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 nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Dopo le 17.30 di oggi, 1 novembre 2021, il Cimitero è rimasto aperto, senza il custode e immerso nel buio più totale, così come testimoniato dalla foto e dal video allegati.

Il Sindaco d’Arienzo e l’Assessore Totaro non hanno saputo prevedere che, dopo le ore 17.00, sarebbe sceso il buio, per cui non hanno dato disposizione di predisporre una adeguata illuminazione.

È inconcepibile e inaccettabile questo modo di fare dei due “sedicenti amministratori pubblici”, del tutto superficiale e irrispettoso del Culto dei defunti!

{youtube}Z-zvWsau4ec{/youtube}

Addirittura quest’anno la scalinata di accesso al Cimitero e il piazzale interno antistante la Chiesa non sono stati addobbati con pianti e fiori.

La sciatteria e la superficialità del Sindaco d’Arienzo e dell’Assessore Totaro hanno colpito di nuovo, ma questa volta colpiscono la sensibilità di tutti coloro che hanno un caro cui far visita al Cimitero.

Lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile” invita l’Assessore Totaro a rassegnare le proprie dimissioni e il Sindaco d’Arienzo a chiedere scusa a tutti i cittadini».

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Da fonti sicure che non riveleremo per rispetto dell'anonimato richiesto, parrebbe che nei prossimi giorni a Monte Sant’Angelo, presso l’Ente Parco Nazionale del Gargano, dovrebbero arrivare gli ispettori del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per visionare e controllare i documenti che un anno fa portarono alla risoluzione del contratto con la direttrice Maria Villani da parte del Presidente Pasquale Pazienza.

Gli stessi, da quanto si apprende, dovrebbero anche verificare la nomina temporanea di Vincenzo Totaro a direttore facente funzione voluta da Pazienza, incarico chiacchierato da alcune parti politiche per le note vicende legate allo scioglimento del Comune di Monte Sant’Angelo per presunte infiltrazioni mafiose, avvenuto nel 2015.

Nell’attesa di ottenere altre informazioni e di conoscere il lavoro degli Ispettori, di ricevere note dell’ente Parco del Gargano a suffragio della presente e/o di replica, si pubblica il testo integrale della richiesta dei parlamentari Marco PELLEGRINI, Gisella NATURALE, Vilma MORONESE, Elisa PIRRO, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per l’invio della ispezione, svolta nella seduta n. 257, datata 10 settembre 2020.

Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04066

“Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:

il Parco nazionale del Gargano sito in provincia di Foggia, istituito con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 181 del 4 agosto 1995, ha rilevanza strategica per la tutela dell'ambiente, per la valorizzazione del territorio e per lo sviluppo economico sostenibile, non solo per la Capitanata, ma per tutta l'area circostante, essendo ricchissimo di habitat differenti e biodiversità che ha pochi uguali in Italia e in Europa;

in data 5 aprile 2019 l'Ente Parco nazionale del Gargano pubblicava un avviso pubblico al fine di individuare una rosa di tre nominativi, iscritti all'Albo degli idonei all'esercizio delle funzioni di direttore di Parco, da sottoporre, poi, al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per il successivo conferimento dell'incarico;

in data 22 luglio 2019 il Consiglio direttivo dell'Ente Parco nazionale del Gargano approvava la terna dei candidati alla carica di direttore del Parco, e la inviava al Ministro in indirizzo;

in data il 7 aprile 2020 il Ministro decretava la nomina del direttore del P.N.G., nella persona della dottoressa Maria Villani, che il successivo 26 maggio 2020 stipulava con l'Ente un contratto di diritto privato, che prevedeva un periodo di prova della durata di sei mesi, a partire dal 1° giugno 2020;

in data 7 settembre 2020 il Presidente del Parco nazionale del Gargano comunicava alla direttrice dottoressa Maria Villani la risoluzione del rapporto di lavoro per recesso, ai sensi dell'art. 1, comma 5, del C.C.N.L., relativo al personale dirigente, e ai sensi dell'art. 10 del contratto individuale di lavoro del 26 maggio 2020;

i motivi che avrebbero indotto l'amministrazione dell'Ente Parco (in persona del Presidente pro tempore dottor Pazienza) a esercitare il recesso durante il periodo di prova semestrale del mandato della direttrice, vengono individuati, secondo la prospettazione dell'Ente, in una scarsa conoscenza delle norme, scarsa propensione a dare attuazione agli atti di indirizzo e alle direttive impartite dal Presidente, scarsa propensione a instaurare proficui rapporti di lavoro e di collaborazione con i dipendenti del Parco e con i portatori di interessi territoriali, utilizzo improprio dei mezzi e delle risorse umane dell'Ente;

tali motivazioni destano sorpresa e, a parere degli interroganti, è interesse dei cittadini del territorio, dei Comuni ricadenti nell'area del Parco (ben diciotto), e di tutta la comunità in senso lato, appurare se i motivi addotti abbiano fondamento e in che misura, visto che la rimozione della direttrice Villani potrebbe interrompere bruscamente la rinascita del Parco, dopo anni di insoddisfacente attività e di cattivo utilizzo di risorse pubbliche,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se intenda adoperarsi, affinché siano scongiurati eventuali rischi di una non corretta gestione e amministrazione del Parco;
se intenda inviare una ispezione presso il Parco nazionale del Gargano, onde accertare eventuali irregolarità amministrative relative sia al periodo successivo al 1° giugno 2020 e sia a quello precedente tale data”.

