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Nell’ambito del programma “Siti naturali UNESCO per il Clima 2023” del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), l’Ente parco nazionale del Gargano ha ottenuto € 3.018.762,00 - risultando tra i primi tre Parchi italiani ad aver ottenuto il maggior finanziamento – per la realizzazione di interventi finalizzati all’adattamento ai cambiamenti climatici a favore dei Comuni ricadenti in tutto o in parte nei siti UNESCO d’interesse naturalistico.

Il finanziamento ottenuto – che si aggiunge ai circa 22 milioni di euro già aggiudicati dall’Ente parco per progetti candidati, nel periodo compreso tra agosto 2019 e il 2022, a vari programmi del MASE e particolarmente al programma “Parchi per il Clima” – è frutto di un lavoro di progettazione degli uffici del Parco e di partecipazione della governance dell’Ente ai tavoli d’interesse oltre che di riscontri estremamente positivi rispetto alle attività di verifica e monitoraggio multilivello del Ministero sui progetti in essere e conclusi.

“Accogliamo con piacere la notizia dell’assegnazione del finanziamento in argomento e ringraziamo il MASE per questa ulteriore opportunità che ci consentirà di attuare azioni in grado di favorire la resilienza degli ecosistemi e di coniugare i benefici ambientali a quelli sociali ed economici. Nello specifico, queste risorse ci consentiranno anche di lavorare ad azioni di promozione di un importante elemento del patrimonio immateriale UNESCO tipico del Gargano qual è la Transumanza”, ha dichiarato il Presidente Pazienza.

Il programma “Siti naturali Unesco per il Clima 2023” finanzia proposte progettuali per diverse tipologie di intervento riguardanti l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’efficientamento energetico, la realizzazione di infrastrutture e gestione forestale sostenibile, l’innovazione tecnologica per il supporto alla prevenzione e al governo degli incendi boschivi.  Per i Parchi nazionali, in particolar modo, l’Avviso favorisce la pianificazione di azioni che riguardano 3 dei 16 Elementi italiani del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO ricadenti nei perimetri dei Parchi tra cui per il Gargano vi è la Transumanza.

La qualifica di Città si acquista attraverso la propria storia, la propria cultura e la propria identità, quale espressione di civiltà di vari popoli che hanno contribuito a far sì la città sia espressione completa del suo patrimonio storico-culturale, oltre che religioso.

Popoli, come i Dauni, i Greci, i Romani, i Bizantini, i Longobardi, i Normanni, che, già dall’antichità fino all’Altomedioevo, hanno creato e dato origine alla civiltà europea, che oggi ritroviamo in tante città mediterranee, fra cui Atene, Bisanzio, Taranto, Napoli, Roma. Città eterne, ricche di arte e cultura, che oggi rappresentano ciò che l’Italia ha creato e dato origine per costruire l’unione e la civiltà dell’Occidente europeo. Monte Sant’Angelo, insieme a Siponto, Arpi, Canosa, Herdonia e le città che erano sorte nell’antichità lungo le coste garganiche,   come Matinum, Uria (Vieste), Rodi Garganico, fino a Termoli, costituiscono, con la loro storia e la loro cultura, la civiltà daunia e quindi la cultura e l’etnia della Puglia, un tempo chiamata Iapigia, attraverso la presenza di diversi popoli provenienti dall’Illiria, come i Dauni che si stanziarono nella Puglia settentrionale, i Peucezi nella Puglia centrale e i Messapi nel Salento. Il Gargano, già nel 1300 a. C., viene ad essere un approdo di vari popoli che provenivano dall’Oriente e precisamente dall’antica civiltà micenea, attraverso quel fenomeno emigratorio che si ebbe dopo la guerra di Troia, con la presenza sul Gargano di vari eroi che avevano partecipato alla guerra, fra cui Diomede, Calcante e Podalirio, Dauno, Pilunno e altri. Da questi nascono vari culti, fra cui i culti di Calcante e di Podalirio che li troviamo per la prima volta in Italia, sul monte Drion, come afferma Strabone, collocato proprio sul vertice di una grotta e il secondo Podalirio nella Vallata di Carbonara, dove scorre il fiume Altheno, che sbocca verso le spiagge di Mattinata. Culti non isolati, in quanto nella Daunia troviamo altri culti e miti, fra cui il culto di Pilunno, da cui deriva la denominazione del Rione Junno, primo nucleo della futura città di Monte Sant’Angelo, il culto di Giove Dodoneo su Monte Sacro in Mattinata, il culto di Giano a San Giovanni Rotondo, il tempio di Diana a Siponto, il mito di Archita a Mattinata, il mito di Ercole a Manfredonia, e infine il mito di Gargano, da cui nascerà la leggenda delle  Apparitiones.

La grotta di Calcante, attirava gente da ogni parte della Puglia, in quanto era un culto divinatorio, che esaudiva le richieste di gente malata, in cerca del proprio benessere mentale e fisico, mentre il culto di Podalirio, con le sue acque salutari, aveva una funzione di guarire ogni male. Nel tempo, con la civiltà romana e quindi con le varie sue conquiste, verso Oriente ed Occidente, i Romani portarono a Roma e in altre parti del loro impero, vari culti pagani provenenti dall’Oriente, fra cui il culto di Mitra, che ritroviamo proprio sul Monte Gargano, nello stesso luogo del culto di Calcante. Un culto, quello di Mitra, che aveva come elemento divinatorio il sacrificio di un toro. Lo stesso che ritroviamo nelle Apparitiones, allorquando alla fine del V secolo, si ebbe la leggenda di Gargano che trafigge con una freccia il toro smarrito sulle pendici del Monte Gargano, ma la freccia invece di uccidere il toro ritorna indietro e ferisce l’arciere. Episodio da cui nascerà il culto di San Michele in Occidente, attraverso le varie apparizioni al vescovo sipontino Lorenzo Maiorano.

Un avvenimento che attraverso le Apparitiones Sancti Michaelis diventa l’elemento sacro per la nascita del culto di San Michele nella stessa grotta dove è avvenuto il fatto miracoloso. Da questo momento il Monte Gargano diventa Montis Sancti Angeli e, quindi, un luogo sacro attraverso un vasto fenomeno di pellegrinaggio che determina così gradualmente la nascita e lo sviluppo della città micaelica.

