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Una Messa per la pace in Ucraina e per le vittime della guerra.

È questo l’invito che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ha promosso in occasione dell’anniversario dell’invasione russa e che la Conferenza Episcopale Italiana ha rilanciato alle Diocesi d’Italia.

Un invito recepito anche dall'Arcidiocesi di Foggia – Bovino che ha chiesto alle parrocchie di celebrare una Messa con questa intenzione. In Cattedrale, questa mattina, 10 marzo 2023, l’Arcivescovo Metropolita, mons. Vincenzo Pelvi, ha presieduto l’Eucarestia alla presenza dei ragazzi di varie scuole della città tra cui l’Istituto di Cultura e di Lingue “Marcelline”, la scuola “San Giuseppe” e il “Piccolo Seminario”. Mons. Pelvi ha invitato i presenti a “non guardare da un’altra parte, perché in questo mondo ci stiamo abituando alla cultura dell’indifferenza.gI giovani sono il segno eloquente della prossimità, che si fa mano tesa, abbraccio, conforto e dono specialmente in questo momento storico precario e difficoltoso.

Ogni gesto di gentilezza e vicinanza diventa importante, ogni goccia è indispensabile. Il Cristianesimo è il contrario della matematica: più si divide e più si ha. In particolare, la prima cosa che un giovane ascolta è il cuore, che risveglia pensieri e parole perché diventino desideri e azioni di pace.

L’invito conclusivo è di non lasciarsi afferrare dallo sconforto, ma scegliere quella fraternità che costruisce il bene del mondo con la cultura della cura.

Con i giovani si è sempre pronti per una nuova alba di pace”.

Verso il XXV Congresso Mondiale di Filosofia. La filosofia come mezzo per comprendere la realtà, ma soprattutto per modificarla.

La cronaca ci racconta una città in difficoltà, una città che ha bisogno di ripartire da una seria riflessione sulla propria struttura etica e politica. Il Ministro degli interni, Matteo Piantedosi, intervistato a “Piazza Pulita” da Corrado Formigli su La7, ha definito la mafia foggiana come “quella che si avvicina di più alla vecchia mafia corleonese" per la sua efferatezza.

Diventa necessario, quindi, procedere ad una attenta analisi non solo delle problematiche di Foggia, ma anche delle sue risorse culturali, indispensabile motore per dare vita ad un reale e concreto processo di cambiamento virtuoso. La riflessione filosofica, da secoli, spinge l’uomo ad indagare le preoccupazioni del presente per incoraggiare una spinta ideale che possa dirigere e orientare un’azione di ricostruzione.

A questo proposito, don Bruno D’Emilio, responsabile dell’Ufficio per l’Educazione, la Scuola e l’Università dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, e Alessandra Beccarisi, docente di Storia della Filosofia Medievale presso l’Università degli Studi di Foggia, in collaborazione con Monica Gigante, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico “G. Marconi” di Foggia, hanno coinvolto i quattro licei foggiani (ndr Lanza-Perugini, Poerio, Marconi, Volta) nell’organizzazione, in partenariato, di una serie di eventi e iniziative in preparazione del XXV Congresso Mondiale di Filosofia.

Il Congresso, ricordiamolo, si terrà a Roma nell’agosto del 2024 ed ha come tema “La filosofia oltre i confini”. Quindi, la filosofia come grimaldello per comprendere la realtà ma anche per modificarla, dialogando con tutte le dimensioni del sapere e oltrepassando, così, i rigorosi “confini” disciplinari, con l’intento di fare del cosiddetto “confine” un luogo in cui incontrare l’altro con le sue visioni, le sue emergenze e necessità e da qui iniziare il viaggio faticoso, ma stimolante del confronto.

