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Ieri mattina i Carabinieri della Compagnia di San Severo (FG), unitamente ai reparti specializzati dell’Arma, (Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia), con l’ausilio di un elicottero e due unità cinofile, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Foggia, su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di 13 persone, sette delle quali attinte dalla misura della custodia in carcere e sei da quella degli arresti domiciliari. Le ipotesi di reato cui si riferiscono le misure cautelari sono quelle di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, commesse nel perioda tra febbraio 2020 e giugno 2020 nei territori di San Severo, Foggia, Orta Nova e Cerignola. gli episodi delittuosi contestati sono 81.

L’attività di indagine – prosecuzione di una precedente attività investigativa – è stata condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di San Severo sotto la direzione della Procura di Foggia.

La denominazione “fortino” data all’indagine fa riferimento ai luoghi individuati dalla polizia giudiziaria come quelli in cui si svolgeva l’attività di spaccio ossia un complesso abitativo di difficile permeabilità  ed accesso (per la presenza di cancelli, videocamere, videocitofoni, persone con compito di vedetta); il che ha reso l’attività di indagine particolarmente complessa.

Le indagini – che hanno consentito anche di individuare i canali di approvigionamento delle sostanze spacciate – si sono articolate in servizio di osservazione, pedinamento e controllo, in attività di intercettazione (telefonica e ambientale) e in attività di riscontro con conseguenti arresti in flagranza e sequestri di sostanze stupefacenti. Nel sorso delle indagini sono stati sequestrati circa 350 grammi di cocaina, 730 di eroina, circa 200 grammi di marijuana e circa 200 grammi di hashish.

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari; sicché va precisato che, allo stato, a carico degli indagati tratti in arresto sono stati acquisiti solo indizi di colpevolezza ritenuti dal G.I.P. di tale gravità da legittimare l’applicazione delle misure cautelari. Gli indagati non vanno considerati colpevoli fino alla condanna definitiva.

L’operazione in esame è una ulteriore riprova del costante impegno dell’Arma dei carabinieri nel contrasto all’attività criminose del circondario.

Questa mattina (07 dicembre 2021) i Carabinieri del R.O.S, col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti e dello Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori “Puglia”, hanno dato esecuzione all'operazione "Omnia Nostra", ribattezzata "Il mare è nostro", con un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta di un pool di magistrati della Direzione Nazionale e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, a carico di 32 soggetti indagati a vario titolo per associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi, traffico di stupefacenti, tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, intestazione fittizia, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso e compiuti al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa operante nel comprensorio garganico di Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo (fraz. Macchia) e Vieste.

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Si tratta di un sodalizio, a suo tempo facente parte di un più vasto aggregato criminale riconducibile ai cosiddetti “Montanari”, che, secondo le acquisizioni investigative accolte dal Gip, in un’ideale continuità evolutiva, rappresenterebbe l’attuale assetto della componente facente originariamente capo alla famiglia Romito.

Secondo l’impostazione accusatoria, la suddetta organizzazione, a seguito della cosiddetta strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, in cui perse la vita Romito Mario Luciano, si sarebbe rimodulata in una compagine che può essere ribattezzata clan “Romito- Lombardi-Ricucci”.

I provvedimenti scaturiscono da un’indagine del R.O.S., da cui emergono gravi indizi a carico di Lombardi Matteo e Ricucci Pasquale quali figure di vertice (capi) del clan, (quest’ultimo vittima di omicidio l’11.11.2019) e di La Torre Pietro, gravemente indiziato di rivestire il ruolo di organizzatore con funzioni di raccordo tra i vertici e le diverse articolazioni territoriali e di coordinamento delle attività svolte dal sodalizio.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, l’organizzazione avrebbe natura mafiosa, fondata essenzialmente sul vincolo familiare tra i vertici del sodalizio criminale: grazie ad una fama criminale acquisita per avere rivestito nel tempo un ruolo di primo piano nel percorso evolutivo della mafia garganica e protetti da una diffusa sensazione di impunità oltre che da una generalizzata condizione di assoluto assoggettamento ed omertà, i componenti dell’odierna associazione mafiosa, dopo gli esiti del processo Iscaro-Saburo, risultano aver consolidato la capacità di controllo egemonico del territorio, sviluppando e strutturando ulteriori legami con esponenti del territorio, in particolare di Mattinata, quali Gentile Pio Francesco (cugino di primo grado dei fratelli Romito), Quitadamo Antonio, Notarangelo Francesco e Scirpoli Francesco, estendendo il comparto territoriale di competenza sino a Vieste, attraverso Raduano Marco, Della Malva Danilo Pietro e Della Malva Giuseppe.

