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Il turismo riparte dalle origini. Complice l'emergenza sanitaria, le persone sono alla ricerca di luoghi senza tempo, di esperienze immersive a stretto contatto con la natura e di viaggi alla scoperta di storia e tradizioni. La Capitanata in tal senso offre davvero tanto e la rivincita dei territori meno conosciuti può rappresentare la vera chiave di volta.

Sarà questo il tema del nuovo appuntamento formativo on-line, in programma venerdì 7 maggio alle 17.30, organizzato dal GAL Daunia Rurale 2020. A fare un’analisi delle opportunità offerte dal territorio e a dare suggerimenti a chi opera nel settore sarà Sara Manti, consulente e trainer per il turismo, vicepresidente della startup innovativa a vocazione sociale Tourism Innovation Factory e fondatrice del progetto di consulenza sospesa Bottega Italiana Turismo grazie alla quale, in piena pandemia, un gruppo di professionisti italiani, specializzati nello sviluppo del turismo e nel marketing strategico delle PMI, hanno messo gratuitamente a disposizione degli imprenditori le proprie conoscenze ed esperienze per ripartire con maggior forza.

L'evento è gratuito e aperto a tutti, anche a chi opera al di fuori del territorio del GAL Daunia Rurale 2020.
Per iscriversi è necessario inviare una e-mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Seguirà l'invio del link per partecipare all’incontro.

L’assessore Pier Luigi Lopalco comunica che l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata ha individuato due casi di variante indiana del SARS-CoV-2 su cittadini indiani rientrati in Puglia dall’India.

L’Istituto zooprofilattico ha isolato il virus in laboratorio, questo significa che si possono analizzare più dettagliatamente le caratteristiche della variante e soprattutto si può verificare l’efficacia dei vaccini nei confronti di questa variante.

“Tutti i contatti di questi casi - dichiara l’assessore Lopalco - sono stati già individuati dal dipartimento di prevenzione e messi in quarantena. È molto importante aver isolato il virus perché questo permetterà di approfondire gli studi sulla capacità dell’immunità vaccinale di bloccare anche questa variante. La Puglia mette a disposizione della comunità scientifica internazionale il virus isolato in laboratorio”.

Nel frattempo, progesue l'azione vaccinale di prime e seconde dosi ai soggetti fragili, agli over 80, 79-70 E 69-60 e personale scolastico. Difatti sono 1.394.616 le dosi di vaccino anticovid somministrate sino ad oggi in Puglia (dato aggiornato alle ore 17.

Asl Bari: Sono cominciate nella Asl di Bari le somministrazioni delle seconde dosi di vaccino anti Covid destinate agli operatori scolastici. Le prime sedute - circa 600 vaccinazioni - sono in corso oggi nella palestra dell’istituto Rosa Luxemburg ad Acquaviva delle Fonti. Le operazioni si stanno svolgendo regolarmente e in maniera ordinata con una larga adesione e una ottima partecipazione da parte del personale docente e non docente degli istituti presenti ad Acquaviva.  Intanto il Dipartimento di Prevenzione sta procedendo alla programmazione delle successive somministrazioni previste nei prossimi giorni e che riguarderanno tutti gli istituti di Bari e provincia.  La campagna di vaccinazione in favore dei fragili e dei soggetti delle fasce di età 79-70 anni e 69-60 anni procede intanto spedita: nelle ultime 24 ore sono state somministrate nei centri vaccinali della ASL 10.614 dosi, di cui 2.651 a cura dei medici di Medicina generale che stanno contribuendo in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi fissati dal cronoprogramma regionale. Il NOA ha predisposto le prossime forniture di vaccino per la Medicina generale che ha già all’attivo 57.552 vaccinazioni e potrà così dare un ulteriore impulso alla campagna di immunizzazione.

Policlinico di Bari: Due centri vaccinali attivati oggi dal Policlinico di Bari dedicati ai pazienti fragili per la somministrazione di circa 750 vaccini. Negli ambulatori del Giovanni XIII le prime dosi per i pazienti reumatologici e con malattie cardiopatiche rare mentre nell'ospedale universitario continuano le seconde dosi per i pazienti oncologici.

Istituto Tumori di Bari: negli ultimi 5 giorni, da venerdì 30 aprile a martedì 4 maggio, all'Istituto Tumori di Bari, sono stati somministrati ai pazienti in trattamento 918 vaccini (fra prime e seconde dosi).

Hanno ricevuto la prima dose 106 pazienti presi in carico dalle unità operative di oncologia medica per la patologia toracica, chirurgia toracica mini-invasiva, radioterapia, attualmente in cura o che hanno sospeso le cure da meno di 6 mesi. Hanno ricevuto la seconda dose 812  pazienti in cura presso i reparti di oncologia medica, ematologia, tumori rari e melanomi, che hanno già ricevuto la prima dose all’inizio di aprile.

