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Tante battaglie, tanti articoli e foto e tanti video di denuncia per la libertà di stampa, di parola e pensiero.

È ciò che da anni sta combattendo in prima linea Maurizio Bolognetti, giornalista profondamente lucano, radicale e soprattutto uomo libero.

Da tempo il suo canale YouTube è stato oscurato perché il “censore” californiano di San Bruno ha deciso che ciò che dice “non è conforme” alle politiche social.

Dopo varie richieste di spiegazioni, inoltri di email e denunce, di appelli alle istituzioni, finanche affiancate da foto dove Bolognetti si ritrae con il suo numero di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della Basilicata, il 129414, dal 09 novembre 2023 il collega Maurizio ha iniziato lo sciopero della fame, che doveva diventare digiuno.

Oggi, 28 novembre 2023, lo sciopero è stato sospeso. E vi spieghamo il perchè.

Noi di newsGargano ci accodiamo agli appelli, soprattutto il nostro Dir. Resp., Nico Baratta, amico trentennale di Maurizio con cui ha condiviso diverse battaglie giornalistiche, ora decisamente confortato dopo aver appresa la notizia che Maurizio Bolognetti ha deciso di sospendere lo sciopero della fame.

Ma andiamo per ordine.

Dopo l'annuncio alla riflessione sull’estremo gesto del digiuno, uno tra tutti, il più sentito è stato quello del giornale l’Avanti per voce e mano del collega Livio Valvano: «Da oggi l’AVANTI! se ne occuperà in ogni modo possibile. Nel frattempo rivolgiamo un appello a Maurizio Bolognetti affinché decida di rinviare la forma di lotta estrema che ha preannunciato. Questo non significherebbe rinunciare alla battaglia, tutt’altro. Consentirebbe alla nostra testata – e spero a tante altre – di recuperare il tempo perduto e di affiancarlo per porre un tema serissimo per la tenuta delle democrazie liberali. Caro Maurizio, Ti prego di soprassedere, almeno temporaneamente e di darci la possibilità di affiancarti in questa battaglia di libertà», del 26/11/2023.

Maurizio Bolognetti: «A brevissimo comunicherò la mia decisione. Intanto, posso anticipare che il documento redatto dai colleghi dei gruppi "Per il giornalismo Cnog" è prezioso e straordinario. Spero che esso possa essere diffuso e fatto conoscere. Emerge da quanto scritto una comune sensibilità. Mi auguro per davvero che da questo momento esploda il dibattito su temi che riguardano la qualità della nostra e delle nostre democrazie. Sono in ballo libertà fondamentali iscritte e scolpite nella nostra Costituzione, in Convenzioni internazionali e nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Il documento in oggetto di certo recepisce uno degli obiettivi dell'azione nonviolenta a cui ho dato corpo. Alle 21.30, in diretta Facebook, comunicherò pubblicamente la mia decisione. Domani conto anche di motivarla per iscritto. Vivano Democrazia, Libertà, Diritti umani. Grazie a "Per il giornalismo Cnog"», del 27/11/2023.

Il Cnog: «L' occasione dello sciopero della fame attuato da un collega iscritto all'Ordine dei giornalisti della Basilicata è utile ai consiglieri nazionali del gruppo "Per il giornalismo" per rilanciare la questione all'origine dell'iniziativa in corso. La chiusura del suo canale Youtube induce a sollecitare un dibattito pubblico sul diritto di accesso a tali piattaforme, che pur essendo di proprietà privata, svolgono ormai una funzione pubblica. L'oscuramento totale del canale YouTube e la cancellazione di oltre 2000 video senza possibilità di appello e senza una distinzione tra i diversi video, sono una forma di bavaglio inaccettabile. Non si possono così calpestare le norme in vigore in Italia, in Europa e nel resto del mondo che tutelano ad ogni individuo la libertà di manifestazione del pensiero “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, previste dagli articoli 2, 3 e 21 della Costituzione italiana, dall'art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dall'art. 10 della CEDU - Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dall'art. 19 del Patto ONU sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 e il 19 dicembre 1966 e ratificato con legge 25 ottobre 1977 n. 881. Riteniamo che la vicenda del collega sia emblematica e induca a una riflessione più generale sui rischi di una deriva antidemocratica delle grandi piattaforme web che di fatto sono in grado, senza alcuna possibilità di contraddittorio o confronto, di limitare in maniera pesante la libertà di pensiero e di espressione, oscurando punti di vista e voci "sgradite"». E' necessario un dibattito pubblico sui criteri e le policy di accesso e/o esclusione adottate dai gestori delle piattaforme Web, criteri che devono essere trasparenti e che non possono prescindere dalla tutela dell’informazione professionale di qualità nel rispetto delle leggi sulla stampa e istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. A tal proposito, facciamo nostre le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La autenticità dell’informazione è affidata, dalle leggi, alla professionalità e deontologia di ciascun giornalista. Sarebbe fuorviante e contraddittorio con le stesse disposizioni costituzionali immaginare che organismi terzi possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi”. Auspichiamo che la presa in carico della questione da parte di "Per il giornalismo" che la porterà nel prossimo Consiglio Nazionale possa portare alla sospensione dello sciopero della fame di Maurizio Bolognetti", del 27/11/2023.