Dal pellegrinaggio verso la Montagna Sacra avrà inizio la diffusione del culto micaelico in tutta Europa, tanto che il Gargano e, quindi, la Città di Monte Sant’Angelo, diventeranno elementi di congiunzione fra l’Oriente bizantino e l’Occidente latino, dando origine nel contempo a numerosi insediamenti micaelici in tutta Europa, lungo quella che poi sarà denominata la Linea Sacra di San Michele che va dall’Irlanda, attraverso la Francia e l’Italia, passando per il Gargano, verso Gerusalemme, sul Monte Carmelo, sede del culto di San Michele in Terra Santa.

La città di Monte Sant’Angelo non è solo luogo sacro, ma anche elemento di prestigio in campo politico, tanto che vari popoli, come i Bizantini, i Longobardi, i Normanni, gli Svevi. gli Angioini e gli Aragonesi, faranno del Gargano e, quindi, del culto micaelico un elemento di propaganda e di prestigio politico, per la loro diffusione verso l’Italia meridionale, quasi, come afferma Giorgio Otranto, un instrumentum regni. Specialmente in età longobarda, fra il VII e il IX secolo, la città di Monte Sant’Angelo, con il suo santuario, diventa un luogo sacro e nello stesso tempo un luogo di prestigio per affermarsi come un popolo non solo a livello locale, quanto a livello europeo, tanto da creare i presupposti per la nascita e lo sviluppo della Via Sacra Langobardorum o Via Micaelica, dal cui percorso incomincerà il processo politico-culturale che porterà alla formazione dell’unità europea e, quindi, all’incontro, su base culturale e religioso, dei popoli europei. Un grande itinerario, quello della Via Micaelica, che avrà una funzione di unificare diverse culture e diverse civiltà fra Oriente ed Occidente. E al centro una Città come Monte Sant’Angelo, che vedrà la presenza di vari papi, re, imperatori, principi, ma soprattutto di tanta gente proveniente da ogni parte dell’Europa, per visitare la grotta di San Michele. Una Città santa, ma soprattutto una città ricca di monumenti e di opere d’arte, espressione dei vari popoli, con le loro culture e le loro civiltà, che vediamo espresse in numerose chiese, monasteri e castelli, diffusi in tutto il centro urbano, il quale avrà come elemento aggregante e simbolico il Rione Junno, da cui si formerà l’identità culturale e sociale della città micaelica, quel rapporto simbiotico fra uomo e ambiente, fra il sacro e il profano, in un processo di civiltà e di cultura in perenne divenire. Inoltre una Città che diventa tale attraverso vari episodi storici, come la formazione di un vero e proprio Comitatus politico del Gargano, sotto la dominazione normanna di Enrico, conte di Monte Sant’Angelo e di Lucera, dove la città micaelica diventa il centro più importante del Gargano. Per non parlare poi dell’incontro fra un gruppo di normanni e Melo da Bari, nell’atrio della nostra grotta, da cui nascerà la dominazione normanna nell’Italia meridionale, tanto da dare origine, poi, nel 1177 all’Honor Montis Sancti Angeli, promulgato dal re normanno Guglielmo II, l’ultimo duca normanno, autore di una Constitutio dotalii, in occasione del suo matrimonio con Giovanna, figlia del re Enrico II d’Inghilterra. In altri termini alla sposa egli concedeva in dotazione l’Honor Montis Sancti Angeli, che venne da allora a costituire una circoscrizione autonoma, feudo delle regine di Sicilia. Poi, ancora la presenza assidua di Federico II di Svevia, nel cui castello viveva la sua amante Bianca Lancia, diventata sua sposa dopo aver dato alla luce il figlio Manfredi. E poi la presenza degli Angioini, che costruiscono l’attuale Basilica con il maestoso campanile, ad esempio di una delle torri di Castel del Monte. Ma la città micaelica diventa tale con il decreto papale del 1401, ad opera del papa Bonifacio IX, il quale proclamava la chiesa garganica concattedrale con quella di Manfredonia, mentre la Città assumeva la qualifica di città metropolitana, Così si legge nel decreto papale: “Ad honore dell’Onnipotente Dio Padre, Figliuolo, e Spirito Santo, e a lode, e gloria del medesimo gloriosissimo Principe Michele Arcangelo, per esaltazione della sua Santa Chiesa, ad aumento del culto Divino,…. ergiamo la predetta Terra in Città, e l’adorniamo coll’insegne, e titolo in Città, e vogliamo, che per memoria indelebile di quelle cose, che si fanno da Noi in quella parte, essa chiamata sia Città Garganica nei perpetui tempi futuri; e di più per li predetti consiglio, e potestà ergiamo, e costituiamo la medesima Chiesa in Cattedrale, e Metropolitana, cui vogliamo, e comandiamo, che presieda il nostro venerabile fratello Nicolò Arcivescovo Sipontino, siccome si vede preposto alla Chiesa di Siponto. Et uniamo, congiungiamo, e incorporiamo infine ambedue le dette Chiese Sipontina, e Garganica” (P. SARNELLI, Cronologia dei Vescovi et Arcivescovi Sipontini, Manfredonia 1680, pp. 265-2669).

Nel 1552, il feudo di Monte Sant’Angelo, dopo l’ultimo suo feudatario, Ferrante, nipote di Consalvo di Cordova, diventava di proprietà assoluta della famiglia dei Grimaldi, originaria di Monaco, che lo tennero per ben 250 anni, fino alla cessione, nel 1802, del feudo e del castello, al Comune di Monte Sant’Angelo. La famiglia dei Grimaldi era la più importante famiglia del Gargano, per lignaggio e per i suoi possedimenti, che erano sparsi in tutto il Gargano, fino nella pianura del Tavoliere. Una città feudale, con un baronaggio tale da influenzare tutta la vita sociale ed economica, non solo del Gargano, ma anche della Puglia settentrionale, con sede prima nel Castello e poi nel Palazzo dei Grimaldi, di fronte al Santuario di San Michele, e con numerosi possedimenti, consistenti in terre, palazzi, masserie fortificate, esistenti sia sul Gargano che nella Piana di Macchia. Un potere feudale immenso, sul piano politico e sul piano economico-sociale, che si manifestò per tutto il Seicento e il Settecento, fino all’eversione della feudalità (1806). E, poi, ancora, nel periodo pre-Unità, Monte Sant’Angelo diede un valido contributo all’Unità d’Italia, attraverso i suoi uomini più rappresentativi, che fecero parte della Carboneria, fra questi i fratelli Giordani, gli Amicarelli, i Gelmini, i Basso, i d’Angelantonio, i Torres, gli Azzarone, i Simone, i Rago, i Mantuano, di cui dobbiamo ricordare l’Arcidiacono Nicola Mantuano (1794- 1876) e infine don Berlingiero De Nicastro e il  Dott. Fisico Filippo d’Errico.

