Si svolgerà lunedì 9 maggio, alle ore 10.00 in Piazza Aldo Moro a Bari, davanti al monumento dedicato allo Statista pugliese ed agli agenti di scorta, la cerimonia ufficiale di ricordo e solidarietà per le vittime del terrorismo.
Dopo le deposizione delle corone da parte delle Autorità ed il saluto del Presidente della Federazione dei Centri Studi “ Aldo Moro e Renato Dell’Andro”, seguiranno gli interventi del Prefetto di Bari, del Vice Presidente del Consiglio regionale della Puglia; del Sindaco del capoluogo e del Rettore dell’Università di Bari.
La cerimonia proseguirà davanti al colonnato del Teatro N. Piccinni, in C.so Vittorio Emanuele, con la deposizione di una corona. Alle ore 19.00, Santa Messa in suffragio presso la Chiesa S.Ciro, al Quartiere Mungivacca di Bari.
Dal 03 maggio 2022, presso la Legione Allievi è operativo il Poliambulatorio sanitario destinato ad assicurare assistenza medica specialistica, agli allievi finanzieri in formazione presso la Scuola Allievi Finanzieri di Bari e al personale in servizio della Legione Allievi e della Scuola Allievi Finanzieri.
La struttura, nata all’interno di un Istituto di istruzione militare, costituisce un’importante azione di assistenza e tutela della salute a favore soprattutto dei numerosi allievi che, provenienti da ogni parte d’Italia, ogni anno transitano presso questo complesso.
La progettualità si inserisce, all’interno delle iniziative medico-diagnostiche a favore del personale, confermando le linee strategiche adottate dal Corpo in tema di tutela della salute dei propri dipendenti e fornendo forme assistenziali a favore del personale.
L’iniziativa, tesa ad elevare il livello di tutela della salute del personale in servizio, anche attraverso l’attuazione di programmi di prevenzione sanitaria, è stata promossa dal Comandante della Legione Allievi e fattivamente perseguita dal Capo Ufficio Sanitario, con il sostegno del Co.Ba.R..
Il Poliambulatorio della Legione Allievi, è stato istituito grazie alla disponibilità di professionalità di indiscusso spessore sanitario, con le quali sono state sottoscritte apposite convenzioni per l’erogazione di prestazioni sanitarie nelle branche specialistiche dell’ortopedia, fisioterapia, ginecologia e dermatologia.
È il primo della specie fra tutti gli Istituti di Istruzione del Corpo rappresentando un fiore all’occhiello per tutta la comunità militare barese e per la Guardia di Finanza.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto di militari del Gruppo P.I. alla sede, stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione - avente per oggetto beni e disponibilità finanziarie del valore di circa 600 mila euro riconducibili a un soggetto di origini albanesi, residente a Cassano delle Murge (BA). Trattasi di accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa.
L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo della complessa attività investigativa svolta dal G.I.C.O. di Bari, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del “proposto” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili a quest’ultimo e ai componenti del relativo nucleo familiare.
Il destinatario del provvedimento di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto (allo stato, salvo la verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio della difesa) come un soggetto connotato da una pericolosità sociale generica, in relazione al suo coinvolgimento in talune attività estorsive avvenute nell’ottobre 2016, nonché in indagini, coordinate da questa Procura della Repubblica tra il settembre 2018 e il febbraio 2019, che avrebbero disvelato l’operatività di un’organizzazione criminale (denominata dagli organi di stampa come la “banda della Bmw”) responsabile della commissione di ben 22 furti in danno di esercizi aperti al pubblico (bar, stazioni di servizio, negozi di telefonia, pizzerie, banche e uffici postali) attivi in diversi centri della Città Metropolitana di Bari (Santeramo in Colle, Casamassima, Gioia del Colle, Noicattaro, Gravina in Puglia, Castellana Grotte, Toritto, Adelfia, Acquaviva delle Fonti, Valenzano, Conversano, Cassano delle Murge e Bitonto) e delle provincie di Potenza, Matera e Taranto.
