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Si fa sempre più alto il “grido” pacifico per ottenere più sicurezza, infrastrutture, mezzi, strumenti e risorse, per fronteggiare la criminalità organizzata, meglio conosciuta come mafia, a Foggia e provincia.

Ultimo, cronologicamente, ma non per numero, è quello del senatore del MoVimento 5 Stelle, Marco Pellegrini, che al Senato, ancora una volta, ha chiesto ai Ministri della Giustizia e dell’Interno, più Tribunali.

Un dato è certo: bene la sezione di Foggia, distaccata da Bari, dapprima della DIA ora della DDA. È giunta l’ora anche di riavere, perciò riaprire, tribunali che processino e che diano segnale di certa presenza dello Stato. La mafia a Foggia e provincia è un’emergenza nazionale. Non siamo solo noi a dirlo, bensì il Procuratore Nazionale Antimafia, dott. Federico Cafiero de Raho.

{youtube}ouZrZi99E9k{/youtube}

«Abbiamo fatto richieste precise. Alcune, a mia prima firma –dichiara il senatore Marco Pellegrini-, le facciamo dal 2018! Se la politica tutta (e il potere giudiziario) ci avessero dato ascolto per tempo, non saremmo in questa situazione. La soppressione del tribunale di Lucera è stato un disastro. Una prima apertura dalla Ministra Cartabia è arrivata oggi, in replica al mio intervento in Senato: lo spostamento a Foggia del pool della DDA si può fare! Non ci accontentiamo. Vogliamo altri tribunali in provincia, sez. dist. Corte d'Appello e DDA "definitiva"».

«Una frase diventa coro, una frase diventa immagine. Volti, voci e colori nelle lingue del mondo rappresentano un messaggio universale. IO SONO NO MAFIA è uno spot istituzionale che in quaranta secondi trasmette il messaggio della Direzione Investigativa Antimafia attraverso le giovani generazioni. Un’ideale testimone che le donne e gli uomini della D.I.A. consegnano ai ragazzi e alle generazioni future, quale segno di educazione alla legalità e alla cultura antimafia».

Con questo messaggio e un video significativo, la Direzione Investigativa Antimafia celebra i suoi trent’anni di vita.

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Correva l’anno 1991, giusto trent’anni. Quel 29 ottobre il Giudice Giovanni Falcone ebbe la più straordinaria idea contro la criminalità organizzata. Creò l’antimafia, una squadra, tutta made in Italy, di investigatori sul campo e d’intelligence formata da poliziotti, carabinieri, finanzieri. La chiamò DIA, Direzione Investigativa Antimafia.

I migliori sul campo, sotto copertura, dietro computer, sui tetti, nelle auto, per strada, tra la folla, nelle aziende e amministrazioni, per un’intelligence d’azione, uomini e donne contro le mafie. A quel tempo l’obiettivo era scardinare, sconfiggere e debellare innanzitutto “cosa nostra”, poi camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita e tutto ciò che l’organizzazione criminale creava a contrasto con la legalità, contro lo Stato, contro la democrazia, contro le leggi, che accattivava le masse per facili guadagni e scorciatoie.

Oggi la DIA compie trent’anni e di strada ne ha fatta tanta, con risultati eccellenti, con tanti sacrifici, anche di vite umane. È riuscita a scardinare le mafie. Purtroppo non a debellarle, poiché un cancro si trasforma e, se anche una cellula rimane attiva, questa infetta e uccide.

Un esempio lo abbiamo nel nostro territorio, di Foggia e provincia, dove la cosiddetta “quarta mafia” ribattezzata così dai media, è l’insieme della “società” foggiana, apicale in tutti i ruoli della provincia, con consociate organizzazioni criminali, anche più ancestrali, che delinquono, estorcono uccidono, controllano aziende, terreni, amministrazioni locali pubbliche e private. Differenziarle è un dovere, per onestà di intelletto di cronaca, solo per questo, affinché vengano inquadrate per le loro caratteristiche. Un’organizzazione mafiosa retaggio della “nuova camorra organizzata”, poi separata per ovvie, le loro, ragioni di predominio territoriale. C’è la mafia garganica, a sua volta divisa da clan, dove la più famigerata e antica è quella del “clan dei montanari”. C’è la mafia dell’Alto Tavoliere e quella ofantina che non hanno nomi, solo quelli dei loro boss, spesso associati a consortile amicizie. Alla fine è sempre la “società” a dettar regole, i clan e le batterie a contendersi territori e poteri. La DIA c’è per questo, per scardinare questo ingranaggio ben oleato e criminale. A Foggia da circa due anni c’è una sua sede e un reparto, voluto fortemente dallo Stato dopo le ultime mattanze e dopo le inquietanti indagini sulla commistione tra mafia e politica e amministrazioni.

