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Sequestrata una piantagione di marijuana dai Carabinieri Forestale -NIPAAF di Foggia e dai Carabinieri appartenenti allo squadrone eliportato Cacciatori “Puglia” sugli argini del fiume Fortore.

Più di cento piante di marijuana pronte per essere raccolte erano coltivate in una area a ridosso del letto del fiume.

Nella mattinata odierna, la sinergica azione dei Reparti dell’Arma dei Carabinieri, Carabinieri Forestale – NIPAAF di Foggia e Squadrone eliportato Cacciatori “Puglia” ha permesso di individuare in adiacenza del letto del fiume Fortore in area demaniale una piantagione abusiva di marjuana.

I militari hanno individuato l’area adibita alla coltivazione di marijuana all’interno della  vegetazione ripariale a seguito di una attenta e meticolosa azione di verifica e monitoraggio del territorio.

Ignoti, infatti,  dopo aver liberato una parte di terreno dalla vegetazione ivi presente avevano impiantato più di cento piante di marijuana in diversi filari con annesso sistema di irrigazione ben nascosta ed inaccessibile.

L’illecita coltivazione era stata realizzata in un ambiente, quello fluviale, che garantiva favorevoli e ideali condizioni climatiche per una rapida e prosperosa crescita delle piante contenenti , nelle loro infiorescenze, il principio attivo THC.

I militari, dopo aver notiziato l’A.G. competente  hanno  provvedendo dietro  indicazioni e coordinamento da parte di quest’ultima  al  sequestro del campo  con contestuale estirpazione e distruzione di tutte le piante di marjuana conferendole in apposto centro.

La piantagione composta da piante di altezza variabile da uno a due metri, immesse sul mercato avrebbero avuto un valore superiore ai 300.000 euro.

Durante il pomeriggio del 09 agosto 2023, nel corso di un mirato servizio, la Polizia di Stato ha arrestato un minorenne foggiano ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nello specifico, alcuni giorni fa giungeva presso la sala operativa della Questura una segnalazione anonima tramite l’applicazione “Youpol”, realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio, bullismo e reati di violenza domestica: nella segnalazione in particolare si faceva riferimento ad una presunta attività di spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere residenziale di “Macchia Gialla”.

Di conseguenza, gli operatori della Squadra Mobile della Questura di Foggia ponevano immediatamente in essere articolati servizi di osservazione con la finalità di verificare la veridicità della segnalazione.

I riscontri davano esito positivo, infatti nel pomeriggio di ieri gli investigatori individuavano il possibile autore dell’attività illecita e provvedevano a fermarlo per identificarlo e sottoporlo a controllo: la successiva perquisizione effettuata presso il suo domicilio permetteva di rinvenire – in un box nella sua esclusiva disponibilità adibito a vero e proprio “coffee-shop” (come rappresentato da un cartello posto all’interno) – un ingente quantitativo di sostanza stupefacente (circa mezzo chilo di hashish e 70 grammi di cocaina), oltre a bilancini di precisione, numeroso materiale da confezionamento ed un pugnale a punta con lama di 17 cm utilizzato per tagliare la sostanza; inoltre, all’interno del box, il minorenne deteneva una replica soft air di arma da fuoco, modificata al fine di farla apparire del tutto uguale ad un’arma vera.

Al termine della redazione degli atti di rito, il minorenne venivano arrestato in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione abusiva di armi; su disposizione del Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bari, il soggetto veniva collocato in permanenza domiciliare in attesa della convalida dell’arresto.

L’operazione di polizia si inserisce in una più ampia attività di contrasto posta in essere nei confronti delle attività di spaccio di sostanze stupefacenti, ambito nel quale negli ultimi mesi si registra sempre di più il coinvolgimento di soggetti minorenni; a tal fine, le mirate attività investigative poste in essere dagli operatori della Squadra Mobile proseguiranno al fine di arginare il fenomeno.

E’ doveroso rappresentare che l’arrestato, per questa vicenda, non può essere considerato colpevole sino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna e che la sua posizione giuridica sarà oggetto di vaglio dell’Autorità Giudiziaria nel contradditorio tra le parti.

Non v’è dubbio che con l’ultima operazione antimafia, “Game Over”, svolta questa mattina a Foggia per porre fine o cercar di farlo al narcotraffico delle batterie della “società foggiana”, già di per sé e purtroppo operante nelle estorsioni, usura, appalti pubblici, traffico di armi, omicidi e molti efferati, la cosiddetta “squadra Stato” ha inferto l’ennesimo duro colpo a chi vorrebbe sostituirlo.

500 militari dell’Arma dei Carabinieri, cui alcuni di unità scelte, DIA, DDA, per eseguire 82 custodie cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, tutte gravemente indiziate per i reati associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

Tutte persone affiliate, chi apicali, chi no, alle batterie foggiane della cosiddetta “società”, quella dei “Moretti-Pellegrino-Lanza”, dei “Sinesi-Francavilla”, dei “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese”, finanche. per la peculiarità del bottino posto in essere, la droga, del clan Nardino di San Severo, luogo nevralgico per lo smistamento.

