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"OPI Foggia", il periodico delle newsletter dell' Ordine delle Professioni Infermieristiche, è online con il numero di agosto 2023, ediz. 27.

Tra i vari temi affrontati, la comunicazione attraverso i social, l’Infermiere di famiglia e comunità in Puglia, i tagli sulla telemedicina e la revisione del Governo per i fondi dal PNRR, i temi dell'evento Gargano 2023 dal titolo "L'Infermieristica del futuro al centro del rilancio del SSN".

CLICCA QUI PER LEGGERE IL NUMERO DI AGOSTO 2023, EDIZ. 27

nota stampa del Consigliere regionale Antonio Tutolo (Gruppo Misto), presidente della II Commissione (10 agosto 2023).
 
“Finalmente la Regione Puglia si è accorta che c’è un problema e ha inviato questa mattina una risposta per iscritto che, sebbene non sia esaustiva, rappresenta un impegno formale ad affrontare la questione. Mi domando come mai si debba aspettare fino a settembre per una delibera di Giunta.
È assurdo che mi sia dovuto piazzare davanti alla sede del Consiglio della Regione Puglia e organizzare una protesta per attirare l’attenzione su una questione importantissima, che riguarda tanti cittadini con patologie invalidanti e disabili privati di un servizio che loro stessi, mi hanno spiegato, aiutano a migliorare la qualità della loro vita”.

Esprime forte amarezza il consigliere regionale Antonio Tutolo nel constatare che dopo due anni di attesa e numerose sollecitazioni presso gli uffici regionali preposti, solo dopo l’annuncio di ieri mattina di un altro suo incatenamento in Via Gentile a Bari si è mosso qualcosa a livello burocratico.
Al centro c’è la questione dei fondi destinati alla riabilitazione termale che in provincia di Foggia, alle Terme di Castelnuovo della Daunia per la precisione, non sono arrivati con il conseguente blocco dell’erogazione di un servizio utile a persone affette da gravi patologie invalidanti con attestazione di invalidità civile in gran parte del 100% con il beneficio dell'art. 3, comma 3 della L.104/92. Fondi che la Puglia ha già ricevuto dallo Stato e che non vengono impiegati da ben due anni.

“Ho ricevuto lettere da giovani con gravissime disabilità che non possono più accedere alle terapie da cui traggono enormi benefici a livello fisico e psicologico. Mi sono sentito sopraffatto dallo sconforto e dalla rabbia, perché in questo caso non è nemmeno una questione politica, ma di burocrazia sorda alle esigenze di una parte della popolazione, la più fragile, quella a cui dovremmo prestare più attenzione.
Ho dovuto far casino e coinvolgere la stampa, senza la quale non si sarebbe raggiunto questo primo risultato - afferma Tutolo annunciando l’interruzione dello stazionamento davanti al palazzo del Consiglio – ma io sono un consigliere regionale e non voglio nemmeno immaginare che cosa debba fare invece un semplice cittadino per farsi ascoltare. Continuerò a seguire passo passo tutto l’iter – conclude - finché questi cittadini non avranno i servizi che, ripeto, sono già stati finanziati ma non vengono attivati”.

L’assessore alla Sanità, Rocco Palese, anche in relazione alle proteste attuate dal consigliere regionale Tutolo in materia di riabilitazione termale, conferma che “una nota di chiarimento è stata già inviata dal Dipartimento Politiche della Salute all’amministratore unico delle Terme di Castelnuovo della Daunia”.

“E’ infatti in fase di predisposizione – spiega Palese - il provvedimento di Giunta per l’approvazione degli schemi di contratto da sottoscriversi tra le Asl e i legali rappresentanti delle terme pugliesi, per quanto attiene le prestazioni da erogare con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale. Il provvedimento, che conterrà anche le modalità di erogazione delle prestazioni a carico Inail, sarà approvato entro settembre.  Pertanto i contributi regionali alle terme, che vanno inquadrati nei regimi di Lea per le regioni in piano operativo – saranno erogati a stretto giro una volta approvata la relativa delibera di giunta”.

 
 

Il sindaco di Stornara, Roberto Nigro, delegato dell'Unione dei Cinque Reali Siti al problema peronospora, ha chiesto un incontro al prefetto di Foggia, Maurizio Valiante. Il motivo della richiesta è la convocazione di un tavolo tecnico di lavoro permanente a cui dovranno far parte, oltre ai rappresentanti dei comuni dell'Unione e di Cerignola, le rappresentanze sindacali dell’intera filiera di settore, CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CGIL, CISL, UIL, oltre al Presidente della Regione Puglia e i parlamentari del territorio di tutte forze politiche. "Il 31 luglio - ha detto Nigro - nell’ambito del Consiglio dell’Unione dei Cinque Reali Siti è stata approvata una delibera sulle determinazioni in ordine alla problematica della peronospora.
Questo atto deliberativo - ha aggiunto il primo cittadino stornarese nella sua missiva al prefetto - servirà ad avere contezza e valutare la situazione in cui versa tutta la filiera settoriale vitivinicola a causa delle abbondanti e costanti piogge dei mesi di maggio e giugno che hanno consentito l’inarrestabile proliferazione del fungo peronosporico che ha distrutto i raccolti, per ora, dell’annata 2023. È risaputo - ha concluso Nigro - che il fenomeno non è circoscritto solo ai nostri territori, pertanto il tavolo potrà essere allargato man mano che gli altri Comuni interessati dal fenomeno ne faranno richiesta di accesso. È necessario calmare gli animi non solo dei titolari delle aziende agricole, ma anche di tutti gli attori della filiera i quali, nonostante le rimostranze fatte presso i propri rappresentanti territoriali e sindacali, non hanno ancora visto alcun provvedimento a loro tutela. Gli animi di tutti i danneggiati sono molto inquieti, in quanto, ad oggi, in assenza di interventi regionali e governativi, oltre al danno stanno provvedendo a pagare mutui, tasse e contributi e soprattutto stanno sostenendo enormi spese per cercare di preservare la pianta, cosa che sta mettendo a dura prova anche i bilanci delle proprie famiglie.
Abbiamo preso atto del Decreto Legge emanato dal Governo in data 07/08/2023, però non rinveniamo misure preventive sufficienti a garantire il primo stato di emergenza sia per le aziende agricole che dell’intera filiera vitivinicola".

