Regione PugIia. lavori della Commissione di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Sono parole di Paolo Borsellino. Solo la conoscenza può salvarci dall’omertà e da tutti i fenomeni criminali.

È proprio della divulgazione del fenomeno mafioso e criminale più in generale si occupa, come è noto, la Commissione per di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, presieduta da Renato Perrini.

“Abbiamo il dovere di educare alla legalità e al rispetto delle regole. – Ha sottolineato il presidente Perrini nel corso delle audizioni degli scrittori Leo Palmisano e Francesco Minervini - Attraverso l’analisi del fenomeno mafioso nelle sue varie sfaccettature ci si deve porre l’obiettivo di creare nei ragazzi la consapevolezza della cultura mafiosa e dell’illegalità, facendo maturare in loro il senso di giustizia e lealtà”.

La consigliera Lucia Parchitelli ha chiesto l’audizione di Leo Palmisano e della casa editrice Radici Future per immaginare di organizzare un evento in Consiglio regionale nell’ambito del Festival nazionale della legalità Legalitria 2022.

Leo Palmisano, direttore artistico di Legalitria, autore di numerosi libri di studio del fenomeno mafioso, ha sottolineato l’importanza di lavorare in sintonia con tutte le organizzazioni che si occupano del contrasto alle mafie e  con il Garante per i minori e quello per i detenuti.

Partendo dalle origini storiche, culturali e geografiche del fenomeno, il percorso si deve sviluppare attraverso dibattiti, riflessioni e mappe per mostrare soprattutto alle nuove generazioni come il fenomeno mafia sia un fenomeno globale in Italia e nel mondo con traffici illeciti ramificati. I ragazzi devono imparare a riconoscere l’atteggiamento mafioso ed il linguaggio che lo contraddistingue.

Su richiesta della consigliera Grazia Di Bari, Francesco Minervini ha raccontato del suo libro diventato anche uno spettacolo teatrale molto suggestivo.

“Non la picchiare così. Sola contro la mafia” questo il titolo del suo libro che racconta la storia di Maria (nome non reale) testimone di giustizia. “Non una pentita. Non una collaboratrice. Non ha commesso reati, non è stata complice di niente, non ha sbagliato davanti alla legge. Ha solo visto l'impossibile, l'incredibile che non ha voluto accettare subito, l'impensabile per una ragazza innamorata. È fuggita e ha deciso di vivere di nuovo. E ha subito violenza, tanta, sino a quando ha detto basta. E ha deciso di vivere di nuovo”.

Minervini ha raccontato che questa donna coraggiosa vive con grandi difficoltà abbandonata dallo Stato che non le ha riconosciuto nemmeno una pensione. Una situazione allucinante per la quale si dovrebbe fare qualcosa. Per difendere i diritti di coloro che con coraggio hanno rinunciato alla propria vita, alla serenità.

Su richiesta della consigliera delegata alle Politiche culturali Grazia Di Bari, è stato audito in Commissione di studio e inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Francesco Minervini, autore del libro ‘Non la picchiare così. Sola contro la mafia’, che racconta la storia di  una testimone di giustizia, che da oltre 20 anni vive sotto copertura.

“La cultura  - dichiara Di Bari - è lo strumento più potente che abbiamo per poter combattere l’illegalità e le scuole sono presidi di legalità che dobbiamo sostenere. Dalla programmazione 2021 -2027 risulta evidente il ruolo fondamentale della cultura nel sociale, tanto che finalmente parliamo di welfare culturale, e si è compreso che senza cultura non c’è cambiamento. Le iniziative nelle scuole devono essere organiche, non sporadiche, per poter finalmente avere il cambiamento che aspettiamo. Ho chiesto di audire oggi Francesco Minervini, autore del libro ‘Non la picchiare così. Sola contro la mafia’, perché ritengo importante accendere un faro su storie come quella di cui si parla nel libro, che meritano di essere raccontate per parlare di educazione alla legalità. Dal libro è stato tratto uno spettacolo teatrale che sta girando per la Puglia e sarebbe importante portare in tutte le scuole. Negli anni ‘90, Maria (nome di fantasia), ha deposto  come testimone di giustizia nel processo nato dall’Operazione Cartagine, inchiodando i grandi capi della mafia cerignolana. Parliamo di testimone di giustizia, perché è stata riconosciuta la totale estraneità ai fatti che ha narrato, ma la sua richiesta di riconoscimento come vittima di mafia in vita, che le avrebbe dato diritto a una pensione, è stata respinta e ora vive in una condizione di disagio e degrado, determinata anche da quasi 30 anni in cui è vissuta come un fantasma. Non possiamo permettere che lo Stato abbandoni lei e chiunque si trovi nella sua situazione. Per questo è importante che la sua storia non venga dimenticata e ritengo un dovere delle istituzioni e della commissione di studio e inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia tenere alta l’attenzione su questa vicenda”.

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