Proprio il controllo della città di Vieste, attesa la sua rilevanza strategica nell’ambito del narcotraffico, è diventato un obbiettivo primario del suddetto sodalizio, generando una feroce contrapposizione armata, con la consumazione – secondo gli indizi raccolti – di oltre 20 gravissimi fatti di sangue negli ultimi cinque anni.

Le complesse indagini hanno consentito di acquisire elementi gravemente indiziari, sotto il profilo funzionale, del salto di qualità del sodalizio mafioso, capace di associare ad un modello di mafia militare un più evoluto schema operativo di mafia degli affari, con una penetrante capacità di infiltrazione nel comparto agroalimentare legato alle principali risorse del territorio (la pesca e l’agricoltura).

In particolare, sono emersi gravi indizi in ordine:

a) al controllo del commercio ittico di Manfredonia, per la vendita all’ingrosso e al dettaglio di pesce, esercitato attraverso due imprese, la Primo Pesca Srl e la Marittica Soc. Coop., entrambe intestate a terzi, ma di fatto gestite da soggetti intranei all’articolazione criminale investigata, con l’assunzione di una posizione di monopolio, ottenuta smantellando la concorrenza mediante l’utilizzo della forza di intimidazione.

A tal fine si sono palesate forme di assoggettamento violento nei confronti:

– dei pescatori costretti a consegnare il pescato in via esclusiva alla società Marittica le cui operazioni di controllo venivano svolti da soggetti che presidiavano la banchina del porto di Manfredonia;

– dei venditori al dettaglio obbligati, a loro volta, ad acquistare i prodotti dalla Marittica a prezzi non concorrenziali (tra cui cassette di polistirolo, ghiaccio e pescato);

nonché una serie di azioni ritorsive attribuite indiziariamente a Lombardi Michele, figlio di Lombardi Matteo, per far desistere chiunque avesse lecito interesse a sfruttare parte dello spazio demaniale ritenuto utile dal Lombardi per esercitare l’impresa di commercio all’ingrosso di pesce.

Emblematica, a tal riguardo, la frase proferita da La Torre Pietro nel corso di una delle conversazioni captate durante la fase d’indagine in cui, a riscontro della tracotante supremazia del gruppo criminale nel comparto della pesca, l’indagato affermava perentoriamente: “IL MARE È NOSTRO!”

b) il controllo di taluni ambiti del comparto agro-pastorale, con la consumazione di attività estorsive e di truffe in danno dell’INPS mediante indebita percezione di provvidenze.

L’infiltrazione in quest’ultimo settore, secondo le investigazioni convalidate dalla ordinanza cautelare, si è realizzata attraverso:

– l’acquisizione di terreni mediante titoli di possesso, in forza dei quali richiedere i sussidi della Politica Agricola Comune dell’UE, in particolare tramite imprese agricole costituite ad hoc;

– l’occupazione di terreni e immobili ubicati in agro di Mattinata (FG) da parte dei fratelli Quitadamo, ottenuta facendo leva sull’esasperato clima di terrore imposto dagli stessi ai legittimi proprietari, da cui è derivato un indiscriminato sfruttamento di vaste porzioni di territorio a vantaggio delle attività di allevamento delle imprese riconducibili al sodalizio mafioso indagato;

– l’attività estorsiva realizzata mediante l’imposizione di assunzioni lavorative di soggetti vicini o comunque assoggettati all’organizzazione, al fine di percepire provvidenze da parte dell’INPS per centinaia di migliaia di euro.