La Provincia di Foggia ha indetto una Conferenza di Servizi Decisoria per l’esame del PROGETTO DEFINITIVO relativo al seguente intervento:“D.M. 517/2018 e D.I. 4/2022 PNRR - Finanziato dall’Unione Europea - NextGenerationEU - CICLOVIA TURISTICA NAZIONALE ADRIATICA PERCORSO CHIOGGIA (VENEZIA)-GARGANO. TRATTI NEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA - PROVINCIA DI FOGGIA ASSE LESINA – MANFREDONIA”; trattasi di Conferenza di Servizi convocata ai sensi dell’art. 14, c. 2, della L.241/90 con svolgimento previsto in forma semplificata e con modalità asincrona, ai sensi dell’art. 14-bis della Legge medesima. A tal fine si comunica che la documentazione oggetto della conferenza e delle determinazioni, le informazioni e i documenti a tali fini utili sono depositati e consultabili presso questo Ente, Settore Viabilità, e degli stessi può essere presa visione sul sito istituzionale dell’Ente Provincia di Foggia, al seguente link: https://www.provincia.foggia.it/La-Provincia-di-Foggia/Conferenze-di-Servizio/Viabilit%C3%A0/CdS-Ciclovia-Adriatica 

La data del 16/08/2023 è termine perentorio entro il quale le Amministrazioni, gli Enti, i Gestori di beni o servizi pubblici e i soggetti terzi a qualunque titolo coinvolti possono richiedere, ai sensi dell'art. 2, co. 7, legge n. 241/1990, integrazioni documentali o chiarimenti relativi a fatti, stati o qualità non attestati in documenti già in possesso dell'amministrazione stessa o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche amministrazioni; entro lo stesso termine, le amministrazioni coinvolte possono richiedere, con adeguata motivazione, di procedere in forma simultanea e modalità sincrona; la data del 06/09/2023 è il  termine perentorio entro il quale le Amministrazioni, gli Enti, i Gestori di beni o servizi pubblici e i soggetti terzi a qualunque titolo coinvolti, devono rendere le proprie determinazioni relative alla decisione oggetto della conferenza, fermo restando l'obbligo di rispettare il termine finale di conclusione del procedimento. La data del 14/09/2023 è quella prevista per lo svolgimento dell’eventuale riunione in modalità sincrona ex art. 14-ter, legge n. 241/1990.

Nel merito, tenendo conto delle necessità organizzative di tutte le Amministrazioni coinvolte, si segnala che la  riunione sarà oggetto di nota formale a conferma della sua convocazione, qualora ricorrano le condizioni fissate dalla normativa; la stessa – nella data fissata e previa conferma – potrà avere svolgimento in streaming con il seguente orario 10,00; Entro il termine perentorio di cui alla lett. c) le amministrazioni coinvolte sono tenute a rendere le proprie determinazioni relative alla decisione oggetto della conferenza. Tali determinazioni sono formulate in termini di assenso o dissenso congruamente motivato e indicano, ove possibile, le modifiche eventualmente necessarie ai fini dell’assenso.

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L’Associazione dichiara che non si può pensare alla Fondazione senza la presenza, sin dall’inizio, del Comune e della Provincia di Foggia!.

Pochi giorni fa è stata diffusa la notizia dell’iter della proposta di legge regionale del consigliere Campo per istituire la Fondazione “SECONDO FEDERICO”, sottoscritta da tutti i suoi colleghi eletti in Capitanata oltre che dall’assessore al welfare e dal vicepresidente della Regione Puglia. L’Ente pugliese avrà una partecipazione al 51% mentre il 49% inizialmente sarà in capo ad Enti pubblici e privati ma senza il Comune e la Provincia di Foggia. L’art.1, comma 4, della proposta legislativa prevede che: La Fondazione ha la finalità di promuovere e valorizzare il patrimonio storico, architettonico, artistico e culturale presente nella provincia di Foggia e nel resto della Puglia, legato alla figura di Federico II sostenendone in modo particolare la conoscenza e la fruizione attraverso l’integrazione tra espressioni della cultura digitale, della cultura industriale e della cultura artigianale, nella dimensione europea e mediterranea. Ha altresì lo scopo di promuovere interventi e programmi in ambito culturale e sociale ispirati alla figura di Federico II.

“Come CAPITANATA.NEO riteniamo positive l’azione unitaria e le finalità della proposta di legge regionale in quanto si allineano, in modo molto convergente anche se postume - afferma Pasquale Cataneo presidente dell’Associazione - alle nostre dettagliate proposte a seguito di analisi e pubblicazione, a fine febbraio u.s., del nostro position paper denominato: CONTRIBUTO PER LA FILIERA DELLA CULTURA DI FOGGIA”.

In tale documento infatti, con particolare riferimento a partire da pag. 22 e dal paragrafo dell’Economia della Cultura e delle Sviluppo Locale e fino all’ultima pagina, sono state elencate dieci argomentate proposte tra cui spicca il riferimento e la valorizzazione della figura poliedrica di Federico II e della sua lunga permanenza a Foggia e in Capitanata per rafforzare il senso di Comunità, l’identità e la valorizzazione territoriale anche all’estero.

“Nel nostro documento evidenziamo che una rinnovata stagione per lo sviluppo territoriale può nascere anche da progetti culturali e creativi che non si limitano a creare un proprio business, ma che si collegano alle domande di senso e di espressione educativa e storica emergenti dalla locale Comunità, compresa la capacità di esprimersi attraverso l’economia con la creazione di un POLO INTEGRATO TERRITORIALE. Ed è partendo da questa visione condivisa nell’idea dell’Università Ca’ Foscari e nella programmazione della Regione Puglia - sottolinea l’esperto di politiche territoriali - che abbiamo preso a riferimento proprio la figura di Federico II di Svevia nel nostro elaborato quale antitesi alla debosciata onta subita con gli accadimenti degli ultimi decenni, in quanto il Puer Apuliae, da indiscusso protagonista nell’Europa mediterranea, amò Foggia e la Capitanata e ne fece, per oltre un quarto di secolo, centro di cultura e politica. Il contrario di quanto più recentemente accaduto”.

