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Nel 2020 il Consiglio comunale ha approvato il "Regolamento per la tutela del verde pubblico e privato" e la Giunta, successivamente, ha provveduto ad approvare il disciplinare tecnico per l'affidamento e la sponsorizzazione delle aree a verde di proprietà del Comune di Monte Sant'Angelo.

L'Istituto comprensivo "Giovanni Tancredi - Vincenzo Amicarelli" si è candidato ad "adottare" un'area verde pubblica e ieri è stato firmato l'Accordo di affidamento alla presenza della Dirigente Matilde Iaccarino, del Dirigente del Settore Tecnico Giampiero Bisceglia e degli Assessori Michele Fusilli (Lavori pubblici e urbanistica) e Rosa Palomba (istruzione).

L'area in oggetto - situata in via Abate Gioele, nei pressi del boschetto Tufara rossa - sarà gestita dai ragazzi dell' IC Tancredi. Amicarelli fino al 2024.

"I bambini della Tancredi-Amicarelli gestiranno un'area verde pubblica imparando sin da piccoli a prendersi cura di ciò che appartiene a tutti. Imparando sin da piccoli ad essere adulti responsabili, attenti all'ambiente, con forte senso civico e di comunità. Un'iniziativa meravigliosa che sa di futuro e di speranza. Grazie a tutta la scuola e ai nostri meravigliosi bambini, siamo davvero orgogliosi di voi" - dichiara il Sindaco Pierpaolo d'Arienzo.

PER ADOTTARE UN'AREA VERDE?

 

Nei tre giorni di Salvalarte, 29-30-31 ottobre 2021, la campagna di Legambiente per i beni culturali, vede la luce il progetto promosso dalla Green Cave di FestambienteSud per stimolare la ripresa della produzione creativa dell’immagine di San Michele, oggi abbandonata nella città degli antichi sammecalére, gli statuari che tradizionalmente riproducevano su pietra l'immagine di San Michele. Presentazioni, visite, workshop e laboratori all’insegna della conservazione e del rilancio dell’immagine artistica di San Michele.

Il progetto sammecalére2.0, promosso dalla Green Cave di FestambienteSud e sostenuto da Teatro Pubblico Pugliese e Regione Puglia nell’ambito del fondo speciale per cultura e patrimonio culturale, mira al rilancio della tradizione della riproduzione artigianale dell’immagine di San Michele, per secoli presente nella città di Monte Sant’Angelo e attualmente quasi del tutto scomparsa, sia tramite un recupero della tradizione, sia con l’utilizzo dei linguaggi artistici contemporanei. La filosofia del progetto è recuperare l'antica abitudine, ma attualizzandola con i nuovi linguaggi visivi della contemporaneità.

Tre i giorni dell’evento con un calendario fitto di appuntamenti.

Si comincia venerdì 29 ottobre, alle ore 16 con il primo dei tre laboratori sulla lavorazione della pietra gentile del Gargano, con il maestro artigiano Domenico Palena. Si prosegue alle ore 19.30, con la presentazione del volume “Apparizioni di San Michele, Monte Gargano, Mont-Saint-Michel, Val di Susa, scritto dalla professoressa Immacolata Aulisa, dell’Università degli Studi di Bari, nell’ambito della collana Quaderni della Green Cave, coordinata da Legambiente ed edita da Andrea Pacilli. Il volume pubblica e commenta quattro testi fondamentali per comprendere la diffusione del culto micaelico nell’occidente medievale: le leggende di fondazione dei santuari di San Michele sul Gargano, Mont-Saint-Michel in Normandia e la Sacra Val di Susa. Dopo i saluti dell’editore Andrea Pacilli, e del rettore del Santuario di S. Michele p. Ladislao Suchy, interverranno Alessandro Lagioia, Università degli Studi di Bari con una relazione dal titolo “L'edizione dei testi latini agiografici”, cui seguiranno gli interventi di Renzo Infante dell’Università degli Studi di Foggia, e dello storico Marco Trotta.

