Nota di Matteo Impagnatiello, componente del Comitato scientifico di Unidolomiti.
«Nella giornata del 22 giugno, l’incendio propagatosi nella zona industriale di Macchia ha destato notevole allarme tra la popolazione di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, preoccupata delle ricadute sulla propria salute e sulla salubrità del territorio circostante.
Il fuoco ha interessato il “materiale” depositato proprio in quell’area, che attende da tempo la bonifica, dopo il disastro dell’ex petrolchimico. E’ utile ricordare che l’impianto ex Anic, Enichem, poi Enichem Agricoltura spa ha cessato la produzione di caprolattame nel 1988 e quella dei fertilizzanti nel 1993: poco meno di trent’anni fa. La bonifica non è mai stata terminata.
Pochi giorni fa, e precisamente il 24 giugno u.s., dalle pagine de l’Attacco il sindaco di Monte Sant’Angelo informava che “ci sono numerosi capannoni e aree dismesse che fanno capo a società fallite o andate in liquidazione o con altre procedure affini, che presentano situazioni potenzialmente pericolose. Sono diventate ricettacolo di rifiuti, a volte tossici o comunque pericolosi, quindi vanno smaltiti con determinate procedure”. “Dovremmo usare i soldi del bilancio comunale”, aggiunge il sindaco.
Altra testata on line (Foggiatoday) riportava, il 27 giugno, le seguenti dichiarazioni del sindaco: “Nei diversi capannoni abbandonati, sarebbero stoccate tonnellate di rifiuti depositati anche illegalmente”.
Nel medesimo giorno, la Polizia Locale di Monte Sant’Angelo accompagnava il sindaco, mentre “girava per le strade di Manfredonia”.
La Legge 7 marzo 1986 n.65, legge-quadro sull’ordinamento della polizia municipale, stabilisce i lineamenti fondamentali dell’assetto ordinamentale e organizzativo della polizia municipale. L’articolo 2 della Legge 65, così recita: “Il sindaco o l’assessore da lui delegato, nell’esercizio delle funzioni di cui al precedente articolo 1, impartisce le direttive, vigila sull’espletamento del servizio e adotta i provvedimenti previsti dalle leggi e dai regolamenti”. Dall’articolo 2 si evince che il sindaco riunisce in sé poteri di comando, di vigilanza e di direttiva vincolante. La polizia municipale esercita le funzioni di polizia stradale in virtù della Legge 65/86 e in base all’articolo 12 del codice della strada, nel territorio di competenza, al pari delle altre forze di polizia. E’ forse mancata la vigilanza del territorio con insufficienti posti di controllo stradale, nella piana di Macchia, al fine di verificare chi trasportava i materiali andati a fuoco anche un paio di giorni fa, e tenere monitorato cosa veniva trasportato?
Tutti gli attori istituzionali, e quindi anche gli enti locali, devono concorrere alla tutela ambientale, diritto fondamentale dell’individuo e per l’interesse della collettività- come emerge dall’articolo 32 della Costituzione- i quali non possono essere assicurati se non con un’opera di tutela e di difesa dell’ambiente dai rischi di degradazione provocati dall’attività economica pubblica e privata.
A onor di cronaca, vi sono stati pochissimi altri comunicati e/o dichiarazioni rilasciate da altri rappresentanti istituzionali degli enti locali. Tra questi, la presa di posizione di Paolo Campo, già sindaco di Manfredonia per due mandati (2000-2010). Ora Campo è consigliere regionale nonchè componente della Commissione regionale di studio e d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia e presidente della V Commissione regionale (quella, per intenderci, che dovrebbe occuparsi di Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali, Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti, Edilizia Residenziale). Dalle colonne del giornale l’Attacco, ha affermato: “Attendiamo fiduciosi l’esito delle indagini della magistratura”. Non basta: dalle Istituzioni regionali si attende concretamente altro. Lo attendono il territorio e la comunità. Con gli allarmanti dati Istat che collocano la provincia di Foggia al primo posto in Italia per reati ambientali, è auspicabile un cambio di passo per porre fine allo scempio ambientale. Già in passato, non sono mancati incidenti ambientali sulla stessa area, per la presenza del petrolchimico. A metà luglio del 1972, l’allora stabilimento veniva invaso da una alluvione e non venne data informazione alcuna su potenziali fuoriuscite di sostanze chimiche. Il 26 settembre 1976 si verificò una fuga di arsenico. Il 3 agosto 1978, si diffuse una nube di ammoniaca. Il 22 settembre 1978, divampò un violento incendio nell’impianto per la produzione di fertilizzanti. Il 23 ottobre, ci fu una perdita di anidride solforica. Dal 1980 al 1988, venivano scaricati in mare sali sodici (certo, dietro concessione ministeriale).