L’operazione di oggi recide quel cordone ombelicale tra loro, una “cassa comune” che ha del nuovo tra le batterie locali, da sempre in guerra ma che quando vogliono trovano alleanze e “pax mafiose; da qui il nome “società” un tempo, molto tempo fa, alleate.

Approvvigionamento, traffico e smercio volto al dividendo illecito e criminale dei profitti dal narcotraffico, ma anche alle ritorsioni armate verso chi non si adeguava alle loro volontà. Un traffico che secondo gli investigatori era in calo per le azioni messe a punto negli ultimi anni, ma che, appunto per la collaborazione tra batterie, ha avuto una ripresa per richieste di denaro da reinvestire in altro sempre più in aumento. Tutto nasce dall’omicidio di Roberto Tizzano, cui gli investigatori hanno potuto trarre importantissime fonti e prove che hanno portato all’epilogo odierno. E tutto è anche frutto di chi oggi collabora con la giustizia, chi detenuto, chi delatore, permettendo alla DDA di incasellare tutti gli indizi poi diventati prove durante le investigazioni.

Durante la conferenza stampa, tenutasi questa mattina presso la DDA di Bari, nel Tribunale, il Procuratore Roberto Rossi, della DDA ha detto a chiare parole: «Come è scomparso il contrabbando in Puglia, anche le famiglie foggiane dei clan verranno sconfitte". Parole avvalorate da quelle del magistrato antimafia Giuseppe Gatti «Qui è il momento di dire chiaramente che accanto a questa tradizione, la mafia foggiana ha un elevatissimo e sofisticato profilo di modernità». Tutti indizi, diventate prove che hanno permesso al pool antimafia, guidato dal magistrato foggiano Giovanni Melillo, capo della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, di porre termine all’ennesima criminale azione di una mafia che ha tutte le carte in regole per esser affiancate alle già ed ancestrali presenti sul territorio nazionale e internazionale: «La partita è appena iniziata» ha affermato il procuratore Melillo, che ha proseguito: «Questo è soltanto un passo molto importante verso la decostruzione di un sistema criminale estremamente raffinato e complesso».

Le persone attinte dal procedimento sono, come già detto, figure di spicco della mafia locale, chi viventi, chi no, chi già in detenzione:

Deceduti

  • Federisco Trisciuoglio nato a Foggia il 20 ottobre 1953 detto ‘Enricuccio U Zoppo’
  • Alessandro Scopece nato a Foggia il 31 dicembre 1985 detto ‘Il cinghiale’
  • Roberto Russo nato a Foggia il 5 giugno 1979 detto ‘Il Colombiano’

