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Con un messaggio pubblicato sul sito di Libera e ripreso dalla pagina facebook di Libera Foggia, don Luigi Ciotti, Presidente di Libera, ha manifestato tutta la sua energica lode all’operazione antimafia “Decimabis”. Circa un anno fa, il 10 gennaio 2020, a Foggia si svolse una manifestazione contro le mafie e in quell’occasione, come tutte le altre, don Ciotti “gridò” No alla violenza. Con lui, Daniela Marcone, foggiana e vicepresidente di Libera, ha voluto commentare la vittoria della “Squadra Stato”, lanciando per l’ennesima volta l’appello di non essere omertosi. (ndr.)

Luigi Ciotti:" La grande operazione antimafia che, tra arresti e notifiche cautelari ha colpito oltre quaranta persone è un forte segno di speranza, non solo per l'esito, ma per il metodo."

«La grande operazione antimafia svoltasi questa mattina a Foggia, operazione che, tra arresti e notifiche cautelari per chi già si trovava in carcere, ha colpito oltre quaranta persone tra cui due boss di una mafia tra le più pervasive ed efferate d’Italia, è un forte segno di speranza. Non solo per l’esito, ma per il metodo. L’operazione scaturisce infatti dalla collaborazione di un “pool” composto da Polizia, Carabinieri, Direzione Nazionale Antimafia, Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e Procura di Foggia. Esempio inedito di quel concorso di forze e competenze a cui Libera da sempre richiama e si richiama, nel segno della condivisione e della corresponsabilità.

Il “Noi” che proprio a Foggia, il 10 gennaio scorso, ha voluto gridare il suo “no!” alla violenza mafiosa e alle complicità che la alimentano con una marcia di oltre ventimila persone unite per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione. Bisogna augurarsi che il metodo dell’operazione di questa mattina faccia scuola non solo nel contrasto al crimine organizzato ma in ogni ambito della vita sociale, tanto più in un momento che ci fa capire – nel distanziamento preventivo – quanto siano importanti le relazioni e i beni comuni. Solo insieme ci possiamo salvare: non solo dalle pandemie ma anche dalle mafie, dalle ingiustizie e da tutte le divisioni che tolgono dignità, speranza e futuro».

La riflessione di Daniela Marcone, Vicepresidente di Libera.

«Ritengo che l'operazione Decimabis, letta alla luce di quanto era già emerso con le precedenti operazioni, evidenzi alcuni dettagli importanti e necessiti di una riflessione attenta e non improvvisata. Oggi, nei vari interventi anche di istituzioni nazionali la parola "batteria" che indica il clan familiare, nucleo tipico della Società foggiana, è stata più volte utilizzata, entrando nella narrazione più esterna al nostro territorio. Così come i nomi delle famiglie appaiate tra loro e contendenti con le altre, sono apparsi in numerosissime pagine di quotidiani e post su facebook. Questo racconto nazionale era già in atto ma, finalmente, il sipario si è alzato davvero. Ringrazio i magistrati e gli appartenenti alle forze dell'ordine impegnati nel quotidiano contrasto. Li ringrazio anche per aver descritto il fenomeno al meglio. Il contrasto alle mafie del foggiano è ancor di più una priorità assoluta e di livello nazionale. Ecco perché chi vive a Foggia è chiamato ancora una volta in causa. Le notizie su questa mafia fanno tremare, essa appare, come è giusto che sia, tremenda, pericolosissima, invasiva. Lo era anche prima ma noi eravamo "soli" a parlarne, a cercare di far emergere il marcio, il pericolo, il danno. Ora è tempo di uscire tutti dal silenzio, è la rete che amplifica le voci, voci nostre, che ci fanno uscire definitivamente dall'ombra. Perché le operazioni investigative colpiscono i mafiosi ma a noi tutti, insieme, spetta il compito di ricucire il tessuto sociale messo alla prova, strappato e irrigidito dalle paure. Un tessuto che può diventare la rete che sostiene chi sceglie di denunciare, chi rompe il silenzio delle "regole" imposte dalla mafia. Quella lista di chi subisce l'estorsione del pizzo è troppo lunga, in tanti accettano di pagare una "tassa" criminale. Le motivazioni per cui questo avviene sono tante e non spetta a me puntare il dito. Penso però che per molti anni la cappa che asfissiava la città non ha incoraggiato la denuncia e il cambiamento culturale necessario a sostenerla. Ora, però, è diverso e tanto altro accadrà per chiarire le trame mafiose. Chi resta indifferente, oggi, non ha più scuse, si rende complice».