Sabato 30 ottobre i lavori inizieranno la mattina alle 10.30 con la visita ai luoghi delle apparizioni accompagnati dai professori Immacolata Aulisa e Alessandro Lagioia, cui seguirà la visita al museo multimediale “Il Sentiero dell’Angelo”. Le visite, a carattere gratuito, vanno prenotate chiamando o inviando un messaggio al numero 3791175345. Nel pomeriggio, alle ore 16 il secondo laboratorio con Domenico Palena sulla lavorazione della pietra e alle ore 18.30 si entra nel vivo della questione con un workshop organizzato e gestito dall’editore Claudio Grenzi dal titolo Gli statuari dell’arcangelo, dedicato alle antiche scuole artigiane dei sammecalére, dedite per secoli alla riproduzione in pietra dell’effige di San Michele.

Domenica 31 ottobre i lavori inizieranno sempre al pomeriggio alle 16, con il terzo e ultimo laboratorio teorico pratico sulla lavorazione della pietra gentile, cui seguirà alle 18.30 il workshop dedicato al presente e al futuro della produzione dell’immagine sacra, intitolato Sammecalére 2.0, l’icona micaelica nel 21° secolo. Sarà un racconto e un confronto corale tra una serie di protagonisti di iniziative creative legate all’immagine di San Michele, dalle pitture e i gioielli di Maddalena Gatta alle stampe dell’Officina del giorno dopo di Matteo Totaro, dagli esperimenti di street art sacra di Michele Red e Biagio Salcuni al San Michele Arcangelo “cubista” che il pittore Luca Pugliese ha donato al Santuario, dalle sculture di Raffaele Gentile della bottega Lithos, dalle linee essenziali, agli esperimenti multimediali di Studio Azzurro in scena nel museo “Il sentiero dell’Angelo”. Nuovi linguaggi per raccontare una storia antica e “ri-presentare” un’immagine, quella di San Michele, che ha attraversato i secoli, coinvolgendo generazioni di artigiani e artisti in una eccezionale opera creativa.

PROGRAMMA

SAMMECALÉRE 2.0, passato e futuro di un’immagine
29-30-31 OTTOBRE 2021 – Green Cave di FestambienteSud, Monte Sant’Angelo (Fg)

 

VENERDì 29 OTTOBRE

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

1° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

ore 19.30, presentazione del libro

APPARIZIONI DI SAN MICHELE, Monte Gargano, Mont-Saint-Michel, Val di Susa

di Immacolata Aulisa, Università degli Studi di Bari

saluti: Andrea Pacilli, editore, p. Ladislao Suchy, rettore del Santuario di S. Michele

relazione: Alessandro Lagioia, Università degli Studi di Bari: “L'edizione dei testi latini agiografici”

interventi: Renzo Infante, Università degli Studi di Foggia, Marco Trotta, storico

 

SABATO 30 OTTOBRE

ore 10.30, I LUOGHI DELLE APPARIZIONI

visita al santuario e al museo il Sentiero dell’Angelo

con Immacolata Aulisa e Alessandro Lagioia

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

2° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

ore 18.30, GLI STATUARI DELL’ARCANGELO

la lunga storia di un’arte sacra popolare

workshop con Claudio Grenzi

 

DOMENICA 31 OTTOBRE

ore 16, LAVORARE LA PIETRA GENTILE

1° laboratorio con Domenico Palena, artigiano

ore 18.30, SAMMECALÉRE 2.0, l’icona micaelica nel 21° secolo

workshop corale con artisti e artigiani, hanno confermato la presenza:

Michele Red, Maddalena Gatta, Raffaele Gentile, Matteo Totaro, Biagio Salcuni, Luca Pugliese

Gli eventi sono a libero ingresso con Green Pass fino a esaurimento posti. Per informazioni chiamate o messaggi al numero 3791175345.

