Con un messaggio pubblicato sul suo profilo social, il dott. Gero Grassi, già parlamentare, con pluriennale esperienza in ambiti amministrativi e politici, oggi, 07 agosto 2020, è stato nominato Presidente dell'Istituto Oncologico di Bari, l'IRCCS Isitituto Tumori Giovanni Paolo II. Una nomina eccellente e ben ponderata, che contribuirà al bene dell'istituto e soprattutto a chi è ospite. Una persona al posto giusto, con carattere fermo e deciso a far bene, come del resto ha dimostrato nella sua lunga esperienza politica e in particolar modo per come ha saputo gestire la Commissione parlamentare sul Caso Moro. Un lavoro instancabile, certosino quello sul Caso Moro, scoperchiando "vasi di Pandora" e contribuendo a ridar verità a fatti fino a ora secretati e impensabilmente credibili.
Ecco come il dott. Gero Grassi ha annunciato la sua nomina.
«Oggi 7 agosto 202, la Giunta Regionale della Puglia ha deliberato la mia nomina a Presidente dell’Istituto Oncologico di Bari.
Il Presidente Michele Emiliano mi ha offerto tale incarico già nell’aprile 2018 e poi altre volte in seguito.
Ho sempre rifiutato perché non volevo passasse l’idea del ‘contentino’ ad un ex Parlamentare o la riparazione di ingiustizie subite. Non mi serve. Nessun passato può essere cancellato. Io guardo al futuro.
Nel marzo 2020 mi hanno chiesto di accettare il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente del Consiglio Regionale della Puglia Mario Loizzo e il dr. Vito Montanaro, Responsabile del Settore Sanità della Regione Puglia.
Ho fatto presente che avrei accettato in un’ottica di rilancio dell’Istituto Oncologico e ove ci fosse stata la volontà della Regione di rendere ancor più l’Oncologico di Bari, punto avanzato della sanità italiana.
Sempre a marzo 2020, il Presidente della Regione Michele Emiliano ha proposto il mio nominativo al Ministro della Salute Roberto Speranza che immediatamente, con grande tempismo ed amicizia, ha dato parere positivo alla mia nomina, avvenuta oggi da parte della Giunta Regionale.
Ringrazio tutti: il Ministro Roberto Speranza, il Presidente della Giunta Regionale Michele Emiliano, il Presidente del Consiglio Regionale della Puglia Mario Loizzo, il dr. Vito Montanaro che hanno riposto fiducia in me.
Sarò impegnato con cuore e passione nel settore Sanità che in passato mi ha visto nel ruolo di Vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera, durante i Governi Berlusconi e Monti.
Spero di fare bene nell’interesse dei cittadini italiani e in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione».
L'associazione Casa Di Vittorio sarà ospite della CGIL in occasione del XVIII Congresso nazionale in programma a Bari dal 22 al 25 gennaio.
Nello spazio dedicato agli espositori, allestito all'interno della Fiera del Levante, sarà attrezzato un corner animato dai ragazzi di Cerignola impegnati nelle attività del servizio civile con l'obiettivo di promuovere i progetti e le attività dell'associazione.
Particolare attenzione sarà data alla divulgazione di:
- Sulle strade di Peppino / il progetto di turismo socio-culturale, realizzato con il supporto della Regione Puglia e del Comune di Cerignola, fondato sul percorso che congiunge tra loro i luoghi più simbolici della vita di Di Vittorio dall'infanzia all'inizio dell'attività sindacale e politica.
- La Voce degli Italiani / la raccolta di 656 numeri (domenica 11 luglio 1937 / martedì 29 agosto 1939) del giornale edito in Francia - collazionata grazie al contributo di Regione Puglia, Casa editrice Ediesse e Fondazione Di Vittorio Roma - e rivolto agli esuli ed ai rifugiati con cui Giuseppe Di Vittorio collaborò prima di diventarne direttore.
- Le ultime ore di Giuseppe Di Vittorio / il docufilm ideato da Chiara Cremaschi per raccontare l’arrivo a Lecco per quello che sarà il suo ultimo comizio, l’accoglienza, il malessere sul palco e la morte improvvisa, il lungo il tragitto del corteo funebre, i funerali a Roma e la commemorazione a Cerignola.
Inoltre, lo spazio di Casa Di Vittorio ospiterà, nel pomeriggio del 23, la proiezione del documentario Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato, di Carlo Lizzani, realizzato in occasione dell'assise per la rinascita del Sud svoltasi nel 1949 anche a Bari ed a cui partecipò Giuseppe Di Vittorio.
"La CGIL ci ha offerto la straordinaria opportunità di promuovere le nostre attività in un contesto nazionale - commenta Giovanna Zunino, direttrice e legale rappresentante dell'associazione - che noi cercheremo di mettere a frutto nel migliore dei modi possibile.
A partire dall'incremento del tesseramento: la più importante fonte di finanziamento delle attività svolte a Cerignola e in Puglia.
Avremo anche modo di promuovere i nostri progetti, sollecitando adesione e partecipazione da parte di chi vorrà conoscere in luoghi in cui l'epopea di Di Vittorio ha avuto inizio e di chi è in possesso di frammenti fotografici o audiovisivi delle tragiche e commoventi ore che seguirono la sua improvvisa scomparsa. E di far conoscere ad una platea più ampia quale straordinario patrimonio di conoscenza e memoria sia La Voce degli Italiani, oggi integralmente consultabile solo a Cerignola.
La partecipazione al Congresso nazionale della CGIL è una tappa fondamentale del processo di crescita dell'associazione - conclude Giovanna Zunino - e promette di aprire interessanti prospettive di ricerca e divulgazione del pensiero e delle azioni di Giuseppe Di Vittorio".