Dalle pagine dell’ordinanza dell’operazione Decimabis, pari a 232, escono scenari quasi impensabili per una mafia, la “società” foggiana, verosimilmente incentrata su dogmi ‘ndranghetisti. Quasi tutti imparentati tra loro, poi divisi, ma sempre uniti nel loro “codice d’onore” di non parlare, rimanere uniti e uccidere chi tradisce. Tuttavia e per i vari arresti svolti nei mesi precedenti che ha visto la decapitazione apicale della “società”, con l’arresto dei “mammasantissima, qualcuno avrebbe voluto creare una nuova batteria. A confermarlo un eccellente pentito della “società” foggiana, Carlo Verderosa che svela i retroscena, confermando la tentata ascesa dei Frascolla-Lanza-Palumbo. Poi tutto si è ridimensionato confermando le storiche batterie.

E sempre dall’ordinanza c’è la ormai acclarata vicinanza della “società” foggiana alla mafia garganica, con la quale ha storicamente sempre intrattenuto amicizie, e la mano protettiva a quella dell’Alto Tavoliere. In particolare c’è la conferma con quella del “clan dei montanari”, con quella costiera manfredoniana e mattinatese, con quella viestana, da sempre bracci per gli affari illeciti dell’apicale “società”, che anni addietro hanno “ospitato” la latitanza di alcuni boss foggiani. Un’affiliazione basata sul rispetto reciproco, che riconosce i boss foggiani vertici indiscussi degli affari mafiosi e mediatori per ristabilire la pace tra alcuni vertici dei clan, dopo la cattura degli storici capi, conferendo mandati temporanei per continuare il loro business.

 C’è anche il filone con quella dell’Alto Tavoliere, fulcro per lo smercio della droga, e canale preferenziale per la veicolazioni delle armi utilizzate dalla mafia foggiana.

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Smembrare il “sistema”, il codice regolativo predefinito e condiviso che la “società” foggiana adottava per il racket e poi dividersi i profitti illeciti, ha fatto emergere scenari che a Foggia, tra estorsioni, minacce, bombe, omicidi, erano da tempo all’attenzione degli inquirenti della DDA e DIA. Le pompe funebri al centro delle attività illecite, dove 50 euro a funerale, tenevano buoni le batterie assicurandosi protezione e soprattutto lavoro. Dalle indagini e grazie alle informazioni di un dipendente comunale dell'ufficio Anagrafe della sezione morte – stato civile – servizi demografici, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per l’operazione ha assicurato alle Patrie Galere esponenti di spicco della “società” foggiana. Soffiate su chi moriva, cosicché da assicurare lavoro per alcune imprese di pompe funebri che a loro volta erano protette versando la mazzetta.

Ma c’è anche lo sport al centro del racket foggiano. Oltre alle intimidazioni e poi estorsioni nel mondo del calcio, da Decimabis sortisce i filone Ippica. All’ippodromo di Castelluccio dei Sauri fantini minacciati per gare pilotate, con scommesse “sicure” sulle corse dei cavalli. Insomma, gare truccate con tangenti fino a 2mila euro per fantino. E chi non ci stava era minacciato di morte: «Io ti sfascio le corna a te e questo Massimino. Vengo a Foggia e vi vengo ad acchiappare. Abbiamo preso tremila euro, abbiamo perso duemila euro sopra i cinque! I soldi li ho fatti cacciare a loro, ho detto i soldi li cacci tu, fantino. I soldi me li dai tu e quel figlio bastardo e cornuto. Ho detto ti devo uccidere, mi devi portare i soldi. E adesso dalla prossima volta tu fai quello che dico io... tanto adesso l'ho capito il sistema».