NOTA

Li sammecalére erano gli artigiani costruttori di statue di San Michele con l’utilizzo di pietra locale (la préta gentìle), di marmo, di alabastro, talvolta di legno e, in casi eccezionali perché di difficile rinvenimento, di préta turchenèdde, pietra pregiata tendente, dopo la pulitura e la lavorazione, ad un pastoso grigio cenere con velatura azzurra” (Michele d’Arienzo, da La Fototeca Tancredi, Claudio Grenzi Editore). Agli artigiani di Monte Sant’Angelo nel 1475 il re Ferdinando I d’Aragona aveva concesso il privilegio dell’esclusiva in tutto il Regno di Napoli. L’arte era sostenuta da alcune famiglie in particolare, tra le più note i Perla, i Bisceglia e i di Iasio, che tramandavano il mestiere di padre in figlio e che riproducevano San Michele in tutte le misure, dalle più piccole alle più grandi. L’arte dei sammecalére cadde in disuso nel corso del ‘900 con l’avvento dei prodotti industriali in resina e plastica. Oltre a due statue dell’artigiano Domenico Palena, che riprendono la maniera tradizionale di lavorare la pietra gentile, nella Green Cave sono già presenti creazioni contemporanee ispirate a tre opere: Il San Michele Arcangelo del pittore Guido Reni, un rilievo in rame rinvenuto nella Basilica di San Michele e l’Arcangelo affrescato della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Monte Sant’Angelo. Queste tre immagini sono riprodotte e reinterpretate con stili e materiali diversi, dalle tecniche della street art alla creazione di gioielli in argento, dalla riproduzione in legno alla serigrafia e alla stampa con torchio, dall’acquerello alla scultura in pietra. Non mancano anche esperimenti di riproduzione su oggetti di uso quotidiano o lo studio di nuovi souvenir, come le stampe su maglietta e magneti. Attualmente gli artisti e artigiani che espongono loro interpretazioni dell’immagine di San Michele sono Maddalena Gatta, Domenico Palena, Biagio Salcuni, Anna Maria Rinaldi, Angelo Mazzone, Pasquale Salcuni, Officina del giorno dopo, Matteo Falcone. Con il progetto Sammecalére 2.0 si punta a coinvolgere altri artisti e artigiani e ad allargare il numero degli espositori.

Ufficio comunicazione
Green Cave di FestambienteSud
www.festambientesud.it

 

Nell’ambito della XIV edizione della Festa del Volontariato, che si svolgerà a Foggia sabato 23 ottobre 2021, in piazza Giordano,  Matteo Notarangelo, sociologo e counselor professionale, e Matteo Pio Impagnatiello, membro del Comitato Scientifico Unidolomiti, hanno voluto esporre alcune riflessioni sulla situazione attuale cui versano gli anziani e le strutture che li ospitano. Una premessa per preparare a chi parteciperà all’evento sulla presa di coscienza sullo stato in essere. Alla festa parteciperà anche il Centro Diurno Genoveffa de Troia di Monte Sant’Angelo.

Gli anziani non autosufficienti vivono un forte processo di espulsione. E’ in atto un vero e proprio internamento in strutture residenziali. In silenzio, tante persone lasciano la casa, la famiglia, gli amici, il vicinato e, spesso, la propria città per vivere in una stanza su un antico letto. Il posto letto, dicono, è per sempre e ha trasceso rapidamente i confini dell’ambito sanitario.  Un posto letto in una Residenza Sanitaria Assistita non può essere il desiderio vagheggiato di un anziano. Sono pochi a svelare che le RSA sono luoghi totali, anti terapeutici, ad alta concentrazione di anziani. In queste nuove istituzioni totali, agli anziani, ancora cittadini,  non  viene chiesto alcun consenso per il proprio internamento. Un imprigionamento, il loro, che contrasta con il diritto e l’esigenza di essere considerati cittadini, prima che corpi da commiserare, assistere, curare, istituzionalizzare.  Dal primo giorno in RSA, le persone con fragilità rinunciano alla loro umanità, al loro mondo, alla loro  storia relazionale e alla loro autonomia, per  vivere nuove solitudini. Demolite le tradizionali forme di abitare e gli antichi percorsi di cura, la vecchiaia è stata resa malattia, un castigo degli dei. La medicalizzazione dell’anziano è il modo per privarlo dei suoi diritti costituzionali, il modo per togliere ogni significato ai suoi pensieri. Dopo aver distrutto la persona e i già deboli servizi territoriali, consegnare il “vecchio” genitore  a una struttura residenziale, più o meno assistita, appare una naturale pratica responsabile. L’idea dominante è  assicurargli le supposte buone cure per non abbandonarlo. Ma lo stato di necessità assistenziale non è una buona ragione per  liberarsi dal peso del prendersi cura del familiare fragile o del cittadino non autosufficiente. La cultura del posto letto è, e resta, il disastroso cardine dei servizi sociosanitari di long term care (assistenza a lungo termine). La medicalizzazione dell’anziano, consegnato all’istituzione ospedalizzata per il resto della vita, è la pratica per giustificare l'atto indegno di chi ha causato l'internamento a vita della persona “troppo” anziana. Anche se la struttura della popolazione è cambiata, gli anziani non possono avere “la colpa” di sopravvivere e scontare la pena fino alla morte in un'istituzione totale.

