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Le “Lettere meridionali” di Pasquale Villari, pubblicate nel 1875 dall’ “Opinione” di Torino, avevano per la prima volta, in maniera decisa, posto l’accenno sulle gravissime responsabilità dei governi conservatori liberali per il modo in cui avevano gestito, nei primi quindici anni del Regno d’Italia, l’annessione delle province del Mezzogiorno, definita più tardi «conquista regia» da Guido Dorso. Una conquista avvenuta utilizzando mezzi repressivi violenti contro le rivolte contadine e bracciantili, nel riuscito tentativo di conservare privilegi semifeudali alla borghesia terriera, detentrice di estesi latifondi in gran parte usurpati.

Con Villari nasceva la questione meridionale e con essa «la storia delle analisi, dei dibattiti, delle politiche relative ai problemi del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese” [1], costringendo il conservatorismo liberale al potere ad affrontare con analisi politiche, economiche e storiche i condizionamenti classisti e gli errori di fondo che avevano seriamente compromesso il breve percorso unitario. Un percorso sempre più fragile nel momento stesso in cui la Destra storica stava perdendo il potere e avanzavano prepotentemente, soprattutto nel Mezzogiorno, le sollecitazioni clericali, socialiste, anarchiche.

Il pensiero politico di Villari veniva subito ripreso dai giovani conservatori toscani Franchetti e Sonnino con un saggio pubblicato nel 1877 in due volumi “La Sicilia nel 1876” [2], il primo scritto da Franchetti sulle condizioni amministrative e politiche, il secondo da Sonnino sulle infelici condizioni dei contadini siciliani.

Leopoldo Franchetti era nato a Livorno nel 1847 da una benestante famiglia di origine ebraica. Si era laureato in Legge nel 1870 a Pisa, dove aveva incontrato Sonnino e aveva ricevuto gli insegnamenti di Pasquale Villari. Dopo l’inchiesta sulla Sicilia del 1876, fondava nel 1878 insieme a Sonnino la rivista “Rassegna settimanale”. In seguito, nel 1910, insieme a Giustino Fortunato fondava l’ “Associazione per gli interessi del Mezzogiorno”, presiedendola fino alla morte avvenuta nel 1917.

Sidney Sonnino nasceva nello stesso anno a Pisa, oltre che cofondatore con Franchetti della “Rassegna settimanale” di Firenze, fondava nel 1901 “Il Giornale d’Italia”. Sarà eletto ininterrottamente dal 1880 al 1913 alla Camera dei Deputati dalla XIV alla XXIV legislatura, svolgerà le funzioni di Sottosegretario di Stato al Ministero del Tesoro nel 1889, di ministro delle Finanze nel biennio 1893-94, di ministro del Tesoro dal 1894 al 1896, di Presidente del Consiglio dall’8 febbraio al 27 maggio 1906 e dall’11 dicembre 1909 al 31 marzo 1910, di ministro dell’Interno e, più volte, di ministro degli Affari Esteri dal 1914 al 1919. Sarà nominato senatore il 3 ottobre 1920, due anni prima della morte avvenuta nel 1922 [3].

Il viaggio di Franchetti e Sonnino in Sicilia, al fine di studiare sul campo le condizioni sociali, politiche e amministrative, nonché i rapporti tra mafia e poteri locali, era iniziato dopo che con legge del 3 luglio 1875 si era costituita una Giunta parlamentare d’inchiesta al fine di indagare sullo stato della Sicilia. I risultati della Giunta erano stati presentati il 3 luglio 1876 dal deputato Bonfandini [4]. Il dibattito politico, precedente e successivo, alla relazione sull’inchiesta aveva assunto toni estremamente aspri con la Sinistra parlamentare che colpevolizzava la Destra di non aver adottato le politiche necessarie a sanare gli squilibri e le disuguaglianze del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, privilegiando il mantenimento di un sistema feudale agrario e scatenando una questione sociale che aveva raggiunto livelli estremi. Ma più dell’inchiesta parlamentare erano le relazioni di Franchetti e di Sonnino a cogliere la vera natura della questione agraria e demaniale e della mafia nei suoi intrecci col ceto politico ed economico dominante.

Franchetti e Sonnino avevano, più del loro maestro Villari, focalizzato l’attenzione sulla questione meridionale, mettendo a fuoco fenomeni socio-politici quali «anarchia delle classi dirigenti, ribellioni contadine, resistenze regionalistiche, larga influenza ideologica del clero», in un contesto sociale dove l’ostacolo primario allo sviluppo della società era rappresentato dall’assoluto predominio del «ceto agrario parassitario e usuraio» nei riguardi del quale i governi liberali del primo quindicennio unitario avevano operato «ora piegandosi al compromesso ora svolgendo una politica puramente repressiva»[5].

Franchetti e Sonnino sono stati portatori di un progetto politico riformistico, pur in un contesto pienamente e consapevolmente conservatore. Un progetto che sarà destinato a non produrre effetti nella realtà socio-economica del Mezzogiorno, nonostante Sonnino avrebbe rivestito in seguito importanti incarichi governativi in qualità persino di presidente del Consiglio dei ministri.