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A margine della maxi operazione, da Bari lo scrittore, sociologo e giornalista Leonardo Palmisano ha affermato, a proposito delle “zone grigie” emerse dall’indagine che vi potrebbero essere i presupposti per un’ulteriore indagine per verificare presupposti di scioglimento per mafia del comune di Foggia

«L’operazione Decimabis ha inferto stamani un colpo durissimo alle 8 sorelle, gli 8 clan principali della mafia foggiana: Moretti, Pellegrino, Lanza, Sinesi, Francavilla, Trisciuoglio, Tolonese, Prencipe. Tra gli arrestati, colletti bianchi dell’apparato amministrativo cittadino. I presupposti –afferma Palmisano- per un intervento governativo che verifichi se ci sono gli estremi per scioglimento per mafia del Comune, a questo punto, ci sono tutti».

E rimbalzo giunge la nota stampa del Sindaco di Foggia, Franco Landella.

«A nome dell'Amministrazione comunale e dell'intera città, mi congratulo con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, la Procura della Repubblica di Foggia e con gli agenti della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri per aver condotto un'importante operazione che ha inferto un duro colpo ai clan mafiosi che operano in città. Il Comune di Foggia è pronto a costituirsi nuovamente parte civile in un eventuale processo.

È cocente, invece, constatare che Leonardo Palmisano lanci accuse gratuite e senza fondamento contro la nostra comunità e contro l'Amministrazione, che andrebbe sciolta per mafia “per il coinvolgimento di colletti bianchi”.

In quali vesti scrive Palmisano: da politico, magistrato o giornalista? Quali prove o evidenze egli possiede per scrivere tali sconcertanti banalità? Dove inizia il diritto di cronaca e dove finiscono le chiacchiere da bar dello sport?

Quale sociologo ha interesse a gettare fango su un’intera città, impegnata in un’importante battaglia per liberarsi dalla cappa mafiosa che la opprime: una tematica così delicata viene troppo spesso volgarmente strumentalizzata per fini di carrierismo politico ed elettorale.

In realtà è stato tratto in arresto un operatore servizi cimiteriali, operante nell'Ufficio Deceduti del Comune di Foggia, tra l’altro assunto a Palazzo di Città quando governava il centrosinistra: nessun amministratore, dirigente o esponente politico è stato interessato dall'operazione di polizia giudiziaria odierna.

Invito anche il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, ad informarsi meglio prima di lanciare accuse infondate: il dipendente destinatario della misura cautelare, infatti, non solo non è un funzionario e a quanto risulta dagli atti di indagine non forniva informazioni sui bandi pubblici comunali».

Dal Transatlantico romano non mancano i commenti alle affermazioni di Palmisano. Lo fa Nicola Morra, Presidente della Commissione antimafia parlamentare, chiedendo alla Ministra Lamorgese una commissione per l’accesso agli atti al Comune di Foggia: «Per dissipare qualsiasi ombra chiedo che la ministra Lamorgese si attivi immediatamente così da poter dare risposte concrete ai cittadini foggiani che devono potersi fidare dallo Stato cominciando dal proprio organo di amministrazione comunale».

Nota amara quella finale di Leonardo Palmisano scritta sula sua pagina facebook dopo aver letto i commenti di risposta alla sua dichiarazione: «Scopro, ancora una volta, di essere io il 'problema' di Foggia, non la mafia. Non pensavo di essere così egemonico e potente»

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«Con grande gioia faccio i complimenti alla DDA di Bari e alla Procura di Foggia. Operazione di grande importanza, sottolineo come questa operazione dà il senso della risposta dello Stato per quella che è un’emergenza nazionale, ovvero la criminalità organizzata di Foggia».

