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È aperta la call per “Gargano DOC" il workshop immersivo sul documentario che si terrà nell'ambito di "Mònde - Festa del Cinema sui Cammini", il festival organizzato da MAD - Memorie Audiovisive della Daunia - una produzione Apulia Film Commission con il finanziamento della Regione Puglia nell'ambito dell'intervento “Apulia Cinefestival Network”, insieme a Ente Parco Nazionale del Gargano e Comune di Monte Sant'Angelo - e che si terrà a Monte Sant'Angelo durante la prima settimana di ottobre. Sotto la guida del regista Alessandro Piva, questa esperienza on the road prenderà il via nel pomeriggio di giovedì 4 ottobre e si concluderà la sera di domenica 7 ottobre. Partendo dagli aspetti più strettamente pratici ed operativi del fare documentario, del racconto per immagini di un territorio e dell’utilizzo del materiale storico e d’archivio, il workshop sarà una quattro giorni di attività immersive ed esperienziali. Accanto al reportage sul luogo, una parte consistente del lavoro sarà poi dedicata – attraverso interviste e incontri – alle voci e alle testimonianze degli abitanti di Monte Sant'Angelo, provando a mettere allo specchio la generazione dei teenager con quella dei loro nonni nel comune confronto con una terra al contempo generosa e dura, da cui partire e alla quale – magari un giorno – anche tornare. 
L’obiettivo sarà la realizzazione, nel corso dei quattro giorni, di un breve reportage video che possa testimoniare e riassumere lo spirito, universale ed insieme locale,  di “Mònde”.
Il workshop, dedicato a giovani videomaker e registi, è completamente gratuito e a numero limitato.

 

L’Assessore alla cultura e al turismo della Città di Monte Sant’Angelo, Rosa Palomba, ieri ha accolto l’81enne Janus River, che da 17 anni è in giro per il mondo con la sua bicicletta ed ha percorso più di 300 mila chilometri. Ha visitato 152 Paesi e imparato 20 lingue. In questi giorni è sul Gargano e attraverserà tutta la Puglia in sella alla sua bici.

Janus all'età di 28 anni lascia la Polonia per sfuggire al regime comunista. Si rifugia in Egitto dove ottiene il passaporto italiano. "Sono arrivato in Italia nel 1978 ai tempi - dice lo stesso River - del papa polacco Giovanni Paolo II. Sono stato procuratore sportivo e ho lavorato nel mondo dello spettacolo, organizzando eventi. Poi ho deciso di compiere questa impresa".

Janus River conta di concludere il suo viaggio in Italia nel 2019 quando giungerà a Napoli e di lì si imbarcherà per il Cile, in Sud America. "Poi mi attendono la Patagonia e l'Australia. Se la salute mi accompagnerà ancora, il mio personalissimo giro del mondo, si chiuderà nel 2028 a Pechino. Poi potrò fermarmi".

 

Mi piaceva servire messa dalla parte del Messale perché quando arrivava la consacrazione leggeva le Parole 'in persona Christi' e guardava il libro ma a me sembrava guardasse me, in ginocchio là sotto. E le sue 'occhiate' assumevano tutto un altro significato: 'il mio corpo, il mio sangue... per voi!'
Era don Salvatore il 'nostro parroco' oggi salito al cospetto di Dio.
So di interpretare i pensieri di molti nel rendere grazie a Dio per averlo messo sulla strada di tanti ragazzi, alla Chiesetta e al Liceo, quelli nati tra gli anni 60 e 90 (le generazioni successive a quelle radunate dal caro don Ciccio) e averli condotti alla fede tra i flutti del mondo... consapevole che i frutti del suo ministero li avrebbero raccolti altri (visto che dopo le superiori nella nostra comunità si partiva e si continua a partire). Oggi quei ragazzi sono papà, mamme, sacerdoti, persone impegnate nella società e nel mondo.
Con il suo stile: non diceva molto ma ti fidavi e lo capivi perché ti aveva condotto nel bosco della Foresta Umbra di notte, dopo un falò, dopo una lavata di testa che aveva sempre un suo senso. Ebbene sì!
E non chiedeva. Rispettava e attendeva che il terreno di ciascuno portasse frutto! Proprio come fa il buon agricoltore!
La sua era una fede allevata nelle fila dell'Azione Cattolica, la Giosuè Borsi, interparrocchiale, ancora troppo poco indagata... nella storia della nostra città di Monte S. Angelo.
Grazie don Salvatore. Servo fedele della vigna del Signore!
I tuoi ragazzi !