Di Nico Baratta
È un dato di fatto. Per il Presidente Aldo Moro non c’è pace e con essa verità. A parte l’ultimo sostantivo, verità, che meriterebbe una lunga analisi sui fatti accaduti in quel terribile anno, il 1978, e precisamente in quei angoscianti e oscuri 55 giorni, il sostantivo pace vorrebbe che ciò che lo ricorda, lo commemora, lo consegna alla storia, andrebbe rispettato. Invece non è così.
Nella notte tra sabato e domenica scorsa, il monumento eretto in Piazza Aldo Moro, a Bari, è stato vandalizzato. La lapide che commemora il suo operato è stata divelta è buttata in terra. A denunciarlo pubblicamente è stato il Comitato di Piazza Umberto, che sui social network ha pubblicato le foto della lapide fatta a pezzi e lasciata sul terreno. Foto riprese da molti e commentate. Tra i primi a dir la sua c’è stato l’On. Gero Grassi: «L’azione di devastazione del Monumento che ricorda Aldo Moro ed i martiri di via Fani, a Bari, non è gesto vandalico. Attenzione a sottovalutare il fenomeno. Giro l’Italia e la Puglia a ricordare il Martirio Laico di Aldo Moro e porto sulla mia pelle il fastidio che a molti da il solo parlare di Moro. Nel cuore ho invece la voglia di verità di tanti giovani e cittadini che apprezzano ed amano l’Uomo Aldo Moro».
Forse è stato un atto vandalico di spregiudicati in balia di protagonismo, o forse di bulli in preda a chissà quali sostanze. O forse, quello dell’altra notte, che fa il bis con quello del 27 giugno scorso, è un atto mirato per mandare un messaggio chiaro: Moro va dimenticato e con lui tutto ciò che ha fatto e che voleva fare e che avrebbe fatto se “gli oscuri artefici” non l’avessero consegnato nelle mani delle Brigate Rosse. E sì, perché dopo le oculate analisi e indagini svolte dalla Seconda Commissione Parlamentare sul Caso Moro, conclusasi con il precedente Governo (sarebbe stato utile che questo lo avesse continuato, nda), son sortite verità scomode, scritti nomi importanti, raccontato fatti inediti e intrecci politici-religiosi-istituzionali che, ripensandoci, fanno accapponare la pelle. Tutto è conservato con integerrima cura e oculata cronologia nel sito www.gerograssi.it. Difatti l’On. Gero Grassi, per chi ancora non lo sa, era parte vitale della suddetta Commissione; l’ha voluta fortemente e continua a raccontare a scuole e enti ciò che la Commissione ha prodotto.
Molti son stati i commenti che hanno condannato il barbaro atto vandalico che, nel caso, assume un duplice valore: simbolico e di degrado. Piazza Moro e la vicinissima Piazza Umberto, pur trovandosi in una zona cittadina centrale, di sera sono lasciate nell’oblio istituzionale, dove accade di tutto. Un dettaglio non tralasciato da Mario Loizzo, presidente del Consiglio regionale della Puglia, che in una nota esprime: « Il più fermo sdegno per un gesto che può avere tante origini, ma che resta sotto ogni aspetto inaccettabile e stupidamente barbaro. Occorre ripristinare al più presto l'integrità di un importante simbolo storico nel centro della città. Questo atto si inserisce in un quadro di generale degrado di una zona importante del capoluogo, davanti alla stazione centrale. È un nuovo esempio inaccettabile di una situazione assolutamente invivibile a danno dei residenti e di chiunque si trovi ad attraversare la zona. Di sera, tanto piazza Moro che piazza Umberto – pone in evidenza Loizzo - si trasformano in una terra di nessuno, soggetta a violazioni, vandalismi, reati di vario genere. Questo non può accadere e sollecita maggiore controllo, a tutela del rispetto delle leggi e delle regole civili. Torno a chiedere che il monumento a Moro venga riparato rapidamente e sottoposto ad una vigilanza assidua»
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Chiesto incontro con Ministri competenti” Dichiarazione del vice presidente della Commissione Sanità e consigliere regionale di Direzione Italia/Noi con l’Italia, Luigi Manca. “Assurde, proprio così: molte domande del test di Medicina che oltre 67mila aspiranti medici italiani hanno sostenuto erano di una difficoltà inaudita, la preparazione richiesta era decisamente superiore a quella offerta dal sistema scolastico italiano, per cui molte famiglie ricorrono a spese straordinarie per dare più chance ai propri figli attraverso costosissimi corsi. Ma alle difficoltà soggettive del test se ne aggiunge una oggettiva: a fronte di un esercito di candidati (67.009) i posti a disposizione in tutte le Facoltà di Medicina delle Università statali italiane sono 9.779. Vale a dire che solo 15 su 100 aspiranti medici potranno realizzare il sogno di indossare il camice. E gli altri 85??? A loro il sistema universitario italiano riserva un piano di studi non scelto, una professione di seconda scelta. Ora fermo restando la mia battaglia contro il numero chiuso, e la preferenza del metodo francese di selezione della classe medica, nei prossimi giorni chiederò un incontro ai Ministri della Salute e dell’Università quando meno per ampliare i posti a disposizione. Perché invece che poco meno di 10mila posti, non se ne garantiscono anche il doppio trovando soluzioni logistiche in tempi utili, del resto le lezioni dei primi anni richiedono più spazi che laboratori. Per questo motivo e per contribuire a qualche soluzione sto dialogando con il presidente delle Scuole di Medicina, Gesualdo, con i rettori di Bari e Lecce, Uricchio e Zara, perché il primo triennio di Medicina della facoltà di Bari possano essere ospitato anche a Lecce, nell’attesa della realizzazione di un corso autonomo in lingua inglese di Medicina”.