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Giaceva in terra, esamine sul bagnasciuga, il corpo di un uomo. Presumibilmente di mezza età, a Siponto, nei pressi dello stabilimento balneare dell’Aeronautica Militare.

Ad allertare, quest’oggi 20 agosto 2022, verso le ore 15:40, le Forze dell’ordine e il 118 sono stati alcuni bagnanti, che giunti sul luogo hanno tentato di rianimarlo, arrendendosi e accertandone il decesso.

Da una prima ricostruzione pare che l'uomo si stato colto da un malore improvviso. Difatti, con se aveva ancora alcuni oggetti per far il bagno.

Il caso è stato affidato ai Carabinieri di Manfredonia che, in attesa del magistrato di turno e del medico legale, hanno già avviato le indagini per identificare la persona deceduta e le cause.

In un assolato pomeriggio, martedì scorso, il neo Contrammiraglio GUGLIELMI, dopo aver avuto un briefing di lavoro in Capitaneria di Porto, successivamente, ha colto l’occasione, finalmente, per visitare e salutare gli amici dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia (A.N.M.I.) di Manfredonia, alla prestigiosa sede nello storico faro sul molo di levante del porto di Manfredonia.

Accompagnato dal Comandante del porto di Manfredonia, Cap.Freg.(CP) Antonio Cilento e alcuni ufficiali, è stato accolto con grande entusiasmo, dal Presidente A.N.M.I. Manfredonia, il Luogotenente (a r.) Cav. Dino Salice, dal direttivo, dai soci, amici e simpatizzanti.

Il Presidente Salice, non senza emozione ha fatto gli onori di casa, presentatogli la sede, e in una breve allocuzione, interpretando i sentimenti di tutti i soci, non ha fatto mancare generose espressioni di compiacimento per la posizione raggiunta dall’Ammiraglio Guglielmi, a seguito di una brillante carriera, seguita sempre con attenzione nel suo evolversi, vista la storica conoscenza familiare e associativa, ricordando il compianto padre, Cav.Uff. Francesco Guglielmi, già socio A.N.M.I. , e il fratello, Ing. Salvatore Guglielmi, già consigliere A.N.M.I. Manfredonia.

Come di rito non è mancata la consegna del crest dell’associazione.

Un ritrovo tra amici, per festeggiare, seppur velocemente, un concittadino che non ha perso il legame con la terra natia, seppur ormai da diverso tempo residente prevalentemente a Roma.

Una carriera intensa nella Marina Militare Italiana, che ci rende orgogliosi, come suoi concittadini, auspicando un seguito ancora più roseo, che possa inorgoglire ancora di più Manfredonia.

Il Contrammiraglio Guglielmi, persona disponibile, concreto, umile, uomo del fare, premiato per i suoi ruoli e la vita spesa per la marina e per la causa italiana, appena possibile, anche se oramai sempre più di rado, visti i numerosi e gravosi impegni, ritorna sempre nella sua città, per ritrovare la sua amata mamma e il fratello e ritrovarsi con le sorelle in vacanza per passare qualche giorno con loro, la moglie e le due figlie.

Attualmente ricopre l’incarico di Capo Ufficio Affari Generali e Relazioni esterne presso lo Stato Maggiore della Marina Militare in quel di Roma.

CHI È IL NUOVO AMMIRAGLIO DOMENICO GUGLIELMI

Nato a Manfredonia (FG)  il 6 marzo 1966.

Si arruola in Marina nel 1984, frequentando il Corso Normale per Ufficiali di Stato Maggiore dell’Accademia Navale di Livorno sino al 1988.

Nel 1989-1991 ricopre i seguenti incarichi  con il grado di Sottotenente di Vascello:

  • Addetto IOC dell’Incrociatore Caio DUILIO;
  • Ufficiale di Rotta della Nave Scuola AMERIGO VESPUCCI;
  • Capo Reparto Operazioni della Corvetta CHIMERA.

Nel 1992-1995  ricopre i seguenti incarichi  con il grado di Tenente di Vascello:

  • Capo Componente TLC/CN-ME della Fregata ALISEO;

  -  Capo Componente TLC dell’Incrociatore VITTORIO VENETO

Nello stesso periodo partecipa a più riprese all’Operazione di embargo contro la ex-Jugoslavia, sia sotto bandiera UEO (EUROMARFOR) che sotto bandiera NATO (STANAVFORMED).

