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nota di p. Franco Moscone crs, Arcivescovo dell’Arcidiocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

«Non possiamo assolutamente tacere, oggi, di fronte alla notizia di presunti maltrattamenti e violenze fisiche perpetrati da alcuni operatori socio-sanitari della Cooperativa S. Chiara nei confronti di alcuni anziani in stato fisico e mentale debolissimo, ricoverati presso la RSA Stella Maris, di proprietà della Congregazione ‘Famiglia dei Discepoli’ presente da più decenni in diocesi, la cui opera ultradecennale nel territorio è riconosciuta preziosa dall’intera opinione pubblica locale per il servizio reso secondo lo spirito evangelico.

Pur se la proprietà e la Direzione della Residenza Stella Maris, non hanno alcuna responsabilità per simili inumani comportamenti, che invece risultano danneggiate nell’immagine sociale, tuttavia non possiamo non condannare gli atti di violenza alla persona che è sempre e comunque degna di rispetto e di amorevole cura, ancor più se in stato di estrema incapacità fisica e mentale: ribadiamo che non è assolutamente tollerabile simile degenerazione del welfare comunitario in dispregio di ogni deontologia professionale che invece deve essere ancor più attentamente protesa al servizio della persona in stato di fragilità.

E dunque, a tutti noi, impegnati ancora oggi a spendere energie a favore dei nostri fratelli, in specie se anziani e fragili, e non solo, è richiesto di avere occhi nuovi e attenzioni nuove per quell’essere presente dell’Altro, anziano o povero o straniero o ammalato o portatore di handicap, che è posto, per la durata dei nostri giorni, accanto a noi dalla Divina Provvidenza, sull’esempio del Samaritano evangelico e sull’esperienza tramandatici dai padri».

La Giunta regionale ha preso atto nella seduta di ieri  dell'assegnazione complessiva di 2.045.162 euro relativi alla ripartizione delle risorse del “Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità” per l’anno 2021, da destinare al finanziamento e al potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza.

In particolare, fa sapere l’assessorato al Welfare,  736.655,50 euro saranno destinati  al sostegno e potenziamento dei centri antiviolenza privati, e 610.506,50 euro al sostegno e potenziamento delle case rifugio esistenti. Nell’ambito di queste risorse trovano sostenibilità anche le case per la protezione di secondo livello già operative, gestite direttamente dai centri antiviolenza, avviate anche grazie al finanziamento dei precedenti DPCM: queste strutture hanno l’obiettivo di sostenere gradualmente la fase di passaggio verso la completa autonomia abitativa della donna anche attraverso la formula del cohousing. 250.000 euro saranno impiegati per interventi per il sostegno abitativo, il reinserimento lavorativo e più in generale per l'accompagnamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.  L’intervento “Dote per l’empowerment e l’autonomia” intende sviluppare e sostenere azioni volte a promuovere percorsi per l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa delle donne vittime di violenza prese in carico dai centri antiviolenza, in modalità integrata con altri servizi delle reti territoriali antiviolenza. Il target principale sarà in primis quello delle donne disoccupate o inoccupate il cui progetto personalizzato di fuoriuscita dalla violenza preveda la riqualificazione e l’inserimento lavorativo, ma anche quello delle donne occupate il cui progetto personalizzato preveda il miglioramento della condizione economica e professionale. Rispetto agli interventi di autonomia abitativa, il target sarà quello delle donne prese in carico dai Centri antiviolenza e/o dimesse dalle case rifugio che non dispongono di un alloggio o il cui alloggio è divenuto impraticabile per ragioni di sicurezza personale. 60.000 euro saranno destinati a progetti rivolti anche a donne minorenni vittime di violenza e a minori vittime di violenza assistita: interventi a sostegno dei Comuni pugliesi in cui sono presenti gli orfani speciali e le loro famiglie affidatarie, già in carico ai servizi preposti; 120.000 euro serviranno per il rafforzamento della rete dei servizi attraverso il consolidamento o  l’attivazione di sportelli/punti di ascolto dei CAV regolarmente autorizzati, al fine di rendere più capillare la presenza del servizio e garantire il presidio antiviolenza nei territori ancora privi;  80.000,00 euro saranno per il  rafforzamento della rete dei servizi attraverso l’individuazione di 2 case per la prima emergenza, a carattere temporaneo, da destinare alla protezione delle donne, sole o con figli, vittime di violenza, la cui valutazione del rischio è medio-alta; 68.000 euro andranno alle azioni di informazione, comunicazione e formazione; 120.000 euro per programmi rivolti agli uomini maltrattanti

