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#contrappunti

«Molto tempo fa, giunta DC-PCI, riuscii a dirottare su Macchia un finanziamento per realizzare la pavimentazione antistante la chiesa della Madonna della Libera.

Controllavo la perfetta esecuzione dei lavori anche se ero solo il delegato di Macchia.

Il giorno in cui c'è stata l'assemblea per la scalinata di Via Torre dei Giganti, ho fatto alcune foto alla Piazza Carlo d'Angiò che evidenziano molte decine di basolati rotti durante la messa in opera, tombini e pavimentazione realizzati senza alcuna geometria come se avessero operato maestranze e ingegneri senza alcun criterio professionale. Qualcuno mi ha detto che la sovraintendenza avesse data quell'indicazione per evidenziare le diverse epoche che hanno visto Lu Scutt punto di arrivo di pellegrini e dominatori.

Se questo fosse vero il problema sarebbe ancora più grave perché mancherebbe anche uno spirito critico indispensabile per confrontarsi con le vecchie maestranze che ci hanno lasciato in eredità un gioiello di città.

Mi sono chiesto cosa avrebbero combinato, i nostri eroi, se nello stesso periodo avessero dovuto realizzare, con le medesime indicazioni, la piazza e la strada della Basilica di San Pietro che ha una storia ancora più antica di quella della Basilica di San Michele?

Agli amministratori voglio ricordare che la loro presenza è solo di passaggio e che essi verranno ricordati specialmente per le cose brutte che avranno realizzato; se continuano di questo passo il loro ricordo resterà indelebile nei decenni a venire.

 

Tombino e pietra Apricena rotta MSA lug2023

 

Dai consiglieri comunali di maggioranza la città si aspetta uno scatto di coerenza con quanto di buono nei secoli è stato realizzato a Monte.

Dalla minoranza mi aspetto invece, non un atteggiamento distruttivo tipico della politica del PCI e dei suoi derivati durante i periodi in cui era all'opposizione, bensì un progetto di amministrazione che, evidenziando i gravi disastri dell'attuale giunta ne impedisca la realizzazione.

Dal vice presidente della Regione Puglia che io, pur non essendo di sinistra ho votato e fatto votare per tre volte, mi piacerebbe una approfondita analisi sul come vengono spesi i tanti milioni di euro pervenuti a Monte e se siano state realizzate opere che abbiano innescato la tanto decantata "RESTANZA" attraverso opere concrete che possano produrre posti di lavoro stabili ed una nuova economia (diversa dall'attuale che si fonda per il 93% sulle pensioni e sul posto fisso) oppure se, quelle ingenti risorse, sono servite solo per realizzare il solito specchio per le allodole, indispensabile per ottenere consensi elettorali.

 

Tombini pavimentazionebasilica MSA 6apr2023

 

Quando mio padre era in vita, noi figli chiedevamo che piantasse nei pressi della masseria di Macchia alcuni alberi di pini. Lui non lo ha mai fatto perché diceva che bisognava piantare solo alberi che producevano frutti.

Dopo la sua morte abbiamo piantato i pini che sono stati in gran parte eliminati perché non solo non producevano niente ma i loro aghi rendevano sterile il terreno circostante!

Le foto riportate mostrano quanto di sopra riferito».

#contrappunti

«In questi giorni Vico del Gargano sta organizzando degli eventi musicali in Foresta Umbra il cui nucleo abitativo è territorio di Monte.

Per 30 anni Manfredonia ha gestito, tramite il PD, l'area industriale ex-Enichem di Macchia.

Caro signor sindaco PD è normale tutto questo?

Da un po' di anni stiamo assistendo all'emigrazione al nord di migliaia di giovani cui segue, dopo qualche anno il trasferimento anche di non pochi genitori.

Mentre questo avviene si continua ad investire immense risorse non per creare nuovi posti di lavoro stabile ma solo per opere di rifacimento di piazze, strade e manifestazioni varie, convinti che queste possano migliorare il futuro dei montanari.

È bene ricordare che tutte le attività economiche a partita IVA di Monte (alberghi, attività balneari, negozi, ristoranti, panificatori, imprese edili ed altri artigiani, bar, professionisti etc.) dichiarano un reddito pari all'11% dei pensionati e del 7% degli impiegati.

Questo deve fare riflettere sui risultati ottenuti da anni di investimenti che hanno solo reso più agevole la vita di chi ha un'occupazione stabile.

L'azione amministrativa potrebbe essere sintetizzata dal detto montanaro "li chiacchiere n'n fanne farine".

Vedere lontano è una capacità che uno o c'è l'ha o non c'è l'ha, ed in quest'ultimo caso le enormi risorse a disposizione possono accentuare ancora di più il distacco tra quello che bisognerebbe fare e quello che si fa perché diceva il mio maestro con cui ho iniziato la mia professione: ricorda sempre che se non conosci una malattia non potrai mai diagnosticarla e ti limiterai solo a cercare una terapia sintomatica, fino a quando non vi sarà l'evoluzione fatale della stessa.

In questo concetto includo le tante attività amministrative di Monte che servono solo a cercare di tamponare i sintomi della decadenza della nostra gloriosa città».

#contrappunti

«In un mio precedente articolo ho affermato che una Città UNESCO deve esprimere Cultura, Arte, Bellezza e Innovazione. Purtroppo in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un graduale degrado ambientale della nostra città specie se lo sguardo è rivolto ai tanti palazzi storici, che nel tempo erano lo specchio della bellezza della città micaelica. Infatti, oggi, a subire maggiormente il degrado urbano e l’abbandono graduale da parte dei proprietari, sono proprio i palazzi signorili che si trovano lungo il Corso principale della città.

