinatore del Team Rischio Climatico della Società Italiana Geologia Ambientale (Sigea).

Durante la riunione del Consiglio Direttivo di ACCREDIA, tenutasi il 19 luglio 2022, è stata formalmente accettata la richiesta di adesione del Consiglio Nazionale dei Geologi (“CNG”) quale socio ordinario dell’Ente Italiano di Accreditamento.

La presentazione della richiesta di adesione del CNG ad ACCREDIA dimostra l’attenzione e la sensibilità della categoria professionale dei geologi ai principi di indipendenza, imparzialità, trasparenza e competenza tecnica che persegue l’Ente Italiano di Accreditamento.

Il successivo ingresso del CNG fra i soci ordinari di ACCREDIA rappresenta un passo importante per la crescita di reputazione e fiducia verso i servizi di comune interesse nei mercati di riferimento. La stipula di questa nuova partnership garantirà una mutua condivisione di intenti e fini per agevolare il rispetto di criteri tecnici e scientifici condivisi.

“Sono lieto dell’ingresso del Consiglio Nazionale dei Geologi nella compagine di ACCREDIA.” dichiara il Presidente Massimo De Felice, che aggiunge: "Quello dei geologi è solo l’ultimo ingresso, in ordine di tempo, per la partecipazione degli Ordini professionali alla vita di ACCREDIA, e dimostra, una volta di più, come il mondo dei professionisti creda nelle valutazioni di conformità e nell’accreditamento quale strumento per garantire che tali valutazioni vengano prestate sul mercato da soggetti qualificati, anche per verificare la competenza degli stessi professionisti. Proprio quest’ultimo aspetto è un’ulteriore dimostrazione del valore dell’attività di ACCREDIA.”

Il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, spiega: “La scelta di voler entrare a far parte di ACCREDIA è dettata dalla volontà di offrire ai professionisti geologi una garanzia di certificazione di prestazioni ausiliarie che dia risalto alle attività professionali svolte dagli iscritti all’Albo” – e aggiunge­ ­– “di curare l’osservanza delle normative tecniche non solo obbligatorie, ma anche volontarie.”

Cingolani: Entro il 2030 è possibile decarbonizzare fino al 55% rispetto al 1990, inserendo la geotermia».

“Il Consiglio Nazionale dei Geologi, attraverso il lavoro di coordinamento della Piattaforma Geotermia, sta operando da tempo al fine di promuovere la geotermia nelle sue diverse forme, con l’obiettivo di favorirne e sostenerne il valore nell'ambito della transizione ecologica, come richiesto nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR)”. Con queste parole il coordinatore della Piattaforma, Emanuele Emani, consigliere del CNG, ha aperto i lavori dell’importante convegno sugli STATI GENERALI DELLA GEOTERMIA, tenutosi a Roma il giorno 16 giugno presso la sala conferenze Capranichetta, un confronto tra politici, esperti in materia di energia e stakeholders, in un momento storico particolare per l’intero pianeta.

La necessità di allontanarsi sempre più dalle fonti fossili a favore delle rinnovabili, costituisce l’obiettivo principale rispetto a quelli fissati nell’agenda 2030 dell’ONU e fatti propri dalla Commissione Europea nel Green Deal, da cui poi sono derivate le iniziative del Next Generation UE.

Azioni condivise da tutti i componenti della Piattaforma, vale a dire Enti che a vario titolo si occupano di geotermia come: ENEA, CNR, ISPRA, GSE, RSE, ITACA e le Associazioni che operano in questo ambito (AICARR, ANIGhp, ANIM, ANIPA, ANISIG, IAH, AIRU, FINCO, UGI, COSVIG, Ass.ne Acque Sotterranee), che hanno partecipato agli Stati Generali della Geotermia con un comune obiettivo finale, quello della decarbonizzazione. All’evento è intervenuto, tra gli altri, il Ministro dell’Energia Roberto Cingolani, che si è soffermato a lungo sul fatto che “la decarbonizzazione costituisce un obiettivo facilmente raggiungibile entro il 2030 per il 55% rispetto al 1990”, precisando come “le richieste di nuovi allacci da energie rinnovabili pervenute al 31 maggio 2022 siano state pari a circa 5.6 Gigawatt/ora”. “È necessario – ha proseguito Cingolani – operare su due diverse direzioni, quella di diversificare il più possibile l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e quello di accelerare maggiormente le procedure; non è pensabile concentrarsi solo ed esclusivamente su una delle risorse trascurandone altre, anche perché l’Italia è un Paese geologicamente, morfologicamente e geograficamente assai vario, che offre diverse opportunità di approvvigionamento energetico in maniera non omogenea”.

