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Ieri, martedì 14 marzo 202, alle ore 10.00, a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero della cultura, è stato assegnato il Premio Nazionale del Paesaggio.

Ra le bellissime realtà paesaggistiche, ambientali e naturali, c’è l’Oasi Laguna del Re, ambiente protetto nell’agro sipontino. A curarne le sue peculiarità e preziosità ambientali, naturalistiche e faunistiche, è l’Associazione Centro Studi Naturalistici Onlus-Puglia, che ha ricevuto la Menzione Speciale. L’associazione è curata dai dott. Vincenzo Rizzi e Maurizio Marrese, da sempre in prima linea per la salvaguardia di ambiente, natura, faunistica, paesaggi e specie protette, con un’attività, anche di controllo, dell’Oasi Lago salso, parte integrante del Parco nazionale Del Gargano.

La manifestazione, giunta alla IV edizione, attribuisce, a cadenza biennale, un riconoscimento a un progetto che si è distinto per la capacità di valorizzare il paesaggio attraverso azioni di salvaguardia, gestione o pianificazione, in linea con i 4 criteri indicati dall’Ue (esemplarità, sviluppo territoriale sostenibile, partecipazione, sensibilizzazione).

L’iniziativa si svolge in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita nel 2016 con l’obiettivo “di promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati”.

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Si è svolto a Palazzo San Domenico l’incontro tra una delegazione del Parco – rappresentata dal Presidente Pasquale Pazienza e dal liquidatore di Oasi Lago Salso SpA Gianfranco Ursitti – e l’Amministrazione comunale di Manfredonia rappresentata dal suo Sindaco Gianni Rotice, dagli Assessori e dai capigruppo di maggioranza in Consiglio comunale.

L’incontro, chiesto dal Sindaco Rotice (da qualche mese al lavoro con l’Ente parco sullo specifico tema), affronta la questione legata alla necessità di ridefinire la gestione del sito. Tutela ambientale, legalità, valorizzazione delle risorse naturali, e fruizione turistico-ricreativa. Queste le direttrici tematiche per il rilancio di una delle zone umide più importanti della fascia adriatica in considerazione delle tre dimensioni che caratterizzano il concetto dello sviluppo sostenibile, ovvero quella ambientale, quella sociale e quella economica. 

“L'idea congiunta con l’Ente Parco, con il quale stiamo proficuamente dialogando e collaborando - spiega il Sindaco Rotice - è quella di seguire un percorso di recupero, di valorizzazione ambientale e socio-economica dell’intera area anche attraverso la creazione di una Fondazione dedicata allo sviluppo e gestione di attività di didattica ambientale e ludico-ricreative con eventuale ricettività, utili ad aprire l'area a una vera e responsabile fruizione, unitamente ad una costante attività di gestione e di controllo, la cui esigenza è fortemente avvertita nel sito. Un asset strategico che si incastra perfettamente nell’azione di programmazione intrapresa dall’Amministrazione e dalla comunità di Manfredonia rispetto alle dinamiche di sviluppo futuro, che si basa sulla valorizzazione delle vocazioni locali e la tutela della salute. Una concreta occasione per creare impresa e lavoro per i tanti giovani qualificati del territorio e irrobustire l’indotto turistico per tutto l’anno”.

La proposta della presidenza dell’Ente Parco è da sempre stata basata sulla prioritaria necessità di realizzare – nella zona paludosa e dei prati allagati – una Riserva Naturale di Stato che, affidata ai Carabinieri Tutela Biodiversità per una reale tutela degli ambienti naturali ivi esistenti, possa essere il presupposto a cui agganciare una gestione ad hoc della restante parte del sito attraverso cui attivare utili processi di valorizzazione socio-economica dell’intera area.

Nella ferma idea dell’Ente parco, la rafforzata presenza dell’Arma nell’area assicurerebbe, non solo il maggiore e più attento controllo di una zona da sempre oggetto di vari abusi (per esempio, il bracconaggio, la pesca di frodo, ecc.), mai efficacemente contrastati, ma permetterebbe anche di svolgere più qualificate attività di monitoraggio della biodiversità ivi esistente e una più efficace ed efficiente manutenzione della vegetazione e, in particolare, dei canneti nella zona umida.

La proposta di progetto – così come prospettata dalla presidenza del Parco – prevede anche la possibilità di avere nell’area la presenza di una unità a cavallo e di una cinofila dei Carabinieri con cui rafforzare l’attività di sorveglianza e i cui animali – al di fuori del servizio d’Istituto e grazie al coinvolgimento delle competenze presenti nella ASL Foggia e nell’associazionismo volontario specializzato – possano essere impiegati nello svolgimento di attività (come, per esempio, quella della pet therapy) orientate al perseguimento di obiettivi socio-sanitari a vantaggio di quelle categorie di individui bisognevoli di tale tipo di percorsi.