Fra questi, oltre ai Palazzi più rinomati, come Palazzo Ciampoli, Palazzo Grimaldi, Palazzo Gambadoro e Palazzo Giordani, segnaliamo il Palazzo che si trova in Corso Vittorio Emanuele n. 157, situato fra Palazzo Vischi e Palazzo D’Angelantonio.

Un Palazzo che si affaccia di fronte la Chiesa di San Giuseppe e Palazzo Filippo D’Errico, con una facciata dove campeggiano, in maniera indecorosa, erbacce diffuse lungo le finestre e le pareti, con un generale degrado strutturale, che è la negazione del senso di bellezza e del senso estetico che una città UNESCO. Una città che ha aspirato ad essere Capitale della Cultura Italiana 2025 e, oggi, Capitale della Cultura di Puglia 2024 e del Giubileo 2025. Di fronte a tanta bruttura, si invita il Sindaco o chi per esso, a intervenire al più presto, sensibilizzando con tutti i mezzi i relativi proprietari dello stabile, al fine di ripristinare l’antico decoro urbano, ma nello stesso tempo salvaguardando l’incolumità della gente»

#contrappunti

La domanda formulata dal prof. Giuseppe Piemontese, dopo l'esito negativo e perciò non più influente per la vittoria e per i progetti contenuti al fine, è la stessa che questa testata giornalistica ha posto all’Amministrazione comunale di Monte Sant’Angelo, senza mai ricevere risposta. Un comportamento ingiustificabile e inqualificabile da parte di chi ha utilizzato la parola “legalità” in ogni discorso, quasi fosse un intercalare di chi è affetto da autoecolalia [ndr.]

«Non  è possibile parlare di futuro e di sviluppo di una Città UNESCO, che ha aspirato a diventare Capitale della Cultura Italiana 2025 e, oggi, Capitale della Cultura di Puglia 2024, e non conoscere il contenuto del Dossier che è stato approvato dal Comitato tecnico-scientifico, di cui faccio parte. Un Dossier, dove sono riportati i Progetti che tutte le Istituzioni e le Associazioni del Gargano hanno prospettato e fatto proprio dalla maggior parte di esse. Progetti che nessuno conosce e che la Città e, quindi, la comunità, vorrebbe renderli visibili ed essere partecipi nella loro realizzazione. Un diritto e dovere di tutti nel far proprio questi progetti e renderli così di pubblico dominio. Tutto questo, al fine di creare una situazione di confronto e di partecipazione alla vita pubblica della Città UNESCO. Eppure, si parla tanto di condivisione, di partecipazione, di sviluppo sociale ed economico condiviso, di corresponsabilità nelle scelte, per determinare una situazione ottimale di crescita della Città.

Oggi la comunità locale, così come le Associazioni e lo stesso Comitato tecnico- scientifico, sono tenuti all’oscuro di tutto, anche se chi governa la città ha il dovere di rendere pubblico tale Dossier. Ne vale della credibilità delle Istituzioni democratiche, ma soprattutto di chi ha il potere di decisione nella scelta dei Progetti da realizzare,  ma anche del destino di una città, come Monte Sant’Angelo, che purtroppo sta vivendo un periodo poco lusinghiero sul piano sociale, economico, commerciale e culturale. Questo, non è fare polemica, ma nasce in noi dalla consapevolezza che una città non si governa solo con gli annunci pubblicitari, ma dagli investimenti e dalle realizzazioni concrete che si fanno sul piano sociale ed economico. E questo per il bene di tutti e non solo di qualcuno o di pochi.  Vorremmo, da parte nostra, una città più accogliente e più visibile sul piano della bellezza e del “vivere comune”, dove i sogni diventino realtà e non solo promesse. Quindi, ripeto, è tempo di rendere palese e pubblico il contenuto del Dossier,  rispettando e attuando la volontà e la partecipazione  di coloro che hanno contribuito a redigerlo e a presentarlo alla Commissione di Roma.  Commissione che, purtroppo, non ha ritenuto la città di Monte Sant’Angelo ad essere riconosciuta quale Capitale della Cultura Italiana 2025. E, questo, per vari motivi ed errori, di cui mi astengo di elencare.

Purtroppo, la realtà attuale non è quella che i nostri amministratori ci presentano, in quanto i problemi reali della città sono tali da richiedere, anche e soprattutto, la partecipazione di tutte le forze politiche della città, ma soprattutto la consultazione della classe intellettuale, gli ordini professionali, la scuola, il mondo del lavoro, i commercianti, che stanno forse subendo maggiormente la crisi,  la gente che si vede esclusa e che pretende di essere compartecipe della volontà generale, al fine di creare le premesse per uno sviluppo integrale della città, non solo del Centro urbano, quanto dell’intero suo territorio che ha grandi potenzialità sul piano economico-turistico.

E, intanto, si parla ancora di compartecipazione della Città UNESCO alla realizzazione dei Progetti dei Dossier delle città escluse a Capitale della Cultura Italiana 2025, come Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Orvieto, Pescina, Roccasecca e Spoleto, anche se nessuno ne conosce il contenuto. E, allora, di che cosa parliamo? Né la materia è di competenza solo di alcuni amministratori, che si credono detentori della verità e, quindi, del potere di decidere per tutti.

Tutto questo, che sto scrivendo, non nasce da uno spirito di critica tout court, ma dalla consapevolezza di chi da anni si batte per rendere la Città UNESCO più accogliente e più confacente alla sua Storia e alla sua Cultura: una Cultura che affonda le sue radici, non solo nella civiltà dell’Europa cristiana, ma anche e, soprattutto, nella civiltà mediterranea, attraverso la presenza di vari popoli, fra cui i Dauni, i Greci e i Romani.