“La gran parte degli interventi previsti nella presente programmazione - dichiara l’assessora al Welfare - oltre ad essere obiettivi specifici del Piano Regionale delle Politiche Sociali, sono il frutto della concertazione che ha coinvolto tutti i soggetti gestori dei CAV e delle case di prima e seconda accoglienza e che ha portato alla redazione dell’Agenda di genere. Insieme alle referenti indicate dai Centri antiviolenza, sono stati realizzati due incontri per la programmazione delle attività della seconda annualità del Piano di comunicazione ed  è stata definita in dettaglio una proposta operativa sottoposta all’Assessorato allo sport della Regione Puglia per l’organizzazione di un ciclo di eventi che si svolgerà da ottobre al 25 novembre e che coinvolgerà un numero significativo di associazioni sportive. È la prima volta che Regione si rivolge al mondo dello sport nella consapevolezza delle potenzialità insite in esso per numerosità di partecipanti rispetto agli obiettivi di sensibilizzazione sul tema e prevenzione”.

Stamani, 03 agosto 2022, la Polizia di Stato di Foggia, ha eseguito un’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari a carico di quattro indagati, tutti Operatori Socio Sanitari (OSS) impiegati nella R.S.A. “Stella Maris” di Manfredonia.

L’odierno provvedimento emesso dal GIP presso il Tribunale di Foggia si fonda su una richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica e ha ad oggetto i delitti di maltrattamenti e di violenza sessuale nei confronti di alcuni pazienti ricoverati nella residenza.  

Gli arrestati sono tre residenti di Manfredonia e uno a Monte Sant’Angelo, rispettivamente del 42enne A. V. il presunto violentatore, D. N. 31 anni, M. P. 25 anni e il 37enne M. S..

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L’attività investigativa della Squadra Mobile di Foggia, ha preso avvio nel mese di giugno scorso allorquando è pervenuta presso il Commissariato di P.S. di Manfredonia una lettera anonima in busta chiusa nella quale venivano narrati sommariamente presunti episodi di maltrattamenti che alcuni Operatori Socio Sanitari ponevano in essere nei confronti di alcuni pazienti ricoverati presso la R.S.A. di Manfredonia. All’interno della busta vi era anche una chiavetta USB contenente un file audio video sul quale erano state registrate le urla di un’anziana donna.

Al fine di riscontrare quanto informalmente appreso si è provveduto ad installare diversi presidi tecnici all’interno della struttura oggetto di denuncia, i quali, già dopo pochi giorni dall’attivazione, hanno permesso di registrare numerosi e reiterati abusi, fisici e psicologici, da parte degli operatori a danno di pazienti in età avanzata con patologie altamente invalidanti. 

Ha osservato il Giudice che gli odierni indagati hanno posto in essere condotte “prevaricatrici ed inutilmente punitive” ispirate “a mera volontà denigratoria ovvero da un irrazionale intento di ricondurre a contegni di autocontrollo e disciplina soggetti del tutto incapaci, a causa del loro stato fisico e mentale”.

Uno degli indagati è gravemente indiziato anche di aver compiuto delle violenze sessuali nei confronti di due degenti.

Ad ogni modo, l’indagato, in quanto tale, è presunto innocente fino ad una eventuale sentenza definitiva di condanna. La sua posizione penale sarà oggetto di nuove valutazioni in sede di dibattimento o procedimenti speciali con l’indispensabile contributo della difesa. 

Presso il MAT Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo sabato 5 marzo si inaugura “Com’eri vestita?” la mostra-installazione itinerante contro gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupri.

I volontari di Croce Rossa Italiana del Comitato San Severo – Torremaggiore, in continuità con le attività formative a tema, hanno desiderato organizzare la tappa sanseverese in collaborazione del MAT Museo dell’Alto Tavoliere che ne ha curato l’installazione. La mostra attiva dal 5 al 9 di Marzo  gode del Patrocinio della Città di San Severo e della Consulta delle Associazioni di San Severo e del Centro Antiviolenza “Il Filo di Arianna” di San Severo.

