«IO NON VOTO». Il manifesto pacifico del “Popolo in Rivoluzione” e le “Meditazione in divenire” di Marco Zuccaro

Prosegue la lotta pacifica politica del “Popolo in Rivoluzione”. Questa volta interviene con un manifesto pubblico e una riflessione di Marco Zuccaro sulle prossime elezioni politiche, che si svolgeranno il prossimo 25 settembre.

«IO NON VOTO. SONO RIVOLUZIONARIO!

IO NON VOTO, perché sono Rivoluzionario, ed i rivoluzionari i regimi non li fiancheggiano ma li abbattono. IO NON VOTO, perché il regime non lo legittimo cedendo la mia sovranità.

IO NON VOTO, perché non delego la mia libertà, i miei diritti ed i miei doveri.

IO NON VOTO, perché non voglio essere complice di chi nel nome della democrazia e grazie al voto ha distrutto questa Nazione, cancellato la Costituzione, azzerato interi indotti produttivi ed eliminato i diritti fondamentali.

IO NON VOTO, perché mi oppongo e lotto contro un Sistema politico che divide il Popolo in fazioni con a capo criminali parassiti: i partiti. Un Popolo non deve essere diviso in maggioranza e minoranza ma un Popolo deve essere unito e lottare, produrre, collaborare, sentirsi comunità, per la grandezza della Nazione.

IO NON VOTO, perché i partiti sono colpevoli di tradimento nei confronti del Popolo a favore di interessi stranieri e privati.

IO NON VOTO, perché la Sovranità di un popolo non è un pezzo di carta ed una matita da usarsi ogni 5 anni, ma la vera gestione e il vero controllo dello Stato attraverso la partecipazione diretta del singolo cittadino.

IO NON VOTO, perché noi siamo una comunità, fatta da interessi molteplici, siamo lavori e passioni, gioie e dolori, amore e grandezza, libertà e saggezza; noi siamo diversi gli uni dagli altri ma abbiamo un fine comune superiore agli interessi dei singoli. Non siamo bande in lotta gli uni contro gli altri per dominare chi è più debole di noi. Noi siamo comunità e i più deboli vanno difesi e non distrutti.

IO NON VOTO, perché non voglio un padrone né voglio essere sottomesso da nessuno, ma voglio che lo Stato debba essere la sintesi della comunità, dove ogni cittadino la riconosca come casa, perché lo Stato è di tutti e non di alcuni, perché lo Stato è del Cittadino e non lo strumento di alcuni per saccheggiare la Nazione.

IO NON VOTO, perché il mio concetto di partecipazione allo Stato non è fatto di inciuci con massoneria e mafie o di sottomissioni a lobby e speculatori, non è fatto di caste di privilegiati ed intoccabili, né di compravendita di voti e ricatti sociali, ma il mio concetto di Stato è fatto di umanità, solidarietà, socialità, difesa del lavoro e dei più deboli, è fatto di partecipazioni alla pari di tutte le componenti produttive, sociali e territoriali. È fatto innanzi tutto del diritto del Cittadino sullo Stato e non della volontà che vuole il Cittadino schiacciato dallo Stato!

IO NON VOTO, perché è un modo per aiutarli. Il voto è il termometro sociale del regime per sapere quanta presa ha ancora sul popolo.

IO NON VOTO, perché voglio uno stato uguale per tutti dove riconoscermi e sentirmi bene. IO NON VOTO, perché lo Stato è anche mio e non ciò che qualcuno ha deciso di concedermi!

IO NON VOTO, perché non è un mezzo democratico, come invece dovrebbe essere.

IO NON VOTO, PERCHE’ SONO LIBERO».

Meditazione in divenire” di Marco Zuccaro

«Il fatto è anche questo: possiamo permetterci il lusso di riporre tutte le nostre speranze nell’appuntamento elettorale? No, non possiamo. E non perché ci troviamo dinnanzi a elezioni incostituzionali che impediscono alle forze extraparlamentari di concorrere, bensì perché buona parte delle politiche italiane del prossimo futuro sono già state stabilite altrove. Che si riesca a introdurre alcuni “dei nostri” nelle Camere o che non vi si riesca, comunque il nemico ha fissato le tempistiche per riorganizzarsi e per essere lui a guidare i passi che faremo durante l’inverno e i prossimi anni. Benché la situazione si sia aggravata anche per il nemico, è difficile che dei pazzi psicopatici rinuncino alle logiche di possesso e controllo di cui tanto si sono inebriati nel corso degli ultimi anni. L’ipotesi di un nuovo “governo di unità nazionale” – l’ennesimo – che giunga in breve tempo, a prescindere dal risultato elettorale, è più che realistica.

