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a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

La Piana di Macchia dovrebbe rappresentare il futuro agro-turistico di Monte Sant’Angelo, nonché la zona residenziale per la presenza di villaggi turistici. Purtroppo tutto ciò è ancora da venire, in quanto ci sono pochi investimenti, con evidenti conflittualità di chi vorrebbe lasciare l’intera fascia costiera così come è, senza alcun intervento dell’uomo. Anche perchè, in questi ultimi decenni, la Piana di Macchia ha subìto, forse in maniera selvaggia, negli anni Settanta, un processo industriale deleterio, con l’insediamento di industrie pesanti, come quella dell’Enichem, senza alcun riguardo per l’ambiente. Ciò ha provocato, con la sua chiusura, una grave crisi occupazionale dell’intera zona. E, oggi, non contento del passato, si parla di nuovi insediamenti industriali riguardanti la raccolta e la rigenerazione della plastica e di altre sostanze inquinanti. Dall’altra parte, fino a qualche anno fa abbiamo assistito all’insediamento di piccole industrie, sorte nell’ambito del  “Contratto d’Area” riguardante i  comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo  e Mattinata. Ma tutto ciò non ha risolto il problema dell’occupazione. Anzi, da un punto di vista socio-economico, l’ha aggravato, in quanto non vi sono stati altri investimenti in settori che oggi si ritengono fondamentali, come quello del turismo e dell’innovazione.

Tuttavia vogliamo approfondire tale questione, anche alla luce di problematiche che oggi interessano direttamente la qualità della vita delle popolazioni che vi vivono, ai confini della Piana di Macchia-Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata. Ma prima di affrontare tale questione, vogliamo soffermare la nostra attenzione  sull’assegnazione della Piana di Macchia al Comune di Monte Sant’Angelo, il cui problema oggi ritorna in riferimento alla gestione di alcune strutture e impianti industriali che si vogliono sviluppare, fra cui lo stesso Porto Alti Fondali. Del resto sappiamo che tale questione, riguardante i confini fra i due Comuni, si presentò subito dopo lo sviluppo industriale della zona e quindi la nascita dell’Enichem in territorio di Monte Sant’Angelo, però ai confini di Manfredonia, tanto che ciò determinò la nascita di vari problemi riguardati l’inquinamento che colpiva principalmente la città sipontina e, quindi, metteva in gioco la salute e la qualità della vita delle popolazioni confinanti. Questione che chiamava in causa direttamente anche la rideterminazione dei confini  fra i due comuni, tanto da interessare direttamente l’intervento degli storici locali. Da parte nostra possiamo affermare che  la controversia disputa sulla definizione degli ambiti territoriali,  per la verità si protraeva  da più  di due secoli, senza che alcun elemento nuovo venisse a suffragare la tesi del Comune di Manfredonia per una revisione dei confini. L’oggetto del contendere, tuttavia, non era tanto una ridefinizione territoriale dei due comuni, quanto la gestione di una parte della Piana di Macchia, i cui ambiti giurisdizionali e istituzionali ricadono nel Comune di Monte Sant’Angelo. Vediamone, tuttavia, i termini storici e giuridici. La conquista normanna (sec. XI) aveva cancellato gran parte dei precedenti ordinamenti giuridici ed ecclesiastici, emanati da Ludovico II (871) ed Ottone I (967) a favore della diocesi di Siponto, legata a quella di Monte Sant’Angelo per via del Santuario micaelico. Lo stesso conte Enrico (1078-1101), infatti, autonomamente, al di fuori della giurisdizione sipontina, aveva creato un suo feudo o Comitatus, il cui dominio si estendeva, negli ultimi anni dell’XI secolo, da Lucera a Fiorentino, a Vaccarizza, a Siponto, per risalire, lungo la costa del Gargano, da Vieste a Rodi, a Cagnano, per scendere, infine, nell’interno del Promontorio a S. Nicandro e a Rignano.

In seguito il feudo di Monte Sant’Angelo, sotto gli Svevi e gli Angioini, diventerà l’Honor Sancti Michaelis, e costituirà integralmente un bene dotale a pannaggio delle regine e principi angioini e aragonesi. Così si legge nel testamento di Federico II “Concedimus etiam eidem civitatem Montis Sancti Angeli, cum toto honore suo omnibus civitatibus, castris et villis, terris, pertinentiis et iustitiis et rationibus eidem honori pertinentibus, scilicet que de damanio in demanio et que de servitio in servitium”.