Buon compleanno DIA.

C’è anche un imprenditore del settore vitivinicolo del ravennate, V. M., vicino alla mafia foggiana tra le persone cui sono stati confiscati beni per oltre 50 milioni di euro, nell’operazione antimafia messa a segno in queste ore dalla DIA - Direzione Investigativa Antimafia- su decreto del Tribunale di Bologna.

La notizia è stata divulgata direttamente dalla DIA, spiegando che «l'uomo era rimasto coinvolto nel 2012 nell’operazione 'Baccus', coordinata dalla DDA di Bari, insieme ad alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata cerignolana, subendo la condanna dalla Corte di Appello del capoluogo pugliese a 4 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ed a reati fiscali. Inoltre, più di recente è stato condannato in primo grado a 9 anni e mezzo di reclusione per associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio a conclusione delle indagini eseguite dalla DIA di Bologna, coordinate dalla Procura di Ravenna e sfociate nell’operazione 'Malavigna ".

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Il provvedimento della DIA, emesso su proposta del procuratore della Repubblica di Ravenna, Alessandro Mancini e del sostituto procuratore, Lucrezia Ciriello, «fa seguito al sequestro già operato dalla Dia nel 2020 in base al quale il Tribunale di Bologna, presieduto da Francesco Caruso, aveva ritenuto sussistente, tra l’altro, la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni nella disponibilità del proposto e del suo nucleo familiare».

La misura ablativa interessa partecipazioni societarie e 9 compendi aziendali attivi nel settore vitivinicolo siti nella provincia di Ravenna, 74 beni immobili ubicati tra le province di Ravenna, Forlì e Brescia, 6 automezzi d’epoca e tre rapporti bancari e assicurativi recanti disponibilità finanziarie di cui un conto corrente acceso presso un istituto bancario di San Marino; quest’ultimo sarà oggetto di confisca a cura delle competenti autorità sammarinesi d’intesa con l’autorità giudiziaria bolognese così come previsto dalla Convenzione di “amicizia e buon vicinato” del 1939. Il valore complessivo dei beni oggetto del provvedimento di confisca ammonta ad oltre 50 milioni di euro.

Neve di Marzo”. Operazione Antimafia della DDA di Bari e dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia del 2019. Comminate dal Tribunale di Bari, nell’aula bunker di Bitonto, pene per quasi 200 anni di reclusione. Condannati “capi” e “gregari” della mafia viestana per associazione a delinquere per il traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal c.d. “metodo mafioso” e dall’uso di armi. Prima importante risposta giudiziaria dello Stato.