Asl Brindisi: Proseguono le vaccinazioni nella Asl di Brindisi: ieri sono state somministrate circa 2700 dosi. Oggi sono in programma 3.000 vaccinazioni: seconde dosi per over 80, personale scolastico e rappresentanti delle forze dell’ordine, e prime dosi per quegli ultraottantenni che non si erano prenotati in precedenza. Accanto a queste, nella giornata di oggi sono state programmate sessioni di recupero riservate alla fascia di età 70-79, distribuite sul territorio, nei centri di Ceglie Messapica, Ostuni, San Donaci e San Vito dei Normanni.

Asl BT: è cominciata oggi la somministrazione delle seconde dosi al personale scolastico: le vaccinazioni sono state programmate su tutto il territorio e sono stati richiamati i docenti vaccinati a febbraio. Intanto continua la somministrazione delle seconde dosi così come programmate in tutti gli hub. Anche domani su tutto il territorio continuerà la vaccinazione del personale scolastico mentre si aspetta per il primo pomeriggio di domani l'arrivo di altre 11.700 dosi di Pfizer. Il 7 e il 9 invece sarà somministrata la seconda dose di Pfizer ai malati rari e ai loro caregiver.

Asl Foggia: Continua la campagna vaccinale anti covid nei punti vaccinali, negli hub, nei centri specialistici e ad opera dei medici di medicina generale della provincia di Foggia.

Dall'avvio della campagna vaccinale ad oggi sono state somministrate 228.841 dosi di vaccino. Di queste, 173.264 sono le prime dosi e 55.577 le seconde.

Le persone ultraottantenni che hanno ricevuto la prima somministrazione sono 35.770; di queste, 27.862 hanno ricevuto anche la seconda dose.

Inoltre: hanno ricevuto la prima dose di vaccino 27.601 persone estremamente vulnerabili e, di queste, 3.980 hanno ricevuto anche la seconda; hanno ricevuto la prima dose 10.965 caregivers/familiari conviventi e, di questi, 807 hanno ricevuto anche la seconda dose; hanno ricevuto la prima dose 39.943 persone di età compresa tra 70 e 79 anni e, di queste, 2.788 hanno ricevuto anche la seconda la seconda somministrazione.

I medici di medicina generale, ad oggi, hanno effettuato 49.104 somministrazioni di cui 8.602 a domicilio. La giornata di ieri si è conclusa con 4.605 somministrazioni effettuate.

Oggi, presso l'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo sono stati vaccinati, tra prime e seconde dosi, 91 pazienti estremamente vulnerabili e 23 caregiver/familiari conviventi.

Policlinico Riuniti di Foggia: fino alle ore 17.00 di oggi, martedì 4 maggio sono state vaccinate 233 persone: 133 con condizioni di estrema vulnerabilità, 20 conviventi di pazienti ad alto rischio, 31 adulti di 60 anni di età e più.

Asl Lecce: Sono 272.951 le dosi somministrate in totale finora dalla ASL Lecce: 89.336 - di cui 53.300 prime dosi - quelle ricevute dagli over 80, e 64.884 - di cui 60.985 prime dose - quelle ricevute dagli over 70.

Per completare in tempi più rapidi la vaccinazione della fascia 79/70 da domani, mercoledì 5 maggio fino martedì 11 maggio, le persone di età compresa tra i 79 e i 70 anni - che non hanno ancora ricevuto la prima dose e che non hanno effettuato la prenotazione o hanno saltato l'appuntamento - possono accedere direttamente e senza prenotazione presso l’hub del Distretto socio sanitario di riferimento. L'accesso diretto riguarda i cittadini nati entro il 31.12.1951.

Continua regolarmente la campagna vaccinale da parte dei medici di medicina generale a domicilio e in ambulatorio: sono 25.505 le vaccinazioni effettuate finora.

Alta l'attenzione verso le persone vulnerabili per patologia, con 30.689 vaccinazioni complessive.

Asl Taranto: La campagna vaccinale a Taranto e provincia procede regolarmente seguendo le disposizioni del Piano Strategico Regionale. Nella mattinata odierna sono state superate le 192 mila vaccinazioni: oltre 142 mila cittadini hanno ricevuto la prima dose e circa 50 mila persone hanno completato il ciclo di vaccinazione ricevendo anche la seconda dose.

Nel pomeriggio di ieri, 3 maggio, presso gli hub vaccinali della provincia sono state somministrate 2.448 dosi di vaccino, di cui 2.295 prime dosi e 153 richiami. Nel dettaglio, sono state eseguite 246 vaccinazioni con prima dose alla SVAM di Taranto, 306 alla Renato Moro di Taranto, 228 al Palaricciardi di Taranto, 412 a Martina Franca, 298 a Grottaglie, 269 a Manduria, 281 a Massafra e 255 a Ginosa. Le 153 seconde dosi, invece, sono state somministrate all’hub di Massafra.