“Ringrazio il Sindaco Rotice per l’invito all’incontro nel quale ho trovato motivo ed entusiasmo per presentare nuovamente una proposta riorganizzativa della gestione dell’area dell’Oasi Lago Salso, una delle zone umide più importanti dell’Italia meridionale. L’area, per buona parte vincolata alla Direttiva Habitat, e significativamente categorizzata come SIC (Sito d’Interesse Comunitario) e ZPS (Zona di Protezione Speciale) – ovvero interdetta a qualsiasi forma di uso se non la salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali – è caratterizzata da una straordinaria e variegata presenza di ecosistemi, ma anche da consistenti criticità particolarmente riferibili alla mancanza di un adeguato controllo del territorio – da cui deriva l’esistenza nell’area di situazioni di abuso e, più in generale, di illegalità – e agli elevatissimi costi economici da affrontare per manutenere gli assetti ambientali del sito; costi che nessun bilancio – né del Comune di Manfredonia, né di qualsiasi altra pubblica amministrazione locale – sarebbe in grado di adeguatamente sostenere. Oltre a rappresentare un importante presidio di controllo e di legalità, la presenza nell’Oasi del Reparto Carabinieri Tutela Biodiversità risulterebbe sicuramente risolutiva anche di questo importante aspetto. Grazie, infatti, all’impiego di addestrate risorse umane già impegnate dai reparti tutela biodiversità dell’Arma si potrebbe procedere alla realizzazione di imprescindibili interventi manutentivi nell’area ottimizzando la spesa pubblica che lo Stato dedica all’importante tema della tutela della biodiversità. Sono queste le precondizioni da affermare affinché il sito dell’Oasi Lago Salso possa essere reso oggetto di una sana fruizione, ovvero di una vera e responsabile valorizzazione socio-economica, a beneficio non soltanto della Comunità del Golfo sipontino, ma anche di quelle dell’intero Gargano e della provincia di Foggia. Il Parco, come è già stato dimostrato attraverso le scelte del recente passato, non sosterrà e non accompagnerà scelte diverse dall’affermazione nel sito di un modello di governance efficace, efficiente e trasparente teso a una prospettiva di lungo termine e all’affermazione dei principi alla base di uno sviluppo territoriale sostenibile”, ha concluso il Presidente Pazienza. 

Spiaggiamento di cetacei lungo le coste. Danni alla pesca locale. Alterazione della biodiversità. Deterioramento delle aree marine protette. Ricadute negative sul turismo. 
 
Sono alcune delle evidenze emerse dal “Dossier Trivelle”, che è stato ultimato dalla task force scientifica costituita da Anna Grazia Maraschio, assessora all’ambiente della Regione Puglia. Un lavoro, quello della conoscenza scientifica, fortemente voluto dall’assessora per contrastare le attività estrattive delle trivelle lungo le coste pugliesi. 
 
Sul tema l’altra novità riguarda la nota che il presidente Michele Emiliano e l’assessora Maraschio, hanno inviato al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro della Transizione Ecologica, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, per chiedere un incontro al Governo, al fine di sottoporre gli esiti del documento redatto dagli scienziati e per valutare le molteplici soluzioni utili a trovare alternative di approvvigionamento energetico molto più convenienti dal punto di vista economico e molto meno invasive sull’ambiente, rispetto all’attività delle trivelle. Allo stesso tempo si sta lavorando alla via del ricorso. 
 
“Il dossier è un documento di grande importanza scientifica che sancisce l’inutilità in termini di approvvigionamento energetico e il danno in termini ambientali dell’uso delle trivelle nei nostri mari pugliesi. Dal documento appare chiaro come la Puglia abbia un ruolo ecologico non solo locale, essendo il crocevia di processi cruciali per tutto il Mediterraneo orientale. Qualunque attività che alteri le condizioni dei mari pugliesi ha ripercussioni ecosistemiche molto più vaste. Sul piano locale, invece, emerge chiaramente come le trivelle provocheranno danni irreparabili all’ecosistema marino, ai cetacei, alle specie commerciali, causando effetti nefasti alle attività pugliesi legate al turismo e alla pesca. Non possiamo permetterlo”. Sono le dichiarazioni di Anna Grazia Maraschio. 
 