In questi mesi, i quattro licei della nostra città sono stati il teatro di intense riflessioni e vivaci confronti sulle sfide del nostro tempo in un’ottica locale e globale con ospiti di indiscusso spessore culturale. Pensiamo, solo per fare qualche nome, a Costantino Esposito dell’Università degli Studi di Bari, a Maria Cristina Fornari dell’Università del Salento, ad Antonio Gigante del Ministero dell’Interno, a Corinna Guerra dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ad Aldo Ligustro dell’Università di Foggia e Presidente della Fondazione “Monti uniti”, a Marco Piazza dell’Università Roma Tre, a Tommaso Sgarro dell’Università di Foggia, a Emidio Spinelli, dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma e Presidente della Società Filosofica Italiana e del Comitato organizzativo italiano del XXV Congresso Mondiale di Filosofia. Gli eventi organizzati nelle scuole hanno affrontato i temi legati al diritto internazionale, alla diversità cultrurale e di genere, alle forme di organizzazione politica, alle diseguaglianze sociali, alle problematiche ambientali e, più in generale, ai diritti e alle trasformazioni socio-politiche su scala globale. I seminari, rivolti alle studentesse e agli studenti dei licei foggiani, hanno rappresentato per le nuove generazioni un laboratorio di analisi della realtà e, per la città, un’occasione di riflessione filosofica per attivare la ricostruzione culturale indispensabile per la crescita e la rinascita di Foggia.

La piazza virtuale realizzata dall’Arcidiocesi, dall’Università e dai quattro licei proseguirà nei prossimi mesi con gli interventi di Tiziano Ottobrini dell’Università degli Studi di Bergamo; di padre Guidalberto Bormolini, religioso, scrittore e amico del cantautore italiano Franco Battiato; di don Andrea Ciucci, Coordinatore di Segreteria della Pontificia Accademia per la Vita; e di Barbara De Serio dell’Università degli Studi di Foggia. Gli argomenti trattati riguarderanno la storia della filosofia greca, il rapporto tra teologia e psicologia e il legame tra antropologia ed etica, con particolare riferimento alle nuove tecnologie e alla comunicazione.

La filosofia, quindi, a Foggia si fa  “laboratorio di cittadinanza” e nella scuola trova il luogo privilegiato in cui promuovere crescita civile e morale, grazie all’impegno di una comunità educante che riesce, come suggerisce il tema del XXV Congresso Mondiale di Filosofia, ad “oltrepassare i confini” e a stimolare, attraverso il confronto, la tensione verso un ideale che possa costituire il trampolino di lancio per il cambiamento.

Dopo l'esposizione nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani, dal 7 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023, "Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” sarà in mostra a Siena nella Cripta del Duomo dal 2 marzo al 5 novembre 2023.

Prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini, l'esposizione ha già ricontrato grande successo ma non poteva mancare una sua testimonianza in terra senese.

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Con nomina papale Mons. Giuseppe Mengoli è il nuovo Vescovo della diocesi di San Severo, costituita anche dai comuni di Apricena, Chieuti, Lesina, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, San Nicandro Garganico, San Paolo di Civitate, Serracapriola e Torremaggiore.

Natìo di Collepasso, 58enne, Mons. Mengoli e arriva dalla curia di Otranto dove ricopriva la carica di vicario generale. Iniziò il suo percorso pastorale a Maglie presso la parrocchia Maria SS. Immacolata, per poi essere trasferito nel 1998 nella parrocchia Santo Spirito di Botrugno. Mons. Giuseppe Mengoli subentra a Mons. Giovanni Checchinato, trasferito presso la Curia di Cosenza-Bisignano.

Grande fervore per il nuovo pastore della diocesi, testimoniato dal saluto ufficiale e pubblico della diocesi di San Severo: «Con grande gioia la comunità diocesana di San Severo accoglie la nomina del nuovo Vescovo nella persona del Rev.do Mons. Giuseppe Mengoli, del clero dell’Arcidiocesi di Otranto, Vicario Generale e Parroco di Maria SS.ma Immacolata in Maglie. A lui va il nostro più affettuoso augurio con il sostegno della preghiera».

