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La follia c’è?

#contrappunti

«Ho sentito la gente dire che una piccola associazione di volontariato fa concorrenza sleale a un fortissimo privato neoliberista.

Ho visto la “povera” gente battere le mani e approvare l’assurdità senza alcuna esitazione.

Monte Sant'Angelo ha una squallida e retrograda amministrazione comunale.

Esalta e applica principi della destra neoliberista, tutela il privato senza volto a danno di deboli associazioni di volontariato.

Per disgregare la città, quella gente vuole distruggere la presenza del mondo del volontariato libero e indipendente.

Un Consiglio comunale, grigio e lontano dalla gente, ha modificato uno statuto comunale, accettando il delirio di chi vuol far credere che le associazioni di volontariato, senza fini di lucro, incarnate da tanti cittadini che donano il loro gratuito lavoro sociale, fanno concorrenza sleale ai grandi privati associati, che hanno come fine il profitto.

Non è una storia narrata in un vecchio manicomio.

È un fatto vero.

È accaduto a Monte Sant’Angelo.

È la narrazione del mondo “storto” di chi considera il Comune una proprietà di famiglia.

In questo scenario, la stoltezza psicotica può distruggere lo spirito civile di qualsiasi città

Se c’è, fermiamola, curiamola!

Agiamo per restituire la certezza del diritto agli abitanti di quella città.

Agiamo per restituire la giusta luce e la dovuta dignità ai cittadini di quella città offesa».

#contrappunti

«Oggi Macchia è solo mare (un residence, 3-4 stabilimenti balneari), ulivi e olio EVO (15.000 quintali, 6 oleifici) e poi come contorno uva, frutta, ortaggi (ad uso personale).

Perché questo angolo di paradiso, dove il bello è di casa e la qualità dei suoi prodotti viene spontanea, quasi senza la mano dell'uomo, è abbandonato?

Perché il luogo di accesso al Gargano è solo un corridoio di ingresso e non una tappa dove i più dovrebbero fermarsi per vedere che qui comincia un percorso mozzafiato che nessun altro luogo d'Italia è capace di offrire?

La politica ha fatto, per questo territorio, scelte scellerate in termini di piano regolatore generale, di assenza di infrastrutture non dando la possibilità di costruire (da 30 anni) case nel centro abitato della frazione.

Lo ha fatto per paura che Macchia crescesse troppo per rimanere ancorata a Monte che senza il territorio della piana sarebbe destinata ad un vertiginosa rovina.

Io mi chiedo, ed è ciò che mi ha spinto a scrivere questo post, noi che amiamo Macchia, che abbiamo ereditato una piccolissima parte del suo territorio, che siamo legatissimi a questa terra, possiamo fare qualcosa?

L'elenco di quello che manca è assai lungo.

È possibile iniziare a realizzare qualcosa senza l'intervento della mano pubblica?

Credo di sì ed infatti voglio iniziare dalle prime 3:

1 - manca un centro di aggregazione che possa essere un punto di riferimento per gli abitanti e per chi, specie in estate frequenta Macchia e il suo mare o ci dimora temporaneamente.

Per aggregazione non mi riferisco ad un centro sociale sostenuto dal danaro pubblico, mi riferisco ad un'attività multifunzionale che attiri gente.

Immagino la realizzazione di un panificio che oltre a vendere il pane mette a disposizione dei clienti pizze di vario tipo da asporto o da consumare in loco anche al tavolino, vendita di bibite, aperitivi, latticini, salumi, dolci locali etc.

Sarebbe una modalità per attirare gente del luogo e dai paesi vicini.

2 - una farmacia agricola con un capannone dove vendere attrezzature e prodotti per l'agricoltura e per il tempo libero. Qui ci dovrebbe essere un punto di informazioni sull'ulivicoltura

3 - un consorzio di produttori per la promozione e vendita dell'olio che contestualmente faciliti il passaggio dell'ulivicoltura da una condizione di arretratezza e di gestione empirica della produzione dell'olio ad una fase di modernizzazione delle colture, dell'opera delle maestranze e della commercializzazione del prodotto..

uliveto e vigneto GCiliberti Macchia giu2022

Mi piacerebbe che parlando di olivicoltura i fatti mi dessero torto, purtroppo il periodo che stiamo attraversando, caratterizzato da caldo e siccità, nel giro di pochi anni renderà l'ulivicoltura di Macchia e della Puglia insostenibile perché a questo calo produttivo climatico si assocerà un importante fattore destabilizzante rappresentato dalle superproduzioni di olive derivanti dalle colture intensive dove i costi dell'olio saranno assai bassi perché tutto il processo colturale e di raccolta è meccanizzato e pertanto si potrà competere con il mercato estero ed in particolare con quello spagnolo che contribuisce in modo determinante allo squilibrio attuale della nostra ulivicoltura.

La domanda è cosa altro possiamo fare.

Nel lungo tempo nulla; nel breve tempo potremmo trasformare l'economia di Macchia relegando la componente agricola ad un'attività non fondamentale per l'economia della frazione ma essenziale per l'aspetto paesaggistico del luogo tale da essere un'attrazione determinante per lo sviluppo turistico.

Quindi messa in sicurezza delle coste, realizzazione di spiagge per oltre

15-20.000 bagnanti, possibilità di realizzare nuovi residence e strutture ricettive adiacenti alla costa, implementare la possibilità di realizzare case unifamiliari (non legata al requisito di essere coltivatore diretto) e innanzitutto dare dignità abitativa ai macchiaioli residenti anche trasformando i tratturi della frazione in strade e dando loro la possibilità di realizzare abitazioni per i loro figli».

#contrappunti

A cura di Matteo Pio Impagnatiello, membro Comitato Scientifico Unidolomiti, e Matteo Notarangelo, sociologo, consigliere comunale di opposizione del movimento politico “A Monte”.

«A Monte Sant’Angelo manca l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (U.R.P). Non è ma esistito. Perché l’Ente montanaro non si è mai dotato di questo importante Ufficio? Eppure è la normativa nazionale che lo prescrive, ben ventinove anni fa. La sua figura è contenuta nel decreto legislativo 3 febbraio 1993 numero 29. L’anno seguente, nel 1994, fu emanata una Direttiva sui principi per l’istituzione ed il funzionamento degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico. Al punto II di quest’ultima, tra le finalità, è riportato : “L'attività degli uffici è finalizzata a: dare attuazione al principio della trasparenza dell'attività amministrativa, al diritto di accesso alla documentazione e ad una corretta informazione; rilevare sistematicamente i bisogni ed il livello di soddisfazione dell'utenza per i servizi erogati e collaborare per adeguare conseguentemente i fattori che ne determinano la qualità; proporre adeguamenti e correttivi per favorire l'ammodernamento delle strutture, la semplificazione dei linguaggi e l'aggiornamento delle modalità con cui le amministrazioni si propongono all'utenza”. Tali uffici devono rappresentare il luogo d’incontro fra l’utenza (i cittadini) e le strutture pubbliche, che emanano provvedimenti amministrativi e/o erogano servizi. L’Ufficio Relazioni con il Pubblico dovrebbe essere anche a Monte Sant’Angelo, così come già accade da tempo nel restante territorio italiano, il punto di contatto dell’Ente con cittadini, imprese, associazioni, enti pubblici e privati.