Nel 1993–1994 viene inoltre assegnato allo Staff UEO attivato presso COMNAVSOUTH per il controllo dell’Operazione SHARP GUARD.

Nel 1996 frequenta il Corso Normale di Stato Maggiore presso l’Istituto di Guerra Marittima di Livorno.

Nel 1996-97 assume il Comando del Pattugliatore d’altura LIBRA, svolgendo numerose missioni di Vigilanza Pesca e Controllo Immigrazione.

Nell’a.a. 1997-98 frequenta la Escuela de Guerra Naval di Madrid.

Nel 1998-2002, con il grado di Capitano di Corvetta, è assegnato all’ Ispettorato delle Scuole della Marina, ove progetta e porta a termine la revisione dell’iter dell’Ufficiale di Stato Maggiore, e cura la riedizione della pubblicazione SMM 36 – Formazione specialistica degli Ufficiali M.M..

Nell’a.a. 2002-2003, con il grado di Capitano di Fregata, frequenta il Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze dell’ I.S.S.M.I. al Centro Alti Studi Difesa. 

Nell’a.a. 2003-2004 permane presso l’Istituto con l’incarico di Tutor.

(Incarico svolto per ulteriore mandato nell’a.a. 2006-07).

Nel 2004-2005 è Comandante in 2^ della Fregata ZEFFIRO. Con tale incarico partecipa all’Operazione NATO“Enduring Freedom / Resolute Behaviour”.

Nel 2005-2006 assume il Comando della Fregata EURO, con la quale svolge il Tirocinio Navale e partecipa all’Operazione NATO “Enduring Freedom”.

Nel 2007, promosso Capitano di Vascello, è assegnato all’Ufficio Generale del Personale, con l’incarico prima di Capo Ufficio Impiego Ufficiali Stato Maggiore,  e poi di Vice Capo Reparto Impiego Ufficiali, ricoperto sino al Settembre 2011.

Nel 2011-2012 è stato Comandante del Cacciatorperdiniere ANDREA DORIA, impegnato nell’Operazione antipirateria condotta dalla NATO “Ocean Shield”.

Nel 2012-2013 ricopre l’incarico di Capo Ufficio Scuole Marina Militare.

Nel 2013-2017 ricopre l’incarico di Capo Ufficio Impiego Ufficiali Stato Maggiore della Difesa.

Nel 2017-2020 ricopre l’incarico di Addetto Militare per la Marina, l’Esercito e l’Aeronautica presso l’Ambasciata Italiana in Spagna a Madrid.

Nel 2020-2021 ricopre l’incarico di Comandante in 2^ dell’Istituto Studi Militari Marittimi di Venezia.

Con decorrenza dal 1 gennaio 2022 è promosso Contrammiraglio.

Attualmente è Capo Ufficio Affari Generali e Relazioni Esterne presso lo Stato Maggiore della Marina Militare Italiana.

Laureato in Fisica (Università degli Studi di Parma, 1993),

Laureato con lode in Scienze Marittime e Navali (Università degli Studi di Pisa).

Master di 2° livello in Studi Internazionali Strategico-Militari (Università di Milano / Luiss di Roma),

Master di 2° livello in Strategia Globale e Sicurezza (Università La Sapienza di Roma).

Nel 2006 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

E’ sposato ed ha due figlie.

nota di Michele Illiceto a cura Ufficio per le comunicazioni sociali dell'Arcidiocesi.