 

La morte di un sacerdote dedito alla comunità parrocchiale porta un sentimento di grande gratitudine per gli anni di servizio che il buon Dio gli ha concesso di vivere. Lo ricordiamo nella amata "chiesetta", attento alle mansioni sacerdotali e alla cura d'anime. Con don Salvatore va via un altro pezzo di storia ecclesiale. Un uomo di Dio ancorato alla sana devozione a San Michele Arcangelo, profondamente legato alla sua terra, alla storia di un popolo lavoratore. Ha conosciuto la fisicità del lavoro nella sua famiglia di origine per poi essere "assunto" nella grande famigli di Dio, nella Chiesa, a servizio di Dio. Ed è proprio al Signore che affidiamo con gratitudine l'anima del caro don Salvatore. Lo immaginiamo ora accanto a don Ciccio a pregare per tutti noi, per i fedeli della chiesetta.

 

Foto e testo a cura di Nico Baratta.

La discussione è ormai di dominio pubblico. Non solo nell’ambito popolare di Monte Sant’Angelo, bensì tra turisti e pellegrini, tutti si chiedono perché dalla Fontana del Pellegrino non esce più acqua. All’occhio è subito balzata la mancanza del rubinetto, che ha scatenato indignazione.

Forse non tutti sanno che quella fontana è un punto di ritrovo di chi si reca a Monte Sant’Angelo. Se un tempo, oltre 30 anni fa, c’era la vecchia “Fontana del Pellegrino” dove si dissetavano i pellegrini e si abbeveravano gli animali al seguito, oggi, nei pressi della Basilica dell’Arcangelo Michele, e precisamente in Via Carlo d’Angiò, c’è un’altra fontana, o meglio un fontanino, ribattezzato “del Pellegrino”, incastonato nella roccia.

Come detto, qui si recano montanari che tra una passeggiata e un servizio si dissetano, si ritrovano i pellegrini che si rinfrescano, i turisti che riempiono bottiglie, sportivi, perlopiù ciclisti, che si rinfrescano e riempiono le preziose borracce. Insomma, è un punto di riferimento, dove l’acqua è protagonista, particolarmente per chi si sta per recare nella vicina Foresta Umbra.

Ebbene, diciamo…, l’interruzione dell’acqua accompagnata dalla sparizione del rubinetto, ha irritato chiunque desiderava quell’acqua. E giacché è da alcune settimane che il disservizio persiste, ovviamente come spesso accade, la colpa è stata conferita al Comune.

A tal fine e per ristabilire verità, a volte contraffate da dicerie popolari, abbiamo contattato il Comune di Monte Sant’Angelo, chiedendo al Vice Sindaco Michele Fusilli spiegazioni in merito.