I furti sarebbero stati commessi adottando un “modus operandi” ben collaudato: 4 o 5 sodali con il volto coperto, utilizzando diverse autovetture rubate o riciclate, in tempo di notte si sarebbero recati presso l’obiettivo e, dopo aver usato violenza sulle cose, si sarebbero impossessati della merce, nascondendo poi i mezzi di trasporto e la refurtiva in capannoni siti nelle località del barese di Bitonto, Santeramo in Colle e Cassano delle Murge
Nell’esecuzione delle azioni predatorie l’organizzazione avrebbe potuto contare, oltre che sulla disponibilità di armi clandestine, anche su numerose autovetture, tutte oggetto di furto, tra cui 4 autoveicoli di lusso, marca BMW, le cui targhe venivano modificate nel codice alfanumerico.
All’esito delle relative indagini penali svolte, il soggetto investigato - unitamente agli altri 5 sodali (4 di origine albanese e 1 italiano) - è stato dapprima sottoposto, nel luglio del 2019, a fermo di indiziato di delitto e poi, nel luglio del 2020, è stato attinto dal provvedimento di prevenzione personale del “foglio di via obbligatorio”.
Al fine di disvelare, quindi, l’origine del patrimonio del proposto e del relativo nucleo familiare, è stata acquisita, con riferimento al periodo 2016-2020, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare sottoposto ad accertamenti, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica.
Il materiale così raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti investigativi che avrebbero consentito (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di individuare, allo stato delle indagini, beni - acquisiti dal proposto per il tramite dei componenti del proprio nucleo familiare convivente nel periodo in cui ha manifestato la sua pericolosità sociale - di valore sproporzionato rispetto alle relative fonti reddituali ufficiali.
In esecuzione del decreto emesso dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Bari sono state, pertanto, sottoposte a sequestro anticipato, in vista della successiva confisca, quattro unità immobiliari (2 appartamenti e le relative autorimesse) ubicate nel Comune di Cassano delle Murge (BA) e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di circa 600 mila euro.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante e sistematico presidio esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari - in stretta sinergia con il locale Nucleo PEF - finalizzato all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.
Sicurezza percepita e sicurezza effettiva sono sullo stesso piano? Le istituzioni investono adeguatamente in sicurezza? Può il sindacato dare il suo contributo alla modernizzazione dei sistemi di sicurezza e della sicurezza sul lavoro, bypassando i limiti della Legge Corda che penalizza la democraticità di un sistema sindacale militare sull’altare degli interessi delle rappresentanze militari?
È a queste domande che si cercherà di rispondere mercoledì 27 aprile, dalle 10,00 alle 13,00, presso la sala consiliare della Città Metropolitana di Bari, negli ambiti di un convegno sulla tematica organizzato dalla segreteria pugliese del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC).
Il primo importante evento della neocostituita segreteria regionale, alla quale prenderanno parte importanti personaggi del panorama politico locale e nazionale.
Saranno presenti in veste di relatori, infatti, il sindaco della città metropolitana di Bari Antonio Decaro, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, la senatrice Angela Bruna Piarulli e il senatore Roberto Marti.
Aprirà i lavori il segretario generale regionale Puglia di NSC Nicola Magno e interverranno altre personalità del mondo sindacale tra cui Giuseppe Tiani, segretario generale del sindacato di polizia SIAP, l’avvocato Danilo Argeri del foro di Bari, il Capo Dipartimento Igiene e Sicurezza di NSC Giovanni Pittalis, Eliseo Taverna, segretario generale SINAFI.
Il dibattito sarà moderato dal dirigente sindacale Giovanni Morgese.
L’incontro avrà inizio alle ore 10.00 presso la sala consiliare sul Lungomare Nazario Sauro, n° 29 ed ha il patrocinio della Segreteria Nazionale che presenzierà con i segretari Parrella e Siliberto.
Questa mattina, 21 aprile 2022, finanzieri della Compagnia di Monopoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali – coercitive ed interdittive – emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura della Repubblica di Bari.
Nell’ordinanza vengono riconosciuti (con accertamento che, compiuto nella fase delle indagini preliminari, necessiterà della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei n. 10 soggetti indagati per i quali è stata avanzata richiesta cautelare; si tratta di pubblici ufficiali apicali del Comune di Polignano a Mare (Sindaco, Vice Sindaco e numerosi dirigenti e funzionari comunali), nonché di imprenditori locali nei confronti dei quali (oltre che nei confronti di altri 14 soggetti, per un totale di n. 24 persone sottoposte ad indagini) viene contestato il concorso in una molteplicità di reati contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica: dalla turbata libertà degli incanti in forma aggravata, alla turbativa del procedimento di scelta del contraente nei pubblici appalti, da plurimi falsi ideologici in atti pubblici, a fatti di peculato, di rivelazione del segreto d’ufficio, di omissione atti d’ufficio e di sub-appalto illecito. (V.D., C.S., L.R., T.P., C.N., H.H., G.S., L.V., N.N., D.V.). Nell’originaria impostazione accusatoria gli indagati avrebbero consumato i delitti di cui agli artt. 314, 319, 326, 328, 353, 353 bis, 479 in relazione al 476 del codice penale e art. 21 della legge n. 646/82 (subappalto illecito).