È tempo che la gente, anche attraverso il contenuto del Dossier,  prenda coscienza e conoscenza della sua Storia, tale da creare le condizioni per far sì che si crei un clima di maggiore partecipazione e di condivisione del “bene comune”, senza divisioni e senza calpestare il diritto e la dignità di conoscere e di costruire il proprio futuro».

La Giunta Cimabue

#contrappunti

Problemi e sempre problemi per gli abitanti di Macchia. Irrisolti dalle varie amministrazioni comunali e persistenti anche dopo le promesse elettorali. Non c'è verso. Macchia rimane quel bacino di voti per poi essere dimenticato. E con esso i servizi essenziali per la sua sopravvivenza. Il buon Giovanni Ciliberti, abitante a Macchia, sempre attento ai problemi che moltiplicano in quell'area di Monte Sant'Angelo, mai causticamente ma con garbo, con irriducibile volontà altrui, continua a denunciare situazioni che affliggono i macchiaioli e con loro le attività lavorative, quelle dei servizi essenziali e di sostegno. Ci si chiede, perché dopo molte segnalazioni e denunce pubbliche a mezzo stampa, chi amministra, conscio di tal problematiche, non interviene? E come se lasciasse decantare tutto fino a prossime elezioni promettendo e poi dimenticando. Nel frattempo Macchia e i macchiaioli continuano a vivere dimenticati, mentre i turisti che si recano in nel “paradiso garganico” continuano a incontrare barriere e riscontrare disservizi [ndr.].

La Giunta Cimabue

«ovvero ne fa una e ne sbaglia due.

Sarebbe stata una gran bella cosa se fosse stata realizzata in un luogo diverso, come auspicato da tutti ed in particolare dagli abitanti, dagli operatori del turismo balneare e da quanti lavorano o hanno a cuore Macchia.

Invece per non smentire Cimabue la seconda cosa sbagliata è l'accesso che è stato realizzato in curva dove vi è una linea continua che impedisce di svoltare a sinistra per accedere alla discarica.

 

Macchia discarica strada accesso

 

Mi piacerebbe che qualcuno andasse più a fondo per verificare se l'accesso sia la conseguenza di un errore di progettazione da principianti o se dietro la mancata pitturazione della linea continua si nasconde qualcos'altro di ancora più grave.

Oggi per rispettare il codice della strada per accedere alla discarica, proveniente da Macchia Libera ho dovuto oltrepassare la rotatoria in direzione Manfredonia e svoltare a destra, passare vicino alla chiesa dell'antica masseria Gambadoro, quindi proseguire verso la rotatoria per accedere finalmente alla discarica.

Distanza percorsa dalla rotatoria circa km 3 invece di metri 120 se avessi svoltato a sinistra e in curva come predisposto dalla giunta comunale».

#contrappunti

Pubblicata su Facebook il 1° aprile 2023, ma ripresa da pochissimi media, la “Lettera aperta al Maestro Renzo Arbore” scritta dal prof. Pasquale Episcopo ha in seno argomenti validi per una sana discussione affinché “Casa Arbore e le sue cianfrusaglie” abbiano altra destinazione. L’Ente Provincia ha deciso che sarà una sala di Palazzo Dogana a conservare i ricordi di una vita di Renzo Arbore, ovviamente con un progetto artistico-culturale a supporto. Tuttavia molti concittadini dell’eccentrico foggiano Arbore, napoletano d’adozione, hanno un’altra idea, dividendosi, finanche tra chi è del mondo culturale e mediatico. I media, purtroppo, non hanno ripreso appieno l’appello del prof. Episcopo, che merita attenzione e profonda riflessione sulla valenza delle “cianfrusaglie” di Renzo Arbore. A distanza di due mesi e visto che nessuno ha voluto divulgare un libero pensiero, oggi lo proponiamo. È la prerogativa del giornalismo, quello libero. [ndr.]

«Gentile Dott. Arbore,

questa lettera è un appello alla Sua sensibilità di foggiano e uomo di cultura.

Con essa Le rivolgo la preghiera di riconsiderare il progetto di realizzazione di “Casa Arbore” a Palazzo Dogana e di chiedere alle istituzioni pugliesi (Regione, Provincia, Comune) che venga individuata una diversa sede per gli oggetti della Sua collezione permettendo, in tal modo, che l’edificio storico più rappresentativo di Foggia sia utilizzabile per impieghi più direttamente legati alla storia della città e che possano contribuire alla sua ripartenza dopo la crisi sociale e istituzionale che l’ha colpita relegandola agli ultimi posti, per qualità della vita, in molte graduatorie nazionali.

Gli oggetti della Sua collezione privata, tra cui capi di abbigliamento (costumi, gilet, cappelli, cravatte) e cimeli di plastica (borse, occhiali, bigiotteria e oggetti cult) che Lei stesso chiama “cianfrusaglie”, non hanno alcun legame con la storia della città di Foggia e non andrebbero collocati nel suo edificio storico più rappresentativo. Tra gli impieghi ipotizzabili per Palazzo Dogana ci sarebbe quello di destinare parte delle sue sale e dei suoi spazi alla realizzazione di un Museo della Transumanza o un Museo Federiciano o entrambi.

Come Lei sa Federico II di Svevia visse e governò a Foggia per oltre un quarto di secolo, dal 1221 al 1250, ancorché in maniera discontinua. A differenza di quanto accaduto in altre zone della Puglia, Foggia fino ad oggi non è stata in grado di valorizzare adeguatamente l’immagine del personaggio più famoso del Medioevo facendone punto di forza della sua identità storica, ponendola alla base di iniziative per la promozione culturale, sociale ed economica della città e dell’intero territorio. A causare questo stato di cose ha contribuito certamente il destino infausto che ha avuto il Palazzo imperiale, scomparso nel nulla. A tale sorte si è aggiunta una poco lungimirante amministrazione della città che, con scelte sbagliate o, semplicemente, mancate, ha contribuito alla “damnatio memoriae” che, obliando il passato, ne ha minato il futuro.