Il mercato degli anziani

In questi ultimi anni, queste persone longeve sono diventate merce e profitto. Il grande intervento sociale di internamento e l'evidente processo di medicalizzazione della vecchiaia hanno snaturato l’ultimo periodo della vita umana. Dopo aver pianificato il modello assistenziale concentrazionario, i costruttori dei servizi sociosanitari  hanno agito in modo tale che nei diversi gruppi sociali prevalessero la naturalità di imprigionare il familiare per il resto dei suoi giorni e l’indifferenza  nel riconoscere le sensibilità della persona fragile, ridotta a corpo da tenere al caldo, da nutrire e, a volte, da esibire nei giorni di festa. La spinta a internare il familiare gracile o non autosufficiente ha costruito un sistema di pensiero dominante, che considera l’altro, vecchio e fragile, non solo come corpo malato, ma anche come persona a cui ridurre il bisogno umano di essere riconosciuta. Pochi individui guardano alla tempesta emozionale che si scatena nel corpo e nell’anima dell’anziano. I familiari si limitano a vedere, semmai a osservare, i tanti farmaci prescritti al nonno anziano per stabilizzare l’umore e regolarizzare il sonno impossibile del vecchio genitore. Nelle residenze sociosanitarie assistite si consuma una tragedia umana, che nessun processo di Norimberga giudicherà e ricorderà. Per ora, non si ascoltano voci che parlano al cuore di quanto di umano, di normale, di cristiano c’è nel rinchiudere il proprio genitore. Prevale, invece, la ragione di assegnare un ordine e dare un senso alla vecchiaia per trasformarla in disabilità per poi collocarla all’interno di strutture che isolano il “malato” e liberano i familiari dal “prendersi cura”.  Questo modello medico di approccio alla vecchiaia, divenuta disabilità, è già stato argomentato dal sociologo Talcott  Parsanos. Nel suo funzionalismo, per il buon andamento della società, la malattia (vecchiaia) è una forma di devianza che perturba l’ordine sociale. Per il sociologo, il malato (anziano) è accettato se assume il ruolo di persona malata e si conforma alle aspettative legate a quel ruolo, riconoscendo la propria condizione esistenziale. Da questo ragionamento sociologico scaturisce che la vecchiaia è un’antica storia, una condizione, prima di tutto, politica sociale, economica e poi biologica, a cui mettere ordine.

Si guarda al passato

Gli anziani non vanno evitati o reclusi in una residenza sociosanitaria assistita dorata, bensì considerati per renderli protagonisti di rivendicazioni da fare e per porre termine al loro grande internamento. Dopo la strage pandemica, non può essere altrimenti. Il qui ed ora è gridato dai centomila morti ultra sessantacinquenni di questi ultimi mesi. E’ risaputo, il sistema sanitario nazionale pubblico non dispone di un’assistenza a lungo termine e quella possibile è stata delegata a privati. Negli ultimi trent’anni, lo Stato centrale e le regioni, oltre a non pianificare un vero sistema di cure territoriali, hanno distrutto quel poco che c’era. La pandemia, poi, ha solo mostrato l’agire di una scandalosa politica che negli anni ha costruito  il suo  consenso, sopprimendo servizi territoriali, legiferando blocchi delle assunzioni, distribuendo sussidi e servizi sociosanitari a un privato mercantile. Adesso, invece, c’è chi non sa immaginare e ci ripropone un modello assistenziale del secolo passato. Il 3 febbraio 2021 si è tenuto  al Ministero della Salute un incontro tra la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, presieduta da mons. Vincenzo Paglia, e le diverse associazioni del terzo settore. La Commissione ha condiviso e proposto una sua idea assistenziale per le persone non autosufficienti. Nel documento conclusivo è scritto: “Si mette al centro dell’attenzione la persona anziana, per accompagnarla nell’ultimo tratto della sua esistenza umana, è l’intera società che si prende cura dell’assistenza degli anziani, partendo dall’assistenza domiciliare, passando per le co-housing,  fino ad arrivare alle Rsa, con l’intento, quando è possibile, di far rientrare poi la persona anziana nel proprio domicilio”.