È la poesia “What I was wearing” di Mary Simmerling ad aver ispirato la mostra “Com’eri vestita?”, in cui si raccontano storie di violenza sessuale attraverso i vestiti che le donne indossavano quando sono state vittime di stupro.

Nata sulla scia dell’esposizione negli USA “What were you wearing?”, in collaborazione con il Centro di educazione contro gli stupri dell'Università dell'Arkansas, ed adattata al contesto italiano dall’Associazione “Libere Sinergie di Milano” e successivamente portata in Puglia dall’Associazione “Sud-Est Donne” di Martina Franca (TA).

L'installazione nel MAT – Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo si compone di storie, rigorosamente anonime, provenienti da luoghi geografici e contesti socio-culturali del tutto diversi.

Le tute da ginnastica e i pigiami scoloriti raccontano una verità semplice: lo stupro non ha nulla a che vedere con la provocazione.

I dati Istat ci confermano che questa domanda “Com’eri vestita?” si trova permeata come pensiero, anzi come retropensiero, nella cultura diffusa, che scredita la vittima e la ri-colpevolizza. La tendenza, nelle cause per stupro o violenza maschile sulle donne, risulta ancora quella di puntare a screditare la credibilità della donna, finendo per tramutarla da vittima a colpevole. L’atteggiamento mentale che spesso viene messo in discussione è che, se c’è stata una violenza, questa è di fatto stata provocata da un atteggiamento sconveniente da parte della donna, come ad esempio la scelta di un vestiario “provocante”. 

Tutte le storie raccontate attraverso i vestiti esposti nella mostra al MAT di San Severo “Com’eri vestita?” rinviano al messaggio che la violenza sessuale non è colpa delle vittime, qualunque cosa indossino. 

Non è l’abito che si indossa che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto” (Jen Brockman).

La tappa della mostra a San Severo consente ai volontari della Croce Rossa Italiana, organizzazione che ha promosso in loco l’iniziativa, di attuare l’obiettivo di informare il visitatore e suscitare senso critico oltre che generare ulteriori momenti di approfondimento sul pregiudizio e sulla discriminazione di genere.

La mostra “Com’eri vestita?” è allestita in una sala espositiva del MAT a piano terra e verrà inaugurata sabato 5 marzo alle ore 18.00 alla presenza del Sindaco della Città di San Severo e degli assessori competenti, alla presenza dell’Assessore alle Pari opportunità della Regione Puglia Rosa Barone ed alla presenza di Giuseppe Del Grosso, Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bari. Introdurranno brevemente il concept della mostra-installazione “Com’eri vestita?” rappresentanti della Croce Rossa Italiana Comitato San Severo Torremaggiore e la Direttrice del MAT Elena Antonacci.

La mostra sarà visitabile dal 5 al 9 marzo nei seguenti orari:
Sab.: 18.00 – 21.00
Dom.: 10.30 – 13.30; 18.00-21.00
Lun.-Merc.: 9.00-13.30; 17.30-20.30

Per poter accedere in museo, come da normativa nazionale in vigore, sarà necessario a tutti gli over 12 anni essere in possesso del Super Green Pass ed essere dotati di mascherina.

INFO e PRENOTAZIONI per le scolaresche:
MAT Museo dell’Alto Tavoliere
Piazza san Francesco, 48
San Severo (FG)
Tel. 0882.339611
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

nota del Consigliere regionale Lega, Joseph Splendido.

“L’ennesima aggressione a Borgo Mezzanone nei confronti di una giovane donna per mano di due immigrati è una notizia che mi addolora e preoccupa. Stando alla dinamica raccolta, la donna stava tornando a casa quando è stata assalita da due extracomunitari, che hanno anche tentato di rubarle il telefono cellulare. Basta: non è tollerabile che i residenti di quella borgata debbano continuare a convivere con la paura costante del sopruso e della violenza, nove volte su dieci per mano di stranieri che vivono di espedienti e senza regole.
Sono vicino alla vittima e alla sua famiglia e solidale con la comunità di Borgo Mezzanone. I residenti sono stanchi ed è ora che si faccia qualcosa per restituire un minimo di sicurezza e vivibilità ad una zona diventata terra di nessuno grazie al buonismo pernicioso della sinistra. Chiederò formalmente alle istituzioni preposte di convocare un tavolo sulla questione. Si deve agire subito, non attendiamo che qualcosa di più grave accada”.

