Domenica 13 marzo 2022, nella Sala delle Udienze del Castello Ducale di Torremaggiore, si è svolto un incontro dal tema: “DONNA: di là dai confini”.
Voluto fortemente dall’Assessorato alle Politiche Sociali in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, rappresentati dagli assessori Lucia Di Cesare e Ilenia Coppola, è stata una serata “tra donne” appartenenti alle varie etnie che convivono sul territorio di Torremaggiore, con il fine di favorire un incontro e una conoscenza tra culture diverse, che è alla base per favorire un percorso di una convivenza serena e amichevole.
Spesso i luoghi comuni ci impediscono di scoprire le storie e di capire che dietro le storie ci sono le persone e che tutti abbiamo sentimenti e paure reciproche che solo con il dialogo e la conoscenza possono essere superate.
“L’iniziativa sia partita da un input lanciato da due ragazze, non di Torremaggiore, che lavorano in questo momento ad un progetto negli uffici cultura, raccogliendo dati circa la loro comunità presente sul territorio – ha posto in evidenza l’assessore Lucia Di Cesare, che ha proseguito- lanciando l’idea che il territorio poteva in qualche modo aprirsi alle varie comunità. Il pensiero di legare questa iniziativa alla festa della donna non è una casualità perché noi donne siamo davvero capaci di costruire ponti, e questo momento vuole essere la prima pietra di questo ponte, di questo mondo di relazioni che come amministrazione e come territorio vogliamo costruire con voi e oggi più che mai abbiamo la necessità di comprenderci gli uni con gli altri. Veniamo semplicemente da posti geografici diversi, ma siamo tutti uguali nei bisogni e nelle aspirazioni – ha concluso la Di Cesare-“.
Nell’occasione, l’assessore Ilenia Coppola ha sottolineato come la serata rappresenti la prima occasione di tante che seguiranno per conoscere le varie comunità, ringraziando per la presenza anche le donne delle associazioni storico culturali di Torremaggiore proprio per meglio favorire la conoscenza e l’integrazione tra le diverse culture che sono alla base dei vari popoli.
Il momento di confronto e di racconto è stato affidato alla mediatrice culturale Serena De Michele per meglio riuscire a trovare i punti di contatto tra le varie comunità, e l’idea vincente che ha coinvolto tutti è stata quella di sedersi attorno ad un tavolo per prendere un tè accompagnato dalle specialità culinarie di ogni comunità., perché è innegabile, la cucina avvicina tutti e rende l’idea di famiglia, di calore.
Il ringraziamento è andato a tutte le signore presenti a rappresentare le varie comunità: marocchina, albanese, rumena, indiana, polacca, ucraina.
La mediatrice Serena De Michele ha aperto la serata con due racconti di italiani emigrati, proprio perché l’emigrazione coinvolge tutti.
Nel primo racconto una storia di emigrazione risalente agli anni dopo la seconda guerra mondiale verso il Canada in cerca di un futuro migliore e di migliori opportunità, mentre nel secondo racconto l’emigrazione di una giovane donna in Olanda che pensa che vivere in un paese diverso possa aprire la mente e portare verso nuovi orizzonti.
A seguire le testimonianze di donne del Marocco, dell’Albania, dell’Ucraina, dell’India.
E’ emerso che in alcuni paesi come il Marocco la donna sta negli ultimi anni acquisendo una presa di coscienza dei suoi diritti. Non è un percorso né facile, né veloce, ma le cose cominciano a cambiare, le leggi, le usanze, le abitudini anche se una mentalità maschilista persiste ancora.
Da tutte le storie emerge il sentimento che lega ognuna di loro alla loro terra, dove ci sono i loro cari, le loro tradizioni.
Le storie sono diverse, come quella della donna venuta in Italia e a Torremaggiore per amore e per costruire una famiglia.
Le difficoltà che emergono quando all’inizio si viene discriminati per il modo anche di vestire, ma forse abitare in un piccolo centro aiuta a venirsi incontro, è più facile conoscersi ed integrarsi.
E Serena De Michele ha voluto sottolineare come non è facile parlare davanti a tante persone del proprio vissuto facendo emergere come le donne, soprattutto, siano in grado di mantenere forti le proprie tradizioni ma nel contempo di trovare un giusto incontro con il paese che le sta accogliendo
E ha voluto citare una frase di un mediatore culturale “Nell’immigrazione all’inizio c’è solo il corpo dell’immigrato, l’anima arriva solo dopo tanti anni, dopo una vita intera nell’altro paese, dopo una vera integrazione”.
L’augurio per chi si trova a vivere nella nostra comunità è che oltre al corpo ci sia anche l’anima anche grazie a questi incontri in grado di tracciare un ponte tra persone di nazionalità diverse ma con cuori simili.