Anche il sindaco Francesco Miglio ha voluto esternare la sua gioia: «Ho appena appreso la notizia ufficiale che il Santo Padre Papa Francesco ha nominato il nuovo Vescovo di San Severo, nella persona di Mons. Giuseppe Mengoli, fino ad oggi Vicario Generale della Diocesi di Otranto. Sono molto contento di avere tra non molto il “nostro” Vescovo. I Sanseveresi – come anche gli abitanti degli altri nove Comuni che fanno parte della Diocesi di San Severo- sono un Popolo che ha un forte senso religioso e che vive una grande devozione mariana, tanto da meritare, non a caso, il titolo di Civitas Mariana. La nostra Diocesi vanta una storia di ben undici secoli circa, quindi una forte identità, con delle tradizioni ben consolidate alle quali siamo tutti molto legati. Siamo un Popolo molto accogliente e sapremo ben accogliere il nostro nuovo Pastore, con entusiasmo e con rinnovata speranza. Certo di interpretare i sentimenti della Civica Amministrazione che ho l’onore di presiedere, nonché di tutti i Concittadini, rivolgo il mio caloroso benvenuto a Don Giuseppe, nuovo Antistite Severopolitano, al quale assicuro fin da ora -così come, peraltro, avvenuto con i suoi Predecessori – la massima collaborazione, al fine di operare insieme per la promozione umana e per la difesa della dignità di ogni uomo. Auguri, Don Giuseppe!»

Mons. Mengoli ha un curriculum di tutt rispetto e una formazione di alto profilo, ricoprendo incarichi significativi. S.E. Mons. Giuseppe Mengoli è nato il 16 marzo 1965 a Collepasso, provincia di Lecce e Arcidiocesi di Otranto. Ha frequentato il Seminario Diocesano e il Seminario Liceale Regionale di Taranto; da alunno del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e, successivamente, il Dottorato alla Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato presbitero il 1° luglio 1989 per l’Arcidiocesi di Otranto. Tra gli incarichi più significativi da lui svolti: Viceparroco della Parrocchia di Maria SS.ma Annunziata in Otranto (1990-1992); Insegnante di Religione e di Teologia (1990-2004); Cancelliere Arcivescovile (1991-1998); Collaboratore parrocchiale a Martano (1992-1998); Padre Spirituale del Seminario (1992-1997); Parroco della Parrocchia di Spirito Santo in Botrugno (1998-2010); Membro del Collegio dei Consultori e dei Consigli Pastorale e Presbiterale; dal 2010, Parroco della Parrocchia di Maria SS.ma Immacolata in Maglie e, dal 2018, Vicario Generale.

fonte: www.vatican.va

Ascesi quaresimale, itinerario sinodale.

«Cari fratelli e sorelle!

I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono concordi nel raccontare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. In questo avvenimento vediamo la risposta del Signore all’incomprensione che i suoi discepoli avevano manifestato nei suoi confronti. Poco prima, infatti, c’era stato un vero e proprio scontro tra il Maestro e Simon Pietro, il quale, dopo aver professato la sua fede in Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, aveva respinto il suo annuncio della passione e della croce. Gesù lo aveva rimproverato con forza: «Va’ dietro a me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16,23). Ed ecco che «sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1).

Il Vangelo della Trasfigurazione viene proclamato ogni anno nella seconda Domenica di Quaresima. In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi.

L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare. Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale.

Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli, scelti per essere testimoni di un avvenimento unico. Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa, come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede. Gesù lo si segue insieme. E insieme, come Chiesa pellegrina nel tempo, si vive l’anno liturgico e, in esso, la Quaresima, camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio. Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”, perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro. Sappiamo, anzi, che Lui stesso è la Via, e dunque, sia nell’itinerario liturgico sia in quello del Sinodo, la Chiesa altro non fa che entrare sempre più profondamente e pienamente nel mistero di Cristo Salvatore.

E arriviamo al momento culminante. Narra il Vangelo che Gesù «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Ecco la “cima”, la meta del cammino. Al termine della salita, mentre stanno sull’alto monte con Gesù, ai tre discepoli è data la grazia di vederlo nella sua gloria, splendente di luce soprannaturale, che non veniva da fuori, ma si irradiava da Lui stesso. La divina bellezza di questa visione fu incomparabilmente superiore a qualsiasi fatica che i discepoli potessero aver fatto nel salire sul Tabor. Come in ogni impegnativa escursione in montagna: salendo bisogna tenere lo sguardo ben fisso al sentiero; ma il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per la sua meraviglia. Anche il processo sinodale appare spesso arduo e a volte ci potremmo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente, che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno.