Oggi, nella tarda mattinata, a Bitonto, nell’aula bunker, il Tribunale di Bari, in primo grado, ha sentenziato la condanna – a vario titolo - di 22 imputati, molti dei quali arrestati, nel mese di Ottobre del 2019, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia a seguito della maxi operazione convenzionalmente denominata “Neve di Marzo”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Sono state comminate pene detentive per complessivi quasi 200 anni, che hanno colpito “capi” e “gregari” facenti parti di gruppi criminali operanti nel territorio della città di Vieste (FG) e non solo. Tra i condannati figura RADUANO Marco, con una pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione, AZZARONE Liberantonio, con una pena di anni 5 e mesi 4 di reclusione, LANGI Marco, con una pena di anni 10 e mesi 4 di reclusione, CODA Orazio Lucio con una pena di 18 anni di reclusione, CARPANO Davide con una pena di 12 anni di reclusione. Condannati anche, ma con un importante sconto di pena, i due collaboratori di giustizia DELLA MALVA Danilo Pietro, con una pena di 8 anni di reclusione, e SURANO Giovanni, con una pena, invece, di anni 5 e mesi 4 di reclusione, il cui prezioso apporto probatorio ha ulteriormente sostenuto le accuse dell’A.G. barese. RADUANO Marco e AZZARONE Liberantonio, nel giugno del 2020, per la prima tranche d‘indagine, derivante in particolare dai fermi del PM emessi nell’agosto del 2018 dalla DDA di Bari ed eseguiti sempre dai militari del Nucleo Investigativo di Foggia, giudicata appunto a parte, erano stati già condannati rispettivamente a 19 anni e 18 anni e 10 mesi di reclusione. Insieme a loro, erano stati già condannati TROIANO Gianluigi e TROIANO Luigi, il primo a 9 anni e 2 mesi, il secondo, invece, a 3 anni e 4 mesi. Si era trattata di un’indagine complessa ed articolata che aveva di fatto consentito di disarticolare un “sistema criminale” radicatosi nell’area del Gargano. Contestata in particolare l’associazione a delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal c.d. “metodo mafioso” e dall’uso di armi. Durante le indagini, iniziate nell’estate 2017, diversi erano stati gli arresti operati dagli investigatori dell’Arma, come anche gli importanti recuperi di stupefacente (cocaina, marijuana e hashish) e di armi, anche da guerra, il tutto sotto la direzione ed il coordinamento della DDA di Bari. Il contesto criminale sul quale si era investigato aveva permesso in particolare di ricostruire i nuovi “scenari criminali” che si erano delineati nella città di Vieste (FG) per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti e non solo, con la contrapposizione di fatto di due fazioni antagoniste. Una sorta di assestamento di ruoli e gerarchie dopo l’arresto di RADUANO Marco ed in precedenza di altri suoi affiliati, che aveva infatti lasciato uno “spazio vuoto” nei traffici illeciti garganici conteso tra clan avversari.

Con la sentenza di primo grado in questione è stata così data una prima importante risposta di legalità e giustizia al territorio del Gargano da parte di Magistratura e Arma dei Carabinieri.

Nell’anniversario del “quadruplice omicidio di San Marco in Lamis”, avvenuto il 9 agosto 2017, quando, tra gli altri, persero la vita gli innocenti fratelli Luigi ed Aurelio LUCIANI, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia e personale della Squadra Mobile della Questura di Foggia

hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari nei confronti di IANNOLI Giovanni (detto Smigol), classe 1986, ritenuto responsabile dell’omicidio di FABBIANO Antonio, classe 1993, e del contestuale tentato omicidio di NOTARANGELO Michele, classe 1996, commessi il 25 aprile 2018 in Vieste.

Quel giorno, alle ore 22:00 circa, in via Tripoli di Vieste (FG), Antonio FABBIANO si trovava a piedi insieme a Michele NOTARANGELO, alias “Cristoforo”, quando un commando composto da almeno due soggetti, l’uno armato di AK-47, arma da guerra comunemente conosciuta come Kalashnikov, e l’altro armato di pistola, sparava in direzione dei due ragazzi, colpendo in maniera fatale il FABBIANO, mentre il NOTARANGELO rimaneva miracolosamente incolume.

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Le serrate indagini condotte sinergicamente dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, direttamente coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, con l’importante contributo di un magistrato della Procura di Foggia, applicato alla DDA, hanno permesso di individuare uno degli autori dell’efferato delitto, che si inquadra in una lunga scia di sangue che ha visto Vieste (FG) ed i comuni limitrofi teatro di numerosi e gravissimi omicidi e tentati omicidi nel periodo 2015-2019, iniziata con l’omicidio di Angelo NOTARANGELO, detto “cintaridd”, ucciso nel gennaio 2015 in un agguato di mafia.

La perfetta collaborazione investigativa tra le due Forze di Polizia ha infatti permesso di raccogliere gravi ed univoci elementi di colpevolezza nei confronti di IANNOLI Giovanni, classe 1986, attualmente detenuto presso il carcere di Siracusa a seguito dell’indagine antimafia “Scacco al Re”, svolta anche in questo caso congiuntamente dalla Squadra Mobile e dal Nucleo Investigativo di Foggia, in relazione alla quale era stato arrestato anche il cugino IANNOLI Claudio, ma anche ristretto in conseguenza della precedente operazione antimafia “Agosto di Fuoco”, sempre della Squadra Mobile di Foggia.