A dare poi una consistenza giurisdizionale al feudo di Monte Sant’Angelo interverranno le susseguenti appartenenze del territorio alla Corona o al Demanio, nonché le ripetute donazioni allo Scandeberg (1464), al di Sangro (1487) e al Gran Capitano Consalvo di Cordova (1497). Tutto ciò in piena epoca cinquecentesca. E proprio in quest’epoca all’Università di Monte Sant’Angelo appartenevano due estesi territori, chiusi agli usi civici, ovvero “difese” , quella di Vota e quella di Casiglia, con una superficie complessiva di oltre 5.000 ettari. Il territorio di Casiglia comprendeva l’attuale Piana di Macchia, che andava dal Vallone di Varcaro a quello di Pulsano. Il possesso di Vota non è stato mai contestato al Comune, mentre quello di Casiglia, pur rivendicato dall’Università, in lite col barone, fin dal 1580, fu oggetto di contesa con il feudatario, ma fu assegnato definitivamente al Comune  con l’eversione della feudalità

Nel 1552 il feudo di Monte Sant’Angelo fu acquistato dal principe Geronimo Grimaldi. Lo strumento fu rogato dal notaio Marco Andrea Schioppa, “le cui scritture si conservano dal notaio Giuseppe Palma”, al quale dovettero pervenire dall’archivio notarile del notaio Di Bergolis, che li possedeva alla fine del ‘700, secondo una notizia dello storico sipontino Matteo Spinelli. Il Grimaldi, per lo sfruttamento dell’intero territorio, dovette sostenere diverse vertenze giudiziarie, sia contro l’Università stessa di Monte Sant’Angelo, che contro il barone, i comuni confinanti, la Mensa Arcivescovile e gli altri enti religiosi. La materia del contendere è contenuta in diversi volumi conservati nella Biblioteca comunale, in cui sono riportatati tutti i verbali giudiziari delle liti tra il Comune di  Monte Sant’Angelo e quello di Manfredonia, tra i Grimaldi e il Comune di Monte Sant’Angelo, fra i Grimaldi e la Mensa Arcivescovile, tra i Grimaldi e i privati cittadini di Monte Sant’Angelo, ora per il taglio della legna, ora per le cesine (disboscamenti), ora per le cisterne, ora per la raccolta della manna. A tale proposito si veda anche il mio libro:  I Grimaldi. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feudalità all’Unità d’Italia, Bastogi Editrice Italiana, Foggia 2006. Le soluzioni definitive delle vertenze, comunque, spettavano sempre al Sacro Regio Consiglio (S. R. C.), che decideva solo dopo decenni di istruttorie, sopralluoghi, relazioni di esperti e disposizioni provvisorie. Sull’imparzialità di tale tribunale non si possono avere dubbi fondati, anche se lo storico sipontino Spinelli, afferma che i baroni di Monte erano stati favoriti dalla “venalità dei tribunali del Regno”. In realtà  le sentenze del S. R. C. non hanno mai dimostrato una prevalente disponibilità per le ragioni dei baroni, ma hanno, invece, saputo riconoscere la validità delle istanze delle varie parti in causa con molta ponderatezza ed equità.

Dopo quelle con l’Università, le liti più lunghe e più numerose i Grimaldi le ebbero con la Mensa Arcivescovile. Questa, rifacendosi alle più lontane origini, sosteneva che, ad eccezione della Foresta Umbra, appartenente all’Università di Monte Sant’Angelo (su quella di Casiglia accampava diritti di promiscuità il Comune di Manfredonia) e delle terre di privati, tutto il restante territorio apparteneva a quella Mensa. Nel 1627 fu dato incarico all’Uditore Sanguineto di far luce sulla contesa, e nello stesso anno, il barone Filippo Grimaldi, su relazione di quel principe del foro che era il Rovito, ottenne dal Collaterale un decreto a lui favorevole.

Nel 1658 ci fu un accordo fra l’allora arcivescovo Giovanni Alfonso Puccinelli e il barone. L’atto notarile dell’accordo fu stipulato dal notaio Leonardo Prencipe in Monte Sant’Angelo. Le terre assegnate alla Mensa erano ubicate a Mattinatella (100 versure), alle Granelle (30 versure), a Torre di Lupo (40 versure) e a Vignanotica (12 versure). Questo accordo, che sembrava avesse risolto per sempre ogni lite tra il barone e la Mensa Arcivescovile, durò una novantina di anni, fino a quando, cioè, non fu ritenuto inadeguato dalla Mensa, che riprese le ostilità verso la metà del secolo successivo.