La decisione: Maurizio Bolognetti tessera ODG 129414 e Segretario di Radicali Lucani, Art. 21: «Sospendo lo sciopero della fame per corrispondere al prezioso documento di “Per il giornalismo Cnog»

«Nel ringraziare tutti coloro che hanno nutrito la mia fame di democrazia e diritti umani, comunico che, per corrispondere e onorare il documento diffuso dai colleghi del gruppo “Per il giornalismo Cnog” ho sospeso lo sciopero della fame iniziato il 9 novembre. Quanto scritto dai colleghi di “Per il giornalismo” recepisce in pieno le ragioni della mia azione di dialogo nonviolento. Siamo di fronte a un documento che non esito a definire prezioso e straordinario e che mi auguro possa essere diffuso, fatto conoscere e che diventi la base per una discussione urgente e non più rinviabile in tempi di capitalismo digitale, intelligenze artificiali e analfabetismi di ritorno. Emerge da quanto scritto una comune sensibilità di cui ero certo. Che esploda, dunque, il dibattito su temi che riguardano la qualità della nostra e delle nostre democrazie, il diritto umano alla conoscenza, l’attentato contro i diritti politici del cittadino. Sono in ballo libertà fondamentali iscritte e scolpite nella nostra Costituzione, in Convenzioni internazionali e nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Ripeto quanto detto a mo’ di mantra per 18 giorni: non possiamo accettare che potenti multinazionali vestano i panni del giudice, del boia, della giuria e del PM senza che chi è colpito da censure, damnatio memoriae e da fatawa digitali possa difendersi. La libertà di pensiero, di espressione e di parola è un bene troppo prezioso per lasciarlo senza regole nelle mani dei signori del capitalismo digitale e della sorveglianza Vivano Democrazia, Libertà, Diritti umani. Grazie a "Per il giornalismo Cnog"», del 28/11/2023.

#contrappunti

Un cellulare rubato a un personaggio della tv, o scrittore o blogger che sia, non è una notizia rilevante e per me non va pubblicata.

Sono altri gli argomenti che la stampa dovrebbe trattare. Ma i click e le vendite sono più importanti della notizia.

Ai cittadini foggiani rubano auto, cellulari, negli appartamenti, e nessuno ne parla, nessuno chiede scusa, nessuno si indigna.

Al personaggio tv, o scrittore o blogger che sia, tutti si prostrano, mente a lui aumentano followers che tradotto significa soldoni. Denigrare artatamente prolifica proporzionalmente al menefreghismo di chi da foggiano amplifica certi immondezzai cercati.

Ormai Foggia è meta di questa parassitaria prassi e nessuno la contrasta. Anzi, da veri traditori, c'è chi tra i foggiani la utilizza per proprie finalità, disconoscendo l'appartenenza.

Così si depaupera una professione che oggi, con queste pubblicazioni, fa più spettacolo che informazione, come i giornalisti al posto dei professionisti, che in tv parlano senza aver ruoli specifici nella materia discussa. Una prassi ben consolidata per indurre lo spettatore a credere in ciò che conviene e non che è.

È disinformazione. Sono dei fake!

Le scuse al personaggio tv, o scrittore o blogger che sia, che volutamente non nomino per non dargli altra inutile visibilità, sono solo le ennesime indecenti prostrazioni di chi non ha nel cuore e nella mente la nostra bella amata città di Foggia, oggi usata e abusata per meri fini elettorali, propaganda personale, business giornalistico.

A lui, al personaggio tv, o scrittore o blogger che sia, chiedo se nella sua tanto nominata New York non accade nulla. E se accade, perché non ne parla? Misero lui, gli piace vincere facile. Anzi, preferisce filmare che denunciare alle Autorità giudiziarie, perché così ottiene like e followers. La giustizia e la legalità per lui sono valori secondari, a quanto pare.

Chi giudica e poi diffama Foggia non vivendoci è genericamente il solito usurpatore che con la disinformazione fa credere il contrario, che approfitta di uno status temporaneo, che tra l'altro è dilagante in tutta Italia, facendolo diventare stanziale, distorcendo verità che non vuol dire. E fino a ora di casi identici ne sono accaduti diversi e tutti verso Foggia, facendo trasparire inequivocabilmente l'incapacità politica e istituzionale di chi la dovrebbe difendere.

Questo va detto e scritto, e anche denunciato, perché noi foggiani abbiamo una dignità da difendere, rimandando al mittente, chiunque sia, ciò che ci offende, mentendo.

Foggia è bella e quella non è una notizia.

#puntidisvista ♨️ #freethinker #Foggia #fakenews #legalità #informazione #disinformazione #giornalismo

#contrappunti

Ricordi di un tempo che fu. La Foggia ferragostana dal periodo del CoVid-19, ed è giustificabile, e da quando è stata commissariata, non giustificabile, non è più la stessa. È una Foggia spenta, senza luce, senza la sua tradizionale festa di Ferragosto.

La città non festeggia più perché manca l’aria festosa. Quella creata ad hoc, sempre voluta dal Comune e da chi lo amministrava, dalla Curia, dalle associazioni, da chi aveva a cuore questo periodo. Pare che tutto sia andato perso perché chi doveva “dettare” la scaletta ora la salta.

Una città senza luminarie, senza quelle bancarelle di ambulanti che animavano e accompagnavano lo struscio serale dei foggiani e che facevano tanto felici i bambini. Una Foggia spogliata delle sue tradizioni, del suo folclore, delle sue ricorrenze sacre e pagane, dove finanche la processione del 14 agosto ha ridotto percorsi e tempistiche. Una “Foggia spenta, senza luce”, dove perfino le solite vie in festa, spesso con l’aiuto dei commercianti, pullulavano di gente sorridente e soddisfatta. Sarà anche vero che la crisi economica ha ridotto le aspettative, ma c’è chi volutamente le ha abbattute, edulcorandone i motivi con sicurezza e legalità e nascondendoli sotto il tappeto come si fa con la polvere.