L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia, che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti (cfr Mt 17,3). La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse; è inseparabile dalla storia di Dio con il suo popolo e ne rivela il senso profondo. Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità. La tradizione è fonte di ispirazione per cercare strade nuove, evitando le opposte tentazioni dell’immobilismo e della sperimentazione improvvisata.

Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale. Una trasformazione che, in ambedue i casi, trova il suo modello in quella di Gesù e si opera per la grazia del suo mistero pasquale. Affinché tale trasfigurazione si possa realizzare in noi quest’anno, vorrei proporre due “sentieri” da seguire per salire insieme a Gesù e giungere con Lui alla meta.

Il primo fa riferimento all’imperativo che Dio Padre rivolge ai discepoli sul Tabor, mentre contemplano Gesù trasfigurato. La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo» (Mt 17,5). Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla Messa, leggiamo le Letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet. Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: l’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa, quell’ascolto reciproco che in alcune fasi è l’obiettivo principale ma che comunque rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale.

All’udire la voce del Padre, «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17,6-8). Ecco la seconda indicazione per questa Quaresima: non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive, per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni. La luce che Gesù mostra ai discepoli è un anticipo della gloria pasquale, e verso quella bisogna andare, seguendo “Lui solo”. La Quaresima è orientata alla Pasqua: il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione. Anche il percorso sinodale non deve illuderci di essere arrivati quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione. Anche lì il Signore ci ripete: «Alzatevi e non temete». Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità.

Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo ci animi in questa Quaresima nell’ascesa con Gesù, per fare esperienza del suo splendore divino e così, rafforzati nella fede, proseguire insieme il cammino con Lui, gloria del suo popolo e luce delle genti».

Roma, San Giovanni in Laterano, 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo.

 

Il n.123, Anno XIII, di "Voci e Volti", il periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo, è online ed è consultabile sul suo sito.

Il mensile diocesano è aperto a tutti, consultabile sul web, con una bella grafica e di facile lettura.

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Il debutto di CioccolaTIAMO e poi la Sagra delle Arance, delle tipicità e dell’artigianato. Quattro giorni di eventi, spettacoli luminosi, degustazioni, la suggestiva processione del Patrono. La tradizione dal 1618, il Vicolo del Bacio, il Pozzo delle Promesse, le poesie dai balconi

Per quattro giorni, da sabato 11 a martedì 14 febbraio, Vico del Gargano in provincia di Foggia celebra il suo patrono San Valentino. Il paese, uno de “I Borghi più belli d’Italia”, scelse di affidare il proprio destino e quello dei suoi agrumeti al ‘santo degli innamorati’ nel 1618. Qui, infatti, San Valentino è celebrato anche come ‘protettore degli agrumi’. Ed è per questo motivo che i vichesi, prima di ogni 14 febbraio, preparano il trono del Santo allestendolo al centro di una profumatissima ‘cornice’ utilizzando non meno di 5 quintali di arance. Ci sono almeno altre due particolarità nel San Valentino di Vico: la prima è quella del Vicolo del Bacio, lungo circa 30 metri e largo appena 50 centimetri, tanto da indurre le coppie che lo attraversano insieme a sfiorarsi; la seconda è il pozzo delle promesse, dove gli innamorati rinnovano il proprio patto d’amore. Entrambi questi luoghi fanno parte del percorso degli innamorati, un cammino che attraversa tutto l’antico centro storico tra vie, archi, chiese, piazze e portali allestiti con decorazioni, cuori, le profumate e succulente arance vichesi, alloro, mimose e ghirlande.