Infatti Antonio Gramsci, in “Alcuni temi sulla quistione meridionale” del 1926 scriveva che il progetto di Sonnino e Franchetti aveva avuto l’aspirazione di «creare nell’Italia meridionale uno strato medio indipendente di carattere economico che funzionasse […] da “opinione pubblica” e limitasse i crudeli arbitrii dei proprietari da una parte e moderasse l’insurrezionismo dei contadini poveri dall’altra». Il grande intellettuale affermava che «il piano governativo di Sonnino e Franchetti non ebbe neanche l’inizio di una attuazione», spiegandone lucidamente i motivi nel contesto della relazione dei rapporti tra Nord e Sud in riferimento alla particolare organizzazione dell’economia nazionale e dello Stato, «tale per cui la nascita di una classe media diffusa di natura economica» e quindi di una «borghesia capitalistica diffusa» era «resa quasi impossibile». Per Gramsci «ogni accumulazione di capitali sul luogo e ogni accumulazione di risparmi è resa impossibile dal sistema fiscale e doganale e dal fatto che i capitalisti proprietari di aziende non trasformano sul posto il profitto in nuovo capitale perché non sono del posto». Gramsci riteneva che i governi liberali non avevano avuto altro obiettivo che conservare quel «mostruoso blocco agrario» che aveva funzionato da intermediario e da «sorvegliante del capitalismo settentrionale e delle grandi banche». Non rilevava all’interno di quel sistema «nessuna luce intellettuale, nessun programma, nessuna spinta a miglioramenti e progressi», se non al di fuori del Mezzogiorno, nei «gruppi politici agrari conservatori, specialmente della Toscana, che nel Parlamento erano consorziati ai conservatori del blocco agrario meridionale» e di cui facevano parte Franchetti e Sonnino, definiti benevolmente «borghesi intelligenti», spaventati dallo spettro dell’anarchismo che Bakunin rappresentava allora nel Mezzogiorno[6]. Era questa l’occasione per polemizzare con Giustino Fortunato e Benedetto Croce, ritenuti i grandi intellettuali a protezione degli interessi dei ceti agrari e quindi definiti come «i reazionari più operosi della penisola»[7].

Nella sua relazione[8] Franchetti aveva ammesso il fallimento del governo e il suo totale cedimento ai poteri locali, legittimi e illegittimi: «In un paese dove niuno crede che le leggi siano superiori a tutti e per tutti uguali, e dove è convinzione generale che la loro applicazione dipenda dalla autorità dei potentati locali, ogni concessione che venga fatta ribadisce l’universale credenza». Sul ruolo dei deputati siciliani, l’intellettuale toscano era ancora più drastico, parendogli che avessero «dai loro elettori il mandato, più che di far nuove leggi, di procurare che siano fatte eccezioni a quelle in vigore».

Sonnino, da parte sua, aveva focalizzato la sua relazione[9] sulle disperate condizioni delle masse rurali del Mezzogiorno, in un contesto sociale che non aveva mai spezzato il legame feudale che costringeva il contadino ad essere legato alla terra e al padrone, laddove, invece, persino in Irlanda nel 1870 con il “Land Act” erano stati assicurati ai contadini i piccoli appezzamenti di terreno in cui lavoravano. L’eversione della feudalità in Sicilia era avvenuta nel 1806, sei anni dopo che fosse promulgata nel Regno di Napoli da parte degli invasori francesi, ma come correttamente scriveva Sonnino «l’abolizione di diritto del sistema feudale non produsse nessuna rivoluzione sociale, appunto perché i feudi […] furono lasciati in libera proprietà agli antichi baroni: onde al legame tra il coltivatore e il suolo, che prima era costituito dalla stessa servitù feudale, non si sostituì come altrove l’altro vincolo della proprietà, ma invece quel legame fu semplicemente rotto, e il contadino si trovò libero in diritto, senza doveri ma anche senza diritti, e quindi ridotto di fatto a maggior schiavitù di prima per effetto della propria miseria»[10].

Con questa terza pubblicazione (si legga la prima e la seconda), è iniziata un’altra libera e volontaria collaborazione culturale. A lui va il ringraziamento della redazione, per aver scelto gli spazi di newsGargano per la divulgazione culturale e storica della Capitanata. È il prof. Michele Eugenio Di Carlo, nato in Belgio nel 1955. Laureato in scienze agrarie, numerosi suoi articoli riguardanti la tutela dell'ambiente, l’attualità e la storia del Mezzogiorno sono stati pubblicati da giornali e riviste locali, regionali e nazionali. È socio della Società di Storia Patria, socio fondatore del movimento per l’equità, promotore della rete culturale meridionalista Carta di Venosa.

Nei suoi anni, sempre colmi di studi e divulgazioni, ha pubblicato vari libri. Alcuni sono: “Contadini e braccianti nel Gargano dei briganti (2015)”, “Il Gargano al crepuscolo del Settecento. Le proposte “eversive” (2018)”, “Sud da Borbone a brigante (2020)”. È anche co-autore ei testi: La “secessione letteraria”  in AA.VV. La Questione meridionale (2019), “Galiani e Giannone, due garganici, due storie in AA.VV. Inediti su Pietro Giannone, 2021, “Il comprensorio di Apricena, Lesina, Poggio Imperiale tra Settecento e Ottocento in AA.VV. Percorsi della conoscenza, 2022, Tracce di revisionismo storico negli scritti di Michele Vocino in AA.VV. Storie di studiosi di Capitanata tra il XIX e il XX secolo, 2022.

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[1] P. BEVILACQUA, La questione meridionale nell’analisi dei meridionalisti, in Lezioni sul meridionalismo, Sabino Cassese (a cura di), Bologna, Il Mulino, 2016, p. 15.

[2] L. FRANCHETTI – S. SONNINO, La Sicilia del 1876, Firenze, Barbera, 1877.

[3] Scheda senatore Sidney Sonnino, sito del Senato della Repubblica, senatori d’Italia.

[4] Relazione della Giunta per l’inchiesta sulle condizioni della Sicilia: nominata secondo il disposto dell’articolo 2 della legge 3 luglio 1875, Roma, Tip. Eredi Botta, 1876.