Dopo varie temperie di offese e di ritorsioni si arriva all’ottobre del 1773, quando il Tavolaro Nicola Schioppa, per incarico del consigliere Nicola Maria Vespoli, dopo mesi di lavoro sul posto, dopo un anno di studio accurato dei documenti, sentenze e decreti, che si erano accumulati dalle origini e dopo l’elaborazione di mappe e carte topografiche, portò a termine la sua relazione. Le conclusioni della relazione del Tavolaro Schioppa furono fatte proprie dal S. R. C., che, nel settembre del 1780, rigettò le richieste della Mensa, giudicando pienamente valido l’accordo Puccinelli, del 1658. Ma non si concludeva, con il superamento delle predette questioni, il giro delle liti. Il riscatto della feudalità, chiesto dal Comune di Monte Sant’Angelo, fece scattare le pretese dei comuni confinanti di S. Giovanni Rotondo e di Manfredonia. Per dirimere le contese fu dato incarico al marchese Vivenzio, il quale fu inviato sul posto con ampi poteri decisionali. Egli si servì della perizia di due agronomi, Pollio e Porpora, che effettuarono, entro il 1801, un’accurata ricognizione di tutto il territorio e redassero delle mappe, con le quali illustrarono le loro relazioni. Per quanto riguarda il comune di S. Giovanni i relatori Pollio e Porpora, proposero, in base alle richieste avanzate, una rettifica di confine, concedendo i territori di Quarto dell’Abete, di S. Egidio e di Pantano. Per quanto riguarda il Comune di Manfredonia, che rivendicava sempre il pieno dominio su quella parte di Casiglia, che, dal Vallone Varcaro saliva alla Montagna, fino al Macerone, attraverso la valle della Molinella, Ruggiano e Campolato, e quindi si riportava alla pianta della città, i periti Pollio e Porpora, ritenendo valide la Platea del Berlingieri, che sanciva a livello ufficiale i confini territoriali di altre città come Vico, Vieste, Carpino, Cagnano, S. Marco in Lamis, rigettavano le pretese del Comune  di Manfredonia. Tuttavia nel 1810 il ripartitore Zurlo, in sede di quotazione, assegnò a Manfredonia tutto il territorio denominato Cozzolete, una parte della zona denominata Montagna, e quella parte della difesa di Casiglia che, dalle adiacenze della città, arriva fino al Vallone di Pulsano tra il mare a sud e le alture a nord. Non le fu concesso il territorio richiesto fino al Vallone di Varcaro, ma le fu assegnato, nel 1812, per interessamento dell’allora sindaco G. T. Giordani, il bosco della Cavolecchia, ritagliato  dal bosco Quarto, della estensione di 320 ettari circa. Così dopo l’operato del commissario Zurlo e del perito Del Pozzo, l’intera superficie del Comune di Monte Sant’Angelo risultava di 31.000 ettari. Essa si estendeva per una trentina di chilometri sul mare, dai pressi di Manfredonia fino al Vallone di Vignanotica, sotto il monte Barone, a poca distanza da Pugnochiuso, e per una trentina di chilometri, in linea d’area dal mare, verso l’interno del Promontorio, il tutto in forma di un quadrilatero, con un’appendice, in forma di corno, che si addentrava profondamente nel territorio di S. Giovanni Rotondo. Questi confini corrisponderebbero precisamente a quelli attuali, se dall’intero territorio non fosse stato staccato quello assegnato a Mattinata, nella parte orientale, per circa 7.000 ettari, dopo che divenne comune autonomo nel 1955. Del territorio boschivo, una parte divenne demanio forestale dello Stato (Umbra, Iacotenente, M. Barone), e una parte costituì il patrimonio del comune (Quarto, Spigno, Umbricchio, Signor Marco, Lama di Milo, Vergone del Luo, Marguara). Di tale patrimonio facevano parte, ovviamente, anche le due grandi difese di Casiglia e di Vota, che originariamente avevano un’estensione complessiva di oltre 5.000 ettari, ma che sono passate quasi integralmente nelle mani dei privati, con usurpazioni e affrancazioni.

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nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Nei giorni della nostra Festa Patronale abbiamo avuto l’occasione di leggere la Lettera Pastorale dell’Arcivescovo di Manfredonia, pubblicata, il 16 settembre 2021, sul Periodico “VOCI E VOLTI” dell’Arcidiocesi. A pagina 15 dell’inserto, che riproduce integralmente quella lettera, si possono leggere le seguenti parole dell’Arcivescovo:

Mi permetto, anche se sono convinto che non è ruolo della Chiesa e del suo Magistero intervenire con osservazioni di tipo ‘politico’, che spettano alle autorità democraticamente istituite secondo la Costituzione, di suggerire un possibile progetto, che potrebbe essere di aiuto all’ambiente e responsabilizzare maggiormente la popolazione tutta. Forse è tempo di pensare anche alla modifica dei confini delle istituzioni comunali rimasti fermi all’età del ventennio fascista. Di sicuro sarebbe più coinvolgente e responsabile se l’area industriale ex Enichem, dismessa e non del tutto bonificata e a continuo rischio di ‘bomba ecologica innescata’, passasse all’amministrazione di Manfredonia…”.

Il sindaco d’Arienzo era a conoscenza di questa sorprendente proposta? Ora che ne ha contezza, che ne pensa? Scenderà in campo, come è suo dovere, per difendere la nostra Istituzione Comunale? Qual è in merito il pensiero del Presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Vergura?

Lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile” ritiene che su questo argomento sia opportuno convocare il Consiglio Comunale».

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Dopo la pausa estiva che ha visto la presentazione del progetto a Monte Sant'Angelo, nella cornice di FestambienteSud 2021, ricominciano le attività di Generazione Circolare, il progetto con l'obiettivo di aumentare tra i giovani la consapevolezza verso i temi dell’economia circolare, mirando a rendere il sistema produttivo più sostenibile sul lungo termine.

Per la transizione ecologica, tema alla base del PNRR, diventano sempre più importanti le azioni di sensibilizzazione rivolte ai giovani sui temi della sostenibilità ambientale legata ai cicli produttivi.