Nel 2000 è intervenuta la legge numero 150 del 7 giugno che, nel disciplinare le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, rende obbligatorio l’istituzione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico. Lo fa- come indicato dall’articolo 8 della succitata legge- per “garantire l’esercizio dei diritti di informazione, di accesso e di partecipazione di cui alla legge 7 agosto 1990 numero 241 (nota anche come legge sulla trasparenza amministrativa); ecc…”.

Il rapporto tra i cittadini e l’amministrazione pubblica viene rinnovato secondo una interazione non più di carattere autoritativo, ma paritario e collaborativo. A Monte Sant’Angelo le riforme restano pura utopia. La metafora utilizzata da Filippo Turati alla Camera dei deputati nel lontano 1908, secondo cui la Pubblica Amministrazione deve diventare una “Casa di Vetro”, nel piccolo centro garganico non ha ancora avuto riscontri nella realtà. Allora, il deputato dichiarò alla Camera: “Dove un superiore pubblico interesse non imponga un momentaneo segreto, la casa dell’amministrazione dovrebbe essere di vetro”.

Eppure la tendenza a rendere sempre più trasparente l’operato della Pubblica Amministrazione si è accresciuta progressivamente già a partire dal dopoguerra, con una serie di provvedimenti normativi, culminati con le leggi sull’accesso ai documenti amministrativi oltre che sugli obblighi, per tutte le amministrazioni pubbliche, di pubblicazione online di una grande varietà di informazioni.

Nei primi anni novanta la trasformazione e modernizzazione delle pubbliche amministrazioni sono state dettate dal bisogno di “migliorare la soddisfazione dei cittadini e delle imprese per i servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche”. E’ la ratio della Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento della Funzione Pubblica del 24 marzo 2004, avente come oggetto la “Rilevazione della qualità percepita dai cittadini”.

Per essere più chiari, la Direttiva si pone l’obiettivo di promuovere, diffondere e sviluppare metodi di rilevazione della qualità percepita dai cittadini, metodi basati sull’ascolto e sulla partecipazione e “finalizzati a progettare sistemi di erogazione dei servizi tarati sui bisogni effettivi dei cittadini, utilizzando al meglio le risorse disponibili”. Tale Direttiva si riallaccia alla legge 7 giugno 2000 numero 150 che, all’articolo 8 comma 2 prevede che l’Ufficio Relazioni con il Pubblico ha il precipuo scopo di attuare, attraverso l’ascolto dei cittadini e la comunicazione interna, i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento degli stessi da parte degli utenti.

Negli interventi di rilevazione della qualità percepita, sia la comunicazione interna sia quella esterna hanno un ruolo importante. Per quel che ci interessa in questa sede, la comunicazione esterna è importante, poiché “favorisce la partecipazione attiva dei cittadini all'intervento e rafforza la credibilità dell'amministrazione, conferendo trasparenza ai dati raccolti, rendendo visibile l'organizzazione dei servizi e mostrando come le azioni correttive abbiano inciso sulla loro qualità”.

La Direttiva prevede la continuità delle rilevazioni: ciò consente di comprendere il cambiamento dei bisogni e delle attese dei cittadini e di tenere monitorata la capacità dell’amministrazione di adeguarsi ai cambiamenti. Inoltre, “la continuità di rilevazione fornisce all'amministrazione anche la possibilità di capire in quale misura le azioni correttive adottate si sono tradotte in risultati effettivi e percepiti positivamente dai cittadini”.

La comunità di Monte Sant’Angelo, al contrario, ha assistito passivamente alle scelte delle giunte che si succedevano al comando della città. Il Muro di Berlino, ancora oggi, non è caduto».

#contrappunti

Non sono trascorse nemmeno 24 ore che l’Ordinanza n° 46 dell’8/07/2022, “ORDINANZA SINDACALE IN MATERIA DI SICUREZZA PUBBLICA, IGIENE E TUTELA DEL PATRIMONIO PUBBLICO, DELLA QUIETE E RIPOSO DEI RESIDENTI DEL CENTRO STORICO”, del IV SETTORE SICUREZZA, VIABILITA' E SUAP, del comune di Monte Sant’Angelo, a firma del sindaco Pierpaolo d’Arienzo, sta facendo discutere l’intera popolazione, anche tra chi ha voluto nuovamente questa Amministrazione comunale. Eccone uno stralcio; l’intera Ordinanza è reperibile al seguente link: https://bit.ly/3uw0D9O.

  • non somministrare bevande in contenitori di vetro dalle ore 21 alle ore alle ore 7;
  • divieto di stazionare e intrattenersi nelle aree non di pertinenze dei pubblici esercizi site in piazza De Galganis, Mario di Leo, via Bartolomeo Gambadoro, via Teatro Comunale, vico del Barone, piazza Giovanna I, piazza San Francesco, via Roberto il Guiscardo e zona Castello, e zone periferiche quali via Carducci e via Skanderberg per consumare su suolo pubblico alimenti e bevande ascoltare musica con apparecchiature portatili, arrecare disturbo alla quiete e al riposo dei residenti con urla e schiamazzi nonchè abbandonare rifiuti;
  • divieto di diffusione della musica percepibile all’esterno dopo le ore 24.00, eccetto eventi preventivamente comunicati ed autorizzati;
  • chiusura dei pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e degli esercizi di vicinato alle ore 1.30 nei mesi di luglio e settembre 2022 e alle ore 2.00 nel mese di agosto 2022 nelle aree site in piazza De Galganis, via Bartolomeo Gambadoro, via Teatro Comunale, piazza Giovanna I, piazza San Francesco, via Roberto il Guiscardo e zona Castello.

Mugugni, dissapori, distanze, sono solo un decimo dei sentimenti evidenziati nei vari post scritti su facebook in merito a ciò che è scritto nell’Ordinanza. Sentimenti che fanno rima con altre decisioni intraprese da quando si è insediata, nuovamente, l'attuale amministrazione comunale, che ha inevaso richieste e attenzioni su parti storiche cittadine -gli archi rinvenuti sui muri di cinta dell'ex convento dei Cappuccini in villa comunale-, i lavori a rilento nella stessa villa, la non messa in sicurezza di un muro sulla SP55 Macchia-Monte, l'attesa di nomina del Consiglio della frazione di Macchia, la pulizia del fossato del Castello e quelle di varie vie cittadine, la sofferta elezione del Presidente del Consiglio comunale, etc...

