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Per un museo delle civiltà

Fino ad adesso, in riferimento alle civiltà e alle culture, da cui deriva l’arte delle varie epoche, ho pensato in maniera settoriale, con l’attenzione rivolta alla loro specificità, specie per quanto riguarda la città di Monte Sant’Angelo, ma in più in generale del Gargano  e, quindi, ai vari musei esistenti, da quello Archeologico al Museo Lapidario, dal Museo Devozionale al Museo Etnografico “G. Tancredi”. Musei generalmente legati al culto micaelico e all’arte medievale.

Oggi invece  vorrei parlare di un Museo delle Civiltà, in maniera tale da superare quella settorialità tematica e abbracciare in un unico contenitore l’insieme della produzione storico-artistica e antropologica che l’uomo è stato ed è tuttora  capace di riprodurre e creare. Un Museo vero e proprio delle Civiltà dell’uomo, incominciando da quello Archeologico legato alla Preistoria e quindi all’antichità, Antropologico legato all’uomo e al rapporto con i luoghi, Etnografico legato alla cultura popolare, Religioso legato al culto micaelico e quindi alla ritualità del pellegrinaggio cristiano e alla cultura religiosa popolare,  all’Arte in generale e, quindi, alla creatività dell’uomo come espressone del divino nell’uomo, come afferma Vittorio Sgarbi, e infine un Museo delle tradizioni popolari, legato ai mestieri e dell’artigianato in generale e così via, creando così un sincretismo culturale fra l’Antico, il Moderno e il Contemporaneo. Un legame stretto e imprescindibile delle nostre culture e delle nostre civiltà passate e presenti.

Un Museo della Vita e quindi della Bellezza, intesa in tutti i sensi e in tutti i modi, come creatività dell’uomo e come espressione di un linguaggio e forme espressive universali. In altri termini un Museo della creatività dell’Uomo, non solo come Arte e Cultura, ma soprattutto come Bellezza universale, dove ritroviamo l’essenza stessa del divino che ha voluto l’Uomo a sua immagine e a suo strumento. Un mondo, quindi, polisemico e polivalente, dove la creatività dell’uomo sia al cento di ogni manifestazione del Mondo e per il Mondo. Tutto ciò lo vorrei realizzare in un grande contenitore, non più diviso per settori, come oggi sono i Musei, ma per aree culturali e spaziali, legati ad un territorio o a più territori. Del resto, se pensiamo al Gargano e in particolare alla nostra città Monte Sant’Angelo,  ci accorgiamo che la storia e le civiltà che essi hanno espresso si sono manifestate attraverso  forme e contenuti legati alle varie epoche e alle varie e molteplici civiltà del passato, da quella Preistorica, legata al megalitismo e, quindi, ai dolmen e menhir di Valle di Pulsano, alla presenza di vari popoli, come i Dauni con le loro stele e la ceramica daunia, i Greci, con la loro civiltà e cultura classica, all’insegna della bellezza e dell’arte, i Romani, il cui impero è a fondamento della civiltà occidentale, e infine la civiltà medievale, con le sue cattedrali e i suoi palazzi signorili, simboli dell’arte romanica e del potere temporale. Popoli e civiltà da cui sono sorte le grandi  cattedrali dell’arte contemporanea, all’insegna della bellezza, che affonda le sue radici nel  passato, con i suoi culti e i suoi miti, di cui ritroviamo tracce nel culto di San Michele sul Gargano: culti e miti come quello di Calcante e Podalirio, di Diomede, di Pilunno, di Mithra e infine il culto cristiano dell’Arcangelo Michele, da cui poi nasceranno i grandi itinerari della fede quale espressione delle vie sacre legate al culto e ai santuari di Santiago di Compostela, Roma e Gerusalemme, da cui ha origine la civiltà occidentale e quindi l’idea di una Europa Unita. Il Gargano ne diventa così il centro propulsore di due grandi civiltà, quella orientale e quella occidentale, all’insegna dell’incontro fra i popoli e le loro culture. Il Museo delle Civiltà dovrebbe testimoniare appunto tale ideale, come espressione dell’incontro fra Occidente ed Oriente, attraverso quella che è la civiltà mediterranea, basata soprattutto sulla civiltà contadina, che affonda le sue radici nel mondo agro-pastorale e soprattutto nella religiosità popolare. Aspetti che noi ritroviamo in parte nei nostri Musei, fra cui quello Lapidario, Devozionale ed Etnografico. L’insieme di tutto dovrebbe costituire il Museo delle Civiltà che abbiamo in mente, attraverso la presenza oggettuale e simbolica di altri manufatti legati alla civiltà mediterranea e, quindi, all’Uomo quale espressione della Bellezza della Natura e del Divino.

Un grande Museo delle Civiltà che può essere ubicato nel nostro Castello, in quanto espressione della presenza di vari popoli che vi abitarono, come i Longobardi, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi,  ognuno portatori di culture e civiltà legate alla storia dell’Italia Meridionale.