I provvedimenti cautelari sono intervenuti in esito ad un’articolata indagine, condotta dalla Compagnia Guardia di Finanza di Monopoli e guidata dall’Ufficio del Pubblico Ministero, che ha permesso di accertare allo stato (e, si ribadisce, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) le numerose tipologie di delitti contro la P.A. grazie ad attività tecniche d’intercettazioni, attività di analisi della documentazione amministrativa e contabile acquisita nel corso di perquisizioni personali e domiciliari.
Plurime e sistematiche le condotte collusive e perturbatrici dei pubblici appalti banditi, negli ultimi anni, nel Comune di Polignano a Mare: condotte poste in essere dai pubblici ufficiali apicali dell’ente locale (politici e tecnici), di volta in volta in concorso con diversi imprenditori e professionisti economici interessati all’aggiudicazione di appalti e affidamenti diretti “sotto soglia comunitaria” in un quadro di evidenti legami funzionali al sostegno elettorale nelle elezioni amministrative.
Le attività specificamente contestate riguardano una serie di condotte concorsuali finalizzate alla turbativa di ben n. 9 procedure di gara, relative al periodo 2020/2021: sono emerse tecniche collusive collaudate, con adattamento e taratura dei bandi di gara, prima ancora della loro pubblicazione, sugli operatori economici collegati agli indagati o soggetti loro vicini. In taluni casi si è assistito all’alterazione della procedura del sorteggio pubblico stabilito nella gara ad evidenza pubblica, in realtà mai avvenuta, con l’intento di escludere gli operatori economici provenienti da altre località del territorio nazionale e, quindi, al di fuori della sfera d’influenza delle figure politico-istituzionali coinvolte nell’inchiesta.
Per la prima volta nel capoluogo pugliese, Contemporanea Galleria D’Arte è lieta di presentare Intrecci, la mostra monografica di Giosetta Fioroni, protagonista in rosa della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo. Dall’1 al 31 maggio 2022 in mostra alla Contemporanea Galleria D’Arte, di Giuseppe Benvenuto, a Bari, in via Nicolò Piccinni, 226, con ingresso gratuito, dal martedì alla domenica ore 16:00 alle 20:00. La mostra è curata da Gemma Gulisano.
L’esposizione organizzata dal gallerista Giuseppe Benvenuto in collaborazione con l’Archivio Giosetta Fioroni e la curatela di Gemma Gulisano, intende offrire al pubblico barese un viaggio che ripercorre l’intensa produzione dell’artista dai suoi esordi, avvenuti nella Parigi di fine anni Cinquanta e nella Roma dei primissimi Sessanta, ad oggi.
La mostra verrà inaugurata domenica 1 maggio alle ore 18.30 e vedrà la partecipazione dell’artista.
Interverranno:
Ines Pierucci - Assessore alla cultura del Comune di Bari
Micaela Paparella – Consigliera delegata alla cultura del Comune di Bari
Gianfranco Terzo - Assessore del Comune di Sannicandro (Bari)
Pietro di Terlizzi - Direttore dell'Accademia di Belle arti di Foggia
Michele Vaira – Avvocato
Gemma Gulisano - Storica dell'arte, curatore dell’Archivio Giosetta Fioroni
Giuseppe Benvenuto - Gallerista
Protagonista in rosa della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo - insieme a Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Renato Mambor - Giosetta Fioroni nasce a Roma nel 1932 e cresce giocando con la creta del padre scultore e i teatrini di marionette della madre.
«Gli esordi degli anni Cinquanta legati al clima informale, che nei lavori di Giosetta Fioroni rivelano simpatia per i pennelli di Afro, Burri e del maestro Toti Scialoja, a Parigi cedono spazio all’incursione di cifre, numeri e simboli (Villa 3 1960).