Innanzitutto c’è un dato che emerge, la presentazione dell’Ordinanza, esibita con presuntuosa autorevolezza che un Primo Cittadino deve avere in altre occasioni, non vietando qualcosa che già la legge norma e che va fatta rispettare dagli organi preposti, nel caso la Polizia Locale. Si ricordi che l'incapacità di far rispettare leggi vigenti si manifesta quando per nasconderla si emanano ordinanze, editti, dpcm, decreti. È un dato di fatto che la cittadinanza chieda decoro urbano, tutela del diritto alla salute e al riposo in determinate ore, come lo è l’infelice affermazione che “gli avventori, invece, chiedono di poter vivere gli spazi”. Ovvio è che per d’Arienzo non sia stato facile firmare e emanare questa Ordinanza, che avrebbe il compito di garantire sicurezza e tranquillità urbana. Tuttavia, ed è ribadito, in Italia ci sono leggi dello Stato che normano tali situazioni, che obbligano Forze dell’ordine nel merito a far rispettare le leggi vigenti, che vincolano, perciò, il sindaco a far rispettare l’ausilio della propria, ovviamente comunale, polizia, senza forzare la mano con "ordini" che rasentano la libertà di vivibilità e opprimono la libera volontà di aggregazione anche dinanzi a locali pubblici su suolo pubblico. Un’Ordinanza voluta per tal eventi, a parer nostro, evidenzia la totale inadeguatezza del ruolo e dell'utilizzo della Polizia Locale in determinate ore. Un dato di fatto vissuto in tantissime città italiane. E per rimanere in zona basti prender come esempio Foggia e ciò che è accaduto da due anni a oggi a Piazza Mercato e aree limitrofe del centro storico, dove neanche un’ordinanza del sindaco prima e della Prefettura poi è riuscita a far rispettare le leggi vigenti nella suindicata materia. C’è voluto l’intervento di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, con Polizia Locale a latere (ed è sempre così a Foggia, seppur abbiano funzioni ben precise e addestramenti svolti e ben pagati dai contribuenti), per far rispettare la quiete pubblica e il decoro urbano, il divieto di somministrazione e consumo di bevande alcoliche a minori e maggiorenni, un interforze di polizia che è dovuta intervenire per sfatare aggressioni, furti e rapine, tentati omicidi per futili motivi per opera di baby gang criminali. Ma questa è un’altra storia, più cruenta e meritevole dell’intervento di polizia con denunce e arresti e cause in corso. A Monte è ben diverso, c’è più calma e non esistono baby gang criminali. Ciò non giustifica un’Ordinanza che rafforza leggi vigenti ben rispettabili se vi fossero controlli stanziali delle autorità preposte.

Ciò detto, l’Ordinanza ha inasprito i montanari, unendoli nel disappunto di tal decisione, anche tra quelli che hanno riposto nuovamente fiducia nell’attuale governance cittadina. Vari son stati i disappunti, definendola un’Ordinanza che “obbliga” i giovani montanari a vivere la loro serata in altri luoghi di altre città: una fra tutte, Manfredonia, che pur avendo adottato tempi addietro un’Ordinanza simile, offre altri spazi di svago, non presenti a Monte Sant’Angelo, condannata per altri a diventare un paese per anziani, un rifugio per chi desidera il silenzio, un luogo di riposo piuttosto della città che un tempo era meta di turisti stanziali, diversamente da oggi con il “mordi e fuggi”.

Tra chi fin da subito ha “condannato” l’attuale volontà del sindaco è stata l’opposizione, il movimento politico “A Monte”,  per voce del suo capogruppo Felice Scirpoli, che in una nota solleva il problema della movida estiva montanara: «Abbiamo sempre sostenuto che l’Amministrazione d’Arienzo non ha una visione su come fare turismo in una città che si fregia di ben due siti UNESCO e che si è candidata a Capitale della Cultura Italiana 2025. Nei giorni scorsi, infatti, il Sindaco ha emesso un’ordinanza con la quale vengono dettati gli orari di chiusura dei locali nel periodo estivo. A leggere bene quell’atto, si può dire che siamo alla farsa, perché gli orari sono così stringenti che sembra sia quasi inutile per i commercianti aprire l’attività, anzi, sembra sia una Ordinanza punitiva verso i giovani. I giovani non sono degli “incivili”, traboccano di valori, di energie, di voglia di fare e di affermarsi; sono capaci di trasmettere tanti messaggi positivi: prima di stabilire restrizioni con ordinanze scritte senza criterio, bisognerebbe avere la capacità di rispondere e soddisfare le loro esigenze. Che ci debba essere una regolamentazione degli orari di apertura e chiusura dei locali o della somministrazione di bevande o dell’utilizzo di apparecchi radiofonici di intrattenimento questo è sicuramente giusto, ma sarebbe stato altrettanto giusto arrivare a prendere queste importanti decisioni coinvolgendo diversi attori. Allora noi chiediamo al Sindaco: “Sono state invitate le Organizzazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato ecc.) per condividere con loro questa importante decisione?”. Peraltro, è sconcertante leggere nell’ordinanza del Sindaco che c’è persino il divieto di stazionare in alcune zone della città! Quando si devono trattare argomenti che attengono la quiete e l’ordine pubblico (così scrive il Sindaco nell’ordinanza) è giusto contemperare tutte le esigenze – dei residenti, degli avventori, dei giovani, degli operatori e delle Forze di Polizia che devono far rispettare le regole – e questo può avvenire solo se c’è concertazione. Inoltre, vogliamo dire al Sindaco che, se avesse chiesto il nostro parere, lo avremmo dato, serenamente, nell’esclusivo interesse della città.  Riteniamo che quanto successo meriti attenzione e discussione anche in Consiglio comunale. Pertanto, in data odierna il Gruppo Consiliare “A Monte” ha richiesto la convocazione di seduta di Consiglio comunale monotematico».

A far da eco al silenzio assordante della maggioranza, in primis del sindaco, interviene Matteo Notarangelo, Consigliere comunale di opposizione del movimento politico “A Monte”, affermando che: «l'ordinanza del Sindaco non può incardinarsi sull' inciviltà. Ancora una volta, una problematica così complessa - che riguarda la vita non solo dei giovani di Monte Sant'Angelo, ma di tutte le famiglie Montanare - non ha coinvolto il Consiglio comunale. L'ordinanza non considera la visione economica, sociale, familiare e relazionale. La mobilità dei nostri giovani verso altre città è fonte di diversi costi e pericoli, che non tranquillizzano le famiglie. La scelta restrittiva e repressiva voluta dal Sindaco è antiquata e nasconde problemi sociali, economici e relazionali irrisolti. Le mode giovanili vanno comprese ed è compito della pubblica amministrazione saper rispondere ai nuovi bisogni organizzativi. Nella città, non ci sono bagni pubblici, non ci sono contenitori per le bottiglie e l'igiene viene poco considerata. In questi luoghi, tranquilli e normali, non è presente la polizia municipale come avviene nei paesi normali. È troppo semplice definire i nostri ragazzi "incivili". La repressione di un fenomeno sociale è paura e approssimazione di uomini pubblici soli. Nei paesi normali, queste tematiche coinvolgerebbero i cittadini e il Consiglio comunale. Qui, non accade».

Meritevole analisi di un “decreto” che poteva essere risparmiato ai montanari se prima non vi sia stata un’azione, almeno di ricognizione, da parte degli organi preposti al rispetto delle leggi. Ma come accade in molti comuni italiani, la Polizia Locale spesso è utilizzata per sanzionare automobilisti, consegnare atti ai cittadini morosi, controllare le residenze di nuovi cittadini, mentre fare servizio di polizia serale e notturna nei luoghi di aggregazione giovanile diventano meteore.