Il calore interno della terra quindi si candida come importante fonte di energia del futuro che concorrerà entro 2030 al raggiungimento della soglia dei 230 Terawatt/ora da rinnovabili che, secondo il Ministro Cingolani, costituisce la soglia oltre la quale “è possibile iniziare a parlare di mobilità elettrica e di elettrificazione industriale”.

Il programma passa ovviamente per un importante impegno economico pari complessivi 360 miliardi di euro, suddivisi in 230 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano Complementare, da impiegare entro il 2026, e 130 miliardi di euro per i fondi strutturali europei della programmazione 2021-2027 ed il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), utilizzabili anche oltre la scadenza del 2026 fissata per il PNRR.

Nel suo intervento il Ministro sottolinea inoltre come “un’auspicabile crescita del PIL porterà inevitabilmente ad un’ulteriore richiesta di energia, con un impiego in 6-7 anni di rinnovabili a spettro largo con la massima laicità, cercando di sfruttare il meglio del nostro Paese nei diversi posti”.

Sullo stesso concetto si sofferma il prof. Bruno della Vedova, presidente dell’Unione Geotermica Italiana, che specifica come “il territorio nazionale offra eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica”, citando il caso della Toscana che copre oggi il 30% dei consumi elettrici della Regione, pari a 6.0 TWh (pari al 2% dei consumi elettrici nazionali).

Geotermia legata quindi ad alte temperature (alta e media Entalpia) per il teleriscaldamento di quartieri, città ed industria, e produzione di energia elettrica mediante impianti innovativi di abbattimento degli inquinanti gassosi ad alta efficienza, ma anche geotermia per piccoli impianti domestici per il riscaldamento ed il raffrescamento mediante pompe di calore (geoscambio a bassa entalpia), una nuova tecnologia che secondo il Prof. Della Vedova “può dare un’accelerazione significativa alla transizione energetica strategica del Paese”.

Sull’importanza dell’argomento trattato è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Arcangelo Francesco Violo, che ha evidenziato come questo appuntamento costituisca “un’importante occasione di rilancio del Paese e delle politiche di sostenibilità ambientale e sociale, un confronto su una tematica che è da ritenersi un’imprescindibile condizione per tutti gli interventi che impattano sul territorio, come espressamente previsto dagli obiettivi principali del Piano, che pongono un’attenzione massima proprio nei confronti di due termini ormai utilizzati quotidianamente: resilienza e sostenibilità”.

Il territorio, difatti – conclude Violo – costituisce l’ossatura portante, e la “Geologia” - al suo interno - assume un ruolo fondamentale nella pianificazione infrastrutturale, nella gestione delle risorse idriche, nella rigenerazione urbana, nella riqualificazione ambientale e nella mitigazione dei rischi geologici ed ambientali, sia di carattere nazionale che planetario”.

 

Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) : “ Per essere coerente questo Parlamento, prima della fine del suo mandato, dovrebbe approvare la legge per limitare il consumo di suolo e mettere la risorsa acqua, in termini di quantità e qualità, al centro dell’interesse collettivo; magari sancendo che l’accesso all’acqua è un diritto per tutti e che la stessa, è un bene comune e deve restare pubblico”.      

“Per essere coerente questo Parlamento, prima della fine del suo mandato, dovrebbe approvare la legge per limitare il consumo di suolo e mettere la risorsa acqua, in termini di quantità e qualità, al centro dell’interesse collettivo; magari sancendo che l’accesso all’acqua è un diritto per tutti e che la stessa, è un bene comune e deve restare pubblico”. Lo ha dichiarato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

MODIFICHE AGLI ARTICOLI 9 E 41 DELLA COSTITUZIONE IN MATERIA DI TUTELA DELL’AMBIENTE

“Quello che emerge dalle cronache quotidiane è che l’ambiente e la vita che esso ospita devono essere tutelati dalle economie sempre più aggressive e fameliche. Lo aveva ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento lo scorso 3 febbraio (https://www.quirinale.it/elementi/62272), quando elencando le priorità per ricostruire un’Italia migliore dopo l’emergenza sanitaria, economica e sociale ha dichiarato che si aspetta “Un’Italia impegnata nella difesa dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole delle responsabilità nei confronti delle future generazioni”.