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nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Da diverso tempo il Sindaco d’Arienzo e l’Assessore Totaro hanno lasciato il nostro Cimitero nell’incuria, nel degrado, nell’abbandono più totale.

L’assenza di interventi di riqualificazione per un importante luogo sacro come il Cimitero è sotto gli occhi di tutti i cittadini che, sgomenti e arrabbiati, non sanno più a quale Santo rivolgersi. Come si può osservare dalla foto (e da quelle nei comunicati riportati nel FOCUS, ndr.), le gallerie sembra stiano per crollare, segno che mancano interventi strutturali di messa in sicurezza. Perchè non viene bandito un appalto per la sistemazione? Peraltro, pesino la pensilina di attesa sta cadendo a pezzi e l’area antistante il Cimitero non è stata destinataria di nessuna opera di sistemazione, tanto che i cittadini sono costretti ad arrangiarsi su strade sterrate.

Questa condizione è inaccettabile sempre, ma ancora di più durante i giorni della Festa dei defunti. Con il Culto dei morti non si può giocare. Il Cimitero è un luogo sacro, in cui c’è tanta parte di ciascuno di noi, senza dubbio “la parte” a cui teniamo di più.

Il Sindaco d’Arienzo e l’Assessore Totaro non hanno, purtroppo, a cuore questi valori, elementi fondanti di ogni civiltà e di ogni cultura.

d’Arienzo e Totaro sono indifferenti non solo alle puntuali denunce dell’Opposizione sociale e politica, ma anche alle continue segnalazioni dei cittadini.

Il menefreghismo di d’Arienzo e di Totaro è tale che, in questo periodo di festività di Ognissanti e di commemorazione dei defunti, non è stato neppure stabilito un orario straordinario di apertura del Cimitero.

Lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile” condanna fermamente l’indifferenza del Sindaco d’Arienzo che, nonostante l’attuale condizione di inciviltà del Cimitero, continua a tenere al suo fianco l’Assessore Totaro, delegato proprio ai servizi cimiteriali».

[Le condizioni strutturali interne del cimitero al 31 ottobre 2021.
Nulla è cambiato da quelle di maggio 2021, della precedente nota di denuncia]

MSA condizioni cimitero ott2021

FOCUS:

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a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