Non siamo, in parte, dello stesso avviso di ciò che ha scritto l’associazione politico-culturale “Armonia”, di Donato Troiano, che, sempre su facebook, ha scritto: «Il sindaco d'Arienzo, grazie al consenso popolare, si sente l'erede del Conte Enrico. Chi lo ha votato ora chiede alle forze che hanno perso le elezioni di fermare il suo delirio di onnipotenza. Sia chiaro. Noi svolgiamo e svolgeremo il nostro compito di opposizione, per rispettare i 2249 cittadini che ci hanno votato e non per difendere coloro che hanno votato colui che, immeritatamente, si crede il novello feudatario di Monte».

È quella parte finale su chi difendere e non che non ci piace. Un Consigliere comunale d’opposizione è tale per tutti, di chi lo ha votato e chi no, ha il compito di amministrare, seppur con mandato di controllo, la città e perciò tutti i cittadini. Anzi, ha il dovere di rimanere unita per il bene della comunità, orientando le forze verso soluzioni più armoniose e non forzate da esterni. Come siamo certi che chi è in Consiglio comunale lavorerà per il bene di tutti i montanari, semmai invitando la maggioranza a rivedere l’Ordinanza, a rimodularla, sennonché per volontà popolare che oggi sta puntando il dito contro il suo stesso prescelto e che si augura una Monte Sant’Angelo più vivibile, luminosa, pulita, meno roboante da “stereo a palla”, meno alcolica, più aggregante e meno anziana nelle ore serali e notturne, insomma una Monte che non lasci scappar via i giovani in altri paesi limitrofi e che diventi nuovamente quel luogo turistico stanziale.

#contrappunti

«A pochi giorni dalle elezioni amministrative, il Sindaco svilisce il consiglio comunale e i consiglieri tacciono. È accaduto nella città garganica.

Il Sindaco di Monte Sant’Angelo ha presentato la sua giunta municipale su facebook, a tarda sera, ignorando il Consiglio comunale.

L'ineleganza istituzionale è passata quasi inosservata.

Nella città è in atto una riorganizzazione dei gruppi di potere e alla gente non importa né della  forma né del  modo della comunicazione istituzionale. D'altronde, non c'è bisogno di alcuna indagine giudiziaria per conoscere chi rappresenta chi e in che modo li rappresenta. Le dinamiche del voto sono evidenti e hanno lasciato tutto scritto nel seggio elettorale. Per adesso, il tempo politico si mostra statico e sembra che domini l’attesa per la gratificazione della promessa di un nuovo tempo della piena occupazione, che non c’è. Presto alcuni gruppi sociali marginali diventeranno "gruppi sociali pericolosi".

La promessa elettorale dovrà essere onorata. Sono già tanti coloro che  mostrano il disagio dell'attesa. All’orizzonte, si intravvede un nuovo tempo: il tempo del conflitto individuale. Ma dentro il prossimo conflitto sociale c’è una storia che ritarda a farsi dimenticare. Quella storia narra della città politica e delle poche famiglie che detengono il potere municipale, da molti anni, in armonia con pezzi del ceto medio silenzioso. A raccontarla non è un timoroso cronista, costretto a narrare la pericolosità sociale degli ultimi, resi "delinquenti" o addirittura" mafiosi" dalle famiglie politiche. Nei giorni tristi che si vivranno, pochi ricorderanno che gli "individui pericolosi" sono stati abbrutiti e incattiviti da tante promesse elettorali. Queste persone oggi attendono quanto pattuito e presto o tardi quei tempi dell’attesa dovranno pur terminare. Nella città si annuncia un tempo triste di rabbia e  aggressività sociale, che  la comunità e i suoi abitanti non potranno evitare.

Il conflitto generato

Mentre la crisi economica e sociale inizia a mostrare la sua virulenza, la democrazia civica della “Montagna dell’Arcangelo” vive un suo tempo di neo infeudamento, anche se il “potere”, gestito per molti anni, può inebriare chi lo esercita.

Si dica: la gente si è prestata ai giochi elettorali.

A pochi giorni dal voto la “città della promessa” sembra distaccata e disinteressata alle nomine di governo di chi ha vinto le elezioni. Per chi ha ceduto il voto poco contano i nomi e le persone che ricoprono gli incarichi assessorili e i rapporti di correttezza tra gli organi istituzionali del comune. Nella città una sola forza politica ha affermato tutto il suo peso istituzionale regionale,  per  confermare che resta l’unica forza di potere nella città, capace di muovere tantissimi voti in poco tempo. È strano. Alcune forze politiche hanno vinto le elezioni e alcuni candidati hanno avuto tanti voti, eppure nessuno esprime la propria felicità. Gli stessi elettori del partito unico vincente chiedono una dura opposizione e dicono in ogni dove di “non fidarsi dei loro consiglieri votati”. 

Il primo cittadino, come alcuni anni fa, ha voluto concentrare nelle proprie mani ogni potere di decisione, fino ad identificare il  potere dello Stato con la sua volontà. L’ebbrezza della sua rielezione lo rende sicuro e certo del suo riflesso potere. Nonostante l'esplosiva condizione sociale della comunità, lo stile poco gentile del suo agire comunicativo ha provocato nei confronti dei consiglieri e del Consiglio comunale un’antipatica rottura. Il Sindaco lo ha fatto, sminuendo lo spirito giuridico del comma 2 dell’art. 31 dello Statuto del comune di Monte Sant'Angelo.
Nella carta statutaria, al comma 2 dell’art. 31 si legge: “Il Sindaco nomina i componenti della Giunta, tra cui un Vice Sindaco, entro 10 giorni dalla proclamazione degli eletti e ne dà comunicazione al Consiglio nella seduta di insediamento”. Tanto non è accaduto e la nomina della giunta municipale, i consiglieri l’hanno appresa dai social.  Nell’ordinamento giuridico, soprattutto in una città di individui, nessuno si dovrebbe porre al di sopra del diritto positivo e nessuno dovrebbe svilire il valore etico del Consiglio comunale, espressione dei cittadini e garanzia di una antica democrazia civica.

Dicevo, il sindaco di Monte Sant'Angelo l’ha fatto, anche se la filosofia del diritto vuole che il primo cittadino informi prima di tutti i Consiglieri comunali, riuniti in Consiglio comunale, luogo che rappresenta l’intera popolazione. I consiglieri e gli ignari cittadini ignorano la gravità dell’atto politico inconsueto e pericoloso nelle città evolute. Svuotare di autorevolezza i Consiglieri comunali eletti in modo “democratico” dai cittadini elettori, soggiogati dal consenso contrattato, è un gravissimo abuso, che scredita soprattutto colui che ha screditato il massimo organo rappresentativo del Comune: il Consiglio comunale.

Mentre il Consiglio comunale perde la sua autorevolezza, tra pochi mesi un ceto politico di potere dovrà controllare gli “spiriti violenti”, invocati, e lo dovrà fare con un Consiglio screditato e dei Consiglieri sfiduciati e disincantati dalla seduzione e arroganza del potere, mala tempora currunt per i vincitori».