Un fiocco rosso sulla divisa per riempire le coscienze della consapevolezza che la violenza sulle donne è un problema culturale e una responsabilità sociale, che riguarda tutti!

Anche la Polizia Locale di Foggia, ieri 25 novembre 2021, nella Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne ha voluto aderire all'iniziativa istituita dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite indossando sulla divisa di tutti gli appartenenti al Corpo un fiocco rosso simbolo che ha l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno della violenza di genere.

“Questa indagine, promossa dall’assessore Gianni Stea, dall’Ufficio del personale e dal capo dipartimento Ciro Imperio, è un modo per guardarsi allo specchio e cercare di capire quali sono i problemi, perché nasconderli sotto il tappeto non serve. Davvero un ottimo lavoro. Devo dire che temevamo una situazione peggiore, invece emerge una situazione gestibile, ma che non va assolutamente trascurata. Ho dato indirizzo oggi di dare vita ad un rafforzamento degli uffici che si occupano del clima e del benessere organizzativo, e in particolare di avviare quel servizio di mediazione dei conflitti e di consueling, oltre le normali virtù umane del rispetto, dell’educazione, della gentilezza, dell’ascolto reciproco che in una squadra così vasta come la Regione sono fondamentali. Serve qualche tecnico che difronte a conflitti molto gravi riesca a mediarli tra superiori e personale dipendente e anche tra i nostri dipendenti.

Sono il capitale umano della regione Puglia, senza di loro niente di quello che diciamo si trasformerebbe mai in cose concrete”.

E il commento del presidente della regione Puglia Michele Emiliano all’indagine promossa dall’assessore al Personale Gianni Stea, presentata questa mattina, nella sala delle adunanze del Consiglio regionale per la Giornata contro la violenza sulle donne. Indagine sul tema Promozione del benessere organizzativo e prevenzione della violenza e delle molestie nel luogo di lavoro. 

I risultati dell’indagine conoscitiva sul fenomeno delle violenze di genere, molestie e mobbing all’interno degli uffici della Regione Puglia, promossa anche da Ufficio statistico regionale e dal CUG, Comitato unico di Garanzia, sono stati resi noti dall’Assessore Gianni Stea:

Hanno risposto ai quesiti 1.075 dipendenti su 2.528 (il 42,5%) di cui: 1007 su 2374 inviati tra gli impiegati della Giunta e 68 su 154 del Consiglio regionale. Per quanto riguarda il concetto di “discriminazione” hanno risposto di conoscerlo “molto” o “abbastanza” il 91,6% degli intervistati della Giunta e l’85,3% del Consiglio. Dati leggermente inferiori, invece, per il “linguaggio di genere” con rispettivamente il 69,6%  e il 69,1%. 

L’attenzione è stata quindi puntata sulle risposte al seguente quesito: 

NEL LUOGO IN CUI LAVORI SI SONO VERIFICATI EPISODI DI MOLESTIE DI QUALSIASI SESSO, A CARATTERE FISICO E/O VERBALE? 

Nel caso hanno dato risposte affermative il 15,4% di donne e l’ 8,6 di uomini degli uffici Giunta e il 27,5% di donne e il 10,7% di uomini del Consiglio. Prevalente il sesso maschile di chi ha agito con molestia: 62,2% in  Giunta e 57,1 in Consiglio. 69 donne e 16 uomini in Giunta e 11 donne e 2 uomini in Consiglio hanno affermato di avere personalmente subito molestie sul luogo di lavoro.

L’Assessore Stea, ringraziando, tra gli altri, il Presidente Michele Emiliano e il Presidente del Consiglio, Loredana Capone, “per l’impegno messo in campo direttamente a favore di un mondo del lavoro libero da violenza e molestie e promuovere un’ampia protezione contro situazioni che contemplino tali aspetti prestando particolare attenzione a coloro che sono maggiormente vulnerabili o versino in situazioni particolari”, ha poi assicurato la massima attenzione al fenomeno che sarà monitorato annualmente tramite la distribuzione di questionari simili:  “Siamo pronti a intervenire - ha detto - con tutti gli strumenti attualmente a disposizione per azzerare comportamenti assolutamente non tollerabili. Invito infine tutto il nostro personale a denunciare situazioni particolari. Il mio ufficio resterà aperto sempre a chiunque voglia un  confronto o desidera consigli su come agire  per attuare strategie di risposta al fenomeno, con il fine ultimo di identificare necessità, condividere buone pratiche e proporre potenziamenti.

