François Brunatto, figlio di Emanuele Brunatto, scrive a una missiva, divulgata alla stampa, al Sindaco e al Consiglio comunale di San Giovanni Rotondo dopo le critiche sul padre e discepolo di San Pio da Pietrelcina durante una seduta consiliare.
Nel merito, François Brunatto rimanda la mittente tutto quello che è stato detto su suo padre, noto tra quei discepoli di Padre Pio e suo difensore su ogni accusa a lui rivolta, mettendo in dubbio l'autenticità dell'aiuto caritatevole del padre sull’allora volontà, diventata relata, del progetto di realizzazione di Casa Sollievo della Sofferenza.
Ecco il testo integrale e tradotto dalla lingua francese, quella originale, della Lettera Aperta.
«Oggi, mercoledì 10 febbraio 2021, nell'anniversario del ritorno a Dio di Emanuele Brunatto, ho deciso di scriverle a proposito della trasmissione pubblica della Question Time del 17 novembre 2020.
Devo dirle che molte persone, sono rimasti scioccati dai commenti fatti su mio padre, sia dal consigliere Cusenza, che ha rasentato la calunnia, sia dai suoi stessi commenti, signor sindaco.
Vero è che alcuni cittadini di San Giovanni Rotondo vi hanno apertamente rimproverato per la notevole assenza di un rappresentante del comune o anche di un semplice omaggio floreale, durante le cerimonie di accoglienza delle spoglie di Emanuele Brunatto, ma era proprio necessario inscenare una tale farsa per coprire queste accuse? Ci siamo incontrati e discussi in più occasioni per oltre un anno di questo evento, non avete mai espresso alcun dubbio sulle qualità e sull'operato di Emanuele Brunatto.
Abbiamo sentito parlare per 25 minuti un grande inquisitore che ha messo in dubbio l'autenticità dell'aiuto caritatevole dato da Emanuele Brunatto per lanciare il progetto di quella che oggi è la Casa Sollievo della Sofferenza, arrivando a mettere in dubbio anche la sua azione veramente benefica in aiuto di Padre Pio. Per cercare di giustificare l'ingiustificabile, per scopi politici a buon mercato, ha pensato di dover riscrivere la storia e rasentare la calunnia di un benefattore.
Permettetemi questa citazione: "Brunatto (Emanuele) ha difeso la realtà della comunità di San Giovanni Rotondo, senza il suo importante contributo, Padre Pio sarebbe stato trasferito". Questo è quanto ha detto Stefano Campanella, giornalista, scrittore e storico della vita di Padre Pio, durante la conferenza dell'11 settembre 2020, in presenza dell’arcivescovo monsignore p. Franco Moscone. In altre città del mondo, ci sarebbe voluto meno di questo per fare di uomo un cittadino onorario…
Il mio amico Maurice Soustiel, morto improvvisamente alcuni mesi fa, si era congratulato in anticipo per tutto quello che avrebbe fatto per rendere omaggio a quest'uomo, figlio spirituale di P. Pio e appassionato difensore di P. Pio, che aveva salvato la sua famiglia dallo sterminio nazista. Si starà rivoltando nella tomba davanti a un tale rovesciamento e a tante ignominie.
Mio padre ha vinto tutte le cause contro i suoi detrattori, quindi per favore, signor sindaco, lasci la storia agli storici»
François Brunatto
«Durante il progetto ancora in corso d’opera, nato in simbiosi dal sottoscritto e il Rotaract di Lucera, inerente la mappatura dell’edicole votive della città di Lucera, un angolo in particolare della città mi ha colpito perché mi ha ricordato la grotta in cui è apparsa la Madonna di Lourdes». È quanto afferma Giuseppe Toziano del Comitato Lucera Terra di Santi, Beati e Servi di Dio in merito a una nuova edicola votiva installata a Lucera.
«In passato in periodi delicati e difficili –prosegue Toziano-, la città ha sempre ricevuto conforto dalla Madre Celeste e la testimonianza più bella è rappresentata dalle edicole votive situate in tutta la città. Durante l’iniziativa di mappatura un’anonima donatrice, apparsa come la provvidenza, ci ha donato una statuetta della Madonna di Lourdes che, con il Plauso e la benedizione di Sua Ecc. Mons. Giuseppe Giuliano avvenuta nella Basilica Cattedrale l’11 febbraio e l’autorizzazione del comune di Lucera, il 12 febbraio la statuetta ha trovato casa in quella cavità naturale dell’unica guercia presente nel centro storico.
Il vuoto naturale formatosi in quell’albero piantato più 100 anni fa –prosegue lo scrivente-, in ricordo di Giovanni Folliero, che perse la vita durante la strage dimenticata del 1919 , torna a riempirsi di vita.
Ringrazio la Curia Vescovile, il comune di Lucera, il falegname Antonio Viola, Lucia Carnevale, Lello Carnevale, Giulio De Troia per la Base in Legno e la donatrice anonima ai media ma non al cuore della città.
Ci auguriamo tutti insieme – termina Giuseppe Toziano- che con questo piccolo gesto la Madonna di Lourdes protegga tutti gli ammalati in questo periodo delicato per l'Italia e per il mondo intero».
Dopo l’attesa visita dell’8 febbraio scorso, giunta ad Amendola, la Madonna di Loreto farà tappa a Monte Sant’Angelo.
Accolta con i massimi onori militari dal 32simo Stormo, domenica 14 febbraio 2021 la sacra effige mariana sarà accompagnata dagli avieri presso il centro micaelico.
Tutto avviene in occasione del Giubileo Lauretano, proclamato da Papa Francesco, nella “Peregrinatio Mariae”, a cento anni dalla proclamazione di Santa Patrona degli aeronauti.