#contrappunti

Un Consiglio comunale, il primo della seconda Amministrazione d’Arienzo, iniziato con il contraddittorio, quello che mancava da cinque anni da un’opposizione non opposta e che nell’attuale Amministrazione ha trovato posto tra i banchi consiliari di maggioranza. Finalmente c'è l'opposizione, quel bene per la democrazia, il pungolo necessario per far bene e meglio per tutti gli amministratori di una città che nel rilancio culturale, turistico, valorizzazione del territorio cercherà sviluppo, lavoro, buona economia. Eppure quel contradditorio è servito a far emergere dettagli che fino a ora sembravano quisquilie di una campagna elettorale e che invece si sono rivelati i rivoli di un fiume in piena, dove alcuni membri della maggioranza non l’hanno mandata a dire agli azionisti maggiori di Piazza Roma. Tra suggerimenti a chi doveva seguire al dettaglio protocolli consiliari d’insediamento, segno di poca conoscenza cerimoniale, tra battutine poco edificanti con riferimenti canori, che potrebbero esser stati anche compresi come colori opposti all’attuale maggioranza, tra votazioni ripetute dove si è palesato il mal di pancia di chi aveva altri progetti amministrativi a fronte di consensi molto più ampi di chi è stato nominato, tra risatine di chi osservava e fotografava i lavori, tra evidenti inciampi di chi non ha ricordato in primo scrutinio le cariche assegnate per poi renderle note in seconda chiamata, tra….e tra…., chi ha dettato tempi, metodi e rasserenato animi e ricordata la pace politica, anche dei sensi a chi credeva di aver indossato una fascia che è sinonimo di terzietà scambiandola per scettro, è stata quell’opposizione che, meno male che c’è, ha dato lezione di bon-ton e procedure politiche-amministrative a un’assise in evidente stato di suscettibilità, fuoriuscita anche con un voto soprannominato anziché anagrafico.

Di questa seduta consiliare tra le opposizioni, dentro e fuori il Consiglio comunale, se n’è parlato tanto. Una diretta streaming che ha certificato ciò detto e che, a più riprese, ha stimolato chi non le manda a dire.

La neo costituita associazione politico- culturale “Armonia” parla di frattura politica, mentre Monte in MoVimento di "politici di altissimo spessore", che paragonano la lista A Monte ai Neri per Caso. (La Redazione, ndr.)

ASS. ARMONIA: “ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE, PRIMA FRATTURA POLITICA NELLA MAGGIORANZA PD”.

«Giovedì 30 giugno scorso si è insediato il Consiglio Comunale eletto il 12 giugno 2022. Tra gli argomenti iscritti all’ordine del giorno vi era l’elezione del Presidente del Consiglio.

Il Regolamento comunale prevede che alla prima votazione sia eletto il Consigliere comunale che abbia ottenuto i 2/3 dei voti dei componenti del Consiglio, cioè 12 voti.

In caso di mancato raggiungimento di tale consenso si procede alla seconda votazione. Viene, così, eletto il Consigliere comunale che ottiene la maggioranza assoluta dei voti, cioè almeno 9 voti.

La prima votazione si è conclusa con la “fumata nera”, in quanto il proposto Consigliere Comunale Michele Ciuffreda (detto Kikino) ha ottenuto 10 voti; infatti, due Consiglieri della maggioranza hanno introdotto nell’urna la scheda bianca.

Nella seconda votazione  lo stesso Ciuffreda ha ottenuto 12 voti, per cui è stato eletto Presidente del Consiglio Comunale.

CHE SIGNIFICATO HA QUESTA DIFFERENZA DI VOTI TRA LA PRIMA E LA SECONDA VOTAZIONE?

I due Consiglieri comunali di maggioranza, con la loro scheda bianca, hanno segnalato alla cittadinanza la prima frattura politica all’interno della compagine consiliare del Partito Democratico.

Un segnale forte, lanciato al Sindaco D’Arienzo, di dissenso verso la scelta degli Assessori comunali.

Nella stessa seduta la Consigliera comunale ed ex Assessora al Walfare Armillotta ha manifestato il proprio disappunto verso la scelta immotivata del Sindaco di escluderla dall’Organo esecutivo del Comune.

NULLA SARÀ COME NELLA PRECEDENTE CONSILIATURA. In primo luogo c’è un Gruppo di opposizione. In secondo luogo già dai primi passi nella maggioranza consiliare confermata vi è una grave frattura politica, per cui consigliamo al Sindaco D’Arienzo e alla sua Giunta di “non dormire sonni tranquilli” e ai cittadini di essere vigili per il bene della nostra Comunità».

MEET-UP MONTE IN MOVIMENTO: “DAI NERI PER CASO A STASERA. ESCO MA NON ESCO!”

«È dovuta intervenire la minoranza (FINALMENTE OPPOSIZIONE), per mettere ordine al festival messo in scena dalla Maggioranza PD della nostra città.

I consiglieri di minoranza (in particolare Notarangelo e Scirpoli) hanno subito messo in chiaro che nei prossimi 5 anni la nostra città avrà un'opposizione; hanno invitato la maggioranza a valutare, se era il caso, di non procedere alla elezione del presidente del consiglio sfruttando la possibilità offerta dalla legge ai comuni con meno di quindicimila abitanti di rinunciare a tale carica.

La maggioranza, mostrando di non gradire, ha dato il via allo show: effettuata la prima votazione, a causa di due schede bianche, non viene raggiunto il quorum per l'elezione del presidente del consiglio che però viene eletto al secondo tentativo. Arriva l'intervento di Antonio Masulli, di altissimo spessore politico, che paragona la lista A Monte ai Neri per Caso; Consigliere Masulli, se questo è il suo livello, le consigliamo caldamente le dimissioni, il sindaco le dovrebbe pretendere, eviterebbe per il futuro una lunga serie di figuracce alla sua compagine. Si procede all'elezione dei due vice presidenti e qui il neo eletto, impone il suo carisma pretendendo la sostituzione di uno scrutatore perché candidato alla carica in contendere ( chi sa dove l'avrà letto). Non si accorge però di sconfessare chi prima di lui ha consentito allo stesso scrutatore di operare pur essendo candidato alla carica di presidente, notoriamente preminente rispetto a quella di vice. Aggiungete l'arroganza concessa ad un assessore qualsiasi che, dall' alto della sua pluriennale esperienza, continua, per l'intera durata della riunione, a confermare che "va tutto bene madama la marchese" impartendo lezioni di buon comportamento all'OPPOSIZIONE , lasciando però trasparire di non essere abituato al contraddittorio, convinto, com'è, di essere sempre dalla parte giusta.

Ma il momento più imbarazzante (per d'Arienzo e compagni) è arrivato con la dichiarazione del consigliere di maggioranza, Marilina Armillotta, che ha ricordato al sindaco il valore della parola CONTINUITÀ tanto utilizzata in campagna elettorale e non solo, quella stessa che non è stata applicata nei suoi confronti e, quindi.... tranquilli non esce dalla maggioranza, magari fra due o tre anni le daranno il contentino. Cari cittadini se queste sono le premesse rischiamo 5 anni peggiori di quelli appena trascorsi.