Ma poi, scusatemi: un conto sarebbe stato arrivare alle elezioni del 2023 con un unico fronte, compatto attorno a pochi punti essenziali, con partiti e movimenti uniti, come auspicato dai movimenti stessi (i quali hanno tutto il diritto di difendere il proprio ruolo e il proprio operato, stante il fatto che la resistenza in questo Paese ai tempi del Green Pass, del genocidio di scienza, dell’apartheid e di obblighi privi di qualunque logica…l’hanno fatta i movimenti, non i partiti. Tanto per fare un esempio, tanto per essere chiari: mentre Liberiamo l’Italia e Fronte del Dissenso parlavano già del transumanesimo, dell’uso distorto delle tecnologie, dello spaventoso stravolgimento dello stato di diritto ecc., insomma, mentre essi denunciavano le gravi violazioni dei diritti umani che conosciamo, il Partito Comunista di Marco Rizzo doveva ancora realizzare cosa stesse avvenendo, con molti dei suoi iscritti ancora incantati attorno alla cieca difesa del cosiddetto vaccino…); altro conto è assistere ora a questa umiliante corsa alle firme dell’ultimo secondo, con uno scenario comunque non all’altezza della situazione, cioè con diverse realtà politiche – anziché un fronte unito – comunque distanti dai movimenti e dalle loro basi, e ora apparentemente disinteressate a forme di ribellione che accompagnino la chiamata alle urne.

Quello che sto cercando di dire è questo: se le elezioni fossero state considerate veramente – veramente – uno strumento di lotta come un altro, allora l’atteggiamento dei “leader politici” sarebbe stato diverso, più umile verso i movimenti e più deciso nel rifiuto di sottostare ai giochi del nemico. Quel che ora dovremmo pretendere da loro è una forte presa di posizione e un invito a prepararsi a proteste che vadano molto al di là dei canali istituzionali di competizione. Invece, ciò non accade.

Lo dirò nel modo più chiaro possibile: temo che concentrarsi sulla raccolta delle firme e sull’appuntamento elettorale non sia che un modo di fiaccare una volta ancora il dissenso di questo Paese, che in verità dovrebbe essere coltivato e reso pronto per esplodere in una rivoluzione pacifica ma decisa. Se noi penseremo troppo alle elezioni, quando esse saranno passate sarà per noi una pena, e specialmente se saremo riusciti a inserire alcuni dei nostri in Parlamento. Così attenti, così amorevoli verso le stesse istituzioni che hanno condannato a morte molti dei nostri cari nei mesi trascorsi, noi ci sentiremo appagati da quella rappresentanza raggiunta, mentre il blocco dominante che manda avanti la giostra – ora con la guida del PD, ora con la guida del centrodestra, ora con governi cosiddetti di unità nazionale – potrà continuare a gestire questa crisi nella maniera migliore che gli riesca.

Dovremmo fare la rivoluzione, invece. Dovremmo impedire a tutti loro di rientrare nei palazzi del potere. Ma questo lo si può fare solo rifiutandosi di sottostare ai loro giochi, delegittimando qualunque cosa, alimentando il sentimento di ribellione in tutto il Paese, per poi procedere con una manifestazione senza scadenza. Del resto, siamo milioni.

Però un conto è vedere milioni passeggiare in una strada pretendendo l’arresto degli assassini e dei guerrafondai, dei satanisti che hanno portato il male nel nostro Paese; altro conto è vedere milioni recarsi alle urne e sentirsi sazi così, con questo gesto.