[5] R. VILLARI (a cura di), Il Sud nella storia d’Italia, vol. 1°. Bari, Laterza § Figli, 1966, p. 119.

[6]A. GRAMSCI, Alcuni temi della quistione meridionale, in Id. La questione meridionale (a cura di Franco De Felice e Valentino Parlato), Roma, Editori Riuniti, 2005, pp. 181-183.

[7] Ivi, pp. 184-85.

[8] L. FRANCHETTI, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia, Firenze, Barbera, 1877.

[9] S. SONNINO, I contadini in Sicilia, Firenze, Barbera, 1877.

[10] R. VILLARI (a cura di), Il Sud nella storia d’Italia, vol. 1°, cit., p. 136.

Nell’ambito della campagna di scavi in corso nell’area archeologica di Siponto (Manfredonia), condotta dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (UniFg), Giuliano Volpe (UniBa) e il coordinamento scientifico sul campo dei dott.ri Giovanni De Venuto e Luciano Piepoli (UniBa), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri; Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (arch. Francesco Longobardi, Direttore regionale delegato dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna; Direttore del Parco Archeologico dott.ssa Annalisa Treglia), sabato 7 ottobre si svolgerà l’Open Day degli scavi, grazie al patrocinio del Comune di Manfredonia (sindaco ing. Gianni Rotice) e della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (S.E. Mons. Franco Moscone) e alla collaborazione di numerose associazioni culturali.

In occasione dell’evento, sarà eccezionalmente pedonalizzato il tratto del viale Giuseppe Di Vittorio che divide in due l’area archeologica: sarà possibile, pertanto, raggiungere gli scavi a piedi e in bicicletta, dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 17:30.

Il Concerto Bandistico Città di Manfredonia, diretto dal Maestro Giovanni Esposto, aprirà la manifestazione sfilando lungo viale Giuseppe Di Vittorio e si esibirà nell’area archeologica: in tal modo, a pochi mesi dall’approvazione della Legge Regionale sulla valorizzazione, la promozione e il sostegno della cultura bandistica pugliese, si realizzerà un connubio tra il patrimonio immateriale musicale bandistico e quello materiale archeologico.

Alle ore 11:00 si terrà un incontro con le Autorità e con la stampa.

Sipontum casa medievale

Nell’arco della giornata si svolgeranno visite guidate agli scavi per scolaresche, cittadini e turisti a cura degli archeologi. Si potranno così conoscere le novità della campagna di indagini in corso: un ampio tratto delle mura urbiche nei pressi dell’anfiteatro romano, di cui è visibile una parte del muro perimetrale; la chiesa medievale e il cimitero individuati nell’area un tempo occupata dall’arena dell’anfiteatro; un caseggiato medievale nel quartiere portuale costruito, al di sopra di muri di età romana che iniziano a intravedersi. Sono previsti inoltre laboratori, attività didattiche e uno scavo simulato per i più piccoli.

Grazie alla partecipazione di numerose associazioni di rievocazione storica, sul cantiere di scavo si ricostruiranno ambientazioni di età romana e medievale, anche con il coinvolgimento degli studenti universitari. Inoltre, saranno allestiti tavoli didattici dedicati all’alimentazione, alla tessitura, all’abbigliamento, al mondo militare.

Il programma pomeridiano prevede momenti musicali e teatrali. I musici itineranti della Camerata Mvsica Antiqva eseguiranno brani profani per le vie della città antica.  La compagnia teatrale Bottega degli Apocrifi, in una performance tra musica e parole, proporrà suggestioni sul tema del rapporto tra Città, Memoria, Trasformazione a partire dal testo Le città invisibili di Italo Calvino. Il soprano Francesca Rinaldi canterà Ave Maria dall'Otello di Giuseppe Verdi e Vissi d'arte dalla Tosca di Giacomo Puccini, accompagnata al piano da Laura Ligori. Infine, il Coro Schola Gregoriana del Conservatorio Umberto Giordano e della Cattedrale di Foggia, diretto dal Maestro Antonio Marinozzi, eseguirà canti gregoriani nella Chiesa di Santa Maria di Siponto.

Sabato 7 ottobre il Parco archeologico di Siponto sarà aperto eccezionalmente fino alle ore 22:00.

 

Sipontum scavo sepolture

 

Questa manifestazione non sarebbe stata possibile senza il generoso sostegno da parte dell’associazionismo e di alcuni esponenti della comunità locale: la Camerata Mvsica Antiqva, con i maestri Pasquale Rinaldi (cornamusa) e Mauro Del Grosso (percussioni); il Concerto Bandistico Città di Manfredonia, che si esibirà attraversando l’antico decumano massimo della città; le Associazioni di rievocazione storica Imperiales Friderici II di Foggia e SPQL di Lucera, che animeranno il sito con tavoli didattici; la sartoria Shangrillà di Foggia, che curerà gli abiti storici indossati dagli studenti di archeologia; Riccardo Armature Medievali di Manfredonia, che esporrà varie armi romane e medievali; l’Archeoclub sezione Siponto-Monte Sant’Angelo, con il laboratorio di modellazione dell’argilla tenuto da Angela Quintadamo; il Ristorante Locanda del Torrione, che offrirà il pranzo sul campo agli archeologi e ai rievocatori impegnati nell’Open Day; la Croce Rossa, che garantirà un presidio sanitario e proporrà laboratori di pronto intervento.

Quest’anno ci sarà anche un’appendice dell’Open Day, lunedì 9 ottobre presso la Chiesa di Santa Chiara a Manfredonia: il programma prevede la conferenza di don Antonio Loffredo, che illustrerà il progetto di riscatto del Rione Sanità di Napoli grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale, e a seguire la testimonianza di alcuni giovani dello stesso Rione e il concerto di un quintetto della grande orchestra Sanitansemble.