La Puglia, patria del Romanico-pugliese, è la terra dove le cattedrali si distinguono, oltre che per la loro bellezza architettonica, quanto per i loro bellissimi rosoni, che caratterizzano in maniera armonica l’intera costruzione, tanto da suscitare nei secoli la meraviglia dei visitatori italiani e stranieri. E, oggi, in cui manca il senso estetico della bellezza pura, si vuole dare ai rosoni delle cattedrali pugliesi il giusto merito e la giusta riconoscenza eleggendoli a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Tale proposta è stata presentata e illustrata il 23 Settembre 2021 a Palazzo Dogana di Foggia, in una tavola rotonda organizzata dalla Compagnia Exsultanti, in cui si è venuto a sapere che, oltre ai rosoni delle cattedrali  di Otranto, di Ostuni, di Trani, di Ruvo, di Brindisi, di Bitetto, di Bari, per quanto riguarda la Capitanata, sono stati indicati 6 rosoni e precisamente: il rosone delle cattedrali di Bovino, Troia, Lucera, San Severo, Cerignola e Siponto, in tutto 33 rosoni pugliesi. A questi, vorrei aggiungere, se mi è consentito, anche il rosone della Chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo. Un rosone che è fra i più belli della Puglia, che fa parte, giustamente, del patrimonio storico-culturale dell’intera Puglia e con essa dell’Italia tutta, orgogliosa di possedere un numero più alto di Siti Unesco, di cui fa parte il nostro Santuario di San Michele. Il riconoscimento del nostro rosone, visto  nell’ambito della richiesta degli altri rosoni pugliesi,  servirebbe maggiormente a sensibilizzare la popolazione garganica verso le bellezze architettoniche e scultore della Puglia, contribuendo così a  creare e, quindi, a valorizzare una grande Via delle Cattedrali Pugliesi, con i loro rosoni, simboli della bellezza universale dell’arte. E a tale proposito, siamo d’accordo quanto riferisce il nostro Presidente Regionale Michele Emiliano: “Pensare che i Rosoni di Puglia possano essere riconosciuti Patrimonio Mondiale UNESCO è una cosa di una bellezza entusiasmante, un patrimonio identitario pugliese unico nel suo genere, che trova il modo di essere ulteriormente valorizzato e promosso”. Vediamo da vicino in che consiste la singolarità e l’unicità del Rosone della Chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo. Una  Chiesa,  che  risale al tempo del vescovo Lorenzo Maiorano, il quale, alla fine del VI secolo, fece costruire, di fronte alla Grotta dell’Arcangelo Michele, una Cattedrale dedicata a San Pietro, con due altari rispettivamente dedicati a San Giovanni Battista e alla Beata Vergine. Ciò è documentato nel  Liber de Apparitione Sanctis Michaelis, un'opera scritta fra la fine dell’VII-VIII, in ambito longobardo, probabilmente in ambiente beneventano. L’autore ebbe come fonte un  libellus da cui si evinceva la fondazione della Chiesa di San Pietro al tempo del vescovo Maiorano. Successivamente la stessa Chiesa è ricordata nella  Vita Sancti Laurentiis, un documento composto tra la fine dell’XI e gli inizi del XII, in cui si parla della fondazione di tre chiese e precisamente della Chiesa di San Pietro, del Battistero di San Giovanni in Tumba e della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Probabilmente la primitiva Chiesa, sorta al tempo di Lorenzo Maiorano, dovette subire diverse demolizioni, tanto da essere successivamente ampliata, fra l’VIII e il IX secolo, con un impianto basilicale più grande. Fra l’XI e il XII secolo, venne decisa la costruzione del Battistero di San Giovanni in Tumba e della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Purtroppo, dell’antica Chiesa di San Pietro, avendo subìto varie modiche, oggi non  ci rimane che il basamento centrale con alcune colonne che dovevano sorreggere le navate laterali e una maestosa abside a semicatino con nicchie. Lungo le paraste dell’abside vi sono diverse decorazioni a foglie rigidamente solcate, che ci riportano a modelli orientali dell’antica Armenia. Inoltre, dagli scavi effettuati all’interno della chiesa, sono venuti alla luce resti di varie tombe di datazione incerta. L’attuale facciata della Chiesa di San Pietro, con il suo il rosone, è di epoca seicentesca, e precisamente del 1605, allorquando per volontà dell’arcivescovo Domenico Ginnasi (1550-1639), divenuto poi cardinale e “compadre” del figlio del re di Spagna Filippo III,  venne deciso di rifare la facciata dell’antica chiesa, con l’attuale rosone. Ciò è testimoniato non solo dalla data apposta lungo la circonferenza del rosone (1605), ma anche dallo stesso stemma dell’arcivescovo posto sull’abside del portale. La chiesa era ancora in piedi al tempo in cui lo studioso tedesco H.W. Schulz, nel 1860, la visitò, descrivendola come  un’aula monoabsidata, con volta a botte e con affreschi all’interno raffiguranti Cristo in trono  ed una Crocifissione.  Dopo pochi anni, forse a causa di terremoti, la chiesa venne demolita interamente. Di essa, come abbiamo detto, ci rimane solo l’abside semicilindrica, tracce di basamenti basilicali a tre navate e frammenti scultorei conservati nel Museo lapideo della Basilica di S. Michele, che ci riportano alla scultura figurativa del XII secolo, sorta tra Borgogna e Aquitania e diffusa lungo le vie del pellegrinaggio. Il rosone fa parte di quegli elementi decorativi tipici delle cattedrali pugliesi. Esso è accumunato alla simbologia della ruota e, quindi, al cerchio, quale simbolo solare. Nei testi e nell’iconografia cristiana la ruota ha spesso dodici raggi, numero zodiacale, con riferimento al ciclo solare. La ruota è anche il simbolo del mondo. La ruota, a quattro raggi, è l’espansione del mondo, secondo le quattro direzioni dello spazio. La ruota a seri raggi si riconduce al simbolo solare. Mentre la ruota a otto raggi ci si riferisce alle otto direzioni dello spazio, secondo i petali (otto) del loto, che sono il simbolo della rigenerazione e del rinnovamento. Il cerchio intorno alla ruota rappresenta la circonferenza del Cielo e della Terra. Il centro del cerchio è il Cielo, mentre la circonferenza è la Terra. Il raggio è l’Uomo, mediatore fra il Cielo e la Terra. Il cerchio circoscritto al  quadrato simboleggia il Cosmo, cioè il Cielo e la Terra. Mentre il quadrato, circoscritto al cerchio, è il simbolo della “scintilla” divina nell’involucro materiale.  La Croce a raggi, nell’interpretazione cristiana, simboleggia il dominio di Cristo su tutta la Terra. Presso gli Irlandesi si hanno croci funerarie accompagnate dal simbolo della ruota o dal cerchio, per significare l’allargamento della sfera spirituale o religiosa a quella terrestre. Nelle cattedrali medievali l’immagine di Cristo al centro dei rosoni è il simbolo del ruolo determinante del Salvatore, posto al centro del progetto escatologico divino. La ruota, nella simbologia cristiana, è l’immagine della scienza cristiana unita alla santità. Essa è l’emblema della dotta egiziana Santa Caterina, che è la leggendaria patrona dei filosofi cristiani. La ruota è anche il simbolo del cambiamento e del ritorno delle forme di esistenza. Per Jung  e la sua scuola, i rosoni delle cattedrali rappresentano il Sé dell’uomo trasposto sul piano cosmico. È l’unità nella totalità e l’autore, considerando il rosone come  un altro mandala, aggiunge che “possiamo considerare come mandala le aureole di Cristo e di santi”. C’è, quindi, identificazione fra il simbolismo del Cristo cosmico con quello del centro mistico in un continuo ritorno fra il centro e la periferia. Nella iconografia cristiana la ruota è stata paragonata anche alla ruota della Fortuna, in quanto essa sta a ricordare agli uomini il loro destino, legato alla sorte e, quindi, alla fortuna (la Ruota della Fortuna). Nell’arte medievale, la ruota è intesa anche come “Ruota della Vita”, che solleva gli uomini per poi lasciarli nuovamente cadere. Spesso gli angeli, detti i cherubini, vengono rappresentati con una serie di ruote alate fiammeggianti, che servono per raggiungere il Paradiso.