Viventi

  • Ciro Albanese nato a Foggia il 10 marzo 1992 detto ‘Pipistrello’
  • Francesco Battiante nato a Foggia il 17 gennaio 1997
  • Vincenzo Bevilacqua nato a Foggia il 16 settembre 1993 detto ‘Sgangà’
  • Angelo Bruno nato a Foggia il 20 settembre 1968 detto ‘Il Pirata’
  • Angelo Bruno nato a Foggia l’8 novembre 1997 detto ‘La ciotta’
  • Carmine Bruno nato a Foggia il 5 febbraio 1975 detto ‘Uba Uba’
  • Giuseppe Bruno nato a Foggia il 1° aprile 1966
  • Leonardo Bruno nato a Foggia l’8 settembre 1988
  • Marianna Bruno nata a Foggia il 19 luglio 1977
  • Roberto Bruno nato a Foggia il 4 ottobre 1995 detto Robertino
  • Vincenzo Bruno nato a Foggia il 9 agosto 1983 detto ‘Enzuccio il cantante’
  • Giuseppe Caggiano nato a Foggia il 15 ottobre 1974
  • Luciano Calabrese nato a Foggia il 10 giugno 1999 detto ‘Cupptil’
  • Nicola Cannone nato a Foggia il 17 aprile 1990
  • Ciro Carretta nato a Foggia il 20 ottobre 1985
  • Francesco Carretta nato a Foggia il 6 dicembre 1973
  • Anna Catalano nata a Santa Ninfa il 15 settembre 1946 (arresti domiciliari)
  • Marcello Cavallone nato a Foggia il 23 aprile 1971 detto ‘Il Fornaio’
  • Filippo Ciavarella nato a Foggia il 28 settembre 1986
  • Francesco Compierchio nato a Cerignola il 29 agosto 1956 detto ‘Franchin ‘U nerg’
  • Arnaldo Consalvo nato a Foggia il 16 luglio 1982 detto ‘Nanduccio’
  • Michele Consalvo nato a Foggia il 1° marzo 1969 detto ‘Mezza lingua’
  • Michele Consalvo nato a Foggia il 23 novembre 1984 detto ‘Autosalone’
  • Domenico D’Angelo nato a Foggia il 5 aprile 1982
  • Fabio Ciro De Leo nato a Foggia il 16 giugno 1976
  • Michele De Leo nato a Foggia il 6 febbraio 1976 detto ‘La Siccia’
  • Pietro Del Carmine nato a Foggia il 7 giugno 1986 detto ‘Pierino del lavaggio’
  • Leonardo Di Noio nato a Foggia il 23 aprile 1984
  • Rocco Moretti junior nato a Foggia il 29 maggio 1997
  • Franco Nardino nato a San Severo il 31 agosto 1963
  • Marzio Padalino nato a Foggia il 20 marzo 1997
  • Domenico Palmieri nato a Foggia l’11 gennaio 1980 detto ‘Piscitill’
  • Raffaele Palumbo nato a Foggia il 23 gennaio 1984
  • Samuele Perdonò nato a Foggia il 1° luglio 1998
  • Giuseppe Perdonò nato a Foggia il 1° febbraio 1988 detto ‘Scarafone’
  • Francesco Pesante nato a Foggia il 4 gennaio 1988 detto ‘U sgarr’
  • Luciano Portante nato a Foggia il 28 giugno 1974
  • Nicola Portante nato a Foggia il 1° marzo 1976
  • Pasquale Portante nato a Foggia il 27 settembre 1969
  • Antonio Prencipe nato a Foggia il 4 novembre 1995 detto ‘Pig-li’
  • Francesco Ragno nato a Foggia il 7 febbraio 1985
  • Vincenzo Rendine nato a Foggia il 26 gennaio 1991
  • Giovanni Rollo nato a Foggia il 18 agosto 1987
  • Francesco Roma nato a Foggia il 20 giugno 1986
  • Luciano Russo nato a Foggia il 21 novembre 1990
  • Antonio Salvatore nato a Foggia il 26 febbraio 1991 detto ‘Lascia lascia’
  • Arnaldo Sardella nato a San Severo il 10 dicembre 1985
  • Mario Schioppo nato a Foggia il 17 ottobre 1980 detto ‘Autosalone’
  • Guido Siani nato a Foggia il 20 dicembre 1991 detto ‘Guiduccio’
  • Giuseppe Soccio nato a Foggia il 1° gennaio 1983 detto ‘Pinuccio il sammarchese’
  • Michele Spinelli nato a Foggia il 6 maggio 1967 detto ‘Zio Michele’
  • Antonio Spiritoso nato a Foggia il 20 novembre 1974
  • Giuseppe Spiritoso nato a Foggia il 16 novembre 1956 detto ‘Papanonno’
  • Lorenzo Spiritoso nato a Foggia il 5 gennaio 1981
  • Francesco Tizzano nato a Foggia il 20 gennaio 1972
  • Ciro Torraco nato a Foggia il 16 luglio 1975 detto ‘U varvir , il barbiere’
  • Michele Pio Vacca nato a Foggia il 24 agosto 1987
  • Pasquale Vacca nato a Foggia il 14 dicembre 1990
  • Antonio Valentino nato a Cerignola il 24 luglio 1970
  • Nicola Valletta nato a Cerignola il 3 luglio 1986
  • Carlo Verderosa nato a Foggia il 18 agosto 1982
  • Antonio Vincenti nato a Foggia il 13 ottobre 1982 detto ‘Il Nero’
  • Angelo Antonio Zagaria nato a Cerignola il 30 giugno 1984
  • Savino Zagaria nato a Cerignola il 3 ottobre 1968 detto ‘Sabino’.

Ne abbiamo dato anticipazione poche ore fa. In tutta la città di Foggia, fin dalle prime ore dell'alba, circa le 03:30, decine di auto dei Carabinieri e Forze dell'ordine, chi a sirene spiegate, chi  no e chi con auto civetta, con l'ausilio di un elicottero, hanno letteralmente circondato tutta l'area cittadina per dar corso alla più vasta operazione antimafia contro tutte le batterie della "società foggiana" per il narcotraffico, denominata "Game Over".

Si attendevano i particolari dopo la conferenza stampa, tenutasi a Bari presso la DDA in Tribunale, alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dott. Giovanni MELILLO, dei Magistrati della DDA di Bari e dei vertici dell’Arma dei Carabinieri: eccoli nel comunicato stampa diramato dalla stessa DDA.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, con il supporto operativo altresì dei militari degli altri Comandi Provinciali dell’Arma della Legione Carabinieri “Puglia”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Puglia”, dei Nuclei Cinofili Carabinieri di Modugno (BA), Chieti e Tito (PZ), nonché del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Roma e dell’11° Reggimento Carabinieri “Puglia”, hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, nei confronti di n. 82 persone1, tutte gravemente indiziate per i reati associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

Fatta salva la valutazione nelle fasi procedimentali successive con il contributo della difesa, l’imponente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Game Over”, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, trae origine dal procedimento relativo all’omicidio - di matrice mafiosa - di TIZZANO Roberto e al contestuale ferimento di BRUNO Roberto, entrambi esponenti di rilievo della batteria “Moretti-Pellegrino-Lanza”, sotto-articolazione dell’organizzazione mafiosa nota come “Società foggiana2, attinti con colpi d’arma da fuoco il pomeriggio del 29 ottobre 2016. Per tale delitto di mafia sono stati condannati, in via definitiva, VILLANI Patrizio, SINESI Cosimo Damiano e SINESI Francesco, tutti appartenenti alla batteria antagonista “Sinesi-Francavilla”. Le sentenze hanno accertato che mandante dell’efferata azione era stato SINESI Francesco, in risposta al tentato omicidio perpetrato, in data 6 settembre 2016, ai danni di suo padre SINESI Roberto, capo storico dell’omonima batteria mafiosa. Il luogo del delitto, bar “All’H24” di Foggia, si è rilevato, a seguito delle indagini compiute, la base operativa centrale del traffico di sostanze stupefacenti.