Tra le cose che sono mancate a Foggia, negli ultimi decenni in particolare, c’è a mio avviso anche l’aiuto di un illustre foggiano disposto “a metterci il nome e la faccia”, ovvero a spendersi personalmente per la valorizzazione della città. Lei queste qualità le avrebbe, ma non vive a Foggia.

Ma allora perché non provare a reindirizzare l’iniziativa “Casa Arbore” lasciando che gli spazi ad essa destinati vengano utilizzati per finalità di valorizzazione dell’identità storica e culturale della città che Le ha dato i natali? Perché non offrire alla Sua città un aiuto più grande, più bello e più forte, più nobile e generoso, quello di essere Lei stesso patrocinatore di un Museo Federiciano da realizzarsi a Palazzo Dogana nella prospettiva di un ritorno alla normalità con l’elezione di un nuovo Sindaco? Le dico questo perché le delibere di Provincia e Regione che hanno approvato “Casa Arbore” hanno avuto luogo con il Comune di Foggia sotto commissariamento, dunque privo della propria identità rappresentativa. Ripeto, non Le chiedo di rinunciare a “Casa Arbore”. A Foggia ci sono certamente posti più adatti dove poter collocare la Sua collezione. Mi risulta che, prima del commissariamento, l’Amministrazione comunale Le aveva offerto la Pinacoteca 900.

Il patrocinio di un Museo Federiciano sarebbe il più bel regalo che Lei potrebbe fare ai foggiani perché contribuirebbe a ricostruirne l’identità culturale. Il regalo riguarderebbe soprattutto i più giovani e i giovanissimi. Conoscere la storia della propria città li aiuterà ad amarla, magari a non lasciarla quando saranno adulti. I foggiani hanno bisogno di riconciliarsi con se stessi, di diventare orgogliosi di se stessi e della propria storia. Con Federico II la grande storia universale è passata da Foggia facendo della città e dell’intera Capitanata il centro del mondo che allora contava.

A Jesi, dove Federico II vide la luce il 26 dicembre 1194 e dove da neonato non trascorse che pochi giorni, pochi anni fa è stato realizzato il primo museo interamente dedicato al grande personaggio storico. L’ho visitato e ne sono rimasto entusiasta. Il Museo “Federico II Stupor Mundi” non ha reperti storici originali: è stato concepito con pannelli, ricostruzioni, proiezioni, scenografie e installazioni virtuali grazie alle quali si raccontano passaggi salienti della vita pubblica e privata di Federico II. L’inaugurazione è avvenuta il 1° luglio 2017 ad opera della Fondazione Marche e alla volontà, in particolare, dell’Ing. Gennario Pieralisi, Cavaliere del Lavoro e imprenditore dell’agro-alimentare, che l’ha voluto “per amore verso la sua città” finanziandolo con un milione di euro.

Dott. Arbore,

non Le sto chiedendo di mettere mano al portafogli. Se Le racconto questi particolari è perché è questa, a mio modesto avviso, la via da seguire: una “best practice” attuata con successo solo pochi anni fa. Nei primi sei mesi il museo jesino ha avuto “15.000 visitatori paganti” che hanno contribuito a sostenere l’economia della cittadina marchigiana. Questo numero è stato reso noto dalla Prof.ssa Anna Laura Trombetti Budriesi dell’Università di Bologna, curatrice scientifica dell’allestimento, in un’intervista, disponibile su YouTube, effettuata nel gennaio 2018 in occasione della presentazione del museo a Stoccarda, capitale del Land del Baden- Württemberg, nel cuore dell’antica Svevia. L’organizzazione dell’evento venne curata dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda e dalla Regione Marche con la collaborazione di Comune di Jesi e della Fondazione Federico II di Hohenstaufen. Circa duecento cittadini parteciparono alla presentazione. In quell’occasione il vicesindaco e assessore alla cultura di Jesi Luca Butini sottolineò le potenzialità del Museo Federico II Stupor Mundi quale contributo all’offerta turistica della città marchigiana.

La presentazione del museo di Jesi a Stoccarda è stato un modo efficace di fare squadra tra i rappresentanti delle istituzioni locali e quelli della cultura (e tra parentesi aggiungo che la Prof.ssa Trombetti Budriesi nel 2000, illustre studiosa dello Svevo, ha pubblicato l’edizione, in latino e in italiano, del De Arte Venandi cum Avibus, il trattato di falconeria al quale Federico II si dedico dal 1221 al 1250 (Stürner), dunque certamente anche a Foggia, nel parco dell’uccellagione ubicato tra il Pantano e San Lorenzo in Carminiano, dove l’Imperatore aveva una seconda residenza).

Perché dunque non realizzare anche a Foggia, che fu sede preferita dell’Imperatore, un Museo Federiciano?

Federico II di Svevia scelse Foggia per farne “REGALIS SEDES INCLITA IMPERIALIS”, capitale del Sacro Romano Impero e del Regno di Sicilia. Fu nel palazzo imperiale di Foggia che venne concepito il Liber Augustalis, poi promulgato a Melfi, che sarebbe rimasto in vigore per i sei secoli successivi. Definito “monumento giuridico” della storia del diritto e rimasto in vigore fino al 1819, alla sua stesura contribuirono i giuristi più eruditi e raffinati dell’epoca guidati dal protonotario Pier della Vigna, capo della cancelleria imperiale. Fu da quel palazzo che partirono ordini, mandati, privilegi e lettere destinati a papi, re e dignitari d’Europa. Fu nel Palazzo di Foggia che l’Imperatrice Isabella d’Inghilterra trascorse gli ultimi anni della sua vita e vi morì, il 1. dicembre del 1241. Era sorella del Re Enrico III d’Inghilterra, figlia di Re Giovanni Senza Terra, il Sovrano che sottoscrisse la Magna Carta, ma Foggia non le ha dedicato nemmeno una strada. Fu tra i letterati che animavano la vita di corte di quel palazzo che la lingua italiana fece i suoi primi timidi passi, con la cosiddetta Scuola Siciliana, tra essi Jacopo da Lentini, l’inventore del sonetto. Fu intorno alla corte foggiana che si raccolse una fitta schiera di artisti e scultori, in primis Nicola di Bartolomeo da Foggia poi detto “Pisano”, che avrebbero influenzato l’arte e l’architettura nell’intero Regno e nel resto d’Italia.