«Ringrazio il giornalista per avermi contattato, cosicché da poter fornire le dovute spiegazioni che i concittadini e chiunque si reca a Monte meritano. Innanzitutto spieghiamo che il fontanino in oggetto è collegato con l'impianto idrico dei bagni pubblici, ubicati di fianco, perciò soggetto al loro funzionamento –ha affermato il Vice Sindaco-. Poiché l'impianto ha subito un'interruzione per un problema legato ai bagni pubblici, anche l'erogazione dell'acqua del fontanino è stata interrotta. Il problema è l'otturazione dello scarico dei bagni, che in questo periodo si è ripetuto più volte, tant'è che la ditta che provvede alla manutenzione dei bagni pubblici è intervenuta tre/quattro volte –ha precisato dovutamente Fusilli-. Il fatto che sia sparito il rubinetto potrebbe essere che sia stato tolto per indicare il non funzionamento del fontanino. Se fosse stato sottratto, ipotesi da non escludere, e se l'acqua era erogabile, il Comune sarebbe subito intervenuto per ripristinarlo. Nella settimana scorsa la ditta è intervenuta nuovamente, liberando lo scarico e ripristinando il servizio. Stiamo attendendo che l'intervento sia definitivo in modo da ripristinare il funzionamento del fontanino, cui il Comune ricollocherà il rubinetto mancante. Tuttavia, è giusto precisare, che il nostro intervento, come Comune, è per ripristinare un disservizio emergenziale. Infatti, tutta l'area di Piazza Carlo d'Angiò sarà oggetto di un intervento strutturale da parte del Parco Nazionale del Gargano –ha terminato il Vice Sindaco-».

Ora è solo questione di tempo, brevissimo si spera, affinché la “Fontana del Pellegrino” ritorni “a far acqua” nel bene di tutti. Un simbolo, seppur non storico, crediamo che vada preservato, anche coccolato, giacché è un riferimento, ed anche l’unico punto idrico pubblico funzionante.

©NicoBaratta all rights reserved - Tutti i diritti sono riservati

 

Di Nico Baratta

Due mesi fa ricorreva il drammatico anniversario della morte del giovane Felice Fischetti, il 23enne di Monte Sant’Angelo perito dopo tre giorni in seguito ad alcune ferite inferte con un coltello dall’allora 60enne. R.L.A., accusato di aver urinato, in compagnia di un suo amico, G.P., sotto l’uscio dell’abitazione del suo esecutore. Era il 16 luglio del 2017 quando la vita di Felice, e dei suoi cari, fu tragicamente “violata” da un atto inconsueto, troppo violento per una banale causa, tra l’altro tutta da verificare, secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti e poi confermate dallo stesso omicida. Difatti nella richiesta di giudizio immediato del GIP, R.L.A. si legge che «dopo aver visto passare dinanzi a casa sua (riferendosi ai due giovani, ndr.), pensando che volessero ivi urinare, scendeva dall’abitazione colpendo Felice Fischetti in regione inquinale con un coltello della lunghezza di cm 30… (con lama da 18 cm, ndr.) con conseguente e immediata abbondante perdita di sangue che faceva entrare il ragazzo in uno stato di coma… con conseguente decesso, avvenuto due giorni dopo nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza».

Da allora son trascorsi quattordici mesi e oggi, 13 settembre 2018, a Foggia, alle ore 09:00 presso il Tribunale, si celebrerà la prima udienza del processo con rito abbreviato secco. L’imputazione è omicidio con l’aggravante di «aver commesso il fatto per futili motivi». Per la cronaca giudiziaria è bene ricordare che, come scritto nelle carte legali, «su opposizione delle sole parti civili, nonostante il parere favorevole del PM, sono state rigettate le richieste del difensore dell’imputato, tendenti ad acquisire una propria perizia di parte e che venisse esperita come condizione l’ascolto del proprio perito di parte, e della consulente del Pubblico Ministero sulle lesioni alle mani del ragazzo deceduto». Richieste «tendenti a dimostrare che la vittima non avesse aggredito l’autore dei fatti ma si fosse solo difesa».

Noi già ce ne occupammo del caso, prima con il tragico evento accaduto l’anno precedente e le varie fasi giurisprudenziali che hanno, poi, permesso la celebrazione dell’udienza di oggi, poi due mesi fa quando pubblicammo alcuni articoli ed anche una “Lettera Aperta” della mamma di Felice Fischetti.