Il mercato non  lascia vivere

La Commissione, quindi, ha chiesto, in parte, un ritorno al passato, alla legge 833 del 1978.  La legge che istituiva il nostro sistema sanitario nazionale dava vita alle strutture  di degenza residenziale extra ospedaliere, riabilitativa. La struttura residenziale prevedeva un ricovero per novanta giorni e la retta era a carico  del Servizio Sanitario Nazionale. Negli anni, dal 1999 al 2017, le RSA sono diventate luoghi di residenzialità socio-sanitaria extra ospedaliere, anche se alcuni dicono che non accolgono persone in buone  condizioni psico-fisiche, bensì coloro che hanno bisogni assistenziali diversificati. Non è proprio così. Nelle RSA, ci sono anziani fragili che hanno una ridotta autonomia, costretti ad abbandonare la propria abitazione per un inesistente o debolissimo sistema di assistenza domiciliare inadeguato. In molti casi, è anche l'inesistenza dei servizi domiciliari e territoriali a condizionare e motivare la ospedalizzazione degli anziani nelle RSA. Mancano i servizi di cura domiciliare. Le residenze sociosanitarie assistite e l’assistenza domiciliare sono due servizi differenti, che se immiseriti favoriscono il mercato assistenziale dei privati. L’istituzionalizzazione degli anziani è dovuto alla desertificazione dei servizi territoriali, programmata per facilitare i profitti dei privati, spesso vicini ai partiti di governo. Ancora tutt’oggi,  nonostante la “strage” degli anziani i territori sono privi dei servizi di cura domiciliare. I bisogni sociali, assistenziali e sanitari sono demandati ai burocrati dei Piani Sociali di Zona, che soddisfano le clientele politiche.  L’assistenza domiciliare integrata (ADI), intanto, non soddisfa il bisogno sociale dell’ anziano fragile,  mentre i servizi di assistenza domiciliari (SAD) comunali sono indicibili e spesso sconosciuti. L’assenza e la desertificazione  dei servizi sociosanitari di prossimità rivolti alla persona mostrano il deperimento  di quanto resta dei sistemi di welfare e le sue conseguenze sulle vecchie, nuove e globalizzate disuguaglianze. Nel frattempo, ritorna  l’incubo del manicomio per le persone fragili, anche se c’è  chi ipotizza   la chiusura delle RSA per il 2026. Eppure, i Paesi del nord Europa mostrano che ci sono tanti e diversi modi per lasciar vivere sul territorio e nella propria abitazione la persona, il cittadino anziano, che resta persona umana.

«Sono iniziate le iniziative del progetto culturale dedicato al M° di fisarmonicista Peppino Principe, dal titolo Peppino Principe: La Puglia nel mondo”, finanziato con il Programma Straordinario in Materia di Cultura e Spettacolo per l’anno 2020 dalla Regione Puglia - Assessorato Cultura, Tutele e Sviluppo delle Imprese Culturali, Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica in partenariato con il Comune di Monte Sant’Angelo e quello di Castelfidardo. Lo stesso vede anche la collaborazione con il Consorzio Proloco Gargano, il Centro Studi Tradizioni Pugliesi - APS, l’Accademia Rurale del Gusto e l’Accademia musicale UMPF».

Ad annunciarlo il Presidente dell’Associazione Biagio Ciuffreda.

Si inizia il 23 ottobre 2021 con una giornata di studi riservata agli studenti dell’Ist. Comprensivo di Rignano Garganico per poi passare a novembre con ben quattro iniziative, tre delle quali presso l’Accademia musicale UMPF di Manfredonia, dove i ragazzi che studiano musica, potranno seguire seminari e stage, sulle tecniche musicali del Maestro, tenuti dal M° fisarmonicista Domenico Nenna del Conservatorio di Foggia. Gli eventi si concluderanno con la proiezione di un concerto memorabile del Maestro dalle teche RAI. Per dare ulteriore risalto all’iniziativa, sarà trasmesso in tv, su Canale Italia 161, il concerto “Happy Birthday” che il Maestro ha tenuto al Teatro dal Verne di Milano in occasione dei suoi 80 anni e a cui hanno partecipato amici musicisti del calibro di Tullio de Piscopo, Laura Fedele, Franco Cerri e tanti altri.

A dicembre sarà presentata a Monte Sant’Angelo, presso l’auditorium a lui dedicato, si la II° biografia inedita del Maestro, sia il CD delle sue musiche, alcune delle quali ancora inedite, suonate da artisti internazionali e a cui si potrà accedere con prenotazione obbligatoria e nel pieno rispetto delle norme anti-Covid in vigore.

