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Emiliano: un plauso all’ottimo lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine

“Desidero esprimere il mio compiacimento e il mio plauso per l’ottimo lavoro svolto dalla cosiddetta "Squadra Stato", formata da agenti della Polizia di Stato e militari dell'Arma dei Carabinieri, che in queste ore stanno eseguendo numerose misure cautelari emesse nei confronti di decine di soggetti affiliati e contigui all'organizzazione criminale di matrice mafiosa nota come società foggiana”.
Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato l’operazione condotta questa mattina dalle forze dell’ordine, che ha permesso l’arresto di quaranta persone a Foggia.
“La vasta operazione di polizia giudiziaria - ha spiegato il Presidente Emiliano - ha interessato un pericoloso sodalizio criminale di stampo mafioso operante nel territorio foggiano e l’importanza di tale operazione è strettamente correlata ai settori di interesse criminale della mafia foggiana che, come ha ben sottolineato il Procuratore Cafiero De Raho, non si muove solo per la consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, ma ha assunto il modello tipico delle organizzazioni mafiose attraverso la gestione di affari e quindi attraverso una articolazione imprenditoriale economico finanziaria”.
“Si tratta - ha concluso Emiliano - di un altro importante passo in avanti nella faticosa azione di contrasto alla criminalità, verso la strada della
legalità e della sicurezza”.

Raffaele Piemontese: " È una lotta di liberazione per tutti noi"

“Lo smantellamento della centrale mafiosa che comandava la dinamica più odiosa di tutte, quella che vive da parassita sui sacrifici economici di tante imprese, commercianti, artigiani e lavoratori, è una conquista che deve fare gioire tutti i foggiani.
Da foggiano e da rappresentante delle istituzioni, esprimo l’orgoglio per il grande risultato raggiunto dalla Procura Nazionale Antimafia, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia, dai Carabinieri e dalla Polizia, a cui indirizzo il grazie più sentito.
Questa che stanno guidando è una lotta di liberazione per tutti noi, che serve a infondere, nelle persone perbene, coraggio, fiducia e spirito di comunità".

Dalle pagine dell’ordinanza dell’operazione Decimabis, pari a 232, escono scenari quasi impensabili per una mafia, la “società” foggiana, verosimilmente incentrata su dogmi ‘ndranghetisti. Quasi tutti imparentati tra loro, poi divisi, ma sempre uniti nel loro “codice d’onore” di non parlare, rimanere uniti e uccidere chi tradisce. Tuttavia e per i vari arresti svolti nei mesi precedenti che ha visto la decapitazione apicale della “società”, con l’arresto dei “mammasantissima, qualcuno avrebbe voluto creare una nuova batteria. A confermarlo un eccellente pentito della “società” foggiana, Carlo Verderosa che svela i retroscena, confermando la tentata ascesa dei Frascolla-Lanza-Palumbo. Poi tutto si è ridimensionato confermando le storiche batterie.

E sempre dall’ordinanza c’è la ormai acclarata vicinanza della “società” foggiana alla mafia garganica, con la quale ha storicamente sempre intrattenuto amicizie, e la mano protettiva a quella dell’Alto Tavoliere. In particolare c’è la conferma con quella del “clan dei montanari”, con quella costiera manfredoniana e mattinatese, con quella viestana, da sempre bracci per gli affari illeciti dell’apicale “società”, che anni addietro hanno “ospitato” la latitanza di alcuni boss foggiani. Un’affiliazione basata sul rispetto reciproco, che riconosce i boss foggiani vertici indiscussi degli affari mafiosi e mediatori per ristabilire la pace tra alcuni vertici dei clan, dopo la cattura degli storici capi, conferendo mandati temporanei per continuare il loro business.

 C’è anche il filone con quella dell’Alto Tavoliere, fulcro per lo smercio della droga, e canale preferenziale per la veicolazioni delle armi utilizzate dalla mafia foggiana.