Quest’anno si è solo pensato ad accontentare i cittadini presenti, e statene pur certi che a Foggia il 15 agosto ritornano i foggiani, animando la tre giorni, 13 – 14 e 15, con due concerti musicali e i fuochi pirotecnici. Oddio, due eventi musicali di rilievo per gli artisti esibiti, Antonino e Tiromancino, con un finale pirotecnico dal Pronao della Villa Comunale. Ma non ha saziato i foggiani, sempre malinconici per l’assenza di luminarie e ambulanti per quelle vie da decenni animate, festose, illuminate e attese da un anno.

Il sentore si è avuto fin dal 16 luglio, ricorrenza della Madonna del Carmine, quella festa tanto sentita quanto voluta e vissuta, che quest’anno si è svolta smorzata e solo grazie alla confraternita locale ha avuto i suoi botti d’artificio e qualche bancarella innanzi la chiesa. Si è proseguito con quella di Sant’Anna, il 26 luglio, che non si è svolta. Quest’ultima una festa lontana nei secoli e sempre viva, negata per la tanto urlata e poco compiuta sicurezza urbana che una Commissione straordinaria prefettizia del Comune di Foggia con il beneplacito della Prefettura hanno negato ai foggiani. «Quest’anno “pizz fritt e ciammaruchelle” sop’ a via Sant’Sant’Antonio l’hamm vist cu binocolo» il commento in vernacolo dei più anziani legati alla Festa di Sant’Anna. Mentre i bambini reclamavano le ormai consuete giostre, appuntamento atteso di ano in anno.

Ma non è tutto, perché oltre alle due istituzioni laiche anzidette, ve n’è una terza, religiosa, quella Curia verticisticamente comandata da un monsignore che nel tempo, con le direttive di Prefettura e Comune commissariato, ha modificato tragitto e tempistiche della Santa Processione dell’Assunta, di quella Madonna a noi tanto cara e protettrice di Foggia, L’iconavetere Madonna dei Sette Veli. Se un tempo, che fu ormai, la processione ripercorreva le storiche e antiche vie foggiane dove, secondo scritti e leggende, fu ritrovato il Sacro Tavolo dell’iconavetere, oggi quel Tavolo è portato in spalla trascurando Via Arpi, la via più antica di Foggia e menzionata nelle scritture religiose. Una mancanza che ha indignato il popolo foggiano, che più volte si è chiesto il perché di questa assurda scellerata scelta, specie se in testa alla cerimonia c’è un prelato. Meno male che non è stato reciso anche quello storico e tradizionale cordone ombelicale che vuole il Sacro Tavolo passare innanzi al luogo del ritrovamento dell’Iconavetere, quell’antica pozza d’acqua, ora fontana, dove due buoi si inginocchiarono alla vista del volto della Madonna dei Sette Veli. Tradizioni annullate, recise dalla storia di una città devota alla sua protettrice, per mano della sua stessa istituzione.

Ascoltando molti fedeli, giovani e attempati, parrebbe che la Curia negli scorsi mesi abbia ricevuto alcune lettere di richieste di spiegazioni su questa scelta, già fatta l’anno scorso. Missive senza risposte, tranne una, Monsignore non risponde ai fedeli e se la processione non passa da Via Arpi, in particolar costeggiando la chiesa di San Tommaso, è per la sicurezza del Sacro Tavolo, che potrebbe cadere per le scadenti condizioni del piano stradale. Una “bufala”, si suppone, grande quanto chi l’ha artatamente architettata, poiché per decenni quella strada, anche in peggiori condizioni, ha ospitato la processione. “Boutade” decisa dal Comune di Foggia, dalla Curia o dalla Prefettura, sapendo bene che Via Arpi è sempre stata costituita da lastroni di pietra per mantenere lo status antico? La risposta non si saprà mai, giacché i loro “capi” non rispondono al popolo foggiano. Non risponde monsignore, credendo di essere ancora quel Generale dell’Esercito Italiano, in quiescenza dall’ordinariato militare per l'Italia, a cui pare che manchi la truppa ora costituita da credenti e fedeli civili che meritano risposte. Non rispondono, miseri loro!

Sicurezza urbana a fronte di non far più svolgere feste tradizionali, in una provincia zeppa di eventi storici, religiosi, musicali, festosi, folcloristici. In Capitanata anche quest’anno si sono svolte tantissime sagre e i foggiani si son spostati lì.  Solo nel capoluogo non s’ha da fare.

E perché? A Foggia c’è la mafia, c’è la criminalità, si spacciano droga e armi, si commettono omicidi, si chiede il pizzo, l’usura cresce, prospera la prostituzione in casa e quella in strade cittadine e extraurbane, ci sono le baby-gang, ci sono i parcheggiatori abusivi, spesso violenti, nei parcheggi dei centri commerciali, antistanti le istituzioni e ospedali, e in molte aree cittadine transitate dalla Forze dell’ordine, ci sono i motocicli e monopattini che sfrecciano tra la folla al passeggio, c’è l’area pedonale diventata parcheggio abusivo per autovetture, ci sono le bancarelle di ambulanti spacciate per abusive, ci sono palchi rionali con cantanti neomelodici che secondo quei “capi” cantano l’illegalità. Ma chi li deve sanzionare, chi è deputato al controllo della sicurezza urbana, dov’è?