Su questo assunto si basano le 5 giornate di forum, dibattiti e workshop aperte a tutti (basta aderire sul sito www.generazionecircolare.it) e previste tra il 6 e il 28 ottobre e dislocate tra Candela, Foggia ed Apricena.

Il progetto della Provincia di Foggia, in partnership con Legambiente Gaia Foggia, Candela APS, FestambienteSud e finanziato dall'Unione Province Italiane, ripartirà il 6 ottobre con la firma del contratto formativo con i giovani che stanno aderendo tramite la piattaforma www.generazionecircolare.it. Il 15 ottobre, invece, è in programma il workshop "L'interesse dell'industria verso l'economia circolare", presso la sede di Confindustria; si proseguirà il 16 ottobre a Candela con l'EcoForum Provinciale sull’Economia Circolare, workshop e laboratorio sull'Agroecologia che vedono come temi "Il suolo come serbatoio in grado di sottrarre anidride carbonica all’atmosfera" e il "Biometano". L'approfondimento sul rapporto tra artigianato ed economia circolare sarà al centro della giornata del 23 presso la sede di CNA Foggia, mentre si chiuderà il 28 ottobre a Palazzo Dogana (Foggia) con il seminario conclusivo per la verifica dei risultati e la presentazione delle idee progettuali.

Dettagli, approfondimenti e modalità di adesione sono disponibili sul sito www.generazionecircolare.it

Questa mattina, domenica 26 settembre 2021  si è svolta la prima edizione della “Ultra 50 K Gargano”, di 30 miglia, “Trofeo Cristalda e Pizzomunno”, una maratona inserita nel Calendario nazionale FIDAL e IUTA per l’anno 2021, con termine gara massimo di sette ore.

Organizzata dalla ASD GARGANO 2000 Manfredonia, con il Patrocinio della Regione Puglia, del Presidente del Consiglio Regionale della Regione Puglia, del Comune di Monte Sant’Angelo, sito Patrimonio dell’Unesco, del Comune di Vieste, dell’Ente Parco Nazionale del Gargano, con gestione Foresta Umbra Sito Unesco, la gara, classificata “Bronze”, era valida per il Gran Prix IUTA e Campionato Italiano 30 miglia IUTA.

Per un funzionale e sicuro svolgimento, la gara ha avuto il prezioso supporto della Polizia Stradale, sez. di Vieste, e della Polizia Locale dei singoli paesi attraversati.

Polizia Stradale Vieste

La manifestazione 50K Gargano Ultra Maratona ha visto la partecipazione di cittadini italiani e stranieri, ed era aperta alle categorie:

  • Tesserati FIDAL Seniores (SM/SF, da 23 anni ed oltre);
  • Promesse (PM/PF, 20-22 anni) ed Assoluti in regola con il tesseramento federale 2021;
  • Tesserati “Runcard”, “Runcard EPS” e “Runcard Trail” (età minima 20 anni - millesimo di età);
  • Atleti tesserati all’estero con altre federazioni sportive affiliate alla World Athletics.

La partenza è avvenuta alle ore 09:30 dal Bivio di Carbonara S.P. 52 Bis, come anticipato su un percorso di 30 miglia, pari a 48.28032 km,  iniziando dal Bivio Carbonara S.P. 52 BIS - Monte Sant’Angelo, per proseguire sulla S. P. 52 BIS per la Foresta Umbra (sito Unesco) km 23, proseguimento a Destra per S.P. 52 BIS per Vieste, S.P. 52 BIS passaggio Hotel Ginestre proseguimento fino SP.52 - Bivio S.S. 89 Garganica svoltare a Destra e proseguire per i Villaggi Sea Garden Club - Centro Vacanze Oriente - Villaggio Le Diomedee - Cariglia Carni sino al km 48 , 200 di Lungomare Europa – VIESTE.

Gli arrivi, differenziati per categoria, sono stati:

  • per il Campionato Italiano IUTA 30 miglia presso Lido MARILUPE- Vieste;
  • per la 50 K Ultramaratona dl Gargano in Viale Marinai d’Italia, posizionato in zona centrale della villa.

Di seguito si riportano i primi classificati per categoria

Seniores Maschile (SM)

Battista

 Lorenzo

1993

Quarato

 Domenico Pio

1996

Totaro

Vincenzo

1991

Seniores 40 Maschile (SM40)

Glave

Michele

1977

Quitadamo

 Michele

1977

Seniores 45 Maschile (SM45)

Fiale

Michele

1976

Trotta

 Francesco

1972

Seniores 50 Maschile (SM50)

Castriotta

 Filippo

1967

Seniores 55 Maschile (SM55)

D'ascanio

Cosimo Alessandro

1966

Di Candia

Cosmo

1963

Fatone

Giuseppe

1965

Ferrandino

 Giovanni

1962

Guerra

Leonardo

1964

Seniores 60 Maschile (SM60)

Ciuffreda

Nicola

1961

Pergolese

 Michele

1959

Vitulano

Felice

1960

Seniores 65 Maschile (SM65)

Granatiero

 Giovanni

1953

Seniores 75 Maschile (SM75)

Carpineto

 Lorenzo

1945

 

QUI IL REGOLAMENTO IN PDF DELLA GARA.