Appare quasi subito un cuore, una lampadina, una sedia, una scarpa; oggetti del quotidiano che come i segni indicali nei lavori di Duchamp (Tu’m 1918), rappresentano le tracce di una realtà che invade lo spazio dell’arte.
I frammenti del quotidiano vengono così catalogati come reperti di un vissuto o come tracce di un sogno che si impastano al colore e si confondono tra le sagome di fanciulla, stelle, cuori, arabeschi e scritte tracciate sulla superficie (Fanciulla 2020), segni che danno origine a un nuovo racconto imbevuto di memorie, sogni e sentimenti (Teatrino 2014).
Ma anche quando la superficie si complica e si stratifica, traspare la leggerezza che caratterizza la poetica di Fioroni. Così Goffredo Parise descriveva quell’atteggiamento sempre trasognante che affiora dai soggetti, dalle composizioni quasi aleatorie, dalle pennellate libere e dalle vivaci cromie di queste opere (Venere 2014).»
La mostra si propone di produrre una narrazione dell’esperienza artistica di Fioroni, ripercorrendo i momenti più salienti della propria attività; tappe dell’intensa produzione dell’artista presentate non secondo un ordine narrativo rigidamente cronologico, ma circolare, così da risultare una narrazione più vicina all’intreccio che non alla fabula.
«Tra questi intrecci si snoda il tema del volto femminile (Volto 2020), immagine iconica della produzione degli anni Sessanta e Settanta che caratterizza il celebre ciclo degli argenti (Bambino solo 1970, Costume da bagno 1962). (…)
Oggi i simboli noti di Fioroni sono echi di un tempo lontano colto nella sua dissolvenza ma mai perduto, simboli che si intrecciano a vecchie visioni e alle nuove.»
Informazioni
Contemporanea Galleria D’Arte
Via Nicolò Piccinni, 226 – Bari
Giuseppe Benvenuto
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Intrecci
di Gemma Gulisano (curatrice Archivio Giosetta Fioroni)
«Io ho avuto dal destino un incantevole dono. Un mestiere che si fa con le mani, con la mente e con il cuore. »
Giosetta Fioroni
Gli esordi degli anni Cinquanta legati al clima informale, che nei lavori di Giosetta Fioroni rivelano simpatia per i pennelli di Afro, Burri e del maestro Toti Scialoja, a Parigi cedono spazio all’incursione di cifre, numeri e simboli (Villa 3 1960).
Appare quasi subito un cuore, una lampadina, una sedia, una scarpa; oggetti del quotidiano che come i segni indicali nei lavori di Duchamp (Tu’m 1918), rappresentano le tracce di una realtà che invade lo spazio dell’arte.
Dai primi collage di Picasso e Braque e la resa tridimensionale degli stessi nei rilievi dell’anno successivo, agli abbinamenti apparentemente incongrui nelle composizioni allegoriche di De Chirico, l’oggetto quotidiano diventa arte: i ready-made, l’esperienza Dada guidata da Tristan Tzara (che Fioroni conosce a Parigi nel lontano 1958), i “ritagli” di Eduardo Paolozzi e Richard Hamilton, i combine paintings di Rauschenberg, e ancora, le immagini pop prodotte da Warhol, Wesselmann e Lichtenstein.
Fioroni non è immune al diffuso fascino per l’oggetto comune che serpeggia nella sua instancabile ricerca sia con evidenza materiale, incollando frammenti di realtà al supporto come un bricoler, che in forma segnica (Campo de L’Anzolo Rafael 2013).
I frammenti del quotidiano vengono così catalogati come reperti di un vissuto o come tracce di un sogno che si impastano al colore e si confondono tra le sagome di fanciulla, stelle, cuori, arabeschi e scritte tracciate sulla superficie (Fanciulla 2020), segni che danno origine a un nuovo racconto imbevuto di memorie, sogni e sentimenti (Teatrino 2014).
Ma anche quando la superficie si complica e si stratifica, traspare la leggerezza che caratterizza la poetica di Fioroni: la leggerezza di una fanciulla che cammina in punta di piedi e saltella per recuperare un infanzia perduta. Così Goffredo Parise descriveva quell’atteggiamento sempre trasognante che affiora dai soggetti, dalle composizioni quasi aleatorie, dalle pennellate libere e dalle vivaci cromie di queste opere (Venere 2014).