Ieri pomeriggio, l’arcivescovo padre Franco Moscone, appena rientrato da un breve periodo di riposo nella sua terra, ha incontrato, sia gli anziani ospiti della casa ‘Stella Maris’ di Manfredonia che i loro familiari, celebrando con loro e per loro la liturgia eucaristica. Tale visita è stata voluta per esprimere la vicinanza e la solidarietà del Pastore, della Comunità ecclesiale e dell’intera città, alle persone ospiti della struttura, in modo particolare alle vittime dei recenti abusi e degli atti di violenza di cui ha parlato la cronaca sia locale che nazionale nei giorni scorsi, ma ha anche avuto come obiettivo il dare sostegno psicologico e spirituale alle famiglie che, invece di vedere i propri cari al centro delle cure e delle attenzioni del personale socio-sanitario della struttura, li ha visti da alcuni di essi, maltrattati e vilipesi. “Certo -  ha sottolineato il nostro Pastore durante l’omelia – anche se non bisogna generalizzare né fare di tutta un’erba un fascio, resta il fatto che tutto ciò non sarebbe dovuto accadere. Spero, come sono convinto, che si sia trattato di un fatto parziale e non di un fatto di sistema. Lo scopo di tali strutture  - ha continuato - è quello di offrire servizi alla persona, adattando il proprio operato sia all’età che alle condizioni di salute degli ospiti, nel rispetto della dignità di ciascuno e dei diritti della persona umana, specie se in situazioni di grave malattia, di fragilità e di dolore. Prendersi cura della singola persona è prendersi cura dell’intera comunità”.

Il Vescovo ha denunciato poi tutti quei meccanismi perversi che possono indurre una struttura adibita al sollievo della sofferenza, a speculare sul dolore e sulle fragilità altrui, in nome del profitto, omettendo di migliorare la qualità della vita di quanti trovandosi a trascorrere gli ultimi anni della loro esistenza in una struttura e fidandosi del personale preposto, si aspettano di ricevere le dovute attenzioni e cure. Non si ha a che fare con dei numeri, ma con delle persone che hanno un volto e un nome, storie da raccontare e vissuti da tramandare. “Bisogna superare  - ha continuato padre Franco - lo schema costi/benefici, e non ridurre il servizio agli anziani alle sole logiche di mercato. Le strutture socio-sanitarie, prima che come aziende, vanno viste come delle comunità dove ci si prende cura delle persone fragili, anteponendo le loro esigenze a qualsiasi altra istanza. A un’economia basata sul solo profitto, bisogna sostituire un’economia del servizio e della solidarietà, un’economa del bene comune. E questo proprio perché al centro di tutto il sistema di cura deve stare la persona, colta e valorizzata nella sua unicità e irripetibilità. Il Vescovo ha inoltre esortato a porre maggiore attenzione nel reclutamento del personale adibito a tali servizi, che, oltre a competenze di tipo socio-sanitarie, deve possedere grande sensibilità umana, delicatezza, empatia e grande capacità di prossimità e di tenerezza. Non tutti possono fare questo tipo lavoro, visto che esso richiede una grande capacità di fare proprio il dolore altrui”.

Ai parenti e ai familiari ha espresso poi tutta la solidarietà della Chiesa che in questo momento, come tutta la città, si sente scossa e ferita, auspicando una maggiore collaborazione tra famiglie e operatori socio-sanitari, per una solerte vigilanza, al fine di prevenire in futuro casi brutali come quelli accaduti. Ha poi invitato le famiglie a collaborare e a non cedere alla tentazione di delegare: “Vigilare, infatti, è un impegno che riguarda tutti. Siamo tutti sentinelle gli uni degli altri”.

Ricordando le brutalità commesse, ha sottolineato quindi che “Chi ferisce un uomo, specie se fragile, è come se ferisse Dio. E chi tocca gli anziani, tocca tutti noi. Chi abusa di loro fa violenza all’intera comunità. E non basta indignarsi sui social. E’ necessario vigilare e impegnarsi, perché ciascuno faccia bene il proprio lavoro con onestà e responsabilità, oltre che con professionalità e deontologia”.

Quindi ha incoraggiato la Direzione a fare anzitutto chiarezza al proprio interno e a rialzarsi, superando questo momento di oscuramento. E per il futuro, ciascuno deve fare fino in fondo la propria parte, a cominciare da chi dirige fino ad arrivare a chi, stando a diretto contatto con queste persone indifese, opera in prima linea, sapendo che il loro modo di porsi può incidere positivamente o negativamente sul tipo di relazioni che si intrattengono. E rivolgendosi infine direttamene agli anziani, ha detto loro: “Voi siete una biblioteca vivente. Un patrimonio e una risorsa per l’intera comunità. Non sentitevi un peso, ma un ponte, non un’eredità da dilapidare, ma un’eredità su cui reinvestire. Voi siete la radice e il tronco, noi i rami e le foglie”. E agli operatori della Casa, ha detto che “siamo tutti chiamati a tenerci cari gli anziani, proteggerli e difenderli, allo scopo di rendere questo ultimo tratto della loro vita il meno doloroso e traumatico possibile e sappiate -  ha concluso -  che il Cristo creduto dai credenti, è presente nei malati e nei sofferenti allo stesso modo che nel sacramento del pane e del vino che sono su questo altare. E chiunque si prende cura di un fratello che è in situazione di bisogno, in fondo, senza saperlo soccorre lo stesso Cristo, il quale alla fine del tempo lo accoglierà nella sua casa”.