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FOCUS

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Smembrare il “sistema”, il codice regolativo predefinito e condiviso che la “società” foggiana adottava per il racket e poi dividersi i profitti illeciti, ha fatto emergere scenari che a Foggia, tra estorsioni, minacce, bombe, omicidi, erano da tempo all’attenzione degli inquirenti della DDA e DIA. Le pompe funebri al centro delle attività illecite, dove 50 euro a funerale, tenevano buoni le batterie assicurandosi protezione e soprattutto lavoro. Dalle indagini e grazie alle informazioni di un dipendente comunale dell'ufficio Anagrafe della sezione morte – stato civile – servizi demografici, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per l’operazione ha assicurato alle Patrie Galere esponenti di spicco della “società” foggiana. Soffiate su chi moriva, cosicché da assicurare lavoro per alcune imprese di pompe funebri che a loro volta erano protette versando la mazzetta.

Ma c’è anche lo sport al centro del racket foggiano. Oltre alle intimidazioni e poi estorsioni nel mondo del calcio, da Decimabis sortisce i filone Ippica. All’ippodromo di Castelluccio dei Sauri fantini minacciati per gare pilotate, con scommesse “sicure” sulle corse dei cavalli. Insomma, gare truccate con tangenti fino a 2mila euro per fantino. E chi non ci stava era minacciato di morte: «Io ti sfascio le corna a te e questo Massimino. Vengo a Foggia e vi vengo ad acchiappare. Abbiamo preso tremila euro, abbiamo perso duemila euro sopra i cinque! I soldi li ho fatti cacciare a loro, ho detto i soldi li cacci tu, fantino. I soldi me li dai tu e quel figlio bastardo e cornuto. Ho detto ti devo uccidere, mi devi portare i soldi. E adesso dalla prossima volta tu fai quello che dico io... tanto adesso l'ho capito il sistema».

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A margine della maxi operazione, da Bari lo scrittore, sociologo e giornalista Leonardo Palmisano ha affermato, a proposito delle “zone grigie” emerse dall’indagine che vi potrebbero essere i presupposti per un’ulteriore indagine per verificare presupposti di scioglimento per mafia del comune di Foggia

«L’operazione Decimabis ha inferto stamani un colpo durissimo alle 8 sorelle, gli 8 clan principali della mafia foggiana: Moretti, Pellegrino, Lanza, Sinesi, Francavilla, Trisciuoglio, Tolonese, Prencipe. Tra gli arrestati, colletti bianchi dell’apparato amministrativo cittadino. I presupposti –afferma Palmisano- per un intervento governativo che verifichi se ci sono gli estremi per scioglimento per mafia del Comune, a questo punto, ci sono tutti».

E rimbalzo giunge la nota stampa del Sindaco di Foggia, Franco Landella.

«A nome dell'Amministrazione comunale e dell'intera città, mi congratulo con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, la Procura della Repubblica di Foggia e con gli agenti della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri per aver condotto un'importante operazione che ha inferto un duro colpo ai clan mafiosi che operano in città. Il Comune di Foggia è pronto a costituirsi nuovamente parte civile in un eventuale processo.

È cocente, invece, constatare che Leonardo Palmisano lanci accuse gratuite e senza fondamento contro la nostra comunità e contro l'Amministrazione, che andrebbe sciolta per mafia “per il coinvolgimento di colletti bianchi”.

In quali vesti scrive Palmisano: da politico, magistrato o giornalista? Quali prove o evidenze egli possiede per scrivere tali sconcertanti banalità? Dove inizia il diritto di cronaca e dove finiscono le chiacchiere da bar dello sport?

Quale sociologo ha interesse a gettare fango su un’intera città, impegnata in un’importante battaglia per liberarsi dalla cappa mafiosa che la opprime: una tematica così delicata viene troppo spesso volgarmente strumentalizzata per fini di carrierismo politico ed elettorale.

In realtà è stato tratto in arresto un operatore servizi cimiteriali, operante nell'Ufficio Deceduti del Comune di Foggia, tra l’altro assunto a Palazzo di Città quando governava il centrosinistra: nessun amministratore, dirigente o esponente politico è stato interessato dall'operazione di polizia giudiziaria odierna.