Un Museo delle Civiltà quale espressione delle nostre radici  storiche, legate alle diverse culture e civiltà del passato, in un connubio fra il Mondo Occidentale e il Mondo Orientale, tale da creare un sincretismo fra la cultura greco-romana e la cultura cristiana, di cui il pellegrinaggio micaelico ne è la massima espressione. A tale riguardo ho incominciato a creare nel Castello un Museo Archeologico legato alla riproduzione artistica della ceramica daunia e quindi alla civiltà dei
Dauni in terra pugliese. Una civiltà legata non solo ai miti e ai culti del passato, quanto alla storia delle varie città sorte fra l’VIII e il IV secolo a. C., fra cui Arpi, Canosa, Siponto. per poi legare il tutto, attraverso la presenza dei Greci,  dei Romani e dei Bizantini,  al culto micaelico e, quindi, alla nascita della città di Monte Sant’Angelo, con il suo tipico Rione Junno, che ha origine proprio dalla presenza in loco del tempio di Pilunno e quindi del rapporto fra il mondo magico-dionisiaco dell’aldilà e il mondo tardo antico della civiltà rupestre, attraverso la presenza di vari popoli e culture legate ai Bizantini, ai Goti, ai germani e infine ai Longobardi, da cui nasce il pellegrinaggio micaelico e, quindi, la Via Sacra Langobardorum o Via Micaelica. In questo senso la storia e  la cultura della Città di Monte Sant’Angelo  affondano le loro radici non solo nella cultura cristiana, quanto nella civiltà precristiana, legata al mondo dei Dauni e, quindi, della Magna Grecia, attraverso Sipontum e, quindi, Arpi, Canosa, Brindisi e Taranto. Il Gargano sarà terra di approdo e di diffusione delle loro culture e delle loro civiltà legate alla Magna Grecia, un grande contenitore di culture e civiltà del mondo Greco-Romano, alla pari di Agrigento e di altre città della Magna Grecia. In questo senso anche noi meritavamo il riconoscimento di Monte Sant’Angelo Città della Cultura Italiana 2025.

Tuttavia,  per quanto riguarda la città di Monte Sant’Angelo,  ci sono tanti altri temi e tante testimonianze legate alla nostra grande tradizione storica e. quindi. al nostro grande patrimonio artistico e culturale, di cui  il Museo delle Civiltà potrebbe fare emergere, legando il tutto al presente, ma soprattutto al futuro, creando così un percorso della contemporaneità che si riconosca nel presente. Il Museo delle Civiltà serve proprio  a rendere visibile tale percorso storico-culturale, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civiltà, legate ai vari momenti della creatività dell’uomo, ma soprattutto con riferimento alle tante testimonianze che ancora il nostro territorio presenta, dal santuario di San Michele al Castello normanno-svevo-angioino-aragonese, dalla Tomba di Rotari alle numerose chiese sparse in ogni angolo del nostro  territorio, con le numerose pitture di età barocche e ottocentesche, tale da formare, come ho scritto in alcuni miei volumi ancora inediti,  una città dai Mille segreti, fra Miti, Misteri e Leggende, il tutto visto nell’ambito delle civiltà e della cultura religiosa legata al culto di San Michele e alla Via Sacra Micaelica, che ha unito lungo i suoi itinerari l’Europa, dando ad essa una unità politica, oltre che religiosa e culturale.

Tutto questo ha lo scopo di rendere visibile, attraverso il Museo delle Civiltà, il nostro patrimonio culturale, tale da rendere edotto e consapevole non solo la comunità, quanto i nostri giovani, da cui dipende il nostro futuro. Senza la conoscenza del passato, non vi può essere futuro, in quanto il presente si basa proprio sulle radici del passato.

Nella realizzazione di un Museo delle Civiltà c’è bisogno dell’apporto di tutti i componenti istituzionali e civili della Città, con il coinvolgimento di tutto il   territorio, di cui la Città ne è l’espressione. E questo con il fine di  creare le premesse per una visibilità globale della nostra storia e della nostra cultura.

Il Museo Nazionale Jatta, istituzione storico-culturale identitaria della comunità ruvese e richiamo di un turismo sempre più internazionale, ritorna alla fruibilità pubblica.

Nato dalla passione del collezionista Giovanna Jatta e dalla consapevolezza dei suoi eredi circa la funzione sociale della cultura, il Museo, dopo la chiusura per lavori di restauro e adeguamento funzionale e impiantistico, rinnovato in un sapiente compromesso tra tradizione, rispetto e innovazione, a partire da giovedì 19 ottobre contribuirà a dare un importante slancio all’offerta culturale pugliese.

I lunghi e articolati interventi condotti nelle sale del museo, raro esempio di allestimento ottocentesco integralmente conservato, hanno seguito il chiaro intento di coniugare i lavori con le istanze del rispetto e della tutela dell’immagine dell’immobile storico.

Un lavoro corale che ha visto una fattiva collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Puglia a cui il Museo afferisce, nelle persone del dott. Luca Mercuri, Direttore Regionale Musei Puglia al momento dell’avvio dei lavori e del delegato alla Direzione Regionale Musei Puglia, arch. Francesco Longobardi, la direttrice del Museo, dott.ssa Claudia Lucchese, la famiglia Jatta e la famiglia Guastamacchia, che condividono lo spazio del Palazzo con il Museo, il Comune di Ruvo e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bari. Il tutto reso possibile dal costante supporto della Direzione Generale Musei, nella persona del Prof. Massimo Osanna.

La riapertura del Museo diventa il coronamento di un anno ricco di novità per il Palazzo Jatta, che ha visto anche l’ampliamento dello spazio espositivo con l’ambiente seminterrato del Museo, il cosiddetto Grottone, a margine della sigla di una concessione d’uso decennale. Dopo l’esordio con la mostra “Collezionauta. Capolavori attraverso il tempo”, che ha congiunto i reperti più significativi della collezione museale con alcuni beni di proprietà Jatta, fruibile fino a qualche giorno fa, il Grottone continuerà a far parte dell’offerta culturale integrando il percorso di visita del Museo, mediante l’organizzazione di eventi e mostre temporanee.

Per festeggiare il primo giorno di apertura, il Museo sarà eccezionalmente aperto al pubblico gratuitamente giovedì 19 ottobre dalle 20.00 a mezzanotte (ultimo ingresso ore 23.00).

 

Un appuntamento da non perdere, per non dimenticare le origini di una città fondata da un miracolo e sugellata dalla volontà federiciana che la erse a centro culturale-storico-paesaggistico di gran parte della penisola italica.

Giovedì 05 ottobre, alle ore 18, presso la sala Diomede del Museo Civico di Foggia, in via Arpi -via centrale e storica del capoluogo dauno-, si svolgerà l’inaugurazione della mostra pittorica “Foggia com’era”.