Il 17 maggio 1984 un incendio distrusse il magazzino di caprolattame. L’11 luglio 1986 una fitta nube gialla si diffondeva sull’abitato di Manfredonia: fuoriuscirono gas nitrosi dall’impianto caprolattame. Il 18 luglio 1988, da un serbatoio di stoccaggio dello stabilimento si disperse acido solforico. Infine, l’8 marzo del 1990 avvenne una fuga di ammoniaca durante le operazioni di carico di una nave cisterna.
A dimostrazione che né la sicurezza né la vigilanza del territorio sbandierate dal partito democratico sono certe».
Nota stampa di Angelo Riccardi.
«L’ARPA Puglia ha rimesso la relazione rispetto ai dati rilevati in occasione dell’incendio innescatosi nell’area industriale di Monte Sant’Angelo lo scorso 22 giugno, e che ha interessato un capannone con la presenza di rifiuti di origine plastica.
Si riportano le parti rilevanti della relazione ARPA:
Il monitoraggio e il rilievo delle polveri nel complesso e di altri composti chimici emessi a seguito della combustione dei rifiuti abbandonati fornisce un valore conoscitivo dell’episodio, e che oltre tale aspetto poco può produrre in termini di rimedi atti ad evitare ripercussioni di carattere ambientale e sanitario. Anche ordinanze urgenti e contingenti di chiusura degli infissi o raccomandazioni a non uscire di casa sono ritenute di scarsa efficacia, specie se considerate in uno scenario che quotidianamente, e soprattutto nel periodo estivo, si ripete in maniera incontrollata e diffusa, comprendendo sia la combustione di rifiuti che quella delle sterpaglie residue a fine ciclo nelle coltivazioni cereagricole o del pomodoro.
Unico vero intervento, difficilmente apprezzabile in termini quantitativi, è ritenuto quello della prevenzione e contrasto dell’innescarsi dei processi di combustione. Occorre, dunque, dotarsi di un “piano di intervento”, all’atto del ritrovamento di rifiuti abbandonati, che preveda velocemente il trasporto e conferimento degli stessi verso idonei impianti di trattamento o smaltimento evitando il successivo classico incendio.
Si è proceduto ad effettuare misure spot di particolato atmosferico come PM10 e COV (composti organici volatili), soprattutto lungo la direttrice di maggiore ricaduta dei fumi in direzione Sud- Ovest, rilevata verso la direzione del vicino centro commerciale “Leclerc” e quindi verso la zona abitata della Città di Manfredonia.
Oltre alle letture di PM10 e COV, è stato possibile installare ed avviare la stazione di campionamento dell’aria ad “Alto Volume” per il campionamento di sostanze inquinanti aerodisperse, in apposita area attrezzata dotata di alimentazione alla rete elettrica oltre che recintata e custodita da vigilanza privata notturna (area messa a disposizione dai rappresentanti locali della Eni Rewind presenti nei luoghi); il punto di posizionamento sottovento a circa 1,5 km in linea d’aria dall’incendio ed in zona interessata dalla ricaduta dei fumi.
Con l’attrezzatura mobile in dotazione, fotometro laser portatile Dust Trak per la misurazione di PM10 e rilevatore portatile Tiger per la misurazione dei COV, sono state eseguite misurazioni sia in zone di sottovento (aree ex Enichem a ridosso del centro commerciale “Leclerc e Città di Manfredonia) e sia in zone di sopravento (Località “Macchia” del Comune di Monte Sant’Angelo).
Nella mattinata del 23-6-2021, l’incendio a vista risultava spento e si procedeva ad effettuare ulteriori misurazioni spot di PM10 e COV, sia nella postazione 1 (Sotto incendio lato Sud-Ovest) e sia nella postazione 2 (Area Ex Enichem lato Sud-Ovest).
Esiti dell’attività svolta:
I rilievi strumentali del PM10, hanno restituito una situazione generalizzata di valori al di sopra del valore soglia, precisando però che trattasi sempre di valori di campo relativi a misure brevi e puntuali, rispetto a limite fissato dalla normativa a 50 μg/m3 (0,050 mg/m3) come media giornaliera nelle 24 ore.