Invito anche il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, ad informarsi meglio prima di lanciare accuse infondate: il dipendente destinatario della misura cautelare, infatti, non solo non è un funzionario e a quanto risulta dagli atti di indagine non forniva informazioni sui bandi pubblici comunali».

Dal Transatlantico romano non mancano i commenti alle affermazioni di Palmisano. Lo fa Nicola Morra, Presidente della Commissione antimafia parlamentare, chiedendo alla Ministra Lamorgese una commissione per l’accesso agli atti al Comune di Foggia: «Per dissipare qualsiasi ombra chiedo che la ministra Lamorgese si attivi immediatamente così da poter dare risposte concrete ai cittadini foggiani che devono potersi fidare dallo Stato cominciando dal proprio organo di amministrazione comunale».

Nota amara quella finale di Leonardo Palmisano scritta sula sua pagina facebook dopo aver letto i commenti di risposta alla sua dichiarazione: «Scopro, ancora una volta, di essere io il 'problema' di Foggia, non la mafia. Non pensavo di essere così egemonico e potente»

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- Decimabis. Il plauso del Procuratore nazionale Antimafia Cafiero de Raho. «La mafia foggiana è divenuta il primo nemico dello Stato»

«Con grande gioia faccio i complimenti alla DDA di Bari e alla Procura di Foggia. Operazione di grande importanza, sottolineo come questa operazione dà il senso della risposta dello Stato per quella che è un’emergenza nazionale, ovvero la criminalità organizzata di Foggia».

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- Scacco alla “società” foggiana. [VIDEO] Con “Decimabis” l’antimafia smembra il “sistema”, il codice del racket, estorsioni, appalti e connivenze con P.A. Tutti i nomi

Dura battuta d’arresto inflitta alla mafia foggiana, la “società”. Un pool antimafia di Forze dell’ordine costituito da Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri coordinati dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura Della Repubblica di Foggia, questa notte, tra il 15 e il 16 novembre 2020, a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale, nell’ambito della maxi operazione antimafia convenzionalmente denominata “Decimabis”, hanno eseguito congiuntamente un provvedimento cautelare –emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia –nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa “società” foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

“Decimabis” rappresenta la prosecuzione della precedente operazione antimafia, denominata “Decima Azione”, eseguita nel novembre 2018, sempre nella città di Foggia, da parte delle due Forze di Polizia operanti, nonché la risposta ai violenti attentati consumatisi in città all’inizio dell’anno, che ebbero ampio risalto in ambito nazionale, destando peraltro profondo allarme sociale.

L’importante inchiesta giudiziaria che ha compendiato gli esiti di diverse attività di indagine, tra loro connesse, è stata condotta da una task force composta da investigatori della 1^ Divisione dello SCO, delle Squadre Mobili di Bari e Foggia, nonché del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, ed ha consentito di ricostruire le attuali dinamiche organizzative-funzionali nonché le specifiche attività criminali delle tre batterie che compongono la società foggiana: “MORETTI-PELLEGRINO-LANZA”, “SINESI-FRANCAVILLA” e “TRISCIUOGLIO-TOLONESE-PRENCIPE”, da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna ed il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, unite nella condivisione degli interessi economico-criminali, gestiti secondo schemi di tipo consociativo.

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Le complesse ed articolate investigazioni svolte, anche con l’importante ausilio di massive attività tecniche, corroborate altresì dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno documentato, tra le altre cose, come l’organizzazione mafiosa in argomento abbia:

  • realizzato una generalizzata, pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato come il “SISTEMA”;
  • costituito una cassa comune, finalizzata al pagamento degli “stipendi” per i consociati, nonché al mantenimento dei sodali detenuti e dei loro familiari, anche attraverso il sostenimento delle spese legali, così sviluppando collaudati processi di gestione centralizzata nell’acquisizione e nella ripartizione delle risorse economiche;
  • gestito il racket delle estorsioni come la riscossione di una vera e propria tassa di sovranità, registrando su un libro mastro la lista delle attività commerciali ed imprenditoriali estorte, nonché gli “stipendi” pagati agli associati;
  • regolato le dinamiche interne attraverso il sistematico ricorso alla violenza brutale, quale strumento di definizione degli assetti interni e delle gerarchie associative;
  • sviluppato, negli ultimi anni, una significativa vocazione imprenditoriale, ed una parallela opera di infiltrazione nel settore amministrativo, , orientando il sodalizio mafioso verso un più evoluto modello di mafia degli affari.