Due campagne di comunicazione: “Pari Pari – Parità la vittoria più bella”, un progetto sperimentale, voluto dalla Presidenza del Consiglio, in collaborazione con la Sezione Biblioteca e comunicazione istituzionale e il Teatro Pubblico Pugliese, che inviterà le classi terze, quarte e quinte delle scuole superiori pugliesi a cimentarsi nella realizzazione di una campagna di comunicazione social, fatta dai giovani per i giovani, che sarà poi adottata e diffusa dal Consiglio stesso, e “Non lavartene le mani”, promossa dall’Assessorato al Welfare in collaborazione con Federfarma e la rete pugliese dei centri antiviolenza, che attrezzerà oltre 1300 farmacie, dal Gargano al Salento, con speciali porta dispenser di gel igienizzante per le mani corredati di card informative con il numero utile 1522, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, da chiamare in caso di violenza.

Sono state presentate stamattina, in occasione dell’imminente Giornata contro la violenza sulle donne, nella sala 33 del Consiglio regionale della Puglia dalla Presidente, Loredana Capone, il presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, e l’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone.

“Pari Pari – Parità la vittoria più bella” sarà un vero e proprio bando di concorso, un contest per misurare i ragazzi in ciò che riescono meglio: la comunicazione ai tempi dei social, da tik tok a instagram. Dovranno realizzare un video verticale della durata massima di 60 secondi, potranno utilizzare effetti, transizioni, filtri, scritte e tutto ciò che riterranno efficace a patto che lo facciano esclusivamente utilizzando telefoni cellulari di uso comune. La campagna vincitrice sarà adottata come campagna ufficiale del Consiglio regionale della Puglia e all’Istituto che l’avrà realizzata sarà riconosciuto un contributo pari a mille euro per la creazione di una biblioteca scolastica sui temi della cultura di genere. Mentre i partecipanti al concorso avranno diritto a un biglietto omaggio per assistere a un concerto, spettacolo di danza o teatrale a scelta tra quelli che promossi sull’intero territorio pugliese dal Teatro Pubblico Pugliese da usufruire entro il 30 giugno 2023. Le campagne social saranno valutate da una commissione speciale di professionisti composta da Alessandro Piva, regista, Maria Pia Vigilante, avvocata, presidente di Aps Giraffa Onlus e referente dei Centri antiviolenza di Puglia, Maddalena Tulanti, giornalista e consigliera del Teatro Pubblico Pugliese, Giovanni Sasso, direttore creativo e socio fondatore di Proforma. La Commissione selezionerà cinque video ritenuti più meritevoli che saranno votati da una ‘giuria popolare’ costituita dagli studenti che hanno partecipato al progetto “Giovani in Consiglio: da osservatori a protagonisti”. Il bando sarà pubblicato lunedì 6 dicembre, sul sito del Consiglio regionale della Puglia.

“Non lavartene le mani” punterà, invece, su due azioni: guerrilla marketing e radio. In ogni farmacia sarà collocato un porta dispenser con il claim “Non lavartene le mani”, contemporaneamente, andrà in onda, su 7 emittenti a diffusione regionale, per 9 giorni a partire dal 25 novembre, e sarà ripetuto ogni due mesi, uno spot radiofonico con lo stesso messaggio.