Oggi la redazione, su richiesta della sig.ra Ermelinda Santoro, mamma di Felice, che ha contattato il giornalista Nico Baratta, pubblica una sua “Lettera Aperta”, in attesa di conoscere l’esito dell’odierno dibattimento, cui divulgheremo notizia.

 «VOGLIO GIUSTIZIA PER MIO FIGLIO FELICE FISCHETTI». LETTERA APERTA DELLA MAMMA

«È arrivato il fatidico giorno. Vi sarà giustizia? Finirà in carcere il tuo assassino?

Ho aspettato 1 anno e 55 giorni per la sua condanna perché, credimi, non ho mai tollerato il fatto che lui stesse iniziando a pagare la pena con gli arresti domiciliari. Oggi spero di trovare un giudice, che sia una madre o un padre, perché solo un genitore può capire questo tremendo dolore. 

Mi sveglio ogni mattina credendo che sia solo un brutto sogno. Invece mi tocca affrontare questa terribile realtà. Ho imparato a vivere di immaginazione perché tu sei ovunque io guardo.

Percorrerò la strada verso il tribunale chiedendoti di starmi vicino, per darmi la forza di non crollare fino al momento della sentenza. Io non potrò e non voglio capire che la mano di un uomo, anzi no, non può essere definito tale quell’essere spregevole che ti ha tolto la vita, ti abbia portato via da me.

Avrei voluto trovarmi lì: sarei stata il tuo scudo, la tua salvezza. Avresti potuto continuare a vivere e a essere felice.

Oggi sarò la tua guerriera. Voglio che tu sappia che ci hai lasciato un vuoto incolmabile, una cicatrice indelebile e che da quel giorno ci tocca vivere, anche se dentro ci sentiamo morire».

La tua mamma.

Ermelinda Santoro

 

 

 "La Via per San Michele" giunge quest'anno alla sua seconda edizione e permette a chi lo desiderasse di percorrere totalmente a piedi gli 88 km che da Vieste portano a Monte Sant'Angelo sino all'ingresso della Reale Basilica di San Michele Arcangelo con ritorno a Vieste per la messa di ringraziamento del 30 settembre che si tiene in Cattedrale.

Ai partecipanti, come dono per l’impegno e la dedizione profusi, verrà donato il fazzoletto del pellegrino e un attestato di partecipazione, simboli che testimoniano la devozione nei confronti di San Michele Arcangelo.

Il percorso non si presenta particolarmente complesso, ma è certamente riservato agli amanti della natura e alle lunghe passeggiate all’aria aperta che cercano esperienze autentiche, con le quali scoprire e conoscere nuovi territori e culture diverse. Si tratta comunque di un cammino di oltre 80 chilometri, e un dislivello massimo di 800 metri e richiede una preparazione psicofisica adeguata..

Un fenomeno di religiosità popolare, quello del viaggio verso i luoghi-chiave della Cristianità, che ha coinvolto nei secoli migliaia di pellegrini.

Nel Medioevo, i grandi itinerari della fede si snodavano lungo le rotte dei mari o i sentieri d’Oriente per raggiungere la Terrasanta, verso le strade per Roma, e lungo il “camino de Santiago” di Compostela, ma anche lungo la “Via Sacra Langobardorum” che univa direttamente Benevento a Monte Sant’Angelo, ma ben presto collegò l’Europa occidentale con la Terra Santa, tramite i porti di Brindisi e Otranto.

Un itinerario fondamentale per l’organizzazione viaria e marittima, per la fondazione di chiese, monasteri e mercati, ma soprattutto per la creazione di una comune cultura europea.