Insomma, “Ogni persona è un tesoro prezioso da custodire. Sempre! Anche quando questo tesoro si nasconde in un vaso fragile, fatto di rughe e di piccole crepe”.

Dopo la messa, l’Arcivescovo, accompagnato dai sacerdoti della Casa, ha fatto il giro delle stanze per passare a salutare uno per uno gli ospiti, e con la mano nella mano si è fermato per ascoltare e consolare, e per ribadire che non si è soli e soprattutto che quello che è accaduto, mai più dovrà accadere.

E che ciò sia impegno di tutti. Nessuno escluso!

Anche quest’estate 2022, purtroppo, non sono mancati incresciosi episodi di violenza lungo le aree costiere della provincia di Foggia. Diversi infatti gli interventi effettuati dai militari dell’Arma a seguito di aggressioni o intemperanze, quasi sempre scoppiati a seguito di futili motivi, con sempre più protagonisti giovani ed anche giovanissimi. Su proposta dei Carabinieri sono state in particolare notificati, in queste ultime ore, diversi provvedimenti “DASPO” emessi dal Questore della provincia di Foggia, quale Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza.

In particolare, tali misure afflittive personali di pubblica sicurezza si sono rese necessarie a seguito di alcuni episodi di “Movida violenta” o comunque di intollerabili aggressioni che hanno messo a serio rischio la privata e la pubblica incolumità:

A Manfredonia (FG): era da poco passata la mezzanotte di sabato scorso quanto due Carabinieri, intenti in quel momento a perlustrare il centro cittadino in chiave preventiva, al fine così di contrastare tutte quelle forme di illegalità per garantire un fine settimana in sicurezza a tutti i residenti e turisti, nel transitare sul lungomare, in loc. Acqua di Cristo, sono stati attirati da delle urla provenienti dalla vicina scogliera. Gli stessi sono quindi immediatamente intervenuti sedando con non poche difficoltà una rissa tra tre giovani che, alla vista del personale in divisa, hanno continuato ad aggredirsi e specificatamente a colpirsi con calci e pugni, alcuni dei quali sferrati anche nei confronti dei militari intervenuti in soccorso. Una volta interrotta la rissa e prestati quindi i primi soccorsi ai feriti, dopo aver riportato la calma, i tre soggetti coinvolti sono stati accompagnati presso gli uffici del Comando Compagnia Carabinieri, dove sono stati identificati, accertando così che erano tutti minorenni, non di Manfredonia tra l’altro. I Carabinieri sono quindi riusciti a ricostruire le fasi dell’accaduto ed in particolare riscontrare che la rissa rilevata era iniziata proprio sulla scogliera per futili motivi. In relazione a tutto ciò, nei giorni successivi, i tre giovanissimi sono stati conseguentemente raggiunti dalla misura di prevenzione del “Daspo Willy”, che li obbligherà, per un lungo periodo, a non potersi più recare nei luoghi dove si è verificato l’accaduto, né tantomeno stazionare a ridosso dello stesso, pena l’arresto da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro.

Si ricorda inoltre che, sempre a Manfredonia, durante l’ultima decade dello scorso mese di giugno, i Carabinieri erano intervenuti nei pressi di un noto bar presente nel centro abitato, dove anche in questo caso si era scatenata una violenta rissa tra giovani, qualcuno anche minorenne. Anche in quella occasione, grazie alle repentine e serrate indagini svolte dai militari dell’Arma, attraverso in particolare la visione delle telecamere di sicurezza e raccogliendo le dichiarazioni dei presenti, la risposta è arrivata in breve tempo, identificando difatti tutti i soggetti coinvolti. I giovani deferiti, a seguito di tale evento, erano stati parimenti sottoposti alla misura di prevenzione in riferimento, con l’inibizione altresì di non poter frequentare il luogo teatro dell’evento per alcuni anni; in quella circostanza anche l’esercizio pubblico interessato dall’evento è rimasto chiuso per diversi giorni.