La mole di attività investigative, anche di natura tecnica, attivate dagli inquirenti proprio per contrastare e reprimere gli innumerevoli fatti di sangue che hanno colpito il Gargano negli ultimi anni, ha dunque permesso di far luce su diverse dinamiche delittuose di Vieste (FG).

  • ormai noto, infatti, che proprio a seguito dell’assassinio di NOTARANGELO Angelo, il potere criminale sulla nota città turistica garganica era passato nelle mani di RADUANO Marco,

attualmente detenuto presso il carcere di Badu e Carros di Nuoro dopo l’operazione antimafia “Neve di Marzo” dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia. L’omicidio di VESCERA Giampiero ha poi sancito la scissione netta del clan e la conseguente creazione di due distinte fazioni organizzate: da una parte il gruppo “RADUANO-DELLA MALVA” e dall’altra il gruppo “PERNA-IANNOLI”, la cui contrapposizione ha dato vita ad una sanguinosa guerra intestina finalizzata al raggiungimento del pieno ed assoluto controllo di tutte le attività illegali nell’area garganica costiera: dalle estorsioni in danno dei locali imprenditori turistici, ai reati contro il patrimonio e la persona, al traffico degli stupefacenti, settore quest’ultimo enormemente fiorente e remunerativo, con proiezioni da e verso l’estero.

Sotto la direzione e il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia e la Squadra Mobile della Questura di Foggia sono quindi riusciti a raccogliere i vari elementi emersi dalle numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali massivamente sviluppate, integrati solo in minima parte dalle reticenti dichiarazioni rese dai parenti delle vittime e da alcune persone informate sui fatti interessate a vario titolo alla vicenda, a conferma del radicato clima di omertà nell’ambiente viestano ed in generale in quello garganico. L’operazione antimafia portata a termine è stata convenzionalmente denominata “Bohemian Rapsody”, poiché IANNOLI Giovanni si confidava apertamente con la madre sull’efferato delitto commesso, come dimostrato dalle intercettazioni ambientali.

Un’importante conferma di natura tecnico-scientifica è pervenuto dalle analisi specialistiche eseguite dalla Sezione Balistica del R.I.S. di Roma su 14 bossoli di AK 47 repertati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo Carabinieri di Foggia sulla scena del crimine, a seguito delle quali è emersa la compatibilità dei bossoli con il fucile mitragliatore con il quale, il precedente 21 marzo 2018, lo stesso IANNOLI Giovanni aveva già attentato alla vita di RADUANO Marco, vicenda per la quale – come è noto - è stato poi condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi di reclusione, unitamente al cugino Claudio. Sempre i cugini IANNOLI, in primo grado, sono stati condannati a 20 anni di reclusione a testa nell’ambito dell’inchiesta “Agosto di fuoco”.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, il GIP del Tribunale di Bari ha riconosciuto la sussistenza dell’aggravante mafiosa, sia con riferimento al c.d. “metodo mafioso”, sia riguardo all’agevolazione della compagine organizzata facente capo a PERNA Girolamo, nell’ambito della guerra di mafia intercorsa con la fazione contrapposta facente capo a RADUANO Marco.

In ultimo, si sono aggiunte le importanti dichiarazioni rese dai primi collaboratori di giustizia dell’area garganica, dapprima SURANO Giovanni, alias “lupin”, seguìto dall’ormai ex capo clan DELLA MALVA Danilo Pietro, alias “u’ meticc”. La collaborazione fornita da entrambi è risultata difatti assolutamente aderente agli elementi probatori già raccolti dagli investigatori dell’Arma e della Polizia di Stato.

La volontà di collaborare con la giustizia manifestata dai due neo collaboratori ed i conseguenti interrogatori resi di fronte ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia barese, rappresentano uno sviluppo rilevante dell’azione di contrasto alle mafie pugliesi, ottenuto grazie alla enorme pressione che la “Squadra Stato” sta esercitando su tutto il territorio foggiano. E ciò appare ancora più significativo in una giornata come quella odierna.