Comunque voi la pensiate, comunque andrà a finire, non ho mai visto il mio Paese in tali condizioni, cioè così bisognoso, veramente bisognoso di una rivoluzione. Per questo io resto scettico verso chiunque oggi venga da me a chiedere il voto. Il voto, dopo tutti i crimini che sono stati commessi? Dovremmo fare giustizia su questa terra. È il momento storico più importante della storia della Repubblica italiana. Dovremmo agire ricordando che quel che è accaduto è semplicemente troppo grave. Elezioni o meno, dovremmo pure arrestarli tutti, prima o poi. Così penso che, se fossimo molto più forti e coraggiosi e molto meno deboli e rammolliti, oggi noi sapremmo già che il 25 settembre a votare non ci andrebbe proprio nessuno, e ci prepareremmo alla rivoluzione.

Vi hanno imposto una maschera in faccia, per impedirvi di respirare. Vi hanno inseguiti con gli elicotteri lungo le spiagge. Vi hanno rinchiusi nelle vostre case. Vi hanno multati poiché seduti su una panchina. Vi hanno sedotti a non andare a trovare i vostri cari durante il Santo Natale. Vi hanno derisi con aggressioni feroci, con delle metafore belliche, con delle canzonette, con scene ridicole. Hanno usato tecniche militari su tutti voi, inclusi i bambini. Sorridendo con occhi indemoniati, vi hanno proibito di visitare i vostri malati. Vi hanno ignorati nel momento del bisogno, poi hanno ucciso i vostri amati con trattamenti folli. Hanno ucciso, hanno ucciso, hanno ucciso. Hanno commesso un genocidio che farà delle vittime negli anni avvenire. Sono dei volgari e spietati assassini. In Italia non c’è democrazia: c’è un regime che agisce con metodo mafioso, un regime senza pietà, il cui volto si è appena intravisto. Pensate al momento in cui il cosiddetto Stato ha deciso di lanciare il getto degli idranti su dei lavoratori inermi, al porto di Trieste. Pensate al trattamento sanitario obbligatorio subito dal fratello dell’avvocato Musso. Pensate al dottor De Donno, pensate al caro uomo che era, e al modo in cui è stata offesa la sua memoria. La stessa cosa è accaduta a Franco Trinca. Pensate a Camilla Canepa, condotta alla morte con la promessa ingannevole di una vita semplice e sicura.

Pensate a Oxana, la madre di Giulia Lucenti: riuscite anche solo a immaginare il suo dolore, il suo senso di colpa, il coraggio che le è servito per venire in Piazza San Giovanni, a Roma, per chiedere verità dinnanzi a migliaia di noi? Pensate alle persone che amate, e a tutto quello che hanno sofferto per colpa del male esercitato nel corso degli ultimi anni. In Italia non c’è democrazia: c’è una cerchia di potere che ha commesso apartheid e genocidio, e dovrà pagare.

Prima o poi, prima o poi essa dovrà rispondere di tutto. Le prossime elezioni giungono in anticipo per ingannarci, per restituire legittimazione e dignità a questi nazisti, al delirio senza fine di questa banda di psicopatici criminali con perversioni di possesso e controllo, aggressivi come nessuno su questa terra, e maledetti figli di satana. È soltanto del nostro coraggio che si tratta, soltanto di ciò che siamo disposti a fare in nome dei nostri morti e dei vivi che amiamo. Non possiamo dare legittimazione a chi ci ha condannati al dolore e alla morte. Non ci sono giustificazioni. Io mi rifiuto di andare a votare, è certo.

Io vorrei porre le basi per una rivoluzione, perché la rivoluzione si è resa necessaria come la giustizia su questa terra. Facciamo giustizia, vi prego. Dovremmo tutti organizzare la resistenza, la lotta per la fine di questo potere. Nessuno dovrebbe andare a votare, ma tutto dovrebbe implodere».

Per info:
POPOLO in RIVOLUZIONE
https://sites.google.com/view/popoloinrivoluzione
https://www.facebook.com/Popoloinrivoluzione
https://t.me/popoloinrivoluzione

IL POPOLO PUO' DAVVERO CONTROLLARE LO STATO ITALIANO. SIAMO UNITI E CE LA FAREMO.

Read 386 times
Share this article

About author

Redazione

BANNER 2   News Gargano 1150x290

FABS2022 long animate

 

 

Top
Этот шаблон Joomla был скачан с сайта ДжуМикс.