Nei microcosmi creati dell’artista, le singole entità che li compongono (piume, foglie, posate, casette, ritagli vari) rinunciano al tradizionale significato per dare vita a una dimensione fiabesca che scaturisce da una visione scevra da sovrastrutture; fratture di realtà assimilabili alle visioni oniriche dipinte da Chagall o alle raffinate boxes di Joseph Cornell, nelle quali la poetica dell’ojet trouve si arricchisce di suggestioni intimistiche.
La fiaba è l’ingrediente segreto nel calderone di Fioroni.
La scoperta della fiaba risale agli anni Settanta con la lettura dei Racconti di fate e La fiaba di magia di Vladimir Jakovlevič Propp e scatena l’immaginario visivo dell’artista determinando la nascita degli Spiriti di campagna: coboldi, orzimbi, spiritelli silvani, elfi.
Concepiti nel passato, questi temi riappaiono nella produzione più recente e si intrecciano a un linguaggio più maturo che per certi versi enfatizza il carattere pop di Fioroni, per altri mantiene una singolare forza espressiva derivante da una dimensione intima dell’artista (Fata volante 2022).
Tra questi intrecci si snoda anche il tema del volto femminile (Volto 2020), immagine iconica della produzione degli anni Sessanta e Settanta che caratterizza il celebre ciclo degli argenti (Bambino solo 1970). Fioroni celebra una femminilità non autobiografica ma estesa; attimi resi eterni in una posa di vernice alluminio, immagini rarefatte (Costume da bagno 1962).
«Immagini toccate di argento che affiorano con la leggerezza di un sospiro», come le ha definite Maurizio Calvesi.
I volti rubati dalle riviste glamour, dal cinema e dagli scatti dell’artista, perdono ogni carattere di riconoscibilità, si riducono a contorni, si trasformano in sagome; volti che potrebbero appartenere a chiunque e a nessuno al tempo stesso.
Oggi i simboli noti di Fioroni sono echi di un tempo lontano colto nella sua dissolvenza ma mai perduto,
immagini che si intrecciano a vecchie visioni e alle nuove.
Con la mano sinistra tratteggiata dal tempo, Giosetta lascia scorrere le sagome sul rettangolo della tela, con la destra agita la bomboletta e ne trascrive i contorni. Lo sguardo entusiasta di una bambina al suo primo lavoro tradisce la gestualità controllata di una donna che concepisce quelle opere da tutta una vita.
Poi si allontana, mi guarda dicendo: ho fatto una cosa che secondo me è abbastanza speciale.
Sabato 9 aprile, alle 18,00 ad Anchecinema in Corso Italia 112 a Bari, è prevista la proiezione del Documentario “Come è NATO un Golpe: il Caso Moro”, del regista Tommaso Cavallini, prodotto dalla società “Eguaglianza APS”.
L’iniziativa si svolgerà con il patrocinio e contributo del Consiglio regionale della Puglia, che ha coinvolto 300 docenti e studenti degli istituti pugliesi partecipanti ai progetti dell’Assemblea regionale, rivolti a conservare la memoria storica degli avvenimenti per sviluppare un pensiero critico ed è finalizzata a favorire la conoscenza della vita, del pensiero, dell’azione e della tragica morte di Aldo Moro e di incrementare nei giovani la riflessione, la ricerca e lo studio della storia pugliese.
La proiezione sarà introdotta da Gero Grassi, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta Moro - 2 e funzionario del Consiglio regionale.
Il documentario è stato bloccato dalla pandemia nella sua uscita prevista il 16 marzo 2020 e ha debuttato il 26 luglio 2020 all'Horcynus Horca Festival di Messina. E' stato trasmesso su History Channel e Sky on demand. Iscritto al Donatello 2021, ha ricevuto dal Ministero della cultura la qualifica di film d'essai.
Il documentario ripercorre le ultime fasi della vita politica di Aldo Moro, dal viaggio negli States del 1974, per poi concentrarsi sul rapimento, le prigioni e l'uccisione del presidente della Democrazia cristiana.