L’Open Day rientra anche nel progetto CHANGES - Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, del PNRR Partenariati estesi, nell’ambito delle attività dello spoke 1 Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities.

UN MODELLO PER MANFREDONIA: L’ESEMPIO DEL RIONE SANITA’ DI NAPOLI. Il seminario del 9 ottobre

Nell’ambito della campagna di scavi in corso nell’area archeologica di Siponto (Manfredonia), condotte dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (Unifg) e Giuliano Volpe (Uniba), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri; Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (Direttore arch. Francesco Longobardi, Direttore regionale delegato dal Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna; Direttore del Parco Archeologico dott.ssa Annalisa Treglia), grazie al patrocinio del Comune di Manfredonia (sindaco in. Gianni Rotice) e della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (S.E. Mons. Franco Moscone) lunedì 9 ottobre, ore 18:00, presso la Chiesa di Santa Chiara, si terrà un momento di confronto e riflessione sulla valorizzazione e gestione del patrimonio culturale per la crescita di un territorio e su come sviluppare la partecipazione attiva dei cittadini.

Don Antonio Loffredo, già parroco del Rione Sanità e promotore del progetto Rione Sanità terrà la relazione Dalla Cultura della Cura alla Cura della Cultura, nella quale si illustrerà come nel corso di un decennio, grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale si sia sviluppata un’attività di rinascita del quartiere.

Si avrà anche la testimonianza di alcuni giovani della cooperativa La Paranza

Concluderà la serata un contributo musicale a cura del quintetto composto da giovani musicisti del Rione Sanità.

Il modello di gestione delle Catacombe di Napoli è ormai un modello.  La cooperativa ‘La Paranza’ del Rione Sanità oggi dà lavoro a quasi 40 giovani. Nel Rione sono poi nate molte altre attività collegate: l’Officina dei Talenti, il B&B Casa del Monacone, l’orchestra giovanile, la compagnia teatrale, la sala di registrazione, ecc. Significativa è l’iniziativa della Fondazione San Gennaro, che raccoglie l’adesione non solo di alcuni grandi imprenditori illuminati, ma anche di decine di piccoli operatori, negozianti, pizzaioli, artigiani. Nel corso di poco più di un decennio gli ingressi annui alle Catacombe sono passati dagli iniziali 8000 circa a oltre 200.000 nel 2022: al di là di questo straordinario dato numerico e all’indotto favorito dall’insieme delle attività, valutato in ben 33 milioni di euro, è la costruzione della ‘comunità di patrimonio’ del Rione Sanità a rappresentare il vero ‘miracolo di San Gennaro’. È un esempio che dà speranza e sollecita ottimismo. E che impone anche risposte nuove da parte del mondo politico, culturale, universitario e imprenditoriale.

Anche questa attività è parte integrante delle ricerche in corso a Siponto e rientra anche nel progetto CHANGES- Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, del PNRR Partenariati estesi, nell’ambito delle attività dello spoke 1 “Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities.

Raffaele Vittorio Cassitto, agronomo di Vieste e storico dell’agricoltura dauna, dopo aver scritto nel 1914 l’Estensione e produzione olearia Garganica e i suoi rapporti col commercio[1], nel 1915 la Climatologia di Viesti in rapporto all’agricoltura[2], nel 1922 Le Ciammaruchelle (lumache) [3],  pubblica nel 1924, per i tipi di Paolo Cardone di Foggia, La coltivazione e l’industria del fico d’india.

Raffaele Vittorio Cassitto (Vieste 1888-Roma 1961) apparteneva a una famiglia dell’alta aristocrazia di origine straniera (i conti di Ortenburg), giunta nel Regno di Napoli nel XVI secolo e i cui rami discendenti si erano divisi tra Napoli, l’Irpinia e la Capitanata. Il nonno paterno Francesco Paolo (1826-1854), figlio del noto prefetto e senatore Raffaele (Lucera 1800-Portici 1873), trasferitosi a Vieste aveva sposato Filomena Petrone. Il nostro autore nasceva a Vieste dall’unione del padre Raffaele, unico figlio del prematuramente scomparso Francesco Paolo, con Teresa Spina, sorella del celebre sindaco Domenicantonio.

Riguardo le fasi iniziali della coltivazione del fico d’india in Capitanata, Cassitto citava Carlo De Cesare, che in un testo del 1859 sulle condizioni economiche delle province pugliesi[4] aveva annotato sulla Capitanata la scarsa presenza di piante di fichi d’india. Secondo l’agronomo viestano, la diffusione del fico d’india sarebbe avvenuta dopo le agitazioni proletarie di contadini e braccianti disoccupati degli anni 1878-1879. In quella circostanza, finalmente diversi comuni, tra i quali quello di Manfredonia, si videro costretti a cedere in enfiteusi[5] a disoccupati e braccianti privi di terra diversi latifondi demaniali incolti. Dei quattro latifondi incolti presenti a Manfredonia, furono scelti per la quotizzazione quelli denominati I Sciali e Le Mezzanelle.

L’incolto delle Mezzanelle, adiacente alla città per una superficie di 410 ettari, fu diviso in 211 quote dall’estensione variabile da 4 a 1,5 ettari a seconda della qualità del terreno e della vicinanza al centro abitato. I quotisti si resero subito conto che i terreni delle Mezzanelle, poco profondi, rocciosi e salsi, non erano adatti alla cerealicoltura e, avendo notato che alcune piante di fico d’india si erano adattate perfettamente alle condizioni pedo-climatiche, si dedicarono alla  loro coltivazione con ottimi risultati produttivi ed economici, tanto da consentire a Cassitto, quarant’anni più tardi, di descrivere un paesaggio agrario del tutto mutato: «Chi in qualunque epoca dell’anno giunge a Manfredonia, è subito colpito da un caratteristico quadro di un bel verde, che si estende a ventaglio per una zona di 500 ettari, circondando la città da un punto all’altro del mare. Il bel verde è formato da una lussureggiante vegetazione di moltitudini di piante di fichi d’india, […]»[6].