A Ischitella (FG): i Carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano hanno notificato invece due “DASPO” a due soggetti, padre e figlio, recentemente protagonisti, a loro volta, di una rissa avvenuta all’interno di un locale di tale cittadina turistica, che ha visto coinvolto anche un altro avventore di tale esercizio. Anche in questo caso, attraverso tale provvedimento emesso dal Questore di Foggia attraverso le relative prerogative di Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza è stato vietato ai due congiunti l’accesso ai Bar, agli esercizi pubblici e ai locali di pubblico intrattenimento siti in Centro a Ischitella, per la durata di anni uno, pena l’arresto da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro, il tutto sempre con la finalità pubblica di una necessaria ed urgente risposta in termini di sicurezza che possa evitare la reiterazione di condotte analoghe che mettono in concreto pericolo la vita sociale dei luoghi di ritrovo cittadino.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, supportati altresì dai Reparti speciali dell’Arma dei Carabinieri, continueranno anche nei prossimi giorni, ed in particolare nei fine settimana, ad intensificare i controlli per continuare così a garantire in questo modo un’estate 2022 “sicura”, sia ai residenti che ai numerosi turisti presenti in questo periodo dell’anno. La guardia resterà quindi alta.

#contrappunti

Sembrerebbe controcorrente ciò che il dott. Giovanni Ciliberti pensa e scrive. Qualcuno, ora, dirà che è di parte. Non è così. Anzi, solo un’attenta e intelligente riflessione poteva ben spiegare il malanno che si nasconde dietro un altro, anche peggiore, spesso criminale, che non va assolutamente giustificato ma affrontato anche con la discussione per essere debellato.  Tuttavia, la condanna rimane ferma, come lo sono abitudini, che Ciliberti, medico e direttore emerito U.O. Malattie Apparato Respiratorio Policlinico OO.RR. Foggia e già amministratore di Monte Sant’Angelo, cerca di spiegare per la sua lunga esperienza medica, sociale, dirigenziale.

«Nella mia lunga vita ospedaliera, vissuta per circa il 60% come responsabile del reparto, ho notato che di solito, tra coloro che si lamentavano per qualcosa inerente il ricovero, vi erano i parenti dei pazienti abbandonati in ospedale.

Quando durante le rare volte qualcuno veniva a trovarli, trovava qualcosa che non andava o si lamentava perché il personale non  corresse la 100 mt alle sue chiamate.

Ho verificato anche che, salve poche eccezioni, i pazienti che non avevano fatto studiare i propri figli erano quelli che avevano più familiari attorno.

Mi ricordo di un paziente scaricato in ospedale che oltre ad avere un'importante patologia polmonare era affetto anche da una forma di demenza assai aggressiva.

Questo paziente aveva procurato non poche lezioni ad un infermiere di Manfredonia, che nonostante fosse un palestrato, subiva le sue aggressioni non riuscendo a controllarlo.

Quando 2 settimane dopo venne la figlia  che lavorava al nord e che era stata da me chiamata perché il paziente da settimane era in dimissione, nonostante l'infermiere fosse ancora in malattia, minacciò di fare denunce a destra e manca.

Detto questo sto notando sui social e sui media accuse e condanne pesanti verso l'intera struttura della Stella Maris.

Io sono il primo a pretendere chiarezza e pene adeguate. Nel contempo mi piacerebbe che tutti gli ospiti delle RSA non fossero abbandonati nelle relative strutture anche perché la presenza continua dei familiari è un forte deterrente verso accanimenti di qualsiasi natura.

Nella struttura ospedaliera da me diretta, e questo lo può testimoniare tutto il personale in servizio, io controllavo ogni cosa tanto che a molti non ero simpatico.

Anche le RSA dovrebbero avere una figura apicale che controlli tutto quello che accade».