Portale della Chiesa di San Pietro MSA

Il portale della Chiesa di San Pietro -foto allegata dal prof. Giuseppe Piemontese-

Al centro del rosone, a forma di ruota della facciata di San Pietro, troviamo il simbolo della stella, che rappresenta la luce e, quindi, lo spirito rigeneratore. La stella fiammeggiante a cinque punte è il simbolo  della manifestazione centrale della luce, del centro mistico, del fuoco di un universo in espansione, quindi, del microcosmo umano. Nel Buddismo Zen il cerchio  significa illuminazione, perfezione dell’uomo in sintonia con il principio originario. La stella a se punte, con i due triangoli rovesciati e intrecciati, è il simbolo dell’unione dello spirito e della materia, dei principi attivi e passivi, il ritmo del  dinamismo, la legge dell’evoluzione e dell’involuzione. Il sigillo di Salomone è il simbolo stesso del giudaismo. La stella a sette punte rappresenta l’armonia del mondo, l’arcobaleno dai sette colori, ma essa è anche il simbolo dell’Apocalisse. La stella a otto punte, come nel caso del rosone della facciata seicentesca di San Pietro, è il simbolo della rinascita dopo il battesimo e, quindi, di Resurrezione. Il rosone della chiesa di San Pietro è caratterizzato dalla presenza di quattro Sirene con le gambe a forma di serpente, o di pesce, che si intrecciano reciprocamente in maniera sinuosa. Le Sirene  rappresentano il desiderio dell’uomo di vincere, con la loro seduzione, la morte, le passioni che albergano nell’inconscio, in cui vi sono le pulsioni oscure e primitive dell’uomo. Le Sirene hanno popolato il multiforme mondo della mitologia. L’immaginario collettivo le conosceva come spiriti dei morti, al pari delle Erinni che, avendo bisogno di nutrirsi di sangue per sopravvivere, cercavano di attirare a sé i mortali. Tali vengono descritte nel XII libro dell’Odissea da Omero, allorquando le Sirene vogliono attirare con il loro canto Ulisse.

Inoltre tali figure le troviamo anche nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, in cui il canto di Orfeo, induce le sirene all’inevitabile suicidio. Secondo Eustazio, invece, le Sirene sarebbero state splendide fanciulle che, avendo scelto di mantenere la propria verginità, furono trasformate da Afrodite in uccelli.  Con Euripide invece le Sirene dimorano nell’Ade, al servizio di Persefone. Nella iconografia del mondo antico le Sirene generalmente vengono rappresentate con la figura tipica di donna alata con zampe, coda ed ali d’uccello, raramente vestite. Con il passare del tempo, le Sirene vengono progressivamente trasformate in creature mostruose, con la parte superiore del corpo umana e quella inferiore pisciforme. Tale trasformazione della Sirena in un essere mostruoso la troviamo nell’arte romanica, in cui la Sirena, in chiave cristiana, simboleggia la duplicità della natura umana in cui il bene ed il male convivono.    

Nella iconografia cristiana le sirene, figure ambivalenti, simboleggiano l’anima dopo la morte in attesa del Giudizio. L’arte medievale le raffigura con due differenti aspetti: 1) Sirene-uccelli, quasi identiche alle arpie, uccelli con la parte superiore del corpo femminile; 2) Sirene-pesci, come nel caso del rosone di San Pietro, con la testa umana e il corpo di un pesce. L’immagine delle Sirene, che afferrano con le mani la coda di pesce o di serpente e la divorano, come nel caso dell’immagine scultorea che troviamo sul cornicione del Battistero di San Giovani in Tumba (una donna nuda alla quale un serpente addenta il seno e il sesso), è il simbolo delle anime che sono cadute nella rete della Lussuria. Accanto a questa immagine della Lussuria, nello stesso Battistero, troviamo immagini scultoree della Maternità (una donna con un bambino fasciato minacciato del drago) e dell’Accidia (una lumaca dal cui guscio esce una sirena). Inoltre l’atto di mordersi la coda, come nel caso del rosone di San Pietro, rappresenta il tempo che si muove incessantemente e, quindi, il decorso dell’anno e delle stagioni. Inoltre, il serpente o il pesce, a forma di spirale, simboleggia la forza vitale del profondo e a questo si  ricollega anche la spirale geometrica che significa il rapporto del mondo con la sua origine. La capigliatura sciolta delle sirene è il simbolo della “trappola della Lussuria”. Tali immagini scultore le troviamo sia nell’arte romanico-gotica che rinascimentale, con contaminazioni anche nell’arte barocca, in cui la decorazione esteriore acquista un ruolo fondamentale sul piano stilistico, conservando ancora quella funzione didascalica del racconto scultoreo o pittorico assegnata all’opera artistica di carattere religioso. Infatti, in età barocca gli artisti seppero inventare un repertorio simbolico ed iconografico moderno per rappresentare e raffigurare non solo le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma anche gli episodi più salienti e significativi della vita dei nuovi santi, nonché episodi legati alla cultura classica, che  si ritrovano nella civiltà rinascimentale. L’arte sacra barocca conserva, quindi, ancora il carattere didascalico e allegorico dell’arte romanica e gotica, creando così un connubio fra antico e moderno, fra la committenza e gli artisti, i quali avevano lo scopo di comunicare, con le loro opere, la cultura del loro tempo, quella stessa cultura che era dell’uomo colto e dell’uomo popolare, in quanto entrambi si riconoscevano nella cultura religiosa del tempo, che era quella cristiana.  E gli artisti di età barocca, come lo stesso Caravaggio,  furono in grado di cogliere e di rappresentare gli ideali estetici comuni alla maggior parte della società del XVII secolo ed essere autentiche espressioni della cultura del tempo.