Speriamo bene»

#contrappunti

Il Consigliere regionale Jospeh Splendido sulla tragedia ghetto di Rignano G.co di Torre Antonacci.

«Non è colpa di Matteo Salvini.

Caro Yusupha,

l’altra notte le fiamme ti hanno tolto la vita. Te ne sei andato così, silenziosamente, mentre il fuoco divampato all’interno di un luogo sperduto e disumano ti avvolgeva. Un epilogo forse prevedibile ma non per questo meno terribile. Che posto è quello a cui sei stato destinato? Osceno per la vita umana. Eppure sono sicuro non fosse questo il tuo sogno, che non fosse una baraccopoli ciò che immaginavi partendo dalla tua terra, fidandoti delle sirene di una narrazione falsa, che non corrisponde al vero qui in Italia. Hai sicuramente fatto sacrifici assieme alla tua famiglia per pagare i tuoi aguzzini, quei trafficanti che, in nome del denaro, mettono quotidianamente a rischio vite umane per portarle da un confine all’altro, inducendole ad immaginare la penisola che non c’è.

Ti sei reso conto di esser stato ingannato Yusupha. E questo inganno lo hai pagato a caro prezzo. Lo hai pagato con la vita. Oggi i tuoi compagni sciacallano sulla tua morte, dicono che sia colpa di Salvini. Ti utilizzano per le loro guerre politiche. Ma tu, da lassù, ormai lontano dalle falsità terrene, sai bene che non è così. La colpa non è di quei provvedimenti che tendono a sgamare il business degli esseri umani e a contenere viaggi della speranza dall’epilogo prevedibile e criminale, dove, se non muori in mare, muori sperduto in una campagna assolata di un Paese straniero dove ti hanno ghettizzato. La responsabilità sta tutta in un modello di integrazione che integrazione non è; in politiche dell’immigrazione europee e mondiali che è ormai chiaro che non funzionano, nella narrazione ipocrita della sinistra che ti racconta che c’è spazio per tutti e poi ti emargina, mettendoti all’angolo, in chi guadagna fior di quattrini sulla tua pelle.

Troppo facile dire è colpa di Salvini: di fronte alla tua morte, silenziosa e terribile, tutti coloro che ti hanno ingannato dovrebbero farsi un esame di coscienza ed ammettere che non è questo il tipo di immigrazione che ti consente di realizzare i tuoi sogni.

Sai Yusupha, sono anche io figlio di emigrante. Ma un tempo per entrare in un altro Paese servivano documenti, permessi regolari ed un contratto di lavoro che ti garantisse, questo sì, di mettere mano alla tua vita e costruire l’uomo o la donna che avresti voluto essere. Io sono figlio di quell’esperienza, la testimonianza vivente che quel modello consentiva per davvero di muovere la scala sociale. Quello odierno, che promuove il ‘tutti dentro’ a prescindere, no. E’ pura utopia. E l’esempio è presto fatto: se un tavolo è da 12, potranno sedersi a mangiare 12 persone, al massimo 13, forse 14, stringendoci 15. Ma non potranno mai diventare 50. Ci sarà sempre colui o colei che resterà senza posto e senza pasto. E dovrà arrangiarsi alla meno peggio, accontentandosi di briciole o escogitando espedienti, quasi mai legali, per sfamarsi. Quel tavolo è l’Italia. Aprire indiscriminatamente i confini, senza preoccuparsi di garantire in via preventiva una vita dignitosa a chi arriva, fatta di un lavoro regolare e di un futuro visibile, è imbroglio, raggiro, mercimonio che ingrossa le tasche di pochi. Un modello doloso e criminale. E’ chiaro che va contrastato, impedito, rifiutato. Come? Contenendo i flussi, che significa ridurre le morti in mare (solo ieri altri 22 dispersi al largo della Sicilia, dall’inizio dell’anno 25mila arrivi) e costruendo politiche di reale e sana accoglienza per chi ne ha diritto perché magari scappa da situazioni geopolitiche difficili, scongiurando ghettizzazioni e vittime come Yusupha, le vittime della miseria e della ipocrisia di sinistra. Questo è quello che ha tentato di fare Matteo Salvini ed è per questo che lo stanno processando. Che Paese ipocrita che siamo, Yusupha. Questa è la verità, Oggi, da lassù, sono certo che annuisci anche tu. La domanda è: quanti Yusupha dovranno ancora morire prima che lo si comprenda? Prima che ci si faccia un enorme esame di coscienza?

Che la terra ti sia lieve. Perdonaci, se puoi».

#contrappunti

La scoperta degli archi del XVI secolo dell'ex convento dei Cappuccini infastidisce. Accade a Monte Sant’Angelo. C’è chi  vuole custodire la memoria storica e c'è chi impone l'oblio della memoria storica. È la storia di una città divisa, in cerca di identità e di autogoverno.

Durante i lavori di ristrutturazione dell’ex villa comunale di Monte Sant'Angelo, ai piani bassi dell’ex convento dei Cappuccini sono stati ritrovati alcuni archi risalenti al XVI secolo.

Del ritrovamento dei beni architettonici è stata informata la Soprintendenza ai Beni Culturali di Bari. La scoperta degli archi è stata fatta conoscere, con interrogazioni e lettere,  anche al Sindaco.

Diversi cittadini, forze consiliari, politiche e associative hanno manifestato la volontà di recuperare i beni archeologici scoperti, ma un cupo silenzio ha soffocato le loro aspettative.

Con un fare tempestivo, gli archi sono stati coperti di malta e nessuno delle autorità preposte alla salvaguardia del bene architettonico ha informato la città del gesto sconsiderato (ad oggi la risposta del sindaco è stata: «Nel frattempo lo strato di intonaco grezzo messo non provoca alcuna alterazione al materiale e può essere rimosso facilmente», ndr.)

Tra la gente, serpeggia il malcontento e non si fatica ad incontrare chi si stupisce del silenzio della Scuola e delle Istituzioni. Eppure la toponomastica della città riporta e spiega le ragioni e il significato dato a  Piazza della Beneficienza, luogo in cui svetta l’ex convento dei Cappuccini.

La Città infastidita

Quanto accade nella vita quotidiana della città dai due siti Unesco è inverosimile. La scoperta degli archi dell’ex convento dei Cappuccini non crea alcuna curiosità, anzi si volgarizza per sminuire la loro valenza storica. Il Sindaco scrive che “si tratta di piccoli ambienti non fruibili all’interno delle fondazioni costruite per sopraelevare la struttura”. Affermazione che per ora non trova alcun riscontro storico, ma fa emergere il suo desiderio di riportare gli archi scoperti all’oblio, per non consegnare il passato alla città.

La vita quotidiana degli anziani cittadini la si vuole avvolta dal silenzio, un urlo del silenzio che non si addice a una città che si candida a capitale della cultura per l'anno 2025. Ma questa non  è solo la storia archeologica dell’antica città infeudata, c'è dell'altro.

Chi vuole conoscere  le verità artistiche nascoste nel ventre della città dell’arcangelo Michele può osservare le dinamiche relazionali, politiche e elettorali. Dopo di ché, diventa superfluo affidarsi  alle  inchieste giornalistiche per conoscere le tante resistenze poste alla ricomparsa dei tanti tesori sepolti dalla polvere dei secoli passati.  