Tali valori sono stati registrati sia in posizione di sottovento che in posizione di sopravento rispetto all’incendio, con dati pressoché similari in tutte le direzioni rispetto alla posizione dell’incendio; fattispecie che non ha permesso di comprendere il contributo netto di PM10 fornito dall’incendio; infatti da una successiva analisi dei valori di PM10 registrati dalla rete di centraline fisse di monitoraggio aria in continuo sul territorio regionale, nello specifico di quelle ubicate nei comuni di Monte Sant’Angelo e di Manfredonia, si evince che già a partire dal giorno 21/6/2021 nella zona vi erano dei superamenti ambientali di PM10: Pertanto, tale circostanza di superamenti generalizzati di PM10, dal giorno 21/6 fino al giorno 24/6, potrebbe aver interferito sulle misurazioni di campo eseguite, per via della contestuale particolare presenza di condizioni macro climatiche insistenti in dette giornate (presenza di pulviscolo desertico dalle zone de continente africano), coincidenti con l’evento incendio.
Nella relazione ARPA sono stati riportati i dati di qualità dell’aria registrati nelle stazioni di monitoraggio di qualità dell’aria attive a Manfredonia e Monte Sant’Angelo, in concomitanza dell’evento incidentale che ha interessato l’area Ex Enichem a Manfredonia nella giornata del 22 giugno.
Il PM10 ha superato il valore limite giornaliero di 50 ug/m3 in entrambi siti di monitoraggio. Tuttavia è da considerare il 22 giugno l’intera regione è stata interessata da un’intrusione di polveri sahariane con diffusi superamenti del citato limite.
La stazione Monte Sant’Angelo-Suolo Ciuffreda non ha risentito dell’evento incidentale, non trovandosi sottovento rispetto al sito dell’incendio.
Nella stazione Manfredonia-Via dei Mandorli, l’unico inquinante che ha avuto un incremento durante le ore dell’incendio è stato il benzene che, tra le ore 22 e le ore 23, ha superato la concentrazione di 5 ug/m3, valore limite annuale. Tale incremento potrebbe essere dovuto alla diffusione delle emissioni prodotte dall’incendio, nel regime di calma di vento instauratosi nelle ore serali.
Gli altri inquinanti invece si sono mantenuti molto di sotto ai valori limite previsti dalla normativa vigente.
Si evidenzia che ulteriori analisi sono in corso presso il Dipartimento specialistico del Dipartimento di Taranto il cui esito sarà trasmesso a completamento e ricevimento delle stesse».
Bisogna tenere alta l’attenzione, essere martellanti, anche serialmente virali come un accanimento terapeutico (la Redazione lo farà fino in fondo) affinché tutto proceda senza danni per persone e ambiente e che sia davvero volano per il lavoro e perciò per l’economia locale. È l’auspicio di chi abita nell’area sipontina e montanara. Ma, per ora, son solo parole, poiché mancano le carte e quelle che ci sono non sono esaustive. In un precedente intervento il Pres. G. Vergura affermò che al momento i documenti pubblicabili son stati resi noti e quelli in corso d’opera saranno resi pubblici non appena le procedure lo consentiranno. Contestualmente associazioni varie, politici, semplici cittadini, con la grande assenza dei media locali (o presenti solo quelli preferiti dal sindaco) la domanda è sempre una: sarà un bene o un male questo benedetto/maledetto impianto di trattamento plastica? L’associazione Gargano Salute Mentale ha finanche promosso un referendum popolare. Il popolo, seppur rappresentato (bene o male), in certe circostanze dovrebbe aver la possibilità di esprimersi e anche decidere. Matteo Impagnatiello, componente del Comitato Scientifico di Unidolomiti, ritorna sull’argomento e con esso la questione Legambiente di Monte Sant’Angelo. Lo fa con numeri alla mano, dati incontrovertibili su cui bisogna riflettere prima che una firma venga apposta in calce sui documenti che potrebbero decretare la svolta industriale dell’area di Macchia, che ricordiamo è stata già vituperata da persone senza scrupoli e infrastrutture inquinanti, cui oggi si pagano dazi salati per la salute, per l’ambiente, la sua non crescita economica, per un lavoro interrotto o mai giunto. Nel FOCUS tutti gli interventi sulla vicenda.
Di seguito l’intervento di Matteo Impagnatiello.
«Legambiente è favorevole all’impianto della plastica nella piana di Macchia, trovandosi così allineata sulle posizioni della giunta comunale di Monte Sant’Angelo.