Due progetti che s’incontrano sulla strada dell’obiettivo più importante di tutti: cambiare una cultura ancora profondamente patriarcale e ridurre i numeri dei femminicidi che crescono e allarmano. Sono stati  2.349, infatti, i nuovi accessi ai Centri antiviolenza pugliesi nel 2020, con un aumento di 290 rispetto all’anno 2019 (+14%) e di 599 rispetto all’anno 2018 (+34%). Le donne sono di nazionalità italiana per il 90% dei casi. Tra gli autori delle violenze figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’81%; se aggiungiamo la percentuale cha fa riferimento all’area dei “parenti” (12%) abbiamo una percentuale complessiva del 93%. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,3% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 27,5 % dei casi. Le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate e conviventi (52%), seguono le donne nubili (26%) e le donne separate/divorziate (21%). La percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%) ma è significativa anche la percentuale delle donne di età compresa tra i 18-29 anni (15,7%). Il titolo di studio prevalente è quello di scuola media inferiore (38,78%), segue quello di scuola media superiore (37,7%), e il titolo di laurea per il 12,6%. Nel 2020 la tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (44,9%), seguita da quella fisica (40,7%) e dallo stalking (6,4%). Il 68% delle donne si era già rivolto ad altri servizi prima di contattate il centro antiviolenza e, in diversi casi, anche a più di un servizio. Sul totale delle donne seguite dai centri antiviolenza, nel 2020 ha denunciato il 39,3%, nel 2019 la percentuale era pari al 52,3%. Solo il 27,6% di queste donne ha un’occupazione stabile (- 6% rispetto al 2019) a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. Le donne con figli rappresentano il 66% del totale e sono 106 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57).

“Abbiamo deciso di rivolgerci alle nuove generazioni - ha detto la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone - di puntare sulla loro creatività, sulla loro competenza e sensibilità. Lo abbiamo fatto perché i nostri giovani praticano nei fatti e nella quotidianità quella parità che noi adulti ancora fatichiamo a raggiungere e a garantire. Sono sicura che grazie al loro studio, al loro lavoro, ai loro nuovi spazi di discussione, troveremo linguaggi, immagini e parole ancora più adatte per questa grande battaglia di civiltà. La violenza sulle donne è la conseguenza di un sistema culturale per molti versi ancora profondamente arretrato, di cose non dette e stereotipi che ci portiamo dietro dalla nascita. Quante volte abbiamo sentito commentare un abuso fisico subito da una donna con frasi terribili come “il suo abbigliamento era sconveniente”, o ancora, “il suo aspetto comunicava che era ‘disponibile’. E se a pensarlo sono in maggioranza gli uomini (30%), dicono alcuni dati pubblicati proprio ieri, anche la percentuale delle donne è significativa (20%). È chiaro, allora che se da un lato bisogna intervenire sulla tutela delle vittime di violenza, e ne approfitto per ringraziare i centri Antiviolenza che ancora di più nei mesi di pandemia hanno lavorato girono e notte per garantire un supporto, dall’altro è fondamentale agire sulla prevenzione. Il Consiglio regionale vuole provare a farlo partendo dai giovani, con l’aiuto dei ragazzi e delle ragazze delle scuole superiori di tutta la Puglia, perché non c’è campagna di comunicazione per i giovani che possa funzionare migliore di quella che parla la loro stessa lingua. Questo concorso serve a farli ragionare sul fatto che già a quell’età, nei loro ambienti, cominciano a essere coltivati quei luoghi comuni, quegli stereotipi, quelle modalità comportamentali che, di fatto, creano poi le basi socio-culturali di matrice maschilista/patriarcale sulle quali la violenza sulle donne attecchisce. Vogliamo farli riflettere su come la violenza possa nascere da un contesto di accettazione inconsapevole di una cultura maschilista travestita da regole della normale socialità. E magari non avremo la campagna più professionale dell’universo ma avremo certamente messaggi veri e potenti da chi il futuro lo sta scrivendo in questi giorni e forse, dopo questa avventura, lo farà in maniera più consapevole”.

“Ci sono molti argomenti importantissimi che abbiamo affrontato oggi, uno su tutti quello del costruire la parità delle opportunità tra uomini e donne - ha detto il presidente della Giunta regionale Michele Emiliano - oggi voglio lanciare un messaggio a tutti quegli uomini che in questo momento hanno il sospetto di avere preso una strada di relazione con la propria famiglia che può portare a una tragedia. Perché parliamo di tragedie. Provate a capire se state per correre questo rischio e fatevi aiutare. Fatevi aiutare dai medici, fatevi aiutare dagli psicologi, dagli amici, ribellatevi al vostro destino e alla vostra cultura sbagliata nella quale pensate di poter assoggettare una donna e di non poter accettare l’idea che vi abbandoni. Come c’è la nascita di un amore, così c’è la fine di un amore. E anche la fine di un amore può essere un modo per concludere al meglio una bella storia se si riesce a mantenere civiltà e se si riesce a mantenere affetto e rispetto. Non può essere la violenza la risposta, non si può costringere chi non vuol stare più con voi a rimanervi a fianco. Perché questo è inaccettabile e fa male. Fa male a tutti, fa male all’intera società che deve contare morti, come in una guerra di mafia. Siamo di fronte a una realtà che è sconvolgente per il numero dei delitti che gli uomini commettono ogni giorno a danno delle donne e anche dei loro figli. Una cosa inaccettabile. Fate in modo di farvi aiutare, per favore fatevi aiutare. Perché uccidere non è una soluzione mai”.