Proprio a partire da quel 9 agosto 2017, lo Stato ha incrementato il suo impegno, investendo in maniera straordinaria sul territorio della provincia di Foggia, rafforzando i presìdi delle Forze di Polizia e istituendo altri Comandi. E così la Magistratura, in particolare la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con un pool dedicato di Pubblici Ministeri assegnati stabilmente a quel territorio, in sinergia con i magistrati della Procura di Foggia, spesso applicati alla DDA in indagini antimafia. Va ricordato, infine, che nel provvedimento restrittivo è stato confermato il concorso nei reati contestati a IANNOLI Giovanni anche di PECORELLI Gianmarco, ucciso a sua volta in un agguato di mafia il 19.06.2018.

Dalle prime ore dell’alba di oggi, 9 agosto 2021, anniversario della “Strage di San Marco in Lamis”, è in corso di esecuzione un’ordinanza cautelare da parte dei Carabinieri e della Polizia di Stato per l'omicidio di Antonio Fabbiano e il tentato omicidio di Michele Notarangelo, avvenuti il 25 aprile 2018 a Vieste, emessa a seguito delle indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con l’applicazione di un magistrato della Procura di Foggia.

I dettagli dell’operazione, tuttora in atto, verranno forniti nel corso di una conferenza stampa degli inquirenti con gli organi di informazione, fissata per le ore 10.30 odierne, presso la sede della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Nell’ambito del processo “Ares”, il GUP presso il Tribunale di Bari, al termine del giudizio di primo grado celebrato con rito abbreviato, ha emesso 32 condanne, infliggendo una pena pari a 222 anni e 4 mesi complessivi di reclusione, in accoglimento delle richieste avanzate dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Bari.

Il processo prende le mosse dalle indagini espletate da personale della Polizia di Stato delle Squadre Mobili di Foggia, Bari e del Servizio Centrale Operativo, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Bari, conclusesi in data 6 giugno 2019 con l’esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari, nei confronti di 50 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

Il GIP, in particolare, accogliendo l’impianto accusatorio formulato dai magistrati della D.D.A. barese, in sede di valutazione delle esigenze cautelari, aveva emesso un’ordinanza restrittiva della libertà personale a carico, tra gli altri, di esponenti di primo piano delle famiglie mafiose “LA PICCIRELLA” e “NARDINO”, egemoni nel territorio di San Severo (FG), di cui sono stati ricostruiti organigrammi ed interessi criminali.

Per la prima volta è stata contestata l’associazione di tipo mafioso, di cui all’articolo 416 bis c.p., alla criminalità organizzata sanseverese considerata quale autonoma ed indipendente rispetto al sodalizio mafioso operante a Foggia.

L’inchiesta ha evidenziato il ruolo egemonico dei due clan di San Severo nel traffico di droga in Capitanata e ha consentito di accertare che la spartizione dei relativi ingenti profitti costituisce un motivo di continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi operanti in quell’area.

Le indagini, inoltre, hanno documentato il sistematico ricorso alla violenza per l’affermazione territoriale ed il conseguimento della leadership, nell’ambito di una cruenta contrapposizione fondata anche sull’eliminazione fisica dei rivali. In tale contesto, infatti, sono stati anche accertati diversi episodi a chiaro sfondo intimidatorio, testimonianza del metodo mafioso usato dagli indagati, come nel caso del tentativo di estorsione in pregiudizio di un commerciante locale, la cui abitazione (unitamente all’autovettura ed ai locali dell’attività commerciale) è stata danneggiata in più momenti con colpi d’arma da fuoco.

Le attività investigative – svolte da una task force composta da investigatori delle Squadra Mobile di Foggia e Bari e del Servizio Centrale Operativo – avevano preso avvio nel 2015 a seguito di alcuni gravi episodi delittuosi verificatisi a San Severo, arrivando anche a documentare il fiorente traffico di stupefacenti gestito dai sodalizi locali (nonché i relativi canali di approvvigionamento estero, tra cui l’Olanda) e certificando la mafiosità di quelle organizzazioni.

Tra i destinatari della sentenza di condanna figurano elementi di primo piano delle predette famiglie mafiose, tra cui  Franco e Roberto NARDINO, a capo dell’omonimo clan, rispettivamente condannati ad anni 18 e 16 di reclusione, nonché TESTA Severino, esponente apicale del clan LA PICCIRELLA, condannato alla pena di anni 16 di reclusione. Per il boss LA PICCIRELLA, invece, è in corso il processo innanzi al Tribunale di Foggia con le forme del rito ordinario.