Del resto se prendiamo in esame lo sviluppo demografico della città, ci accorgiamo che, mentre le altre città garganiche e daune, avevano pochi abitanti, vedi Foggia capoluogo (ab. 31.562, nel 1861), Manfredonia (ab. 7.513, nel 1861), Vieste (ab. 5638, nel 1861), Vico del Gargano (AB, 8.273, nel 1861), Monte Sant’Angelo nel 1861 aveva più di 15.444 abitanti, per giungere poi nella prima metà del Novecento, anno 1951, a 23.478 abitanti, mentre Foggia ne aveva 97.504 ab., Manfredonia 29.925 ab., Vieste 12.743 ab.

Con tutto ciò, voglio dire che, la città micaelica ha avuto una grande importanza nella storia del Gargano e anche della Daunia, tanto da essere, anche negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, un punto fermo nel campo culturale, economico e religioso. Per tutto questo, quindi, non possiamo chiamare la nostra Città, un borgo, in quanto la sua storia e la sua cultura le hanno assegnato un posto preminente, come Città, nella storia culturale del Gargano e anche della Capitanata, tanto che negli anni Cinquanta (1950) si era parlato di creare nella Capitanata una seconda provincia che faceva capo a Monte Sant’Angelo, come capoluogo dell’intero Gargano. La città di Monte Sant’Angelo, quindi, nella sua storia non è stata mai considerata un “borgo”.

Giorni concitati a Monte Sant'Angelo dopo l'intervento dell’Amministrazione comunale in merito ai lavori di “Miglioramento e riqualificazione dei percorsi di fruizione tra le emergenze architettoniche del Sito UNESCO", progetto in cui è inclusa la caratteristica, storica e genuinamente identitaria della Scalinata di Torre dei Giganti, che in base al progetto presentato dall'architetto Sgobba verrebbe smantellata per poi rifarla non più con la pietra di Monte, ma utilizzando la pietra di Apricena. Al momento non abbiamo il progetto tra le mani, e ci farebbe piacere riceverlo, sia per conferire una corretta informazione pubblica – e qui si interpella il sindaco e tutta l’Amministrazione comunale affinché la trasparenza e legalità regni sovrana, come spesso si “invoca” da queste parti-, sia per dal luogo a quel processo pubblico inclusivo che è democrazia. Un coro di "NO" si alza dai Montanari, trasversalmente alla politica che l'amministra e la controlla in Comune, tutti orientati a ristrutturarla mantenendo invariata la sua originalità. Si è finanche organizzato un sit-in e un incontro pubblico a risposta die quello dell’Amministrazione per evitare uno scempio architettonico storico-culturale, in barba al volere popolare che è il primo mandante di un'amministrazione cittadina. A manifestare perplessità e contrarietà al progetto, sono intervenute la forza politiche di minoranza comunale, A Monte, l’associazione ambientalista locale di Legambiente, l’associazione politico-culturale Armonia.

Ecco le loro rimostranze.

nota del Gruppo "A MONTE" – Monte Sant’Angelo.

«In un incontro pubblico tenutosi in piazza nei giorni scorsi, l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco d’Arienzo, dall’Assessore ai Lavori Pubblici Vergura e dall’Assessore al Turismo Palomba, ha presentato il progetto di “Miglioramento e riqualificazione dei percorsi di fruizione tra le emergenze architettoniche del Sito UNESCO”.

Una delle zone destinatarie di intervento sarà la Scalinata di Torre dei Giganti.

Durante l’incontro, con grande stupore dei presenti e di chi ha seguito in diretta sui social l’evento, l’architetto Sgobba, uno dei Tecnici responsabili del progetto, ha detto chiaramente che la Scalinata di Torre dei Giganti sarà smantellata e sarà rifatta non più con la pietra di Monte, ma utilizzando la pietra di Apricena.

Ascoltando queste parole ma, soprattutto, leggendo il progetto, sorge anche qualche dubbio di natura tecnica. Perché l’appalto viene fatto per migliorare e riqualificare, ma nei fatti prevede un rifacimento ex novo? A pensarci bene, se così sta la cosa, allora altre ditte, che avrebbero avuto i requisiti per partecipare al Bando non solo per restaurare, riqualificare e migliorare ma anche per costruire, avrebbero potuto concorrere. Infatti, i criteri restrittivi indicati hanno prodotto l’effetto che solo una ditta ha potuto partecipare al Bando.

Ciò che, però, oggi interessa è il timore – a nostro avviso giustificato, se si pensa a quanto accaduto negli ultimi anni con la Villa comunale – che i cittadini di Monte stanno avendo dopo aver sentito il progettista dire chiaramente che la scalinata sarà rifatta.

Perché rifare la scalinata di Torre dei Giganti con un materiale che non può resistere agli eventi atmosferici della nostra città, gettando peraltro la pietra (di Monte) di cui oggi è composta?

È chiaro a tutti che, così decidendo e facendo, si crea un danno all’immagine e alla storia di quella parte di Monte? La scalinata di Torre dei Giganti è identitaria per Monte.

Non condividiamo quando l’Amministrazione sostiene che è difficile reperire la pietra di Monte, perché è un problema che avrebbero dovuto porsi da molto tempo, visto che se ne parla da ormai cinque anni!

Perché non si pensa al restauro, a rinvigorire la pietra esistente, restaurandola e riportandola alla antica bellezza?

Questo argomento venne affrontato circa cinque anni fa dall’Amministrazione d’Arienzo e da allora nulla è cambiato, nessuno è stato ascoltato, pur avendo dato allora delle indicazioni per rivedere certe decisioni.

Purtroppo, ancora una volta constatiamo che l’Amministrazione non dialoga con i cittadini e, se lo fa, arriva con molto ritardo, quando cioè i cittadini già subiscono le decisioni prese!

Dialogare non fa perdere tempo, ma è il momento della condivisione e delle scelte comuni alle quali nessuno poi potrà dire di non aver partecipato, ma questa, cari cittadini, non è da tutti!»

nota di Legambiente Monte Sant’Angelo.

La gradinata di via Torre dei Giganti nella città UNESCO di Monte Sant’Angelo non deve essere distrutta. Legambiente chiede lo stralcio dal progetto in cantiere.

«L’intervento di “rigenerazione” del centro storico di Monte Sant’Angelo rischia di cancellare le ultime tracce di una città che una volta era fatta di “pietra di Monte”, una delle più belle e suggestive pietre da costruzione famosa in tutto il mondo per le sue caratteristiche estetiche e funzionali.