La denominazione dell’itinerario al Monte Gargano è legata alla presenza dei Longobardi, che fecero del santuario dell’Arcangelo il loro santuario nazionale e diffusero il culto micaelico in tutta Europa. Un culto che resiste dal Medioevo e si rinnova da oltre 1500 anni. Secondo la tradizione, l’Arcangelo apparve nel 490 a Monte Sant’Angelo, stabilendo colà la sua dimora. Il santuario, soprattutto durante il periodo delle Crociate, divenne la tappa obbligata per il passaggio in Terra Santa, sostegno ideale nella crociata contro i Turchi. Il Gargano divenne così uno dei luoghi di culto e pellegrinaggio più frequentati del Medioevo. Papi, Imperatori e Cavalieri percorsero le impervie contrade della Sacra altura, incamminandosi d’inverno, a piedi scalzi, lungo i suoi tornanti, per chiedere all’Arcangelo la remissione dei propri peccati.

Il pellegrinaggio era considerato “il cammino verso la salvezza”. Fra i pellegrini vi erano ricchi e poveri, sani e infermi, santi e peccatori, tutti accomunati da uno stesso sentimento: riacquistare la fede perduta e con essa la salvezza eterna. Si narra che San Francesco, non ritenendosi degno di entrare al cospetto del Principe delle Celesti Milizie, si fermasse a pregare dinanzi all’entrata della grotta.

Il pellegrinaggio, dalla fine dell’800, assunse una vera dimensione di massa: gruppi di devoti partivano da tutta Italia per raggiungere Monte Sant’Angelo, a piedi o a bordo di caratteristici carretti. Giovanni Tancredi, nel 1938, descrisse così le compagnie di Sammichelari che salivano gli impervi tornanti del Monte Gargano: “Chi vuol avere la sensazione della vera fede, venga quassù ed osservi le strade carrozzabili, gli impervi sentieri, le coste dei monti dove giovani e vecchi, uomini e donne con grossi involti sul capo, con le scarpe e le uose in mano, sgranando il rosario, salgono in lunghe file serpeggianti, oppure dispersi per le diverse scorciatoie come branchi di pecore pascenti, cantando interminabili litanie” .

Per adesioni o ulteriori informazioni: 3451450552 (Valentino)
 

Con il tempo di 1'28.4  l'equipaggio di Monte Sant'Angelo Azzarone - Sansone  (su Skoda Fabia) si piazza la secondo posto.

 

 

 

Foto di Arcangelo Palumbo

Il pilota di casa, in gara per GDA Communication, chiude ottimo quinto assoluto, firmando classe e gruppo. Bene Guerra, quarto all'esordio. Sfortunati Erbetta e Di Bari.

Modena, 11 Settembre 2018 – Il Rally Porta del Gargano regala un'autentica altalena di emozioni a GDA Communication, la quale rientra dall'evento pugliese con un bilancio chiuso in sostanziale pareggio.

L'appuntamento di casa, data la presenza di numerosi piloti sipontini tra le fila della scuderia modenese, ha visto brillare la stella di Maurizio De Salvia che, al volante di una Renault Clio Super 1600 di PR2 Sport e con al proprio fianco Valerio Silvaggi, ha letteralmente dominato la classe S1600, siglando anche il gruppo A ed una splendida quinta posizione nell'assoluta.

“È stato un costante crescendo” – racconta De Salvia – “e, dopo un fuori programma all'avvio, abbiamo alzato costantemente il ritmo. Auto perfetta e team perfetto. Ringrazio di cuore PR2 Sport per l'ottimo lavoro svolto. L'esperienza di Valerio, in abitacolo, si è fatta sentire tutta. Mi ha saputo gestire al meglio. Aver messo dietro alcune vetture superiori alla nostra è stata una grossa soddisfazione. Grazie anche ai tantissimi sostenitori che mi han seguito in speciale.”

Non si è presentato sulla pedana di partenza il sempreverde Giuseppe, in arte “Pino”, Erbetta che, causa gravi problemi familiari, ha dovuto abbandonare in fretta il campo gara.

Per lui e per Alfredo Tarquinio la prima sulla Renault Clio Williams di gruppo A è rimandata.

Gioie e dolori per il sodalizio di Vignola arrivano dal produzione riservato alle due ruote motrici.