La Camera dei deputati, festosa nelle dichiarazioni – ha proseguito Fiore -  ha approvato in via definitiva lo scorso 8 febbraio, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, la proposta di legge costituzionale che modifica la Costituzione aggiungendo la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali. La proposta approvata ha integrato l’art.9 della Costituzione con il testo “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali” e precisando nell’art. 41 della stessa che l’iniziativa economica privata è libera non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno, oltre che alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, anche alla salute e all’ambiente. Nello stesso articolo 41 è stato necessario precisare che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali

Ritengo particolare tutto questo entusiasmo, come se fino a oggi non ci fossero leggi per tutelare l’ambiente o come se, senza questa modifica della Costituzione, l’interferenza tra quello che facciamo e i delicati e dinamici equilibri della biosfera e della geosfera non fosse manifestamente dannosa per l’ambiente”.

Ed intanto particolare successo per il ciclo di webinar promosso dal Rotary Club di Ottaviano con la Società Italiana di Geologia Ambientale, svoltosi ieri in diretta sulla pagina Facebook sul tema “Boschi e aree boscate in Italia tra nuove emergenze e tutela" nell'ambito del progetto " Ciascuno misuri l'orma del suo passo sulla terra" dedicato alla sostenibilità ambientale ideato e realizzato dal Rotary Club di Ottaviano in collaborazione con la Società Italiana di Geologia Ambientale, con interventi di Nunzia Ragosta, Presidente del Rotary Club di Ottaviano, Francesco Cancellieri della SIGEA, Lorenzo Ciccarese dell’ISPRA, Raffaella Lovreglio dell’Università degli Studi di Sassari. Agostino Casillo, Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, del giornalista Ferdinando Cotugno.

Dal 5 al 9 novembre i geologi della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi si sono ritrovati sull’isola di La Palma, alle Canarie, per osservare l’attività del vulcano Cumbre Vieja, dove è in corso un’eruzione dallo scorso 19 settembre e che, secondo gli scienziati, potrebbe andare avanti ancora a lungo.

Gli obiettivi della missione italo-spagnola sono stati quelli di valutare le conseguenze dell’eruzione sull’intero sistema antropico e ambientale, di condividere metodologie di azione, buone pratiche ed esperienze per la gestione dei rischi geologici e proporre un piano di azioni comuni da svolgere in collaborazione con la Federazione Europea dei Geologi.

Alla delegazione hanno preso parte Lorenzo Benedetto, Domenico Angelone e Carlo Cassaniti, rispettivamente Presidente, Tesoriere e Consigliere di Amministrazione della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, Carlos Carcia Royo vicepresidente dell’ICOG (Illustre Collegio Ufficiale dei Geologi spagnoli) nonché presidente dell’l’ONG “Geologos del Mundo” e del segretario della stessa organizzazione Luis Granadino, sotto l’egida della Federazione Europea dei Geologi (EFG) presente con il segretario generale Gabriele Ponzoni.

Insieme alla protezione civile spagnola sono stati visitati i luoghi interessati da attività vulcanica, colate laviche, attività stromboliana e fontane di lava e si sono tenuti incontri congiunti presso il posto di comando avanzato (PMA): in particolare sono stati visitati quattro siti localizzati lungo il fianco destro della colata lavica, a partire dall’area sommitale e proseguendo verso valle fino all’estremità del lobo della colata di lava situato a ridosso del mare.

“Nel corso dell’incontro – dichiara Lorenzo Benedetto - sono emerse le esperienze italiane in tema di rischio vulcanico connesse alla gestione della fase di prevenzione, di quella in corso di evento ed infine della pianificazione finalizzata alla ricostruzione. Su quest’ultimo tema abbiamo sottolineato la necessità di approfondire le conoscenze degli altri rischi connessi (sismico, idro-geologico e ambientale), per addivenire ad un livello conoscitivo che possa garantire una pianificazione che abbia come priorità la sicurezza della popolazione e la sostenibilità ambientale, con l’auspicio di poter continuare questo tipo di esperienze, anche per altre tipologie di rischi e nella speranza di dare un piccolo contributo alla costruzione dal basso di un modello di protezione civile europea più partecipato e consapevole e dunque più efficiente ed efficace”.