Questa mattina, invece, 1.035 persone hanno ricevuto la prima dose e 773 la seconda, per un totale di 1.808 vaccinazioni eseguite. Precisamente, sono state eseguite 306 vaccinazioni con prima dose alla SVAM, 14 alla Renato Moro, 28 al Palaricciardi, 294 a Martina Franca, 360 a Massafra e 33 a Ginosa. Hanno invece ricevuto la seconda dose: 49 persone alla SVAM, 122 al Palaricciardi, 152 alla Renato Moro, 14 a Martina Franca, 203 a Grottaglie, 160 a Manduria, 30 a Massafra e 43 a Ginosa.

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

Con la pandemia da Covid-19, oggi, ci troviamo ad affrontare nuove dimensioni, riguardanti non solo gli aspetti sanitari ed economici, legati soprattutto a determinati fenomeni sociali e politici, che ci riconducono oggi all’importante funzione della sanità e del fenomeno della globalizzazione, di cui ormai alcuni studiosi esprimono alcuni dubbi negati per quanto riguarda lo sviluppo del capitalismo e quindi del neoliberismo avvenuto in questi ultimi decenni. Oggi la pandemia sta creando seri problemi  per quanto riguarda la salute mentale e psichica della gente in generale, tanto da parlare e discutere, come fanno il filosofo e lo psicanalista  Miguel Benasayag e Gérard Schmit, di un’epoca dalle passioni tristi. Le stesse che in questi mesi di pandemia stanno colpendo la maggior parte della popolazione mondiale. Infatti, oggi, si sta verificando fra la gente un generale malessere e un diffuso disagio mentale, tanto da mettere in dubbio la nostra identità non solo psichica, quanto culturale. Una diversa  dimensione dell’animo umano, che diventa sempre più complessa da un punto di vista sociale e culturale. Una complessità che ci richiama alla vita stessa, con le sue problematiche di ordine politico ed economico, oltre che sanitarie,  le stesse che oggi stanno condizionando le nostre scelte a livello globale, tanto da far dire che, ormai, il sistema capitalismo o neoliberale, su cui fino a ieri si fondavano le certezze della vita sociale ed economica, non bastano più e quindi bisogna andare oltre, in una nuova dimensione che abbia come fondamento degli scopi sociali ed alternativi all’utilitarismo di oggi, che sta portando sul baratro diverse nazioni, con i loro popoli e le stese comunità. Ed ecco allora che le scelte politiche, oggi, hanno il loro riflesso anche sulle scelte psicologiche, ma soprattutto sul benessere della gente, tanto da esserne condizionate e, a volte, in maniera irreversibile, creando le premesse per un diffuso disagio mentale e, quindi, il rifiuto della società capitalistica nel suo complesso.

Miguel Benasayag e Gérard Schmit, ne hanno parlato alcuni anni fa, affermando che oggi viviamo  in un’epoca delle passioni tristi, titolo di un loro libro  L’epoca delle passioni tristi, pubblicato  nel 2003 da Feltrinelli. Un testo che ci riporta in pieno nell’attuale crisi psicologica dell’uomo contemporaneo, che affonda le sue radici in una crisi più generale di ordine politico-culturale. Crisi che viene oggi analizzata da più parti, da filosofi, sociologi, antropologi, economisti e oggi più che mai da psicanalisti. Affermano gli Autori: “Si può affermare, ad esempio, citando Foucault, che l’epoca dell’uomo è tramontata. Potremmo anche parlare della fine della modernità o della  rottura dello storicismo teleologico, del venir meno cioè di quella credenza che stava a fondamento delle nostre società e che si manifestava nella speranza in un futuro migliore e inalterabile: una sorta di messianismo scientifico che assicurava un domani luminoso e felice, come una Terra promessa”. Tutto ciò, specie oggi con la pandemia diffusa a livello globale, è ormai scomparso. Non vi sono più certezze e il domani, ormai, presenta delle incognite nascoste e pericolose sul piano politico e sociale, tanto da limitare le azioni degli stessi Stati, impotenti di fronte a problemi, come, per esempio, l’ambiente, l’inquinamento atmosferico, le pandemie, il lavoro, la ricerca scientifica, la tecnologia, la stessa intelligenza artificiale,  che ormai stanno acquisendo nuove  dimensioni a livello non più settoriali, ma mondiali. E, in tutto questo, anche l’uomo  subisce le conseguenze, in quanto anche lui è impotente, incapace di prevenire il futuro o di caratterizzare il domani. Un futuro incerto, lo stesso che, fino ad alcuni decenni, eravamo consapevoli di prevenire e di dominarlo secondo le nostre aspettative. Oggi, invece, tutto è cambiato. Anche il tempo non ha più una dimensione umana, ma esso è condizionato dalla velocità della vita, e soprattutto dalla velocità delle scoperte scientifiche, e quindi degli accadimenti non previsti, che vanno al di là della facoltà dell’uomo di dominarle e di assimilarle. In altri termini, alla fiducia nell’uomo di conoscere e modificare il mondo e le sue leggi, di prevenire le stesse pandemie, di sconfiggere la morte, come affermavano Keplero, Comte e lo stesso Marx, Freud annunciava, all’inizio del XX secolo (1929) il “disagio della civiltà” e, quindi, della cultura occidentale, tanto da creare le premesse verso quel relativismo che condizionerà tutto il pensiero del Novecento. È caduta, in altre parole, l’utopia che il progresso potesse risolvere ogni problema, potesse creare la felicità in terra, la stessa che, purtroppo, è stata messa in crisi con le due guerre mondiali e, poi, con la contrapposizione fra l’Occidente e l’Oriente, aprendo così, come abbiamo detto, all’età della violenza, della paura. Per dirla in termini più chiari, affermano Miguel Benasayag e Gérard Schmit, viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”. Una progressiva sfiducia non tanto in se stessi, quanto nella scienza e nella tecnologica, nella stessa Natura, che si vendica dell’uomo per averla considerata solo come oggetto da sfruttare (antropocentrismo),  incapaci di creare le premesse per la felicità dell’uomo. 