Nello specifico entra il dossier redatto dagli esperti della task force. Un team formato da esperti di fama nazionale: Ferdinando Boero, chair alla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, Vito Felice Uricchio, dirigente dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Cnr, e Angelo Tursi, professore di Ecologia applicata all’Università di Bari. Di seguito alcuni stralci che evidenziano i danni causati dalle trivelle: 
 
“Per poter effettuare la ricerca di giacimenti di idrocarburi nelle acque, si utilizza in genere la tecnica dell’air gun. Il rumore prodotto è tale da poter influenzare in modo negativo gli apparati acustici dei mammiferi marini (presenti in forma stabile nei mari di Puglia e in particolare nel Golfo di Taranto), protetti da leggi nazionali e internazionali. Nei tratti di costa interessati dalle prospezioni i cetacei sono molto frequenti. Il loro ruolo ecologico è importante per il buon funzionamento degli ecosistemi, e quindi causarne la morte, il disorientamento e l’allontanamento rappresenta un’influenza avversa per gli ecosistemi marini”.
 
“La produzione di rumori a intensità crescente per far allontanare i cetacei, come proposto nelle modalità operative delle prospezioni, avranno l’effetto di allontanare i cetacei dalle loro aree di alimentazione, causando danno alle loro abitudini alimentari. Tali animali non devono essere disturbati, in quanto protetti. Si inizierà con suoni più bassi per farli allontanare dalle zone oggetto di indagine. Tali zone saranno battute a tappeto con un notevolissimo impatto sonoro dovuto a intense pulsazioni. Un disturbo così intenso e ripetuto potrebbe indurre i cetacei a lasciare le aree di foraggiamento, facendoli spostare in zone meno ricche. Potrebbero anche indurli ad entrare in Adriatico, una vera e propria trappola per esemplari di grande taglia come i capodogli che, una volta entrati in Adriatico, spesso spiaggiano”.
 
“Gli impatti derivanti dai punti precedenti hanno serie ripercussioni sulle popolazioni di specie di interesse commerciale, infrangendo le prescrizioni che hanno la finalità di salvaguardare risorse alimentari rinnovabili che, se impattate oltre certi limiti, possono avere difficoltà a rinnovarsi, con implicazioni negative sulle attività di pesca. L’impatto del rumore intensissimo altera la biodiversità, ha influenza sulle specie commerciali e altera il funzionamento delle reti alimentari, incidendo anche su tutti i livelli intermedi di complessità della biodiversità animale”.

L’Ente Parco Nazionale del Gargano ha rinnovato la partecipazione al progetto di Greenpeace “Mare Caldo” che ha sviluppato una rete costiera di stazioni di monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici nei mari italiani.

Sono sei i sensori di monitoraggio installati grazie al finanziamento dell’Ente Parco e sono ubicati in due macro zone nell’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti. I sensori registrano l’andamento delle temperature e sono posizionati fino a 40 metri di profondità, a differenza di quanto fatto in precedenza dove l’andamento riguardava l’analisi della temperatura superficiale dell’acqua.

L’Ente Parco Nazionale del Gargano rinnova la partecipazione al progetto di Greenpeace con un impegno diretto sia sul piano dell’investimento economico sia attraverso l’impiego di personale tecnico. 

Il Parco infatti provvede alla manutenzione dei sensori necessari alla misurazione delle temperature in mare, a curare la periodica raccolta per l’acquisizione dei dati e a fornire il supporto logistico in mare per attività di documentazione foto e video e per campagne di monitoraggio scientifico.

L’obiettivo della raccolta dati è quello di studiare gli andamenti stagionali e eventuali anomalie come picchi di calore o alterazioni del termoclino e sviluppare uno studio comparativo tra le diverse aree in modo da aumentare le conoscenze relative ai mari e mettere in atto strategie locali di mitigazione. 

“Il Parco ha sottoscritto il rinnovo a questo importante progetto nella convinzione che l’analisi sul lungo periodo dei dati raccolti possa consentirci di determinare meglio gli effetti del cambiamento climatico e delle anomalie termiche nell’Area marina protetta e di conseguenza mettere in campo azioni efficaci per il mantenimento della biodiversità. E’ innegabile che gli habitat delle Isole Tremiti stiano soffrendo dell’impatto generato dai cambiamenti climatici, per questo le attività di monitoraggio, in questo caso inserite in un partenariato nazionale, risultano assolutamente necessarie per programmare strategie di intervento mirate”, ha dichiarato il presidente Pasquale Pazienza.

Mare Caldo è un progetto ideato da Greenpeace e realizzato in collaborazione con il DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) dell’Università di Genova che è responsabile di analizzare e mettere a confronto con cadenza periodica i dati di temperatura registrati dalle diverse stazioni aderenti e di caricarli sulla piattaforma mediterranea T-MedNET.

Al progetto hanno anche aderito le seguenti Aree Marine Protette italiane: Portofino, Plemmirio, TavolaraPunta Coda Cavallo, Capo Carbonara – Villasimius, Miramare; Torre Guaceto, Isole di Ventotene e Santo Stefano, Isola dell’Asinara e Cinque Terre.