Legambiente ha chiesto più volte rassicurazioni sul fatto che il progetto firmato dall’architetto Michele Sgobba, finalizzato alla ristrutturazione di piazze e vicoli del centro storico, non finisse per distruggere, sostituendolo con la solita pietra di Apricena, quel poco che resta dell’antico basolato storico di Monte Sant’Angelo, una volta tutto in pietra calcarea di Monte e oggi rimasto come testimonianza storica solo sulla bellissima gradinata di via Torre dei Giganti, in largo Tomba di Rotari e nelle stradine adiacenti, in via del ponte e stradine adiacenti, nell’area tra la chiesa del Carmine e il palazzo di città. Lo abbiamo fatto al momento del dibattito pubblico su questo progetto, che si tenne cinque anni fa nella sala conferenza delle Clarisse, esponendo chiaramente e ufficialmente il nostro punto di vista e mettendo in guardia il progettista e l’amministrazione comunale riguardo al pericolo di un approccio non culturale alla materia. Lo abbiamo poi fatto a più riprese chiedendo rassicurazioni prima all’assessorato ai lavori pubblici. Ci è stato detto che su quei siti l’intervento sarebbe stato conservativo e che il basolato originario sarebbe stato salvaguardato con un approccio restaurativo.

Ieri pomeriggio invece, nel corso dell’incontro pubblico che si è tenuto in piazza per informare la cittadinanza sulla partenza imminente dei lavori, l’architetto Sgobba ha detto esplicitamente che quelle pietre saranno rimosse e sostituite con materiale “in linea con gli interventi finora realizzati”, quindi in pietra di Apricena. La gradinata, ammirata dai turisti e che conserva un valore identitario per la comunità di Monte Sant’Angelo, diventerà, come è già successo con la scalinata del convento di San Francesco e la scalinata della chiesa dei Cappuccini, un’anonima scalinata in banale travertino di Apricena, snaturando ulteriormente i valori estetici e identitari della città UNESCO, candidata alla Capitale Italiana della Cultura e futura Capitale della Cultura di Puglia.

Legambiente crede che non sia questo l’approccio corretto ai lavori pubblici nel centro storico, che ci sembrano pensati e condotti non con la giusta sensibilità culturale che merita la buffer zone di un sito UNESCO, e chiede lo stralcio della gradinata di via Torre dei Giganti e di Largo Tomba di Rotari e stradine adiacenti dal progetto di intervento che sta per essere posto in cantiere, per evitare di cancellare in maniera irreversibile caratteristiche urbane di valore storico e identitario che invece meritano un approccio culturale e conservativo, non la distruzione irreversibile a causa di un progetto che sembra attento solo ai “computi metrici” e agli “arredi urbani” di gusto discutibile».

nota dell’associazione politico-culturale Armonia – Monte Sant’Angelo.

«Il nostro unico obiettivo è la difesa del patrimonio storico e culturale della nostra città.

In questi giorni stiamo assistendo al coinvolgimento emotivo di una grande parte della popolazione nella difesa delle testimonianze storiche della nostra Città, tra cui la Scalinata di Torre dei Giganti e la Piazza antistante la Tomba di Rotari.

La sensibilità popolare sta colmando il vuoto delle Autorità di vigilanza.

Oggi ci sono tutte le condizioni per raggiungere la massima unità dei montanari, poiché non si tratta di mobilitarsi contro qualcuno, ma per difendere la nostra cultura e la nostra bellezza.

Solo per questa ragione, e non per fini politici, intendiamo organizzare un incontro pubblico per definire le iniziative da attivare a difesa della Scalinata della Torre dei Giganti.

Chiediamo a tutte le Associazioni culturali e sportive, ai Sindacati, alle Parrocchie, ai singoli cittadini di manifestare la propria adesione attraverso Whatsapp al seguente numero: 393 3615999. Giorno, ora e luogo saranno resi pubblici con un apposito comunicato».

#contrappunti

«In un mio precedente articolo ho affermato che una Città UNESCO deve esprimere Cultura, Arte, Bellezza e Innovazione. Purtroppo in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un graduale degrado ambientale della nostra città specie se lo sguardo è rivolto ai tanti palazzi storici, che nel tempo erano lo specchio della bellezza della città micaelica. Infatti, oggi, a subire maggiormente il degrado urbano e l’abbandono graduale da parte dei proprietari, sono proprio i palazzi signorili che si trovano lungo il Corso principale della città.

Fra questi, oltre ai Palazzi più rinomati, come Palazzo Ciampoli, Palazzo Grimaldi, Palazzo Gambadoro e Palazzo Giordani, segnaliamo il Palazzo che si trova in Corso Vittorio Emanuele n. 157, situato fra Palazzo Vischi e Palazzo D’Angelantonio.

Un Palazzo che si affaccia di fronte la Chiesa di San Giuseppe e Palazzo Filippo D’Errico, con una facciata dove campeggiano, in maniera indecorosa, erbacce diffuse lungo le finestre e le pareti, con un generale degrado strutturale, che è la negazione del senso di bellezza e del senso estetico che una città UNESCO. Una città che ha aspirato ad essere Capitale della Cultura Italiana 2025 e, oggi, Capitale della Cultura di Puglia 2024 e del Giubileo 2025. Di fronte a tanta bruttura, si invita il Sindaco o chi per esso, a intervenire al più presto, sensibilizzando con tutti i mezzi i relativi proprietari dello stabile, al fine di ripristinare l’antico decoro urbano, ma nello stesso tempo salvaguardando l’incolumità della gente»

#contrappunti

La domanda formulata dal prof. Giuseppe Piemontese, dopo l'esito negativo e perciò non più influente per la vittoria e per i progetti contenuti al fine, è la stessa che questa testata giornalistica ha posto all’Amministrazione comunale di Monte Sant’Angelo, senza mai ricevere risposta. Un comportamento ingiustificabile e inqualificabile da parte di chi ha utilizzato la parola “legalità” in ogni discorso, quasi fosse un intercalare di chi è affetto da autoecolalia [ndr.]

«Non  è possibile parlare di futuro e di sviluppo di una Città UNESCO, che ha aspirato a diventare Capitale della Cultura Italiana 2025 e, oggi, Capitale della Cultura di Puglia 2024, e non conoscere il contenuto del Dossier che è stato approvato dal Comitato tecnico-scientifico, di cui faccio parte. Un Dossier, dove sono riportati i Progetti che tutte le Istituzioni e le Associazioni del Gargano hanno prospettato e fatto proprio dalla maggior parte di esse. Progetti che nessuno conosce e che la Città e, quindi, la comunità, vorrebbe renderli visibili ed essere partecipi nella loro realizzazione. Un diritto e dovere di tutti nel far proprio questi progetti e renderli così di pubblico dominio. Tutto questo, al fine di creare una situazione di confronto e di partecipazione alla vita pubblica della Città UNESCO. Eppure, si parla tanto di condivisione, di partecipazione, di sviluppo sociale ed economico condiviso, di corresponsabilità nelle scelte, per determinare una situazione ottimale di crescita della Città.