A far da cornice all’iniziativa una mostra che raccoglie alcune delle sue partiture, la sua fisarmonica, i video  e l’esposizione di prodotti tipici del territorio.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

L’Ente Parco Nazionale del Gargano ha finanziato i lavori di sistemazione della Piazza Carlo D’Angiò che oltre ad essere la via principale di ingresso al Santuario di San Michele Arcangelo, costituisce il punto più sensibile su cui intervenire per migliorare il decoro urbano, l’aspetto paesaggistico nel suo complesso mediante l’eliminazione di alcune situazioni di degrado ambientale ed architettonico, come sollecitato in più occasioni dal MIBAC e secondo le stesse linee guida dell’UNESCO.

L’ammontare del finanziamento riconosciuto dal Parco del Gargano è di 850.000,00 euro. Gli interventi prevedono anche diverse migliorie tra cui il rifacimento dei bagni pubblici e della scalinata che dalla stessa piazza sale verso il Castello dove ha anche sede uno dei Centri Visite legati al Parco. 

“Abbiamo recuperato una progettualità già condivisa in passato nell’Ente ma ferma e le abbiamo dato nuovo slancio – dichiara il presidente Pasquale Pazienza – Il progetto rientra tra gli obiettivi di valorizzazione ambientale e culturale del territorio. Non potevamo restare indifferenti alla richiesta del Comune di riqualificare il sito e consentirgli di rimanere annoverato nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.

L’area oggetto di intervento ricade completamente in area Parco ed in pieno centro storico, all’interno della cosiddetta “Buffer Zone”, zona tampone definita dall’UNESCO come “un’area che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità”.

Per Pierpaolo d’Arienzo, Sindaco di Monte Sant’Angelo - “Questo è un intervento strategico per il Bene tutelato dall’UNESCO e per l’intera area e si inserisce all’interno di una programmazione e pianificazione di interventi che prevedono, oltre ai lavori di Via Reale Basilica già realizzati fino alla Villa comunale in corso di definizione, tutta la buffer zone con le piazze del centro storico e l’area del Castello. Un progetto di riqualificazione di un’area fondamentale per l’accoglienza di milioni di pellegrini e turisti. Un sincero grazie all’Ente Parco e alla Comunità dei sindaci per l’attenzione mostrata nei confronti di un Bene che non appartiene solo a Monte Sant’Angelo, al Gargano, alla Puglia, ma a tutta l’Umanità e che, con responsabilità, dobbiamo tutelare, salvaguardare e promuovere tutti insieme”.

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Sono ripresi i lavori di costruzione del Centro Comunale di raccolta dei Rifiuti urbani di Macchia.

La scelta infelice di quel luogo è stata fatta dal Sindaco d’Arienzo nella consueta solitudine, senza consultare e coinvolgere i cittadini di Macchia e gli operatori turistici. Come al solito, il Sindaco d’Arienzo ha deciso da solo, come se la nostra Città, il suo territorio e le sue risorse fossero una sua Azienda privata.

Il Centro di Raccolta dei Rifiuti, collocato all’ingresso della strada provinciale che porta a Monte Sant’Angelo, è un obbrobrio, un vero scempio per la Città dei Due Siti UNESCO!

La ripresa dei lavori, dopo che il cantiere era rimasto bloccato per parecchi mesi, sta provocando la giusta e legittima protesta dei cittadini di Macchia e degli operatori turistici.

Lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile” propone che i lavori in corso vengano sospesi immediatamente e che il Sindaco organizzi tempestivamente un confronto pubblico con i cittadini di Macchia e gli operatori turistici per individuare un sito alternativo.

In questa ottica “La Rinascita Possibile” garantisce la propria disponibilità a collaborare nell’interesse esclusivo della nostra Comunità e delle sue prospettive di sviluppo e di crescita».

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nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Ormai mancano pochi mesi alla conclusione della consiliatura iniziata nel giugno 2017. La grave crisi economica e la galoppante emorragia demografica sono le prime due cifre della gestione del Comune da parte del Sindaco d’Arienzo.

La spesa di ingenti risorse finanziarie in gran parte ereditate dalle precedenti Amministrazioni comunali e i fondi messi a disposizione dalla Regione Puglia non hanno affatto migliorato la situazione economica e sociale locale. Anzi, per certi versi essa si è ulteriormente aggravata. Infatti, molti lavoratori sono stati sospinti nella drammatica condizione di disoccupati per l’insipienza e l’insensibilità del Sindaco.