Nel 2019, solo 12 comuni della provincia di Foggia hanno superato la percentuale del 65% della raccolta differenziata: tra questi, non risultava esserci Monte Sant’Angelo. L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, con dati aggiornati al marzo 2019, certifica che la raccolta differenziata, nella città di Monte Sant’Angelo Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è pari al 46,27%, ben lontana dall’obiettivo prefissato.
La raccolta differenziata fu imposta nell’allora Cee dalla direttiva 75/442 del 1975. Sono trascorsi ben 46 anni, e Monte Sant’Angelo non raggiunge neanche la soglia del 50% nella gestione differenziata dei rifiuti.
Forse per questo le amministrazioni municipali succedutisi alla guida della città, insieme a qualche associazione ambientalista presente sul territorio (neanche tanto presente), non hanno mai sbandierato alcun successo nel campo ambientale. La piantumazione di 896 alberi in quattro anni, come si legge nel sito istituzionale di Monte Sant’Angelo, non è assolutamente in grado di colmare le inesistenti politiche ambientali. C’è bisogno di interventi più robusti, quale ad esempio la bonifica della zona ex Enichem di Macchia, tuttora inquinata e teatro, in passato, di gravi incidenti ambientali.
Piuttosto che l’insediamento di un mega-impianto del trattamento della plastica a Macchia, co-finanziato generosamente con denaro pubblico, sarebbero opportuni seri e decisi provvedimenti per far crescere la raccolta differenziata, portandola verso percentuali degne delle Regioni italiane virtuose.
L’intera Capitanata, e quindi anche la piana di Macchia, sono caratterizzate da una forte vocazione agro-alimentare. La messa in vendita di 1600 ettari di terreno, di proprietà di Ismea in vendita in Puglia e disponibili per i giovani agricoltori, dovrebbe sortire effetti positivi per il rilancio dell’occupazione giovanile, ma, a quanto pare, non saranno riscontrate le sperate ricadute occupazionali. Oltre alla mancata bonifica, la realizzazione dell’impianto per la plastica certamente compromette l’appetibilità dell’offerta contenuta nel quarto bando della Banca delle Terre Agricole, aperto dal 9 giugno fino al 7 settembre corrente. Tale Banca, istituita con la Legge 28 luglio 2016, n.154, art.16 e amministrata dall'Ismea, ingloba sia i terreni di proprietà dell'Istituto, sia quelli appartenenti a Regioni e Province Autonome o di altri soggetti pubblici interessati a dismetterli.
Questa è una occasione da cogliere: la via maestra da percorrere. Il modello di sviluppo agro-agroalimentare può essere un settore capace di offrire opportunità di occupazione e di crescita professionale.
Una risposta giusta al modello industriale ottocentesco e altamente inquinante, con deboli ricadute occupazionali, accettata dall’amministrazione comunale di Monte Sant’Angelo».
FOCUS:
- Una “bomba ecologica” sta per arrivare nel comprensorio Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo
- Gargano Salute Mentale: L’impianto a Macchia non deve essere costruito
- Monte Sant’Angelo. PD: «Vogliamo garantire il lavoro e amiamo l’ambiente»
- Gargano Salute Mentale: "La salute dei cittadini non è in vendita. Sindaco, risponda alle domande"
- Angelo Riccardi sullo sviluppo di Macchia: «La frustazione di essere figli...»
- Matteo Impagnatiello: «Legambiente approva l’impianto a Macchia»
- Un Referendum per dire NO all’impianto trattamento plastica a Macchia
Si fa sempre più presente la discussione sui fondi erogati dal Governo per le energie rinnovabili. E con esso si fa più pressante la richiesta di non stravolgere ecosistemi e paesaggi con pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Se poi ci si interroga sui benefici che queste fonti energetiche rinnovabili possano portare alla comunità la discussione diventa plenaria nello scenario popolare che difende il suo territorio e rivendica giusti profitti a fronte di misere royalties, che paragonate all’impatto ambientale sono quisquilie.
Di seguito si riporta un’interessante riflessione di Ninomario Scotece, su indicazione di Michele Solazzo.
a cura di Ninomario Scotece.
Matteo Impagnatiello ritorna sulla questione della costruzione di un impianto per il trattamento della plastica nella piana di Macchia di Monte Sant’Angelo. Lo fa ponendo altri interrogativi, scuotendo coscienze di chi dell’ambiente ne ha fatta una battaglia, che oggi con l’assenso all’impianto suddetto pare non essere più a prescindere. Tuttavia, per onor di cronaca e diritto di replica, Franco Salcuni contattato da questa redazione ha detto che «Il mio non è un si incondizionato. Dico semplicemente che l'impiantistica per la chiusura del ciclo dei rifiuti differenziati va fatta e non va demonizzata. È economia circolare che parte dalla raccolta differenziata per giungere alla materia prima seconda e alla remissione delle materie nel ciclo produttivo. Uno dei pilastro del Green New Deal, assieme alla produzione di energia pulita».