È stato precisato che la Fondazione sarà partecipata tra i soci pubblici dai Comuni di Lucera, Monte Sant’Angelo e Torremaggiore, in ragione della qualità degli insediamenti federiciani presenti in quelle città e territori, con in testa Castel Fiorentino, il sito in cui l’imperatore morì. Su questa impostazione interviene con un tono pacato ma fermo l’esponente foggiano. “Appare almeno singolare e contraddittorio che dal consigliere Campo sia solo auspicata la presenza della Provincia di Foggia mentre sia non considerata sin dalla fase iniziale, pure da parte dei promotori, la partecipazione anche del Comune di “Fogia regalis sedes inclita imperilis”– rimarca Cataneo - per questo motivo scriveremo al promotore e ai sottoscrittori della proposta, nonché ai due Enti, Comune e Provincia di Foggia, perché riteniamo che entrambi gli Enti siano, fin dall’inizio, presenti ed essenziali per sviluppare al meglio tale progettualità. Allegato alla nota invieremo anche il nostro documento - evidenzia il meridionalista - in cui tra le dieci proposte vi è anche la promozione di un distretto culturale e creativo per riconoscere, organizzare e qualificare l’offerta di promozione e marketing territoriale. Ciò per farla divenire, in modo condiviso, leva di uno sviluppo più generale per costruire una community of Learner, che integri i diversi “saperi” e competenze, e per agevolare l’internazionalizzazione di Foggia e dell’area vasta di Capitanata, anche attraverso la poliedrica figura dello “Stupor Mundi”, a partire dal rafforzamento dei legami, culturali e non, con la Terra d’origine degli Hohenstaufen. In tale prospettiva e con la presenza, sin da subito, di Comune e Provincia di Foggia - chiosa l’esponente foggiano della CAPITANATA.NEO – è senz’altro utile lo strumento Fondazione. Desideriamo infine conoscere il lavoro di elaborazione e sostegno della Fondazione elaborato dal sempre attivo Peppino d’Urso, per apprezzarne e condividerne il contenuto in quanto sembra percorrere, come declamato dal consigliere Campo, lo stesso solco che abbiamo noi tracciato con il Contributo per la Filiera della Cultura di Foggia. Chiederemo, pertanto, di avere copia della proposta di legge e del contributo fornito dall’ex presidente del Teatro Pubblico Pugliese per poter collaborare al meglio a livello associativo.”

“Anche i dati del secondo trimestre 2023 dicono che i tempi massimi d’attesa in sanità non sono stati rispettati. E questo significa più cronicità, maggiore attesa e più pazienti in attesa di cure. 
Sono dunque i numeri a reclamare provvedimenti risoluti, a partire dalla nostra proposta di legge. Ci stupisce che sul più importante degli argomenti, la salute, non si riesca a generare una mobilitazione di cittadini, partiti, associazioni e sindacati, in grado di aiutarci in questa battaglia allo stato molto solitaria, per vincere le resistenze a ogni tipo di riforma sotto l’insegna del benaltrismo.”

Lo dichiarano il consigliere e commissario regionale di Azione, Fabiano Amati, i consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo, e del responsabile regionale sanità Alessandro Nestola. I dati completi sono consultabili su https://www.pugliainazione.it/sanita/listaattesa/.

“I dati del secondo trimestre 2023 continuano a mostrarci una situazione media di insufficienza in tutte le province pugliesi, soprattutto nella BAT: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 58.7% ad aprile, del 59,19% a maggio e del 59,2% a giugno. Dati ben oltre la soglia del 90% che rappresenta un sistema sanitario in salute, ben organizzato, che soddisfa pienamente il diritto alla salute dei pazienti.
Analizzando i dati per ogni singola provincia e per ogni singola classe di prestazione (urgente, breve, differibile e programmata) abbiamo la seguente situazione.

PROVINCIA DI BARI: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 49,92% ad aprile, 49,28% a maggio, 51,31% a giugno. Categoria Urgente: solo il 17,14% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Breve: solo il 26,63% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Differibile: solo il 49,04% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Programmata: solo il 62,83% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.

PROVINCIA BAT: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 43,22 ad aprile, 43,56 a maggio, 42,95 a giungo. Tutte sotto il 50% e bollino rosso.
Categoria Urgente: solo il 13,66% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Breve: solo il 25,54% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Differibile: solo il 42,55% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Programmata: solo il 74,57% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.

PROVINCIA DI BRINDISI: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 47,75% ad aprile, del 51,4% a maggio, del 54,44% a giugno.
Categoria Urgente: il 87,59% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo. Un dato che peggiora di dieci punti rispetto al trimestre precedente durante il quale era abbondantemente sopra al 97%. Bollino giallo.
Categoria Breve: solo il 36,4% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Differibile: solo il 46,51% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino rosso.
Categoria Programmata: solo il 58,18% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.

PROVINCIA DI FOGGIA: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 93,82% ad aprile, 94,45% a maggio,94,86% a giugno.
Categoria Urgente: solo il 68,81% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo, dato migliore dello scorso trimestre. Bollino giallo.
Categoria Breve: l’83,15% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.
Categoria Differibile: l’89,4% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo, con netta ripresa delle prestazioni garantite nei mesi di maggio e giugno.
Categoria Programmata: il 97,72% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino verde.

PROVINCIA DI LECCE: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 77,56% ad aprile, 76,91% a maggio, 70,46% a giungo. Per la provincia di Lecce il secondo trimestre rappresenta un miglior rapporto tra prestazioni richieste ed erogate rispetto al trimestre precedente. C’è da dire però che il numero totale delle prestazioni è calato notevolmente.
Categoria Urgente: il 98,98% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo. Trend positivo che migliora rispetto al trimestre precedente e fa dell’ASL Lecce la migliore nella gestione delle urgenze. Bollino verde.
Categoria Breve: il 99,05% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino verde.
Categoria Differibile: solo il 78,47% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo con trend in miglioramento.
Categoria Programmata: solo il 69,82% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.

PROVINCIA DI TARANTO: la media regionale delle prestazioni erogate sul totale richieste è, rispettivamente, del 71,49% ad aprile, 72,78% a maggio, 72,66% a giugno.
Categoria Urgente: solo il 51,39% delle prestazioni Urgenti sono state erogate entro il termine massimo, dato in peggioramento rispetto al mese precedente con giugno da bollino rosso.
Categoria Breve: solo il 52,7% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.
Categoria Differibile: solo il 62,83% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo.
Categoria Programmata: solo il 77,03% delle prestazioni sono state erogate entro il termine massimo. Bollino giallo”.