Sono stati, altresì, raccolti gravi indizi in ordine all’operatività criminale del sodalizio mafioso:

– nel settore del traffico di stupefacenti, in particolare cocaina, realizzato mediante una rete di spacciatori costretti a versare periodicamente all’associazione mafiosa una sorta di provvigione sull’attività illecita, esercitando la gestione delle floride piazze di spaccio di Manfredonia e Vieste;

– nel settore della ristorazione, riciclando denaro di provenienza illecita attraverso operazioni finalizzate ad ostacolare l’identificazione del denaro impiegato nell’attività economica sfruttando l’assoggettamento di professionisti locali in favore del sodalizio;

– nel settore degli assalti ai portavalori, realizzati mediante l’interazione con altri gruppi criminali.

Infine, sono emersi gravi indizi in ordine ad allarmanti collegamenti con altre temibili compagini mafiose presenti sul territorio, in particolare con la batteria “Moretti – Pellegrino – Lanza” della “Società Foggiana”.

Nel corso dell’operazione il R.O.S. ha dato esecuzione a 13 provvedimenti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili e “per equivalente”, fino alla concorrenza complessiva di 6 milioni 945 mila euro circa, a carico degli indagati, quale quantificazione del profitto dei reati accertati negli specifici settori.

L’odierna operazione costituisce ulteriore importante progressione della manovra investigativa e giudiziaria tesa a contrastare le attività mafiose nel comprensorio garganico, evidenza tangibile dell’attenzione e dell’impegno messi in campo da parte dello Stato per l’affermazione della legalità, con un’azione sinergica di Procura Distrettuale e Procura Nazionale.

I nomi dei 48 indagati iscritti nell’ordinanza “Omnia Nostra” firmata dal gip del Tribunale di Bari.

Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Salvatore Borgia, Luigi Bottalico, Luciano Caracciolo, Adriano Vincenzo Carbone, Lorenzo Caterino, Leonardo Ciuffreda, Alessandro Coccia, Danilo Della Malva, Giuseppe Della Malva, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Raffaele Salvatore Fascione, Emanuele Finaldi, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello, Giuseppe Pio Impagnatiello, Antonio La Selva, Pietro La Torre, Pasquale Lebiu, Catello Lista, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Umberto Mucciante, Francesco Notarangelo, Alexander Thomas Pacillo, Salvatore Palumbo, Massimo Perdonò, Andrea Quitadamo, Antonio Quitadamo, Marco Raduano, Bruno Renzulli, Pietro Rignanese, Mario Scarabino, Giuseppe Sciarra, Moreno Sciarra, Francesco Scirpoli, Giovanni Surano, Salvatore Talarico, Gaetano Vessio e Antonio Zino.

A seguito dell’ennesimo fatto di sangue che ha sconvolto San Severo, i Carabinieri della locale Compagnia - dopo aver raccolto con tempestive e meticolose indagini gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, che hanno consentito al Sostituto Procuratore di turno di emettere nei suoi confronti un decreto di fermo di indiziato di delitto - hanno effettuato una serie di perquisizioni volte, ancora una volta, a disarmare la criminalità sanseverese.
Nel corso delle ricerche in un cortile di un condominio di via Giovanni Pascoli di San Severo, all’interno di bidone dell’immondizia, di quelli marroni utilizzati per la raccolta dei rifiuti organici, i Carabinieri hanno rinvenuto due borselli contenenti una pistola di fabbricazione croata, in ottimo stato di conservazione e perfettamente funzionante, i relativi caricatori, circa 40 munizioni e materiale per la manutenzione dell’arma.
Il materiale sequestrato come autorizzato dall’Autorità Giudiziaria è stato inviato al R.I.S. di Roma per verificare il suo utilizzo in altri fatti delittuosi. Inoltre gli inquirenti stanno esaminando i filmati registrati dalle telecamere presenti in zona al fine di risalire al responsabile dell’occultamento dell’arma.
Inoltre, con l’ausilio dei Carabinieri Cacciatori “Puglia”, sono ancora in corso le ricerche, mediante perquisizioni e rastrellamenti nelle campagne di San Severo, dell’arma utilizzata per l’omicidio di BUTTACCHIO Bonifacio. L’indagato per il fatto di sangue, il sanseverese G.V., a seguito dell’udienza di convalida del fermo dinanzi al G.I.P. del Tribunale di Foggia è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere.