È vero ed è sotto gli occhi di tutti, specie nelle ore serali e nei weekend, sono a fare posti di blocco stanziali, sempre negli stessi luoghi e lontano da dove davvero pullula la criminalità, per casse istituzionali sempre più fameliche e resoconti da mostrare al Viminale per poi far stillare relazioni che immancabilmente fanno sprofondare Foggia. E se qualche volta con una retata si “grida” al successo dello Stato per un’operazione che arresta già arrestati si crede di avere ristabilito la tanto all’occasione urlata legalità, termine usato e abusato all’occorrenza. È la Foggia degli stalli blu tout court volgendo pagina ad alcune norme del Codice della Strada. Intanto a Piazza Mercato, nel quartiere Ferrovia, dentro la Villa Comunale con boschetto annesso e non illuminato, a Parco San Felice, nei rioni CEP e Candelaro, e chi he più ne metta, prolifica l’illegalità, la violenza, l’intimidazione, le risse, la vendita di alcolici ai minori, lo spaccio di droga, gli scippi, gli abusi fisici, furti di auto e negli appartamenti, le rapine.

Ma le feste religiose rionali non s’hanno da fare e con esse anche quelle tradizionali con luminarie e bancarelle annesse, negando al Sacro Tavolo di essere venerato dai fedeli nell’antica Foggia e negando ai bambini la gioia dei colori festosi che solo poche volte all’anno possono ammirare.

Un modo per annientare tradizioni che sono storia e cultura locale, sono valori che vanno preservati, ricordati e realizzati di generazione in generazione.

La processione si vede quando si ritira” dice un detto. A breve finirà quella di monsignore e dei commissari, sperando in quella politica, che sia migliore e onesta delle precedenti, senza ritorni di chi ha ricoperto Foggia di vergogna, un'onta indelebile ma smacchiabile, e poi riscattabile. Al futuro Sindaco, Giunta e Consiglio comunale si chiede tutto ciò, altrimenti non candidatevi.

Ad Maiora!

#puntidisvista ♨️ #freethinker #Foggia  #legalità #Iconavetere #MadonnaSetteVeli #contrappunti #ferragosto

#contrappunti

Fatti, non parole, ci vorrebbero per ridimensionare una città a misura di quel cittadino che vorrebbe vivere tranquillo e all’occorrenza vedere Amministratori e Autorità intervenire laddove la legalità è violata. Ma a Foggia non è così. In un paese normale e dove le Autorità sono Autorità  e gli Amministratori lavorano per la Res Publica, e non privata, tutto questo non accadrebbe.

Sarà pure che in due decenni la criminalità è dilagata spaventosamente, inserendo i suoi tentacoli dappertutto, con mafie, microcriminalità, baby-gang, amministratori pubblici che hanno disonorato il mandato facendo commissariare un Comune, aree cittadine destinate ad altro e che invece ogni giorno sono sopraffatte da incuria e sporcizia, parcheggiatori abusivi anche violenti, traffico bordeline e aree pedonali diventate soste d'auto "autorizzate", furti d’auto e in appartamenti, scippi, movide violente, ma è anche vero che le Autorità son state brave a utilizzare il termine legalità ma razzolando non bene. Certo, tutte le operazioni messe in campo per arrestare criminali e mafiosi hanno ripulito la superficie foggiana, ma il substrato rimane sempre sporco, per rigenerazioni che andrebbero stroncate sul nascere.

La città è stanca di cespugli, vuole vetrate pulite e trasparenti, quelle di chi senza fini privatistici si mette in gioco per cercare di garantire legalità. Cercar di garantire, appunto, perché la certezza non è mai assodata. Quando si amministra, obtorto collo, ci si sporca le mani, ma bisogna anche comprendere come e quando e dove. Del resto lo diceva un decano della Prima Repubblica, il senatore del fu PSI, Rino Formica: «La politica è sangue e merda»: ora tocca a chi governa o amministra saper fermarsi a quanto sangue e quanta merda imbrattarsi per non superare quel fatidico confine tra legalità e illegalità.

Foggia sta per accingersi a scegliere chi la deve amministrare, dopo un commissariamento per infiltrazioni mafiose, e dove tutto si è detto e pochissimo si è fatto. Basta osservare lo status quo della città, come vive, anzi sopravvive, come affronta i problemi e come li risolve, anzi li proroga o li lascia decantare. Tra questi c’è l’annoso problema del parcheggio “Zuretti”, una goccia nel mare di melma cui stiamo vivendo, che Comune e Prefettura non riesce a sistemare, o perlomeno a sedare. O il "quartiere Ferrovia" un'area ormai consegnata nelle mani di forestieri che non osservano le nostre leggi e che impongono le loro, con usanze barbare e contro ogni sicurezza sanitaria e urbana, mal fronteggiata dalle nostre Autorità, spesso condiscendenti in nome di un'inclusività a senso unico. E peggio ancora Piazza Mercato sempre più violenta, anche se “attenzionata”, che purtroppo rimbalza alle cronache nazionali.

Sia presente che questa non è una riflessione o presa politica di parte. Qui nessuno tifa per qualcuno e qualcosa, sapendo bene che non mancheranno i travisamenti mentali di chi politicamente si sente colpito e o escluso da questa riflessione. A loro si dice di intervenire con fatti, progetti fattibili e non solo sui programmi elettorali, o peggio ancora silenti per non perdere consensi dove si cela il problema. Utilizzare il termine "legalità" va fatto con ponderata e intelligente misura e non come accade da alcuni anni in certe amministrazioni che ne hanno fatto un intercalare ad uso, abuso e sopruso, specie se membri di associazioni che la promuovono. Questa, bensì, è lucidamente una riflessione pragmatica sul piano civile e urbano, per la sicurezza e legalità di cittadini che vorrebbero Foggia libera da abusi, soprusi, inettitudine, incapacità e soprattutto da clientelismi e spallucce.

Le tre scimmiette certe persone, alcune autorità e amministratori, le vadano a fare oltre i nostri confini.