Quindi, un crollo nel messianismo dell’uomo e della scienza. Crollo del positivismo scientifico, ma soprattutto  crollo nella razionalità dell’uomo. Crollo nella speranza di dominare il mondo attraverso il sapere. Tutto ciò è caduto nell’impotenza dell’uomo di dominare non solo la Natura, ma soprattutto se stesso. Infatti, il XX secolo è un secolo ambivalente, da una parte aspirazione dell’uomo di dominare il mondo, e dall’altra l’uomo dominato dagli eventi negativi e, quindi, dall’incertezza di un domani.  Ed ecco allora che, in questo mondo fondato sulla sfiducia dell’uomo in se stesso e negli altri, per Miguel Benasayag e Gérard Schmit, è venuto il momento di riacquistare il senso della propria vita, ma più specificatamente il senso della storia, che non è fatta da forze estranee e meccaniche, ma essa è fatta da noi, come individuo e come collettività. Spetta a noi tutti riacquistare il nesso delle cose e il nesso della realtà che ci circonda.

E il compito oggi dell’uomo è quello di capire da dove deriva questa crisi esistenziale, questo disagio mentale, che non ha uguale nelle altre epoche. Capire le ragioni del malessere nella situazione in cui viviamo, il rapporto con se stesso e gli altri, ma soprattutto con il mondo che ci circonda, con le sue leggi naturali, ma soprattutto con le sue leggi tecnologiche, che ormai stanno condizionando in maniera eccessiva la vita di ognuno di noi, ma specialmente la vita dei giovani, ormai succubi della tecnica, che diviene l’elemento alienante della loro esistenza.

a cura di Augusto Sinagra,  Matteo Impagnatiello, Daniele Trabucco, Manuela Zorzi , Francesco Demattè e  Carlo Vivaldi Forte*

fonte: ESSERCI il Giornale della Salute Mentale su http://garganosalutementale.it

In vista delle possibili riaperture (rectius: ritorno ai colori delle Regioni) a partire dal 26 aprile 2021, circola l'idea, lanciata in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, di un "pass" che garantisca la libertá di spostamento tra Regioni di diverso colore o l'ingresso negli stadi e nei teatri, fatti salvi i casi legati a motivi di lavoro, salute o necessitá. Questo strumento sarebbe riservato ai vaccinati o a chi ha eseguito un recente tampone (antigenico o molecolare). Parliamo ovviamente di ipotesi in attesa di conoscere il testo definitivo del decreto-legge, ma, se fossero confermate, ci troveremmo davanti a misure a nostro avviso palesemente incostituzionali e il Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, dovrebbe rifiutare l'emanazione ed esercitare il potere di rinvio del decreto all'Esecutivo. Il c.d. "pass" comporterebbe, infatti, un'irragionevole disparitá di trattamento nell'esercizio dei diritti fondamentali, come quello di circolazione ex art. 16 della Costituzione vigente, tra chi é vaccinato e ha fatto un tampone (il cui esito negativo non implica esclusione di diffusione del contagio. Si vedano i "falsi negativi") e chi non lo é o non si é sottoposto a RT-PCR o tampone rapido, ad eccezione di coloro che si spostino per motivi di lavoro etc.... Anche ammessa, in una prospettiva solidaristica, la prevalenza della dimensione collettiva della salute secondo la logica del bilanciamento, la differenziazione legislativa non passerebbe il vaglio della coerenza e della conformitá al principio di ragionevolezza di cui all'art. 3, comma 1, Cost. in quanto precluderebbe per alcuni e in maniera assoluta la "minima operativitá" (sent. n. 67/1990 Corte cost.) di alcuni diritti costituzionalmente tutelati. Ecco come ci stanno riducendo a "mera sopravvivenza biologica".

Note in pedice

  • * Prof. Avv. Augusto Sinagra (Universitá "La Sapienza" di Roma. Avvocato del Foro di Roma)
  • Prof. Daniele Trabucco (Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/Centro Studi Superiore INDEF. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico)
  • Cav. Dott. Matteo Pio Impagnatiello (Componente del Comitato scientifico di Unidolomiti)
  • Dott. ssa Manuela Zorzi (sociologa e titolare di Master in Pscicologia del Lavoro presso Universitá degli Studi di Padova)
  • Prof. Francesco Dematté (filosofo e giá dirigente scolastico)
  • Prof. Carlo Vivaldi Forti (Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/Centro Studi Superiore INDEF).