Alle prime luci dell’alba del 25 ottobre 2021, personale della Compagnia Carabinieri di San Giovanni Rotondo (FG), coadiuvato nell’esecuzione dallo squadrone eliportato cacciatori di Puglia, ha dato esecuzione a 2 (due) misure cautelari personali, (1 custodia cautelare in carcere, 1 misura cautelare di arresti domiciliari), emesse in data 21.10.2021 dal GIP del Tribunale di Foggia. 

L’indagine coinvolge 2 soggetti di San Marco in Lamis (FG), i quali in concorso tra loro, al fine di procurarsi l’ingiusto profitto pari al prezzo pagato e richiesto per la mietitura del grano, con minaccia di danneggiamenti e violenza, costringevano  gli imprenditori agricoli proprietari dei terreni collocati nei pressi della località “Brancia”, agro di San Severo a servirsi della ditta da loro controllata per la mietitura e a cedere  parte del guadagno a F. L., nonché parcare i loro mezzi presso la sua masseria dietro cospicuo pagamento annuo. In caso di ingaggio di ditta diversa da quella da loro controllata, gli imprenditori agricoli, subivano pressioni e successivi danneggiamenti. 

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L’indagine trae origine dal ritrovamento di 2 block notes (in cui erano annotati nomi e cifre) nell’abitazione di un pregiudicato di San Marco in Lamis, perquisita nell’ambito dei servizi ad alto impatto attuati a seguito del quadruplice omicidio avvenuto nei pressi della Stazione ferroviaria, ormai dismessa, di San Marco in Lamis, dove a perdere la vita, ricordiamo furono i due fratelli Luciani, due onesti agricoltori trovati a passare per caso sul luogo dei fatti. 

Gli investigatori del Nucleo Operativo della Compagnia di San Giovanni Rotondo, insospettiti dai nomi e dalle cifre contenute nei suddetti block notes, avviavano una peculiare attività di indagine volta a capirne il contenuto e il motivo di tali annotazioni, risultate essere le pesature quotidiane del raccolto dei cereali.

La capillare attività di indagine consentiva di far emergere ed accertare, attraverso le escussioni di numerosi soggetti  (seppur alcuni dei quali reticenti), il chiaro quadro di una costante e ben organizzata attività criminale, la quale si è avvalsa della forza intimidatrice e coercitiva al fine di privare gli agricoltori di zona della capacità di autodeterminarsi nella scelta delle ditte di cui servirsi per la mietitura di orzo e grano, pena danneggiamento dei mezzi di lavoro o altre forme di violenza; tra l’altro, in alcuni casi, unica fonte di sostentamento economico delle vittime oggetto di ritorsione e sottomissione ai limiti della sudditanza.

I due, infatti, costringevano gli imprenditori agricoli di zona ad ingaggiare, per la mietitura, la ditta da loro controllata cedendone parte del guadagno ed obbligandoli anche a parcheggiare i mezzi agricoli, dietro pagamento, proprio presso i capannoni di proprietà di uno dei due indagati per “tenerli al sicuro” da danneggiamenti. Qualora qualcuno avesse deciso autonomamente di rivolgersi ad altre ditte per la mietitura, queste sarebbero state costrette a “fuggire”, come infatti accaduto, senza nemmeno intascare il guadagno per il lavoro svolto. 

Gli agricoltori di zona, la gran parte dei quali di San Marco in Lamis, sono stati altresì costretti ad accettare di far pascolare, nei propri terreni, gli animali di proprietà di uno degli indagati a titolo gratuito, oltre ad essere obbligato a “dovergli” consegnare parte del raccolto senza alcuna altra lecita motivazione, nonché cedere gratuitamente la paglia che rimaneva sul terreno al termine della mietitura.  E’ chiaro come uno dei due indagati abbia spadroneggiato e dettato legge, indisturbato nel piegare gli agricoltori alla sua volontà, avvalendosi della loro fama criminale.