Infine, per chi crede il contrario, la stampa serve a questo e non a colorare le zone d’ombra che prolificano in città, volute da chi la stampa la utilizza come strumento propagandistico e o servile. Questa testata i cespugli li sfoltisce, li sfronda e spesso li recide.

Ad Maiora!

#puntidisvista  ♨️ #freethinker  #Foggia #legalità

Ci eravamo lasciati il 14 luglio, dopo un’accurata sintesi di quello che è accaduto a margine del 10 luglio 2023 nella conferenza stampa del presidente-patron del Calcio Foggia 1920, Nicola Canonico, il quale annunciò, oltre alle azioni legali da intraprendere per i ricorsi dopo le ultime (famigerate) due gare della finale di play-off contro il Lecco, che a breve avrebbe presentato lo staff tecnico della squadra e la sede del ritiro pre-campionato.

Una conferenza stampa a tratti enigmatica, dove esordì parlando che non sarebbe più stato il presidente ma solo l'azionista di maggioranza per le quote di appartenenza. Un incontro, si oserebbe dire, corredato da una sua certa empatia per far fronte alle varie critiche giunte da ogni fronte e messe a tacere dopo che lo stesso Canonico ha letteralmente confidato di essere "malato di calcio" ma non era più disposto a sopportare una platea che lo accusava su ogni azione svolta.

Da allora son accadute molte cose, belle e opache, tutte però incentrate sul futuro del calcio foggiano. Sponsor che volevano acquisire le quote di maggioranza, rimendate al mittente da Canonico per offerte irrisorie, incertezza sullo staff tecnico non bene definito, dopo l’addio di Delio Rossi, ritorni in auge della Pintus che detiene le quote di minoranza e delle vicende giudiziarie in corso con l’attuale maggioranza, calciatori venduti e chi in prestito ritornati nelle proprie sedi, nomi di allenatori prima quasi certi poi remissivi, sede del ritiro annunciato, poi cambiata e per ora non ancora definita. Insomma un futuro in divenire che non ha lasciato indifferenti la platea rossonera e che tuttora chiede certezze e trasparenza.

La conferenza stampa svolta oggi, alle ore 17:00, presso la sala Fesce dello stadio Zaccheria, parrebbe avrebbe sciolto alcuni nodi e fatti altri. Un appuntamento in un giorno caro ai foggiani, la Festa di Sant’Anna, qui da sempre occasione di felicità e spensieratezza, di religiosità e folclore.

 

FGCalcio conf26lug2023
 

Assente Canonico, presente il Direttore Generale Vincenzo Milillo. Con lui il nuovo allenatore, Mirko Cudini, presentato alla città. Un background, quello di mister Cudini, di rispetto per la categoria in cui il Foggia per ora militerà ma che non ha soddisfatto palati fini e tifoseria. Ciò a fronte delle parole che lo stesso Canonico proferì il 10 luglio, che stava lavorando a un allenatore che sarebbe stato ottimo sia per la serie C sia per la eventuale B. Nel frattempo è stato ufficializzato il DS, Quel Belviso già al lavoro da tempo e che dovrebbe, con Cudini, costruire una squadra che sta attendendo l’inizio del campionato, o C, o B. Un compito non facile, anzi arduo viste anche le nuove scelte intraprese dalla proprietà, dal 10 luglio scorso silente.

Difatti la conferenza odierna è stata caratterizzata dalle affermazioni di una delegazione degli Ultras, insoddisfatta dalle scelte intraprese, dal futuro incerto sull’organico da costruire, sui tempi di preparazione della squadra per affrontare un campionato, che secondo l’ormai “famoso progetto Foggia” quest’anno sarebbe quello del cambio di passo sul campo e perciò di categoria, ricordando al presidente-patron che deve rispettare la platea e che non è a casa sua. Affermazioni critiche, anche dure, che faranno riflettere Canonico sul futuro e che si spera non diventino l’alibi per un altro campionato fatto di sofferenze.

Allievo di Mister Delio Rossi, Mirko Cudini si è presentato entusiasta, pronto a lavorare bene in un campionato, per ora quello di C, pieno di insidie e senza promettere nulla, solo buon gioco con il suo modulo 4-3-3, lontano d quello zemaniano, perciò più prudente. Mirko Cudini si avvallerà di due suoi fidati collaboratori, il preparatore atletico Capacchione, e di Antognozzi e Cicconi.

Il nuovo mister si rende conto che i tempi son ristretti, anche perché tra poco il Foggia affronterà a Vibo Valentia il Catanzaro nel primo turno della Tim Cup. Un appuntamento importante per un esordio che sarà il battesimo di fuoco sia per lui, sia per una squadra che, per il progetto anzidetto, dovrebbe ambire a posizioni apicali di classifica, subito calmierate dallo stesso nuovo mister.

Il dado è tratto... a meno che non si abbiano ripensamenti in tarda ora, come già avvenuto e che ricollocherebbe intelligenza umana, la coerenza e soprattutto la legalità nel suo alveo logico e naturale di appartenenza.

La FIGC ha deciso: il Lecco calcio va in serie B per il prossimo campionato 2023/2024.

La notizia è stata ufficializzata questa mattina, dove il Consiglio Federale della FIGC, dopo aver preso visione delle opinioni del Covisoc e della Commissione criteri infrastrutturali, ha deciso di ammettere il Lecco nella categoria cadetta, respingendo di fatto i ricorsi di Reggina e Siena. Contestualmente, la FIGC attende i ricorsi delle due squadre respinte e quello del Calcio Foggia 1920.