Il rosone della chiesa di San Pietro, datato 1605, fa parte dell’arte popolare, legata alle diverse botteghe artigianali, che, specie in Puglia, erano presenti, già nel Medioevo, nei cantieri delle cattedrali romaniche e nel Seicento, specie nei centri salentini, dove l’arte barocca raggiunse le sue vette più eccelse. Da qui, probabilmente, giunsero gli  artigiani che scolpirono il nostro rosone, dove si manifesta quella raffinatezza di espressione e di forme che ritroviamo nella Cattedrale di Santa Croce in Lecce (1646). Anche sulla facciata leccese ritroviamo, in maniera eclatante, il motivo del rosone con le sirene,  che in maniera ossessiva caratterizzano le diverse sezioni della facciata.  La maggior parte delle sculture e dei capitelli del piano inferiore,  sono opera dell’artista Francesco Antonio Zimbalo, scultore di notevole raffinatezza che esegue fra il 1606 e il 1614 i tre portali della chiesa leccese, l’altare maggiore e l’altare di San Francesco.  Nell’arte dello Zimbalo “elementi diversi ne connotano il personale linguaggio stilistico: partiture architettoniche di accentuato rigore geometrico congiunte  ad apparati scultorei ricchi e fantasiosi dove non mancano commistioni di sacro e profano nella presenza contemporanea di figure di angeli e di nudità mitologiche, animali fantastici, elementi fitomorfi”. Tutto ciò lo ritroviamo anche nel rosone della chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo, dove elementi cristiani sono legati ad elementi paganeggianti, che affondano le loro radici nella cultura classicheggiante, mutuati, però, attraverso la cultura cristiana del Seicento. A tale proposito, non è da escludere che il Salento, abbia avuto, attraverso lo Zimbalo, dei rapporti con il Gargano, dove vi erano abili lapicidi, già al tempo dello scultore Acceptus (sec. XI). Del resto, così come  nel Salento, anche sul Gargano la pietra si prestava molto bene alla lavorazione scultorea, propria per le sue qualità  di pietra locale tenera e facilmente modellabile. A questo punto, bisognerebbe approfondire la personalità del cardinale Ginnasi (1550-1639), il quale senz’altro commise la realizzazione della facciata seicentesca di San Pietro. Il cardinale Ginnasi fu vescovo di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, dal 1587 fino al 1607, quando era già cardinale. Il suo arrivo a Manfredonia coincise anche con il trasferimento della Cattedra Episcopale da Siponto a Monte Sant’Angelo, tanto da attirarsi, all’inizio,  le ire dei sipontini. Ben presto il suo senso di equilibrio e di saggia amministrazione fece si che sia i sipontini che i garganici si rappacificarono. Il  Ginnasi intraprese diverse opere di restauro dei monumenti della diocesi,  fra il restauro della Chiesa  di Santa Maria di Siponto, di Santa Maria Maggiore di Monte Sant’Angelo e all’interno del santuario garganico abbellì di marmi diversi altari. Inoltre, fondò in Manfredonia, nel 1598, il Monte di Pietà, per alleviare dalla miseria la popolazione sipontina. Sull’architrave del portale della chiesa di San Pietro è scolpito lo stemma del cardinale Ginnasi. Altrettanto sul portale dell’ingresso  all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano. Nel primo vi si rappresentano, nella parte superiore dello stemma, tre gigli, mentre nella parte inferiore è scolpito un avambraccio con in pugno due spade. Invece, nello stemma di Pulsano, vi si notano le figure di un leone e di un grifo. Evidentemente il cardinale ci teneva a tramandare ai posteri la sua committenza e la sua opera di abbellimento e di restauro dei monumenti della sua diocesi, che, unita all’opera di assistenza ai poveri, faceva sì che il suo operato fosse molto apprezzato dalla popolazione dauna. Quindi, per tutti questi motivi, si chiede che anche il Rosone della Chiesa di San Pietro in Monte San’Angelo, quale espressione della bellezza e della creatività artistica pugliese,  venga inserito nella lista dei Rosoni pugliesi per diventare Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Il nostro Comune ha un patrimonio di circa seimila ettari, di cui 4 mila coperti dal manto boscoso.

La maggior parte dei nostri boschi è concentrata in tre località: Bosco Quarto, Spigno e Marguara.

Negli anni '70 e '80 del secolo scorso fu approvato dal Consiglio comunale un Piano di Gestione del patrimonio boschivo, elaborato dal prof. Vittorio Gualdi.

Nello stesso periodo fu istituito l'Ufficio forestale comunale. Prese, così, il via l'attività di gestione dei boschi del Comune con tagli mirati e progetti di pulitura e trasformazione dei cedui in alto fusto.

Tutti questi interventi produssero migliaia di giornate lavorative e diedero particolare impulso alle imprese boschive locali.

Purtroppo, a partire dall'inizio di questo secolo quella linea dell'intervento comunale nell'ambito economico si è progressivamente ridotta.

La situazione si è ulteriormente aggravata in questi ultimi cinque anni con il Sindaco D'Arienzo.