Oggi la comunità locale, così come le Associazioni e lo stesso Comitato tecnico- scientifico, sono tenuti all’oscuro di tutto, anche se chi governa la città ha il dovere di rendere pubblico tale Dossier. Ne vale della credibilità delle Istituzioni democratiche, ma soprattutto di chi ha il potere di decisione nella scelta dei Progetti da realizzare,  ma anche del destino di una città, come Monte Sant’Angelo, che purtroppo sta vivendo un periodo poco lusinghiero sul piano sociale, economico, commerciale e culturale. Questo, non è fare polemica, ma nasce in noi dalla consapevolezza che una città non si governa solo con gli annunci pubblicitari, ma dagli investimenti e dalle realizzazioni concrete che si fanno sul piano sociale ed economico. E questo per il bene di tutti e non solo di qualcuno o di pochi.  Vorremmo, da parte nostra, una città più accogliente e più visibile sul piano della bellezza e del “vivere comune”, dove i sogni diventino realtà e non solo promesse. Quindi, ripeto, è tempo di rendere palese e pubblico il contenuto del Dossier,  rispettando e attuando la volontà e la partecipazione  di coloro che hanno contribuito a redigerlo e a presentarlo alla Commissione di Roma.  Commissione che, purtroppo, non ha ritenuto la città di Monte Sant’Angelo ad essere riconosciuta quale Capitale della Cultura Italiana 2025. E, questo, per vari motivi ed errori, di cui mi astengo di elencare.

Purtroppo, la realtà attuale non è quella che i nostri amministratori ci presentano, in quanto i problemi reali della città sono tali da richiedere, anche e soprattutto, la partecipazione di tutte le forze politiche della città, ma soprattutto la consultazione della classe intellettuale, gli ordini professionali, la scuola, il mondo del lavoro, i commercianti, che stanno forse subendo maggiormente la crisi,  la gente che si vede esclusa e che pretende di essere compartecipe della volontà generale, al fine di creare le premesse per uno sviluppo integrale della città, non solo del Centro urbano, quanto dell’intero suo territorio che ha grandi potenzialità sul piano economico-turistico.

E, intanto, si parla ancora di compartecipazione della Città UNESCO alla realizzazione dei Progetti dei Dossier delle città escluse a Capitale della Cultura Italiana 2025, come Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto, anche se nessuno ne conosce il contenuto. E, allora, di che cosa parliamo? Né la materia è di competenza solo di alcuni amministratori, che si credono detentori della verità e, quindi, del potere di decidere per tutti.

Tutto questo, che sto scrivendo, non nasce da uno spirito di critica tout court, ma dalla consapevolezza di chi da anni si batte per rendere la Città UNESCO più accogliente e più confacente alla sua Storia e alla sua Cultura: una Cultura che affonda le sue radici, non solo nella civiltà dell’Europa cristiana, ma anche e, soprattutto, nella civiltà mediterranea, attraverso la presenza di vari popoli, fra cui i Dauni, i Greci e i Romani.

È tempo che la gente, anche attraverso il contenuto del Dossier,  prenda coscienza e conoscenza della sua Storia, tale da creare le condizioni per far sì che si crei un clima di maggiore partecipazione e di condivisione del “bene comune”, senza divisioni e senza calpestare il diritto e la dignità di conoscere e di costruire il proprio futuro».

#contrappunti

Giovanni Ciliberti, oggi imprenditore agricolo a Macchia di Monte Sant’Angelo, già medico e direttore emerito U.O. Malattie Apparato Respiratorio Policlinico OO.RR. Foggia e già amministratore di Monte Sant’Angelo, pone degli interrogativi, del tutto legittimi e fondati, sull’esecuzione e termine di alcuni lavori pubblici edili a Monte. A meno di qualche settimana dall’esito se Monte Sant’Angelo diverrà Capitale della Cultura Italiana 2025, già insignita come #LaCittàdeiduesitiUNESCO, c’è da riflettere se le questioni poste e non realizzate produrrebbero effetti contrari per lo sviluppo del centro garganico, che punta a risollevare quel turismo tanto presente negli anni trascorsi, quanto quasi assente negli attuali. Il tutto farcito da burocrazie che parlano… parlano… parlano fregiandosi e riempendosi la bocca di sostantivi rimasti sulla carta.


I geni del passato e di oggi

«Il protomastro Giordano e suo fratello Maraldo da Monte Sant’Angelo ebbero l’incarico, da Carlo I d’Angiò, di progettare ed eseguire interventi di miglioramento funzionale della grotta della Basilica Micaelica, con la realizzazione della scalinata di accesso (furono i primi esempi di arte gotica in Italia) e la realizzazione del campanile ottagonale (che richiama le torri della fortezza di Castel del Monte). I protomastri montanari si guadagnarono la fiducia incondizionata del re angioino tanto che nel 1277 fu loro affidata la costruzione del castello di Manfredonia e le cinta murarie di quella città.

Questi maestri, per la loro capacità professionale, innovativa per il tempo ed il luogo dove hanno operato, meriterebbero i giusti riconoscimenti da parte della comunità scientifica e innanzitutto della nostra città per le opere che hanno ideato e realizzato ed in particolare del campanile i cui lavori iniziarono il 27 marzo 1274.

La coincidenza del 750° anniversario della realizzazione del campanile con la candidatura di Monte a capitale italiana della cultura, potrebbe essere utilizzata per organizzare un importante convegno di livello non solo nazionale su questi due grandi del XIII secolo cui è stata intitolata, nel passato, solo ad uno di essi (Maraldo) una stradina del Rione Junno, che ora è quasi del tutto disabitata.

Due secoli dopo, avvenne la fortificazione del castello che si era resa necessaria dopo l’invenzione della polvere da sparo e delle micidiali armi che ne erano seguite.

Siamo nel XV secolo quando al senese Francesco di Giovanni Martini, ingegnere militare di valore nonché pittore e architetto civile, vennero affidati i relativi lavori che sono stati realizzati dai mastri locali perché nel periodo in cui furono eseguiti (1491-1497) ebbe numerosi incarichi specie nell’Italia meridionale per cui il suo ruolo fu di progettazione e supervisione dei lavori.