Una narrazione condotta dal senatore Sergio Flamigni, dall'ex magistrato Carlo Palermo, da giornalisti e autori come Marcello Altamura, Rita Di Giovacchino e Carlo D'Adamo, che si contrappone con dati di fatto alla verità ufficiale del "Memoriale": una nuova analisi balistica per fare luce sulla dinamica dell'agguato, un filmato inedito che svela la targa di un'auto di supporto in via Fani la mattina del 16 marzo 1978 di cui le indagini non hanno mai tenuto conto e la fonte"Beirut2", intervistata da Carlo Palermo, che riferisce di una foto scattata ad Aldo Moro in un cortile durante la prigionia, di come la guerra fredda era fattivamente diretta da gruppi che controllavano sia Washington sia il Cremlino, a conferma del fatto che Aldo Moro doveva morire - e non per mano delle Brigate rosse - al fine di attuare un golpe in Italia.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari stanno dando esecuzione a due decreti di sequestro di prevenzione - emessi, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione – aventi per oggetto beni del valore di oltre 1 milione di euro, riconducibili a due imprenditori baresi (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa).
L’esecuzione dei provvedimenti rappresenta l’epilogo della complessa attività investigativa svolta dai Finanzieri del G.I.C.O. di Bari, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale dei “proposti” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili ai medesimi e ai componenti dei rispettivi nuclei familiari.
I destinatari dei provvedimenti di prevenzione sarebbero stati, difatti, riconosciuti (allo stato, salvo la verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio della difesa) come soggetti connotati da una pericolosità sociale generica, in relazione al loro coinvolgimento in articolate indagini, eseguite dalle Fiamme Gialle baresi tra il 2015 e il 2018 e attualmente nella fase del dibattimento, che avrebbero disvelato l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, con base operativa a Bari, dedita alla commissione dei delitti tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di omessa dichiarazione fiscale, di presentazione di dichiarazioni infedeli e di occultamento di documenti contabili, nonché di autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti.
Alla luce del quadro probatorio acquisito in sede penale anche attraverso intercettazioni di conversazioni telefoniche, gli imprenditori - attinti nell’ottobre 2017 da un provvedimento emesso dal locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica, applicativo della misura cautelare degli arresti domiciliari e del sequestro preventivo di beni - avrebbero beneficiato dei proventi derivanti dai delitti tributari, commessi per il tramite di 2 società di capitali baresi operanti nel settore della produzione di manufatti in cemento, acquisiti attraverso numerosi trasferimenti “sine titulo” per un importo complessivo di oltre 1 milione di euro; somma, questa, successivamente utilizzata dagli indagati per finalità diverse.
Il complesso sistema di frode - posto in essere anche attraverso l’utilizzo di società “cartiere” - avrebbe, pertanto, consentito alle società coinvolte di evadere l’i.v.a., negli anni di imposta dal 2011 al 2015, per un importo totale di circa 4 milioni di euro.
Al fine di disvelare, quindi, l’origine del patrimonio dei proposti e dei relativi nuclei familiari è stata acquisita, con riferimento al periodo 2011-2017, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo gli interi nuclei familiari investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di individuare - allo stato delle indagini - beni nella disponibilità degli imprenditori e dei rispettivi nuclei familiari costituenti il reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse.
In esecuzione dei decreti emessi dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Bari sono state, pertanto, sottoposte a sequestro anticipato, in vista della successiva confisca, disponibilità finanziarie per un importo complessivo di circa 1 milione di euro. In caso di constatata indisponibilità di tale somma, si procederà a sottoporre a sequestro, per valore equivalente, unità immobiliari ubicate in provincia di Bari, nonché quote societarie e compendi aziendali riferibili ai proposti e ai loro familiari.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari - in stretta sinergia con il locale Nucleo PEF - finalizzato all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal competente G.I.P. del locale Tribunale - di beni, tra i quali appartamenti, fabbricati, fondi rustici, compendi aziendali e autovetture, del valore complessivo di oltre 1 milione di euro. Nel provvedimento è stata riconosciuta l’esistenza di un concreto quadro indiziario (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico di 16 soggetti, in relazione all’ipotesi di reato, prevista dal nuovo codice delle leggi antimafia, che obbliga le persone - già sottoposte, con provvedimento definitivo, a una misura di prevenzione - a comunicare al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza competente in relazione al luogo di dimora abituale, per 10 anni ed entro 30 giorni dal fatto, tutte le variazioni nell’entità e nella composizione del proprio patrimonio concernenti elementi di valore non inferiore a euro 10.329,14.