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

La pandemia ha creato le basi per rivedere in maniera nuova i principi e i valori della nostra civiltà e, quindi, del nostro modo di vivere non solo la nostra società, quanto il nostro rapporto con il mondo e soprattutto con la Natura, la stessa che in tutti questi decenni, specie dagli anni Ottanta del Novecento, è stata usata e utilizzata solo a scopo antropocentrica, tanto da provocare un progressivo deterioramento delle acque e, quindi, un inquinamento generale della terra, con un peggioramento del clima e dei fenomeni naturali, dovuti soprattutto al surriscaldamento atmosferico e quindi al peggioramento del clima, con conseguenze nefaste sia sul piano ambientale che, come stiamo a vedere, anche sul piano della salute dell’uomo. Oggi ne stiamo pagando le conseguenze, con una pandemia che si sta verificando ormai da più di un anno. Certamente tutti siamo consapevoli che da questa pandemia un giorno ne usciremo e, quindi, ritorneremo a vivere una vita normale, così come eravamo abituati, anche se molti studiosi si chiedono: Quali conseguenze avrà la pandemia sulla nostra vita futura? Il mondo sarà uguale come era prima, oppure si avranno dei cambiamenti sul piano sociale, economico, sanitario e anche politico, oltre a quello culturale? Cambiamenti che senz’altro sono o saranno le conseguenze di ciò che la crisi ha prodotto e, quindi, ha determinato specie per quanto riguarda il nostro tenore di vita e la nostra capacità di essere pronti per intraprendere un nuovo viaggio verso uno sviluppo sostenibile. Purtroppo molti sono consapevoli, che i danni provocati dalla pandemia sono oggi molto pesanti ed essi avranno serie conseguenze su molte categorie di persone, che hanno dovuto chiudere le loro attività e, quindi, debbono di nuovo reinventare un nuovo cammino verso una nuova situazione sociale ed economica. Certamente ci troviamo di fronte ad una nuova situazione, in cui il futuro non appare molto roseo, mentre il presente è ancora incerto e pieno di paura. Oggi, infatti, molti sono convinti che da domani avremo la sensazione che vivremo un tempo in cui parleremo di un primo e un dopo pandemia, in cui si porrà la domanda in che modo supereremo e svilupperemo in meglio l’attuale assistenza sanitaria, essenziale per un domani più sicuro e più efficiente, ma specialmente in che modo supereremo la crisi economica e sociale, che si è venuto a creare con la pandemia. Sono due aspetti essenziali per il post-pandemia e, quindi, per il nostro futuro.