La cosa che mi ha veramente impressionato riguarda l’estrema celerità con cui sono stati realizzati i lavori di adeguamento difensivo e la messa in sicurezza del Castello che sono stati portati a temine, in soltanto 6 anni (dal 1491 al 1497).

Mi viene da sorridere se penso che a distanza di oltre 2 anni sono stati realizzati meno del 50% dei lavori di rifacimento della villa comunale mentre per gli interventi all’ex-mercato di Via Extramurale, iniziati oltre 30 anni fa, si può a ragione definire quell’opera “una fabbrica di San Pietro».

La Provincia di Foggia ha provveduto alla sottoscrizione del Protocollo d’Intesa finalizzato alla candidatura del sito “Via Appia. Regina viarum” nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco.  

Un’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura e condivisa con 4 Regioni, tra cui la Puglia, Parchi, Università e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. 

La “Via Appia”, strada consolare che collegava Roma a Brindisi, ancora oggi costituisce uno dei più rilevanti modelli di ingegneria stradale romana. Un percorso divenuto anche parte del cammino religioso della “Via Francigena”.

L’adesione convinta dell’Amministrazione provinciale al Protocollo d’Intesa si inserisce nel solco delle attività già messe in campo dall’Ente di Palazzo Dogana proprio lungo il tracciato della “Via Appia” che coinvolge la Capitanata, nello specifico i Comuni di Troia, Foggia, Castelluccio dei Sauri, Ascoli Satriano, Ordona, Cerignola.

Tra le azioni della Provincia finalizzate alla valorizzazione della “Via Appia” va ricordato in particolare il restauro conservativo del “Ponte Romano” sul fiume Carapelle.

Il “Ponte Romano”, ricadente nel territorio di Ascoli Satriano, fu infatti costruito durante l’imperium di Traiano e faceva parte della via Appia Traiana, itinerario che accorciava e velocizzava gli spostamenti verso Brindisi proprio nell’ambito della “Via Appia” di età repubblicana. 

La Provincia, investendo 500mila euro a valere sulle risorse del proprio bilancio, ha previsto interventi tesi a realizzare una seria manutenzione dell’opera, conservandone e preservandone il valore storico. 

A completamento dell’intervento di conservazione l’Amministrazione provinciale ha poi predisposto la sistemazione di panchine e di pannelli informativi turistici circa il valore archeologico e paesaggistico dell’infrastruttura. 

È stata infine prevista la deviazione della Strada Provinciale 105 Foggia-Ascoli Satriano, con la costruzione di un nuovo ponte – per il quale è già disponibile il relativo finanziamento – proprio al fine di proteggere e tutelare un bene archeologico di grandissimo pregio, esaltando un importantissimo attrattore nel campo del turismo culturale. 

#contrappunti

L’anno 2022 è passato, con i suoi gravi e ripetuti problemi che stanno attraversando quasi tutte le regioni meridionali, con ripercussione sul piano dell’occupazione e, quindi, sul piano sociale ed economica della gente. Problemi di ordine sociale, tale da creare le premesse per una crisi generale che presto si ripercuoterà anche nel 2023, se non si prenderanno seri provvedimenti non solo a livello regionale, quanto a livello nazionale.

Una situazione che vede sempre di più le regioni meridionali prive di seri investimenti nel campo economico e culturale, che purtroppo colpiscono in maniera deleteria le singole città meridionali, a cominciare dalle grandi città come Foggia e anche le piccole città come Monte Sant’Angelo, quest’ultima priva di un serio Piano di sviluppo economico e di investimenti nei vari settori, che la città presenta, come il settore agricolo legato al patrimonio boschivo e forestale, lo viluppo del periurbano, lo sviluppo agro-turistico della Piana di Macchia, la messa a cultura della Valle di Carbonara, con possibili insediamenti agro-alimentari, senza poi parlare del recupero del Centro urbano, specie quello riguardante il Centro storico.

Una mancanza di visione del futuro, che purtroppo si fa sentire sul piano occupazionale e sui tanti giovani che sono costretti a lasciare il proprio paese per emigrare lontano, verso le regioni del Nord e, oggi, anche verso l’estero.

Non è possibile ormai più assistere all’inerzia e alla mancanza di prospettiva in un futuro di speranza e di attese, mentre la nostra classe politica si accontenta solo del riconoscimento UNESCO, senza che esso possa innestare e fare da propulsore per un serio sviluppo culturale ed economico della Città UNESCO.

Il turismo da solo non può risolvere l’emigrazione dei suoi abitanti verso Nord e l’abbandono progressivo del suo Centro storico, ormai diventato endemico e inarrestabile, a confronto di una popolazione che diminuisce sempre di più, tanto da passare da 25. 578 ab. del 1950 a poco più di 11.362 ab, nel 2022.

Un degrado sociale e ambientale che è sotto gli occhi di tutti, mentre le maestranze, da quelle industriali a quelle artigianali, sono scomparse, lasciando dietro di loro un vuoto esistenziale e una mancanza di prospettiva nel nostro futuro.

Né la cultura sta facendo un salto di qualità, in quanto il tutto si basa soprattutto sulle apparenze che non sulla sostanza delle attività svolte, tanto da creare seri problemi di sopravvivenza alle nostre Istituzioni culturali (Museo Etnografico, Biblioteca Comunale, Centro di Studi Micaelici e Garganici), prive di una seria programmazione di sviluppo.  Per non parlare poi delle varie Associazioni e Centri sociali, che incidono poco nel tessuto sociale e culturale della Città.

Viviamo in una situazione senza idealità e senza una vera e propria visione del futuro, specie per quanto riguarda la nostra Città, senza parlare poi del nostro territorio, che è abbandonato a sé stesso, senza alcun ritorno sul piano economico e sociale.

Né oggi vi sono grandi Progetti da realizzare, come è avvenuto negli anni Settanta e Ottanta, allorquando la Città ha visto la realizzazione del Parco Nazionale del Gargano, dell’Ospedale Civile, della Comunità Montana del Gargano, del Piano Regolatore, del Centro Studi Garganici, con la sua Rivista Garganostudi, che ha determinato la venuta in Città dell’Università di Bari e quindi il riconoscimento del Santuario di San Michele quale Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Oggi  questa visione  del futuro e, quindi, del nostro sviluppo, manca, rispetto ad una Città, come Monte Sant’Angelo, che ha in sé grandi potenzialità, ma che purtroppo non vengono sfruttate né sul piano economico, né sul piano istituzionale, tanto da non coinvolgere in maniera continuativa, per il “bene comune”,  le energie esistenti della comunità locale, fra cui la classe intellettuale, tanto da creare le premesse per un nuovo “rinascimento”,  della nostra Città che, a ragion veduta,  si fregia dell’appellativo di possedere ben due Siti UNESCO.