Con loro Foggia diventò città d’arte di primaria importanza. Ho già menzionato il Parco dell’Uccellagione, dove Federico osservò e studiò moltitudini di volatili, e il suo “De Arte venandi cum Avibus” un libro che a tutt’oggi è considerato pietra miliare del metodo scientifico. “In questo libro di falconeria vogliamo descrivere le cose che sono, come sono” queste le parole del suo illustre autore. Il libro ci è pervenuto in una trascrizione attribuita a Manfredi corredata da miniature bellissime che ne fanno un inno al creato. Otto secoli fa Federico fu un ambientalista “ante litteram” ed oggi più che mai dovrebbe essere ricordato e studiato per la sua attualità dirompente.

Ebbene tutto ciò, e molto altro, può essere ricostruito, a Foggia, in un Museo Federiciano che rappresenti punto di attrazione nazionale e internazionale della città, della provincia e dell’intera Puglia. Oggi che Foggia dispone nuovamente dell’Aeroporto Gino Lisa, il museo può diventare punto di partenza per un turismo colto, anche internazionale, diretto alle diverse località federiciane dei dintorni, da Lucera a Castel del Monte, da Troia a Monte Sant’Angelo e, non da ultimo, Castel Fiorentino, luogo di morte dell’Imperatore, sito archeologico di grandi potenzialità, vera miniera d’oro a cielo aperto che attende solo di poter promuovere cultura e produrre ricchezza.

Dott. Arbore,

preso dalla foga della scrittura non mi sono ancora presentato e me ne scuso. Alcune brevi informazioni sulla mia persona le ho messe in Post Scriptum. Ma non è importante chi sono, importante è la preghiera che Le rivolgo.

Spero che vorrà apprezzare e accogliere le parole di uno che, come Lei, ha lasciato Foggia e che, come Lei, non ha dimenticato quella città sfortunata. Amo Foggia e ne desidero il riscatto. La nostra è una città che ha subito tante disgrazie, tante privazioni, tante ferite. A quelle sventure si sono aggiunte, recentemente, umiliazioni che non meritano neppure di essere menzionate. Con il Suo patrocinio e con l’accordo della Provincia e della Regione, Palazzo Dogana può diventare il fulcro della rinascita della città basata sulla sua identità storica e culturale.

Un altro museo che, a pieno titolo, potrebbe essere ubicato a Palazzo Dogana sarebbe quello della transumanza. In Capitanata la pratica della transumanza delle greggi è attestata fin dall’epoca romana repubblicana. Fu certamente in uso in epoca normanna, sveva e angioina. La Regia Dogana della “Mena delle pecore” ebbe il suo atto di fondazione in un Privilegio di Re Alfonso d’Aragona del 1447. Con esso la rete di sentieri percorsi dai pastori assurse a struttura demaniale vitale per lo sviluppo dell’economia in ben cinque regioni meridionali, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata. Per secoli Foggia è stata crocevia di “tratturi, tratturelli, bracci e riposi” che formavano una fitta rete di 3000 chilometri ed oltre. Milioni di pecore svernavano in pianura per poi ritornare sui monti in primavera. In un tempo in cui si parla sempre più spesso di salvaguardia ambientale e sviluppo sostenibile, un museo della transumanza contribuirebbe a ricostruire l’identità culturale di un territorio che su quella pratica, come anche sull’agricoltura e in primis sulla coltivazione del grano, ha basato per secoli la fonte del suo sviluppo sociale ed economico.

Infine a Palazzo Dogana potrebbe avere sede un Ufficio del Turismo, degno di questo nome, che lavori in sinergia con quelli, già esistenti, della provincia.

Dott. Arbore,

Lei è un uomo di spettacolo e certamente sa quanto oggi i cosiddetti “Social” siano diventati importanti nella comunicazione tra i cittadini, a volte anche tra i cittadini e i vip della politica, della cultura, dello spettacolo. Anch’io ho una pagina Facebook. Da circa tre anni la dedico esclusivamente ai miei contatti “foggiani”. I miei post riguardano Foggia e la sua storia, in particolare quella legata a Federico II di Svevia. Nel maggio 2022, dopo aver appreso della delibera della Provincia, ho scritto su “Casa Arbore” dicendo quello che penso. Oltre duecento persone hanno sostenuto il mio punto di vista.

Dopo la pubblicazione (ottobre 2022), della Deliberazione della Regione Puglia afferente alla realizzazione di “Casa Arbore” a Palazzo Dogana, ho scritto al Presidente Michele Emiliano una lunga lettera chiedendo di sottoporre il progetto a revisione al fine di individuare una sede diversa e più idonea. La lettera, datata 23 gennaio 2023, l’ho inviata, per conoscenza, anche ad alcuni giornali, a molte istituzioni e associazioni culturali locali, a singole persone impegnate nella cultura. Anche in questo caso ho ottenuto diverse manifestazioni di sostegno. Non sono dunque il solo, a Foggia, a pensare che “Casa Arbore” non vada collocata a Palazzo Dogana. Anche la stampa ne ha parlato.