“Alla luce della cronica emergenza idrica in Puglia, è fondamentale che la Regione pianifichi interventi di lungo periodo, anche in considerazione del fatto che oltre il 50% del nostro territorio è a rischio desertificazione. Si deve fare il massimo per garantire la continuità della risorsa idrica e per ottimizzarne l’utilizzo. Lo scorso anno ANBI ha lanciato su scala nazionale il ‘Piano Laghetti’ per trattenere e non disperdere l’acqua piovana aumentando la capacità di invaso che include, tra l'altro, l’utilizzo di cave dismesse. Un piano che in Puglia risulta  già avviato grazie  allo stanziamento di 100 mila euro per verificare, attraverso studi specialistici, la possibilità di riutilizzare le cave dismesse come biolaghi per il recupero e il riutilizzo delle acque reflue e di quelle piovane. Un emendamento per cui mi sono battuto, grazie al quale sono state stanziate risorse per verificare, attraverso studi specialistici,  la possibilità di riutilizzare circa 600 cave pugliesi, di cui 125 presenti nella provincia di Lecce, che  nel complesso sviluppano diverse centinaia di ettari per un potenziale di diversi milioni di metri cubi di acqua. Risorse che hanno permesso alle società di progettazione coinvolte di trasmettere gli studi di fattibilità, alla luce dei quali  possiamo dare seguito a questa misura straordinaria che permetterebbe di rinaturalizzare questi volumi scavati nella pietra  e di recuperare grandi quantità di acqua, oltre a migliorare la biodiversità e il microclima e strappare al degrado importanti zone del nostro territorio”. Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili. 

“La realizzazione dei biolaghi - continua Casili - permetterebbe di riqualificare quei siti  ottenendo una fonte di acqua di qualità a basso costo, recuperata virtuosamente, da utilizzare in periodi di forte stress idrico. Trasformare le nostre cave dismesse in biolaghi migliora non solo la qualità del nostro paesaggio, ma crea condizioni microclimatiche meno severe che favoriscono maggiore biodiversità e un virtuoso recupero delle acque a cui non possiamo più sottrarci. Mi interfaccerò con gli assessori per essere consequenziale a questi studi e realizzare i primi biolaghi con importanti ricadute in termini ambientali e produttivi”.

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il disegno di legge in materia di foreste e filiere forestali.

Il provvedimento legislativo nasce dall'esigenza di aggiornare la normativa regionale al decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 (Testo unico in materia di foreste e filiere forestali), adottando un nuovo testo unico in materia, che introduce innovativi approcci concettuali e nuovi strumenti operativi, derivati dagli impegni internazionali del Paese e dalle nuove politiche europee in materia forestale, di agricoltura, ambiente, paesaggio, commercio e sviluppo rurale. Per le sue specificità geografiche ed ecologiche, la Puglia custodisce un inestimabile patrimonio di biodiversità, pari alla sua vulnerabilità ecologica. 

Nel testo di legge sono stati definiti puntuali indirizzi politici di programmazione, al fine di tutelare e valorizzare attivamente la risorsa forestale regionale e creare nuove opportunità di sviluppo. 

Vengono apportando le modifiche necessarie per garantire la coerenza delle norme e per adeguare, aggiornare e semplificare il linguaggio normativo, risolvendo eventuali incongruenze, in considerazione dei consolidati orientamenti giurisprudenziali.

La legge promuove la tutela e la gestione sostenibile e razionale del bene bosco, garantendo il recupero ecologico e produttivo dei terreni degradati e abbandonati, il presidio del territorio, la sicurezza idrogeologica e la prevenzione dagli incendi boschivi, la salvaguardia del paesaggio e della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, lo sviluppo socioeconomico e la crescita occupazionale delle aree interne e rurali della Regione, riducendo l'approvvigionamento extraregionale di materiali legnosi e valorizzando le filiere locali. 

Si intende quindi,

  • migliorare le funzioni e i compiti amministrativi in materia di boschi e foreste riservate alla competenza della Regione e quelle attribuite o delegate agli enti locali e funzionali;
  • disciplinare gli strumenti di programmazione e pianificazione forestale in coerenza con gli strumenti di politica e pianificazione regionale e territoriale in materia di tutela di ambiente, paesaggio, dissesto idrogeologico e incendio boschivo, nonché di sviluppo socioeconomico locale e regionale;
  • disciplinare le attività di gestione del demanio forestale e delle proprietà forestali pubbliche e private; disciplinare e semplificare il sistema autorizzativo in materia di tagli boschivi e relativamente al vincolo idrogeologico;
  • semplificare il sistema autorizzativo in materia di trasformazione del bosco e misure compensative; promuovere e disciplinare la produzione forestale e dei prodotti forestali non legnosi;
  • promuovere e disciplinare l'associazionismo dei proprietari forestali pubblici e privati, nonché la vivaistica forestale;
  • disciplinare la viabilità forestale;
  • aggiornare le disposizioni in merito all'albo delle imprese forestali, alla formazione e alla competenza professionale degli operatori forestali;
  • introdurre disposizioni in merito alle azioni di imboschimento, rimboschimento e recupero delle aree degradate, abbandonate e silenti;
  • aggiornare le disposizioni inerenti le statistiche, l'inventario e la carta forestale;
  • promuovere la ricerca e la sperimentazione. 