Cassitto riscontrava che quasi tutto il latifondo Le Mezzanelle era stato ricoperto di “ficodindieti” in coltura specializzata e rilevava che da Manfredonia la coltivazione del fico d’india si era diffusa con estensioni minori non a coltura specializzata sui terreni rocciosi di Mattinata, Vieste, Peschici e nelle adiacenze dei centri abitati di Carpino, Cagnano e San Nicandro Garganico, oltre che dagli inizi del Novecento nelle località “Matine” di Rignano Garganico e San Marco in Lamis e “Costarelle” di San Giovanni Rotondo.

L’autore viestano non mancava di indicare l’estensione in ettari delle coltivazioni di fichi d’india, rilevandola dai dati catastali del 1910: Manfredonia 370, Mattinata 32, Carpino 25, Cagnano Varano 20, Vieste 12, Peschici 6. Tuttavia, l’autore precisava che nel 1924, anno di pubblicazione del testo, la superficie coltivata a fichi d’india era notevolmente aumentata, tenendo peraltro conto che i tecnici del catasto non avevano rilevato le piccole e numerose estensioni sparse presenti in quasi tutti i comuni della Capitanata.

Sull’importanza della coltivazione del fico d’india a Manfredonia, la giornalista sipontina Maria Teresa Valente, autrice del testo C’era una volta a Manfredonia recentemente pubblicato[7], ha scritto nel 2019 un articolo[8] in cui ripercorre la storia della diffusione del fico d’india dal Messico in Europa, confermando che in nessun luogo del Gargano sia mai stato coltivato in forma specializzata come a Manfredonia, dove l’albero è diventato un simbolo spesso presente nelle rappresentazioni letterarie e iconografiche. Valente ha riferito anche della presenza di numerosi scrittori e poeti che, tra Ottocento e Novecento, sono rimasti affascinati dalle grandi distese verdi di Opuntia ficus-indica, le quali si erano inoltrate fin dentro le antiche mura della città sipontina. Persino Giuseppe Ungaretti, ne Il deserto e dopo le Puglie, aveva manifestato tutto il suo stupore per quel paesaggio agrario del tutto peculiare. L’autrice finiva per riportare un episodio avvenuto durante la prima guerra mondiale e che aveva salvato la città: gli austriaci, avendo scambiato le palette dei fichi d’india per caschi militari, avevano finito per non bombardare il centro urbano.

Cassitto annotava l’eccezionale valore commerciale, “industriale” e ambientale del fico d’india, essendo una pianta arborea molto produttiva e particolarmente raccomandata «per consolidare le dune e mettere a coltura i terreni sabbiosi e per rinsaldare dirupi e scoscese rocciose», oltre che per formare siepi[9]. Peraltro, il fico d’india, diffusosi in Italia prima in Sicilia e Calabria, era definito il “pane del povero”.

A dimostrazione dell’alto valore nutritivo e delle qualità rinfrescanti, dissetanti e diuretiche del fico d’india, l’agronomo viestano citava i seguenti studiosi: Mancuso-Lima[10], Biuso-Varvaro[11], Sarcoli[12], Giglioli[13], Villavecchia[14], Ulpiani[15], Pantanelli[16].

Cassitto non rinunciava a elencare dettagliatamente i numerosi vantaggi che la pianta del fico d’india poteva apportare: consolidare i terreni in forte pendenza prevenendo il dilavamento del suolo nel caso di  piogge torrenziali, rimboschire le colline nude e le aree rupestri del Gargano, fungere da muretto a secco nella sistemazione a terrazze laddove le pietre erano carenti, formare siepi vive invalicabili lungo le strade ferrate, servire da frangivento attenuando i danni dei venti dominanti, oltre a essere utilizzato come foraggio (a Ischitella le palette già venivano utilizzate come mangime per i bovini) oppure come concime e ammendante[17].

Rilevato che a Manfredonia la coltivazione del fico d’india in coltura specializzata generava alti redditi avendo poche spese, Cassitto sperava che si avviasse un vero e proprio processo di industrializzazione, visto peraltro che il frutto, oltre a essere venduto sulle piazze pugliesi, abruzzesi e campane, cominciava con profitto a essere esportato all’estero in Dalmazia, Austria e Germania[18]. Un processo di industrializzazione che avrebbe davvero potuto concretizzarsi, visto che dalla pianta di fico d’india era possibile estrarre cellulosa, gomma, alcol, ma anche produrre ottime «marmellate, conserve, gelatine, sciroppi e estratti diversi», ricercati «in confetterie e per colorare gelati e gelatine»[19].

Oggi, percorrendo in auto la tangenziale intorno a Manfredonia, è possibile notare la residua presenza delle vecchie estensioni specializzate di fico d’india in mezzo a campi incolti e abbandonati, tornati allo stato antecedente agli immani sforzi compiuti da quei 211 pionieri che grazie al fico d’india riuscirono a riscattare una vita di stenti e di miseria.

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[1] R. V. Cassitto, Estensione e produzione olearia Garganica e i suoi rapporti col commercio, Napoli, Tip. Giaccio e Frezza, 1914.

[2] R. V. Cassitto, Climatologia di Viesti in rapporto all’agricoltura con appendice alla climatologia Garganica, Bari, Tip. Alighieri, 1915.