Il gruppo di lavoro ha incontrato presso il Posto di Mando Avanzado (Direzione di comando dell’emergenza) in località El Paso, i referenti delle varie componenti tecnico-scientifiche impegnate nella gestione delle emergenze. Durante i colloqui sono stati delineati gli scenari della crisi vulcanica in corso e i danni riportati al sistema antropico-ambientale con circa 2200 edifici residenziali e turistici completamente distrutti e numerosissime aziende agricole chiuse, 7000 persone sfollate e 1.200 ettari ricoperti dalla lava.

 “L'illustre Collegio Ufficiale dei Geologi ICOG e l'ONG Geologos Del Mundo, apprezzano molto il prezioso aiuto dei nostri colleghi italiani in questa situazione che richiede assistenza tecnica umanitaria e qualificata per svolgere i lavori di ricostruzione dichiara Carlos Garcia Royo - la loro sensibilità e disponibilità nel presentare le attività, la forma e le modalità di prevenzione di questi eventi, ha dimostrato grande esperienza maturata nella quotidiana gestione dei rischi in Italia” a cui si associa il segretario di Geologos dos Mundo Luis Granadino: “è stata una esperienza straordinaria quella di aver potuto condividere con i colleghi italiani questi momenti così drammatici, che vedono da un lato la grande forza della natura e dall’altra la disperazione di chi ha perso tutto, la propria casa, il proprio lavoro e la propria serenità”.

I geologi italiani hanno presentato il caso dell'Etna e la conseguente necessità della mappatura e dello studio del sottosuolo nella gestione del rischio vulcanico. Sono stati inoltre visitati e tenuti incontri con il municipio di Tazacorte, la società Gesplan, incaricata della ricostruzione per la comunità autonoma delle Isole Canarie, e si è tenuto un incontro molto importante con la presidenza della Federazione degli affari di La Palma. 

Della missione italo spagnola parla anche Carlo Cassaniti, sottolineando come “la missione internazionale a La Palma ha certamente arricchito la conoscenza tecnico-scientifica sul rischio vulcanico ed in particolar modo sull'impatto che tali eventi naturali possono avere sulla popolazione e sul territorio. Aver avuto la possibilità di partecipare alle attività di gestione dell'emergenza (PEVOLCA) rappresenta un punto di partenza per una cooperazione con le autorità Canarie, le quali hanno valutato positivamente l'approccio multidisciplinare che la delegazione italiana ha presentato durante l'incontro tenuto presso il Posto di comando avanzato (PMA), evidenziando altresì come sia importante aver potuto condividere l'esperienza delle procedure di protezione civile sviluppate sull'Etna, un sistema vulcanico molto simile al Cumbra Vieja nei prodotti eruttivi anche se ubicato in un contesto geodinamico completamente diverso”.

La necessità di una pianificazione degli scenari di rischio è stato quindi il focus degli incontri tecnici avutisi con le autorità di protezione civile e governative spagnole, senza tralasciare le esperienze italiane in materia di rischio sismico e condizione limite dell’emergenza: “l’interesse suscitato dai nostri interventi – ha infatti dichiarato Domenico Angelone – mostra da un lato come la cooperazione internazionale sia necessaria sia in caso di calamità che in fase di prevenzione, dall’altro come le ultime crisi sismiche italiane abbiano imposto al nostro Paese un improvviso balzo in avanti in termini di microzonazione sismica e di piani di protezione civile, fermo restando che abbiamo molto ancora da imparare per giungere ad un livello di prevenzione soddisfacente”.

Compiacimento è stato manifestato anche da parte del segretario della Federazione europea Gabriele Ponzoni che evidenzia come “la missione compiuta presso l'isola di Palma su esplicita richiesta dei colleghi geologi spagnoli (professionisti ed afferenti alla EFG European Federation of Geologists), fa emergere in modo molto netto la necessità di integrazione tra le varie eccellenze europee in ambito di prevenzione, valutazione e gestione delle calamità naturali ed i relativi rischi. Infatti il confronto avvenuto tra i colleghi italo-spagnoli ha permesso di valorizzare l'esperienza italiana e le relative competenze, a fronte di un incremento della sicurezza del territorio”.

Tutto ciò converge inevitabilmente su un approccio comune ed integrato (ovviamente futuro) di una protezione civile europea che coinvolga in modo sempre più operativo anche i geologi professionisti detentori spesso di un'esperienza storica di quella porzione di territorio interessata dalla calamità nonché di capacità tecniche di analisi utili alle valutazioni in fase emergenziale e post emergenza. La Federazione Europea EFG è impegnata in questo sforzo supportando tutte le richieste provenienti dai vari paesi nonché alle specifiche necessità che possano emergere a fronte delle sfide sempre più stringenti che i tempi moderni ci impongono.