I principali destinatari del provvedimento restrittivo eseguito dagli investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri sono elementi di primo piano, ed in alcuni casi anche “figure storiche”, della Società Foggiana.

Tra gli arrestati figura anche un dipendente del Comune di Foggia, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale ha fornito informazioni ad esponenti della batteria “SINESI-FRANCAVILLA”, funzionali al compimento di attività estorsive nei confronti delle locali agenzie funerarie oltre ad un imprenditore locale, attivo nel settore dell’edilizia, indagato per turbativa d’asta.

Particolarmente importanti sono risultate le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, originariamente intranei alla Società Foggiana, i quali, con i propri contributi dichiarativi, reciprocamente convergenti, hanno ulteriormente rafforzato l’impianto accusatorio raccolto dagli inquirenti, consentendo, nello specifico, di acquisire significativi elementi di prova in ordine alle dinamiche interne ed agli interessi criminali del predetto sodalizio mafioso.

Le indagini hanno permesso di disvelare la capillare, pervasiva pressione estorsiva esercitata dalla “società” foggiana sul tessuto economico della città: dal mercato settimanale cittadino al settore edilizio, dalle imprese di servizi funebri, alle sale scommesse e dalle aziende attive nel movimento terra, dall’agroalimentare alle corse ippiche: non vi è ambito economico che la mafia foggiana abbia risparmiato nella sottoposizione al racket estorsivo.

Allarmanti anche i tentativi di infiltrazione e condizionamento nel settore delle aste pubbliche, dei servizi di vigilanza e nella pubblica amministrazione nonché i rapporti e le interlocuzioni attivati con esponenti importanti del mondo imprenditoriale locale sottoposti all’assoggettamento mafioso.

Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l’impegno e la determinazione della “Squadra Stato” nell’attività di contrasto e di repressione della criminalità organizzata foggiana: un forte segnale di fiducia e di speranza che punta a risvegliare la coscienza sociale di una comunità cittadina rimasta per troppo tempo vittima e prigioniera di una asfissiante e tentacolare oppressione mafiosa.

Complessivamente, come detto, sono 40 gli arresti svolti dal pool antimafia, per la maggior parte si tratta di esponenti delle suddette tre batterie della criminalità organizzata foggiana. Nel mirino soprattutto le estorsioni compiute a tutto campo, tra le vittime anche ambulanti del mercato settimanale. Tra i destinatari dei provvedimenti anche un soggetto dell’amministrazione pubblica, che indicava i decessi per consentire alla mafia di intervenire per pretendere pizzo da chi curava i servizi di trasporto.

Tutti nomi degli arrestati dell’operazione Decimabis, chi raggiunto in carcere da inasprimenti di pena, chi ha visto le celle delle Patrie Galere.