Il mito di Dauno

Fra i vari personaggi che giunsero in Puglia, verso la fine del II millennio, dobbiamo annoverare il re Dauno, il quale occupò  la parte nord della regione, i cui territori nell'antichità comprendevano oltre che l'attuale provincia di Foggia, compreso il Gargano, una porzione della provincia di Bari, che andava da Canosa a Ruvo e a Minervino Murge, verso l'interno; infine il Melfese, con i centri intorno a Melfi, Lavello e più a sud, Banzi.  Sulle origini di questo mitico re eponimo dei Dauni, noto ai nostri testi antichi a partire già del VII secolo a. C., le fonti riportano due diverse tradizioni: una è riferita da Antonio Liberale, ma risale al poeta Nicandro, in cui Dauno (dalla radice illirica “dhaun”  che, per estensione semantica del suo significato proprio, “strangolare”, indica il “lupo”, denominazione assai diffusa in ambito greco ed italico,  che ci riporta ad un animale totemico, appunto il lupo),  è considerato figlio dell’antichissimo re arcade Licaone, e quindi collocato in un orizzonte cronologico mitico anteriore a quello di Diomede e degli eroi della guerra di Troia. L’altra tradizione si deve all’epitome di Paolo Diacono, dell’opera di Festo, in cui Dauno, illustre esponente della stirpe illirica,  e coevo di Diomede,  abbandonata la patria a causa di una guerra civile, si insediò nella regione degli Iapigi. Un’altra tradizione, attestata in Solino, considera, invece, i Dauni, discendenti di uno sconosciuto figlio di Minosse, Cleolao, che, di ritorno dall’assedio di Camico in Sicilia,  furono gettati da una tempesta sulle coste della Iapigia. Qui si stanziarono definitivamente e fondarono la città di Uria, trasformandosi, così, da Cretesi in Iapigi e da isolani in continentali.

Secondo la tradizione,  Dauno avrebbe allargato il suo regno verso ovest, lungo le valli più agevoli, oltre Bovino, per poi occupare il territorio di Benevento ed espandersi verso la Lucania. Il re Dauno, per assoggettare l'intera regione, dovette far guerra alle popolazioni indigene, restie ad accettare una nuova dominazione. Durante tali guerre si ebbe l’arrivo dell’eroe greco Diomede, a cui venne promesso la propria figlia  a patto che lo aiutasse nella guerra contro i Messapi. Purtroppo, come sappiamo, tutto andò male, e Diomede venne ucciso da Dauno.   

I Dauni

Stele Daunia

[Stele Daunia]

In genere i Dauni, come gli Iapigi, all'inizio della fase emigratoria,  occuparono le terre, con lo scopo di razziare tutto ciò che incontravano. Successivamente, una volta stabilitisi sul territorio, dovettero ricostruire le antiche borgate, cingendole di poderose mura di difesa, formate da pietrame, come nel caso di Monte Saraceno, oppure circondate da difese naturali, come nel caso di Salapia, con le sue lagune marine. Se nella prima fase emigratoria detta "pannonico-balcanica" abbiamo la sola presenza della tribù degli Iapigi, nella seconda fase abbiamo la presenza della tribù dei Liburni, che si stanziarono prevalentemente nella zona di Cupola, in territorio sipontino, dove abbiamo trovato strette affinità strutturali con quelle  liburniche.

La civiltà daunia raggiunge il suo massimo sviluppo nel VI secolo, allorquando  l'intera subregione presenta una sua unità culturale manifestatasi specialmente  sul piano della produzione artistica, oltre che culturale e religiosa. Della prima forma culturale fanno parte i prodotti in ceramica, il cui stile viene detto  "geometrico dauno". Tale produzione prende le mosse dal protogeometrico japigio della fine del II millennio a. C., influenzato dai modelli elaborati in area ellenica e transadriatica, per poi evolversi nell’età del Ferro sino a tutto il IV secolo a. C., secondo linee e modelli autonomi conquistando, attraverso le esportazioni particolarmente attive tra l’VIII e il VI secolo a. C., il gusto dei mercati stranieri ed in modo particolare quello illirico, tanto da contribuire in maniera notevole  alla floridezza della regione. La sua produzione, prevalentemente in ceramica daunia,  è attestata in numerose località daunie, fra cui Coppa Nevigata, Monte Saraceno, Punta Manaccore, Ordona, Arpi, Salapia, Cupola. Secondo il De Juliis, quest’ampia documentazione ha messo in luce l’esistenza di una sostanziale differenziazione, già dall’inizio dell’VIII sec. a. C., fra il geometrico Japigio dell’area meridionale e quello della Daunia, dando origine così prima al geometrico protodaunio e poi alla ceramica geometrica dauna dell’VIII-IV secolo a. C. I centri di maggiore diffusione di questo ultimo periodo geometrico sarebbero stati Herdonia, Ascoli e Canosa con diffusione verso il Gargano. Le ceramiche, insieme a vasi di bronzo, monili di metallo, pasta vitrea e ambra, provengono dalle tombe che numerose si trovano nella Daunia. (700-550 a. C.); Daunio II (550-400 a. C.); Daunio III (400-300 a. C.).

Una posizione di primo piano nell’ambito della cultura protostorica occupano le stele daunie, legate, a livello generale, alla stessa produzione scultorea in pietra, le cui testimonianze, rinvenute in tutti i principali centri dauni, dal Gargano al Tavoliere, sia sulla costa che nelle aree più interne al Melfese, costituiscono l’espressione maggiormente rappresentativa della creatività e dell’originalità dell’ethnos indigeno. Secondo M. L. Nava, il fenomeno, che appare profondamente radicato nella cultura espressiva dei Dauni, si manifesta in pieno durante le fasi centrali dell’età del Ferro, ma affonda le proprie origini nelle epoche precedenti, contribuendo ad attestare l’evoluzione che, senza palesi soluzioni di continuità, contraddistingue il progresso culturale di questa popolazione durante le età dei metalli. La presenza di scultura in pietra è documentata in Daunia a partire dagli albori dell’età del Bronzo, ed essa trova corrispondenza nei monumenti antropomorfi di Castelluccio dei Sauri, nonché in diverse regioni del Mediterraneo, dalle coste orientali sino alla Spagna.