FOCUS

- Scacco alla “società” foggiana. [VIDEO] Con “Decimabis” l’antimafia smembra il “sistema”, il codice del racket, estorsioni, appalti e connivenze con P.A. Tutti i nomi

Dura battuta d’arresto inflitta alla mafia foggiana, la “società”. Un pool antimafia di Forze dell’ordine costituito da Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri coordinati dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura Della Repubblica di Foggia, questa notte, tra il 15 e il 16 novembre 2020, a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale, nell’ambito della maxi operazione antimafia convenzionalmente denominata “Decimabis”, hanno eseguito congiuntamente un provvedimento cautelare –emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia –nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa “società” foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

“Decimabis” rappresenta la prosecuzione della precedente operazione antimafia, denominata “Decima Azione”, eseguita nel novembre 2018, sempre nella città di Foggia, da parte delle due Forze di Polizia operanti, nonché la risposta ai violenti attentati consumatisi in città all’inizio dell’anno, che ebbero ampio risalto in ambito nazionale, destando peraltro profondo allarme sociale.

L’importante inchiesta giudiziaria che ha compendiato gli esiti di diverse attività di indagine, tra loro connesse, è stata condotta da una task force composta da investigatori della 1^ Divisione dello SCO, delle Squadre Mobili di Bari e Foggia, nonché del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, ed ha consentito di ricostruire le attuali dinamiche organizzative-funzionali nonché le specifiche attività criminali delle tre batterie che compongono la società foggiana: “MORETTI-PELLEGRINO-LANZA”, “SINESI-FRANCAVILLA” e “TRISCIUOGLIO-TOLONESE-PRENCIPE”, da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna ed il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, unite nella condivisione degli interessi economico-criminali, gestiti secondo schemi di tipo consociativo.

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Le complesse ed articolate investigazioni svolte, anche con l’importante ausilio di massive attività tecniche, corroborate altresì dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno documentato, tra le altre cose, come l’organizzazione mafiosa in argomento abbia:

  • realizzato una generalizzata, pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato come il “SISTEMA”;
  • costituito una cassa comune, finalizzata al pagamento degli “stipendi” per i consociati, nonché al mantenimento dei sodali detenuti e dei loro familiari, anche attraverso il sostenimento delle spese legali, così sviluppando collaudati processi di gestione centralizzata nell’acquisizione e nella ripartizione delle risorse economiche;
  • gestito il racket delle estorsioni come la riscossione di una vera e propria tassa di sovranità, registrando su un libro mastro la lista delle attività commerciali ed imprenditoriali estorte, nonché gli “stipendi” pagati agli associati;
  • regolato le dinamiche interne attraverso il sistematico ricorso alla violenza brutale, quale strumento di definizione degli assetti interni e delle gerarchie associative;
  • sviluppato, negli ultimi anni, una significativa vocazione imprenditoriale, ed una parallela opera di infiltrazione nel settore amministrativo, , orientando il sodalizio mafioso verso un più evoluto modello di mafia degli affari.

I principali destinatari del provvedimento restrittivo eseguito dagli investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sono elementi di primo piano, ed in alcuni casi anche “figure storiche”, della Società Foggiana.

Tra gli arrestati figura anche un dipendente del Comune di Foggia, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale ha fornito informazioni ad esponenti della batteria “SINESI-FRANCAVILLA”, funzionali al compimento di attività estorsive nei confronti delle locali agenzie funerarie oltre ad un imprenditore locale, attivo nel settore dell’edilizia, indagato per turbativa d’asta.

Particolarmente importanti sono risultate le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, originariamente intranei alla Società Foggiana, i quali, con i propri contributi dichiarativi, reciprocamente convergenti, hanno ulteriormente rafforzato l’impianto accusatorio raccolto dagli inquirenti, consentendo, nello specifico, di acquisire significativi elementi di prova in ordine alle dinamiche interne ed agli interessi criminali del predetto sodalizio mafioso.