Dagli sviluppi investigativi svolti al riguardo, mediante l’uso massivo di attività tecniche3, anche di ultima generazione, è stata possibile, nei periodi successivi, l’esecuzione – tra le altre – di due importanti inchieste antimafia coordinate sempre dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e precisamente:

  • Decima Azione: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei maggiori 30 esponenti della consorteria mafiosa della Società Foggiana”, che ha riguardato il contesto criminale delle estorsioni in danno del tessuto imprenditoriale cittadino, praticate “a tappeto” e con criteri di sistematicità nei confronti delle relative vittime;
  • DecimaBis”: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 40 soggetti appartenenti sempre alla predetta consorteria, che ne ha accertato gli ambiti operativi criminali e le infiltrazioni nel tessuto sociale ed economico ed in particolare le estorsioni realizzate con metodo mafioso, la turbata libertà degli incanti ed anche gli agguati compiuti con armi, il tutto al fine di esercitare un violento controllo del territorio, di natura “militare”, espressione tipica di quella forza di intimidazione tipica dell’agire mafioso.

L’operazione eseguita oggi, convenzionalmente  denominata “Game Over”, rappresenta  la prosecuzione, sul versante investigativo, nell’azione di contrasto nei confronti dell’organizzazione mafiosa “società foggiana”. Si è in particolare focalizzata sulle fonti di guadagno illecite di tale struttura criminale che, secondo le indagini, sono derivanti da due canali:

  • le sistematiche estorsioni, compiute ai danni al tessuto imprenditoriale e ricostruite nei dettagli dalle indagini Decimazione e Decimabis, praticate con lo scopo di far confluire i proventi illeciti nella “cassa comune”, utilizzata per il sostentamento, l’assistenza e la sopravvivenza del sodalizio mafioso;
  • il fiorente traffico di sostanze stupefacenti, perpetrato con aggressivo e minuzioso sistema di regole, che hanno garantito, ai vertici operativi del sodalizio, non a caso coincidenti con i vertici delle “batterie” mafiose, la possibilità di un controllo capillare e di una posizione di monopolio nella vendita della cocaina, attraverso l’imposizione dell’obbligo, a pena di pesanti ritorsioni anche armate, di commercializzare esclusivamente la sostanza stupefacente fornita dal sodalizio Tale imposizione, attuata con le caratteristiche tipiche delle organizzazioni mafiose, ha assicurato all’associazione consistenti profitti illeciti ed ulteriori 7 Euro per ogni grammo di cocaina venduta a Foggia. Profitti, questi, utilizzati anche per alimentare la “cassa comune”, funzionale al perseguimento degli scopi criminali della cd. “Società foggiana”.

Secondo quanto emerso e ritenuto dal Gip (fatta sempre salva la valutazione nelle fasi successive), i delitti contestati sarebbero stati perpetrati con metodologie organizzative ed operative che ricalcano fedelmente quelle praticate in materia di estorsioni. Le tre articolazioni componenti l’aggregato mafioso della “Società foggiana”, infatti, hanno esercitato la loro “pressione mafiosa” per la monopolizzazione del traffico di cocaina sul territorio cittadino. Per tali narcotraffici, infatti, il sodalizio in questione:

  • ha pianificato dettagliatamente l’organizzazione del traffico di cocaina attraverso continue riunioni in cui sono state determinate rigide regole (d. “cartello del narcotraffico”);
  • ha imposto il monopolio della vendita di cocaina nella città di Foggia, mediante una forza intimidatrice propria, derivante dal riconosciuto nonché temuto spessore criminale dei soggetti al vertice dell’organizzazione stessa, direttamente investiti dagli storici capoclan, che si sono avvalsi di una fitta rete informativa, utilizzata per controllare militarmente le “piazze” di spaccio;
  • ha immesso sul mercato cittadino considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, stimati in circa 10 chilogrammi al mese di cocaina, acquistata ad un prezzo di poco inferiore ai 40 euro al grammo, poi rivenduta, a seconda dei casi, a 55 o 60 euro al grammo. I profitti realizzati dalla consorteria mafiosa sono quantificabili in almeno 200.000 euro al mese, e le dosi di cocaina immesse sulle piazze di spaccio corrispondono, invece, a circa 50.000 al mese;
  • ha usufruito di depositi sorvegliati per la custodia ed il confezionamento della cocaina;
  • ha “governato” le piazze di spaccio con una fitta rete di venditori, tutti pienamente consapevoli di operare illecitamente nell’ambito di contesto associativo  asservito a scopi mafiosi (d. finalizzazione mafiosa del narcotraffico), inquadrati in vere e proprie “squadre operative” e ripartiti, secondo il livello operativo, nella “lista dei grossi” e nella “lista dei piccoli”, a cui venivano distribuiti con cadenza regolare quantitativi prestabiliti di cocaina, nell’ordine delle centinaia di grammi i primi e delle decine di grammi invece i secondi;
  • ha mantenuto una minuziosa contabilità della droga distribuita alle “squadre di spaccio” e dei relativi corrispettivi realizzati, riscuotendoli mediante gli “addetti al giro inverso” presso gli spacciatori ed elaborando così vere e proprie “liste della contabilità”, funzionali alla gestione del narcotraffico;
  • ha raccolto i profitti del traffico di droga e, in analogia con la gestione dei profitti delle estorsioni, ha alimentato la “cassa comune”, utilizzata per distribuire i guadagni illeciti, assicurare somme ai sodali, denaro devoluto al mantenimento dei familiari ed accoliti in stato di detenzione, anche al fine di scoraggiare il fenomeno del