All’esito delle attività di indagine, il Gip del Tribunale di Foggia, riteneva sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, in ordine a tutti i reati loro ascritti.

A partire dalle prime ore della nottata del'11 ottobre, oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, supportati nella circostanza anche dai Reparti specializzati dell’Arma ed in particolare dallo Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori” di Puglia, dal Nucleo Cinofili di Modugno e dal Nucleo Elicotteri di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia, stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale cittadino nei confronti, complessivamente, di 15 soggetti indagati – a vario titolo – per reati in materia di sostanze stupefacenti.

Si tratta dell’ennesimo intervento “muscolare”, ancora una volta in risposta agli aggressivi fenomeni criminali rilevati, negli ultimi mesi, nei vari territori della Capitanata. Una conferma, qualora fosse necessario ribadirlo, della “lotta senza quartiere” alla criminalità, di ogni ordine e grado, nelle sue diverse declinazioni affaristiche ed in particolare, in questo caso, nel fiorente traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia e dai militari della Compagnia di San Severo, coordinate dalla Magistratura foggiana, hanno così consentito di smantellare gruppi criminali operanti sia nell’Alto che nel Basso Tavoliere, riscontrando così anche la “fotografia” delineata nell’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia sulle fenomenologie illegali presenti attualmente nella provincia dauna. Nello specifico, l’inchiesta condotta ha dimostrato nuovamente una sempre maggiore proiezione della rete dello spaccio di droga anche fuori “area”, approfittando in particolare della prossimità territoriale con il Molise, ed una capacità delle organizzazioni e dei sodalizi criminali di produrre autonomamente sostanze stupefacenti, da poi inserire nel mercato del narcotraffico, senza quindi necessariamente rivolgersi a fonti di approvvigionamento esterne, in questo caso soprattutto nell’ambito della coltivazione della marijuana, approfittando difatti del microclima particolarmente favorevole della provincia di Foggia. Si tratta di un’importante attività antidroga su due ambiti territoriali della provincia di Foggia, convenzionalmente denominata “Green Power”, derivante da una strategia investigativa diretta e pianificata dalla Procura della Repubblica di Foggia, attraverso le articolazioni operative territoriali dell’Arma dei Carabinieri esistenti nell’ambito del locale Comando Provinciale. Una risposta determinata di Magistratura e Carabinieri a dimostrazione di un controllo serrato del territorio, centimetro per centimetro, contro qualsivoglia espressione delinquenziale ai danni dei cittadini ed in generale delle Comunità di tutta la provincia.

In particolare, con l’operazione svolta nel Basso Tavoliere, i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare applicativa del carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 soggetti residenti tutti a Trinitapoli (BT), con un’età compresa tra i 40 e i 65 anni. Gli investigatori dell’Arma, lo scorso 6 luglio 2021, hanno sequestrato una maxi piantagione di marijuana, tra le più vaste sequestrate negli ultimi anni in provincia di Foggia. Sono state estirpate quasi 5.000 piante di marijuana, del peso complessivo di circa una tonnellata e mezzo, con un principio attivo di circa mezzo quintale, da cui era possibile ricavare quasi 2.000.000 di dosi medie giornaliere, che avrebbero poi fruttato alla criminalità, sul mercato del narcotraffico, almeno 10 milioni di euro. I servizi di investigazione tradizionale e tecnica sviluppati simultaneamente dai Carabinieri hanno quindi permesso di individuare e di identificare, con certezza, i cinque indagati, coinvolti nella coltivazione delle piante di marijuana, dell’altezza media di circa un metro ciascuna.   