Gli “Amici del Museo Civico di Foggia” hanno voluto fortemente tre maestri, Walter Aquilino, Anna Maria Del Giudice e Franco Maruotti, testimoni della storia locale. Saranno esposte le loro opere, presentate dal critico d’arte Gaetano Cristino.

Una mostra con opere che raffigurano angoli del nostro centro storico per ricreare nell’animo del visitatore un viaggio virtuale nel tempo attraverso la visione anche di parti scomparse della città di Foggia o poco conosciute.

Una serie di lavori realizzati da questi noti artisti foggiani, autori già di varie rassegne artistiche locali e nazionali, opere realizzate con diverse tecniche: disegni, acquerelli e dipinti ad olio, che raffigurano edifici, chiese ed anche suggestivi particolari di monumenti e vie e slarghi del nucleo più antico della città di Foggia.

Dopo i saluti ed una introduzione di Carmine de Leo, presidente degli Amici del Museo, seguirà una relazione del critico d’arte Gaetano Cristino, si procederà quindi all’inaugurazione di questa mostra sulla vecchia Foggia istallata nella vasta sala Diomede del Museo.

Questa iniziativa è la prima di una serie che l’Associazione Amici del Museo ha messo in cantiere finalizzata alla riscoperta ed alla rivalutazione del nostro centro storico nei confronti di un più vasto pubblico.

Un programma di incontri, conferenze, mostre e visite guidate, che vedranno impegnati storici ed artisti locali, ma anche i giovani delle scuole foggiane con concorsi e coinvolgimenti in brevi esperienze didattiche, affinché quest’area oggi in parte segnata da un inarrestabile degrado urbano, possa essere rivalutata e apprezzata per la sua storia ed il fascino di angoli più o meno segreti che conservano ancora ambienti urbani del tempo che fu.

La mostra resterà aperta fino al 04 novembre, dal martedì a domenica, dalle ore 09:00 alle 12:30 e solo nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 16:00 alle 18:30.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

Martedì 26 settembre con inizio alle ore 18,00 presso la sala Mazza del Museo Civico di Foggia a cura dell’associazione Amici del Museo Civico di Foggia e dell’Università delle Tre Età di Foggia si terrà il gemellaggio fra Museo Civico di Foggia e il Museo della Tessitura di Carpino.

La cerimonia vedrà varie relazioni sulla storia e la diffusione in antico dell’uso dei telai a Foggia ed in Capitanata da parte di Carmine de Leo, presidente degli Amici del Museo e autore del volume “Telai e panni del Gargano”, edito dall’Ente Parco del Gargano, che tratterrà della documentazione storica relativa all’uso dei telai ed alla loro diffusione a Foggia ed in Capitanata e Giovanna Fidanza, presidente dell’Università delle Tre Età, che parlerà dell’importanza della tessitura nella memoria storica e nel folklore del nostro territorio.

Seguiranno altre due relazioni, una a cura della direttrice del Museo della Tessitura di Carpino  sulla storia di questa istituzione ed altra di Paola Niro e Michela Mezzanotte dal titolo “Il segno di Aracne” che tratterranno sempre dell’arte della tessitura, un’arte patrimonio delle nostre tradizioni e del suo recupero, concluderà la serata il presidente della Proloco di Carpino Michele Simone. 

Tutte le relazioni saranno supportate da decine di immagini raffiguranti documenti storici, contratti matrimoniali, statistiche e mostre della produzione tessile nell’Ottocento, ecc. oltre a numerose fotografie d’epoca ed anche più recenti, che illustrano compiutamente la diffusione e l’evoluzione dell’uso dei telai nella nostra provincia, dai Monti Dauni fino al Gargano.

In ogni casa vi era un telaio per produrre panni e abiti d’uso quotidiano e realizzare i corredi delle fanciulle da marito; una produzione più elevata dei prodotti tessili era invece sviluppata presso alcuni grandi orfanotrofi di Foggia, Cerignola e San Severo, ove venivano realizzati i corredi per le stesse orfane e la produzione in eccesso veniva venduta ai privati a beneficio economico degli stessi orfanotrofi.

Dal 29 settembre all’8 ottobre 2023 Firenze torna a essere capitale del contemporaneo grazie alla Florence Art Week, la settimana dell’arte giunta quest’anno alla sua terza edizione. In occasione di questo importante appuntamento, il Museo Novecento organizza Effetto Novecento, un ricco calendario di eventi con mostre di altissimo livello scientifico e di carattere innovativo, ponendosi ancora una volta al centro della programmazione culturale fiorentina e del panorama museale nazionale e internazionale. Mostre oltre al Museo Novecento, anche al Museo Stefano Bardini, Museo di Palazzo Vecchio e Palazzo Medici Riccardi.

Da Robert Mapplethorpe a Cecily Brown, da Nathaniel Mary Quinn a Nico Vascellari, da Wilhelm von Gloeden a Namsal Siedlecki fino alla quarta edizione del premio Rinascimento+ e la grande mostra di Depero a Palazzo Medici-Riccardi

“L’Effetto Novecento ha prodotto in questi ultimi 5 anni una evidente trasformazione della cultura contemporanea a Firenze con progetti espositivi, eventi performativi e iniziative di mediazione culturale di assoluto rilievo scientifico e di forte impatto sociale, un programma riconosciuto ormai a livello nazionale e internazionale. A riprova della qualità di queste molteplici iniziative sono le attestazioni di stima sui media locali e nel mondo come il New York Times, il Financial Times e Forbes – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento –. L’Effetto Novecento si scatenerà tra pochi giorni in occasione della Florence Art Week una manifestazione di straordinaria importanza ed efficacia che vede la collaborazione di circa quaranta realtà culturali fiorentine.