“Sono orgogliosa - ha detto l’assessora al Welfare Rosa Barone -  di presentare la campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne che partirà domani, dal titolo ‘Non lavartene le mani’. Lo slogan è stato scelto perché vogliamo superare la l’idea generalizzata che la violenza sia un problema individuale mentre è un problema sociale contro il quale ognuno di noi può fare la propria parte. Abbiamo quindi deciso insieme ai centri antiviolenza di puntare sul coinvolgimento della cittadinanza per rompere il muro dell’indifferenza. Le vittime non devono sentirsi sole, ma sapere che intorno a loro c’è una rete di protezione sociale. La lotta alla violenza maschile su donne e minori attraverso il coinvolgimento di più livelli istituzionali, dell'associazionismo e del terzo settore, è da tempo una priorità di questa Regione. Risale al 2014 l’approvazione della legge regionale 29 “Norme per la prevenzione e  il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà  e dell’autodeterminazione delle donne” con cui si aggredisce il fenomeno prendendo in  considerazione le sue molteplici dimensioni: la presenza qualificata dei servizi, la rete  interistituzionale per la presa in carico, i protocolli operativi con le forze dell’ordine, il sistema  di monitoraggio, l’emersione del fenomeno e la comunicazione costante, incisiva, pervasiva. La strategia regionale si concentra da un lato sulla prevenzione e dall’altro su servizi concreti per la protezione e il supporto all’autonomia delle donne sostegno.  Vogliamo incidere sul cambiamento culturale, mettendo in atto azioni, come questa, tese ad educare, sensibilizzare, coinvolgere nella lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione. Parallelamente vogliamo potenziare e qualificare il sistema complessivo dei servizi preposti alla protezione, sostegno, e accompagnamento delle donne che hanno subito violenza, supportandole nel percorso per l’autonomia. Questo nostro percorso si realizza grazie all’impegno costante della rete antiviolenza fatta di centri e case di prima e seconda accoglienza. Il messaggio della campagna rimanda proprio a loro, ai centri antiviolenza, che hanno una professionalità consolidata nella presa in carico delle donne”.

In data18 novembre scorso, Agenti della Squadra Mobile della Questura di Foggia, a seguito di attività investigativa diretta dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari presso un Comunità Terapeutica nei confronti di un giovane foggiano gravemente indiziato dei reati di maltrattamento ed estorsione nei confronti della madre.

L’indagato si rivolgeva alla madre con atteggiamenti e toni alterati, usando un linguaggio inappropriato ed offensivo, vessandola quotidianamente, con persistenti richieste di somme di denaro, che poi destinava all’acquisto di stupefacenti, con la minaccia che, in caso di rifiuto, l’avrebbe aggredita o avrebbe distrutto il mobilio di casa, propositi che, in alcune circostanze, attuava, lanciando le sedie, danneggiando a pugni la scarpiera, scardinando le ante degli armadi e sbattendo con fragore i letti, minacciando, in altre circostanze, ritorsioni mortali in danno della madre, mentre brandiva al suo indirizzo un coltello, pretendendo il denaro, così da ingenerare un clima di terrore domestico.

In particolare a giugno scorso, dopo aver preteso invano la consegna di una somma di denaro ed aver sottratto alla madre il suo cellulare, scaraventava a calci una poltrona contro il termosifone, deteriorandolo, nonché minacciava di danneggiare anche l’autovettura del familiare ed infine aggrediva la donna colpendola con una scarpa e cagionandole in tal modo, un ematoma alla coscia con prognosi di venti giorni di guarigione.