Anche sul piano istituzionale la situazione, che si è determinata negli ultimi cinque anni, è di una gravità sconosciuta per la nostra Comunità.

È nata, difatti, una vera e propria “dittatura comunale”. Non c’è più traccia della fisiologica dialettica tra maggioranza e minoranza. La legalità, l’imparzialità e la trasparenza hanno abbandonato il Palazzo di Città.

Il Sindaco d’Arienzo è diventato un esperto retore della mafia e della criminalità organizzata. Il suo richiamo continuo al fenomeno mafioso, che però non è accompagnato da alcuna denuncia circostanziata di episodi concreti e documentati, sta procurando alla nostra Città un danno incalcolabile.

Nessuno nega che a Monte ci siano fenomeni di criminalità, quale lo spaccio di droga, ma la eventuale scalata del Comune e delle sue risorse da parte della mafia va denunciata con riferimenti specifici, altrimenti si rischia di imprimere sulla carne viva di tutta la nostra Comunità uno stigma incancellabile, che non merita nel modo più assoluto.

Con maggiore intelligenza e senso di responsabilità Sindaci di altre realtà comunali, dove esistono uguali fenomeni di criminalità e di mafia, ogni giorno esaltano le risorse positive della propria Comunità e del proprio territorio. In tal senso esemplare ed encomiabile appare lo stile istituzionale del Sindaco di Vieste.

Il comportamento del Sindaco d’Arienzo, invece, sta mettendo a dura prova la nostra Comunità. Ormai in Città c’è un clima di tensione; sempre meno numerose sono le persone che possono esprimere con serenità il proprio pensiero critico; molti cittadini stanno rinunciando a chiedere ai nostri amministratori pubblici il rispetto dei propri diritti per timore di denunce.

Inoltre, nella nostra Città si sta verificando ancora qualcosa di più grave: il tramonto del principio costituzionale della responsabilità penale personale, per cui nessuno si sente più al sicuro.

Da questa situazione si può uscire attraverso un confronto pubblico su queste problematiche, in attesa che le elezioni amministrative dell’anno prossimo mandino via il Sindaco d’Arienzo e la sua maggioranza ormai in frantumi e allo sbando».

Mercoledì 06 ottobre a Caserta si è svolta la cerimonia di premiazione dell'11esimo concorso amatoriale fotografico "Dall'ombra alla luce".

A vincere questa edizione è stata Lina Taronna, di Monte Sant'Angelo, con la foto intitolata "Numeri".

La commissione giudicatrice ha premiato il lavoro di Lina Taronna definendolo «Il passaggio deall'ombra alla luce è proposto esaltando l'incedere della stessa luce, dal centro d'interesse dell’immagine, in modo elicoidale. Lo svilupparsi della spirale esalta la sequenza di numeri, interpretabili, come messaggi di tipo cronologico, associabile allo scorrere dei giorni, o come un messaggio salvifico per tutti noi»

Un premio eccezionale, che onora Monte Sant’Angelo e tutti i montanari. E da queste parti non mancano fotografi eccezionali, spesso nell’ombra ma attivi e professionalmente al pari di tanti altri blasonati.

Lina è una montanara DOC, amante della fotografia, della natura, degli animali e soprattutto del suo territorio, #LaCittàdeiDueSitiUNESCO., che offre spunti interessanti e scorci importanti per fotografie meravigliose, che fanno il giro del mondo attraverso i social…e non solo.

Lina Taronna 01

Sarà un azzardo, ma da questa redazione si lancia un appello:  Monte Sant’Angelo merita un concorso nazionale di fotografia, per amanti e professionisti, uniti nell’unico obiettivo di immortalare il territorio.

Lo è pure il suggerimento di invitare il sindaco Pierpaolo d’Arienzo a conferire a Lina Taronna un attestato di merito. Lina con questo concorso ha portato ancora una volta, come tanti altri montanari, il nome della città tra quelli migliori, tra quelli della cultura, della volontà a fare bene, della rivalutazione del patrimonio artistico-storico-culturale. Ciò, ovviamente vale per coloro che si prodigano a tal fine.

Lina Taronna 02

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Oggi (6 ottobre 2021) il SOLE 24 ORE ha pubblicato un’intervista al Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale dell’Adriatico Meridionale, Patroni Griffit, di cui fa parte il Porto Alti Fondali di Manfredonia.