[3] R. V. Cassitto, Le Ciammaruchelle (lumache), Foggia, Bollettino della Camera di Commercio di Foggia, anno X, n. 1, 1922.

[4] C. De Cesare, Delle condizioni economiche e morali delle classi agricole nelle tre province della Puglia, Napoli 1859.

[5] L'enfiteusi è il diritto di godere di un fondo altrui con l'obbligo di migliorarlo e di pagare al proprietario un canone. L’enfiteusi può essere perpetua o temporanea per non meno di 20 anni e comporta il diritto di affrancazione del fondo rustico, allora regolato pagando una somma pari a 15 volte il canone annuo.

[6] R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, Foggia, Tipografia Paolo Cardone, 1924, p.4.

[7] T. M. Valente, C’era una volta a Manfredonia, Youcanprint, 2022.

[8] T. M. Valente, Il fico d’India: la pianta che trasformò il paesaggio di Manfredonia, in «Stato Quotidiano», 3 agosto 2019.

[9] R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, cit., p.10.

[10] G. Mancuso-Lima, Analisi chimica dei frutti agostani e scoccolati del fico d’india, Le Stazioni Sperimentali Agrarie italiane, Vol. XXVIII fasc. XII, Modena 1895.

[11] S. Biuso-Varvaro, Il fico d’india in Sicilia, Palermo, Fratelli Marsala, 1896.

[12] L. Sarcoli-C. Ulpiani, Sulla fermentazione alcoolica del mosto di fico d’india, Palermo, Tip. Lo Statuto, 1901.

[13] I. Giglioli, Chimica Agraria campestre e silvana, Napoli, Marghieri, 1902.

[14] V. Villavecchia, Dizionario di Merceologia e di chimica applicata, Milano, Hoepli, 1911.

[15] C. Ulpiani, La lotta contro il deserto, Portici, Tip. E. Della Torre, 1914.

[16] E. Pantanelli, Produzione di alcool dal fico d’india, Le Stazioni Sperimentali Agrarie italiane, Vol. LIII, Modena 1920.

[17] Cfr. R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, cit., pp.11-16.

[18] Cfr. ivi, pp. 20-21.

[19] Ivi, p. 16.

Dal Foggiano al Leccese sino all’8 ottobre con i volontari giallociano al servizio dei più deboli.

Contrastare il fenomeno dell’esclusione sociale e promuovere un servizio gratuito di prevenzione e protezione sanitaria per chi vive in situazioni di grande vulnerabilità. E’ questo l’obiettivo di “Missione Salute” un progetto della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia che si sposta in questi giorni in Puglia con l’ausilio dei volontari della Federazione delle Misericordie di Puglia. Grazie agli ambulatori mobili che si muoveranno in tutta la Puglia giorno dopo giorno saranno centinaia le persone a cui saranno offerti gratuitamente controlli cardiologici, dermatologici, oltre a cure infermieristiche, informazioni ed assistenza e diversi altri test. Ieri si è cominciato in Piazza del Popolo a Manfredonia con quasi una cinquantina di visite mentre oggi ci si è spostati a Borgo Mezzanone all’interno della nuova foresteria. Poi si proseguirà a Monopoli, Orta Nova, Canosa, Palagiano, Racale, Polignano, Bitritto ed Andria sino all’8 ottobre prossimo.

Coinvolte le misericordie territoriali e gli ambulatori solidali stabili delle confraternite pugliesi con soccorritori, medici ed infermieri per assicurare la massima attenzione possibile alla comunità come sempre accade da oltre otto secoli. Il progetto, a livello nazionale, prevede il coinvolgimento, tra gli altri, dei volontari che svolgono servizio civile, dell’Associazione Medici di famiglia per le Emergenze (AMFE), dell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI) e del Centro Missionario Medicinali Onlus.

Il Dirigente del Settore Viabilità della Provincia, arch. Angelo Iannotta con Ordinanza n. 35/2023 ordina: la chiusura temporanea al traffico veicolare della strada provinciale n. 145 (ex S.S. 17), nel tratto del centro abitato di Volturara Appula, limitatamente al giorno 18/10/2023, dalle ore 6.00 alle 14.00, che sarà disciplinata con opportuna segnaletica stradale a cura e spese del Comune di Volturara Appula;

Il traffico veicolare per chi proviene dalla Variante di Volturara Appula S.S.17 è deviato lungo la provinciale n. 2 (Cupello – San Marco La Catola – Ponte San Giacomo).

Il traffico veicolare per chi deve raggiungere la Variante di Volturara Appula S.S. 17 può essere deviato lungo la provinciale n. 1 (Neviera di Motta - Ponte Tredici Archi);
La presente ordinanza entra in vigore alle ore 6:00 del 18/10/2023 e resterà in vigore fino alle ore 14.00 del 18/10/2023.

E’ fatto d’obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare.

Avverso tale Ordinanza si potrà ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia.

Nell’ambito della nuova programmazione Leader 2023-2027, il GAL TAVOLIERE ha aperto la fase di animazione territoriale e ascolto attivo, propedeutica alla pianificazione della Strategia di Sviluppo Locale (SSL), che coinvolge i soggetti che insistono nel territorio dei Comuni di Carapelle, Cerignola, Ordona, Orta Nova, Stornara e Stornarella.

Obiettivo è incoraggiare la partecipazione al processo di sviluppo locale attraverso l’elaborazione di proposte e progetti di investimento. Partendo dai risultati raggiunti nella precedente programmazione, la nuova sfida del GAL è dunque costruire una Strategia che stimoli, in modo coerente, intelligente ed innovativo, lo sviluppo locale del proprio territorio rurale.