Le tecniche investigative adoperate hanno messo in luce l’essenza e la natura dei vincoli che univano – a vario titolo - tutti i soggetti coinvolti nel core business del “Sistema”, vale a dire  l’esercizio in forma “imprenditoriale” della cessione di cocaina.

La strategia criminale dei componenti dell’organizzazione presupponeva – come è risultato da talune conversazioni chiare ed esplicite - la sussistenza “a monte” di un “pactum sceleris”, siglato dai capi storici dei clan componenti le batterie mafiose confederate nella “Società Foggiana”. I metodi di gestione del traffico di stupefacenti (a cui gli stessi indagati avevano dato, a loro volta, il nome di “Sistema”), prevedevano l’attribuzione, all’interno del sodalizio, di ruoli ben definiti e per ciascuno dettagliatamente ricostruito agli esiti del vaglio del materiale investigativo raccolto.

Le indagini così condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, che ha applicato un suo magistrato, hanno permesso di conoscere numerosi e dettagliati elementi caratterizzanti le complesse ed articolate dinamiche delittuose dell’organizzazione mafiosa, nonché i rapporti interni, non privi di conflittualità tra gli stessi indagati, l’accurato modus operandi utilizzato, la portata del traffico di stupefacenti commercializzato in regime di monopolio, controllato grazie al ricorso a metodi mafiosi, ed in ultimo anche la ripartizione e destinazione finale dei profitti illecitamente realizzati, per alimentare, senza soluzione di continuità, il “Sistema” della “Società foggiana”.

note:
1 di cui 81 sottoposti alla custodia del carcere ed 1 alla misura degli arresti domiciliari
2 costituita dalle tre “batterie”: “Moretti-Pellegrino-Lanza”, “Sinesi-Francavilla” e “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese”
3 intercettazioni

 

 

 

Dalle prime ore dell’alba, i Carabinieri del Nuclei Investigativo di Foggia stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, che ha coordinato le indagini.

I reati contestati, in questa prima fase preliminare-cautelare, sono concorso di persone in spaccio continuato di sostanze stupefacenti. L’indagine antidroga in questione, convenzionalmente denominata “RADAR”, iniziata nell’estate del 2021 e durata all’incirca sei mesi, è scaturita dopo il sequestro di un kg di cocaina eseguito, da parte dei Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Rotondo, nel giugno 2021. Da tale sviluppo investigativo sarebbe stato così riscontrato, in termini gravemente indiziari, un importante traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, e non solo, avviato principalmente sull’asse territoriale San Severo – San Giovanni Rotondo, che ha visto coinvolto diversi soggetti. Durante l’attività investigativa svolta, sono stati arrestati in flagranza di reato - quale riscontro - 5 soggetti, con il recupero complessivo di oltre un kg tra cocaina e hashish, nonché il sequestro di circa 50.000 euro in contanti ritenuti, secondo le contestazioni preliminari, profitto di parte del traffico di droga accertato dai militari dell’Arma.

Le indagini, sviluppate anche mediante plurime attività tecniche, avrebbero quindi consentito di rilevare numerosi episodi di spaccio “al dettaglio” di sostanze stupefacenti, nonché fenomeni di “infiltrazione” di soggetti sanseveresi nei comuni limitrofi al confine regionale, quali Campomarino (CH), Termoli (CB), San Salvo (CH) e Vasto (CH), dove – sempre secondo le contestazioni preliminari effettuate dagli Inquirenti – alcuni degli indagati sarebbero riusciti a “conquistare” in quelle aree una parte del locale “mercato degli stupefacenti”.

L’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in questione ha visto il coinvolgimento anche dello Squadrone Eliportato Cacciatori  di  Puglia, nonché dei  Comandi  Arma territorialmente impegnati a supporto delle operazioni di Polizia Giudiziaria del Nucleo Investigativo Carabinieri di Foggia, coordinati dall’A.G. di Foggia.