La Direzione Investigativa Antimafia e i Carabinieri di Foggia hanno eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Bari nei confronti di SCUCCIMARRA Michele, pregiudicato 58enne foggiano, residente a Orta Nova.

La lunga carriera criminale dello SCUCCIMARRA ha inizio alla fine degli anni ‘80 quando rimane implicato in due importanti indagini sulla criminalità organizzata foggiana: la “Veleno” (dal 1988 al 2002) per la quale è condannato, con sentenza irrevocabile, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e la “Decanter”, avente ad oggetto un sodalizio criminale operante negli anni 2012-2013 finalizzato al traffico di stupefacenti, di T.L.E., rapine, truffe, furti, ricettazione e riciclaggio per la quale ha riportato la condanna in via definitiva per detenzione di armi da fuoco e munizionamento, fra cui 5 pistole con matricola abrasa, di cui due da guerra, nonché per 4 episodi di detenzione di sostanza stupefacente.

Il provvedimento, emanato dal Tribunale di Bari in accoglimento della proposta a firma congiunta del Direttore della DIA e del Procuratore del capoluogo pugliese, scaturisce dagli approfondimenti investigativi svolti sinergicamente dalla Direzione Investigativa Antimafia del capoluogo pugliese e dall’Arma foggiana, che ripercorrendo l’excursus criminale del proposto e analizzandone la situazione patrimoniale hanno permesso da un lato di accertarne la pericolosità sociale qualificata e dall’altro di far emergere la rilevante sperequazione tra i redditi dichiarati ed i beni accumulati negli anni, molti fittiziamente intestati a familiari e frutto di investimenti realizzati con i proventi di attività illecite.

Il sequestro ha interessato un’impresa operante nella commercializzazione di imballaggi per ortofrutta con un volume di affari che sfiora i 4.000.000 di euro, 9 mezzi (tra autoveicoli di grossa cilindrata e mezzi pesanti), 2 appartamenti, 3 locali, 1 complesso immobiliare composto da appezzamento di terreno e capannone industriale e diversi rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 2.500.000 di euro.

Alle prime luci dell’alba di oggi, personale appartenente alla Squadra Mobile ha dato esecuzione a quattro ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale presso la Corte D’Appello di Bari, nei confronti di SINESI Roberto, nato a Foggia il 16.10.1962, elemento di spicco dell’organizzazione criminale denominata “Società Foggiana”, LA TEGOLA Raffaele, nato a Foggia 04.06.1971, SPERANZA Luigi, nato a Foggia 21.02.1970 e GIARDIELLO Cosimo nato a Foggia il 10.01.1972.

I predetti, tutti appartenenti alla batteria “SINESI – FRANCAVILLA”, a seguito delle indagini condotte da quest’Ufficio nell’ambito dell’operazione denominata “Saturno”, conclusasi nel giugno 2016 con l’applicazione di ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di sei persone, sono stati condannati con sentenza passata in giudicato per estorsione aggravata dal metodo mafioso con condanne comprese tra i 7 e i 12 anni di reclusione.

L’operazione denominata “Saturno”, riguardante il periodo compreso tra agosto e settembre 2015 ed eseguita al termine delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, consentì di acclarare numerose estorsioni consumate dal gruppo criminale facente capo a Roberto SINESI ai danni di numerosi autotrasportatori che, in attesa di trasportare i carichi di pomodoro all’interno della ditta conservificio PRINCES per la successiva lavorazione e trasformazione, una volta entrati all’interno del parcheggio antistante la medesima azienda, erano costretti a versare una tangente di  50 euro a camion al fine di prevenire danni agli autoarticolati.

L’indagine consentì altresì di accertare le minacce  manifestate dai  sodali di Roberto SINESI nei confronti di alcuni spacciatori che avevano provveduto a cedere della cocaina senza avere chiesto preventivamente l’autorizzazione.

«L’operazione del Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri questa mattina a Palermo, coordinata dalla competente Procura distrettuale antimafia, rappresenta un altro duro colpo a Cosa Nostra e alle sue attività estorsive e di infiltrazione della economia locale”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, evidenziando come dalle indagini emerga “il tentativo dei sodalizi mafiosi di approfittare della attuale difficile situazione economica per imporre il loro welfare di prossimità e rafforzare così il consenso sociale».