Decisone alquanto controversa se la perentorietà fosse stata declinata etimologicamente e con sintattico significato della lingua italiana e se fosse consequenziale al valore giuridico ascritto.

Perentorietà, ora disvalore aggiunto, voluto da chi regge i fili di uno sport che ormai è business e che riempie casse di società a braccetto con i poteri forti.

Comportamento arbitrale, dento e fuori il campo, ora senza alcuna dignità di chi in diretta tv ha visto ciò che è accaduto durante le due finali di play-off tra Foggia e Lecco.

Perentorietà negata agli eventi diritto, negli uffici giudiziari di ogni ordine e grado, e sul campo con un VAR che vede ciò vuole.

Perentorietà al bisogno, in uso e abuso, che promuove arbitri e lascia seduti nelle federazioni chi oggi la priva di significato, valore e soprattutto giudizio.

Perentorietà voluta al tempo quando era l’Avellino a pagarne le conseguenze, squadra del Sud dell’Italia. Oggi la si snatura per una squadra del Nord dell’Italia.

Vien da dire che la perentorietà aldilà del Po inverte il significato.

Se così fosse, è lo è dopo le scellerate decisioni assunte da un organo federale sportivo secondario a quello delle Procure, anche gli organi giurisprudenziali dovrebbero cambiar modus operandi, almeno per esser in linea con quanto scandalosamente deciso. Se esiste un organo di giudizio legale superiore, e c’è, ridia alla perentorietà il giusto significato e rispetto legale.

È l’Italia che non cambierà mai perché son gli italiani che non cambiano. Tutto ritorna, già descritto e non tanto cripticamente, in quelle famose parole di Delio Rossi, “…affinché ci considereranno tutti brutti, sporchi e cattivi…”.

W lo sport, solo quello legale e trasparente perché l’altro, con le sue persone, è la latrina di un Belpaese che fu.

Il porcellum non esiste solo in Transatlantico. Che vergogna!

Ad Maiora!

#puntidisvista  ♨️ #freethinker  #Foggia #ForzaFoggia #zaFò #perentorietà

A Vieste c’è un filo conduttore che lega arte e storia e perciò la cultura: eventi di alto spessore, gremiti da chi ha fame e sete di conoscenza.

La sensibilità di chi la sta amministrando, ed è un dato di fatto consolidato e certificato dall’affluenza, è tale che non passa mese che Vieste è in prima pagina in molti media. Non solo per le sue bellezze naturali, note in tutto il mondo, anche per ciò che ospita culturalmente e artisticamente.

All’ordine del giorno, se è permesso dire aggregando spazio-tempo in un unico fattore estemporaneo, nella città famosa per Cristalda e Pizzomunno, chi è del luogo e chi è turista ha la possibilità di nutrire l’anima e la mente con le molteplici proposte culturali, formative per le loro unicità e sorprendentemente settoriali. Ciò vuol dire che Vieste è ricca di storia, la sua e quella proposta con altre realtà. Allo stesso tempo, però, quella storia contrappone ciò che fu a ciò che è, garantendo massima resa alle proposte in essere. In quest’alveo s’interseca l’arte moderna e contemporanea proposta. E a far da conduttore, precursore di come intendere l’arte godibile alla vista e razionale alla mente, è la modernità dei quadri che negli ultimi anni sono stati ospitati nelle varie location cittadine.

Bansky a Vieste” è l’ultima proposta, osando dire, rivoluzionaria di come concepire l’arte attraverso serigrafie autentiche e certificate da Pest Control Ltd., edizioni numerate fatte dall’artista l’anno 2003 e quello del 2010. Una mostra che nulla toglie ai più “puritani” dell’arte giacché l’artista inglese è tra i più accreditati al mondo per le sue estroverse manifestazioni artistiche, perlopiù di pace contrapposte alla guerra. Messaggi distinti della natura che prevale l’uomo, che basta un semplice schizzo raffigurato in gesto che comunica l’immensità dell’amore.

Filo conduttore voluto da chi ha proposto questa mostra, il gallerista foggiano Giuseppe Benvenuto, della Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia e Bari, che sta letteralmente pian piano sgretolando quel dogma che arte non è solo grandi quadri e capolavori del passato, conservati nei più prestigiosi musei mondiali. Una overture di colori organizzata da MetaMorfosi Eventi, nella veste del suo presidente Pietro Folena, con il Polo Culturale e il Comune di Vieste degnamente rappresentati dal Sindaco Giuseppe Nobiletti e l’Assessore alla Cultura Grazia Maria Starace. È anche, soprattutto, fruibilità dell’arte nel suo intrinseco valore inestimabile dell’opera mondana ma disegnata da mani divenute universali. Opere visitabili dal vivo, senza filtri e soprattutto di artisti in vita, un file rouge con quelli conservati gelosamente nelle teche familiari di chi fu.

Mostre viestane volute da amministratori sapientemente consci che di arte si può anche vivere, ma anche offrirle a platee variegate durante una vacanza. Il Museo Civico Archeologico Michele Petrone è uno di questi.