IL SAN VALENTINO DI VICO DEL GARGANO. Dall’11 al 14 febbraio, ci saranno la musica, la sagra-mercato di San Valentino con decine di stand di produttori, artigiani, degustazioni delle tipicità. In Piazza San Domenico, si svolgerà CioccolaTIAMO, la Festa del Cioccolato con le casette in legno presso le quali sarà possibile ammirare e gustare creazioni gustose, piccole opere d’arte del sapore realizzate da pasticceri e cioccolatai. E, ancora, l’area degustazioni, gli spettacoli teatrali e le poesie dai balconi. Il lungo fine settimana di San Valentino a Vico del Gargano comincerà sabato 11 febbraio, alle ore 10, con l’inaugurazione della mostra interattiva di street art “La vita nel borgo”, a cura di Pasquale D’Apolito. Sabato, inoltre, prenderanno il via gli appuntamenti fissi che si terranno per tutti e quattro i giorni fino al gran finale dell’intera giornata del 14 febbraio: in Piazza San Domenico, apriranno i battenti “CioccolaTIAMO, la Festa degli innamorati e del cioccolato” e i mercatini enogastronomico-artigianali; per le vie del borgo, dalle ore 16, spazio alla ‘street-music’ di Rizza Band e alle poesie dai balconi; dalle ore 17, l’area degustazioni in Largo Fuoriporta e la mostra d’arte nella Chiesa di San Martino. Sempre sabato 11 febbraio, alle ore 19 andrà in scena “Aperilove”, pettolata accompagnata dalla musica de “I lut’m Br’gant” in Piazza Castello, mentre dalle 19.30, nella Chiesa Madre si potrà assistere all’allestimento del trono di San Valentino.

IL 12 E IL 13 FEBBRAIO. Domenica 12 febbraio comincerà nel segno della musica: dalle ore 9, infatti, i complessi bandistici “A.F. Nardini” e Garganum “La Banda del Gargano” attraverseranno insieme le vie del paese. Alle 9.30, sarà dedicata a una donna di straordinaria sensibilità e cultura, scomparsa prematuramente nel 2022, la prima edizione della “Camminata di San Valentino – In ricordo di Grazia D’Altilia”. Scrittrice, logopedista, vincitrice di premi letterari per la narrativa e la poesia, Grazia D’Altilia è ricordata per l’impegno sociale e culturale, per le sue pagine che hanno suscitato meraviglia ed emozioni. In serata, la Chiesa Madre ospiterà il concerto “Un viaggio nel medioevo”, con In Itinere Musica Medievale. Lunedì, oltre agli appuntamenti fissi già citati, alle ore 19 in Chiesa Madre si terrà il concerto dell’Istituto Manicone-Fiorentino; alle ore 20, in aula consiliare, il Laboratorio teatrale K2 metterà in scena “L’amore secondo noi”, da Neruda a Prevert.

MARTEDI’ 14 FEBBRAIO. Alle ore 11.30, la solenne e suggestiva processione della statua di San Valentino attraverserà le vie del borgo. Dal mattino, il paese si presenterà con vie, archi, chiese, piazze e portali allestiti con decorazioni, cuori, le profumate e succulente arance vichesi, alloro, mimose e ghirlande. Un cammino che condurrà verso il Vicolo del Bacio, uno dei luoghi più belli e suggestivi del borgo, e al pozzo delle promesse. Spazio alla sagra-mercato di San Valentino e a CioccolaTIAMO, la Festa del Cioccolato. Street band e complessi bandistici riempiranno il borgo di musica. Saranno declamate poesie dai balconi. A conclusione della lunga giornata del 14 febbraio, non saranno i fuochi d’artificio a concludere la festa, ma uno spettacolo luminoso fatto di giochi di luce.

Venerdì 10 febbraio alle ore 11.30 l’Arcivescovo Metropolita, S.E. Mons. Vincenzo Pelvi presiederà la Concelebrazione Eucaristica per la XXXI Giornata Mondiale Malato e dei Curanti presso la Chiesa San Giovanni di Dio del “Policlinico Foggia”, officiata assieme al Direttore Ufficio Diocesano della Salute Don Marco Trivisonne e ai Cappellani ospedalieri Sac. Michele Noto e Frate Leonardo Marcucci, a conclusione della quale ci sarà l’Atto di Affidamento alla Vergine di Lourdes, per tutti i degenti e i sofferenti e per gli operatori nell’ambito sanitario e le proprie famiglie.