INFO: ASS.GARGANO 2000 ONLUS MANFREDONIA

 

a cura di Donato Troiano.

Sono trascorsi 45 anni dallo scoppio della colonna di Prilling verificatosi presso l’ex Stabilimento Enichem di Macchia il 26 settembre 1976.

Una quantità enorme di arsenico, misto a vapore acqueo, si sparse nell’atmosfera precipitando al suolo nel giro di poche ore.

Un disastro ambientale di straordinarie proporzioni, che costituì un duro colpo per la salute delle popolazioni di Macchia e di Manfredonia e per un grande numero di lavoratori, mettendo a dura prova anche l’economia dell’intero Comprensorio.

Ero stato eletto Sindaco di Monte S. Angelo da appena due mesi. Avevo 28 anni. Quell’evento drammatico fu per me un vero e proprio battesimo di fuoco, da cui uscii rafforzato nel mio ruolo di Primo Cittadino grazie a tre fattori: la strettissima e proficua collaborazione tra me e il Sindaco di Manfredonia, il compianto senatore Michele Magno; il sostegno immediato della Direzione Nazionale del mio partito, il Partito Comunista Italiano che, tra l’altro, mi segnalò il prof. Sequi, docente di Chimica Industriale presso l’Università degli Studi di Pisa, quale componente del Comitato Scientifico; il supporto tecnico-giuridico del Segretario Generale del Comune di Monte S. Angelo, dott. Antonio Nasuti.

Furono giorni di intensa attività amministrativa connotata da numerosi provvedimenti di somma urgenza, prevalentemente di carattere sanitario, assunti a tutela della salute delle popolazioni e dei lavoratori e per il fissaggio dell’arsenico nel terreno su cui era abbondantemente caduto.

Quello scoppio colse tutti di sorpresa – lavoratori, popolazioni e amministratori pubblici – poiché si verificò solo dopo sette anni di attività produttiva degli impianti dell’ANIC (poi denominata Enichem), la cui collocazione in territorio di Monte S. Angelo ma a ridosso della Città di Manfredonia era stata il frutto di una scelta del Governo Nazionale dell’epoca.

Una decisione prima subita e poi accettata in cambio di migliaia di posti di lavoro e con la prospettiva di uno sviluppo industriale che negli anni a venire avrebbe investito tutto il territorio e che, purtroppo, non si verificò e si concluse con la chiusura dello Stabilimento e una crisi economica che investì tutte e tre le Comunità: Manfredonia, Monte S. Angelo e Mattinata.

Fu quella “un’accettazione” determinata dal bisogno di lavoro e di occupazione delle popolazioni locali, che comportò la contestuale (forse inconsapevole) rinuncia di una prospettiva alternativa di sviluppo, fondata sulla “risorsa mare”.

Oggi, a distanza di poco meno di 60 anni da quella scelta del Governo Nazionale, un nuovo pericolo incombe sulla salute delle popolazioni di Macchia e di Manfredonia, frutto ancora una volta di scelte che si stanno compiendo dall’alto, in luoghi istituzionali diversi da quelli locali.

Ancora una volta una scelta rischiosa, che non tiene conto della vocazione del territorio, poiché mira a trasformare la zona industriale di Macchia e di Manfredonia in una Piattaforma regionale/nazionale per il trattamento dei rifiuti.

In questa direzione sono in campo, purtroppo, già tre iniziative: l’impianto per il trattamento della plastica, l’impianto per la trasformazione degli pneumatici in disuso e le due proposte imprenditoriali della Seasif Holding per la lavorazione della bentonite e per la selezione dei materiali di scarto delle miniere e degli scavi marini.

Su queste iniziative, inspiegabilmente, non sono fornite alle popolazioni locali le dovute informazioni, come se si trattasse di progetti coperti da brevetti, che invece non esistono.

A differenza degli anni ’60 questa volta si vuole “scambiare” questa tipologia di investimenti per poche decine di posti di lavoro in una situazione economica e sociale molto diversa e, certamente, migliore rispetto a quella in cui fu decisa l’ubicazione dell’ANIC.

Oggi le popolazioni del nostro Comprensorio e le Istituzioni locali possono pretendere e lottare per una diversa prospettiva di sviluppo, che assicuri occupazione e benessere nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute di chi vive e opera in questo bellissimo territorio. E le condizioni ci sono tutte!