Come lo è l’intera area del santuario rupestre della grotta di Venere Sosandra, sull’isola di Sant’Eufemia, oggi visitabile, luogo roccioso dove l’archeologo prof. Giuliano Volpe, docente universitario e già Magnifico Rettore dell’Ateno foggiano, congiuntamente dalle Università di Bari e di Foggia e con il supporto dell’Associazione ASSO di Roma e della società ArcheoLogica, in regime di concessione del Ministero della Cultura-Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Foggia, ha condotto, e continua a farlo, scavi e studi per riportare alla luce ciò che anche un tempo Uria, cioè l’antica Vieste, custodiva. Un luogo che propone a tutti e alla luce del sole le sue immense ricchezze storiche. Uria era soprattutto meta di marinai che, durante la navigazione adriatica, ivi sostavano per recuperare acqua e viveri, esprimendo la loro devozione alla divinità, che qui aveva un suo luogo di culto, come ricordato anche da Catullo, nel Carme 36. O come l’iscrizione datata al 3 settembre 1002 che ricorda il passaggio del doge Pietro II Orseolo durante la spedizione, con 100 navi da guerra, in soccorso di Bari assediata dai Saraceni. Scoperte, appunto, per renderle godibili a tutti, comunicate con rassegne preposte, come il “Vieste Archeofilm”, la rassegna internazionale del cinema di archeologia, arte e ambiente, dove proiezioni gratuite nell’aperto cortile del Castello Svevo, sono spunto per conversazioni e interviste a protagonisti del settore.

Vieste Capitale della Cultura, in questo caso, di Capitanata; altro che altre proposte (scusate il gioco di parole) senza un progetto fruibile ma solo scritto su carta, con un dossier tra l’altro mai pubblicato, che sfrutta il nome e i luoghi ma senza preservarli e tantomeno renderli appetibili con intelligenti politiche culturali e turistiche. Una Vieste Capitale della Cultura pugliese se avesse formalizzato la sua candidatura per il 2024.

Questa è la sintesi dell’internazionalità culturale di Vieste, libera da veti e perentoriamente propositiva, che un giorno potrebbe avere una luce longeva più artistica, anche urbana, di Lighting Designer internazionali di madre Terra.

Quel filo conduttore è tenace di volontà, è spesso di cultura, è robusto di proposte fattibili ed economicamente appetibili per il bene del territorio e della comunità, è intrecciato da chi crede nel suo patrimonio culturale, è serrato da chi lo propone con la modernità del saper far arte per gli altri, è volano di economia e soprattutto di bellezza. Un filo tessuto sapientemente da oltre un anno a questa parte da proposte novecentesche con opere di Andy Warhol e che oggi continua a far trama per una tela che col vento in poppa porterà nuovi eventi e tutti unici.

Le chiacchiere di chi subordinato ha voluto contrapporsi all’innovazione di proporre quest’arte, anche come servizio e guadagno pubblico, quel vento le ha già dissolte, le ha portate via.

Quel filo conduttore è longevo perché si è saputo guardar oltre i confini di un territorio che non è solo spiaggia, mare e cartoline.

La denuncia parte non solo dai residenti, bensì da tutti i cittadini di Foggia che amano la città.

Passeggiare su una parte di corso Giannone è diventato impossibile, particolarmente in prossimità dell’inizio di Piazza Cavour. Si proprio la piazza simbolo di Foggia, con la sua Fontana del Sele, il pronao della villa comunale, il palazzo dell’Acquedotto Pugliese e degli Uffici Statali, dove si affaccia l’Università, oltretutto.

Le immagini non hanno bisogno di commenti.

Siamo su Corso Giannone, una delle arterie cittadine più passeggiate e il degrado fa da cornice. Uno scempio che dura da anni, da quando il Comune ha deciso di interdire il passaggio pedonale per una parte dello stabile diventato pericolante.

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Tutto giusto sennonché i tempi si son protratti fino a rendere il marciapiede una giungla cittadina a cielo aperto. È palese che il Comune non è mai intervenuto per la pulizia, il decoro urbano, e soprattutto per la sicurezza sanitaria giacché quel tratto pedonale è meta di ratti, insetti e scarafaggi.

E dire che siamo circa dieci metri dal comando provinciale della Guardia di Finanza, che potrebbe sollecitare l’Ente a ripristinare l’area. E forse lo ha già fatto.

Ma a nessuno dei commissari straordinari seduti in quel palazzo, che ricordiamo è commissariato per infiltrazioni mafiose, interessa il decoro e la sicurezza urbana.

Ad Maiora!

♨️ #freethinker  #Foggia

Immortale? Dirompente? Miracolosa? Audace (più del Cerignola…)? Instancabile?

Se ne potrebbero elencare molti altri ma l’aggettivo è "deciso". Il Foggia ci ha creduto ed è stato deciso.

È in finale, contro tutto e tutti, contro il tempo finanche, soprattutto da chi si è visto sbeffeggiare all’ultimo secondo.

Rambaudi in tv l’ha ribattezzata “zona Foggia”, quella detta “Cesarini”, che ha incoronato l’allievo a scapito del maestro.

Non è tempo di consuntivi. Ci sono ancora novanta minuti di una finale da disputare contro un Lecco, a casa sua, dato prima per spacciato, poi vincente a Foggia (e qui ci ritorneremo…) che è arrivato in finale. Una similitudine tra le due finaliste “comoda” a chi sui pulpiti avrebbe preferito il Pescara e il Cesena. Chissà perché quando c’è di mezzo il Foggia si preferiscono altre squadre. Fatto è che, come la morte, il Foggia è passato con la scure decapitando le favorite. Una mattanza tutta sportiva. E scusate i termini.

Il ritorno sarà un match dove tutto può accadere, ovviamente con i Satanelli vincenti ci auguriamo. Novanta minuti, supplementari da evitare, di ulteriore batticuore, coronarie permettendo, dove i rossoneri devono dimostrare la forza recisa allo Zaccheria da un arbitraggio scandalosamente visto su Rai 2 e un VAR si spera sveglio.

Avvenimenti che la Lega Pro dovrebbe analizzare, sempre che abbia inteso la gravità delle decisioni assunte sul campo, compromettendo una promozione, e quelle dell’AIA nelle designazioni di direttori di gara e collaboratori davanti un video.