L'Assemblea legislativa regionale ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal capogruppo de La Puglia domani, Paolo Pagliaro sul riconoscimento delle grotte prestoriche salentine quale patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO.

La mozione di Paolo Pagliara

RICONOSCIMENTO GROTTE PREISTORICHE SALENTINE PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITÀ UNESCO
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA

Premesso che:

• l'identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo rientrano tra le missioni principali dell'UNESCO. Il Patrimonio rappresenta l'eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future;

• la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, adottata dall'UNESCO nel 1972, prevede che i beni candidati possano essere iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, nella lista dei Monumenti, come opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico;

• l'UNESCO ha tra i suoi obiettivi prioritari l'attuazione di misure volte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall'Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per la identificazione, documentazione, preservazione, protezione , promozione e valorizzazione del bene.

Considerato che:

• fin dalla notte dei tempi l'uomo si è espresso attraverso l'arte. Le testimonianze di arte rupestre sono il segno tangibile di una presenza, di un passaggio, custodito per millenni nel ventre della terra. Il litorale adriatico del Salento, da Santa Maria di Leuca ad Otranto, fu punto di approdo da terre lontane. Questa costa, alta e frastagliata, ospita nelle sue viscere di roccia centinaia di antri e grotte che hanno fatto da culla alla nostra civiltà. Qui ha avuto luogo la transizione dall'uomo di Neanderthal all'homo sapiens, passaggio fondamentale nella preistoria d'Europa;

• alcune grotte sono ancora inesplorate; altre, oggetto di importanti studi, conservano testimonianze artistiche di straordinaria rilevanza che meriterebbero adeguata valorizzazione. Esse serbano i primi preziosi semi della nostra civiltà, della comune matrice europea, e rappresentano pertanto un inestimabile patrimonio immateriale di bellezza e storia, da recuperare e rendere fruibile al pubblico.

Evidenziato che:

• anche lungo la costa ionica salentina, e fino nell'entroterra, troviamo una serie di grotte preistoriche di eccezionale fascino e importanza storico culturale. In territorio di Otranto, a Porto Badisco, a 26 metri sotto il livello del mare vi è la celebre Grotta dei Cervi scoperta nel 1970, che rappresenta il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa. Si suddivide in tre corridoi della lunghezza di circa 200 metri, percorsi da migliaia di pittogrammi datati 6mila anni fa. Due gli ingressi che conducono al complesso ipogeo: uno occidentale, che s'immette solo nel primo corridoio; uno orientale, che dà accesso a tutti e tre i corridoi. La grotta, che racchiude un patrimonio unico al mondo, è sprangata e in abbandono. Finora solo gli archeologi hanno avuto il privilegio di ammirare le straordinarie pitture di quella che è stata ribattezzata come la Cappella Sistina della Preistoria;

• più a sud, nella Grotta Romanelli tra Castro e Santa Cesarea Terme, gli scavi e le esplorazioni hanno consentito di rinvenire graffiti che riproducono figure umane e animali. Qui è stata inoltre ritrovata una pietra considerata come il più antico dipinto scoperto in Italia. Alla grotta si accede anche via terra ma non è visitabile, e per motivi di protezione del sito è stata chiusa da una cancellata;

• lungo la litoranea che conduce da Santa Cesarea Terme a Castro vi sono poi le Grotte delle Striare, anch'esse frequentate dagli uomini preistorici e oggi accessibili solo via mare, per via dell'innalzamento del livello delle acque rispetto a quei tempi. Il termine "striare" indica le streghe, a significare la suggestione che da sempre questo luogo ha trasmesso ;

• sulla strada verso Cerfignano, in agro di Santa Cesarea Terme, si apre la voragine di Grotta Cosma, con pittogrammi che riproducono scene di caccia e figure stilizzate che ricordano quelle rinvenute nella Grotta dei Cervi;

• sempre a Santa Maria di Leuca troviamo la Grotta dei Giganti, dove sono stati ritrovati resti di pachidermi , ossa umane, ceramiche risalenti ali'età del Bronzo (4300-3000 anni fa), cocci di epoca bizantina e cinque monete di bronzo dell'era degli imperatori Costantino VII e Romano I, alcuni elementi di disposizione tombale di età altomedievale del IX secolo d.C.: reperti che rappresentano il segno, in ogni epoca, del passaggio dell'uomo;

• in zona troviamo altre grotte di piccole dimensioni raggiungibili via mare: la Grotta del Bambino dov'è stato trovato un molare di un bimbo preistorico, collegata con la Grotta delle Tre Porte che mostra tre differenti accessi al mare; la Grotta del Presepe con alcune formazioni carsiche che ricordano il classico presepe di Gesù Bambino; nelle Grotte Cipolliane sono stati rinvenuti utensili preistorici;

• a Parabita, in località Monaci, nell'entroterra di Gallipoli, si trova la celebre Grotta delle Veneri, anch'essa non visitabile. Le statuette, alte 9 e 6 centimetri, furono rinvenute in uno scavo del 1965 e rappresentano donne in gravidanza: caratteristica peculiare dei due esemplari è la posizione delle braccia poste sul ventre. Le veneri di Parabita sono custodite nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto;

• risalendo la costa ionica verso Porto Cesareo, in territorio di Nardò sono state censite e in parte scavate ben otto grotte con segni di frequentazione dell'uomo di Neanderthal. Cinque di esse conservano anche resti osteologici di Homo sapiens, o tracce di entrambe le specie che si sono avvicendate nello stesso sito a distanza di millenni o secoli. La grotta di Capelvenere (Neandertal), Torre dell'Alto (la più antica), Riparo Marcello Zei (Neandertal), del Cavallo (Neandertal e sapiens, fra i primissimi reperti antropici della nostra specie finora ritrovati in Europa), Uluzzo Carlo Cosma e Uluzzo (due siti con entrambe le specie), Mario Bernardini (con entrambe le specie), Serra Cicora (quest'ultima abbastanza vicina ai ruderi del villaggio necropoli del Neolitico sapiens, risalente a circa 6mila-5mila anni fa);

• nell 'alto Salento, ad Ostuni, vi è poi la Grotta di Agnano dove nel 1991 vi fu rinvenuta la madre più antica del mondo, una giovane donna di circa 20 anni morta al nono mese di gravidanza col suo bambino ancora in grembo, circa 28mila anni fa. Fu sepolta come una regina, con una corona di conchiglie sul capo decorate in ocra rossa, e con una mano posizionata sul grembo come a proteggere il bimbo mai nato.