Per la stesura del provvedimento le strutture regionali si sono avvalse della collaborazione del Centro Politiche e Bioeconomia del CREA di Roma e del contributo e confronto con il Tavolo Tecnico Consultivo Forestale Regionale. 

Con un emendamento aggiuntivo proposto dall’assessore regionale all'agricoltura DonatoPentassuglia è stato abrogato l’articolo 10 della legge regionale n. 30 del 30 novembre 2022, riguardante l’inquadramento del personale dell’Agenzia ARIF. 

Su proposta del consigliere regionale Antonio Tutolo, un altro emendamento aggiuntivo ha modificato l’articolo della legge di bilancio 2021 riguardante l’indice di fabbricabilità fondiaria in zona agricola con cui è previsto un incremento fino a 0,1 mc/mq. 

Accordo trovato tra Regione Puglia e Regione Campania in materia di sistema idrico integrato e fonti di approvvigionamento. Grazie al positivo confronto tra le due Regioni in sinergia con l’Acquedotto pugliese, la Regione Campania, in uno spirito di leale collaborazione, si è impegnata ad approvare in Giunta domani e presentare al Consiglio regionale delle integrazioni alla legge regionale per chiarire che tra le infrastrutture della grande adduzione primaria di interesse regionale della Campania, non sono comprese le infrastrutture di interesse interregionale, che rimangono assoggettate alla disciplina dell’accordo di programma vigente. Questo chiarimento normativo supera in modo soddisfacente ogni dubbio e potenziale equivoco per i quali la Regione Puglia esprime la propria condivisione e soddisfazione la questione.

“Quando si collabora nell’interesse esclusivo dei cittadini e dello sviluppo dei territori – ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – ogni ostacolo viene meno e la secolare vicinanza tra Campania e Puglia ne esce rafforzata. Ringrazio il presidente Vincenzo De Luca e la sua struttura tecnica per essere intervenuti sulla questione: saremo pronti a collaborare nello strategico settore idrico e su ogni altro aspetto di interesse delle due regioni e l’intero Mezzogiorno”.

Rifiuti, Casili: “Serve la collaborazione a più livelli istituzionali per accelerare la realizzazione di impianti pubblici”.

"Apprendiamo la notizia del pronunciamento del Tar della Lombardia che ha annullato la deliberazione n. 363/2021 dell’Arera con cui tutte le Regioni sono state chiamate a definire alcuni impianti di gestione dei rifiuti come ‘minimi’ poiché funzionali alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani sottoponendo tali impianti a tariffe di accesso regolate. La Regione Puglia ha dato attuazione a queste previsioni con la DGR 2251/2021. Secondo il Tar l’inclusione di impianti privati tra quelli minimi genera obblighi particolarmente stringenti in capo a soggetti operanti in regime di libero mercato. In Puglia alcuni impianti privati sono stati ricompresi tra quelli minimi soprattutto a causa del ritardo che tutti conosciamo nella realizzazione di impianti pubblici. Questa situazione ci deve rendere ancor più consapevoli della necessità di lavorare in fretta per realizzare gli impianti pubblici che aspettiamo da anni. Purtroppo in questi anni i conflitti sul territorio hanno rappresentato dei freni che non hanno permesso lo sviluppo di una programmazione ponderata e serena”. Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili.
“Troppo spesso - continua Casili - per questioni campanilistiche è stata osteggiata dalle comunità la realizzazione di impianti che, invece, se realizzati con le migliori tecniche e sottoposti a controlli adeguati, possono essere una opportunità per il territorio, permettendo di ridurre i costi di gestione del servizio e, quindi, i costi in capo ai cittadini. La sentenza del Tar deve essere uno stimolo per fare più in fretta possibile nel dare finalmente attuazione alle previsioni del Piano rifiuti. Non bisogna perdere tempo, dobbiamo intercettare tutte le risorse pubbliche pubbliche a disposizione. Per evitare il perenne ricorso agli impianti privati dobbiamo avviare una seria collaborazione a tutti i livelli istituzionali. Bisogna superare conflitti territoriali e strumentalizzazioni politiche che stanno rischiando di creare incertezze e rallentamenti. Solo in questo modo potremo essere in grado di garantire tariffe adeguate e un efficiente servizio ai cittadini sui quali oggi ricadono costi eccessivi ed inefficienze. Ora contiamo che la Regione Puglia, insieme alle altre Regioni, riesca ad individuare una soluzione transitoria sulla quale ovviamente non dobbiamo cullarci. Apriamo una volta per tutte un percorso virtuoso, che impegni prima di tutto i Comuni, per realizzare finalmente tutti gli impianti pubblici indispensabili a chiudere il ciclo nel rispetto dei principi dell'economia circolare”.