Si parte il 22 settembre con il ritorno prestigioso e quanto meno perturbante della pura bellezza espressa nelle opere fotografiche di Robert Mapplethorpe a quarant’anni di distanza dalla mostra che lo fece conoscere per la prima volta ai fiorentini, in un confronto mai sviluppato a questo livello con le immagini fotografiche di von Gloeden, le cui messe in scena all’antica hanno anticipato il post-moderno.

Ma questo è solo l’inizio, perché seguirà una serie di progetti espositivi a dir poco esaltante e di impatto internazionale, come quello dedicato alla grandissima Cecily Brown tra le maggiori artiste del nostro tempo.

L'Effetto Novecento si estenderà anche fuori delle mura delle ex Leopoldine. Il Museo Novecento sarà infatti protagonista a Palazzo Medici Riccardi con un’esposizione dedicata a Fortunato Depero, tra i grandi esponenti del futurismo italiano. Potrebbe bastare, invece il 3 ottobre saremo travolti nella performance di Nico Vascellari in Palazzo Vecchio e poi, dopo aver inaugurato il “cortile delle sculture” con Namsal Siedlecki, apriremo al Museo Bardini la prima mostra personale in Italia di Nathaniel Mary Quinn, le cui opere entreranno con dirompente energia all’interno delle sale della collezione Bardini.

Si conclude questa splendida settimana il 6 ottobre con la quarta edizione del premio Rinascimento +. La cerimonia si svolgerà quest’anno a Palazzo Medici Riccardi a suggellare la consolidata tradizione del mecenatismo e del collezionismo in quel palazzo dove tutto questo è cominciato con Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico.

Una ricchezza di eventi resi possibili grazie al contributo dell’amministrazione, al sostegno di molti sponsor e amanti dell’arte e con la collaborazione di prestigiose fondazioni, come la Fondazione Mapplethorpe e la Fondazione Alinari per la Fotografia e quello di gallerie internazionali come Gagosian e Thomas Dane.”

CALENDARIO Apertura al Pubblico

  • 23 settembre 2023 – 14 febbraio 2024| Robert Mapplethorpe e Wilhelm von Gloeden. Beauty and Desire | Museo Novecento
  • 28 settembre 2023–28 gennaio 2024 | Fortunato Depero. Cavalcata fantastica | Palazzo Medici Riccardi
  • 30 settembre 2023 – 2 febbraio 2024 | Cecily Brown. Temptations, Torments, Trials and Tribulations | Museo Novecento e Camerino di Bianca Cappello a Palazzo Vecchio
  • 3 ottobre 2023 | Nico Vascellari. Alessio | Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio, fino a esaurimento posti
  • 5 ottobre 2023 | Namsal Siedlecki. Endo | Chiostro, Museo Novecento
  • 6 ottobre 2023 | premio Rinascimento + | Sala Luca Giordano, Palazzo Medici Riccardi, solo su invito
  • 7 ottobre 2023 –11 marzo 2024 | Nathaniel Mary Quinn. Split Face | Museo Stefano Bardini e Museo Novecento
  • 8 dicembre 2023 | Nico Vascellari. Fioretti | Piazza della Signoria, Arengario di Palazzo Vecchio
  • 8 dicembre 2023 | Nico Vascellari. Oltre | Museo Novecento

Da Robert Mapplethorpe a Cecily Brown, da von Gloeden a Nathaniel Mary Quinn fino alla quarta edizione del premio Rinascimento e la grande mostra di Depero a Palazzo Medici-Riccardi.

Dal 29 settembre all’8 ottobre 2023 Firenze torna a essere capitale del contemporaneo grazie alla Florence Art Week, la settimana dell’arte giunta quest’anno alla sua terza edizione.

In occasione di questo importante appuntamento, il Museo Novecento organizza un ricco calendario di eventi con mostre di altissimo livello scientifico e di carattere innovativo, ponendosi ancora una volta al centro della programmazione culturale fiorentina e a livello nazionale e internazionale.

Si inizia il 23 settembre con Beauty and Desire, omaggio a uno dei maggiori esponenti della fotografia del Novecento, Robert Mapplethorpe (New York, 1946 – Boston, 1989), in un confronto inedito con gli scatti di Wilhelm von Gloeden e una selezione di fotografie dall’archivio Alinari. Quarant’anni dopo la grande mostra del 1983, che fece conoscere proprio a Firenze l’opera di Mapplethorpe, tornano a farsi ammirare le immagini del celebre fotografo newyorkese con un progetto organizzato con il fondamentale contributo della Robert Mapplethorpe Foundation e della Fondazione Alinari per la Fotografia.
La mostra – a cura di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, assieme a Eva Francioli e Muriel Prandato – è la seconda grande mostra del museo dedicata alla fotografia, pratica che ha rivoluzionato la storia dell’arte a partire dall’Ottocento. Ospitata negli spazi espositivi al primo e al secondo piano del Museo Novecento, Beauty and Desire trae spunto da un nucleo consistente di opere che mette in luce l’intensa produzione artistica di Mapplethorpe, sottolineando il legame della sua ricerca con la classicità, nonché il suo approccio scultoreo al mezzo fotografico, reso evidente tanto nello studio del nudo maschile e femminile, quanto nella natura morta. A partire da questo focus, il lavoro di Robert Mapplethorpe è messo a confronto con alcune fotografie risalenti alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, provenienti dagli Archivi Alinari. Fra queste, assumono uno speciale rilievo alcune immagini del barone Wilhelm von Gloeden (Wismar, 1856 – Taormina, 1931), tra i pionieri della staged photography. Uno dei tratti distintivi delle atmosfere che animano le composizioni di von Gloeden è proprio il richiamo al passato, concepito quale inesauribile bacino di soggetti e suggestioni: un segno stilistico unico, che lo rende ancora oggi un’icona.