Inesorabilmente è il Foggia della “zona Foggia”, di quegli ultimi minuti, che rimescola le carte rimettendo tutto in gioco e vincendo. Una squadra a immagine e somiglianza del suo salvatore, mister Delio Rossi, che l’ha presa confusa e l’ha raddrizzata, l’ha forgiata.

Contro il Pescara, allo stadio Adriatico-Giovanni Cornacchia, si è visto uno dei miglior Foggia di questo campionato. Non solo gioco, e che gioco, ma cuore, volontà, determinazione, sofferenza, amore per la maglia. Lo stesso che migliaia di tifosi, e non solo locali, hanno dimostrato nell’accogliere la squadra al suo ritorno alle tre di notte. Gli stessi che dalle curve, dopo la partita contro il Lecco, hanno incoraggiato i gladiatori di Delio Rossi a non mollare, anzi a metter in campo per la partita decisiva, tutta la loro forza, tattica, volontà, cuore e anima.

Crederci più di prima è la parola d’ordine con la quale scendere in campo domenica 18 giugno, in quel di Lecco, sulle sponde di un lago per ora sopito.

C’è stanchezza. La fatica si fa sentire e i recuperi sono brevi. Ma come per incanto i rossoneri nei minuti finali sembrano rigenerati. E contro il Lecco lo ha dimostrato nuovamente, contro fischietti facili e sviste (non viste) da remoto.

È il Foggia dei miracoli, perché se è arrivato fin qui, lo è. Menzionare l’inizio fallimentare, tra polemiche, sconfitte, quattro cambi di allenatori, critiche da ogni parte, un patron-presidente chiacchierato, è storia passata, che rimane e fa riflettere e che fa sostanza per prossime avventure.

C’è voluto Mister Delio Rossi a ridar vigore e linfa vitale a una compagine ormai distrutta, allo sbando, senza riferimenti e con uno spogliatoio nudo. Ma anche un presidente, patron Canonico, che nel suo tattico andirivieni ha creduto nell’impossibile, nel miracolo foggiano.

Siamo a novanta minuti da un sogno, nelle ore correnti disturbato da prevendite bloccate, accrediti chiusi, ricorsi in attesa e chissà letti, figuriamoci se accolti, da squalifiche inattese e multe irritanti.

Ma il Foggia c’è e ci sarà a Lecco. E con esso la bolgia rossonera, fuori e dentro lo stadio, tutti a sostenere chi merita la promozione in serie B. È un dato certo.

A Lecco fino all’ultimo.

Ad Maiora!

#puntidisvista  ♨️ #freethinker  #Foggia #ForzaFoggia #zaFò

Caro Zdeněk Zeman sai bene che Foggia pullula di giornalisti sportivi e che qui si mangia pane e pallone. Lo sai, e come se lo sai.

Come sai che i giornalai vendono giornali, noi giornalisti li scriviamo. Se abbandoniamo una sala stampa un motivo deve pur esserci, certamente non legato a noi ma a chi ci sta difronte. Ti sei chiesto il perché? O tutto, come sempre, è colpa di chi fa analisi, informa, racconta, fa critica?

Come anche sai bene che i fischi fan parte delle coreografie delle tifoserie. Accettali di buon grado e, da signor qual tu sei, non svilire la tua immagine, per noi sportivamente sacra. Tra l’altro ieri allo “stadio Pino Zaccheria”, come tu hai precisato, all’inizio e fine partita ti abbiamo applaudito. E sei il mister della squadra avversaria.

Ti abbiamo sempre tributato glorie e onori.

Ti abbiamo sempre riservato il meglio.

Qui a Foggia hai sempre avuto palchi d'onore, rispetto e importanza. Lo sai, e come se lo sai.

Ti abbiamo perfino immortalato con un murales in vico la Porta, nel cuore della nostra città, oltre con il ricordo nei nostri cuori.

Se ti aspettavi il red carpet hai frainteso tra l'amore che ci lega a te per Zemanlandia e il sano e sportivo antagonismo tra due squadre di calcio in una semifinale. Lo sai, e come se lo sai.

Ci hai regalato il miglior calcio visto e giocato. Hai creato un’icona indelebile. Contro tutto e tutti hai scoperchiato quel Vaso di Pandora colmo del malessere del calcio. Hai avuto coraggio da vendere. Ma non scagliarti contro chi ti osanna e ti ama a prescindere, contro chi ti definisce un mito.

Se “le ironiche” battute erano rivolte ad “altro”, beh... il coraggio non ti manca, diglielo in faccia, ma non far dell’erba tutto un fascio. Il Cuore Satanello Rossonero batterà sempre anche per te.

Non essere ingiusto, anche ingrato, verso noi, perché noi verso di te non lo siamo mai stati e mai lo saremo. Lo sai, e come se lo sai.

Sei l'allenatore di una squadra avversaria e non puoi pretendere che noi foggiani, Satanelli rossoneri, tifassimo per te o almeno sostenerti in una partita così importante.

Sei leggenda, non un dio. Sappilo!

Noi ti rispettiamo. Fallo anche tu.

Al ritorno tra Foggia e Pescara si riparte da zero: che vinca la miglior squadra, nel bene del calcio.

E se andrà tutto bene per noi Satanelli, non ti crucciar se l'allievo supera il maestro.

La vita va così e vissuta per come si presenta, pienamente, come noi la impostiamo.

E sempre Forza Foggia, anzi come si dice da queste parti, za Fò!

Ad Maiora!

#puntidisvista  ♨️ #freethinker  #Foggia #ForzaFoggia #Zeman #Zemanlandia #zaFò

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