Le indagini hanno permesso di disvelare la capillare, pervasiva pressione estorsiva esercitata dalla “società” foggiana sul tessuto economico della città: dal mercato settimanale cittadino al settore edilizio, dalle imprese di servizi funebri, alle sale scommesse e dalle aziende attive nel movimento terra, dall’agroalimentare alle corse ippiche: non vi è ambito economico che la mafia foggiana abbia risparmiato nella sottoposizione al racket estorsivo.

Allarmanti anche i tentativi di infiltrazione e condizionamento nel settore delle aste pubbliche, dei servizi di vigilanza e nella pubblica amministrazione nonché i rapporti e le interlocuzioni attivati con esponenti importanti del mondo imprenditoriale locale sottoposti all’assoggettamento mafioso.

Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l’impegno e la determinazione della “Squadra Stato” nell’attività di contrasto e di repressione della criminalità organizzata foggiana: un forte segnale di fiducia e di speranza che punta a risvegliare la coscienza sociale di una comunità cittadina rimasta per troppo tempo vittima e prigioniera di una asfissiante e tentacolare oppressione mafiosa.

Complessivamente, come detto, sono 40 gli arresti svolti dal pool antimafia, per la maggior parte si tratta di esponenti delle suddette tre batterie della criminalità organizzata foggiana. Nel mirino soprattutto le estorsioni compiute a tutto campo, tra le vittime anche ambulanti del mercato settimanale. Tra i destinatari dei provvedimenti anche un soggetto dell’amministrazione pubblica, che indicava i decessi per consentire alla mafia di intervenire per pretendere pizzo da chi curava i servizi di trasporto.

Tutti nomi degli arrestati dell’operazione Decimabis, chi raggiunto in carcere da inasprimenti di pena, chi ha visto le celle delle Patrie Galere.

Quelli della “società” foggiana

Adelio Pio Nardella nato a Foggia il 29.02.1966
Alessandro Alessandro nato a Foggia il 13.01.1979
Alessandro Aprile 'Schiattamorti' nato a Foggia il 27.02.1984
Antonio Miranda nato a Foggia il 05.09.195
Antonio Riccardo Augusto Frascolla detto 'Antonello' nato Foggia il 17.02.1990
Antonio Riccardo Augusto Frascolla detto 'Antonello' nato Foggia il 17.02.1990
Antonio Salvatore detto 'Lascia Lascia' nato a Foggia il 26.02.1991
Antonio Verderosa detto 'Sciallett' nato a Foggia il 26.05.1968
Antonio Vincenzo Pellegrino detto 'Capantica' nato a Foggia il 13.06.1952
Antonio Vincenzo Pellegrino detto 'Capantica' nato a Foggia il 13.06.1952
Benito Palumbo nato a Foggia il 05.08.1987
Ciro Stanchi nato a Foggia il 14.12.1973
Domenico Valentini nato a Foggia il 15.08.1972
Ernesto Gatta nato a Foggia il 02.06.1974
Federico Trisciuoglio nato a Foggia il 20.10.1953
Felice Direse nato a Foggia il 20.11. 1969
Francesco Pesante nato a Foggia il 04.01.1988
Francesco Tizzano nato a Foggia il 20.01.197
Gioacchino Frascolla nato a Foggia il 20.04.1985
Giovanni Rollo nato a Foggia il 18.08.1987
Giuseppe De Stefano nato a Foggia il 01.03.1982
Giuseppe Perdonò nato a Foggia il 01.02.1988
Ivan Emilio D'Amato nato a Foggia il 11.07.1973
Ivan Narcisonato a Foggia il 08.06.1990
Leonardo Gesualdo detto il 'Vavoso' nato a Foggia il 28.06.1986
Marco Gelormini nato a Foggia il 10.04.1986
Marco Salvatore Consalvo nato a Foggia il 16.08.1975
Mario Clemente nato a Foggia il 12.08.1980
Massimiliano Russo nato a Foggia il 11.06.1975
Massimo Perdonò·nato a ·Foggia il 11.09.1977
Michele Cannone nato a Foggia il 22.09.1970
Michele Carosiello nato a Cerignola il 30.08.1980
Michele Morelli detto 'Pace e cui' nato a Foggia il 08.06.1989
Nicola Valletta nato a Cerignola il 03.07.1986
Pasquale Moretti nato a Foggia il 11.05.1977
Pietro Stramacchio nato a Foggia il 06.09.1976
Raffaele Palumbo nato a Foggia il 23.01.1984
Rocco Moretti nato a Foggia il 29.05.1997
Savino Ariostini detto 'Nino55' nato a Foggia il 01.04.1969
Sergio Ragno nato a Foggia il 29.05.1977
Tommaso Alessandro D'Angelo nato a Foggia il 18.08.1985