Rifiuti, Forza Italia: "Quanto pagheranno i cittadini? Emiliano chiarisca in Aula".

nota dei consiglieri regionali di Forza Italia Paride Mazzotta, Napoleone Cera, Paolo Dell’Erba e Massimiliano Di Cuia.
“Il Tar ha annullato la delibera Arera, utilizzata per “chiudere” il Piano Rifiuti. La domanda che rivolgiamo ad Emiliano e alla sua Giunta è la seguente: i cittadini pagheranno tariffe più elevate? Questo è un punto nevralgico che il presidente dovrebbe chiarire in Aula. Cosa che gli chiediamo formalmente. Governano da oltre 16 anni la Regione e non sono riusciti a realizzare impianti pubblici, tanto da dover imporre ai privati un servizio a prezzi imposti. Per la scarsissima - o meglio, inesistente - programmazione anche su questo fronte, abbiamo perso i finanziamenti europei per realizzare gli impianti che ci servivano. Un cane che si morde la coda. Ed oggi i risultati sono questi. Quindi, come rappresentanti dei cittadini guardiamo alle “tasche”: vogliamo sapere che ripercussioni avrà tutto questo non solo sul Piano Rifiuti - approvato con una incomprensibile fretta - ma anche e soprattutto sull’economia delle nostre famiglie”.

Rifiuti, FdI. "Una gestione fallimentare che porterà solo ad aumenti della Tari".

nota del capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Ventola, a nome del Gruppo regionale.
“La sentenza del TAR Lombardia sull’annullamento della delibera ARERA non fa altro che rendere più problematica la gestione dei rifiuti pugliese che era già di per sé tragica. È evidente che oggi siamo di fronte a una decisione che mette in discussione il Piano rifiuti, che non solo non abbiamo votato, ma del quale avevamo denunciato tutte le criticità a cominciare dalle enunciazioni: si proclama lo smaltimento pubblico, ma si conferisce agli impianti privati. Ad oggi non risulta aperto nessun impianto pubblico, così come previsto dalla road map illustrata al momento dell’adozione del Piano. Tutti privati ai quale si voleva imporre il prezzo.
Un'assurdità il cui peso ora ricadrà sulle tasche dei pugliesi costretti a pagare una delle Tari più alte d'Italia. Ancora una volta viene certificato il fallimento delle politiche sui rifiuti del governo Emiliano anche sul piano della gestione amministrativa".

Rifiuti. Azione: “Salta il Piano e ora esploderanno tariffe. Lo ha deciso Tar. Paghiamo la vergogna di mancanza impianti”.

“Non se ne può più. È saltato il Piano dei rifiuti. Ora esploderanno le tariffe. Lo ha deciso il Tar della Lombardia, annullando una delibera dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente - ARERA, usata dalla Regione Puglia per coprire una delle più grandi vergogne: la mancanza d’impianti pubblici per chiudere il ciclo dei rifiuti, usando le migliori tecnologia e senza illusioni da dopolavoristi.”
Lo comunicano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, dei Consiglieri Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.
“Diciamolo subito a scanso di equivoci e a evitare scuse.
La Regione Puglia ha usato, per chiudere il Piano dei rifiuti approvato di recente, una delibera dell’ARERA, ed è quella delibera ad essere stata dichiarata illegittima da TAR, travolgendo quindi a cascata tutti gli atti regionali che ad essa facevano riferimento.
Ma diffidiamo dall’usare questa ragione per giustificare il vero fatto neppure tanto sotto inteso: la clamorosa mancanza di impianti e la perdita di milioni e milioni di finanziamenti europei per realizzarli, considerato che la delibera ARERA è stata usata dalla Regione proprio per coprire inerzie e inettitudini. Il fatto che la toppa sia stata dichiarata inutilizzabile, dunque, non giustifica i responsabili del buco.
Ricapitoliamo. La Regione Puglia, non disponendo di impianti pubblici, aveva deciso di chiudere il Piano dei rifiuti requisendo, a prezzo imposto e su un mercato libero, tutta la capacità produttiva degli impianti privati - inceneritori, discariche e impianti di compostaggio. Un escamotage per non mettere in evidenza un clamoroso fallimento.
Il TAR ha detto che questo rimedio non è legittimo, per cui l’uso degli impianti privati - eventualmente - dovrà avvenire al prezzo stabilito dal mercato, con più che probabili impennate delle tariffe.
Anche su questo - ahinoi! - avevamo denunciato in Consiglio regionale la clamorosa mancanza di impianti e la politicizzazione ideologica dell’argomento rifiuti, passato incredibilmente da problema tecnologico a questione teoretica, ossia a questione di vita contemplativa posta in contrasto con la vita attiva. Insomma, un fuori luogo.
Studieremo a fondo la questione per capire come aiutare i cittadini dall’invasione della monnezza e come sostenere i sindaci dall’eventualità di dover aumentare le tariffe”.