Infatti, in questo settore - come negli altri ambiti economici - si è registrato un assoluto immobilismo.

Il Piano Gualdi non è stato aggiornato; non sono stati effettuati tagli boschivi; non sono state eseguite opere di pulitura dei boschi.

È stato elaborato un solo progetto nel 2018, peraltro dal Consorzio di Bonifica Montana del Gargano, che non avrebbe ottenuto neanche il finanziamento da parte della Regione Puglia.

Il Sindaco D'Arienzo, pertanto, sta facendo marcire un patrimonio pubblico di enorme valore ambientale ed economico.

Lo Schieramento Civico "La Rinascita Possibile" condanna fermamente l'inerzia del Sindaco D'Arienzo che sta danneggiando i lavoratori e le imprese del settore, nonostante la sua specifica preparazione di tecnico agrario.

A lui, evidentemente, interessano soltanto i lavori pubblici, i cui cantieri durano ben oltre i tempi stabiliti dai relativi contratti!».

nota del Presidente del Consiglio comunale, Giovanni Vergura.

«Anche il consiglio comunale di Monte Sant’Angelo, così come la Regione Puglia e il Parlamento, ha approvato la mozione consiliare per chiedere al Governo di sciogliere forza nuova.

I principi costituzionali della nostra repubblica democratica non ammettono alcuna forma di violenza, né tantomeno la riorganizzazione del partito fascista o di altri gruppi totalitari.

La nostra Repubblica deve essere tutelata ogni giorno e qualsiasi tentativo di farci ripiombare negli anni più bui della storia del nostro Paese deve essere respinto con forza e con metodi democratici».

Dopo l’apertura di venerdì si prosegue nel weekend con due workshop sul passato e sul futuro dei Sammecalere.  

Il programma di sabato 30 ottobre della manifestazione Sammecalére 2.0 inizia con la visita al Santuario di San Michele con i professori Alessandro Lagioia e Immacolata Aulisa che guideranno i partecipanti nei luoghi delle apparizioni di San Michele. Al pomeriggio, dopo il secondo laboratorio di Domenico Palena sulla lavorazione della pietra, alle ore 18.30 è la volta de GLI STATUARI DELL’ARCANGELO, la lunga storia di un’arte sacra popolare, un workshop con Claudio Grenzi che verte su un libro di Anna Maria Tripputi dedicato all’antica arte dei Sammecalére, in uscita per le edizioni di Grenzi e di cui si distribuirà gratuitamente un estratto ai partecipanti all’incontro. Il progetto di ricerca si inserisce nella cornice di Artefatti di Puglia, un atlante dinamico dell’artigianato artistico e tradizionale che l’editore sta portando avanti con il sostegno della Regione Puglia e che, tra le tante, individua anche nell’arte degli statuari garganici una delle attività tradizionali che caratterizzano la storia dell’artigianato pugliese.

Nella giornata di chiusura, domenica 31 ottobre, alle 18.30 con il workshop SAMMECALÉRE 2.0, l’icona micaelica nel 21° secolo, si cambia pagina e si affronta il tema del futuro della raffigurazione dell’immagine sacra con i nuovi linguaggi dell’arte e dell’artigianato: un modo per immaginare la prosecuzione di una tradizione accettando la sfida della innovazione. In questo campo la Green Cave dalla sua apertura si è offerta come luogo di esposizione, confronto e anche laboratorio, mettendo insieme artisti e artigiani che si stanno cimentando con il tema micaelico. All’incontro parteciperanno Michele Red, street artist, Maddalena Gatta, pittrice e creativa, Raffaele Gentile, scultore, Matteo Totaro, officina del giorno dopo, Biagio Salcuni, street artist, Luca Pugliese, pittore e creativo, Matteo Gabriele, il sentiero dell’angelo.

Il progetto Sammecalére 2.0, promosso dalla Green Cave di FestambienteSud e sostenuto da Teatro Pubblico Pugliese e Regione Puglia nell’ambito del fondo speciale per cultura e patrimonio culturale, s’inserisce nella cornice della campagna Salvalarte di Legambiente e mira al rilancio della tradizione della riproduzione artigianale dell’immagine di San Michele, per secoli presente nella città di Monte Sant’Angelo e attualmente quasi del tutto scomparsa, sia tramite un recupero della tradizione, sia con l’utilizzo dei linguaggi artistici contemporanei. La filosofia del progetto è recuperare l’antica abitudine, ma attualizzandola con i nuovi linguaggi visivi della contemporaneità.

Ingresso libero con Green Pass e mascherina fino a esaurimento posti.

Ecco il programma completo dei tre giorni:

SAMMECALÉRE 2.0, passato e futuro di un’immagine

29-30-31 OTTOBRE 2021 – Green Cave di FestambienteSud, Monte Sant’Angelo (Fg)

 

VENERDì 29 OTTOBRE

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

1° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

(Per partecipare ai laboratori è necessaria la prenotazione al numero 3791175345)

ore 19.30, presentazione del libro

APPARIZIONI DI SAN MICHELE, Monte Gargano, Mont-Saint-Michel, Val di Susa

di Immacolata Aulisa, Università degli Studi di Bari

saluti: Andrea Pacilli, editore, p. Ladislao Suchy, rettore del Santuario di S. Michele

relazione: Alessandro Lagioia, Università degli Studi di Bari: “L’edizione dei testi latini agiografici”

interventi: Renzo Infante, Università degli Studi di Foggia, Marco Trotta, storico.