Affiliato
Marco D'Adduzio nato a Foggia il 21.09.1968 (agli arresti domiciliari)

Dal mondo politico, imprenditoriale, associativo, terzo settore, giungono note di plauso per l’ennesimo scacco alla mafia foggiana e per aver ridato respiro all’economia locale tenuta continuamente terrorizzata e  in apnea dal dilagante e criminale sistema del racket.

Nottata impegnativa per le Forze dell’ordine di Foggia e provincia. Più di cento Carabinieri alla caccia di “personaggi” dediti al narcotraffico. Non solo militari delle gazzelle, anche Cacciatori Puglia dello Squadrone Eliportato, cinofili e personale elicotterista impegnati a scardinare una vasta rete di traffico di droga.

Operazione “Araneo”, il nome del maxi blitz coordinato dalla DDA di Bari, messa a segno a Foggia, in provincia e parti delle regioni limitrofe. Nel capoluogo foggiano e provincia eseguite diverse perquisizioni e misure cautelari nei confronti di persone della “società” foggiana per traffico e spaccio di stupefacenti.

Dalle prime ore della nottata, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia stanno eseguendo una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 soggetti, alcuni dei quali ritenuti contigui alle batterie della “Società foggiana”, emessa dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo. Si tratta di un’indagine complessa ed articolata coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari che ha di fatto consentito di disarticolare un “sistema criminale” radicatosi in Foggia e provincia, ma avente anche significative proiezioni criminali in Abruzzo e Molise. Contestata in particolare l’associazione per delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti, nella cui disponibilità c’erano anche armi e munizioni.

L’attività d’indagine svolta dal Nucleo Investigativo CC di Foggia, convenzionalmente denominata “Araneo”, trae origine dalla vicenda estorsiva che ha visto coinvolto un noto imprenditore foggiano, “taglieggiato” in particolare da alcuni esponenti di spicco della c.d. “Società foggiana”, riconducibili specificamente alla batteria convenzionalmente denominata “MORETTI/LANZA/PELLEGRINO”.

Nel corso della prima fase delle investigazioni svolte, parallelamente ad alcuni elementi indiziari   riguardanti il reato di tentata estorsione, erano emersi in maniera consistente anche numerosi elementi di colpevolezza a carico dei soggetti destinatari del provvedimento cautelare in questione, responsabili di far parte di una solida e consolidata associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, il cui promotore risultava essere BRUNO Gianfranco, detto “Il Primitivo”, cognato di BRUNO Rodolfo, già ritenuto cassiere della “Società foggiana”, assassinato in un agguato in stile mafioso, a Foggia, nel 2018.

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BRUNO Gianfranco, grazie ad una spartizione delle zone di “influenza” in seno alla “Società Foggiana”, era a capo di un proprio sodalizio con base logistica ed operativa ubicata a Foggia, con un “raggio d’azione” che abbracciava l’intero hinterland dauno, di cui inoltre fanno parte diversi pregiudicati di spicco della criminalità foggiana come Albanese Giuseppe, Lombardi Maurizio, Valletta Luigi, D’Atri Giovanni e Aprile Maurizio.