La diffusione delle stele daunie, in territorio di Siponto, nonché  nella vicina Salapia, là dove Strabone (VI, 3, 9, 284) colloca la laguna costiera aperta verso il mare, sui cui dossi emersi si insediavano le strutture abitative e sepolcrali riferibili alle due città indigene,  si ha maggiormente tra il VII e il VI secolo a. C. Il loro ritrovamento ha fatto sorgere diversi problemi riguardanti l’origine stessa dei Dauni e il loro grado di civiltà. L’opera di rinvenimento è da ascrivere al prof.

Silvio Ferri, dell’Università di Pisa, il quale, negli anni sessanta, proprio in riferimento ad alcuni primi  rinvenimenti di stele su Monte Saraceno,  scoprì, nella zona sipontina di Beccarini, Versentino e Cupola, una ricca produzione. Le stele, più di 1500 pezzi, interi e frammentati, oggi esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia, rappresentano le uniche testimonianze storiche ed artistiche dei Dauni, che fino ad alcuni decenni erano del tutto sconosciuti, con alcuni sporadici riferimenti agiografici in autori greci e latini. Esse sarebbero da rapportare alla fase di maggiore sviluppo della civiltà daunia e precisamente all’VIII-VI secolo a. C., e fanno per la prima volta luce sull’esistenza dei Dauni, sulle loro credenze religiose, sui loro culti, sul loro mondo quotidiano.

La funzione di queste stele è quella funeraria, messa in relazione col culto dei morti. Generalmente esse sono costituite da una lastra rettangolare, con una testa iconica ed aniconica. Il materiale è di derivazione calcarea, tenera e friabile. La tecnica rappresentativa delle scene è quella dell’incisione. Le stele rappresentano schematicamente il defunto, abbigliato con una veste riccamente ornata ai bordi con motivi geometrici e  che giunge sino ai piedi. Su questa veste sono raffigurati armi oppure ornamenti, che indicano l’elevata classe sociale  di appartenenza del defunto.

I temi di questi “racconti per immagini” riguardano i diversi momenti dell’esistenza umana riferiti sia alla vita quotidiana che ad azioni cultuali e al mondo religioso. Si notano scene di colloqui, di offerte, di commiato, di processioni, di banchetti, scene erotiche, di caccia, di pesca, di attività produttiva, di combattimenti a piedi e a cavallo, scene di sacrificio, nonché rappresentazioni di mostri dalle forme più strane. Il tutto con una tecnica molto forte ed espressiva. Da un punto di vista iconologico le stele sono il risultato esclusivo della spiritualità più pura ed originale della cultura dei Dauni, in cui viene portato a compimento il processo di eroizzazione e divinizzazione già iniziato con le sculture di Castelluccio dei Sauri e proseguito con quelle di Monte Saraceno. Inoltre le stele costituiscono il mezzo attraverso il quale il ceto dominante della Daunia manifesta il proprio potere e la propria eminenza su tutti gli altri popoli della Puglia settentrionale. Infatti con le immagini monumentali l’oligarchia daunia si rappresenta al massimo della propria potenza, con le insegne di status che esprimono un dominio sia sociale che intellettuale e religioso. Tutto ciò si manifesta soprattutto fra l’VIII e il VII secolo. Ma allorché nel corso del VI e del V secolo inizia il declino della civiltà daunia, e si affacciano sulla scena politica nuove istanze provenienti dal mondo magno-greco e italico,  le stele iniziano a svuotarsi di contenuti e di valori.

Testa iconica Monte Saraceno Mattinata

[Testa iconica Monte Saraceno - Mattinata]

Da parte mia ho voluto far rivivere la civiltà daunia attraverso la riproduzione della ceramica daunia dell’artista Angela Quitadamo, le cui opere oggi sono esposte nel Museo Archeologico ubicato nel Castello di Monte Sant’Angelo. Un omaggio ad un’artista e a una civiltà, quella daunia, che sta alle origini della nostra identità culturale, che è quella legata all’Europa, sorta sui grandi itinerari della fede, attraverso l’Homo Viator, alla ricerca della Montagna Sacra.

Ne abbiamo dato anticipazione poche ore fa. In tutta la città di Foggia, fin dalle prime ore dell'alba, circa le 03:30, decine di auto dei Carabinieri e Forze dell'ordine, chi a sirene spiegate, chi  no e chi con auto civetta, con l'ausilio di un elicottero, hanno letteralmente circondato tutta l'area cittadina per dar corso alla più vasta operazione antimafia contro tutte le batterie della "società foggiana" per il narcotraffico, denominata "Game Over".

Si attendevano i particolari dopo la conferenza stampa, tenutasi a Bari presso la DDA in Tribunale, alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dott. Giovanni MELILLO, dei Magistrati della DDA di Bari e dei vertici dell’Arma dei Carabinieri: eccoli nel comunicato stampa diramato dalla stessa DDA.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, con il supporto operativo altresì dei militari degli altri Comandi Provinciali dell’Arma della Legione Carabinieri “Puglia”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Puglia”, dei Nuclei Cinofili Carabinieri di Modugno (BA), Chieti e Tito (PZ), nonché del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Roma e dell’11° Reggimento Carabinieri “Puglia”, hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, nei confronti di n. 82 persone1, tutte gravemente indiziate per i reati associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

Fatta salva la valutazione nelle fasi procedimentali successive con il contributo della difesa, l’imponente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Game Over”, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, trae origine dal procedimento relativo all’omicidio - di matrice mafiosa - di TIZZANO Roberto e al contestuale ferimento di BRUNO Roberto, entrambi esponenti di rilievo della batteria “Moretti-Pellegrino-Lanza”, sotto-articolazione dell’organizzazione mafiosa nota come “Società foggiana2, attinti con colpi d’arma da fuoco il pomeriggio del 29 ottobre 2016. Per tale delitto di mafia sono stati condannati, in via definitiva, VILLANI Patrizio, SINESI Cosimo Damiano e SINESI Francesco, tutti appartenenti alla batteria antagonista “Sinesi-Francavilla”. Le sentenze hanno accertato che mandante dell’efferata azione era stato SINESI Francesco, in risposta al tentato omicidio perpetrato, in data 6 settembre 2016, ai danni di suo padre SINESI Roberto, capo storico dell’omonima batteria mafiosa. Il luogo del delitto, bar “All’H24” di Foggia, si è rilevato, a seguito delle indagini compiute, la base operativa centrale del traffico di sostanze stupefacenti.