Maraschio replica ai consiglieri di Azione.

“Affermare che il Piano dei Rifiuti sia saltato con la sentenza del Tar Lombardia è una grave menzogna. È bene che si sappia con categorica chiarezza: il Piano regionale dei rifiuti non viene assolutamente menzionato dalla sentenza. La sentenza del Tar Lombardia, annullando la delibera Arera, ha annullato le delibere applicative fatte da tutte le Regioni d’Italia. Non c’è nessun caso pugliese”. Lo dichiara l’assessora all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, in merito alla sentenza del Tar Lombardia che con una recente sentenza ha annullato la deliberazione n. 363/2021 dell’Autorità di regolazione Arera.
“La norma regolatoria annullata disponeva a tutte le Regioni di definire alcuni impianti di gestione dei rifiuti come “minimi”, poiché funzionali alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani, in presenza di determinate condizioni di mercato previste dalla stessa norma – prosegue Maraschio - tale delibera prevedeva inoltre determinati meccanismi di calcolo per la definizione delle tariffe di accesso ai cosiddetti impianti minimi, sulla base di parametri trasparenti e costi efficienti. La Regione Puglia, come altre Regioni, ha applicato tale norma con deliberazione della giunta regionale n. 2251 del 30.12.2021 nei termini previsti dalla delibera Arera sovraordinata, individuando quali impianti minimi gli impianti di recupero Forsu, gli impianti di recupero con valorizzazione energetica e le discariche”.
“La Regione Puglia procederà alla valutazione delle necessarie determinazioni conseguenti all’annullamento della delibera Arera, congiuntamente con le altre Regioni nei tavoli istituzionali nazionali, adottando tutte le misure utili e necessarie a tutelare le comunità locali nel perseguimento degli obiettivi fissati in materia di gestione dei rifiuti urbani. Continuano dunque le attività avviate dalla Regione e dai Comuni pugliesi nel percorso di attuazione delle politiche ambientali, improntate all’economia circolare, nel perseguimento degli obiettivi fissati dal Piano che restano immutati. Si respingono, dunque, le interpretazioni strumentali e irrealistiche comunicate da alcuni gruppi politici, che correlano in modo improprio la sentenza all’annullamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani”.

Lega Puglia: "Sui rifiuti ennesima bocciatura del duo Emiliano-Grandaliano, adesso si commissari l’Ager".

nota dei consiglieri regionali della Lega Puglia Giacomo Conserva, Fabio Romito e Gianfranco De Blasi.
"Il piano dei rifiuti, oggetto di molteplici osservazioni critiche da parte dei consiglieri di opposizione, è destinato ad implodere a causa di una sentenza del TAR Lombardia, che ha annullato la delibera ARERA che nei fatti consentiva alla Regione Puglia di mascherare la drammatica mancanza di impianti causata dall’improvvisazione e dalla mancanza di prospettiva della Giunta Emiliano.
Adesso non potranno più nascondere la polvere sotto al tappeto e noi pretenderemo, in Aula, che il tema centrale della gestione del ciclo dei rifiuti venga affrontato in modo definitivo con trasparenza, competenza e prospettiva.
Non è pensabile che a decidere del flusso dei rifiuti di una intera Regione sia una Agenzia, senza criteri oggettivi, senza procedure di evidenza pubblica, senza programmazione alcuna ma affidandosi solo alla discrezionalità e all’arbitrio.
Un sistema così immaginato lede il diritto alla concorrenza, affossa le competenze e soffoca ogni genere di potenziale sviluppo economico e tecnologico del settore.
Questa sentenza censura un’epoca di superficialità e mancanza di visione.
In questo momento bisognerà comprendere in che modo evitare una mazzata senza precedenti per comuni e contribuenti. Per abbassare le tariffe servono più impianti, più tecnologia, più sviluppo di processi a impatto zero, non metodi da economia sovietica, evidentemente ritenuti illegittimi".

nota a margine della Commissione Agricoltura del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Michele Picaro.