Nei prossimi giorni, i soggetti cautelati saranno sottoposti ad interrogatorio di garanzia davanti al GIP competente del Tribunale di Foggia.

In ultima analisi va precisato che la posizione delle persone sottoposte a misure cautelari è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato in collaborazione con la Polizia Locale di San Severo, ha eseguito un Decreto di Sequestro Preventivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Foggia, riguardante 21 immobili abusivi realizzati in una zona del comune di San Severo in provincia di Foggia.

Il provvedimento è scaturito da un’attività d’indagine espletata dalla Squadra Mobile della Questura di Foggia, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, che coinvolto 14 persone sottoposte alle indagini preliminari in relazione al reato di occupazione abusiva  di suolo pubblico.

L’odierna operazione si inserisce nell’ambito delle attività investigative che hanno dato origine alle maxi operazioni Troy e Troy 2, concluse dalla Polizia di Stato negli scorsi mesi di ottobre e novembre, ove emergeva un’attività di traffico illecito di sostanze stupefacenti, che sarebbe stata gestita con una organizzazione simile a quella delle comuni e lecite  attività commerciali ed operante nelle 13 piazze di spaccio individuate e smantellate nei diversi quartieri popolari del comune di San Severo.

In particolare, alcune di esse sarebbero state realizzate all’interno di abitazioni, spesso abitate anche da minori di anni 10, dinanzi ai quali si sarebbero concretizzate diverse condotte di spaccio, mentre altre sarebbero state organizzate in illeciti coffee shop, in cui gli assuntori avrebbero avuto la possibilità di consumare la sostanza stupefacente di volta in volta acquistata.

Tra i manufatti abusivi sottoposti oggi a sequestro preventivo, ci sarebbero alcuni destinati proprio all’attività di spaccio. 

Le indagini hanno riguardato una prima serie di fabbricati costruiti su suolo pubblico, di proprietà del Ministero dei Lavori Pubblici – Provveditorato di Bari, in assenza dei prescritti titoli autorizzativi e senza agibilità nel quale maturò, lo scorso 5 ottobre 2021, l’aggressione alla troupe televisiva di “Striscia la notizia”, trattandosi della medesima area in cui il giornalista BRUMOTTI Vittorio era stato inviato, insieme ad altri due operatori, per documentare le attività di spaccio di stupefacenti.

Pertanto, attraverso gli accertamenti espletati congiuntamente alla Polizia Locale di San Severo è emerso che i 14 soggetti avrebbero realizzato opere abusive murarie destinate al ricovero/deposito di mezzi o, in alcuni casi, allo smercio di sostanza stupefacente, invadendo il terreno pubblico oggetto di indagine e traendone profitto.

Infatti, tramite suddetti accertamenti, emergeva una trasformazione urbanistica dell’area ed una concreta alterazione dell’originaria destinazione d’uso dovuta all’occupazione, per fini privati, di spazi pubblici che potevano essere destinati a beni di pubblica utilità.

D’altronde, era già emerso durante le precedenti attività d’indagine condotte dalla Polizia di Stato che alcune aree urbane del Comune di San Severo, composte da un agglomerato di edifici popolari e manufatti abusivi, sarebbero diventate il punto di riferimento di assuntori, che si sarebbero diretti in quell’area, a qualsiasi ora del giorno, a piedi e/o con veicoli, per acquistare dal pusher di turno la sostanza stupefacente.

Anzi, proprio in considerazione delle condizioni logistiche e ambientali, costituite da un dedalo di strade difficilmente accessibili agli operatori di Polizia e caratterizzate da un diffuso abusivismo edilizio tale da renderlo solo parzialmente aggredibile attraverso presidi tecnici del tipo video-sorveglianza, aveva indotto lo scorso anno l’Autorità Giudiziaria a valutare positivamente l’opportunità di procedere con un’operazione speciale sotto copertura, così da affiancare alle tradizionali attività d’indagine il delicato compito e la preziosa collaborazione di alcuni operatori undercover del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, per acquisire elementi probatori nei confronti dei sospettati pushers che svolgono l’illecita attività di spaccio.

Il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari.

Va precisato che la posizione delle persone coinvolte nelle predette operazioni di polizia è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.

I Baschi Verdi della Compagnia di Manfredonia hanno sequestrato 25 kg di hashish e tratto in arresto il conducente sorpreso alla guida dell’autovettura che trasportava la droga.

Il rinvenimento della sostanza stupefacente è avvenuto nel corso di uno dei numerosi posti di controllo che ogni giorno le fiamme gialle effettuano per il controllo del territorio ed il contrasto ai traffici illeciti lungo la SS. 89, la principale arteria stradale garganica.

I finanzieri, insospettiti dal comportamento del conducente alla vista della pattuglia, intimavano l’alt e nel corso del controllo rinvenivano, nel porta-bagagli, una voluminosa busta contenente oltre 240 “panetti” di hashish, per un totale di 25 kg. circa.

La sostanza stupefacente, confezionata in cellophane avente segni distintivi diversi, “Gorilla” e “Porsche”, avrebbe consentito di ricavare oltre 200 mila dosi.