Questa diversa prospettiva di futuro, però, non può “scendere dal cielo”. C’è bisogno di una vasta e pacifica mobilitazione delle popolazioni, delle associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, del mondo della cultura e della scuola, che abbia questi obiettivi:

*la revoca della Deliberazione dell’Assemblea Generale del Consorzio ASI di Foggia del 2018 di modifica del Regolamento per l’insediamento di impianti ambientali negli agglomerati di pertinenza del Consorzio e il ripristino del testo del Regolamento approvato nel 2010 su iniziativa dell’ex Presidente ASI Franco Mastroluca;

*l’annullamento delle Deliberazioni della Giunta Comunale di Monte S. Angelo n. 30, n. 31 e n. 32 del 3 marzo 2018, mediante ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale;

*l’organizzazione di appositi “tavoli di confronto” tra le Istituzioni locali, le forze politiche, sociali e culturali dell’intero territorio al fine di definire una innovativa proposta di sviluppo compatibile con la tutela dell’ambiente e con la difesa della salute delle popolazioni locali.

Nessuno può tirarsi fuori da questa battaglia di civiltà e di progresso, a meno che non si voglia mettere in atto ancora una volta “il gioco dello scaricabarile”, attribuendo soltanto a Monte S. Angelo la responsabilità di ciò che sta per accadere nella zona industriale di Macchia.

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Operazione congiunta della Squadra Mobile della Questura di Foggia e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia per catturare e arrestare un noto pregiudicato latitante dallo scorso dicembre 2020.

Le manette son scattate per Fabrizio Bonalumi (nella foto), classe 1988, figlio di Olinto, anch’egli pluripregiudicato foggiano meglio conosciuto come “Lupin”.  L’arresto è avvenuto a Monte Sant’Angelo.

Da tempo sulle sue tracce, e la costante attenzione rivolta dalle Forze di polizia all’area garganica, ha permesso di individuare una donna sentimentalmente legata all’uomo. Seguendo le sue tracce gli operatori di polizia sono riusciti a risalire ad un piccolo appartamento del centro storico di Monte Sant’Angelo  ove aveva trovato rifugio il ricercato. Nel corso della successiva perquisizione è stata altresì rinvenuta modica quantità di sostanza stupefacente del tipo marjuana, per la quale la donna è stata segnalata amministrativamente alla competente Prefettura.

Su Fabrizio Bonalumi pendeva, infatti, il provvedimento di ordine di carcerazione per la condanna  alla pena di 8 mesi di reclusione, perché resosi responsabile dei  reati di violenza privata e lesioni personali nonché violazione del provvedimento della sorveglianza speciale previsto dal d. lsg. 159/2011 precedentemente emesso nei sui confronti in virtù dei suoi trascorsi criminali.

Il trentatreenne, originario di Foggia, è noto alle Forze dell’ordine per plurimi precedenti penali, quali estorsione, rapina aggravata, stupefacenti, minacce con armi, nonché guida reiterata senza patente o sotto l’effetto di alcol, sostituzione di persona, resistenza, violenza e ripetute false dichiarazione rese al Pubblico Ufficiale nel corso dei controlli a cui è stato sottoposto.

Nota del Mett Up Monte in Movimento.

«Dal sito istituzionale del Comune di Monte Sant’Angelo, apprendiamo che in data 23/09/2021 è stato reso noto “l’AVVISO PUBBLICO DI SELEZIONE PER TITOLI AI FINI DELLA FORMAZIONE DI UN ELENCO RILEVATORI PER IL CENSIMENTO PERMANENTE DELLA POPOLAZIONE 2021” a cui speriamo in una partecipazione di massa!
“La domanda di partecipazione va presentata dal 24.09.2021 e inoltrata entro le ore 12:00 del 30.09.2021”.

Sono soltanto sei i giorni (sabato e domenica compresi) che intercorrono tra la pubblicazione dell’Avviso e l’inoltro delle domande.

Noi del Meet Up Monte in MoVimento riteniamo che il periodo utile per presentare la domanda di partecipazione non consenta a tutti (TUTTI) i cittadini interessati di prenderne contezza.
Con un periodo utile di soli sei giorni dalla pubblicazione dell’Avviso riteniamo che il principio della trasparenza sia alquanto sacrificato, in quanto non sufficiente per una divulgazione appropriata.
L’art. 1 della Costituzione stabilisce che “La sovranità appartiene al popolo” riconoscendo con ciò il cittadino “sovrano”.

Crediamo sia appena il caso di sottolineare che il concetto dell’esercizio del controllo è esteso a tutti coloro che, a vario titolo e per qualunque ragione, sono interessati all’attività della pubblica amministrazione.

In mancanza di opposizione quale organo di controllo, va fatto anche questo appunto.

È bene precisare che la trasparenza non si assicura unicamente attraverso la pubblicazione dell’azione amministrativa, ma anche mediante l’istituto della pianificazione.

In questo modo ci sarebbe stata sicuramente maggiore divulgazione e coinvolgimento della cittadinanza, oltre a garantire ampiamente il principio di imparzialità.

Questo è ciò che farebbe un’amministrazione efficace ed efficiente, soprattutto in vista di un obbligo di legge come quello delle adesioni al censimento ISTAT».