Tenuto conto che:

• con il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'umanità UNESCO, questo complesso di grotte potrebbe essere preservato, tutelato e reso fruibile attraverso un percorso storico archeologico che consentirebbe il recupero della preistoria dell'umanità. Un itinerario delle grotte preistoriche salentine offrirebbe ai visitatori un eccezionale viaggio nel tempo, per ripercorrere gli albori della nostra civiltà attraverso la meravigliosa suggestione delle figure dipinte sulle pareti di roccia e dei reperti giunti a noi intatti dopo millenni ;

• l 'idea è quella di costruire un percorso alla scoperta del palinsesto sotterraneo del Salento, sul modello delle esperienze già realizzate in altri Paesi mediterranei: Francia (grotte di Lascaux in Dorgogna e caverne nella valle del fiume Vézère), Spagna (grotte de La Pasiega, di Maltravieso e del Los Aviones) e Marocco (grotte di Contrebandiers e di Bizmoune);

• le grotte salentine rappresentano infatti un patrimonio di valore inestimabile ancora tutto da valorizzare, tassello prezioso del più ampio mosaico delle grotte del bacino del Mediterraneo che testimoniano la primordiale presenza dell'uomo nell'area geografica identificata come la culla della cultura europea

IMPEGNA LA GIUNTA DELLA REGIONE PUGLIA

1. a mettere in atto ogni azione utile per il riconoscimento delle grotte preistoriche salentine come Patrimonio Mondiale dell'umanità UNESCO, finalizzato alla tutela e valorizzazione di un eccezionale giacimento storico archeologico pressoché sconosciuto, che merita invece di essere reso fruibile al pubblico, andando ad impreziosire l'offerta culturale del territorio salentino già generoso di meraviglie sotto il profilo paesaggistico e naturalistico.

nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.

“Il sì unanime del Consiglio regionale alla mia mozione è un punto di partenza importante per avviare l’iter di riconoscimento delle grotte preistoriche salentine come patrimonio mondiale Unesco. È un obiettivo a cui tengo particolarmente, perché può mettere a frutto un immenso giacimento quasi sconosciuto. Nelle viscere di queste grotte sono custodite, ancora intatte dopo millenni, le prime tracce della nostra civiltà. Con l’iscrizione delle Grotte preistoriche del Salento nel patrimonio Unesco si può innescare un processo di valorizzazione di questo patrimonio sotterraneo, sul modello di percorsi di fruizione già realizzati in Francia, Spagna e Marocco in grotte analoghe nel bacino del Mediterraneo, la culla della nostra cultura.
Nella mia mozione presento un elenco dettagliato delle grotte più importanti che potrebbero essere legate in questo percorso di conoscenza. Due esempi su tutti: la Grotta dei Cervi a Porto Badisco, considerata la Cappella Sistina della preistoria, e la Grotta di Agnano ad Ostuni, che custodisce la madre più antica del mondo, una giovane donna morta al nono mese di gravidanza col suo bambino ancora in grembo, circa 28mila anni fa.
Con l’approvazione unanime da parte del Consiglio della mia mozione, e con l’impegno manifestato dalla consigliera delegata alla cultura Di Bari, parte dal Governo regionale un’azione di pressing che mi auguro possa portare presto al riconoscimento di patrimonio Unesco per le grotte preistoriche salentine, in modo da recuperare la nostra preistoria e farne una leva di promozione del turismo culturale e dell’economia del territorio”.

Un risultato frutto dell’importante impegno economico e scientifico profuso dall’Ente parco nazionale del Gargano tanto nella prima fase, quanto nella seconda fase di candidatura seriale al prestigioso riconoscimento UNESCO delle faggete vetuste, ovvero delle antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa. L’Ente parco, in qualità di partner di progetto e referente locale del programma, ha coinvolto, sensibilizzando, i due comuni direttamente interessati – ovvero Vico del Gargano e Monte Sant’Angelo poiché detentori di questo importante patrimonio forestale – ad aderire all’operatività richiesta in considerazione dell’importante opportunità offerta dall’Avviso del Ministero alla Transizione Ecologica.

Il Parco nazionale di Abruzzo Lazio e Molise, focal point della candidatura “Antiche Faggete UNESCO” e del programma “Siti Naturali UNESCO per il clima”, d’intesa con l’Ente parco nazionale del Gargano, ha comunicato ai due comuni garganici summenzionati l’assegnazione di € 221.232,00. “E’ questo il riconoscimento materiale del buon lavoro svolto dall’Ente parco nazionale del Gargano che, sin dall’inizio ha sostenuto l’iter di candidatura delle eccellenze naturalistiche rappresentate dalle nostre faggete vetuste presenti in foresta Umbra. Già nel 2017 l’Ente otteneva il primo riconoscimento UNESCO per le riserve ‘Umbra’ e ‘Falascone’. Nel 2021, a seguito dell’impegno più recentemente profuso, il nostro Ente ha lavorato per estendere detto riconoscimento ad altre due riserve, ovvero quelle di Pavari e di Sfilzi, sempre in Foresta Umbra. In questi anni il lavoro con gli altri parchi nazionali interessati al sito seriale, capofilato dall’Ente parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è continuato nell’intento di affermare una corretta gestione e la valorizzazione dei siti in parola. L’affermazione di questa importante risorsa economica ai due Comuni interessati ne è prova effettiva. Sono certo che sapranno cogliere questa importante opportunità rispetto alla quale l’Ente parco non farà mai mancare il proprio supporto”, ha commentato il presidente Pasquale Pazienza.

Il Programma “Siti naturali UNESCO per il Clima” finanzia interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici a favore dei comuni ricadenti, in tutto o in parte, nei siti UNESCO d’interesse naturalistico.

Gli interventi da candidare contribuiranno a realizzare soluzioni multifunzionali fondate sul presupposto di riportare la natura in un buono stato di salute ed in grado di coniugare i benefici ambientali a quelli sociali ed economici nonché di favorire la resilienza da parte degli ecosistemi (approccio Nature-based Solutions).

L’incidenza, in termini di superficie interessata, con cui le nostre faggete vetuste concorrono all’assetto complessivo dei siti ricadenti in Italia – pari al 25%, per un totale di oltre 900 ettari – ha trovato il giusto riconoscimento anche in termini di risorse finanziarie assegnate per un totale di 221.232,00 euro.

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