Quelli della “società” foggiana

Adelio Pio Nardella nato a Foggia il 29.02.1966
Alessandro Alessandro nato a Foggia il 13.01.1979
Alessandro Aprile 'Schiattamorti' nato a Foggia il 27.02.1984
Antonio Miranda nato a Foggia il 05.09.195
Antonio Riccardo Augusto Frascolla detto 'Antonello' nato Foggia il 17.02.1990
Antonio Riccardo Augusto Frascolla detto 'Antonello' nato Foggia il 17.02.1990
Antonio Salvatore detto 'Lascia Lascia' nato a Foggia il 26.02.1991
Antonio Verderosa detto 'Sciallett' nato a Foggia il 26.05.1968
Antonio Vincenzo Pellegrino detto 'Capantica' nato a Foggia il 13.06.1952
Antonio Vincenzo Pellegrino detto 'Capantica' nato a Foggia il 13.06.1952
Benito Palumbo nato a Foggia il 05.08.1987
Ciro Stanchi nato a Foggia il 14.12.1973
Domenico Valentini nato a Foggia il 15.08.1972
Ernesto Gatta nato a Foggia il 02.06.1974
Federico Trisciuoglio nato a Foggia il 20.10.1953
Felice Direse nato a Foggia il 20.11. 1969
Francesco Pesante nato a Foggia il 04.01.1988
Francesco Tizzano nato a Foggia il 20.01.197
Gioacchino Frascolla nato a Foggia il 20.04.1985
Giovanni Rollo nato a Foggia il 18.08.1987
Giuseppe De Stefano nato a Foggia il 01.03.1982
Giuseppe Perdonò nato a Foggia il 01.02.1988
Ivan Emilio D'Amato nato a Foggia il 11.07.1973
Ivan Narcisonato a Foggia il 08.06.1990
Leonardo Gesualdo detto il 'Vavoso' nato a Foggia il 28.06.1986
Marco Gelormini nato a Foggia il 10.04.1986
Marco Salvatore Consalvo nato a Foggia il 16.08.1975
Mario Clemente nato a Foggia il 12.08.1980
Massimiliano Russo nato a Foggia il 11.06.1975
Massimo Perdonò·nato a ·Foggia il 11.09.1977
Michele Cannone nato a Foggia il 22.09.1970
Michele Carosiello nato a Cerignola il 30.08.1980
Michele Morelli detto 'Pace e cui' nato a Foggia il 08.06.1989
Nicola Valletta nato a Cerignola il 03.07.1986
Pasquale Moretti nato a Foggia il 11.05.1977
Pietro Stramacchio nato a Foggia il 06.09.1976
Raffaele Palumbo nato a Foggia il 23.01.1984
Rocco Moretti nato a Foggia il 29.05.1997
Savino Ariostini detto 'Nino55' nato a Foggia il 01.04.1969
Sergio Ragno nato a Foggia il 29.05.1977
Tommaso Alessandro D'Angelo nato a Foggia il 18.08.1985

Affiliato
Marco D'Adduzio nato a Foggia il 21.09.1968 (agli arresti domiciliari)

Dal mondo politico, imprenditoriale, associativo, terzo settore, giungono note di plauso per l’ennesimo scacco alla mafia foggiana e per aver ridato respiro all’economia locale tenuta continuamente terrorizzata e  in apnea dal dilagante e criminale sistema del racket.

Nota della consigliera regionale del M5S Rosa Barone sull’operazione antimafia “Decimabis”.

“L’operazione antimafia ‘Decimabis’ è l’ennesimo segnale forte della presenza dello Stato sul territorio, come dimostrano le operazioni che in questi anni hanno decapitato la criminalità foggiana, con centinaia di arresti. Ringrazio la Polizia di Stato e i Carabinieri per il lavoro che svolgono quotidianamente, che sta portando a risultati importantissimi nella lotta alla mafia.
Oggi è un giorno importante per Foggia, ma sappiamo che c’è ancora tanto da fare e le istituzioni devono lavorare in sinergia per far sì che i cittadini non pensino che sia normale rivolgersi alla criminalità per ottenere favori. Va sradicato un sistema culturale attraverso campagne e iniziative di sensibilizzazione, per far capire il valore della legalità. Non è semplice, ma è compito della politica fare il massimo per riuscirci”.

Salgono a trentacinque le interdittive antimafia emesse dal Prefetto di Foggia, dott. Raffaele Grassi, da quando è a Foggia. Dopo quella emessa nei confronti della “Interambiente Radatti SRL”, operante nelle gestione dei rifiuti e con sede ad Apricena, l’ultima in ordine cronologico è spettata alla “Tecneco Servizi Generali SRL” di Foggia, anch’essa operativa nella raccolta dei rifiuti solidi urbani e impegnata in molti centri del Gargano e Basso Tavoliere.

L’interdittiva, da quanto si è appreso, è scaturita dalla volontà del Prefetto, d’intesa con l’ANAC, di «...scongiurare il pericolo di infiltrazioni mafiose nei rapporti con la Pubblica Amministrazione».