 

“Quanto sta venendo fuori dalle cronache che coinvolgono la residenza per anziani di Manfredonia ‘Stella Maris’ di Manfredonia è assolutamente riprovevole e merita tutto lo sdegno possibile, umano, sociale, politico e istituzionale. Violenze ed abusi sono inaccettabili ai danni di chiunque, figurarsi se ad essere vittime della bestialità restituita dalle notizie di queste ore sono i nostri pazienti fragili, i nostri anziani, ai quali una società degna di questo nome deve il massimo rispetto e la più nobile forma di assistenza.  E’ per questo motivo che ho depositato interrogazione al governo regionale, segnatamente agli assessori alla Sanità Rocco Palese e al Welfare Rosa Barone, per chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta per ciò che concerne la summenzionata RSA oltre che l’applicazione di tutti gli strumenti di cui dispone il governo regionale a deterrenza di simili fenomeni e per un monitoraggio ampio ed esaustivo dello stato dell’arte di questi centri sul territorio pugliese”. Lo dichiara il consigliere regionale foggiano della Lega Joseph Splendido. “E’ di tutta evidenza che sono completamente d’accordo con il mio segretario federale Matteo Salvini laddove sottolinea l’urgenza di telecamere di videosorveglianza in tutte le strutture italiane che hanno a che vedere con le fragilità. Sono troppe ormai le cronache che restituiscono quadri agghiaccianti di vessazioni e maltrattamenti che coinvolgono ogni fascia d’età, dai bambini ai nostri anziani, passando per i soggetti diversamente abili. Con la Lega al Governo questa misura diventerà realtà. Il 25 settembre è finalmente alle porte” conclude il consigliere.

Al netto, purtroppo, dei gravissimi avvenimenti perpetrati all’interno della RSA “Stella Maris” di Manfredonia, per i maltrattamenti ad alcuni ospiti-degenti, tra l'altro condannati dell'arcidiocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e dopo le indagini della Procura di Foggia che hanno stabilito colpevoli, o presunti tali, quattro Operatori Socio-Sanitari (OSS), l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Foggia (OPI), a firma del presidente dott. Miche Del Gaudio, non ci sta ad alcune divulgazioni a mezzo stampa che hanno confuso OSS con Infermieri mai riportate da questa testata giornalistica indipendente (come attestano i due articoli presenti). Con ciò l’OPI Foggia ha fatto pervenire presso le redazioni stampa che hanno trattato la notizia una nota chiarificatrice, di seguito riportata.

«La Gazzetta del Mezzogiorno del 05/08/2022 ed un servizio della RAI del 03/08/2022 (trasmissione estate in diretta) hanno riportato in questi giorni una notizia gravissima: ospiti della RSA “Stella Maris” di Manfredonia sono stati vittime di abusi e violenze.

La notizia, per quanto gravissima e riprovevole, contiene un altrettanto grave inesattezza, perché non sono Infermieri gli accusati, come dichiarato nelle notizie, ma Operatori Socio Sanitari.

L’ORDINE delle PROFESSIONI INFERMIERISTICHE di FOGGIA, pur condannando questi imperdonabili e inammissibili comportamenti, intende assumere le iniziative necessarie per difendere l’onorabilità della propria professione. Pertanto si chiede l’immediata rettifica della falsa informazione, in quanto tali errori mediatici arrecano un grave danno d’immagine agli Infermieri e alla relazione di cura che intercorre tra questi e i cittadini assistiti, oltre a suscitare grande imbarazzo e risentimento tra i professionisti.

Siamo certi che si comprenderà la necessità di questo chiarimento e la contestuale richiesta di collaborazione per evitare il ripetersi di tali equivoci, con l’intento di tutelare il valore e il buon nome della categoria professionale che rappresentiamo».

nota a cura del Presidente del Centro Cultura del Mare, prof. Giovanni Simone, e del Presidente della Lega Navale di Manfredonia, prof. Luigi Olivieri.

Il 6 agosto 2004 fu trovato morto, nelle acque antistanti il porto di Manfredonia, il delfino Filippo. A 18 anni dalla tragica uccisione, il Centro Cultura del Mare A.P.S./AICS, in collaborazione con la Lega Navale Italiana – Sez. di Manfredonia e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, ha organizzato Mercoledì 3 agosto 2022 un evento per far rivivere le intramontabili emozioni regalateci dal delfino Filippo, che con la sua presenza ha impreziosito e reso famoso in tutto il mondo Manfredonia e il suo golfo.