Gli  approcci  allo  sviluppo  locale  di  tipo  partecipativo  sono  caratterizzati  da  tre  elementi fondamentali,  comuni  e  correlati  che  sono  alla  base  dell’approccio  LEADER: l’area  ovvero il  territorio,  il  partenariato e la   strategia di sviluppo locale integrata.  L’attività di animazione  e  il coinvolgimento  della  comunità  locale   costituiscono  elementi  fondamentali per  la  predisposizione  della  proposta  di  strategia  di  sviluppo  locale  di  tipo  partecipativo. Dalla  comprensione  comune  dei  principali  problemi  del  territorio  e  delle  loro  cause,  nonché dei   beni,   delle  esigenze   e   opportunità   presenti  sul   territorio,   è   possibile   sviluppare  una visione  e  obiettivi  comuni,  rafforzando  a  loro  volta  il  riconoscimento,  il  coinvolgimento  e il  senso  di  titolarità  della  comunità  nei  confronti  della  SSL  e  del  GAL.

L’Officina per lo Sviluppo rappresenta l’incontro in cui i partecipanti si confronteranno su diverse  tematiche,  individuando punti  di  forza  e  debolezza  territoriali, minacce  e opportunità che ciò  che  è esterno al nostro contesto produce, fino a  definire i fabbisogni dell’area del Gal Tavoliere. Durante gli incontri si parlerà di agricoltura e agroalimentare, turismo, cultura, neo-imprenditorialità e opportunità dei giovani, ma anche di  sviluppo sociale, sostenibilità e ruolo dei comuni nella SSL 2023-2027. Al termine del percorso partecipativo si procederà con l’elaborazione della Proposta di Strategia da candidare all’Avviso Pubblico emanato dalla Regione e rivolto proprio ai Gal.

Gli appuntamenti già in calendario sono i seguenti:

  • 26 settembre alle  ore  17:00  presso  la  Sala  Consiliare  di  Carapelle;
  • 27 settembre alle  ore  18:30  presso  Nuovo  Centro  Polifunzionale  di  Stornara  (Via Francesco Di Corato);
  • 28 settembre alle  ore  16:00  presso  la  Sala  Consiliare  di  Stornarella:
  • 28 settembre alle ore 18:30 presso la sede del GAL Tavoliere di Cerignola;
  • 02 Ottobre alle ore 10:00 presso la Biblioteca di Ordona;
  • 02  Ottobre  alle  ore  17:00  con  le  Organizzazioni  Agricole  presso  la  sede  del  GAL Tavoliere di Cerignola.

Si terrà sabato 7 ottobre 2023 alle ore 9 nella Sala della Regina del Palazzo Dogana a Foggia il convegno su “Nazareno Strampelli e Senatore Cappelli - Il contributo allo sviluppo della genetica nell’agricoltura di Capitanata”. Strampelli fu uno dei più importanti esperti italiani di genetica del tempo e per anni ha lavorato anche in provincia di Foggia dove ha sperimentato in agro di Manfredonia il grano “Senatore Cappelli”. Le varietà di frumento create da Strampelli ed esportate in Messico furono una delle basi degli studi di miglioramento genetico che condussero alla “rivoluzione verde” degli anni Sessanta. Dal punto di vista pratico il suo metodo di incrociare varietà differenti per ottenere nuove cultivar si dimostrò vincente sul metodo allora più in voga di selezionare le sementi solo all’interno di una singola varietà (selezione massale).

Il convegno è organizzato da Grande Oriente d’Italia, Collegio dei MM.VV. Circoscrizione Puglia del Grande Oriente d’Italia, RR.LL. Raimondo de Sangro di San Severo, Evoluzione e Tradizione di Macerata e Strampelli di Rieti, Associazione Libero Pensiero “Giordano Bruno. L’evento è patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Foggia, dall’Università di Foggia e dal CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.

Citava il grande Giordano Bruno: “Avete Forse più timore voi nel pronunciare questa sentenza che io nel riceverla”.

Al convegno, dopo l’introduzione di Gabriele Falcone, M.V. R.L. Raimondo de Sangro n. 1267 all’Oriente di San Severo, e i saluti delle autorità, sono previsti gli interventi di Roberto Lorenzetti, scrittore e ispettore onorario del Ministero della Cultura (“Strampelli a Foggia. La creazione del Grano Cappelli”); Enrico Martinoli, già Consigliere di Amministrazione del CRA (“Strampelli, dalla stazione fitotecnica di Masseria Manfredini al CREA di Foggia”); Pasquale De Vita, Dirigente di ricerca e Responsabile della sede CREA di Foggia (“Le nuove varietà di grano per affrontare la sfida del clima e quella dei nuovi consumi”; Concetta Lotti, ordinario di Genetica agraria all’Università di Foggia (“Le nuove tecnologie di miglioramento genetico applicate al frumento); Nicola De Vita, CEO del Molino De Vita (“Grano Cappelli: l’esperienza della filiera Alce Nero”), Pascal Barbato, mastro fornaio (“Strampelli da una spiga a due”) e Carlo Cambi, giornalista e scrittore (“Il costo della non autonomia alimentare). Le conclusioni sono affidate a Luigi Giannì, Presidente Collegio M.V. Puglia.

Il Dirigente del Settore Viabilità della Provincia, arch. Angelo Iannotta con Ordinanza n. 32/2023 ordina:

-    la limitazione della velocità a 50 km/h al traffico veicolare e la limitazione della portata di peso di 3,5 t sulla Strada Provinciale n.128 (Faeto – Contrada Sterparo) dal km 4+000 al km 5+000.

Ogni provvedimento in contrasto con la presente ordinanza è da ritenersi, per la durata della presente, decaduto.
La presente ordinanza sarà resa nota al pubblico mediante l’apposizione della segnaletica prescritta e resterà valida sino alla revoca della stessa.