Le investigazioni del Nucleo Investigativo CC di Foggia, su diretto coordinamento della DDA di Bari dal 2016 al 2019, sono riuscite a ricostruire le mire espansionistiche del sodalizio in questione nel settore degli stupefacenti, che prevedevano, tra l’altro, la proiezione operativa in ambito extraregionale (in Abruzzo ed in Molise), oltre che in ambito provinciale, con particolare riferimento ai comuni di Vieste e Peschici, grazie soprattutto ai rapporti privilegiati intrattenuti con i referenti dei clan locali, tra i quali NOTARANGELO Pasquale, verosimile vittima di “lupara bianca”, nipote del più noto NOTARANGELO Angelo, detto “cintaridd”, assassinato in un agguato in stile mafioso avvenuto, nel 2015, a Vieste.

La base logistica del sodalizio in questione era stata stabilita all’interno dell’abitazione di BRUNO Gianfranco, frequentata sistematicamente dai sodali, che la consideravano una sorta di “baluardo inespugnabile”, alla luce proprio della caratura criminale dello stesso BRUNO, e che veniva quindi utilizzata come luogo di incontro per la pianificazione e l’elaborazione delle strategie criminali del gruppo.

Tale “covo” era ritenuto difatti un luogo sicuro ed allo stesso tempo strategico per gli equilibri criminali del capoluogo Dauno, al punto tale da essere frequentato anche dai maggiori esponenti delle diverse batterie facenti parte della c.d. “Società foggiana”, tra cui spiccavano anche SINESI Roberto, SPIRITOSO Giuseppe e il figlio SPIRITOSO Lorenzo, la cui presenza è stata cristallizzata grazie alle videoriprese registrate da un fitto sistema di telecamere accuratamente predisposto, nonché dalle intercettazioni ambientali che hanno permesso – a loro volta - di acquisire numerosi elementi di colpevolezza sia per ciò che concerne il traffico degli stupefacenti, sia per ciò che riguarda le strategie criminali.

Le investigazioni sviluppate hanno permesso complessivamente di sequestrare al sodalizio criminale in riferimento:

  • 1 pistola modificata, cal. 6.35, marca BBM modello 315, priva di matricola, completa di caricatore e nr. 14 cartucce dello stesso calibro;
  • 100 cartucce per pistola, calibro 40 S&W (170 grs - full metal jacket truncated cone bullet);
  • 100 cartucce per pistola, calibro 380 AUTO (95 grs - full metal jacket bullet);
  • 100 cartucce per pistola, calibro 9 x 21 IMI (123 grs - full metal jacket bullet);
  • complessivi gr. 730 circa di sostanza stupefacente del tipo HASHISH;
  • complessivi kg. 4,5 circa di sostanza stupefacente del tipo MARIJUANA;
  • complessivi gr. 130 circa di sostanza stupefacente del tipo COCAINA;
  • somma contanti di 2.700 euro.

Il gruppo criminale monitorato con la suddetta attività di indagine ha potuto contare su un “bacino di utenza” affidabile e stabile per soddisfare il quale, non a caso, il BRUNO Gianfranco ha dovuto disporre di un numero consistente di fornitori, al fine così di garantire una disponibilità costante di sostanza stupefacente, in buona parte proveniente dalla “piazza” di Cerignola.

In numerose conversazioni intercettate tra gli appartenenti al gruppo criminale emergeva non solo la conoscenza delle sostanze stupefacenti più richieste sulla “piazza” dello spaccio della droga, ma anche di quelle considerate più pregiate, come ad esempio la “Louis Vuitton” e “SD”, che sono specificatamente delle particolari qualità di hashish, così chiamate convenzionalmente per il marchio impressovi sopra.

L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della DDA, ha permesso in definitiva di colpire il predetto gruppo criminale a seguito di un’attività di investigazione complessa, connotata da un lavoro minuzioso degli inquirenti, che hanno in particolare intessuto in maniera paziente una “tela invisibile” intorno al sodalizio (da qui il nome convenzionale “Araneo” dato all’indagine), “intrappolandolo” inevitabilmente.     

Con l’indagine in questione è stata così data un’ennesima importante risposta di legalità al territorio della Capitanata.

 

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