Ciononostante le perplessità sussistono, a maggior ragione che ad oggi non vi sono carte che possano certificare ulteriori impianti –vedi quello dei rifiuti- ma soprattutto vige un silenzio istituzionale, interrotto per difesa solo nel mese di gennaio 2021 in un’intervista rilasciata a un solo organo di stampa, piuttosto che a tutti quelli che stanno parlando della vicenda in oggetto, e tra l'altro ripreso ogni qual volta si tenta di argomentare invitando il comune a mostrar le carte.
Di seguito l’intervento di Matteo Impagnatiello.
«Legambiente, con le dichiarazioni di Salcuni membro del direttivo nazionale dell’associazione ambientalista, è a favore dell’insediamento del mega impianto per il trattamento della plastica nella piana di Macchia di Monte Sant’Angelo.
L’Attacco dell’ 8 giugno scorso, a pagina 23, dedicava l’intera pagina all’argomento riportando l’intervista. Un progetto su cui vige il silenzio istituzionale.
“Dobbiamo farci un esame di coscienza e capire se vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti in Puglia-premette a l’Attacco-. Se lo vogliamo, va fatta l’impiantistica. Va fatta in sicurezza, però va fatta, altrimenti il problema dei rifiuti rimane un problema aperto”.
La dichiarazione evidenzia che i cittadini dovrebbero farsi un esame di coscienza, mentre in realtà il problema dovrebbe scuotere la coscienza non dei cittadini, bensì quella politica ed istituzionale. Sono proprio le comunità locali che abitano quei posti paesaggisticamente meravigliosi a non essere informate. A conferma della bellezza del territorio sono numerose le recensioni dei media nazionali e internazionali. Il paradosso è che proprio questi territori ospitano impianti altamente inquinanti. Il disastro non è solo annunciato, ma è stato già causato.
Spesso, sia prima ma anche dopo gli incidenti, il pericolo è stato tenuto nascosto, sottovalutato e/o negato. Dei danni provocati ai territori e alle popolazioni pochi ne parlano. Tra coloro che si sono rivolti all’autorità giudiziaria, pochissimi ricevono risarcimenti, dopo lunghissimi ed estenuanti processi nelle aule dei tribunali. Alcuni giungono dopo il loro decesso.
E le bonifiche? “In quell’area- dice Salcuni, membro di Legambiente, riferendosi alla zona ex Enichem- c’è di tutto. Una bonifica completata solo al 18%”.
Le mancate bonifiche del territorio generano, oltre che danni e patimenti, sfiducia nelle istituzioni deputate a garantire la salute e la sicurezza pubblica.
I dubbi, le paure e le inquietudini dei cittadini sono state fatte proprie dalla nascente lista civica Rinascita possibile di Monte Sant’Angelo, che ha invitato a riflettere sul lungo silenzio dell’intero consiglio comunale e le giustificazioni di Legambiente.
Il timore di una “bomba ecologica” angoscia le popolazioni di Monte Sant’Angelo e Manfredonia, che distano poche centinaia di metri dal sito destinato ad ospitarla. Aprire il dibattito è fondamentale, nonostante la disillusione dei cittadini, troppo spesso sedotti da promesse di prosperità e benessere, risultate poi tradite.
Il cofinanziamento della Regione Puglia, che ammonta a 10 milioni di euro, insieme alla richiesta della Seasif di concessione per ben 4 lustri di secolo di 3 delle 5 banchine del Porto Alti Fondali di Manfredonia (costruito con i soldi della Cassa del Mezzogiorno), rappresentano ulteriori ragioni per far partecipare le comunità locali.
E’ lontano il Medioevo, quando le crociate erano giustificate con la formula divina “Dio lo vuole”. Nel territorio garganico, nonostante la presenza dell’Arcangelo, non pare ci siano potenze divine che impongano di impiantare tutto ciò che è altamente pericoloso e inquinante.
Eppure, siamo all’interno del Parco Nazionale del Gargano, che non fa sentire la sua voce. Non è la chimica e/o similare il settore merceologico esclusivo ed adatto per il Gargano e la Daunia. Le eccellenze ed i prodotti del territorio non hanno nulla a che spartire con gli insediamenti industriali calati dall’alto, di proprietà di holdings venute da lontano.