Inoltre, l’indagato era solito disturbare la madre anche in orario notturno allorquando era solito rientrare a casa, sotto l’effetto delle sostanze stupefacenti, assumendo condotte aggressive e costringendola, pertanto, ad attenderlo sveglia per controllarlo ed, infine, depredando sovente i familiari, cui sottraeva quotidianamente denaro, oggetti di valore ed indumenti personali che rivendeva per acquistare lo stupefacente, così da costringere la madre a tenere sotto chiave il denaro e gli oggetti valore, rendendo in tal modo insostenibile la convivenza domestica.

Dalle panchine rosse ai flash mob, dai ciclamini alle spillette per sensibilizzare le comunità.

Panchine rosse, flash mob, spillette, canti, poesie, ciclamini. Un lungo filo rosso contro la violenza sulle donne che vuole sensibilizzare le comunità a riflettere su questo drammatico fenomeno che riguarda anche il nostro territorio. Un filo rosso che unisce le varie strutture, gli operatori, i beneficiari, gli ospiti ed i servizi messi in campo in tutta la provincia di Foggia dal consorzio di cooperative sociali Oltre, che in occasione della “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne” propone una serie di iniziative per richiamare l’attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani. Un giorno in cui riflettere, agire, proporre interventi per contrastare la violenza di genere e sulle donne. Una violenza che può essere fisica, sessuale, verbale, psicologica, che nel caso delle donne può includere anche minacce, coercizione o privazione arbitraria della libertà. «Anche per questo, il consorzio Oltre con l’installazione di sette panchine rosse nei vari centri della Capitanata ribadisce l’idea di essere “sentinella” in quei territori, un nodo locale contro ogni forma di violenza in cui le donne possono rivolgersi al personale per parlare, aprirsi, raccontare, denunciare» spiegano da Oltre.  Le iniziative di questi giorni si sviluppano a Foggia, Manfredonia, Orsara di Puglia, Candela, Poggio Imperiale, San Marco La Catola, Cerignola, Serracapriola, Chieuti, Rocchetta Sant’Antonio.

Il consorzio Oltre raggruppa le realtà di Medtraining, Frequenze, Ortovolante, Altereco, Sicura, Social-Service, Euromediterranea. Le attività coinvolgono e vedono protagonisti i migranti beneficiari dei progetti SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione e del progetto “La Puglia non tratta – Insieme per le vittime” di Manfredonia, Orsara di Puglia, Candela, Poggio Imperiale, Rocchetta Sant’Antonio; gli ospiti di Casa per la vita “Brecciolosa” di San Marco La Catola, che accoglie, in via temporanea o permanente persone con problematiche psico-sociali e psichiatriche; gli anziani della Residenza Sanitaria Assistenziale “San Mercurio Martire” di Serracapriola; gli ospiti della Casa di Riposo “Maria Immacolata” di Chieuti; le persone provenienti dal circuito della giustizia riparativa impegnate in attività di agricoltura sociale a Cerignola sui beni confiscati alla mafia di “Terra Aut” e “Michele Cianci”; il gruppo di braccianti con disagio psichico che realizzano l’olio extravergine d’oliva “Voliò”; i beneficiari con disagio psichico del progetto “Orticaria”; i ragazzi e le ragazze del Servizio Civile Universale.

Installazione o pitturazione di panchine rosse nelle diverse strutture o nelle vie delle città coinvolte; realizzazione di spillette rosse da distribuire; piantumazione di ciclamini per le strade di Orsara di Puglia; attività di flash mob (Poggio Imperiale e Candela) e di animazione territoriale con il coinvolgimento di associazioni e studenti; diffusione e realizzazione del numero nazionale antiviolenza 1522, utile per indicare a chi ne avesse bisogno come iniziare un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Tante, dunque, le attività che si svilupperanno durante la settimana che hanno l’obiettivo di lasciare un segno che possa andare oltre l’effetto visivo, ma che in qualche modo possa contribuire seriamente a riflettere sul fenomeno e a spingere quante ne hanno necessità a denunciare, a chiedere aiuto, ad iniziare un primo passo verso la riacquisizione dei propri diritti e della propria vita. Per conoscere tutte le attività e gli eventi in programma è possibile visitare la pagina facebook: www.facebook.com/reteoltre

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