La pandemia ha messo in evidenza la fragilità della nostra vita, sia sul piano sanitario che sul piano socio-economico, tanto da riscrivere o rivedere in parte la nostra cultura e la nostra civiltà, fondata, come abbiamo detto precedentemente, sull’antropocentrismo e quindi su una economia fondata sul capitalismo, ma soprattutto sul neoliberismo, i cui principi sono improntati solo sul profitto e sullo sfruttamento della Natura, senza tenere conto alcuno della salvaguardia della biodiversità e della sostenibilità. Un processo economico-sociale fondato solo sull’individualismo, mentre la pandemia ci ha fatto scoprire il valore della solidarietà e della comunità, quali elementi base per superare il diffondersi del virus, che è anche colpa forse della sete di sfruttamento dell’uomo delle foreste e quindi dell’habitat naturale, quali elementi visti solo da un punto di vista economico. Una pandemia che ci ha fatto scoprire, forse, con ritardo, il senso di appartenenza, la responsabilità collettiva, la nostra vera identità sociale e non solo egoistica e quindi antropica. Un nuovo spirito, non più rivolto verso la morte, ma verso la vita individuale e collettiva. E questo probabilmente a livello mondiale, in quanto la pandemia ha colpito tutti i popoli della Terra, i quali si sono sentiti, forse più vicini, che nel passato. Così come per la prima volta la pandemia ci ha fatto scoprire un mondo virtuale, un mondo digitale, in cui la telemedicina e la digitazione sono diventate un mezzo di avvicinamento fra le persone e, quindi, di trasmissione di messaggi e di vicinanza. Un mondo in cui tutto diventa realtà e vicinanza di affetti e di intenti. E questo si ripercuoterà sia sul piano sanitario, sociale, economico, ma soprattutto politico, con un maggiore avvicinamento dei popoli e delle loro culture. Purtroppo, se per alcune fasce sociali il progresso sarà molto sostenuto e, quindi, positivo, per altre invece, che non saranno pronti a cogliere le opportunità che il capitalismo darà, si troveranno in serie difficoltà, tanto da creare le basi per una maggiore divaricazione  fra ricchi e poveri, fra chi detiene tutto e chi non detiene nulla. A tale proposito Thomas Piketty, in  Capitale e ideologia (La nave di Teseo, Milano 2020), fa un’analisi  della diffusione della disuguaglianza nel mondo, già presente agli albori della civiltà dell’uomo, ma che è diventato un problema molto più diffuso dal 1600 in poi, e precisamente dall’avvento delle società schiaviste e coloniali, per poi aumentare con la Rivoluzione industriale e quindi la Rivoluzione tecnologica del XX secolo, allorquando si sono avute le grandi trasformazioni come l’uguaglianza incompiuta delle società socialdemocratiche, delle società comuniste e post-comuniste, fino alla globalizzazione e all’ipercapitalismo del XXI secolo. Così, oggi, noi, malati di antropocentrismo,  ci troviamo di fronte a livelli di disuguaglianza molto elevati, i quali, secondo l’Autore, sono destinati a salire e, quindi, in aumento in quasi tutto il pianeta.  Del resto oggi tale disuguaglianza si manifesta già in Italia, dove la povertà sta crescendo e le disuguaglianze stanno aumentando. Disuguaglianze che sono anche il frutto della crisi del capitalismo neoliberale, dovuto alla perdita di potere del sindacato e quindi alla lotta di classe. Afferma a tale proposito Maurizio Ferrara: “La seconda metà del XX secolo ha addomesticato il conflitto di classe, temperando il capitalismo con la democrazia e il welfare. Con l’inizio del nuovo secolo, l’equilibrio fra questi tre elementi ha iniziato a vacillare. La ragione sta essenzialmente nell’indebolimento del contenitore: lo Stato nazionale. La globalizzazione e l’apertura dei mercati hanno rimosso confini e barriere regolative territoriali. La delega di poteri e funzioni alle istituzioni internazionali e all’Unione Europea, i vincoli di bilancio e le riforme strutturali necessarie per mantenere competitività di sistema hanno causato profondi rivolgimenti nella struttura economica. L’esito complessivo di questi processi è stato un forte aumento delle disuguaglianze e della insicurezza sociale” (Corriere della Sera/La Lettura, 4 aprile 2021).  Infatti, con la globalizzazione i ceti medi tradizionali ormai non riescono più a stare al passo con la globalizzazione e quindi rimangono sempre più indietro, ai margini, se non del tutto esclusi, dalle dinamiche della nuova economia, tanto da dare origine all’ondata di populismo demagogico, che ha già fatto registrare in alcuni  casi vere rivolte dal basso, anche violente.  Mentre dall’altra parte vi è l’ascesa del “neoliberalismo tecnocratico dall’alto”, un sistema di governo imposto dalla super-classe, che ha promosso la deregolamentazione, lo smantellamento delle barriere nazionali e il  dumping  sociale, l’indebolimento del sindacato, tanto che a fronte di questi sviluppi deleteri si rischia di uccidere la democrazia, e quindi lo stato sociale e la stessa autorità dello Stato, che proprio in questi ultimi decenni, con il fenomeno della globalizzazione, ha visto diminuire la sua presenza nella società civile, a discapito del Welfare State e quindi della distribuzione equa della ricchezza. Ricchezza, che proprio in questo periodo di pandemia, ha visto accumularsi in solo poche mani e quindi in soli pochi ricchi, i quali sono diventati ancora più ricchi. Mentre la gente si sta impoverendo sempre di più. In altri termini nei paesi occidentali la concentrazione di proprietà è aumentata sempre più, specie  dagli anni ottanta e novanta in poi, creando seri problemi sul piano sociale ed economico della gente in generale. E oggi, specie dopo la pandemia, si è convinti che la forbice fra ricchi e poveri, fra vincitori e perdenti, si allargherà sempre più, tanto da creare i presupposti per una maggiore disuguaglianza fra i popoli del mondo. Così, afferma a tale proposito  Carlo Bastanin: “La povertà e la disuguaglianza non recederanno. Il nuovo mondo non riparte diverso da prima, anzi riparte peggiore: ci saranno 100 milioni di individui in più in povertà assoluta, secondo la Banca mondiale. Ma, come ogni volta, il mondo ripartirà, con i suoi istinti economici, con più rabbia che dolore” (Repubblica/Robinson, 20 marzo 2021). Ed ecco allora che oggi servono politiche deliberate di promozione sociale e democratiche, di promozione di equità territoriale che tenga conto delle diverse situazioni territoriali e delle loro potenzialità. Una società aperta fondata sulla conoscenza, sull’istruzione, sulle opportunità, sulla formazione, sulla innovazione e quindi sulla digitalizzazione. In altri termini una società aperta al futuro.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi mercoledì 7 aprile 2021 in Puglia, sono stati registrati 15.730 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 1.255 casi positivi: 400 in provincia di Bari, 157 in provincia di Brindisi, 119 nella provincia BAT, 57 in provincia di Foggia, 193 in provincia di Lecce, 323 in provincia di Taranto, 4 casi di residenti fuori regione, 2 casi di provincia di residenza non nota.