Per questo, si resta perplessi riguardo alla posizione assunta da Legambiente. Non è difficile immaginare uno sviluppo eco-compatibile, anche dopo il disastro creato dal petrolchimico degli anni ’60. E poi, è così complicato valorizzare la plurimillenaria storia di Monte Sant’Angelo e Manfredonia?»
Ieri mattina, 13 giugno 2021, nella Pinetina Convento San Matteo si è svolta a Torremaggiore la prima "RACCOLTA PLASTIC FREE".
L’iniziativa promossa dall’associazione “Plastic free”, il cui referente a Torremaggiore è Francesco Alfonzo, vuole sensibilizzare, attraverso l’esempio, il tema dell’ambiente pulito.
In particolare mira a ridurre il consumo delle plastiche, ma allo stesso tempo invita tutti ad adottare comportamenti che proteggano l’ambiente in cui tutti viviamo ogni giorno.
All’iniziativa hanno partecipato alcune realtà cittadine: Legambiente, Anffas, AltraItalia, Running Club, Gruppo Agesci e Avis.
A volte basta semplicemente utilizzare i cestini o comunque non buttare per terra rifiuti vari che invece potrebbero essere destinati ad un ciclo di riutilizzo e di riciclo, con un minor spreco di materie prime e un vantaggio per tutto l’ambiente.
La giornata di ieri si sarebbe dovuta tenere il 18 aprile, che era la data prevista a livello nazionale, ma allora la Puglia era in zona rossa per la pandemia da CoVid-19 e le varie iniziative furono bloccate.
Ieri si sono svolti 21 appuntamenti in contemporanea nelle diverse province della Puglia, in particolare nella provincia di Foggia. A Foggia, Torremaggiore e San Marco La Catola e il risultato totale nei 21 comuni è stato di oltre 10 tonnellate di plastica e rifiuti rimossi dall’ambiente .
Un ringraziamento a tutti i volontari e alle associazioni che hanno aderito.
Il 13 giugno a Torremaggiore (FG) parte la prima "RACCOLTA PLASTIC FREE" organizzata dall'associazione Plastic Free, in collaborazione con alcune associazioni locali quali Legambiente, Anffas, AltraItalia, Running Club, Gruppo Agesci e Avis.
L'obiettivo è sensibilizzare la cittadinanza alla cultura del riciclo. Per partecipare occorre registrarsi cliccando al seguente link: https://www.plasticfreeonlus.it/eventi/13giu-torremaggiore/
Visita la pagina social : https://www.facebook.com/groups/746760386092183
L’associazione Plastic Free Odv Onlus, nasce nel 2019 con l’obiettivo di sensibilizzare quante più persone possibili circa la pericolosità della plastica.
La scelta è caduta sulla plastica proprio perché si è scoperto che il numero di questo materiale nei mari sarà superiore a quello delle creature marine, creando un danno irreversibile per l’intero ecosistema. La notizia più incredibile degli ultimi mesi è stata il ritrovamento di plastica nel punto più profondo conosciuto dei mari di tutto il mondo. Una busta di plastica e involucri di caramelle sono stati ritrovati, infatti, sul fondo della Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico.
Alla sua nascita l’associazione era solo una realtà digitale, che però nel suo primo anno di vita ha raggiunto una platea di oltre 150 milioni di utenti e oggi conta più di 700 referenti su tutto il territorio nazionale.
L’impegno dell’associazione già si è manifestato nel 2020 attraverso varie iniziative come “Salvare le tartarughe marine”, sensibilizzare scuole, promuovere giornate di raccolta e molto altro ancora.
Ad esempio, le giornate di sensibilizzazione nelle scuole sono servite a far capire ai ragazzi l’importanza di preservare il Pianeta anche attraverso iniziative pratiche, come installare depuratori d’acqua in modo che ogni studente possa riempire la sua borraccia senza acquistare continuamente acqua in bottigliette di plastica.
Le giornate di raccolta, invece, hanno avuto l’obiettivo di ripulire spiagge e città, veicolando il messaggio di come l’ambiente che ci circonda è pieno di plastica e rifiuti.
Per il 2021 si è pensato a un’iniziativa particolare: una lunga camminata di 2.500 km con partenza dal Veneto e arrivo in Puglia, ripartenza dalla Puglia e arrivo a Torino. In tutto 90 giorni di racconto in una pagina dedicata sul sito www.plasticfreeonlus.it e sui social dedicati.