Per la cronaca la DDA di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate a vario titolo, nello specifico di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco.
Tra i vari capi di imputazione c’è che i boss fornivano di viveri, facendo la spesa durante il primo lockdown del 2020, ai poveri per poi accreditarsi la loro “benevolenza”.

«Il bisogno per le famiglie e la assenza di liquidità per le imprese in tempo di Covid-19 rappresentano l’occasione per le organizzazioni criminali per accreditarsi con la popolazione ed esercitare il potere mafioso - ha proseguito la titolare del Viminale. Per questo, la magistratura e le forze di polizia stanno svolgendo una attenta attività investigativa e di prevenzione anche grazie alla coraggiosa e preziosa collaborazione di imprenditori che denunciano le pressioni criminali, dimostrando forza e determinazione nel reagire in territori difficili. Lo Stato è sempre vicino alle forze economiche sane».

L'indagine, è stata coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi e dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, con la conduzione del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo. Il "mandamento" mafioso colpito è stato quello di Tommaso Natale, con espressa attenzione per le "famiglie" di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN - Pallavicino.

Tra gli indagati anche un boss storico del luogo, Giulio Caporrimo. Quest’ultimo uscito dal carcere, nel maggio del 2019, dopo diversi anni di detenzione, si è visto soppiantare da Francesco Palumeri, nuovo boss dopo la riorganizzazione mafiosa in seguito agli arresti disposti con l'inchiesta Cupola 2.0.
L’indagine ha anche appurato che Giuseppe Cusimano, boss palermitano, sarebbe stato colui che avrebbe garantito viveri alle famiglie indigenti del quartiere Zen, tentando di organizzare una distribuzione alimentare per i poveri durante il primo lockdown del 2020.

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«Una stagione teatrale allestita in tempi strettissimi, grazie all'impegno dell'ufficio cultura, alla collaborazione del Teatro…
Dicembre 27, 2023 629

Derby Taranto- Foggia e incendio allo Iacovone. Domiciliari…

in Notizie Capitanata by Redazione
Era il 03 settembre 2023, quando il Foggia nella sua prima partita di campionato di Lega Pro, girone C, allo stadio Iacovone uscì…
Dicembre 27, 2023 583

Comune di Foggia, sede via Gramsci. Contenzioso chiuso e lo…

in Notizie Capitanata by Redazione
fonte: Comune di Foggia. De Santis ed Emanuele: “Accogliamo questa sentenza con grande soddisfazione”. Vittoria del Comune di…
Dicembre 27, 2023 523

Sanità pediatrica. Crisi al Giovanni XXIII di Bari. Azione:…

in Attualità by Redazione
“L’ospedale pediatrico Giovanni XXIII è in grave crisi, per cui è l’ora di una vigorosa iniziativa riformatrice, per agganciarlo…
Dicembre 26, 2023 824

Monte Sant’Angelo splende con Madame Opera, regina degli…

in Notizie Gargano by Redazione
Saranno due serate all’insegna di colori e luci, musica e spettacolo, e tanto divertimento, con un evento eccezionale che a…
Dicembre 26, 2023 908

Una “prima fotografica” molto solidale. “Diversa-mente…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Quella del 06 dicembre 2023 è stata la prima serata di “Diversa-mente Insieme”, corso dedicato alla fotografia con obiettivo…
Dicembre 26, 2023 872

La Sindaca abbellisce, il cittadino sfregia. I fiori…

in Notizie Capitanata by Redazione
Due casi similari di estirpazione di fiori natalizi nel centro cittadino. E tutte e due per mano di cittadini, contravvenendo sia…
Dicembre 24, 2023 979

Da Foggia al Gargano passando per gli States. Le opere di…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Lo avevamo già conosciuto su questa testata giornalistica, e continueremo a farlo perché l’arte “Made in Capitanata” va diffusa,…
Dicembre 23, 2023 932

Foggia, Natale 2023. Viabilità urbana del 24 dicembre

in Notizie Capitanata by Redazione
I provvedimenti riguardano la circolazione per il 24 dicembre 2023 dalle ore 09:00 alle ore 21:00. Nella Città di Foggia, come da…
Dicembre 23, 2023 607