Certo, per custodire la memoria bisogna conoscere  ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Ma non tutti lo fanno: il ceto politico-culturale locale  sceglie la pigrizia della sudditanza e l'oblio della convenienza.

Assordante è il silenzio dell’ex assessora alla cultura della città dai due siti Unesco, premiata con tantissimi voti.

La storia sociale della città è loquace e si racconta con il potere dei silenzi condivisi. E’ in questo vissuto storico-amministrativo che si attorciglia la ragione del fastidio di condividere, parlare e tutelare il bene culturale ritrovato.

L’oblio della storia

L'oblio della storia del popolo della città dell'Arcangelo è stato infranto, rotto. In questi giorni, c'è chi rilegge e racconta la storia dell’ex convento dei Cappuccini.

Per tanti, narrare la storia dell'ex convento dei Cappuccini, può essere utile. Non dimenticare è diventato un modo per apprezzare i luoghi, la piazza e gli spazi vissuti da un popolo passato con pochi diritti, ieri come oggi.

La Città di Monte Sant’Angelo con l’ex complesso monastico dei Cappuccini vanta un grande merito: ha assicurato, a tanti indigenti e a tanti pellegrini, un’assistenza qualificante nel campo sanitario e nel campo dell’ assistenza agli anziani bisognosi. Sotto gli archi scoperti, e comunicanti con i locali del convento, i frati cappuccini hanno garantito per secoli un pasto al giorno agli indigenti della “Montagna dell’Angelo”. Questa tradizione di assistenza e di ricovero dei malati, dei poveri  e degli anziani è stata rivolta soprattutto ai pellegrini diretti al santuario micaelico, per poi allargarsi a tutta la popolazione residente, tanto da creare, dal 1561 in poi, un vero e proprio Ospedale cittadino, gestito dall’Università di Monte Sant’Angelo, denominato “Hospetale di S. Angeli”.

Della sua opera pia e sanitaria e dell’Asilo della Mendicità si trovano indicazioni nelle varie relazioni delle visite pastorali da parte dell’Arcivescovo di Siponto, il Cardinale Orsini, da cui molte opere pie, fra cui anche il locale Ospedale, ricevevano assistenza e denaro. Così dall’Ottocento, e precisamente dal 1839, l'Ospedale si trasferì dal Convento di san Francesco a quello dei Carmelitani (ex Caserma dei Carabinieri, con annessa Chiesa del Carmine); nel 1858  e dopo nel 1868, nel Convento dei Cappuccini, con annessa Chiesa intitolata a San Niccolò e con un Orfanotrofio femminile. Da quel momento, il Comune, per andare incontro alle varie esigenze assistenziali dell’Ospedale dei Cappuccini, dovette cedere l’intero stabile del Convento, compreso il terreno ad uso di orto, che gli era stato donato dallo Stato, dopo le leggi eversive della feudalità del 1806, così come gli altri complessi monastici dei Benedettini, dei Francescani, dei Carmelitani e dei Celestini.

MSA ex Convento Cappuccini anni 20 30 P.zza Beneficenza

L'ex Convento Cappuccini negli anni '20-'30 in Piazza Beneficenza

Gli archi raccontano

Lo scopo solidale di tale  cessione era finalizzato ad un uso di pia casa di ricovero e di assistenza ai malati ed anziani indigenti e in stato di solitudine. Le finalità socio-assistenziali, volute dalla comunità di Monte Sant’Angelo, hanno provocato, anche, l’attenzione al bello, all’armonia architettonica del convento con il nascente corso principale della Città. L’attuale scalinata di accesso all’Ospedale e alla chiesa dei Cappuccini venne costruita nel 1880. L’Ospedale civile “San Michele Arcangelo”, con sede presso il Convento dei Cappuccini, ha avuto, fino alla sua cessazione del 1957, una funzione molto importante nella vita socio-sanitaria della città dell’Arcangelo, tanto da essere riconosciuto come unico centro di grande rinomanza in campo medico ed assistenziale, specie per quanto riguarda la chirurgia, grazie al prof. Filippo Ciociola e la guarigione delle malattie infettive, come la malaria e la tubercolosi, ed all’opera pia delle Suore della Carità e successivamente dell’Ordine del Preziosissimo Sangue. La chiusura dell’Ospedale avvenne nel 1957, dopo che aveva subito gravi danni nel terremoto del 1955, per essere, poi, trasferito nel 1978,  nella parte nord dell’ex Convento.

In questo scenario, si inserisce la lunga storia quasi secolare delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo in Monte Sant’Angelo (FG), attraversata  da un susseguirsi di attività di solidarietà mediante l’accoglienza l’assistenza di persone bisognose: anziani, orfani, gestanti, malati; nonché la formazione scolastica e l’ iniziazione lavorativa.

Il resto è storia di oggi. Il Comune di Monte Sant’Angelo con i suoi impopolari commissari prefettizi, trascurando lo spirito solidaristico posto a base della Casa di Riposo “San Michele, ubicata nell’ex convento dei Cappuccini,  nel 2017 scelsero la via della gara per la “gestione” dei bisogni degli anziani e degli indigenti.

Se questa è la storia dei luoghi,  a chi da fastidio recuperare la storia archeologica e sociale dell’ex convento dei Cappuccini? Chi la vuole nascondere? Chi la vuole evitare? Perché? Domande a cui presto o tardi qualcuno dovrà pure rispondere.

#contrappunti

A cura di Giovanni Ciliberti, medico e direttore emerito U.O. Malattie Apparato Respiratorio Policlinico OO.RR. Foggia e già amministratore di Monte Sant’Angelo.

«In questi giorni TV e Giornali stanno riportando i rilevanti danni della siccità alle coltivazioni agricole, alla zootecnia e alla produzione di derivati quali carni, prosciutti, formaggi, frutta, ortaggi, grano, mais etc.

Nessuno però ha riportato i danni all'olivicoltura, forse perché chi si occupa di olio è figlio di un Dio minore o di uno che è stato scaraventato agli inferi.

Perché?

La cronica carenza di acqua da lungo tempo è alla base della crisi del settore agricolo e dell'ulivicoltura anche di Macchia.

Fino ad oggi nessun amministratore si è posto il problema di un settore che con la sua produzione annuale media di 15.000 quintali di olio ha un giro di affari di € 8-10 milioni cioè 3-4 volte il fatturato delle attività turistiche di Monte Sant'Angelo.

La crisi nazionale potrebbe svegliare le coscienze sopite dei politici con l'utilizzo anche dei fondi del PNRR per realizzare nuovi invasi dove raccogliere l'acqua piovana e innanzitutto un diverso modo di irrigazione dal momento che siamo lontani anni luce dalle tecnologie israeliane.

In un mio uliveto nonostante l'irrigazione per il troppo caldo molte olive si seccano, anche quest'anno non ci resta che andare al mare di Chiancamasidde».