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

SCARICA QUI UN DOCUMENTO IN PDF CHE RIASSUME GLI IMPIANTI PLASTICA ANDATI IN FIAMME E CHE HANNO PRODOTTO VELENI

Il Gargano presenta una varietà di paesaggi, con una perfetta simbiosi fra il mondo vegetale e il mondo animale, misto a una presenza non trascurabile riguardante le bellezze naturali della costa marina, con il suo mondo che si riflette nelle acque del Mare Adriatico, come parte integrante del Mar Mediterraneo. Quindi, un ecosistema complesso che Madre Natura ha voluto farci dono, e di cui il Gargano ne è l’espressione più alta e variegata. Purtroppo una parte importante di esso nel tempo è stata compromessa, allorquando negli anni Sessanta, nella Piana di Macchia, fra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo,  si è voluto creare, grazie alla compiacenza dei nostri politici, un grande complesso industriale, quale è stato il complesso industriale dell’ANIC prima e dell’ENICHEM dopo, altamente inquinante e contro natura. Oggi si vuole fare lo stesso sbaglio, attraverso la creazione di nuovi impianti industriali per la raccolta della plastica e la sua trasformazione: un processo che, secondo noi, è altamente inquinante, ma soprattutto compromette l’ecosistema dell’intera Piana di Macchia. Una zona che non può assolutamente recepire alcuna raccolta di sostanze inquinanti, né rifiuti provenienti da altre parti d’Italia e del Mondo, attraverso l’attuale porto che comprenderebbe approdi da tutte le nazioni che si affacciano sulle sponde del Mare Mediterraneo. Ne va di messo la nostra salute, ma soprattutto la salvaguardia di un patrimonio agro-turistico, quale è, o dovrebbe essere, la vocazione del nostro Gargano e soprattutto della fascia costiera di Manfredonia fino a Vieste, passando attraverso la Piana di Macchia. Una zona che purtroppo ancora non trova la sua vera vocazione e, quindi, la sua vera possibilità di essere valorizzata per quella che si merita.

Questa paura di compromettere il nostro ecosistema ambientale nasce dalla volontà politica di istituire e far nascere nella Piana di Macchia alcuni impianti di raccolta e di lavorazione non solo della plastica, ma anche di sostanze radioattive provenienti da altre parte d’Italia. E questo grazie alla compiacenza dei nostri politici, fra cui i sindaci di Monte Sant’Angelo e di Manfredonia. Infatti, tali Comuni hanno dato il loro parere favorevole alla nascita di alcuni poli industriali lungo la fascia costiera della Piana di Macchia, e anche all’interno, verso le zone pedemontane, il tutto favorito dalla presenza del Porto Alti Fondali di Manfredonia. Tutto questo rientra nella logica di creare un grande polo industriale, che si occupi prevalentemente di raccolta e di riciclo di sostanze tossiche, quali potrebbero essere la raccolta di oggetti di plastica e una loro possibile riutilizzazione a scopo industriale e commerciale. Non è accettabile che oggi l’attuale Porto Alti Fondali di Manfredonia-Monte Sant’Angelo diventi il luogo della lavorazione di milioni di tonnellate di scarti di sostanze tossiche e pericolose. Del resto è a tutti noto che là dove esiste un luogo di raccolta di rifiuti speciali, per forza di cosa deve esistere un termovalorizzatore per bruciare tali rifiuti, prevalentemente tossici e spesso non riciclabili. Inoltre è risaputo che là dove esistono tali strutture industriali è presente anche la criminalità organizzata, che spesso produce ricatti e conseguenzialmente atti di ritorsioni, con azioni che arrivano anche a incendiare le stesse sostanze. Del resto abbiamo diversi esempi di incendi dolosi, là dove sono ubicatiti tali impianti, come per esempio è successo presso un impianto di smaltimento rifiuti di plastica a Lodi: quattro incendi in due mesi. Così come ci sono stati diversi incendi di plastica nei Comuni di Cremona, a Pavia, a Caivano in Campania,  a Palo del Colle, vicino a Bitonto, a Biella, a Squillace, in provincia di Catanzaro, nei comuni di Andria, Pomezia, Anzio e Nettuno e così via, con danni enormi all’ambiente e alla salute della gente di residenza. 

A questo punto ci chiediamo: I Comuni di Monte Sant’Angelo, di Manfredonia e di Mattinata, attraverso i loro rappresentanti, sono favorevoli a tale impianto? Oppure fanno finta di non sapere, a danno certamente della Piana di Macchia, dell’ambiente circostante e  soprattutto della popolazione locale. Purtroppo la popolazione ancora ufficialmente non sa nulla; né è cosciente e quindi consapevole del pericolo che sta per abbattersi sull’intera zona della Piana di Macchia, con gravi conseguenze di ordine ambientale e sanitario,  specie in un periodo, oggi, di grave pandemia, come quella che stiamo attraversando. È mai possibile che il passato non sia oggi di monito per l’avvenire. Un passato da cui ancora oggi ne subiamo le conseguenze, derivanti dalla incompleta bonifica dell’ex stabilimento dell’ENICHEM, che per ben 20 anni ha seminato morte e inquinamento ambientale. Questo tipo di impianto altamente inquinante, con presenza di sostanze tossiche come la plastica, è una bomba ecologica, con un grave danno ambientale ed economico, con ricadute sull’intero sistema produttivo della zona. È tempo ormai che la popolazione tutta prenda coscienza e conoscenza di quanto avviene alle sue spalle e che la politica non sia un elemento di morte, ma di vita.