E’ proprio in questo percorso di sensibilizzazione a limitare il consumo di tutte le plastiche che si inserisce Torremaggiore con la sua giornata di raccolta prevista per il 13 giugno, con raduno presso la Pinetina del Convento San Matteo.
Su Torremaggiore e zone limitrofe il referente dell’associazione è Francesco Alfonzo, che da un paio di mesi ha aderito a questo progetto, firmando anche un protocollo d’intesa con l’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Emilio Di Pumpo.
Alla domanda circa cosa lo avesse spinto a diventare referente di tale associazione Francesco ci ha detto: «Ho deciso di partecipare attivamente perché non mi piace stare a lamentarmi senza fare niente. E la situazione dalle nostre parti non è rosea. Io vorrei vivere in un posto migliore e faccio quello che posso».
Nota stampa pubblicata su "Esserci il giornale della salute mentale" (http://garganosalutementale.it) del Coordinamento dei Partiti e Movimenti di Opposizione di Monte S. Angelo - Foggia.
«Macchia sta per diventare un grande centro di raccolta di rifiuti e una pericolosa “bomba” ecologica, che intaccherà la salute dei cittadini. Dai proclami di quel che resta del Pd, si lusingano le popolazioni del territorio con il benessere collettivo.
Benvenuti a Bengodi!
Costoro, dopo aver elencato i posti di lavoro, le ecomafie dimenticano la legalità. Questo termine, ormai, viene usato in ogni occasione: è diventato il loro intercalare.
Blandiscano i disoccupati, adulino gli sciocchi e incensino le famiglie disperate, ma non dimentichino che le popolazioni del territorio sono più evolute dei loro rappresentanti amministrativi, che non sono classe politica.
Il Sindaco, intanto, risponda alle legittime domande dei partiti e movimenti cittadini.
Chi non ha nulla da nascondere, risponde alle domande.
Perché il Sindaco di Monte Sant’Angelo le evita?
Ci riproviamo.
Con il mega impianto per il trattamento e il recupero della plastica nella zona industriale di Macchia, si prevede la costruzione di un termovalorizzatore?
Questa inquietante domanda, spinge a porre altre legittime e sacrosante domande.
Perché il Sindaco non rende pubblica la Relazione Tecnica del Progetto?
Perché il Pd tace sul progetto della SAASIF HOLDING, che potrebbe portare nell’area retro-portuale di Macchia – Manfredonia-Monte Sant’Angelo milioni e milioni di tonnellate di scarti delle miniere?
Perché il sindaco d’ Arienzo, con il suo voto nell’Assemblea generale dell’ASI, ha concorso a disattivare le norme regolamentari con cui impediva di realizzare nell’agglomerato di Macchia mega impianti di trattamenti dei rifiuti?
Perché il sindaco d’Arienzo non rende pubblica anche la Relazione di quella proposta che è stata discussa in sede di Consiglio di Amministrazione del Consorzio ASI, di cui il Comune fa parte?
Perché il sindaco d’Arienzo non informa la popolazione?
In questa Città, che ulula alla legalità, è legittimo porre delle domande per conoscere il destino di tantissimi cittadini. Si ripete, cittadini.
L’Amministrazione Comunale composta, di fatto, da due gruppi consiliari, per quali motivi in questi quattro anni non ha promosso alcun dibattito?
Questa brutta vicenda e i tanti silenzi dimostrano che a Monte Sant’Angelo difettano la democrazia e la partecipazione».
FOCUS
- Una “bomba ecologica” sta per arrivare nel comprensorio Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo
- Monte Sant’Angelo. PD: «Vogliamo garantire il lavoro e amiamo l’ambiente»
Nota stampa dei movimenti politici di Monte Sant'Angelo Forza Italia, Verso il Futuro e Lega.
«Chi non ha nulla da nascondere, risponde alle domande e non cambia le carte in tavola. Il Gruppo dirigente del PD, piuttosto nervoso, invece cambia le carte in tavola per sfuggire alle domande che vengono rivolte alla sua Amministrazione Comunale.
I Partiti e i Movimenti di Opposizione non sono contrari all’economia circolare e al recupero e riciclo dei rifiuti, né tanto meno al lavoro e all’occupazione. La questione è un’altra. È un gravissimo errore trasformare un’area industriale, qual è l’Agglomerato di Macchia, in una piattaforma per il trattamento dei rifiuti, non solo della plastica, ma anche di milioni e milioni di tonnellate di scarti delle miniere del mondo.