Se Lei accettasse sarei onorato e felice di incontrarLa, a Roma o dovunque preferisce. Lo dico senza arroganza, semmai con umiltà. Non è “Casa Arbore” ad essere oggetto di discussione, ma la sua collocazione.

Un Suo autorevole intervento potrebbe riportare le cose sui giusti binari individuando un’altra sede per la Sua collezione. L’annuncio di un Museo Federiciano a Palazzo Dogana da Lei patrocinato e quello di “Casa Arbore” in una diversa sede potrebbe essere il segnale che la città attende per la sua rinascita a partire dalla cultura. Poi ci sarà bisogno di un gran lavoro di squadra, da fare tutti insieme - ripeto: TUTTI INSIEME - quando Foggia avrà un nuovo governo liberamente scelto dai suoi cittadini.

Detto, in tutta sincerità, da un foggiano come Lei che, come Lei, ama la propria città natale.

Con distinti saluti».

Chi è il prof. Pasquale Episcopo.

Foggiano di nascita, ex-Ufficiale dell’Aeronautica, da 30 anni vive a Monaco di Baviera dove lavora come docente di italiano, lingua e cultura. Dal 1993 è giornalista iscritto all’albo pubblicisti del Lazio. E' membro della Società di Storia Patria per la Puglia e della Società di Storia degli Staufer con sede a Göppingen, città gemellata con Foggia dal 1971. E' stato il promotore del convegno internazionale (18 - 20 nov. 2021, Unifg), dedicato a Federico II di Svevia in occasione dell’VIII centenario del suo arrivo in Capitanata. Al convegno ha presentato una relazione sui Diplomi emanati dallo Svevo a Foggia e in Capitanata. Inoltre, è stato il promotore della Stele di Foggia, monumento alla memoria di Federico II. Il monumento è oggetto di donazione da parte del Prof. Johann Heinrich von Stein, economista di Stoccarda appassionato cultore di Federico II nonché iniziatore del progetto delle “Stauferstele” che dall’anno 2000 ha visto la collocazione di 39 monumenti in 6 paesi europei. Il professore, a cui lo lega un sentimento di profonda amicizia nel nome di Federico II von Hohenstaufen, cui sostiene che Foggia è il luogo che più di ogni altro merita il memoriale. A causa della crisi istituzionale, la collocazione e l’inaugurazione sono state rimandate a data da stabilirsi. In qualità di ex-Ufficiale, il 27 ottobre 2022 c/o Unifg, ha partecipato al convegno per il Centenario dell’Aeronautica con una relazione sui bombardamenti del 1943 e sul contributo della Regia Aeronautica combelligerante alla guerra di liberazione in Capitanata. Altra pagina importante, drammatica e gloriosa al tempo stesso, della grande storia di Foggia.

#contrappunti

Gli "Amici del Viale Foggia" A.P.S, per voce della presidente Marialuisa de Niro Centra, ritornano sulle oramai annose problematiche che affliggono la città di Foggia, in particolare l’area del cosiddetto “Quartiere Ferrovia”, insolute, dimenticate, denunciate con carte bollate lasciate a impolverare nei cassetti istituzionali.

«Qui via Podgora, emblema della vergogna e del fallimento di tutte le istituzioni, continua inesorabile il degrado di una zona del centro cittadino, ove ormai tutto è lecito. 

Il mercato degli stracci e di tutto ciò che è reperibile nei cassonetti dell'immondizia inizia la sua attività dalle prime ore del giorno fino a notte inoltrata con relativi schiamazzi e frequenti risse, le ore di riposo pomeridiane sono un lontano ricordo di civiltà perduta.

L'uso delle strade come pattumiere e vespasiani è quotidianità ed è cronaca della morte civile annunciata di un intero quartiere le cui strade sono da tempo terra di nessuno. È evidente che gli interventi dei Vigili Urbani non servono a reprimere tale fenomeno che perdura, anzi aumenta con l'arrivo della stagione estiva.

Ci vogliono misure adeguate, ci vuole la volontà e la capacità di affrontare e risolvere i problemi che la mala gestione della cosa pubblica ha causato in questi sciagurati anni.

Il Comune di Foggia si ricorda di noi residenti solo nei mesi di maggio, giugno e dicembre per il pagamento di TARI e IMU, naturalmente con costi alle stelle, cosa importa se nel quartiere per i cittadini non sono più presenti e garantiti i servizi essenziali, se  molte attività commerciali restano aperte in barba ad ogni norma igienico-sanitaria, se un servizio di taxi abusivi fiorente e remunerativo continua indisturbato la sua attività illegale con mezzi che spesso risultano essere privi di assicurazione e revisione e che occupano tutti i parcheggi di via Podgora, Piave e Monfalcone con enorme disagio di chi abita in zona e magari vuole tornare a casa. Purtroppo vige un'indifferenza colpevole nella quale proliferano degrado e illegalità.

In questi anni non sono mai state adottate misure necessarie ed ordinanze studiate ad hoc per evitare che il quartiere Ferrovia diventasse un ghetto fuori controllo. Tutt'ora manca la volontà, la capacità e la concretezza per risolvere un problema ormai incancrenito in pochi metri di strade diventate territorio di conquista di spacciatori, prostitute e nullafacenti che dalle 8 del mattino occupano strada e marciapiedi per fare i loro comodi.

Vogliamo comunque sottolineare il lavoro continuo dei Vigili Urbani reso purtroppo vano dall'ignavia di chi dovrebbe intervenire con provvedimenti seri ed urgenti per salvaguardare la vita e i diritti di chi abita in questo quartiere. Adesso ci aspettiamo la solita risibile risposta fatta da numeri inutili di fantomatici controlli, roba che non inganna più nessuno e che non salva dalle gravi inadempienze di chi governa questa povera città.