Dal 30 settembre, le sale al piano terra del Museo Novecento tornano a ospitare un focus sulla pittura contemporanea presentando le opere di una delle sue più talentuose esponenti, la pittrice inglese Cecily Brown, nata a Londra nel 1969 e residente a New York dal 1994, che più di ogni altra ha saputo reinventare il rapporto tra l’arte contemporanea e la grande arte figurativa dei secoli scorsi. Protagonista in questo recente periodo di una mostra personale al Metropolitan Museum di New York, l’artista espone i suoi lavori per la prima volta a Firenze al Museo Novecento e in Palazzo Vecchio, in quella che si preannuncia come la mostra più sofistica ed emozionante dell’anno. Il progetto, a cura di Sergio Risaliti, raccoglie oltre trenta lavori, tra cui dipinti e opere su carta, per lo più inediti, nati da una riflessione attorno alle Tentazioni di Sant’Antonio, soggetto ampiamente indagato dagli artisti nel passato, da Michelangelo Buonarroti a Hieronimus Bosch, da Paul Cézanne a Odillon Redon.
Il titolo scelto da Cecily Brown per questa mostra fiorentina, Torments, Temptations, Trials and Tribulations, evoca la vita di ascesi, battaglie spirituali e privazioni del Santo – primo fondatore della vita monastica e padre spirituale degli anacoreti – le cui storie e vicissitudine sono state raccontate nella Vita Antonii, pubblicata nel 357 circa da Atanasio vescovo di Alessandria. In via del tutto eccezionale verrà esposta, nella cappella al piano terra del Museo Novecento, una versione su tavola di epoca rinascimentale delle Tentazioni di Sant’Antonio, di collezione privata, che, come quella già attribuita al giovane Michelangelo – oggi conservata al Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas e databile tra il 1487 e il 1489 –, deriva dalla medesima incisione di Martin Schongauer.
Il progetto espositivo prosegue nel Museo di Palazzo Vecchio dove, all’interno del Camerino di Bianca Cappello, amante del Duca Francesco I de’Medici, Cecily Brown presenta una sola tela, esercizio di presa di coscienza di diversi livelli di realtà e visibilità. Anche in questo caso l’opera si distingue in un perfetto equilibrio tra vitale profusione, disegni e colori, e una sottostante struttura narrativa e iconografica con la quale l’artista parla della storia e della vita.

Il denso calendario espositivo prosegue con le ultime tappe del progetto che Nico Vascellari ha ideato per la città di Firenze. Melma si dispiegherà a ottobre in diversi interventi tra alcuni dei luoghi più prestigiosi del patrimonio storico-artistico della città. Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio e il Museo Novecento ospiteranno una serie di opere, tra cui una nuova installazione per l’Arengario, una perfomance site-specific ideata dall’artista per il Salone dei Cinquecento e una serie di lavori nella sede delle ex-Leopoldine, tenendo conto del peculiare rapporto tra Rinascimento e contemporaneità, tra lo spazio pubblico della piazza e il luogo politico per eccellenza rappresentato dal Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
In Piazza della Signoria, dopo gli interventi di Koons, Fabre, Fischer e Vezzoli realizzati negli anni passati, l’arte contemporanea torna a essere protagonista. Fioretti è l’installazione site-specific pensata da Vascellari per l’Arengario di Palazzo Vecchio: un’azione poetica e delicata allo stesso tempo, ispirata tanto alle immagini rinascimentali – come quelle del prato fiorito del Botticelli – quanto ai versi di Poliziano e di Pasolini. Il titolo dell’opera è da intendersi nella triplice accezione del termine “fioretto”, come arma, atto di rinuncia e piccolo fiore. L’installazione sarà inaugurata il 3 ottobre 2023. Nella stessa giornata, Vascellari darà vita ad Alessio, una performance pensata per il Salone dei Cinquecento che riflette sulle convenzioni e i codici della comunicazione non verbale. Infine, il 4 ottobre al Museo Novecento sarà presentata una selezione di video realizzati dall’artista negli ultimi anni, con una mostra a cura di Stefania Rispoli.

Il 5 ottobre il chiostro del Museo Novecento ospiterà l’opera di Namsal Siedlecki (Greenfield, 1986). Il lavoro di Siedlecki indaga la natura processuale e trasformativa dei materiali concentrandosi prevalentemente sulla pratica scultorea. Le sue opere, che spesso uniscono la maestria artigianale alle più moderne tecnologie, sono concepite come oggetti in evoluzione che rendono omaggio alle infinite possibilità della forma. La sua mostra monografica al Museo Novecento, curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è concepita come un’installazione site-specific nel chiostro rinascimentale dell’edificio, interpretato come un vero e proprio ventre all’interno del quale energia e materia continuamente si rigenerano.

Sulla scia di questi eventi, il 7 ottobre aprirà al pubblico Split Face, la mostra di Nathaniel Mary Quinn (Chicago, 1977) artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche. La prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano. Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, Tiepolo, Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private. Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Mary Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini.
I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi e mostruosi, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale qualità e tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda. I volti sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato. Tutto il suo lavoro è autobiografico, Quinn mescola una narrazione personale, fatta di persone ed eventi a lui vicini, a immagini tratte da riviste, fumetti o fotografie trovate; accosta riferimenti alla tradizione figurativa, dal Modernismo in poi, alla cultura visiva più contemporanea, unendo low and high culture. Il suo linguaggio si nutre anche di esperienze in campo musicale e letterario, e pone ancora una volta al centro del fare artistico il montaggio, il “taglia e cuci”, sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento. In definitiva Mary Quinn ci mette di fronte alla realtà contemporanea, al modo in cui ci viene comunicata e ne facciamo esperienza, a come ci costruiamo e rappresentiamo la nostra vita e quella degli altri.