Invece, con l’operazione svolta nell’Alto Tavoliere, i Carabinieri della Compagnia di San Severo hanno smantellato una rete di spacciatori di cocaina, hashish e marijuana, dando esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare del GIP di Foggia, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 10 (dieci) soggetti di Serracapriola, Chieuti e San Severo, di cui 3 (tre) sottoposti alla custodia cautelare in carcere, 5 (cinque) alla misura degli arresti domiciliari e 2 (due) all’obbligo di presentazione alla P.G., tutti indagati, a vario titolo, per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, continuata e in concorso, per fatti commessi nel periodo compreso tra febbraio 2020 e maggio 2020 nei territori di Serracapriola, Chieuti e San Paolo di Civitate. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia e condotte specificatamente dal Comando Stazione Carabinieri di Serracapriola (FG) hanno avuto inizio da un sequestro a carico d’ignoti di alcuni grammi di cocaina, custoditi all’interno di un ovulo e già suddivisi in dosi, rinvenuti nel mese di gennaio 2020 all’interno di un uliveto di Chieuti, nei pressi esattamente dell’abitazione di uno degli indagati, come appunto riscontrato dall’attività info-investigativa posta in essere dalla Stazione dei Carabinieri di Serracapriola nell’ambito dello svolgimento dei quotidiani servizi d’istituto. L’articolata attività d’indagine che ne scaturiva, particolarmente complessa in virtù del noto periodo di restrizioni sanitarie governative in quel momento in essere, inizialmente si concentrava su un soggetto sanseverese trasferitosi in Chieuti, per poi svilupparsi grazie anche a numerose intercettazioni telefoniche, in una fitta rete di spacciatori di droga, operante per l’appunto nei territori dei comuni di Serracapriola e Chieuti. La “clientela” era geograficamente variegata, infatti gli acquirenti provenivano non solo dal territorio foggiano ma anche dalle vicine regioni Molise e Abruzzo. Sono stati una trentina gli episodi di spaccio documentati dai Carabinieri, nonostante le difficoltà operative derivanti per le misure restrittive governative circa l’emergenza epidemiologica, poiché i militari si sono trovati in condizione di essere più facilmente individuabili dagli spacciatori, nel corso dei servizi di o.c.p., a causa della scarsa circolazione di mezzi e persone. Le comunicazioni per l’acquisto e la vendita della droga avvenivano per lo più mediante l’utilizzo, da parte dei coinvolti, di un linguaggio criptico, tendente ad eludere eventuali intercettazioni, con l’utilizzo di termini quali “benzina”, “diesel” o “olio”, a seconda infatti della tipologia della sostanza fornita. Nel corso dell’attività intercettiva, due dei soggetti coinvolti, ricoprenti ruoli apicali, avevano inoltre posto le basi per la spartizione delle piazze di spaccio, criticando aspramente  i tentativi delle “nuove leve” di concorrere con loro nella gestione delle “piazze di spaccio” rispettivamente oggetto di  controllo. E’ stata anche accertata l’assidua e continuata attività di intermediazione tra assuntori e spacciatori da parte di uno dei soggetti finito agli arresti domiciliari, vero e proprio “broker” della droga, che sfruttava questa posizione per avere in cambio sconti sull’acquisto o direttamente dei “doni” di sostanza stupefacente per il servizio prestato. Nel corso dell’intera operazione, venivano effettuati 3 (tre) arresti in flagranza di reato, segnalati 9 (nove) assuntori di droga, sequestrati circa mezzo etto di cocaina, mezzo chilo di marijuana e alcuni grammi di hashish.

In contemporanea agli arresti eseguiti nell’esecuzione di tali ordinanze nell’ambito dell’operazione antidroga “Green Power”, i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, con l’ausilio sempre dei Reparti specializzati dell’Arma, hanno altresì eseguito altre attività di perquisizione collaterali, alla ricerca di droga ma non solo.

Dalla nottata è in corso una maxi attività antidroga da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia. In particolare, in contemporanea, sono in esecuzione due importanti provvedimenti cautelari contro il traffico di sostanze stupefacenti esistente sul territorio della provincia di Foggia, il tutto nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Green Power” da parte dei militari dell’Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Più di 100 militari, supportati altresì dai Reparti Specializzati dell’Arma dei Carabinieri (Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori, Nucleo Cinofili e Nucleo Elicotteri), stanno   difatti eseguendo, in diversi territori della provincia, dall’Alto al Basso Tavoliere, delle misure cautelari personali nei confronti di diversi soggetti, coinvolti a vario titolo nel traffico di sostanze stupefacenti. Alcune decine, inoltre, anche le perquisizioni locali domiciliari simultaneamente in atto sempre per la ricerca di droga e non solo.