SERVONO FATTI, NON NUMERI.

Via Podgora e dintorni sono lo specchio del declino sociale, morale ed economico della nostra comunità.

DOPO BEN DIECI ANNI di battaglie, di esposti, di segnalazioni e di inutili incontri con tutti i vertici delle istituzioni non c'è stato un minimo risultato, un minimo miglioramento come dimostrato dalle tante fotografie e dai tanti video che arrivano alla segreteria della nostra Associazione.

L'auspicio quindi degli Amici del viale e di tanti cittadini onesti è che in futuro si possa eleggere come sindaco un uomo perbene, che ami questa terra tanto da affondare le mani nel fango e farla risorgere».

#contrappunti

«Nel tratto di Macchia, quello della SS89 la Garganica per intenderci, nemmeno i pullman rispettano i limiti di velocità!

Tutti i mezzi, se non vi è l'ingorgo, vanno ad una velocità più del doppio di quella consentita.

Da anni nei giorni prefestivi almeno 200 moto di grossa cilindrata nella mattinata vanno verso Vieste a velocità iperboliche anche 3 volte il limite che varia da 40 a 60 Km all'ora.

Dal pomeriggio in poi ritornano sfrecciando a velocità anche maggiore.

Sono dei temerari perché il gruppo perde ogni anno diversi componenti per incidenti stradali o per sbandamenti vari.

Molti anni fa è deceduto un tecnico di laboratorio dell'ospedale dove lavoravo, il quale mi diceva che lui aspettava ogni fine settimana per la solita scorribanda sul Gargano. Avvertiva il pericolo di un eventuale incidente e anche se diceva di essere prudente, quando andava in moto, provava sensazioni indicibili.

Queste moto che sfrecciano ad altissima velocità sono un pericolo anche per la circolazione del nostro territorio, dove nello stesso periodo vi sono ciclisti, abitanti della frazione di Macchia e numerosissimi operai agricoli che percorrono la statale con trattori, aratri, atomizzatori ed altri attrezzi.

Da quando sta amministrando, e sono già 6 anni, il nostro sindaco crede che Macchia sia la conseguenza di una goccia di inchiostro nero caduta su uno straccio (e nemmeno su una sua camicia) e non la denominazione di una comunità di 400 persone che vive in un luogo dove non c'è nemmeno un'attività commerciale per cui gli abitanti sono costretti a recarsi, per le esigenze di vita della famiglia, nei comuni vicini.

A Macchia gli addetti alle attività agricole lavorano l'intera giornata (fino alle 12 per altri e dalle 13 nei loro terreni) per 7 giorni a settimana per recuperare le giornate perse per il cattivo tempo.

La Giunta e i Consiglieri comunali non rispondono ai vari post che riguardano la vita amministrativa, ma qualcuno dovrebbe intervenire per bloccare questo grave pericolo.

Aspettano forse che vi sia qualcuno di loro che abbia la sfortuna di essere coinvolto, visto che nessuno ha mai fatto niente di concreto nonostante negli ultimi decenni vi sono stati numerosi incidenti, anche mortali?»

#contrappunti

«Alla Camera di Commercio di Bari (la più importante d'Italia) l'ultima quotazione del 23 maggio 2023 è stata di € 680-690 al quintale più IVA al 4%.

Perché i commercianti all'ingrosso offrono per un olio di acidità 0,35% solo € 550 al quintale IVA compresa?

Questo avviene mentre le previsioni della prossima produzione spagnola sono del 50% in meno, motivo per il quale è stato venduto l'equivalente della passata produzione olivicola.

Questa è la penalizzazione di un settore che ha una proprietà estremamente parcellizzata motivo per il quale è difficile se non impossibile che vi possano essere delle cooperative o consorzi di produttori che siano in grado di promuovere e commercializzare in proprio.

La mia esperienza è che la fase della produzione e quella della commercializzazione richiedono competenze e professionalità diverse perché raramente chi è in grado di produrre un ottimo olio sia anche altrettanto bravo a commercializzarlo nei mercati nazionali e internazionali.

Mentre si assiste inermi alla lenta agonia dell'olivicoltura di Macchia, sappiano i nostri amministratori che se si impegnassero a realizzare con i fondi del PNRR una rete di irrigazione degli uliveti (naturalmente l'opera dovrebbe essere realizzata e gestita da uno dei consorzi di Capitanata) si potrebbe a regime avere un giro di affari pari al 4-500% di quanto dichiarato all'Erario nei redditi del 2021 dal settore autonomo delle partite IVA di Monte Sant'Angelo che comprende: professionisti, imprese edili e agro-zootecniche, industrie di trasformazione, artigiani (panificatori, marmisti  pittori, fabbri, elettricisti ecc.), commercianti, ristoranti, alberghi e attività turistiche.

REDDITI ANNO 2021 (dichiarazione anno 2022)

  • Redditi da fabbricati € 4.335.520
  • Redditi da lavoro dipendente € 58.926.978
  • Redditi da pensione € 40.267.185
  • Redditi da lavoro autonomo € 2.175.650
  • Reddito di imprenditori contabilità ordinaria € 486.846
  • Reddito di imprenditori contabilità semplificata € 2.746.511
  • Redditi di partecipazione€ 2.531.426

Una riflessione sorge spontanea:

Qual è l'apporto economico che la città beneficia dagli eventi culturali, dalle manifestazioni varie, dagli investimenti sul turismo, sui monumenti e da quant'altro viene pomposamente annunciato come grandi realizzazioni capaci di trasformare la nostra economia quando il reddito dichiarato, escludendo quello derivante dai pensionati e dai lavoratori dipendenti è paragonabile a quello dello Zambia?

Qualcuno si rende conto che fra 10-15 anni il reddito da pensione e da lavoro dipendente si ridurrà di oltre il 50%?»