A coronare questa costellazione di eventi, il premio Rinascimento +, giunto alla sua quarta edizione, che torna a essere il protagonista in occasione della Florence Art Week. Nella città dei Medici, cui si riconosce il primato nella storia del collezionismo e mecenatismo, si rinnova la passione per l’arte e il sostegno agli artisti, sancito da questo prestigioso riconoscimento internazionale che viene consegnato a eminenti personalità del sistema dell’arte che hanno saputo nutrire lo sviluppo e la diffusione dell’arte contemporanea. La cerimonia avrà luogo venerdì 6 ottobre nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi. I premiati di questa quarta edizione sono Laura Colnaghi, Danna e Giancarlo Olgiati, Franca e Lorenzo Pinzauti, Giorgio Fasol, Nicole SaiKalis Bay, Lorenza Sebasti e Marco Pallanti.

Sempre a Palazzo Medici Riccardi, il 28 settembre verrà gettata una nuova luce sull’opera di Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960), indiscusso maestro dell’arte del Novecento, con una mostra promossa da Città Metropolitana di Firenze su progetto del Museo Novecento, con la curatela di Sergio Risaliti ed Eva Francioli e l’organizzazione di Mus.e.
Grazie all’individuazione di alcuni dei temi che hanno caratterizzato la sua produzione, saranno messi in evidenza il sottile nesso della sua figura e del suo lavoro con il territorio fiorentino. Il prodotto si inserisce nell’ambito delle iniziative della Florence Art Week, che già nell’edizione del 2022 ha visto esporre nelle sale di Palazzo Medici Riccardi un corpus di opere del XX e XXI secolo in un’ottica di valorizzazione delle collezioni civiche e di aggiornamento della critica e del pubblico su alcuni aspetti dell’arte recente ancora poco indagati. Grande rilievo, in tal senso, viene riservato alla pratica del disegno e alle sue molteplici declinazioni, oltre che al complesso rapporto che lega da sempre la città di Firenze alle arti, nonché a quella dei lavori su tessuto, come gli splendidi arazzi di cui verranno presentati in mostra alcuni esemplari di grandi dimensioni come Cavalcata Fantastica e Due Maschere Tropicali.
Nello specifico, la mostra consentirà di presentare per la prima volta a Firenze l’opera di Depero, che ha saputo coniugare l’elemento popolare a una fervida immaginazione figurativa, la grafica da fumetto a quella dei cartoni animati, temi della contemporaneità a motivi tradizionali come quello del cavallo, che attraversa la storia dell’arte fin dall’antichità. Il progetto prende avvio dalla presenza, nelle collezioni del Museo Novecento, di Nitrito in velocità (1932), capolavoro dell’artista parte delle collezioni civiche. Il dipinto fu donato dall’ingegnere navale Alberto Della Ragione al Comune di Firenze all’indomani della terribile alluvione del 1966, insieme a oltre 240 opere della sua celebre collezione. L’opera, rivelatrice di un’apertura di Della Ragione alle sperimentazioni delle avanguardie circoscritta alle esperienze del cosiddetto Secondo Futurismo, si offre come pretesto per una più ampia riflessione sul collezionismo e sui legami che si possono creare tra collezionista e artista.


CALENDARIO INAUGURAZIONI

- 23 settembre 2023 | Robert Mapplethorpe e Wilhelm von Gloeden. Beauty and Desire | Museo Novecento
- 28 settembre 2023 | Fortunato Depero. Cavalcata fantastica | Palazzo Medici Riccardi
- 30 settembre 2023 | Cecily Brown. Torments, Temptations, Trials and Tribulations | Museo Novecento e Camerino di Bianca Cappello a Palazzo Vecchio
- 3 ottobre 2023 | Nico Vascellari. Fioretti | Piazza della Signoria e Arengario di Palazzo Vecchio
- 3 ottobre 2023 | Nico Vascellari. Alessio | Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio
- 4 ottobre 2023 | Nico Vascellari. Melma | Museo Novecento
- 5 ottobre 2023 | Namsal Siedlecki. Endo | Chiostro, Museo Novecento
- 6 ottobre 2023 | premio Rinascimento + | Sala Luca Giordano, Palazzo Medici Riccardi
- 7 ottobre 2023 | Nathaniel Mary Quinn. Split Face | Museo Stefano Bardini e Museo Novecento.

Ufficio stampa Museo Novecento Firenze e Lara Facco P&C.

Visite e passeggiate in Musei, Castelli e Parchi archeologici, scandite da iniziative culturali di qualità: il ferragosto pugliese offre grandi opportunità.

È quanto prevede il cartellone di aperture straordinarie dei luoghi della cultura afferenti alla Direzione Regionale Musei Puglia, in cui capolavori e collezioni permetteranno ai visitatori un tuffo immersivo nell’arte.

Oltre alle consuete aperture di sabato e domenica, le meraviglie pugliesi saranno visitabili anche lunedì 14 e martedì 15 agosto, accessibili secondo il piano tariffario ordinario, in un calendario pensato per non deludere le aspettative dei potenziali fruitori durante il lungo ponte di ferragosto, nei giorni in cui è maggiore la presenza di turisti italiani e stranieri.

La giornata di chiusura settimanale, prevista in molti dei siti proprio il lunedì o il martedì, è stata dunque annullata o differita, a vantaggio della fruizione.

Ecco alcune delle numerose proposte culturali.

Porte del Castello di Copertino aperte al pubblico per ammirare le 29 carrozze d’epoca, esposte da qualche giorno nel maniero leccese, in attesa di essere recuperate dai professionisti dei beni culturali della Direzione Regionale Musei e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi, nell’ottica di realizzare una Galleria dedicata, da inaugurare a inizio 2024.

Il lungo ponte alle porte sarà occasione per visitare il Museo Archeologico Nazionale di Mattinata “Matteo Sansone” inaugurato a metà luglio, con i suoi 2500 reperti “di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico” che rimandano all’antica cultura dei Dauni in un percorso cronologico che va dall’età protostorica a quella romana.