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Continuiamo a far sentire la nostra voce. Suono delle campane domenica 26 Settembre alle ore 09:40

“La nostra Chiesa locale è più che mai sensibile alla questione ambientale quale questione di ecologia integrale che abbraccia la migliore qualità di vita e la migliore qualità della vita e la salute dell’uomo”

(da “In Cristo trasfigurati”, lettera pastorale 2021-2026 di Padre Franco Moscone Arcivescovo di Manfredonia – Vieste- San Giovanni Rotondo, p. 88)

In occasione del 45° anniversario dello scoppio della torre Enichem contenente arsenico, avvenuta la domenica 26 Settembre 1976 alle 9.40 ed in preparazione alla 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dal titolo Il Pianeta che speriamo, la nostra Chiesa Diocesana vuol far sentire viva e forte la sua voce, pronta a discutere, valutare, discernere, incoraggiare o denunciare, e contemporaneamente tenere aperto il dialogo con le Istituzione in merito a questioni di rilevanza sociale, ambientale, economica e lavorativa.

Nella memoria di tale triste anniversario la Chiesa Diocesana è presente per ricordare e continuare a camminare accanto alla popolazione ed a servizio del territorio.

Pertanto invito tutti i sacerdoti delle Città di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e

Mattinata a suonare a distesa la domenica 26 Settembre 2021 alle ore 09:40 le campane delle proprie chiese e spiegando nelle omelie ai fedeli la motivazione ed esortando la lettura della Lettera Pastorale al paragrafo 4.1. Per una “ecologia integrale” che trasfigura l’AMBIENTE.

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Grazie alla sospensione del Patto di Stabilità e ai finanziamenti lasciati dalle precedenti Amministrazioni Comunali, la Giunta d’Arienzo ha avuto la possibilità di spendere diversi milioni di euro per opere pubbliche.

Tuttavia, nonostante le ingenti risorse finanziarie disponibili, non è stato elaborato e realizzato alcun programma organico di lavori pubblici.

Molti interventi non sono stati realizzati a regola d’arte, mentre molti altri non sono stati ancora portati a termine.

Insomma, l’assetto viario urbano non è stato rivoluzionato, come invece era stato promesso.

A sostegno di questa nostra tesi citiamo alcuni esempi concreti:

  • La sistemazione di un tratto di Corso Vittorio Emanuele e di Via Garibaldi (già deliberata dall’Amministrazione di Iasio) è andata avanti molto a rilento, arrecando danni agli operatori economici della zona storica. In particolare, due manufatti – la fontanella con due parallelepipedi per sedili e la statuetta di San Michele posta sbilenca su un pezzo di colonna a mo’ di segnaletica stradale – hanno dato prova di assenza totale di cultura dell’estetica urbana.
  • I lavori di sistemazione di Piazza Beneficenza e della Villa Comunale (già finanziati dalle Amministrazioni precedenti), che si sarebbero dovuti concludere entro il 19 settembre 2021, sono ormai un cantiere interminabile, che ha creato e sta creando tuttora disagio ai turisti e alle attività economiche.
  • Nonostante siano scaduti i 240 giorni previsti dal contratto, i lavori di trasformazione dell’ex Ostello della Gioventù non sono stati ancora ultimati.
  • Il manto di asfalto della Panoramica Sud, finanziato illegittimamente con 650 mila euro del Comune, si è irragionevolmente consunto dopo appena pochi mesi. Come da contratto, è stato effettuato lo scavo di 15 centimetri? È stato gettato lo stabilizzante per 6 centimetri? Sono stati gettati il bainter per 6 centimetri e il tappetino per 3 centimetri?
  • I lavori di sistemazione del nefasto muro nella zona privata di Poggio del Sole, dove c’è stato l’incidente mortale, sono stati iniziati illegittimamente senza alcun atto e deliberati ex post, in sanatoria.
  • I lavori di bitumazione di Viale Kennedy sono durati qualche mese, perché non sono stati eseguiti a regola d’arte.
  • I lavori di costruzione dei nuovi bagni a servizio del mercato settimanale hanno causato uno sprofondamento dell’ultimo tratto di Via Zuppetta da poco asfaltato. Sono stati spesi 275 mila euro e il piccolissimo gabinetto a distanza di un anno è ancora chiuso!
  • Sono trascorsi quattro anni e non vengono ancora portati a termine i lavori di costruzione della Palestra in zona Galluccio.

Con tanti soldi spesi non è stato costruito alcun parcheggio e il decoro urbano non ha subito alcun miglioramento.

Anche su questi “fatti” è necessaria una seria riflessione da parte di tutti i cittadini, per valutare obiettivamente l’operato del Sindaco e dell’Assessore Fusilli in poco meno di cinque anni di attività amministrativa».

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