 

#contrappunti

Spesso mi soffermo a guardare i gruppi che visitano la nostra città, o per lo più solo il Santuario di San Michele. Gruppi per la maggior parte stranieri, provenienti dai diversi paesi europei, fra cui francesi, inglesi, tedeschi polacchi, cechi, romeni, ma anche diversi gruppi provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia, come molti giapponesi, cinesi, coreani, malesiani, indiani dello Sri Lanka, ecc. A questi spesso mi rivolgo per chiedere da dove provengono e quale è la loro destinazione nel breve periodo che visitano la Città.

Una visita purtroppo che si riduce solo al Santuario di San Michele, mentre la maggior parte della Città rimane sconosciuta e, quindi, deserta, priva di ogni rapporto con il flusso di visitatori, che in questi ultimi anni è accresciuto.

Un turismo mordi e fuggi, sia come turismo culturale, che come turismo religioso legato al pellegrinaggio dell’Arcangelo Michele.

La Città purtroppo ha un handicap grande di cui chi ci governa tende a sottovalutare e a non prendere dei seri  provvedimenti tale da fare della Città micaelica un luogo veramente riconosciuto dall’UNESCO, che è innanzitutto promozione culturale, basato sulla Bellezza dei luoghi e sulla territorialità, intesa come espressione delle potenzialità intrinseche dei nostri monumenti, ma soprattutto dei luoghi in cui la storia, la cultura, l’arte, la bellezza della natura, ha lasciato i suoi segni e il cosiddetto daimon o spirito del luogo, che i latini hanno chiamato il  Genius Loci,  in cui la Storia si fa Bellezza e quindi Arte, intesa come Vita ed espressione della creatività dell’Uomo.

Purtroppo del riconoscimento UNESCO oggi rimane solo la dizione, senza un reale e fattivo significato che possa dare alla città benessere e sviluppo economico, basato non solo sul Sacro, quanto sui luoghi in cui l’Arte e la Bellezza facciano da sprone verso il futuro. Quindi UNESCO come sviluppo e valorizzazione del rapporto simbiotico fra cultura e natura, in cui quest’ultima diventa elemento propulsivo e reale di creatività esistenziale dei luoghi che diventano portatori di valori e di benessere per l’intera comunità in cui il riconoscimento UNESCO ricade.

Nel nostro caso non basta solo il Santuario di San Michele a creare sviluppo, ma bisogna fare in modo che tutto ciò che il Santuario ha creato sul piano religioso e culturale, divenga un “bene comune” e, quindi, un bene per l’intera comunità di cui il luogo sacro ne rappresenta lo spirito e l’elemento propulsivo di sviluppo economico.

Quindi, l’UNESCO come Natura, come Cultura, come Arte, come Bellezza, che possano, insieme al Santuario, essere elementi di rinascita collettiva. Tuttavia siamo convinti che il Sacro non può sostituirsi alla creatività sociale e culturale del luogo e quindi della gente, né fare da volano economico se il tutto non viene rapportato alle potenzialità intrinseche del nostro territorio e, quindi, alla creatività dell’uomo, in quanti artefice del proprio destino.

L’unicità culturale e religiosa della città legata solo all’Homo viator e, quindi, al pellegrinaggio verso il nostro santuario non basta a far sì che la città viva e si sviluppi in maniera naturale. Di ciò è testimonianza l’abbandono del nostro Centro storico e di tante case e palazzi lasciati in evidente degrado, mentre la città subisce di anno in anno un enorme decremento demografico, per mancanza di lavoro e di iniziative nel campo degli investimenti pubblici e privati.  

Del resto il nostro territorio, composto da una molteplice struttura valoriale sul piano naturale e sul piano delle bellezze turistiche, è privo di un vero e proprio Piano di Sviluppo Economico che possa dare valore e innovazione al nostro territorio, composto da una diversità qualitativa sul piano culturale e naturalistico. Un Piano che prenda in considerazione le varie componenti territorialistiche del Comune di Monte Sant’Angelo, come la Piana di Macchia, la Vallata di Carbonara, i boschi della Foresta Umbra e il Bosco Quarto, la zona storico-archeologica di Pulsano, con la presenza di insediamenti preistorici,  fra cui i Dolmen e i Menhir di Valle Spadella, scoperti dell’Arch. Raffaele Renzulli, ma soprattutto un Piano di recupero e di valorizzazione del nostro Centro storico, attraverso la creazione di insediamenti culturali legati al territorio, come le botteghe artigianali, la trasformazione delle case monocellulare in un albergo diffuso, la creazione di varie istituzioni culturali, come musei, pinacoteche, gallerie e centri culturali, al fine di creare  una sinergia fra l’antico e il moderno, per non parlare poi di qualificare maggiormente il commercio, valorizzando le competenze settoriali e culturali. Inoltre predisporre un Piano della Bellezza, dove in ogni Piazza o in ogni luogo di incontro, come la Villa Comunale, Largo Dauno, Largo Totila, Largo Tre Ottoni, vi siano opere d’arte, tale da diventare essi stessi luoghi di comunità e quindi di vita cittadina, all’insegna della Bellezza e dell’Arte.

Non vi è sviluppo se la comunità viene lasciata a se stessa e messa in secondo piano, senza una reale partecipazione alla vita cittadina e, quindi, alla vita culturale e sociale della città. Solo coinvolgendo l’intera comunità cittadina è possibile creare le basi per uno sviluppo reale della città, all’insegna della partecipazione e della innovazione in campo socio-economico, oltre che in campo politico-culturale.

Non vi è futuro se la politica non diventa un “bene comune”, attraverso una reale partecipazione della gente alla gestione del territorio, inteso come organismo vivente, che produce lavoro e benessere per tutti. 

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