Con una programmazione oculata e lungimirante quell’Agglomerato, grazie alla sua rete infrastrutturale e al riconoscimento di Zona Economica Speciale, può garantire nei prossimi anni migliaia di posti di lavoro ai giovani del nostro Comprensorio.
Su questo terreno l’Amministrazione Comunale PD, in questi quattro anni, non ha promosso in Città alcun dibattito, non ha stimolato alcun confronto pubblico con gli altri soggetti istituzionali del Comprensorio. Si è limitata – e lo ribadiamo – ad eseguire ordini provenienti dall’alto.
È semplicemente patetico, il gruppo dirigente del PD, quando afferma che il mega impianto per il trattamento e il recupero della plastica non prevede la costruzione di un termovalorizzatore.
Perchè il Sindaco non rende pubblica almeno la Relazione Tecnica del Progetto?
Per conoscere la verità, è sufficiente fare una semplice ricerca su Internet a proposito di impianti di trattamento e recupero della plastica.
Per appurare la verità può venire utile ai nostri concittadini un breve passo della lettera dell’avv. Matteo Giuffreda, pubblicata sul Giornale di Monte qualche mese fa, in cui l’autore riferisce in sintesi la confidenza fattagli da un Consigliere Comunale di sua assoluta fiducia circa il mega impianto e il termovalorizzatore.
Perchè il Sindaco d’Arienzo, con il suo voto nell’Assemblea generale dell’ASI, ha concorso a disattivare le norme regolamentari approvate dall’ex Presidente Mastroluca, norme con cui si impediva di realizzare nell’agglomerato di Macchia mega impianti di trattamento dei rifiuti?
Perché il Gruppo dirigente del PD tace sul progetto della SEASIF HOLDING, che potrebbe portare nell’area retroportuale di Macchia-Manfredonia milioni e milioni di tonnellate di scarti delle miniere?
Perchè il Sindaco d’Arienzo non rende pubblica anche la Relazione di quella proposta che è stata discussa in sede di Consiglio di Amministrazione del Consorzio ASI, di cui il nostro Comune fa parte?
Se nessuno tira i fili dietro le quinte – e noi siamo convinti del contrario – perché il Sindaco d’Arienzo non ne informa la popolazione?
QUESTE DUE VICENDE, PURTROPPO, CONFERMANO CHE NELLA NOSTRA CITTÀ, IN QUESTI QUATTRO ANNI, LA DEMOCRAZIA E LA PARTECIPAZIONE SONO STATE MANDATE IN SOFFITTA E CHE IL PALAZZO DI CITTÀ È ORMAI UNA “PROPRIETÀ PRIVATA”!
Questa amara realtà è plasticamente rappresentata dal portone principale della Casa Comunale che è completamente sbarrato da molti mesi, inaccessibile a tutti i cittadini come lo è un possedimento privato!».
FOCUS
- Una “bomba ecologica” sta per arrivare nel comprensorio Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo
- Monte Sant’Angelo. PD: «Vogliamo garantire il lavoro e amiamo l’ambiente»
Patrimonio naturale e risorsa idrica Diga Capacciotti sarà al centro di un convegno in webinar per il Contratto di fiume della bassa e media Valle dell’Ofanto del’ AGENDA 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Per celebrare la giornata mondiale dell’ambiente che quest’anno ha come tema “Ripristiniamo gli ecosistemi”, il Club per l’Unesco di Cerignola ha inteso focalizzare l’attenzione sul Lago Capacciotti, ecosistema che con la valle dell’Ofanto dà luogo ad un sito di Importanza Comunitaria (SIC).
Il Contratto di Fiume della bassa e media Valle dell’Ofanto, di cui il Club è tra i soggetti aderenti, prevede una programmazione il cui obiettivo è contribuire alla riqualificazione del bacino idrografico del fiume che alimenta con le sue acque il lago.
La salvaguardia della biodiversità animale e vegetale presente nel sito, la tutela delle acque che, grazie al Consorzio di Bonifica, rappresentano la preziosa risorsa idrica per l’agricoltura del territorio, rientrano nei principi di sostenibilità dettati nell’Agenda 2030 di cui il Club per l’Unesco si fa portavoce.
I relatori presenti hanno trattato i diversi aspetti che rendono il lago Capacciotti un centro vitale per il territorio.
Arch Mauro Iacoviello, direttore Parco Naturale Regionale del fiume Ofanto
Dott. Diego Copetti, biologo che collabora con l’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Ing. Nicola Scattarelli (in sostituzione del dott. Pittullo), del Consorzio di Bonifica
Arch Michele Prencipe, Dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Cerignola.