“Foggia, terra di nessuno, ostaggio di bande criminali. Servono politiche efficaci” Mainiero non le manda a dire

Azioni concrete e non solo numeri per riempire registri da mostrare a fine anno come resoconto, posti di blocco diversificati e improvvisi e non solo nelle solte aree cittadine, lotta più asfissiante alla criminalità organizzata e mafiosa e alla dilagante minicriminalità giovanile. Questo e altro nella riflessione del dott. Giuseppe Mainiero, già Consigliere comunale a Foggia, che con rammarico, tra l’altro diffuso e condiviso da molti foggiani, in una “Lettera Aperta” inviata alla stampa punta anche il dito al commissariamento del Comune che doveva bonificare la città. [ndr.]

«Ciò che è accaduto qualche sera fa nel centro della Città pare sia passato sotto silenzio. O almeno mi sembra, per le modalità con cui è avvenuta la brutale aggressione che ha colpito un imprenditore, che sia mancata e continui a mancare un'attenzione speciale nei confronti di un'emergenza che sta mostrando tutta la sua brutale pericolosità.

È solo l'ultimo episodio in termini corologici. Ormai Foggia in determinate zone ed ore è terra di nessuno. Ostaggio di vere e proprie bande criminali.

Il fatto che un cittadino possa essere tranquillamente pestato e rapinato nel centro di Foggia alle 21, invece, dovrebbe consegnare a tutti – innanzitutto a chi ha responsabilità politiche di primo piano – l'urgenza di affrontare il tema del presidio e del controllo del territorio con maggiore serietà.

Sia chiaro: l'attività svolta dagli agenti delle Forze dell'Ordine è encomiabile e straordinaria.  Come lo è quella di tutti gli organi dello Stato chiamati a lavorare nel campo delicatissimo della sicurezza. Ma il modello va ripensato in termini di efficacia.

È evidente che occorre una ridefinizione delle strategie e delle modalità stesse con cui si controlla la Città. Ed entrambe non possono non essere, soprattutto nella terra della "Quarta mafia", una priorità della politica e, nello specifico, del Governo e del Ministero dell'Interno.

Matteo Piantedosi sarebbe pregato di dare un segnale.

Dopo i risultati eccellenti conseguiti dalla DDA e dalla magistratura, che hanno letteralmente decapitato i vertici delle cosiddette "batterie" mafiose, Foggia oggi deve fare i conti in larga parte con le "terze e quarte" file di quei sodalizi criminali. E, in particolare, con forme di microcriminalità giovanile sempre più violente e feroci. 

È chiaro che siamo in presenza di una situazione che richiede strategie di contrasto e di affermazione della presenza dello Stato nuove e, se vogliamo, diverse sul piano organizzativo ed operativo. Strategie che vanno messe in campo sulla base delle indicazioni elaborate dal Governo e dal Viminale, sempre ammesso che ne abbiano. 

Purtroppo la mia sensazione è che su questo fronte, al netto di qualche dichiarazione propagandistica, l'attenzione politica di chi è al Governo sia largamente insufficiente. E mi sembra che nessuno dei parlamentari che sostiene l'esecutivo Meloni avverta la responsabilità di adoperarsi per segnalare l'esigenza di un cambio di passo e la necessità di rispondere in modo più efficace al bisogno di sicurezza della nostra Comunità. 

Aver prolungato il Commissariamento del Comune di Foggia non serve a nulla se non si procede contestualmente alla bonifica della Città rispetto alla presenza di queste bande criminali che spadroneggiano indisturbate.

Come ho avuto modo dire in più occasioni, ad esempio, la dislocazione dei posti di blocco e dei pochi agenti che si sacrificano ogni giorno nelle nostre strade forse dovrebbe essere differente. Forse queste preziose risorse umane, oltre ad essere incrementate in termini numerici, dovrebbero essere impiegate presidiando innanzitutto i luoghi in cui la criminalità prolifera piuttosto che tenute, mi si passi la provocazione, a difesa della Fontana del Sele. 

Quelle donne e quegli uomini, del cui impegno dobbiamo essere grati ogni giorno, potrebbero essere maggiormente utili – specie in un momento di carenza di organici – con un pattugliamento della Città più diffuso e con controlli più serrati laddove la microcriminalità si ritrova e si organizza.

Nessuno, tantomeno io, vuole ovviamente insegnare al Prefetto o al Questore come fare il loro mestiere. Ma le allarmanti notizie quotidiane che leggiamo ed ascoltiamo ci dicono che occorrono risposte diverse.

Non c'è tempo da perdere. A Foggia serve una politica che sappia fare la propria parte, con credibilità, consapevolezza, autorevolezza e competenza.

Il controllo del territorio non può prendere in considerazione solo numeri e dati da inviare al Ministero, in una sorta di logica ragionieristica che prevede il semplice riempimento di una scheda con le voci di veicoli fermati, persone identificate e pregiudicati.

Mi chiedo se sia possibile che una Città come Foggia non disponga di equipaggi "motomontati" in borghese con turni 8/24. Davvero pensiamo che la sicurezza sia far girare volanti con il lampeggiante acceso a favore di telecamere o di cittadino?

La sicurezza non è propaganda. La sicurezza è percezione e sostanza».

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