Il conducente del veicolo, residente in provincia di Verona, è stato arrestato e condotto presso la Casa circondariale di Foggia. All’esito del quadro indiziario raccolto, il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere.

Il procedimento penale si trova nella fase delle indagini preliminari, la posizione dell’indagato è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria ed il medesimo non può essere considerato colpevole fino ad eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

I Carabinieri della Stazione di Casalnuovo Monterotaro, proseguono nell’azione di contrasto ai fenomeni delinquenziali che riguardano i comuni dei Casali Dauni.

Alla pressante richiesta di aiuto sollevata da quelle amministrazioni comunali, particolarmente spaventate dall’acuirsi dei fenomeni delittuosi nei primi mesi del corrente anno, la risposta dei militari dell’Arma ha visto l’intensificazione dei servizi straordinari di controllo del territorio. Le pattuglie sono state orientati prevalentemente al contrasto dei reati predatori nonché alla lotta al fenomeno dello spaccio e consumo di sostanze stupefacenti.

Proprio in occasione di un incontro tenutosi lo scorso mese di marzo promosso dal Distretto Sociosanitario e dal Serd di Lucera, patrocinato dall’amministrazione comunale di Casalvecchio di Puglia, i Carabinieri di Casalnuovo avevano messo in guardia la popolazione locale per non abbassare la guardia ed alzare il livello dell’attenzione, sensibilizzando la cittadinanza in relazione allo specifico fenomeno della diffusione e consumo delle sostanze stupefacenti, presente anche tra gli abitanti dei comuni dei Casali Dauni.

I Carabinieri della Stazione di Casalnuovo Monterotaro, nel corso del pomeriggio di ieri, 31 maggio 2023, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, hanno sorpreso un 36enne, da oltre 10 anni residente in Italia, in possesso di circa 40 grammi di sostanza stupefacente del tipo marjuana, oltre a 5 mila euro in contanti e materiale atto al confezionamento delle singole dosi.

Lo stupefacente ed il denaro sono stati posti sotto sequestro. Al termine delle relative formalità l’uomo è stato tratto in arresto e posto agli arresti domiciliari. L’arresto è stato convalidato e l’indagato è stato collocato ai domiciliari.

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. Va altresì precisato che la posizione della persona arrestata è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria. La stessa, pertanto, non può essere considerata colpevole sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

Sin dalle prime ore del mattino, oltre 160 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna sono impegnati, con il supporto del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (S.C.I.C.O.) e di altri Reparti, nell’esecuzione di 41 ordinanze di custodia cautelare (37 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora) - nelle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma, Milano, Cremona, Brescia, Pavia, Livorno, Roma, Foggia, Potenza, Crotone e Reggio Calabria - a carico di soggetti appartenenti a un’associazione a delinquere composta da italiani appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta reggina e crotonese, dedita al traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana.

Le misure cautelari, disposte dal G.I.P. del Tribunale di Bologna - Dott. Alberto GAMBERINI, costituiscono l’epilogo di complesse indagini di polizia giudiziaria dirette dal Dott. Roberto CERONI della locale Direzione Distrettuale Antimafia, coordinate dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo - alla luce di convergenze emerse con altri filoni investigativi delle Procure della Repubblica di Firenze, Potenza e Trento - e condotte, per quasi 2 anni, dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna.

Grazie all’acquisizione delle chat criptate intrattenute tramite la piattaforma Sky ECC, smantellata nel 2021 a seguito di un’operazione di un Joint Investigation Team sotto l’egida di Europol, i Finanzieri hanno ricostruito la struttura del sodalizio criminale e l’intera filiera dell’approvvigionamento dello stupefacente. Il leader dell’associazione è stato identificato in un soggetto, già noto alle cronache, ai vertici della ‘ndrina “Staccu” di San Luca (RC), latitante in Spagna dal 2018 e tratto in arresto a marzo 2021.

Nel periodo di latitanza, il boss ha tirato le fila di una vastissima rete di narcotraffico internazionale in grado di gestire carichi di stupefacente nell’ordine delle centinaia di chilogrammi al mese, in affari con i potentissimi cartelli Sudamericani (fra cui il Primeiro Comando da Capital brasiliano e organizzazioni criminali colombiane, peruviane, messicane e boliviane) e alcuni dei più noti e pericolosi latitanti italiani.

Grazie all’incessante brokeraggio del boss, lo stupefacente, proveniente dai Paesi di produzione Sud-Americani, giungeva nei porti dell’Europa settentrionale (in particolare Anversa e Rotterdam) per essere subito dopo distribuito in tutto il vecchio Continente. Il boss aveva affidato la gestione del mercato italiano ai promotori dell’associazione, soggetti calabresi da anni residenti nel Parmense e nel Reggiano che, avvalendosi di basi logistiche dislocate in varie regioni (Calabria, Lazio e Lombardia), di corrieri e di imprese compiacenti, erano in grado di occuparsi, con indiscussa professionalità e disinvoltura, dei traffici illeciti della Cosca in tutta la Penisola.