“In Puglia ci sono 1.000 tartufai, ma solo 70 sono autorizzati ad andare a cercare tartufi nel Parco dell’Alta Murgia per una restrizione che non avrebbe ragion d’essere anche in base alle norme nazionali che prevedono che per ogni tartufaio ci siano 3mila ettari a disposizione, mentre nel Parco per ognuno dei 70 che ne sono 11mila.

“Così ha riferito in audizione il presidente dell’associazione dei tartufai pugliesi, Vito Leccese, che da anni sta conducendo una battaglia perché il numero delle autorizzazioni venga aumentato, non solo in base agli ettari a disposizione nel Parco, ma perché di quelle oasi naturali e protette loro sono i custodi del bosco, non certo i devastatori, per questo è davvero penalizzante il numero così basso che riguarda loro, ma non chi sulla murgia va a fare funghi, il cardoncello su tutti. Per gli appassionati fungaioli, infatti, viene richiesto il tesserino ma non ci sono limitazioni di accesso. Per altro limitazioni che vengono imposte solo in Puglia e nessun’altra Regione d’Italia.

“Per questo sarebbe opportuno che il presidente del Parco dell’Alta Murgia, Francesco Tarantini, che oggi non era in Commissione, sebbene invitato, perché impegnato altrove, spiegasse perché ha ribadito agli uffici dell’assessorato all’Agricoltura che il numero delle autorizzazioni doveva restare 70 senza motivarne il motivo. Così come sarebbe opportuno che si insediasse il comitato tecnico per il monitoraggio delle attività inerenti la raccolta, la conservazione e la commercializzazione dei tartufi così come previsto nella legge regionale n.8 del 2015, ma mi istituito, per poter affrontare in quel contesto il problema delle autorizzazioni. Come Fratelli d’Italia solleciteremo l’assessore Donato Pentassuglia a dar seguito, proponendo una modifica alla legge che prevede che il comitato sia composto da: a) un dirigente o un funzionario della Sezione competente; b) un rappresentante designato dal Comando Regione Carabinieri Forestali Puglia; c) dirigenti o funzionari degli enti parco nazionali e regionali (un componente per ogni ente parco); d) un esperto designato dal Dipartimento scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Di.S.S.P.A.) all'Università degli studi di Bari; e) un esperto designato dal Dipartimento di scienze agrarie, degli alimenti e dell'ambiente dell'Università degli studi di Foggia; f) un esperto designato dal Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell'Università del Salento; g) un esperto designato dalle associazioni micologiche di cui all'articolo 13. La modifica che proponiamo è che nel comitato dei tartufi ci siano le associazioni dei tartufai che invitiamo a iscriversi in un apposito albo regionale.

“Una maggiore raccolta del tartufo bianco significherebbe attirare anche un turismo legato a questo particolare settore anche in termini di gastronomia, limitarci noi stessi è proprio un autogol.”

Con Decreto del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste del 23 dicembre 2022 (GURI Serie Generale n.5 del 07/01/2023) recante “Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalità degli eventi calamitosi verificatisi nei territori della Regione Puglia dal 1° gennaio al 30 settembre 2022”, è stata dichiarata l’esistenza del carattere di eccezionalità dell’evento calamitoso “SICCITÀ DAL 1° GENNAIO AL 30 SETTEMBRE 2022” per i danni causati alle produzioni nell’intero territorio agricolo regionale.

L’Assessore alle Politiche Agricole del Comune di San Severo, Felice Carrabba, ha invitato i titolari di aziende e società agricole ubicate nel territorio comunale che abbiano subito danni alle produzioni agricole a causa della siccità 2022 a presentare la domanda di aiuto per i danni causati dalla medesima siccità 2022 ai sensi dell’art. 13 DL 9 agosto 2022 n. 115 convertito con modificazione dalla Legge 21 settembre 2022 n. 142 e dell’art. 5 co. 2 d.lgs. 29 marzo 2004 n. 102, secondo il modello di cui all.1 della DGR Puglia n.1668/2022 avendo cura di allegarvi:

- copia del Documento di Identità del richiedente in corso di validità;

- visura CCIAA aggiornata;

- copia del fascicolo aziendale (scheda di validazione temporalmente più vicina all’evento calamitoso).

La domanda di erogazione degli aiuti dovrà essere presentata in formato cartaceo all’Ufficio Protocollo del Comune di San Severo sito in Piazza Municipio, oppure via pec all’indirizzo di posta elettronica dell’Ente:

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." target="_blank">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.severo.fg.it entro il termine di 45 giorni dalla pubblicazione del Decreto Ministeriale del 23.12.2022 nella Gazzetta Ufficiale avvenuta il 7 gennaio 2023, a pena di decadenza.

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