Nel corso dell’intervista ha annunciato che “abbiamo a Manfredonia un investimento da 300 milioni del GRUPPO SEASIF, attivo nel commercio di terre rare e bentonite”.

Si tratta dei due progetti, di cui si parla in questo territorio da alcuni mesi, senza che le Autorità preposte (Consorzio ASI di Foggia e Comuni di Manfredonia e Monte S. Angelo) abbiano fornite alle popolazioni informazioni circostanziate circa la natura tecnico-processuale delle attività di separazione delle terre rare e di lavorazione della bentonite.

Ma cosa sono le terre rare?  Sono un gruppo di 17 metalli, che possono essere separati “con solvente a più stadi in una soluzione acquosa di acido cloridrico o, occasionalmente di acido nitrico. Il processo avviene in vasche di miscelazione-decantazione a chiusura ermetica. Tuttavia, i reagenti necessari sono spesso costosi e specializzati, nonché pericolosi per l’uomo e l’ambiente” (cit. da Osservatorio Artico).

Apprendiamo che “è un fatto geologico che le terre rare sono associate all’uranio e ai minerali contenenti il torio. L’uranio e il torio sono radioattivi e devono essere trattati di conseguenza. Alcuni depositi contengono quantità elevate di uranio o torio, altri piccole quantità” (cit. ISE Institut Seltene Erden di Dusseldorf: Steve Mackowski).

La finalità di questo nostro comunicato non è fare allarmismo, ma richiedere che alle popolazioni del nostro territorio siano date tutte le informazioni del caso, prima che questi progetti prendano il via.

E più precisamente. Siccome le aree retroportuali del Porto Alti Fondali ricadono per la maggior parte nel territorio di Monte S. Angelo, sentiamo il dovere di rivolgere al Sindaco D’Arienzo le seguenti domande:

  • Siccome sarà il nostro Ufficio Tecnico Comunale a rilasciare le necessarie concessioni edilizie, la SEASIF HOLDING ha già presentato i progetti presso il nostro Comune?
  • Prima di un’eventuale concessione edilizia saranno consultate le popolazioni di Macchia, Monte S. Angelo e Manfredonia?

Il Sindaco D’Arienzo avrà la consapevolezza della necessità di dare risposte “serie” che tutelino la salute delle popolazioni di Macchia, Manfredonia, Mattinata, Monte S. Angelo e Zapponeta?»

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Nella Lettera Pastorale del 16 settembre 2021 l’Arcivescovo di Manfredonia ha avanzato una proposta chiara e inequivocabile con queste parole: “Sarebbe più coinvolgente e responsabile se l’area industriale ex Enichem…passasse all’amministrazione di Manfredonia”.

Il Sindaco d’Arienzo, che ha il dovere di difendere il Comune che rappresenta, evita di rispondere alle legittime domande che gli rivolge l’Opposizione sociale e politica, dimostrando di non essere all’altezza del ruolo che l’elettorato montanaro gli ha democraticamente assegnato.

Purtroppo, ma ancora per poco, abbiamo a che fare con un Primo Cittadino che non solo non è “coinvolgente e responsabile”, ma non ha la “statura culturale” necessaria per difendere la propria Comunità.

Addirittura è così poco responsabile che definisce il suo Vescovo un provocatore. Infatti, nel suo brevissimo comunicato ha testualmente detto: “Quella di Padre Franco è una provocazione al territorio”.

È semplicemente vergognoso attribuire ad un Pastore della Chiesa l’epiteto di provocatore.

L’ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA HA FATTO UNA PROPOSTA E NON UNA PROVOCAZIONE.

Una proposta che riteniamo inopportuna e che con il dovuto rispetto rigettiamo con fermezza. È tempo che il Sindaco d’Arienzo la smetta di fuggire dalle proprie responsabilità istituzionali!»

 

(ndr.) Di seguito il testo del sindaco di Monte Sant'Angelo, Pierpaolo d'Arienzo, pubblicato sul suo profilo social facebook:

«Non riuscire a capire che quella di Padre Franco Moscone è una provocazione al territorio, fa capire il livello di incapacità politica raggiunto da qualche vecchio politicante montanaro. Politicanti a cui dobbiamo lo stato attuale delle cose in quell’area industriale». (ndr.)

 

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