Sono stati registrati 43 decessi: 18 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 3 in provincia BAT, 11 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 7 in provincia di Taranto.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.948.468 test.
147.829 sono i pazienti guariti.
50.729 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 203.602 così suddivisi:
79.408 nella Provincia di Bari;
19.846 nella Provincia di Bat;
14.831 nella Provincia di Brindisi;
37.416 nella Provincia di Foggia;
19.537 nella Provincia di Lecce;
31.568 nella Provincia di Taranto;
702 attribuiti a residenti fuori regione;
294 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

Il bollettino epidemiologico Regione Puglia 7.4.2021 è disponibile al link: http://rpu.gl/yXoqs

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi martedì 6 aprile 2021 in Puglia, sono stati registrati 5.759 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 475 casi positivi: 161 in provincia di Bari, 48 in provincia di Brindisi, 30 nella provincia BAT, 139 in provincia di Foggia, 90 in provincia di Lecce, 15 in provincia di Taranto.

2 casi di residenti fuori regione e 6 casi di provincia di residenza non nota sono stati riclassificati e riattribuiti.

Sono stati registrati 70 decessi: 50 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 7 in provincia di Foggia, 1 in provincia di Lecce, 8 in provincia di Taranto.
Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.932.738 test.

146.892 sono i pazienti guariti.
50.454 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 202.347 così suddivisi:
79.008 nella Provincia di Bari;
19.727 nella Provincia di Bat;
14.674 nella Provincia di Brindisi;
37.359 nella Provincia di Foggia;
19.344 nella Provincia di Lecce;
31.245 nella Provincia di Taranto;
698 attribuiti a residenti fuori regione;
292 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.
Il bollettino epidemiologico Regione Puglia 6.4.2021 è disponibile al link: http://rpu.gl/2cX0d

DICHIARAZIONE ASSESSORE LOPALCO
L’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco precisa quanto segue: “Sono 15 i decessi avvenuti in Puglia nella giornata di oggi. Nel bollettino compare però un numero più alto, pari a 70, perché sono stati caricati oggi sul sistema dati relativi agli ultimi 7 giorni. 70 decessi in una settimana sono comunque un numero molto pesante che dà il senso del dramma di questa pandemia”.

I 70 decessi caricati oggi nel sistema, suddivisi per data e territorio:

30 Marzo: 4 Asl Bari;
1 Aprile: 4 Asl Bari;
2 Aprile: 4 Asl Bari; 2 Asl Taranto;
3 Aprile: 10 Asl Bari; 2 Asl Taranto;
4 Aprile: 11 Asl Bari; 1 Asl Taranto;
5 Aprile: 11 Asl Bari; 2 Asl Foggia; 1 Asl Lecce, 3 Asl Taranto;
6 Aprile: 6 Asl Bari; 2 Asl Brindisi; 2 Asl BT, 5 Asl Foggia.

a cura dell’Ufficio Stampa Policlinico Riuniti di Foggia.

Si informa che il numero dei pazienti Covid-19 ricoverati presso il Policlinico Riuniti di Foggia aggiornato al 19 marzo 2021 e differenziato per reparto, età e genere è il seguente:

• Malattie Infettive: 81
• Pneumologia: 39
• Rianimazione: 28
• Malattie Infettive ad indirizzo chirurgico: 12
• Malattie Infettive ad indirizzo ostetrico-ginecologico: 1
• Malattie Infettive ad indirizzo nefro-urologico: 14
• Malattie Infettive ad indirizzo gastroenterologico: 11
• Malattie Infettive ad indirizzo psichiatrico: 1

Totale: 187
- cui età media 67 anni - 56% M - 44% F

Sono sospese anche in Puglia le vaccinazioni con il vaccino anticovid Astrazeneca.

Le categorie già convocate per la vaccinazione con Astrazeneca saranno riprogrammate nei prossimi giorni a seguito delle prossime decisioni dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, quindi non ci si deve presentare presso i centri vaccinali.

“Abbiamo fiducia nelle autorità regolatorie come Aifa e Ema – spiega l’assessore alla Sanità della Regione Puglia Pier Luigi Lopalco - queste sospensioni sono la dimostrazione che il sistema di vigilanza funziona e si attiva al minimo segnale di dubbio. Chiediamo ai pugliesi delle categorie delle forze dell’ordine e degli operatori del mondo dell’istruzione di avere pazienza perché in breve tempo, appena l’agenzia europea del farmaco EMA si sarà pronunciata sullo sblocco, le vaccinazioni saranno riprogrammate in modo da evitare la maggior parte dei disagi”.

QUI IN PDF LA CIRCOLARE UFFICIALE DEL MINISTERO DELL'INTERNO

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

In questo lungo e a volte tragico periodo di pandemia, ci chiediamo: Quale futuro avremo dopo il Covid-19?

Se prevarranno di più le ombre o le luci, di cui ha fatto riferimento il Prof. Sabino Cassese in un suo libro intitolato: Una volta il futuro era migliore. Lezioni per invertire la rotta,  Solferino Editore, Milano 2021.