La complessa operazione - in corso di svolgimento in Puglia e Veneto da parte di oltre 70 unità del Nucleo PEF Bari, con il contributo di personale del Nucleo PEF Padova, del I Gruppo e del Gruppo Pronto Impiego di Bari, nonché del Gruppo Barletta - costituisce l’epilogo di articolate investigazioni svolte dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, su delega di questa Procura della Repubblica, finalizzate a verificare il rispetto dei suddetti obblighi di comunicazione.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal competente G.I.P. presso il Tribunale di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i soggetti attinti dalla misura residenti nella Città Metropolitana di Bari e in Comuni della provincia BAT - pur sottoposti a una misura di prevenzione - avrebbero omesso di comunicare operazioni attive o passive, aventi riflessi sul proprio patrimonio, di valore superiore al limite di legge. Tra le operazioni che sarebbero state sottratte a tale forma di monitoraggio figurano la donazione e la cessione di immobili, di rami d’azienda, di fabbricati e di fondi rustici, nonché l’acquisto di appartamenti, fabbricati, compendi aziendali e autovetture. Nello specifico, è emerso che le transazioni oggetto di investigazione hanno interessato anche soggetti intranei/contigui ai noti clan mafiosi attivi nella città di Bari “PARISI”, “CAPRIATI”, “STRISCIUGLIO”, “DI COSOLA”, “PALERMITI” e “MERCANTE”.
In tale quadro, il competente G.I.P. del Tribunale di Bari - condividendo l’analoga proposta avanzata da questa Procura della Repubblica, basata sul solido compendio indiziario acquisito dalla p.g. operante - ha ora emesso un decreto di sequestro preventivo di beni, anche nella forma per equivalente, per un importo di oltre 1 milione di euro. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento di sequestro è in corso la perquisizione delle abitazioni degli indagati finalizzate all’individuazione di ulteriori beni da sottoporre a vincolo.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari - in stretta sinergia con il locale Nucleo PEF Bari - finalizzato alla sottrazione dei patrimoni accumulati illecitamente dalle organizzazioni criminali e alla loro restituzione alla collettività, una volta divenuta definitiva la pertinente confisca.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal competente G.I.P. del locale Tribunale - di beni, fra i quali prestigiosi immobili ubicati a Bari, nonché cospicue disponibilità finanziarie, del valore complessivo di oltre 10,8 milioni di euro.
Nel provvedimento è stata riconosciuta l’esistenza di un concreto quadro indiziario (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico di un noto avvocato penalista del Foro di Bari, in relazione all’ipotesi di reato di dichiarazione infedele dell’i.v.a. e delle imposte sui redditi dovute all’Erario.
L’operazione odierna costituisce l’epilogo di articolate e complesse investigazioni svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari - su delega di questa Procura della Repubblica - in seguito all’esecuzione di una misura cautelare personale nei confronti del predetto legale disposta dal Tribunale di Lecce per vari episodi di corruzione in atti giudiziari e al contestuale rinvenimento, presso l’abitazione del figlio, della somma pari a circa 1,1 milioni di euro in contanti, contenuti in tre zaini e in parte sigillati all’interno di buste sottovuoto.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’indagato ha riconosciuto come proprie tali somme di denaro, indicandole come i risparmi di vent’anni derivanti dai pagamenti dei clienti per l’attività professionale prestata.
In tale contesto, alla presenza del Procuratore della Repubblica e del Presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, le Fiamme Gialle baresi hanno perquisito lo studio legale del penalista, ubicato in questo capoluogo, rinvenendo e acquisendo copiosa documentazione (tra cui 239 fascicoli processuali) utile all’identificazione della sua clientela e alla quantificazione del volume dei compensi professionali effettivamente percepiti.
Considerato che tra i numerosi assistiti vi erano anche soggetti divenuti collaboratori di giustizia, si è proceduto ad acquisirne le pertinenti dichiarazioni, secondo le quali l’onorario del penalista - per il solo studio del procedimento - ammontava a 10 mila euro, per raggiungere l’importo di 100 mila euro per il patrocinio in Cassazione a fronte di un’accusa per omicidio. Pagamenti, questi, effettuati tutti per contanti, in violazione della normativa antiriciclaggio e senza il rilascio di alcun documento fiscale. Le dichiarazioni, tutte convergenti (allo stato, salvo la verifica successiva in fase dibattimentale con il contraddittorio della difesa), sono state riscontrate dalla documentazione in atti.