Incredibile ma vero! Lo spazio esterno della sede sportiva della Lega Navale di Manfredonia è stato occupato da centinaia di persone, venute anche da città limitrofe. Segno tangibile che il delfino Filippo ha lasciato un ricordo indelebile nei cuori di tanti.

Si ringraziano le autorità presenti: il Vicesindaco Giuseppe Basta, il Consigliere Regionale Giandiego Gatta, l’On. Antonio Tasso, il Comandante della Capitaneria di Porto di Manfredonia C.F. Antonio Cilento, il Vicecomandante della Stazione dei Carabinieri di Manfredonia Maresciallo Maggiore Massimo Melillo e gli Assessori del Comune di Manfredonia Grazia Pennella e Antonio Vitulano. Un ringraziamento al Presidente della Gespo – Marina del Gargano Ciro Gelsomino e alle numerose associazioni che hanno accolto il nostro invito: il Vicepresidente Yachting Club Marina del Gargano Roberto Murgo, il Presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia – Sez. di Manfredonia Cav. Dino Salice, la Presidente del Lions Club di Manfredonia Sipontum Maridele Simone, il referente per la cultura e l’economia del mare del Distretto Puglia del Lions Clubs International Salvatore Guglielmi ed il Presidente del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia Michele Ferri.

La serata è iniziata con la prima relazione Il delfino Filippo: ambasciatore del Golfo Sipontino tenuta dal prof. Giovanni Simone, che con la proiezione di una sequenza di immagini ha fatto rivivere negli ospiti le fasi più salienti della presenza del cetaceo, dal suo arrivo fino alla tragica scomparsa.

Il Dr. Vincenzo Prunella, responsabile del settore tartarughe e mammiferi marini del WWF di Taranto, ha relazionato su Un delfino nell’ecosistema uomo. Il Prof. Nicola Zizzo, docente di Anatomia Patologica Dipartimento Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Bari, ha esposto la sua relazione Parliamo del delfino Filippo… Da ricordare che il prof. Zizzo, quando Filippo era in vita, diede la sua disponibilità monitorando lo stato di salute del nostro cetaceo. Grazie anche a lui siamo riusciti a recuperare, dopo un accurato trattamento, l’apparato scheletrico di Filippo, attualmente esposto nel Centro Studi e Ricerche della Cultura del Mare, in viale Miramare, dove è possibile visionare numerosi reperti riguardanti la storia marinara sipontina, la flora, la fauna e una ricca collezione di conchiglie del nostro golfo.

Le interessanti relazioni presentate, di alto profilo scientifico, hanno illustrato argomenti riguardanti altri aspetti di questi meravigliosi e intelligenti mammiferi marini.

Molto attesa dal pubblico la verità che ha decretato la tragica morte del delfino Filippo; infatti il prof. Nicola Zizzo è l’anatomo patologo a cui venne affidato, dalla Procura di Foggia, l’incarico peritale sul cetaceo con l’esame autoptico, effettuato presso la sala dell’asta del vecchio mercato ittico di Manfredonia per stabilirne la causa del decesso.

La dichiarazione del Prof. Zizzo ha lasciato tutti con l’amaro in bocca nell’apprendere che la morte del povero Filippo, in base alle lesioni riscontrate, è stata causata da una esplosione subacquea. È stato accertato, inoltre, che il cetaceo negli anni pregressi ha subito altri maltrattamenti.

Il gesto spietato e inconsulto di uno o di pochi non deve gettare discredito sulla nostra comunità. Lo dimostra la presenza di tantissimi uditori in questa serata, testimonianza vera dell’amore che i cittadini nutrivano e nutrono tuttora per questo meraviglioso e splendido cetaceo.

In alcuni intermezzi, Franco Rinaldi ha esordito con una canzone in vernacolo dedicata al mare e con una sua poesia intitolata Felíppe u taleföne. Altrettanto emozionanti e coinvolgenti l’esecuzione di altri due brani, una poesia di Francesco Granatiero, sempre su Filippo, ed una canzone del prof. Michele Guglielmi e G. Totaro.