(Ingresso libero con Green Pass e mascherina fino a esaurimento posti)

 

SABATO 30 OTTOBRE

ore 10.30, I LUOGHI DELLE APPARIZIONI

visita al santuario e al museo il Sentiero dell’Angelo

con Immacolata Aulisa e Alessandro Lagioia

(Segnalare la partecipazione con chiamate o messaggi al numero 3791175345)

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

2° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

(Per partecipare ai laboratori è necessaria la prenotazione al numero 3791175345)

ore 18.30, GLI STATUARI DELL’ARCANGELO

la lunga storia di un’arte sacra popolare

workshop con Claudio Grenzi

(Ingresso libero con Green Pass e mascherina fino a esaurimento posti)

 

DOMENICA 31 OTTOBRE

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

1° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

(Per partecipare ai laboratori è necessaria la prenotazione al numero 3791175345)

ore 18.30, SAMMECALÉRE 2.0, l’icona micaelica nel 21° secolo

workshop corale con artisti e artigiani, hanno confermato la presenza:

Michele Red, Maddalena Gatta, Raffaele Gentile, Matteo Totaro, Biagio Salcuni, Luca Pugliese, Matteo Gabriele

 

FOCUS:

- Sammecalére 2.0, passato e futuro di un’immagine. Alla Green Cave di Monte Sant’Angelo va in scena la cultura micaelica

- Sammecalére 2.0. Mimmo Palena e le sue sculture alla Green Cave di Monte Sant’Angelo

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

Con la prima lezione del Prof. Filippo Reganati, dell’Università La Sapienza di Roma, è stata inaugurata, in streaming, la Scuola di Alta Formazione Politica a Monte Sant’Angelo, fondata dal suo Presidente Prof. Domenico di Iasio e dal Vice-Presidente Prof. Giuseppe Piemontese. 

Una lezione che fa parte di un ciclo di altri interventi, comprendenti un unico tema seminariale: Lo sviluppo locale come sviluppo sostenibile.

Questo primo incontro si è avuto il 26 Ottobre 2021, con diverse realtà locali, come l'Istituto Superiore "Gian Tommaso Giordani" di Monte Sant'Angelo, il Liceo "A. G. Roncalli" di Manfredonia, l’Università di Foggia e il Comune di Monte Sant’Angelo, nelle persone  dei loro rappresentanti ufficiali, fra cui la Preside Michela Granatiero, il Preside Roberto Menga, la delegata dal Rettore dell'Università di Foggia, Daniela Dato e la Prof. Rosa Palomba, Assessore alla Cultura e Turismo di Monte Sant’Angelo. Il tutto coordinato dal Prof. Domenico di Iasio, il quale ha tenuto a sottolineare che: “La Scuola di Alta Formazione Politica ha come obiettivo e finalità la formazione politico-culturale dei giovani e come tale la presa di coscienza della nostra realtà istituzionale, oltre che culturale ed economica. In altre parole: “Vogliamo dare un contributo per formare le coscienze morali e politiche dei nostri giovani",  ha dichiarato di Iasio; mentre la Prof.ssa Daniela Dato, rivolgendosi direttamente ai ragazzi, ha affermato: “Il talento e l’occasione sono la vera chiave di volta del cambiamento. Questa Scuola è l’occasione per mettervi alla prova, per crescere, per sviluppare intelligenze e talenti vostre e per il territorio”. Mentre la Prof. Rosa Palomba, portando i saluti del Sindaco e dell’Amministrazione comunale, ha affermato: "Oggi finalmente inauguriamo la Scuola di Alta formazione politica che ha come finalità quella di formare le future classi politiche. In una società attiva, che voglia conservare il principio della democrazia, la politica è uno strumento indispensabile. Ma non si può pensare che essa sia solo il poter esprimere un’opinione. La politica richiede impegno, dedizione, conoscenza, serietà, capacità di visione. La politica non è una professione, la politica è una missione. La politica non si fa sul divano davanti alla TV e, soprattutto, la politica non la fanno solo i “politici”. Tutti dobbiamo impegnarci attivamente ad ogni livello nella nostra comunità con progetti, proposte e mettendoci in gioco in prima persona. È anche per queste ragioni e motivazioni che abbiamo voluto e sostenuto la nascita della Scuola di Alta formazione politica perchè pensiamo che questa sia una occasione, rivolta soprattutto alle nuove generazioni, ai nostri ragazzi, per riappropriarci del nostro destino attraverso la conoscenza della politica, consapevoli che saremo noi a determinare il nostro futuro".

La relazione del Prof. Filippo Reganati ha riguardato il rapporto fra Sviluppo locale e Sviluppo sostenibile, ponendo l’accento sulla necessità di salvaguardare il nostro Pianeta, in questi ultimi anni messo alla prova dalla pandemia da Covid-19, tanto da mettere in discussione, non solo il nostro sistema sanitario, quanto il nostro sistema economico, basato sulla globalizzazione, nonché alcuni principi sociali e comportamentali, come l’equità territoriale,  una giustizia equa, la solidarietà fra i popoli e le comunità locali, gli stessi principi su cui si fonda la Agenda 2030, che riguarda principalmente il contenimento del riscaldamento globale, le finalità dei distretti industriali, il rispetto delle identità territoriali e, quindi, la territorialità come “bene comune”, l’utilizzo dell’energia nucleare, la sostenibilità ambientale, il rapporto fra potere e comunicazione, con riferimenti a diversi autori contemporanei.