L’Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, S.E. Mons. Vincenzo Pelvi, in ringraziamento alla Direzione Strategica che ha desiderato accogliere nel Policlinico la Celebrazione Diocesana della XXXI Giornata Mondiale Malato e dei Curanti, rinnovando l’esperienza del precedente anno promossa dall’Ufficio Diocesano per la Salute e dai Cappellani Ospedalieri, e quale segno di sentita e profonda vicinanza e sostegno verso chi vive l’esperienza della degenza e della sofferenza ma anche, e in modo particolare quest’anno, a tutta la comunità ospedaliera, ha inviato il seguente messaggio: “Abbi cura di lui (Lc 10,33)”: è la raccomandazione del Samaritano all'albergatore. Gesù la rilancia anche a ciascuno di noi e, particolarmente, a tutti coloro che per scelta di vita e professionale curano le persone. Gli Operatori sanitari sono uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l'uomo fragile, perché il bene sia comune.  Riteniamo doveroso dire loro "grazie".

A tutti coloro che, presi dall’impegno lavorativo, non potranno partecipare alla Santa Messa, i cappellani rivolgono l’invito di sentirsi in unione, realizzando, con il particolare spirito di questo giorno, la vicinanza umana e professionale che le esigenze del proprio ruolo richiederanno.

Dall’11 al 14 febbraio 2023, come anticipato, a Vico del Gargano si svolgerà la Festa di San Valentino, appuntamento unico per omaggiare il Santo Patrono e atteso per gli innamorati.

Una festa caratteristica, dove le famose arance di Vico faranno da corniche al baldacchino del Santo, portato in processione nel piccolo comune garganico.

Come preannunciato diamo seguito al programma.

PROGRAMMA RELIGIOSO

Dal 5 al 13 febbraio

- ore 18.00: Santo Rosario e Novena;

- ore 18.30: Santa Messa.

Domenica 5 febbraio

- ore 18.00: intronizzazione del Santo Patrono e Novena;

- ore 18.30: Santa Messa.

Domenica 12 febbraio

- ore 11.00, 18.30: Sante Messe.

Martedì 14 febbraio

- ore 09.00: Santa Messa;

- ore 10.30: Santa Messa Solenne presieduta da S. Ecc.za Rev.ma Mons. p. Franco Moscone Arcivescovo, con la presenza di tutte le Autorità religiose, civili e militari, Confraternite e popolo di Dio;

- ore 11.30: Solenne Processione per le vie del paese, accompagnata, unitamente per l’occasione, dai Complessi Bandistici “A.F. Nardini” e Garganum, “La Banda del Gargano”;

- ore 18.30: Santa Messa, condivisione delle arance benedette e benedizione dei fidanzati prossimi alle nozze.

PROGRAMMA CIVILE

Sabato 11 febbraio

- ore 10.00: mostra interattiva di street-art “La vita nel borgo”, a cura di Pasquale D’Apolito;

- ore 19.00: Aperilove, pettolata accompagnata dalla musica de “I lùt’mBr’gant”, piazza Castello;

- ore 19.30: allestimento del trono di San Valentino, Chiesa Madre.

Domenica 12 febbraio

- ore 09.00: giro banda per le vie del paese, unitamente per l’occasione, dei Complessi Bandistici “A.F. Nardini” e Garganum, “La Banda del Gargano”;

- ore 09.30: Camminata di San Valentino, da Santa Maria Pura a piazza Castello. Al termine della camminata inizieranno i laboratori “Una merenda consapevole”, con assaggio di prodotti tipici, e “Il futuro dei rifiuti nelle nostre mani”;

- ore 19.30: Concerto “Un viaggio nel Medioevo”- In Itinere Musica Medievale, Chiesa Madre.

Lunedì 13 febbraio

- ore 19.00: Concerto Istituto Comprensivo Manicone-Fiorentino, Chiesa Madre;

- ore 20.00: XVIII edizione de “L’amore secondo noi”- Amore a confronto. Neruda e Prevert, a cura del Laboratorio teatrale K2, Sala Consiliare.

Martedì 14 febbraio

- ore 10.00: matinée bandistico, unitamente per l’occasione, dei Complessi Bandistici “A.F. Nardini” e Garganum, “La Banda del Gargano”;

- ore 19.30: Concerto di Solidarietà «Un dono dal cielo per l’AIRC», eseguito dalla Fanfara dell’Aeronautica Militare, Chiesa Madre;

- ore 21.00: _Laser show live Pro3 - EOS - Energy of sound, largo Fuoriporta.