Un sentito ringraziamento al moderatore arch. Donato D’Andrea e al responsabile di Comunication News di Manfredonia Andrea Colaianni, che ha trasmesso un mix di filmati su Filippo.

nota di p. Franco Moscone crs, Arcivescovo dell’Arcidiocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

«Non possiamo assolutamente tacere, oggi, di fronte alla notizia di presunti maltrattamenti e violenze fisiche perpetrati da alcuni operatori socio-sanitari della Cooperativa S. Chiara nei confronti di alcuni anziani in stato fisico e mentale debolissimo, ricoverati presso la RSA Stella Maris, di proprietà della Congregazione ‘Famiglia dei Discepoli’ presente da più decenni in diocesi, la cui opera ultradecennale nel territorio è riconosciuta preziosa dall’intera opinione pubblica locale per il servizio reso secondo lo spirito evangelico.

Pur se la proprietà e la Direzione della Residenza Stella Maris, non hanno alcuna responsabilità per simili inumani comportamenti, che invece risultano danneggiate nell’immagine sociale, tuttavia non possiamo non condannare gli atti di violenza alla persona che è sempre e comunque degna di rispetto e di amorevole cura, ancor più se in stato di estrema incapacità fisica e mentale: ribadiamo che non è assolutamente tollerabile simile degenerazione del welfare comunitario in dispregio di ogni deontologia professionale che invece deve essere ancor più attentamente protesa al servizio della persona in stato di fragilità.

E dunque, a tutti noi, impegnati ancora oggi a spendere energie a favore dei nostri fratelli, in specie se anziani e fragili, e non solo, è richiesto di avere occhi nuovi e attenzioni nuove per quell’essere presente dell’Altro, anziano o povero o straniero o ammalato o portatore di handicap, che è posto, per la durata dei nostri giorni, accanto a noi dalla Divina Provvidenza, sull’esempio del Samaritano evangelico e sull’esperienza tramandatici dai padri».

Stamani, 03 agosto 2022, la Polizia di Stato di Foggia, ha eseguito un’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari a carico di quattro indagati, tutti Operatori Socio Sanitari (OSS) impiegati nella R.S.A. “Stella Maris” di Manfredonia.

L’odierno provvedimento emesso dal GIP presso il Tribunale di Foggia si fonda su una richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica e ha ad oggetto i delitti di maltrattamenti e di violenza sessuale nei confronti di alcuni pazienti ricoverati nella residenza.  

Gli arrestati sono tre residenti di Manfredonia e uno a Monte Sant’Angelo, rispettivamente del 42enne A. V. il presunto violentatore, D. N. 31 anni, M. P. 25 anni e il 37enne M. S..

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L’attività investigativa della Squadra Mobile di Foggia, ha preso avvio nel mese di giugno scorso allorquando è pervenuta presso il Commissariato di P.S. di Manfredonia una lettera anonima in busta chiusa nella quale venivano narrati sommariamente presunti episodi di maltrattamenti che alcuni Operatori Socio Sanitari ponevano in essere nei confronti di alcuni pazienti ricoverati presso la R.S.A. di Manfredonia. All’interno della busta vi era anche una chiavetta USB contenente un file audio video sul quale erano state registrate le urla di un’anziana donna.

Al fine di riscontrare quanto informalmente appreso si è provveduto ad installare diversi presidi tecnici all’interno della struttura oggetto di denuncia, i quali, già dopo pochi giorni dall’attivazione, hanno permesso di registrare numerosi e reiterati abusi, fisici e psicologici, da parte degli operatori a danno di pazienti in età avanzata con patologie altamente invalidanti. 

Ha osservato il Giudice che gli odierni indagati hanno posto in essere condotte “prevaricatrici ed inutilmente punitive” ispirate “a mera volontà denigratoria ovvero da un irrazionale intento di ricondurre a contegni di autocontrollo e disciplina soggetti del tutto incapaci, a causa del loro stato fisico e mentale”.

Uno degli indagati è gravemente indiziato anche di aver compiuto delle violenze sessuali nei confronti di due degenti.

Ad ogni modo, l’indagato, in quanto tale, è presunto innocente fino ad una eventuale sentenza definitiva di condanna. La sua posizione penale sarà oggetto di nuove valutazioni in sede di dibattimento o procedimenti speciali con l’indispensabile contributo della difesa. 

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