Dagli sviluppi investigativi svolti al riguardo, mediante l’uso massivo di attività tecniche3, anche di ultima generazione, è stata possibile, nei periodi successivi, l’esecuzione – tra le altre – di due importanti inchieste antimafia coordinate sempre dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e precisamente:

  • Decima Azione: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei maggiori 30 esponenti della consorteria mafiosa della Società Foggiana”, che ha riguardato il contesto criminale delle estorsioni in danno del tessuto imprenditoriale cittadino, praticate “a tappeto” e con criteri di sistematicità nei confronti delle relative vittime;
  • DecimaBis”: inchiesta giudiziaria conclusasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 40 soggetti appartenenti sempre alla predetta consorteria, che ne ha accertato gli ambiti operativi criminali e le infiltrazioni nel tessuto sociale ed economico ed in particolare le estorsioni realizzate con metodo mafioso, la turbata libertà degli incanti ed anche gli agguati compiuti con armi, il tutto al fine di esercitare un violento controllo del territorio, di natura “militare”, espressione tipica di quella forza di intimidazione tipica dell’agire mafioso.

L’operazione eseguita oggi, convenzionalmente  denominata “Game Over”, rappresenta  la prosecuzione, sul versante investigativo, nell’azione di contrasto nei confronti dell’organizzazione mafiosa “società foggiana”. Si è in particolare focalizzata sulle fonti di guadagno illecite di tale struttura criminale che, secondo le indagini, sono derivanti da due canali:

  • le sistematiche estorsioni, compiute ai danni al tessuto imprenditoriale e ricostruite nei dettagli dalle indagini Decimazione e Decimabis, praticate con lo scopo di far confluire i proventi illeciti nella “cassa comune”, utilizzata per il sostentamento, l’assistenza e la sopravvivenza del sodalizio mafioso;
  • il fiorente traffico di sostanze stupefacenti, perpetrato con aggressivo e minuzioso sistema di regole, che hanno garantito, ai vertici operativi del sodalizio, non a caso coincidenti con i vertici delle “batterie” mafiose, la possibilità di un controllo capillare e di una posizione di monopolio nella vendita della cocaina, attraverso l’imposizione dell’obbligo, a pena di pesanti ritorsioni anche armate, di commercializzare esclusivamente la sostanza stupefacente fornita dal sodalizio Tale imposizione, attuata con le caratteristiche tipiche delle organizzazioni mafiose, ha assicurato all’associazione consistenti profitti illeciti ed ulteriori 7 Euro per ogni grammo di cocaina venduta a Foggia. Profitti, questi, utilizzati anche per alimentare la “cassa comune”, funzionale al perseguimento degli scopi criminali della cd. “Società foggiana”.

Secondo quanto emerso e ritenuto dal Gip (fatta sempre salva la valutazione nelle fasi successive), i delitti contestati sarebbero stati perpetrati con metodologie organizzative ed operative che ricalcano fedelmente quelle praticate in materia di estorsioni. Le tre articolazioni componenti l’aggregato mafioso della “Società foggiana”, infatti, hanno esercitato la loro “pressione mafiosa” per la monopolizzazione del traffico di cocaina sul territorio cittadino. Per tali narcotraffici, infatti, il sodalizio in questione:

  • ha pianificato dettagliatamente l’organizzazione del traffico di cocaina attraverso continue riunioni in cui sono state determinate rigide regole (d. “cartello del narcotraffico”);
  • ha imposto il monopolio della vendita di cocaina nella città di Foggia, mediante una forza intimidatrice propria, derivante dal riconosciuto nonché temuto spessore criminale dei soggetti al vertice dell’organizzazione stessa, direttamente investiti dagli storici capoclan, che si sono avvalsi di una fitta rete informativa, utilizzata per controllare militarmente le “piazze” di spaccio;
  • ha immesso sul mercato cittadino considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, stimati in circa 10 chilogrammi al mese di cocaina, acquistata ad un prezzo di poco inferiore ai 40 euro al grammo, poi rivenduta, a seconda dei casi, a 55 o 60 euro al grammo. I profitti realizzati dalla consorteria mafiosa sono quantificabili in almeno 200.000 euro al mese, e le dosi di cocaina immesse sulle piazze di spaccio corrispondono, invece, a circa 50.000 al mese;
  • ha usufruito di depositi sorvegliati per la custodia ed il confezionamento della cocaina;
  • ha “governato” le piazze di spaccio con una fitta rete di venditori, tutti pienamente consapevoli di operare illecitamente nell’ambito di contesto associativo  asservito a scopi mafiosi (d. finalizzazione mafiosa del narcotraffico), inquadrati in vere e proprie “squadre operative” e ripartiti, secondo il livello operativo, nella “lista dei grossi” e nella “lista dei piccoli”, a cui venivano distribuiti con cadenza regolare quantitativi prestabiliti di cocaina, nell’ordine delle centinaia di grammi i primi e delle decine di grammi invece i secondi;
  • ha mantenuto una minuziosa contabilità della droga distribuita alle “squadre di spaccio” e dei relativi corrispettivi realizzati, riscuotendoli mediante gli “addetti al giro inverso” presso gli spacciatori ed elaborando così vere e proprie “liste della contabilità”, funzionali alla gestione del narcotraffico;
  • ha raccolto i profitti del traffico di droga e, in analogia con la gestione dei profitti delle estorsioni, ha alimentato la “cassa comune”, utilizzata per distribuire i guadagni illeciti, assicurare somme ai sodali, denaro devoluto al mantenimento dei familiari ed accoliti in stato di detenzione, anche al fine di scoraggiare il fenomeno del

Le tecniche investigative adoperate hanno messo in luce l’essenza e la natura dei vincoli che univano – a vario titolo - tutti i soggetti coinvolti nel core business del “Sistema”, vale a dire  l’esercizio in forma “imprenditoriale” della cessione di cocaina.

La strategia criminale dei componenti dell’organizzazione presupponeva – come è risultato da talune conversazioni chiare ed esplicite - la sussistenza “a monte” di un “pactum sceleris”, siglato dai capi storici dei clan componenti le batterie mafiose confederate nella “Società Foggiana”. I metodi di gestione del traffico di stupefacenti (a cui gli stessi indagati avevano dato, a loro volta, il nome di “Sistema”), prevedevano l’attribuzione, all’interno del sodalizio, di ruoli ben definiti e per ciascuno dettagliatamente ricostruito agli esiti del vaglio del materiale investigativo raccolto.