E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare.
Avverso tale Ordinanza si potrà ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia.

Giuseppe Chiappinelli e Pippo Cavaliere: «Intensa e proficua l’audizione della Fondazione Antiusura Buon Samaritano presso la Commissione Antimafia. Un serrato confronto durato tre ore in cui Giuseppe Chiappinelli e Pippo Cavaliere, insieme ai rappresentanti delle altre associazioni dell’antimafia sociale, hanno risposto alle numerose richieste  di approfondimento da parte dei commissari rispetto alle problematiche sollevate nel corso della recente visita della commissione a Foggia.

In particolare affrontate questioni relative al caporalato, al riciclaggio di denaro sporco ed usura, alla correlazione tra fenomeni corruttivi ed infiltrazioni della criminalità, alla necessità di intervenire sul corpo normativo al fine di incentivare ulteriormente la denuncia e semplificare la procedure di concessione degli aiuti economici alle vittime di usura ed estorsione.

All'esito degli approfondimenti eseguiti, la presidente Chiara Colosimo, ben coscia al pari dei commissari della gravità della situazione in Capitanata, si è dichiarata fiduciosa nel convincere i cittadini a credere di più nello Stato e nella denuncia, solo così sarà possibile recidere la metastasi mafiose che hanno intaccato il tessuto economico e sociale dell'intera Capitanata».

 

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Incontro in Prefettura a Foggia della FAST-CONFSAL e di AIFVS a margine della manifestazione 16.09.23 con SIT-IN.

Si è svolta ieri, 16 settembre 2023, a distanza esatta di un anno, una seconda manifestazione con sit-in, dalle ore 10:30 alle 12:30 davanti alla sede della Prefettura/Comune di Foggia su Corso Garibaldi, promossa dalla Fast-Confsal di Puglia e Basilicata. All’evento come lo scorso anno ha partecipato anche dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (AIFVS) per sensibilizzare nuovamente le istituzioni sulle numerose opere stradali, con finanziamenti disponibili da anni ma senza cantieri aperti e con alcune progettualità inadeguate dal punto di vista progettuale. Sono state infatti prese a riferimento la SS 16 nel tratto da Foggia a Sansevero e fino a Chieuti che con la sezione di tipo C) invece di quella di tipo B) indicate nel D.M. 05.11.2001 (quindi senza doppia carreggiata, spartitraffico centrale e doppia corsia per senso di marcia) insieme con la SS 673 Tangenziale ovest di Foggia risultano essere inadeguate ad innalzare il livello di sicurezza necessario e indispensabile per i cruenti dati della incidentalità riscontrata e per i notevoli flussi di traffico. Per la SS 673 manca anche la previsione di un sottopasso stradale sia per aumentare la sicurezza di esercizio che per garantire il possibile sviluppo futuro dello scalo aeroportuale.

“Durante la protesta abbiamo esposto ai partecipanti presenti le motivazioni e distribuito ai passanti i volantini ponendo in rilievo quanto nulla o poco si sia, a distanza di un anno, realizzato in termini di cantieri aperti e di adeguamenti progettuali nonostante vi siano stati ulteriori incrementi degli eventi incidentali mortali e non -sottolinea Vincenzo Cataneo responsabile del settore SLM della Fast Confsal di Puglia e Basilicata che rimarca – e come sottolineato anche dal sempre attento rappresentante di AIFSV APS Biagio Orillo con la necessità di un maggior rispetto delle norme del C.d.S. e maggiore attenzione quando si è alla guida.”

Una delegazione dei manifestanti composta dai due citati rappresentanti e dal segretario generale della FAST-CONFSAL Pasquale Cataneo è stata ricevuta in Prefettura. Nel corso dell’incontro sono state esaminate le motivazioni, riportate in numerose note inviate dalla FAST-CONFSAL ai vari soggetti istituzionali e non, nonché le segnalazioni e gli atti posti in essere dalla Prefettura al riguardo in appositi specifici Tavoli istituzionali realizzati anche con i Comuni interessati.

“Quanto da noi evidenziato nel passato è stato anche confermato a fine luglio scorso dal rapporto 2022 dell’ASSET di Puglia che ha sottolineato la più alta pericolosità delle strade nella provincia di Foggia che, purtroppo registrano le contraddizioni da noi evidenziate anche ieri nel corso dell’incontro in Prefettura – sottolinea Pasquale Cataneo che è componente per la FAST-CONFSAL  nel comitato di sorveglianza del PON “Infrastrutture e Reti” 2014-2020 -come quelle di essere con rilevanti finanziamenti disponibili da anni, essere state commissariate per accelerarne la realizzazione e quindi innalzare la sicurezza e la dotazione tecnologica. Nonostante ciò ad oggi nessun cantiere aperto da parte di ANAS e non si ha notizia di rimodulazione ed adeguamenti progettuali né per la sezione B e nemmeno per la previsione di un sottopasso stradale all’altezza della ortogonale con la pista dell’Aeroporto Gino Lisa. Tale previsione, come già realizzato a Forlì, permetterebbe l’innalzamento della sicurezza di esercizio delle due modalità, stradale e aerea, oltre che a garantire un possibile ulteriore sviluppo dello scalo e della pista aeroportuale. Noi non demordiamo -chiosa l’esperto di politiche territoriali- invieremo una nota sollecitando l’ANAS di Puglia e il Commissario governativo a riscontri in merito, oltre che ad altre Istituzioni a livello governativo, ministeriale, regionale e provinciale, mettendo per conoscenza, come già fatto, sia la Prefettura che la Procura di Foggia.”       

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