Sabato sotto le stelle al Parco archeologico di Monte Sannace: oltre alle aperture diurne di domenica, lunedì e martedì 15, sabato 12 agosto il Parco fa orario no stop fino a mezzanotte. In particolare, a partire dalle 19.00, l’evento “Con lo sguardo al cielo” catapulterà i visitatori nelle rovine della città peucezia, attraverso visite guidate, prima di osservare gli astri a cura del Planetario di Bari, con il racconto dei miti legati alle costellazioni.

Viaggio nel passato sospinto dal vento delle moderne tecnologie nel Castello svevo di Bari: è qui che i visitatori potranno ammirare il nuovo allestimento permanente denominato “Prima del Castello”. Grazie a un percorso virtuale di fruizione e valorizzazione delle aree archeologiche del monumento, composto da un video immersivo su un capitolo poco conosciuto della Bari bizantina e un tour virtuale, riemergeranno le tracce della Bari bizantina di cui restano poche vestigia per lo più nascoste nei sotterranei del Castello.

Mentre volgono al termine i lavori di restauro delle sale museali di Palazzo Jatta che saranno restituite al pubblico subito dopo l'estate, ferragosto diventa opportunità per visitare la mostra Collezionauta allestita nel “Grottone” di Palazzo Jatta, che da qualche mese si è arricchita anche di "Atlante – L’uomo che sosteneva il mondo", il grande cratere apulo a figure rosse del Pittore di Dario, rinvenuto nella cittadina pugliese nella prima metà dell’800 in una tomba a semicamera e custodito nei depositi del Museo Archeologico di Napoli.

Al Museo Nazionale Archeologico di Altamura, per coloro che ancora non hanno avuto modo di “conoscere” l’uomo di Altamura, ferragosto si fa opportunità per ammirare la perfetta ricostruzione del Neanderthal (parte integrante dell’allestimento al II piano del Museo), il più antico al mondo, opera dei fratelli Kennis, i cui resti furono rinvenuti il 7 ottobre del 1993, incastonati nelle formazioni carsiche della grotta di Lamalunga. È proprio alla grande scoperta che si accinge a compiere 30 anni, un caso eccezionale sia dal punto di vista geologico sia da quello archeologico, che, a partire da settembre, saranno dedicate numerose iniziative, tra cui concorsi a premio, laboratori e contest musicali.

Giornate ideali, quelle che ruotano intorno a ferragosto, 15 agosto incluso, anche per apprezzare il nuovo percorso sonoro evocativo nel Parco archeologico di Siponto: ogni giorno intorno alle 18.00 la visita del parco incrocerà la “scultura” musicale “In Arena” di Andrea Laszlo De Simone, l’opera in latino eseguita e registrata lo scorso 12 giugno da un ensemble di 12 elementi, e da qualche settimana colonna sonora della fruizione del parco poco prima del tramonto.

Tappe consigliate anche il Castello di Trani e il Parco Archeologico di Egnazia: nel primo, la visita al maniero permetterà di ammirare i capolavori della collezione della Regina Margherita di Savoia esposti nelle Casematte al secondo piano del Castello con affaccio sul mare; nel secondo caso, a raccontare ai visitatori l’antico legame tra la città e il mare, sarà il nuovo allestimento “Egnazia e il mare”, un percorso che riserva particolare attenzione all’archeologia subacquea. Inoltre, all’interno del nuovo spazio del Museo Archeologico Nazionale “G. Andreassi” di Egnazia dedicato all’arte contemporanea, sarà, invece, possibile apprezzare l’opera materica e interattiva “Il gioco del tempo” della designer romana Emilia Serra.

Per ulteriori informazioni consultare il sito https://museipuglia.cultura.gov.it/

29 carrozze d’epoca, risultato di grande maestria costruttiva, approdate al Castello di Copertino, diventano occasione per mostrare al pubblico le attività work in progress di un nuovo allestimento.

L’intervento, in corso d’opera, aperto ai visitatori, per avvicinare il pubblico alla realtà della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, prevede che le carrozze e gli innumerevoli pezzi a corredo, tra cui abiti, timoni, finimenti, bilancini, selle, staffe, vengano studiati e recuperati da professionisti dei beni culturali, della Direzione Regionale Musei e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi, nell’ottica di realizzare una Galleria dedicata, da inaugurare a inizio 2024, in una prospettiva di rete territoriale regionale.

La raccolta, formatasi tra Napoli e Trani a metà Novecento per volontà del sesto duca di Toritto, Vincenzo Telesio, colonnello di Cavalleria e grande appassionato di carrozze, rappresenta una testimonianza storico-sociale e, insieme, un viaggio nel tempo che scandisce il lento incedere dei passeggeri a cavallo. La maggior parte delle carrozze fu prodotta a Napoli tra il 1830 e il 1870 circa- soprattutto nella principale fabbrica d’epoca, quella di Raimondo Bottazzi, ma anche in quelle di Polito e dei fratelli Solano – e in minore misura acquistate da fabbriche di Bologna, Milano, Parigi e Londra.

Spinti dal desiderio di far conoscere questo patrimonio, da oltre trent’anni non fruibile, al pubblico, i proprietari hanno stipulato un accordo con la Direzione Generale Musei - Direzione Regionale Musei Puglia. La scelta della sede espositiva, ricaduta sul Castello di Copertino, attiene alla presenza di ampie gallerie al piano terra del maniero, in grado di ospitare la raccolta nella sua integrità e in un contesto di grande fascino.

L’operazione consente la possibilità da subito di visitare le carrozze, seppure, per il momento, sotto forma di cantiere aperto con un allestimento temporaneo.

Nel segno della più ampia cooperazione istituzionale, la futura Galleria, che sarà dotata anche di accattivanti installazioni immersive, sarà frutto di una collaborazione scientifica con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi, guidata dall’arch. Francesca Riccio.