#contrappunti

Fiamme domate sugli ettari dell’area protetta dell’Oasi Lago Salso, in località Palude Frattarolo, in fiamme da ieri 21 giugno 2022.  Circa 60 ettari andati in fumo.

Un incendio di vaste proporzioni ha letteralmente incenerito ciò che da anni si sta preservando a beneficio della natura, della flora e soprattutto della fauna, quella stanziale e quella migrante. Sul posto ci sono unità dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, dell’Arif, Canadair in azione, volontari delle varie associazioni locali.

L’atto incendiario potrebbe essere l’ennesimo criminale, senza ovviamente escludere la fatalità del caso viste le alte temperature e l’assenza di piogge. Tutto, comunque, si direziona verso la volontà umana, quella delittuosa di chi vuol distruggere per poi ricostruire.

Oggi, 22 giugno 2022, le fiamme stanno ancora distruggendo ettari dell’Oasi, che è parte del Parco Nazionale del Gargano. Aerei Canadair sono in azione per spegnere le fiamme, mentre il caldo vento alimenta i roghi e dirige i fumi verso i centri abitati limitrofi.

Da più parti ci si interroga sul Piano Antincendio Boschivo, cosiddetto AIB, con tanto di piano cartografico, sia l’Ente Parco Nazionale del Gargano, sia la Regione Puglia, devono adottare nelle aree protette sottoposte a rigidi protocolli di prevenzione e sicurezza. Uno strumento di pianificazione per la tutela e la conservazione degli habitat dell’area protetta, che comprende anche la prevenzione da atti derivanti da menti e mani criminali.

Ogni anno, rimanendo in zona, sul Gargano, anche sui Monti Dauni ma con meno intensità, si registrano incendi di aree verdi, boschive, forestali, e tutte a ridosso e integranti aree protette e abitate. Un problema di cui se ne parla tanto ma con poche azioni repressive e soprattutto preventive.

FABS2022 short animate

Pinuccio, il noto inviato di “Striscia la Notizia” su facebook commenta così:

«Quest’anno ho avuto modo, per lavoro, di godere della bellezza dell’area palustre di Lago Salso a Manfredonia, dove nidificano migliaia di specie e dove purtroppo da tempo c’è l’attenzione di una criminalità senza scrupoli che puntualmente lancia segnali. Oggi ho appreso di un vasto incendio che sta minacciando centinaia di nidi di uccelli oltre a ridurre in cenere ettari di vegetazione. Le fiamme di oggi potrebbero essere l’ennesimo avvertimento di una criminalità che guarda alle aree protette e ai parchi come un problema per i propri interessi e non una risorsa per il territorio. Siamo solo al primo giorno d’estate e già ci troviamo ad annotare sul taccuino delle cronache del Gargano una decina di incendi con aree come Baia delle Zagare sfigurate dalle fiamme».

Un incendio, si spera l’ultimo, che è balzato alle cronache nazionali, che fa da sponda alle richieste di intervento delle istituzioni locali. Gianni Rotice, sindaco di Manfredonia, scrive al presidente Emiliano e commenta: «L'episodio incendiario verificatosi in un'area pregiata di Manfredonia quest'oggi, primo giorno d'estate, è un atto che non può lasciarci indifferenti ed essere sottovaluto nella sua assoluta gravità, a cui bisogna rispondere immediatamente ed in maniera risoluta con gli interventi più opportuni. Con Prot. n.26872 poco fa ho inviato una nota urgente a Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia e Donato Pentassuglia, Assessore regionale al ramo.

"Egregio Presidente, Egregio Assessore,

sono a scriverVi con somma urgenza a seguito del vasto incendio che sta devastando la zona protetta della Palude Frattarolo. Sono molto preoccupato per questo fenomeno criminoso manifestatosi all’inizio della stagione estiva con nefasti scenari per un territorio fragile e già segnato profondamente come il nostro. Il grave episodio odierno ha evidenziato una carenza di squadre di pronto intervento immediatamente operative. Mi segnalano l’esiguità di uomini e mezzi dell’Arif destinati a presidio stabile di quell’area e dislocati su altri fronti territoriali. Pertanto, visto il delicato contesto, sono a chiederVi maggiori attenzioni ed un potenziamento dei presidi di prevenzione e pronto intervento, poiché si prevede una stagione estiva particolarmente arida ed a rischio incendi. Certo, del Vostro celere e concreto riscontro, e rendendomi sin da subito disponibile ad un incontro, porgo cordiali saluti".

Dell’incendio, che dovrebbe interessare tutta la classe politica e istituzionale della provincia di Foggia, spicca in solitario il commento su facebook di Liliana Rinaldi: «Come Consigliere Provinciale con delega alle AREE PROTETTE, sono profondamente dispiaciuta di quanto sia successo oggi nei pressi dell'Oasi Lago Salso. Un devastante incendio, ha distrutto ettari di habitat che ospita tante specie di animali. Sul posto ancora presenti mezzi Antincendio e Canadair per spegnere il rogo.

Episodi che purtroppo da giorni si verificano in Capitanata. Con la speranza che questi episodi non accadano più».

«La distruzione della biodiversità, nella logica ignorante e violenta di chi brucia le stoppie e le ramaglie per pulire cunette o per mafia» è il punto di vista, scritto su facebook, di Gianfranco Eugenio Pazienza, ricercatore e precedentemente Responsabile di Misura FEAMP presso GAL Gargano Agenzia di Sviluppo. Un commento che fa rima con altri, dove al centro si pone l’attenzione sullo «smaltimento criminale di rifiuti dove il fuoco viene utilizzato per "pulire" le prode di fossi e canali, per aprire spazi nel canneto per la futura stagione venatoria dei bracconieri, per le reti degli uccellatori, anche gli agricoltori hanno la loro parte di responsabilità. Confagricoltura, Coldiretti che dicono, che pensano in proposito invece di stare a piangere miseria ogni giorno nei TG?» è l’amara quanto realistica considerazione di Primula Carloni scritta su facebook.

Speranza che andrebbe alimentata da azioni. E chi più di chi è nelle istituzioni politiche potrebbe “indurre” i vertici regionali e nazionali, dell’ente preposto, a intensificare quelle azioni a garanzia della tutela del patrimonio naturale, maggiormente quello protetto. Va bene essere solidali, essere dispiaciuti, ma sono le azioni che contano specie quelle svolte con cariche elettive, politiche e nominate, altrimenti tutto si vanifica nel pourparler di social e corridoi.

A margine di tutto, però, c’è ciò che Maurizio Marrese, Presidente presso OA WWF Foggia e Dottore Naturalista presso Centro Regionale Mare - ARPA Puglia, ha posto in evidenza osservando una foto che ritrae una cicogna che protegge i suoi piccoli mentre le fiamme avanzano, chiarendo che un drone così vicino spaventa il volatile nel suo nido, un’affermazione che nient’altro è un atto d’amore e di rispetto che va compiuto a tutela della fauna.

Tutela, riprendendo i doveri istituzionali, che la Regione Puglia e il Parco Nazionale del Gargano devono, e non dovrebbero, mettere in campo con il piano AIB, mentre le parole…parole…parole…. prolificano sui social, senza averne lette dai vertici interessati. Qui si che è deprimente.

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