Le indagini, svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia e della Compagnia di San Severo, hanno permesso di disarticolare alcuni gruppi criminali dediti allo spaccio ed alla coltivazione di sostanze stupefacenti.

“Pugno duro” della Squadra Stato contro il crimine sul territorio della Capitanata.  

I dettagli ed il resoconto di tale importante attività antidroga verranno poi forniti – ad attività concluse - in una conferenza stampa, in presenza, fissata per le ore 10.30 odierne presso gli uffici della Procura della Repubblica di Foggia.  

Continuano i servizi di prevenzione e repressione dei reati in materia di stupefacenti da parte dei carabinieri della Compagnia di Cerignola, con l’ausilio dello Squadrone Cacciatori Eliportati di Puglia e dei Carabinieri Cinofili di Modugno. Trovato mezzo chilo di cocaina in pietra e 10.000 euro contanti.

Nei giorni scorsi, i Carabinieri della Sezione Operativa del citato comando, nel corso di un servizio antidroga, si sono portati presso l’abitazione di un noto pregiudicato 57enne, gravato anche da precedenti specifici, per effettuare una perquisizione. Il soggetto abita in una villetta di campagna, al piano terra, con un ampio cortile recintato. Avuto contezza della presenza dei carabinieri il proprietario di casa tardava ad aprire. Una volta aperto si avvicinava agli operanti con un cane di grossa taglia che sembrava aggressivo. Pertanto l’uomo veniva invitato ad allontanare l’animale. Nel mentre effettuava l’operazione di messa in sicurezza del quadrupede, approfittando del momento di distrazione creata, cercava di disfarsi di una busta in cellophane trasparente, contenente una sostanza bianca, lanciandola oltre il muro di recinzione. Fortunatamente i Carabinieri, ormai avvezzi a questo tipo di dinamiche, non hanno mai smesso di controllarlo a vista, cogliendo la scena e, avendo i Carabinieri Cacciatori predisposto un servizio di cinturazione, raccoglievano immediatamente la busta. Gli accertamenti successivi, compiuti  tramite la SIS di Foggia ha consentito di fare chiarezza sul contenuto della busta: 500 gr circa di Cocaina in pietra, quindi con un elevato grado di purezza. Il prosieguo della perquisizione ha consentito anche il rinvenimento, all’interno di un zaino nero, in uso al predetto, la somma contante di 10.000 euro, sequestrata dagli operanti in quanto ritenuta provento dell’attività di spaccio. Inoltre, all’interno del cortile erano presenti una decina di autovetture di presunta provenienza furtiva e sulle quali sono ancora in corso accertamenti finalizzati a stabilirne la provenienza illecita. Pertanto, i Carabinieri constatando l’evidenza dei fatti lo hanno tratto in arresto traducendolo presso la Casa Circondariale di Foggia. Stando al quadro probatorio, pienamente condiviso dall’A.G. competente, l’arresto è stato convalidato e il soggetto permane ancora in carcere.

Resta altissima l’attenzione dei Carabinieri sul territorio garganico. Nel corso di un articolato servizio di controllo del territorio principalmente proiettato sull’ area di San Nicandro Garganico, che ha visto operare diverse pattuglie impiegate in posti di controllo e perquisizioni, i militari hanno arrestato in flagranza un cittadino sannicandrese in possesso di piante di marijuana in florescenza ed altre in essiccazione.

Il ritrovamento dello stupefacente è stato possibile anche grazie al prezioso contributo dei baschi rossi dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia, con sede ad Amendola, addestrati ad operare in ambiente boschivo e zone impervie, che nelle ultime settimane ha scoperto diverse piantagioni illegali di cannabis.

Queste coltivazioni, che necessitano di costante irrigazione, venivano solitamente realizzate vicino corsi d'acqua ma questo le rendeva facilmente individuabili dalle forze dell'ordine; pertanto è sempre più frequente il ricorso ad altri stratagemmi, con coltivazioni in zone di difficile transito e coperte da  fitta vegetazione, irrigate a mano o mediante lunghe tubature nascoste. In questo caso la sostanza stupefacente era abilmente occultata all’interno di un ovile adiacente all’abitazione del reo.