A dieci anni dall’alluvione della Liguria e della Lunigiana il Consiglio Nazionale dei Geologi e la Fondazione Centro Studi del CNG, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi della Liguria e l’Ordine dei Geologi della Toscana, hanno fatto il punto della situazione sul rischio geo-idrologico nel nostro Paese. È stato il tema del webinar che si è svolto venerdì 22 ottobre 2021 dalle ore 14:30 alle ore 20:00. “La situazione del dissesto idrogeologico in Italia ad oggi vede crescere le aree a rischio nel nostro Paese con il 91% dei comuni italiani a rischio e quasi 7,5 milioni di persone che vivono in territori a rischio molto elevato ed elevato per frane e alluvioni, in uno scenario di cambiamenti climatici in atto che producono eventi sempre più estremi e frequenti che aggravano ulteriormente una situazione già molto critica. La Liguria è una delle regioni maggiormente esposte presentando valori degli indicatori di rischio decisamente più alti rispetto al dato nazionale”. Lo afferma Lorenzo Benedetto Consigliere del Consiglio Nazionale dei Geologi.

A condividere il pensiero è Valentina Casolini, Consigliere del CNG: “Il territorio ligure è infatti caratterizzato da alte montagne situate a ridosso della costa che vede la presenza di numerosi torrenti e corsi d’acqua che interferiscono con un territorio densamente urbanizzato che ha subìto uno sviluppo non compatibile con le condizioni geologiche e geomorfologiche, determinando elevate condizioni di rischio per frane, alluvioni, mareggiate ed erosione costiera”. Per i geologi, per far fronte ad uno scenario così ampio e complesso occorre una programmazione strategica pluriennale che preveda soluzioni integrate tra la realizzazione di opere strutturali di riduzione del rischio e l’adozione di interventi non strutturali quali presidi territoriali permanenti, sistemi di monitoraggio e di allerta, pianificazione di emergenza, manutenzione del territorio e più in generale di prevenzione e gestione del rischio. “Le risorse previste nel PNRR di 2,49 miliardi di euro per i prossimi cinque anni, che erano peraltro già state stanziate con il Piano Nazionale del 2019, sono decisamente insufficienti, occorre dunque necessariamente riprogrammare la spesa prevedendo adeguate risorse aggiuntive, se si vogliono ottenere risultati significativi nella gestione del rischio idro-geologico” conclude Lorenzo Benedetto.

L'alluvione dello Spezzino e della Lunigiana del 25 ottobre 2011 si è verificata a seguito di una forte precipitazione che in sei ore ha riversato 542 mm di pioggia sulla provincia della Spezia e di Massa e Carrara interessando due regioni: la Liguria e la Toscana. Paolo Airaldi, Presidente Ordine Regionale Geologi Liguria dichiara: Sono ormai trascorsi 10 anni dal tragico evento che colpì i comuni della Provincia della Spezia e che replicò pochi giorni dopo nella città di Genova. Da quel 25 ottobre 2011 ad oggi, gli interventi realizzati per il ripristino delle devastazioni territoriali e la mitigazione del rischio idrogeologico si contano a decine, sui versanti e negli alvei dei corsi d’acqua, ma molto resta ancora da fare. Il problema del dissesto idrogeologico rimane irrisolto e i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo negli ultimi anni e la cementificazione e impermeabilizzazione dei suoli, che proseguono tutt’oggi, costituiscono elementi di ulteriore aggravamento. Per il contrasto al dissesto idrogeologico, è il momento di mettere in campo un’efficace politica nazionale che privilegi gli interventi di prevenzione, ma anche di manutenzione e gestione delle opere e del territorio e che porti al superamento delle gestioni emergenziali”.

Una tragedia ricordata anche dal Presidente dell’Ordine Geologi Toscana, Riccardo Martelli: "Riviviamo in questi giorni il ricordo di un evento che, nel 2011, ha causato 13 vittime e paralizzato due province per lunghi anni. Ricordiamo la risposta forte della cittadinanza ed onoriamo lo sforzo di chi ha fatto rialzare quei territori. Oggi, resta la consapevolezza che eventi di quella portata risultano di difficile gestione e che è necessario adottare modelli conoscitivi nuovi e di maggiore dettaglio. Come pure è necessaria una più forte integrazione fra la pianificazione territoriale ed i piani di protezione civile".

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