Appuntamenti fissi

11-14 febbraio

- Piazza San Domenico: CioccolaTiamo, la festa degli innamorati e del cioccolato, e Mercatini enogastronomici e artigianali;

- Vicolo del Bacio: Pozzo delle Promesse;

- Vie del Borgo: RizzaBand e poesie dai balconi, dalle ore 16.00;

- Largo Fuoriporta: area food & beverage, dalle ore 17.00;

- Chiesa di San Martino: mostra d’arte, dalle ore 17.00;

- Piazza Castello: sabato 11 (dalle ore 11.00 alle ore 12.00 e dalle ore 17.00 alle ore 18.00) e lunedì 13 (dalle ore 11.00 alle ore 12.00), Virgilio in love - rappresentazione itinerante de “La figlia di Maso”, a cura delle classi quinte dell’I.I.S.S. “Publio Virgilio Marone” di Vico del Gargano.

Dal 4 febbraio al 5 marzo, alle ore 21.00, ogni sabato e domenica rassegna teatrale “Cumpà” presso l’Auditorium Comunale “R. Lanzetta”. Evento a pagamento.

nota di + p. Franco Moscone crs arcivescovo.

«Ancora un dramma legato all’immigrazione è accaduto a Borgo Mezzanone, nel territorio della nostra Arcidiocesi: due nostri fratelli, Ibrahim e Queen, giovani immigrati provenienti rispettivamente dal Gambia e dal Ghana, sono morti nel sonno per le esalazioni di monossido di carbonio provenienti da un braciere di fuoco, acceso per combattere il freddo della notte nella baracca ove vivevano. Anche altre due persone migranti che dormivano nella stessa baracca sono rimaste intossicate.

Questo grave fatto è ancora una volta espressione di quel dramma estremo che perdura da anni nelle campagne del nostro Tavoliere e in particolare nel cosiddetto "ghetto" di Borgo Mezzanone, frazione del Comune di Manfredonia, ove in condizioni insopportabili vivono circa 1500 migranti, occupati nell'agricoltura e in piccoli altri lavori. Le loro condizioni di vita, al limite dell’umano, sono una autentica vergogna che deve riguardare tutti, non solo la Parrocchia locale e le Caritas, che offrono un soccorso nell’immediato cercando di offrire migliorie e un po’ di dignità a quanti hanno trovato “casa” sulla pista. Diventa sempre più necessaria la presa di coscienza responsabile dell’opinione pubblica e l’impegno concreto delle Istituzioni civili per trovare via di soluzione agli enormi problemi di quell’ambiente, ove ormai con scadenze ravvicinante vediamo morire di stenti, miseria e mancanza di sicurezza troppe persone. Serve per i fratelli e sorelle migranti un piano serio di accoglienza, che permetta loro di usufruire di case sicure, servizi sociali appropriati ed ambienti comuni per rendere la loro vita dignitosa e degna: sono lavoratori delle nostre terre ed imprese, meritano tutte le garanzie, come qualsiasi cittadino. Non possiamo ricordarci di loro solo quando succedono disgrazie come la morte di Ibrahim e Queen.

La baraccopoli di Borgo Mezzanone è nel territorio della nostra Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo ove la Caritas diocesana e parrocchiale attraverso un presidio e la presenza di “Casa Speranza” forniscono assistenza ai migranti. A Borgo vivono, addetti alla parrocchia, due padri Camilliani di origine africana: a loro esprimo il mio grazie per la fattiva opera di solidarietà nello spirito del loro Fondatore, San Camillo de Lellis, di cui a giorni celebreremo il 448° anniversario della conversione che ebbe luogo proprio a Manfredonia e a S. Giovanni Rotondo.

Ai migranti presenti a Borgo Mezzanone, ai tanti operatori e volontari che cercano di portare loro aiuto e solidarietà fattiva, assicuro la mia vicinanza e quella di tutta la Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, su cui possono sempre contare per un aiuto fraterno e la difesa dei loro diritti».

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