Infatti i militari, durante le fasi di controllo e perquisizione dell’area circostante, ritrovavano ben 25 piante di canapa indiana in florescenza nonché circa 2,5kg della stessa sostanza in essiccazione e verosimilmente pronta ad essere confezionata ed immessa sul mercato e che avrebbe fruttato circa 3000 euro. Dunque per il 50enne si sono aperte le porte delle carceri foggiane. Anche in questo  caso le contromisure adottate dagli spacciatori possono solo rallentare ma non fermare l'azione di contrasto dei Carabinieri.

Il fenomeno è purtroppo sempre più diffuso ma fortemente contrastato dalla costante azione preventiva e repressiva delle forze dell'ordine.

I Carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano hanno deferito in stato di libertà, per  coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, un 29enne Cagnanese, con precedenti di polizia.

I Carabinieri della Stazione di Cagnano Varano, unitamente allo Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, di recente, eseguivano una perquisizione nei pressi di una masseria dell’area parco del Gargano di Cagnano Varano, rinvenendo una piantagione di marijuana composta da sei piante dell’altezza, dai due ai quattro metri per un peso complessivo di chilogrammi quindici. La coltivazione era celata nella vegetazione autoctona e da alcune piante di olivo. Nei pressi veniva rinvenuto il materiale utilizzato per la cura delle piante e sottoposto a sequestrato un bilancino di precisione ed il materiale per il confezionamento dello stupefacente.

Un campione vegetale verrà inviato al L.A.S.S. del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia per verificarne il principio attivo ed il numero di dosi ricavabili dalla piantagione.

I Carabinieri della Stazione di San Marco in Lamis insieme allo Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, coordinati dal Comando Compagnia di San Giovanni Rotondo, hanno arrestato un cittadino del Senegal per detenzione di sostanza stupefacente.

I militari della Stazione di San Marco in Lamis venivano a conoscenza che in San Giovanni Rotondo, in contrada Coppe Mezzanelle, nei pressi di una masseria isolata, era stato notato uno strano movimento di persone e mezzi.
Al fine di riscontrare le notizie acquisite, e soprattutto capire il motivo di questo continuo via vai di persone, i militari, alle prime ore del mattino, su decreto di perquisizione dell’A.G., si posizionavano all’esterno della masseria recintata e iniziavano un servizio di osservazione. Nel corso dell’attività, i Carabinieri notavano sopraggiungere a piedi, dal costone della montagna, un ragazzo di colore che trasportava una busta di medie dimensioni. Alla vista dei militari, il ragazzo abbandonava la busta e si allontanava di corsa cercando di disperdersi tra le sterpaglie, ma veniva inseguito e immediatamente bloccato a poca distanza.
La busta abbandonata, come si poteva successivamente appurare, conteneva circa 1.5 kg di sostanza stupefacente del tipo Marijuana.
I militari, pertanto, effettuavano a ritroso il percorso fatto dal cittadino Senegalese, regolare in Italia, e durante il tragitto scoprivano una piantagione da pochi giorni estirpata (che a seguito di accertamenti risultava insistere su area demaniale), una motozappa, un essiccatoio, materiale per la semina, un sofisticato impianto di irrigazione, nonché altre buste di Marijuana per un totale di 7 kg. Le successive analisi consentivano di accertare che si potevano ricavare circa 30000 dosi per un guadagno al dettaglio di circa 150.000 €.

Tutto il materiale e la sostanza stupefacente é stata sequestrata

L’arrestato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Foggia in attesa del rito direttissimo durante il quale il giudice, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto l’obbligo di dimora e il divieto di uscire dalla propria abitazione dalle ore 20.00 alle ore 07.00 e l’obbligo di firma.
L’azione di contrasto alla produzione e traffico di stupefacenti in area garganica da parte dei Carabinieri di Foggia continua senza sosta anche mediante il ricorso agli assetti specialistici quali lo Squadrone CC Cacciatori particolare addestrato in relazione dell’asperità del territorio.

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