Le indagini così condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e con il contributo della Direzione Nazionale Antimafia, che ha applicato un suo magistrato, hanno permesso di conoscere numerosi e dettagliati elementi caratterizzanti le complesse ed articolate dinamiche delittuose dell’organizzazione mafiosa, nonché i rapporti interni, non privi di conflittualità tra gli stessi indagati, l’accurato modus operandi utilizzato, la portata del traffico di stupefacenti commercializzato in regime di monopolio, controllato grazie al ricorso a metodi mafiosi, ed in ultimo anche la ripartizione e destinazione finale dei profitti illecitamente realizzati, per alimentare, senza soluzione di continuità, il “Sistema” della “Società foggiana”.

note:
1 di cui 81 sottoposti alla custodia del carcere ed 1 alla misura degli arresti domiciliari
2 costituita dalle tre “batterie”: “Moretti-Pellegrino-Lanza”, “Sinesi-Francavilla” e “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese”
3 intercettazioni

 

 

 

Mercoledì 19 luglio 2023,  alle 17.00, è stato inaugurato il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Mattinata “Matteo Sansone”, che fa parte dei Musei di Puglia.

All'evento hanno preso parte il Prof. Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, il Dott. Michele Bisceglia, Sindaco di Mattinata, il Dott. Luca Mercuri, coordinatore generale del progetto. l'Arch. Francesco Longobardi, delegato alla Direzione Regionale Musei Puglia, l'Arch. Anita Guarnieri, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta – Andria - Trani e Foggia, Matteo Sansone, rappresentante della famiglia donatrice.

Grande attesa per la visita e l'intervento del Prof. Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato alla cultura, cha ha ammirato le collezioni esposte, commentando «I musei costituiscono l’identità culturale del nostro paese e ne rivelano la storia e le testimonianze di civiltà passate. Ma devono anche essere luoghi di vitalità culturale attraverso il dialogo tra passato e presente».

La collezione “Matteo Sansone” donata allo Stato italiano (12 agosto 2022) è costituita da oltre 2500 reperti ceramici, metallici, litici, numismatici, provenienti in massima parte dalla provincia di Foggia, in particolare dal Gargano e dall’area della piana del Tavoliere, che rimandano soprattutto alla locale cultura dei Dauni, cui appartiene anche un nucleo di frammenti di stele, alcuni provenienti dal promontorio di Monte Saraceno.

La Direzione regionale Musei Puglia, in accordo con la Direzione Generale Musei e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, ha curato i lavori di riallestimento dello storico Museo civico, riorganizzando e riqualificando gli spazi del percorso di visita anche in chiave accessibile.

L’esposizione racconta attraverso i reperti della collezione lo sviluppo della civiltà dei Dauni, valorizzando laddove possibile i contesti di provenienza indicati nella documentazione di vincolo e mettendo in evidenza i contatti e le relazioni con l’esterno che hanno nel tempo caratterizzato o modificato usi e comportamenti dell’antica popolazione italica.

La prima sezione “La collezione e il territorio della Daunia. Il Gargano e la Piana del Tavoliere” è dedicata al sito di Monte Saraceno, contesto fortemente identitario per il territorio da cui provengono alcuni materiali della collezione, tra cui i cosiddetti scudi litici con sostegno a colonnetta usati come segnacoli funerari delle tombe. La sezione è arricchita da altri reperti litici finora conservati nel Museo archeologico nazionale di Manfredonia e nei depositi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province della Bat e di Foggia.

La sezione 2 è dedicata alle note stele daunie, che riproducono schematicamente il defunto con la sua veste funeraria, riccamente decorata con gioielli personali, ornamenti o armi, e che costituiscono l’espressione artistica più caratteristica e originale dell’antico popolo dei Dauni.

La sezione 3 La Daunia e l’Adriatico, racconta attraverso i reperti della collezione i rapporti che i Dauni, già a partire dall’età del Bronzo finale, iniziano a intrattenere con la costa dalmata e l’area balcanica. Queste relazioni sono confermate da alcuni oggetti in bronzo, come le fibule a occhiali di ambiente adriatico, e dalla presenza della nota ceramica geometrica daunia su entrambe le coste adriatiche. All’Adriatico è legata anche la particolare diffusione di ambra tra le varie popolazioni italiche, soprattutto durante la tarda età del Ferro e nel periodo orientalizzante, quando emergono alcuni gruppi familiari aristocratici che iniziano ad assumere un ruolo di prestigio. Nella fase successiva le ambre figurate sono particolarmente diffuse in Daunia. Fanno parte della collezione Sansone alcune ambre provenienti da Monte Tabor e dall’area garganica, di particolare raffinatezza e pregio.

La collezione comprende inoltre una ricchissima raccolta di ceramica geometrica daunia con forme in parte provenienti dai tre centri di produzione conosciuti (Canosa, Ascoli Satriano e Ordona) esposte nella sezione 4 La produzione ceramica in Daunia. Nella stessa sezione ci sono due approfondimenti, uno sui vasi a figure rosse della collezione, prodotti nelle botteghe dei ceramografi apuli nella seconda metà del IV secolo a.C. ad imitazione della ceramica greca e l’altro sulle terrecotte architettoniche daunie provenienti da centri del territorio (Arpi, Lucera, Ascoli Satriano, Salapia, Cupola).

Per i secoli dal IV al III a.C., nella sezione 5 “La Daunia in età ellenistica”, i cambiamenti della società daunia sono raccontati attraverso la presenza di nuove produzioni ceramiche, a vernice nera, sovraddipinta monocroma, Gnathia, geometrico-floreale, policroma, che mostrano un’epoca di vitalità delle produzioni artigianali grazie alle influenze ellenistiche.

La presenza di un frammento di terracotta con iscrizione osca ha consentito di creare un approfondimento su questa scrittura che si sviluppa a partire dal IV sec. a.C. in funzione di scrittura “nazionale” dei popoli italici, diffusa tra i moderni Lazio, Campania, Molise e nella Capitanata fino al I secolo a.C. Nell’ultima sezione La Daunia in età romana vengono presentati alcuni reperti provenienti dalla villa romana di Agnuli (Mattinata).