Nel corso delle indagini, sono stati ricostruiti approvvigionamenti e cessioni per quantitativi che sfiorano i 1.200 kg di cocaina, i 450 kg di hashish e i 95 kg di marijuana. Tali ingenti quantitativi di stupefacente hanno fruttato all’associazione decine di milioni di euro, parzialmente reimpiegati in 14 società intestate a prestanome e utilizzate anche per “mascherare”, in pieno periodo di lockdown pandemico, i trasporti di droga attraverso false bolle di accompagnamento.

Un ruolo attivo e assolutamente prezioso nella sistematica opera di riciclaggio dei proventi illeciti del sodalizio criminale è stato ricoperto da una vera e propria rete di soggetti di nazionalità cinese attraverso il fei ch’ien (sistema “informale” di trasferimento di denaro). In particolare, dopo aver prelevato ingenti somme di contanti, i cittadini sinici provvedevano a inviarlo, attraverso una lunga catena di bonifici, ad aziende commerciali ubicate in Cina e Hong Kong. Queste ultime, attraverso articolati meccanismi di “compensazione”, erano in grado di recapitare il denaro ai broker del narcotraffico e agli stessi cartelli sudamericani attraverso “agenti” residenti all’estero. Dalle indagini è emerso che, grazie al meccanismo dei fei ch’ien, l’associazione è stata in grado di ripulire più di 5 milioni di euro; due “riciclatori” cinesi sono stati colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Durante le indagini sono stati inoltre arrestati, in flagranza di reato, 3 cittadini italiani e sequestrati 43 kg di cocaina, 44 kg di hashish, sostanze da taglio e frullatori utilizzati per preparare il narcotico, poco meno di 140 mila euro in contanti (trovati nella disponibilità di uno dei “riciclatori” cinesi) e 10.000 prodotti contraffatti (di cui 3.200 articoli di abbigliamento recanti i marchi di famosi brand e svariate confezioni di farmaci contro la disfunzione erettile per un totale di 6.800 blister).

Di assoluta utilità per la riuscita delle indagini si è rivelata la collaborazione instaurata con l’Attaché presso l’Ambasciata statunitense a Roma dell’Homeland Security Investigations (HSI), principale branch investigativo dell’U.S. Department of Homeland Security. Il Dipartimento è responsabile delle indagini sulla criminalità transnazionale, con particolare riguardo alle organizzazioni terroristiche e malavitose che sfruttano il sistema normativo ed economico-finanziario internazionale per commettere reati. L’HSI, le cui competenze sono sovrapponibili a quelle della Guardia di Finanza, ha più volte fornito supporto di natura tecnico - investigativa e di intelligence ai militari, contribuendo a disarticolare efficacemente il sodalizio criminale.

Oltre alle 41 ordinanze di custodia cautelare, le Fiamme Gialle bolognesi hanno eseguito il sequestro di 44 immobili e terreni, n. 17 autoveicoli/motocicli, n. 354 rapporti bancari e 80 fra società, attività commerciali e partecipazioni sociali, per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro; sono state altresì effettuate numerose perquisizioni personali e locali, tuttora in corso.

L’attività, che si aggiunge ad altre recentemente concluse, testimonia ancora una volta il costante e fattivo impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alle organizzazioni criminali mafiose che, da sempre, identificano nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti uno dei canali più proficui e celeri di accumulazione illecita di capitali.

Oltre 80 kg di sostanze stupefacenti sono stati sequestrati in provincia di Foggia dall’inizio dell’anno grazie al fiuto delle unità cinofile della Compagnia di Manfredonia.

In 100 giorni i cani antidroga della Guardia di Finanza hanno scoperto hashish, marijuana, cocaina ed eroina in 130 controlli eseguiti sia nel corso degli ordinari servizi di pattugliamento del territorio, con particolare attenzione alle stazioni ferroviarie, alle principali vie di comunicazione ed ai luoghi interessati da “movida” e presenza di persone, nonché nei controlli svolti congiuntamente con le altre forze di polizia.

All’esito di tali interventi 110 persone sono state segnalate all’Autorità Prefettizia per uso personale di sostanze stupefacenti, mentre nei casi riguardanti quantitativi più elevati o suddivisi in dosi i responsabili sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria: 8 in stato d’arresto e 12 denunciati a piede libero.

Un grosso carico di hashish è stato sequestrato nella notte del 6 marzo scorso in località “Scalo dei Saraceni”, quando un’autovettura non si è fermata ad un posto di controllo nella zona di Zapponeta. I Baschi Verdi della compagnia di Manfredonia sono partiti all’inseguimento. Il corriere, prima di essere raggiunto e fermato in località “Scalo dei Saraceni”, ha abbandonato l’auto con 18 kg di droga approfittando dell’oscurità per fuggire nelle campagne.

Il traffico di sostanze stupefacenti rappresenta uno dei principali settore di guadagno per le consorterie criminali foggiane. La costante attività di controllo economico del territorio posta in essere dalle Fiamme Gialle è orientata anche a contrastare ai traffici illeciti ed a sottrarre risorse alla criminalità.

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