La Tecneco in questi anni ha subito diversi doli. Ultimo è quello dell’incendio doloso al Centro Comunale Raccolta Rifiuti a Monte Sant’Angelo, durante la sera del 30 settembre 2020, dove andarono bruciati i gabbiotti di legno custoditi all’interno del Centro, alcuni cassonetti stipati nei container e materiali vari adoperati dagli operai. Il tutto durante i fuochi pirotecnici alla fine della Festa Patronale in onore a San Michele Arcangelo. Prim’ancora la Tecneco subì altri incendi, sempre dolosi, e sempre al CCR di Monte, precisamente durante la notte del 12 luglio 2018.

Ma Tecneco non opera solo nel comune garganico angiolino, bensì in altri centri e anche lì avrebbe subito presumibilmente intimidazioni con atti dolosi.

Pertanto, in base a queste azioni, subite da Tecneco e  Interambiente Radatti, il Prefetto Grassi, con l’ANAC, sta valutando la scelta di intraprendere misure più consistenti a sostegno delle aziende interdette, paventando la nomina di commissari per le relative gestioni.

 «L’azione antimafia intrapresa da qualche tempo è finalizzata a incidere sui rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione, attraverso i quali può configurarsi il pericolo di condizionamento mafioso, che a loro volta incidono negativamente sul buon andamento e sull’efficacia della conseguente azione amministrativa», così Grassi giustifica l’interdittiva.

FOCUS:

- ULTIM’ORA. Monte Sant’Angelo. Brucia ancora una volta il Centro Raccolta Rifiuti

- “La storia si ripete”, [VIDEO] il MeetUp Monte in MoVimento sull’incendio del Centro Raccolta Rifiuti di Monte Sant’Angelo

- Monte Sant’Angelo, incendio CCR. Vendetta?

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Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria - G.I.C.O. Bari e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma hanno eseguito 12 “ordini di carcerazione” emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari - Ufficio Esecuzioni Penali nei confronti di 11 soggetti condannati, a vario titolo, per associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsione, rapina e traffico di sostanze stupefacenti. Trattasi, in particolare, di:

  • G., alias “il fantasma” classe 1964, in qualità di capo, promotore e organizzatore del sodalizio mafioso, destinatario di 2 distinti ordini di carcerazione e condannato - in relazione al contesto in oggetto - a scontare la pena residua di anni 14 e mesi 2 di reclusione;
  • A., alias “Angioletto” classe 1992, in qualità di partecipe del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di anni 7, mesi 11 e giorni 10 di reclusione;
  • F., classe 1984, in qualità di promotore e organizzatore del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di anni 8, mesi 10 e giorni 4 di reclusione;
  • B., alias “Pinguino” classe 1985, in qualità di partecipe del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di anni 6 e mesi 2 di reclusione;
  • E., alias “Lillino” classe 1969, in qualità di partecipe del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di anni 7, mesi 7 e giorni 28 di reclusione;
  • H., classe 1984, in qualità di spacciatore di sostanza stupefacente, condannato a scontare la pena residua di mesi 7 e giorni 28 di reclusione;
  • M., alias “Qua uan” classe 1986, in qualità di partecipe del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di anni 1 e giorni 14 di reclusione;
  • F.M., alias “Mbare” classe 1977, in qualità di spacciatore di sostanza stupefacente, condannato a scontare la pena residua di anni 4, mesi 6 e giorni 13 di reclusione;
  • M., alias “Nasone” classe 1974, in qualità di partecipe del sodalizio mafioso, condannato a scontare la pena residua di mesi 7 e giorni 7 di reclusione;
  • P., alias “Gelato” classe 1982, in qualità di partecipe di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, condannato a scontare la pena residua di anni 5 di reclusione;
  • D., classe 1992, in qualità di partecipe di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, condannato a scontare la pena residua di mesi 10 di reclusione.

La presente attività costituisce l’epilogo di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari (“Operazione Ampio Spettro”), in esito alla quale lo S.C.I.C.O. e il G.I.C.O. Bari, in data 22.06.2016, avevano dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari nei confronti di 41 soggetti.