Alla discussione finale hanno partecipato gli alunni dei due Licei di Monte Sant’Angelo e  di Manfredonia, con domande sull’attuale situazione pandemica, ma soprattutto sulle iniziative da prendere per superare tale momento di crisi, non solo sanitaria, quanto morale ed economica. Anche perché il tutto viene visto attraverso il superamento o la trasformazione dell’attuale sistema socio-economico, legato da una parte alla globalizzazione, ma soprattutto alla crisi ambientale, che ci ha portato, da un giorno all’altro, a scoprire la nostra fragilità e, quindi, la nostra limitata capacità di governare il mondo. I successivi incontri si avranno: Mercoledì 10 novembre  con Antonio Lopes dell’Orientale di Napoli; Martedì 23 novembre con Isabella Varraso dell’Università di Foggia; Martedì 11 gennaio 2022 con Mario Deaglio dell’Università di Torino; Martedì 15 febbraio, con Padre Franco Moscone, Arcivescovo Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

nota del MeetUp Monte in MoVimento.

«Il Governatore pugliese e il suo assessore foggiano si riempirono la.bocca di proclami quando si trattò di fare allungare la pista del Gino Lisa. Risultato? Nulla, nulla di fatto. L'aeroporto di Capitanata non "sa da fare".
Emiliano ci dice che non vi è domanda, che le compagnie non vanno dove non vi sono clienti. Allora poniamo noi delle domande:
- Prima di sprecare (perché di questo si tratta) soldi per allungare la pista, è stata fatta una seria valutazione di costi e benefici o si è pensato solo alla propaganda?
- Il presidente sa che sono milioni i turisti che ogni anno si riversano sul Gargano? Sa che moltissimi atterrano a Bari perché qui non c'è l'aeroporto?
- Quale è la sua paura più grande, quella di perdere clienti per l'aeroporto barese?
- Come farà la Capitanata ad entrare nel terzo millennio (parole sue) se non ha infrastrutture idonee e funzionanti?
- Il suo fido assessore al bilancio, Piemontese, che ne pensa di questa situazione?
Inutile farsi illusioni: un presidente "Emiliano" e un assessore "Piemontese" possono mai interessarsi alla Puglia o, peggio ancora, alla Capitanata?

Cari extraregionali di nome, LA CAPITANATA MERITA RISPETTO!».

FOCUS:

- De Leonardis: “Gino Lisa, la sceneggiata di Emiliano alle ultime battute”. Cosa disse Emiliano e la risposta di Venturino

- Il Pres. Provincia Foggia, Nicola Gatta, sul Gino Lisa: «economia agro-industriale e turistica di Capitanata ha bisogno di un aeroporto funzionante»

- Foggia, Barone e Tutolo: “Aeroporto deve essere sostenuto dalla Regione nella fase di avvio dell’attività, per poter diventare attrattivo e ‘camminare’ da solo”

- Gino Lisa, Clemente: “È tempo di far volare Foggia, alle promesse elettorali devono corrispondere i fatti”

- “Gino Lisa”, Gatta: “Emiliano brucia i ponti con la comunità foggiana, basta bluff!”

- Gino Lisa, Azzarone: "Abbiamo il dovere di assicurare lo sviluppo del Gino Lisa. Regione e AdP hanno le risorse per assicurare la fase di start-up"

- Gino Lisa, Camera di Commercio Foggia, Gelsomino: "Necessaria chiarezza. Per gli imprenditori le infrastrutture devono essere funzionali alle attività delle azidende"

Nella tre giorni della manifestazione culturale Salvalarte, 29-30-31 ottobre 2021, a Monte Sant’Angelo, Legambiente è vicina ai beni culturali, promuovendo iniziative di attività locali.

Nella Green Cave di FestambienteSud la creatività è alla base, con la promozione locale di artigiani, artisti di tutto rilievo, che dell’immagine di San Michele, oggi abbandonata nella città degli antichi Sammecalére, ne sta facendo un puto di riferimento per valorizzare la propria cultura, quella montanara.

Tra questi si colloca fortemente la figura artistica di Domenico Palena, chiamato Mimmo, maestro artigiano, scultura della pietra gentile.

Li sammecalére erano gli artigiani costruttori di statue di San Michele con l’utilizzo di pietra locale (la préta gentìle), di marmo, di alabastro, talvolta di legno e, in casi eccezionali perché di difficile rinvenimento, di préta turchenèdde, pietra pregiata tendente, dopo la pulitura e la lavorazione, ad un pastoso grigio cenere con velatura azzurra” (Michele d’Arienzo, da La Fototeca Tancredi, Claudio Grenzi Editore).

All’evento potrete partecipare al laboratorio sulla lavorazione della pietra del maestro Mimmo Palena e ammirare le sue opere, uniche nel genere, create con amore, dedizione, professionalità e tanto pathos per San Michele Arcangelo.

La partecipazione è a libero ingresso con Green Pass fino a esaurimento posti. Per informazioni chiamate o messaggi al numero 3791175345.

FOCUS:

- Sammecalére 2.0, passato e futuro di un’immagine. Alla Green Cave di Monte Sant’Angelo va in scena la cultura micaelica

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