L’Autore ci parla, nella prima parte,  di come siamo giunti a costruire un mondo globalizzato, sorto da una speranza, al cui fondamento vi era la fiducia non solo del presente, quanto del futuro. Un mondo costruito negli ultimi 30 anni e precisamente da quando l’economia ha assunto una funzione non più localistica, ma globale, di cui sono stati protagonisti i popoli che hanno saputo costruire un mondo fatto di reti intercomunicanti, attraverso lo sviluppo economico, ma soprattutto attraverso lo scambio delle merci e anche delle persone, tanto da creare le premesse per un mondo interconnesso. E tutto questo ha contribuito a migliorare la qualità della vita e soprattutto lo sviluppo di alcuni popoli, che un tempo vivevano ai margini del progresso, fra questi i paesi del Sud-Est asiatico.

In altre parole un progressivo sviluppo economico e commerciale che ha portato alla nascita e allo sviluppo del mercato mondiale  e agli scambi commerciali. Dall’altra parte, in questi ultimi settant’anni abbiamo assistito. specie in Europa, all’eliminazione di guerre e di scontri fra nazioni, superando così ciò che era avvenuto nella prima metà del Novecento, con ben due guerre mondiali. Anche se c’è da dire, non sono ancora del tutto eliminati i conflitti etnici e politici in diverse parti del mondo. In ogni modo, specie in Europa, tutto ciò ha permesso, insieme agli Stati Uniti, di avviarci, specie nella seconda parte del Novecento, verso un rapido sviluppo industriale e culturale, di cui hanno beneficiato la maggior parte dei popoli europei e americani tanto da contribuire a migliorare in maniera  consistente le condizioni materiali di vita e l’allungamento dell’età di ogni individuo.

A tutto ciò ha contribuito, non solo settant’anni di pace, ma soprattutto la creazione di istituzioni politiche e culturali, fondate sulla democrazia e sulla libertà: due valori essenziali non solo dell’Occidente, ma anche di atri popoli del mondo, verso cui ormai si orientano. Stati democratici e liberali, fondati sui diritti e doveri del cittadino verso lo Stato, perché garante di libertà e di democrazia.

Tutto questo fa parte  delle grandi conquiste dell’uomo contemporaneo e, quindi, di un mondo che aveva grande fiducia nel domani, dove splendeva la luce della speranza e del progresso.

E, oggi, ci chiediamo: tale luce esiste ancora, oppure vi sono più ombre che luci?

Sabino Cassese se lo chiede e noi con lui. Ombre che purtroppo oggi, in piena pandemia, rischiamo a intravedere maggiormente, tanto da renderci conto  che forse è venuto a mancare in noi il senso e la misura non solo del tempo, ma dello spazio, sia mentale  che  fisico. Ombre che ci portano a riflettere non solo sul mondo che abbiamo costruito, quanto su ciò che esso ha in sé di negativo e, quindi, la mancanza di fiducia nel proprio operato. Ombre che si riflettono soprattutto nel mondo occidentale, dove si manifestano maggiormente le contraddizioni della globalizzazione e, quindi, dello sviluppo ineguale, fra chi ha tutto e chi non ha nulla.

Un mondo in cui la democrazia si indebolisce, in cui il benessere, la solidarietà, il senso dello Stato di diritto arretrano. Dove predominano soprattutto individualismi e personalismi di parte; dove la politica ha perso il suo ruolo di rendere partecipi i propri cittadini al Bene comune; dove la produzione di beni si è fermata, anche a causa della pandemia, creando così maggiori disuguaglianze e povertà; dove in Italia il livello d’istruzione diventa, se facciamo un confronto con gli altri paesi occidentali, sempre più basso e scadente; dove a governarci vi sono persone e partiti senza una vera élite o competenza, tanto da creare e diffondere il rifiuto fra la gente della politica e dei politicanti; dove la stessa vita politica, in mancanza di veri e propri partiti ideologici, è in crisi, tanto da allontanare la gente da essa e quindi dei partiti; dove manca il senso di appartenenza ad un luogo o ad  una comunità,  in quanto essa stessa oggi non esiste, sostituita da una folla anonima che si identifica nell’ultimo movimento sorto dalla rabbia e dal malcontento.

E tutto questo in un mondo in cui la speranza è ormai appesa a un filo, di cui si teme che si spezzi.

Mentre, oggi, si avrebbe bisogno di una maggiore forza propositiva  e di vera progettualità che possa rimettere in cammino la speranza nel futuro. Una speranza che dovrebbe sorgere da noi stessi,  dalla nostra capacità di costruire un mondo più solidale e inclusivo, attraverso una nuova classe politica di élite, non elitaria, cioè individualistica e personalistica, ma aperta alla società e quindi alla comunità. Una élite competente, che abbia in sé la dimensione utopica di costruire il futuro, attraverso alcune riforme essenziali, di cui ci chiede l’Europa e precisamente: l’innovazione, la cultura ecologica, la ricerca, l’equità territoriale e sociale, la salute. Punti essenziali per far si che  si attuino le finalità del Recovery Plan, all’insegna di una nuova era di progresso e di civiltà.  

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