Contestualmente veniva, altresì, operato il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per sproporzione, di beni immobili e mobili nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo stimato di oltre 3 milioni di euro.

Le articolate investigazioni - svolte nel periodo 2014-2015 attraverso, tra l’altro, intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese e attività di osservazione, controllo e pedinamento - consentivano di disvelare un’associazione per delinquere di tipo mafioso composta da soggetti intranei/contigui al clan MISCEO/TELEGRAFO, sodalizio criminale egemone nel quartiere San Paolo di Bari, con ramificazioni in alcuni paesi dell’hinterland di Bari.

Nello specifico, il sodalizio criminale - che non disdegnava l’uso di armi per imporre la propria forza intimidatrice - era dedito al traffico illecito di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, alle rapine, alla ricettazione e all’usura.

 

Le articolate investigazioni - svolte nel periodo 2014-2015 attraverso, tra l’altro, intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese e attività di osservazione, controllo e pedinamento - consentivano di disvelare un’associazione per delinquere di tipo mafioso composta da soggetti intranei/contigui al clan MISCEO/TELEGRAFO, sodalizio criminale egemone nel quartiere San Paolo di Bari, con ramificazioni in alcuni paesi dell’hinterland di Bari.

Nello specifico, il sodalizio criminale - che non disdegnava l’uso di armi per imporre la propria forza intimidatrice - era dedito al traffico illecito di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, alle rapine, alla ricettazione e all’usura.

Anche il Comune di Mattinata (FG), di cui il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo del 2018, aderisce all’Associazione nazionale degli Enti locali antimafia, Avviso Pubblico. Si tratta del 31esimo socio in Puglia e del 5° in provincia di Foggia.

“Diamo un caloroso benvenuto nella grande famiglia di Avviso Pubblico al Comune di Mattinata”, dichiara il Presidente dell’Associazione Roberto Montà, Sindaco di Grugliasco. “L’adesione del Comune di Mattinata, come quella del Comune di Monte Sant’Angelo e di Cerignola, anch’essi sciolti per mafia a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, è molto importante. La Provincia di Foggia, come rivelano il numero dei provvedimenti prefettizi e degli scioglimenti dei consigli comunali degli ultimi anni, è una zona molto delicata sulla quale bisogna lavorare sempre di più per costruire una rete di amministratori locali che abbiano a cuore la promozione e la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile e per accompagnare le comunità verso un impegno sempre più forte dedicato al bene comune”.

“Come purtroppo sappiamo le comunità, dopo lo scioglimento di un Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose o condizionamenti, sono disorientate”, continua il Sindaco di Monte Sant’Angelo, nonché coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo d’Arienzo. “Nella provincia di Foggia negli ultimi anni è successo a Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola di andare incontro ad una vera e propria sospensione della democrazia. In Puglia in totale sono 19, numeri preoccupanti. Il nostro compito è anche quello di fare in modo che questo non accada più, mai più. E percorrere questo percorso dedicato alla legalità, alla trasparenza e alla cittadinanza responsabile con Avviso Pubblico è più agevole perché si dialoga e ci si confronta sulle buone pratiche in una realtà nazionale che conta oggi oltre 460 enti soci”.

“La scelta di aderire ad Avviso Pubblico è la naturale evoluzione di un percorso sociale virtuoso che, per buona parte di noi amministratori di questa neo-insediata amministrazione comunale, ci ha visti coinvolti questi anni sulla diffusione e promozione dei temi della legalità e dell'integrazione sociale.” – dichiara Michele Bisceglia, neo sindaco del Comune di Mattinata, che aggiunge – “Ci rende particolarmente orgogliosi perché riteniamo che ogni istituzione debba contribuire a consolidare questo Percorso comune. Un atto semplice ma allo stesso tempo particolarmente significativo, un ulteriore messaggio forte e chiaro contro tutte le mafie per rafforzare, ove ce ne fosse ancora bisogno, il nostro impegno quotidiano e sistematico contro ogni forma di criminalità e per diffondere la cultura della legalità a Mattinata e nei nostri territori”.

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