Rispetta la natura. Il decalogo natalizio di Plastic Free

in Attualità by Redazione
Luci, decorazioni, riunioni di famiglia con pranzi e cene di rito ma soprattutto regali. Le festività natalizie oltre ai nobili…
Dicembre 23, 2023 749

Oltre 2000 ordinanze questorili in Capitanata. Il…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
La Polizia di Stato di Foggia nell’anno 2023, nell’ambito della pianificazione e predisposizione di specifici servizi volti alla…
Dicembre 23, 2023 547

Fuochi d’artificio illegali e merce varia sequestrati a…

in Notizie Gargano by Redazione
Sono oltre 50.000 gli articoli natalizi pericolosi sequestrati, unitamente a circa 5.500 fuochi d’artificio, dai finanzieri della…
Dicembre 23, 2023 731

Rocambolesco inseguimento a Pesaro di un corriere della…

in Attualità by Redazione
fonte: NOCPress. Si ferma all’ALT della Polizia, fugge e dopo un rocambolesco inseguimento di circa 2 km si schianta contro…
Dicembre 22, 2023 563

"Gli Amici di San Pio" a Natale all'Angelo Blu, al fianco…

in Attualità by Redazione
Un abbraccio per trasferire calore ed emozioni anche se non si saprà mai cosa provocherà in chi lo riceverà… Natale è vicino, ma…
Dic 22, 2023 611

Tony di Corcia e il mito di Mina, le sue canzoni per dire la vita

in Attualità by Redazione
Mercoledì 27 dicembre, ore 18, nella Sala Fedora del Teatro U. Giordano di Foggia.…
Dic 22, 2023 526

“Spinnaker”, l’operazione contro l’attività illegale della pesca della Guardia…

in Notizie Gargano by Redazione
La Guardia Costiera conferma il proprio impegno - in dipendenza funzionale dal Ministero…
Dic 22, 2023 833

Vito Rubino, il triatleta che esalta il Gargano

in Attualità by a cura di Matteo Simone, Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
L'estate sembra essere un buon periodo per trascorrere alcuni giorni in Puglia,…
Dic 22, 2023 653

Foggia. Al Gino Lisa stanziati 10 milioni di euro a sostegno del regime SIEG

in Politica by Redazione
Sull’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia la Regione Puglia moltiplica i suoi impegni,…
Dic 22, 2023 711

Foggia, concittadini emigrati che rientrano. Accolti da Italia del Meridione…

in Politica by Redazione
Le segreterie cittadine e provinciali di IdM, unitamente alla rappresentanza consiliare…
Dic 22, 2023 680

A Roseto Valfortore il Centro territoriale di prima accoglienza della fauna…

in Notizie Capitanata by Redazione
Con l’approvazione della convenzione tra la Regione Puglia e il comune di Roseto…
Dic 22, 2023 506

Viabilità Capitanata. Traffico alternato sulla SP5 al km 1+095 per lavori

in Notizie Capitanata by Redazione
Il Dirigente del Settore Viabilità della Provincia, ing. Luciano Follieri con Ordinanza…
Dic 22, 2023 786

Da Caravaggio a José de Ribera. Monte urge di una Pinacoteca o un Museo d’Arte

in Cultura by a cura del prof. Giuseppe Piemontese, storico locale della “Società di Storia Patria per la Puglia
La presentazione dell’ultima edizione del libro di Michele Cuppone su “Caravaggio, la…
Dic 22, 2023 606

San Severo è Capitale Italiana della Gentilezza 2024

in Notizie Capitanata by Redazione
E’ avvenuto il 17 dicembre 2023 a Novara, in Piemonte, in maniera ufficiale, il passaggio…
Dic 22, 2023 616

Di che pasta siamo fatti? Dagli spaghetti ai fusilli l’Unione Italiana Food…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Un'indagine Nielsen rivela le preferenze degli italiani in fatto di pasta. Nella…
Dic 22, 2023 673

Donatori sangue, la Regione Puglia firma convenzione con associazioni e…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Nella giornata odierna il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha…
Dic 22, 2023 522

Puglia, Servizio Civile. Ammessi i progetti Anci per 446 giovani volontari…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Con la pubblicazione odierna da parte del Dipartimento Politiche giovanili e SCU del…

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