Inoltre, tenuto conto che la raccolta è stata protagonista dal 1956 al 1992 di un museo privato e,  dopo la chiusura al pubblico, conservata nei depositi del Palazzo ex Antonacci ora Telesio di Trani, la Direzione Regionale Musei ha concordato con il Comune di Trani di individuare, a valle degli interventi conservativi dei prossimi mesi, una carrozza-simbolo da esporre proprio a Trani, così da mantenere in città la sinossi di un affascinante racconto, rimandando con un adeguato apparato di comunicazione, alla narrazione più ampia allestita a Copertino.

«Questo nuovo allestimento, che prenderà forma nei prossimi mesi, mette in luce una tradizione legata al Regno di Napoli, – spiega il Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna – protrattasi anche dopo l’Unità d’Italia, e offre ai visitatori uno scorcio unico sulla vita della nobiltà dell’epoca. Tra le missioni fondamentali della Direzione Generale Musei c’è proprio quella di favorire il recupero alla fruizione pubblica del patrimonio culturale ‘invisibile’: rendere di nuovo fruibile, dopo oltre trent’anni, questi straordinari oggetti ci riempie pertanto di orgoglio. L’iniziativa - continua Osanna - costituisce inoltre un nuovo fondamentale tassello nel percorso di ampliamento dell’offerta culturale dei musei statali pugliesi, dopo l’apertura, nei mesi scorsi, della nuova sezione “Egnazia e il Mare” al Museo di Egnazia, dell’allestimento sulla collezione della Regina Margherita di Savoia al Castello di Trani, del “Grottone” di Palazzo Jatta a Ruvo e, da ultimo, del nuovo Museo Archeologico Nazionale “Matteo Sansone” a Mattinata».

«La Direzione Regionale Musei Puglia continua a dimostrare grande vitalità e dinamismo - aggiunge Luca Mercuri che all’inizio dell’anno ha dato avvio al progetto in qualità di Direttore Regionale Musei - Quando si fa rete sul territorio e si attivano sinergie tra pubblico e privato i risultati sono a beneficio di tutti».

«È una grande occasione per il Castello - conclude l’arch. Copani direttore del Castello di Copertino - che può così qualificarsi sempre di più come un attrattore in grado di intercettare, oltre al pubblico di prossimità, i consistenti flussi turistici del Salento, insieme agli altri monumenti di competenza della Direzione Regionale Musei Puglia nella città di Lecce: il teatro e l’anfiteatro romano e il Castello Carlo V. Colgo l’occasione per ringraziare il personale della Direzione Regionale Musei Puglia, nonché la Soprintendente Riccio e i colleghi della Soprintendenza per il fondamentale supporto».

«L’idea nasce dopo la visita di un turista tedesco, venuto a Lucera esclusivamente per fotografare l’importantissima testa di Moro custodita nel Museo civico Giuseppe Fiorelli», quanto espresso dal Gruppo Fai di Lucera.

Per curiosità, in quanti conoscono la Testa di Moro?

Immaginiamo un turista o un residente passeggiare per le vie del centro federiciano, candidato a Capitale della Cultura Italiana 2026, e chiedersi: «Bellissima opera. Non l’avevo mai vista. Dove si trova?»

Ebbene, la risposta è che per tutto il mese di agosto la testa di Moro, i quadri di Ar, i tesori della Diocesi saranno esposti nelle varie attività commerciali del centro storico federiciano.

Parafrasando un vecchio detto “Se non sarete voi ad andare al museo, sarà il museo a venire da voi”.

L’evento è stato realizzato con la preziosa collaborazione dei commercianti locali, dell’artista della fotografia Italiana e internazionale “Raffaele Battista”, il Ministero della Cultura-Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, il Comune di Lucera e la Diocesi di Lucera-Troia.

Un “dialogo dei dialoghi” in cui l’arte e l’architettura interloquiscono con altre forme artistiche e si ridefiniscono a vicenda: i luoghi della cultura si fanno palcoscenico teatrale.

Nell’ottica di arricchire l’offerta culturale pugliese in un periodo di grande fermento turistico, la Direzione Regionale Musei Puglia in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, propone al pubblico lo spettacolo dal titolo “Libertà rampanti”, il progetto dell’attore autore leccese Mario Perrotta; la rappresentazione andrà in scena in quattro ambientazioni di pregio, in grado di ospitare un pubblico numeroso: Castello svevo di Bari, Castello di Manfredonia, Parco archeologico di Canne della Battaglia e Parco Archeologico di Egnazia.

Lo spettacolo, unico per tutti i siti coinvolti, sarà occasione privilegiata per parlare di liberà individuali e collettive, assicurando al pubblico un intrattenimento di qualità, grazie al quale luoghi di autentica bellezza acquisiranno ulteriore splendore.  

«Musica e recitazione, le due forme d’arte che, in particolare, porteranno in scena i protagonisti di “Libertà rampanti”, si fanno appendici naturali dell’arte nei luoghi della cultura afferenti alla Direzione regionale Musei Puglia – commenta Francesco Longobardi, delegato alla Direzione Regionale Musei Puglia. L’iniziativa si pone in continuità con una solida collaborazione che dura da tempo con la Regione Puglia e con il Teatro Pubblico Pugliese. Ringrazio anche a nome del Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna, il Presidente del Teatro Pubblico Pugliese e il Governatore della Regione Puglia per aver, ancora una volta, intrapreso un percorso comune con il nostro Istituto, camminando nella stessa direzione. Del resto, una comunità cresce se crescono le attività culturali messe in campo».

Il costo dello spettacolo è incluso nel biglietto di ingresso del museo; per avere anche la possibilità di visitare con tutta calma i luoghi della cultura interessati, si consiglia di arrivare con congruo anticipo rispetto all’orario di inizio dello spettacolo, cominciato il quale le visite saranno interrotte.

Per acquistare i biglietti è possibile cliccare sui seguenti link:

 

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