La figura di Don Giuseppe Antonio Azzarone, arciprete

Figura non solo di rilievo spirituale ma anche di spicco nella vicenda politica, economica e culturale dell’epoca fu l’Arciprete Don Giuseppe Antonio Azzarone (1871-1909). Aveva ereditato la passione per l’archeologia da uno zio materno, il canonico Tomaiuolo, coltivandola ancora di più dopo il suo arrivo, giovanissimo, nella Parrocchia di Mattinata.

Le perlustrazioni nelle campagne lo portarono a comprendere l’antichità e l’importanza di località come Monte Saraceno e Agnuli e lo spinsero a formare una considerevole raccolta. A Monte Saraceno, osservando i contadini che svuotavano le chiote (le sepolture protostoriche) per mettere a dimora nella fossa già scavata nella roccia qualche arbusto di mandorlo o qualche iammetta, o piantone di ulivo giovane, si accorse per primo come queste buche fossero vere e proprie miniere di reperti.

Meta altrettanto cara era per Azzarone la contrada Agnuli, con le vestigia di quella che lui riteneva fosse la città romana di Matinum, sommersa dal mare, di cui restavano alcune rovine di abitazioni, oggi note per essere quanto resta di una villa romana.

La collezione dell’Azzarone andò dispersa, dopo la sua morte, tranne un nucleo di centinaia di esemplari toccati ad un nipote, Michele Azzarone e a Diego Azzarone di Monte Sant’Angelo.

La figura di Matteo Sansone, lo speziale

Il farmacista di Mattinata Matteo Sansone, il noto “speziale” (1916-1992), la cui collezione è considerata una fra le più importanti raccolte private della Puglia, sia per la quantità di materiali che per interesse scientifico che riveste, venne allevato, poiché orfano di padre, da uno zio che aveva ereditato la collezione da monsignor Azzarone, sviluppando un forte attaccamento per le antichità e per il proprio territorio.

La raccolta si è dunque venuta formando in varie epoche e in diverse occasioni e la sua grande popolarità si deve non solo al pregio del materiale archeologico di provenienza prevalentemente locale, ma soprattutto alla singolare collocazione all’interno della Farmacia di famiglia e al peculiare carattere antiquario.

La passione e l’esperienza maturata dal Sansone nel corso degli anni, di cui ne è un esempio la partecipazione agli scavi presso la basilica di Santa Maria di Siponto nel 1935, era ben nota agli studiosi del suo tempo, come dimostrano la nomina ad Ispettore Onorario per le Antichità e Belle Arti per nomina del Soprintendente Bartoccini e la collaborazione con i membri della Missione Archeologica Garganica del dopoguerra (Cleto Corrain, Ferrante Rittatore Vonwiller, Silvio Ferri).

Con queste motivazioni, nel 1990, la collezione veniva dichiarata “di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico” (D.M. 27 luglio 1990) e il 12 agosto 2022 veniva donata allo Stato italiano per volontà degli eredi Sansone e come lo stesso Matteo Sansone desiderava.

Pur essendo frutto dell’ampio fenomeno del collezionismo, attraverso i reperti della collezione, che mostrano un forte collegamento con il territorio, è possibile ripercorre la storia della Daunia e del popolo che occupò i territori della vasta area comprendente la Puglia settentrionale e l’area del Melfese, in Basilicata.

 

Il Consiglio Provinciale, si è riunito a Palazzo Dogana, alla presenza del Presidente, avv. Giuseppe Nobiletti, della Vice Presidente, Palladino Nunziata e dei Consiglieri Provinciali: Giurato Giuseppe e  De Maio Tonio; del Segretario Generale, Luigi Di Natale; della Dirigente dei Servizi Finanziari, Rosa Lombardi e dei Diurigenti: Decembrino, Diella, Iannotta e dei Revisori dei Conti. Collegati in videoconferenza i Consiglieri: Cilenti Lucrezia; Mangiacotti Giuseppe; Sementino Michele; Zuccaro Antonio e Rinaldi Libera L.

Il Consiglio Provinciale, ha approvato gli obiettivi strategici in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza quale contenuto necessario dei documenti di programmazione strategico-gestionale (DUP 2023/2025 e PIAO 2023/2025) e della nota di aggiornamento al Documento Unico di Programmazione (DUP) 2023-2025.

Approvato il Bilancio di previsione 2023-2025 e i relativi allegati ai sensi del d.lgs. 118/2011 e ss.mm.ii., salvaguardia degli equilibri di bilancio ai sensi dell’art. 193 del d.lgs. 267/2000 e il  Bilancio di previsione 2023-2025 della Scuola di Protezione Civile della Provincia di Foggia; oltre all’accapo relativo alla deprovincializzazione di un tratto della S.P. 45 “di Montesecco” con passaggio alle competenze comunali.

Nel suo intervento, il Presidente Nobiletti ha evidenziato che  il ripristino del voto diretto da parte dei cittadini previsto dal testo della riforma progettata dal Governo, non basterà da solo al funzionamento ottimale delle Province, se non sarà accompagnato anche da risorse certe e strutturali per le funzioni, non esigue come le attuali, oltre ad una dotazione di personale adeguata ai compiti. In questo senso Nobiletti ha sollecitato il Presidente dell’UPI ad una proficua azione di piena condivisione. Sul  Bilancio di previsione, ha dichiarato, che tiene conto delle linee programmatiche di mandato coerentemente agli strumenti di programmazione quali: il programma triennale delle opere pubbliche, il programma biennale degli acquisti di beni e servizi, il piano delle alienazioni, il piano integrato di attività e organizzazione (PIAO), nonché del Documento Unico di Programmazione nel rispetto di tutti i principi contabili generali applicati. sul Bilancio di previsione 2023 – 2025.

Il Presidente Nobiletti, tra l’altro, è intervenuto sulla necessità di attuare interventi urgenti, al fine di preservare l’ecosistema dei laghi di Lesina e Varano per risolvere le problematiche che da anni riguardano la gestione delle lagune. La Provincia si è resa disponibile alla redazione di una progettazione di ampio respiro per la gestione delle aree dei laghi di Lesina e Varano.  

Nel corso dei lavori sono intervenuti i Consiglieri: Mangiacotti, Cilenti e Giurato.

La riunione si è tenuta in modalità mista, sia da remoto che in presenza nella Sala consiliare di Palazzo Dogana.

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