Il più sfortunato, tra i due debuttanti sulla Renault Clio RS, è stato Giuseppe Di Bari, con Pietro Salcuni alle note.

La gara, del pilota della francesina griffata FT Car Sport, viene pesantemente condizionata sin dalla speciale di apertura, preludio di una doccia fredda che si nascondeva dietro l'angolo, sul primo impegno della Domenica.

“Purtroppo ci siamo dovuti ritirare” – racconta Di Bari – “ma, purtroppo, la nostra gara non è partita bene sin dal Sabato sera, dove abbiamo raggiunto il concorrente che ci precedeva. Non ci ha lasciato spazio ed abbiamo perso tantissimo tempo. La Clio era una bomba ed eravamo carichi per tentare la rimonta alla Domenica. A metà della prima prova abbiamo accusato un problema elettrico e ci siamo dovuti fermare. Siamo comunque contenti, ci rifaremo più avanti.”

Sorride invece Michele Guerra, in coppia con Giovanni Guerra, che chiude il suo esordio sulla trazione anteriore transalpina, di PR2 Sport, con un buon quarto posto di classe N3.

“Siamo partiti con molta calma” – racconta Guerra – “per cercare di scoprire, pian piano, come girava la vettura. Sulle prime due di Domenica abbiamo faticato con le gomme all'anteriore, stallonandone una. Nonostante un piccolo dritto, sul finale di giornata, possiamo ritenerci ampiamente soddisfatti. Grazie a PR2 Sport, team molto professionale e vettura eccellente.”

 

Foto Arcangelo Palumbo

Le parole del Presidente della Scuderia foggiana Pietro Bernaudo alla vigilia della gara erano state imperative, “vinciamo tutto.”
 
Il pilota di punta del sodalizio dauno Giuseppe Bergantino coadiuvato alle note dalla navigatrice Michela DiVincenzo ha raccolto l’ordine impartito e con il massimo impegno e concentrazione ha centrato l’obiettivo di vincere per la quinta volta il Rally sulle strade garganiche e riportare a casa il titolo della COPPA ITALIA Rally già conquistato nel 2016.
 
Un successo strepitoso festeggiato all’arrivo sul palco allestito nel corso principale di Manfredonia davanti a migliaia di spettatori sulle note dell’inno di Mameli e con la consegna della Coppa per la vittoria da parte del Presidente dell’Automobile Club di Foggia Raimondo Ursitti.
 
Un traguardo storico che riconferma ancora una volta le indubbie qualità del driver manfredoniano cresciuto a pane e motori sin da tenera età e che oggi continua a mietere successi e notorietà su tutto il territorio nazionale.
 
La cronaca di gara vede subito nelle prime battute di gara che  Bergantino ed il suo diretto rivale per il titolo Riolo si fronteggiavano su distacchi nell’ordine di decimi di secondo e proprio nel momento che l’idolo garganico tentava l’allungo nella prova speciale in foresta umbra , il colpo di scena arrivava inaspettato ed a causa di rottura meccanica proprio Totò Riolo alzava bandiera bianca e si ritirava lasciando a Bergantino strada aperta alla vittoria che arrivava alle 17.44 sulla pedana di arrivo con fiumi di spumante sul podio.
 
Degna conclusione di una stagione veramente ad alti livelli per la scuderia foggiana che festeggia anche con Bartolomeo Solitro ed Alberto Porzio il successo in classe R4.

Pilota Giuseppe Bergantino: Quinta Vittoria nella gara di casa, Seconda Coppa Italia 4ª Zona vinta…...numeri che cominciano a scrivere un pezzo di Storia dell’Automobilismo di Capitanata.

Siamo ancora emozionati per le migliaia di persone presenti sotto al podio e che lungo le strade tifavano per noi “Grazie”. Questo è il capolavoro costruito con sacrificio ed impegno di una Grande Squadra composta dalla Scuderia New Jolly Motors e dal Team HK Racing sulla FORD Fiesta R5 …….,impeccabili su tutto.

 

 

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