Il programma prevede che la Vergine Lauretana sarà accolta dal Rettore del Santuario di San Michele Arcangelo e dal Sindaco di Monte Sant’Angelo nell’atrio superiore della basilica, con la consegna delle “chiavi della Città”.
Il tutto avverrà nel rispetto delle norme anti-Covid, con una celebrazione eucaristica trasmessa in diretta streaming a partire dalle ore 10:30 sul sito e sul canale youtube del Santuario.
FOCUS
E' stato un lungo viaggio, quello del Giubileo Lauretano, iniziato l’8 dicembre 2019 cha vista sorvolare nei cieli d'Italia la sacra effige della Vergine Lauretana, patrona degli aeronauti. Questa voltà farà scalo ad Amendola, presso il 32simo Stormo. Difatti la Santa di Loreto partirà dall’aeroporto militare di Decimomannu (CA) per giungere nella sede interforze di Amendola.
La “Peregrinatio Mariae” ha avuto inizio l’8 dicembre 2019, nell’ambito del Giubileo Lauretano concesso da Papa Francesco in occasione del centenario della proclamazione della Beata Vergine come patrona di tutti gli aeronauti e prorogato fino al 10 dicembre 2021.
Il Col. Stefano Castelnuovo, Comandante del 32° Stormo e del Presidio militare interforze, ha evidenziato come “in un difficile periodo come quello che stiamo vivendo, questa celebrazione solenne, che trae le proprie origini fin dagli albori dell’aviazione, è sicuramente una fonte di ispirazione ai valori più profondi del nostro agire quotidiano che, idealmente, ci vede raccolti intorno alla Nostra Patrona, con l’intento di rinnovare quella comunione di valori morali e sincera devozione che rappresentano nel loro insieme l’insostituibile patrimonio spirituale di tutti gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare”.
Diversi i luoghi di culto che ospiteranno la Vergine Lauretana, ad iniziare da mercoledì 10 febbraio, quando sarà accolta nella Chiesa Madre di Peschici, di cui è compatrona, per proseguire giovedì 11 a San Giovanni Rotondo presso la cappella dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, venerdì 12 a Vico del Gargano, sabato 13 nella Cattedrale di Vieste, domenica 14 sarà alla Basilica di Monte Sant’Angelo, lunedì 15 presso la Cattedrale di Manfredonia, sabato 20 alla Cattedrale di San Sabino in Canosa di Puglia, domenica 21 sarà ospitata nella Cattedrale di Lanciano (CH), martedì 23 nell’Abbazia di San Nicola delle Isole Tremiti, mercoledì 24 nella Cattedrale di Melfi (PZ) e giovedì 25 febbraio lascerà la Puglia alla volta dell’aeroporto militare di Pratica di Mare (RM).
La leggenda narra che la “Santa Casa”, in cui nacque Maria a Nazareth, sia stata trasportata per mare su navi crociate per “mano degli angeli” e che sia stata posata a Loreto, dopo varie vicissitudini e peregrinazioni durate più di tre anni, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294.
Agli inizi del ‘900 l’aviazione conobbe un notevole sviluppo e momento di notorietà, grazie anche alle gesta eroiche compiute durante il tragico periodo del primo conflitto mondiale, che favorì un forte incremento dell’utilizzo del mezzo aereo, fino ad allora rimasto appannaggio di pochi eletti.
Nacque così il desiderio di assicurare a questa nuova forma di trasporto e mobilità un suo celeste patrono e la scelta cadde, inevitabilmente, sulla Madonna di Loreto che, per storia-tradizione e leggenda, ben si accostava al “volo”.
La convinzione di questa miracolosa traslazione “volante” indusse il Pontefice Benedetto XV, accogliendo i desideri dei piloti della 1ª Guerra Mondiale, a proclamare la Beata Vergine di Loreto “Patrona degli Aeronauti”. Questo legame è divenuto, nel tempo, sempre più indissolubile grazie a principi e valori che accomunano gli uomini di Religione e quelli della Forza Armata. Simili sono, infatti, la dedizione, la disponibilità, la prontezza, la consapevolezza, la responsabilità con cui ci mettiamo al servizio della collettività, senza temporeggiare e senza alcun risparmio di energie, nel pieno rispetto di quanto ci è stato trasmesso dalla “storia” e custodito con la “memoria”.
Per dare maggiore valenza a questo connubio che lega la Forza Armata al culto religioso della Vergine Lauretana sono state promosse e coordinate dall’Aeronautica Militare e dalle Associazioni aeronautiche una serie di attività ed iniziative culturali, religiose e di solidarietà.Una fra le tante è quella denominata “Un dono dal cielo”, nata in collaborazione con l’Associazione Arma Aeronautica. Si tratta di una raccolta fondi, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza per l’acquisto di apparecchiature sanitarie utili alle cure dei piccoli “ospiti” di tre ospedali pediatrici: il “Bambino Gesù” di Roma, il “Santobono Pausilipon” di Napoli e il “Gaslini” di Genova.
Esattamente 29 anni fa, il 5 febbraio 1992, nasceva ad Andria la sezione cittadina della Confraternita di Misericordia. Da quella data, ad oggi, sono passati 29 lunghi anni di servizio, di lavoro per la comunità, di azione e passione verso il prossimo.
«Non ci saranno festeggiamenti – ha spiegato Angela Vurchio, Governatrice della Misericordia di Andria - siamo in piena pandemia da Covid-19. Vogliamo stringerci attorno a questa ricorrenza in un momento di preghiera anche e soprattutto per ricordare le consorelle ed i confratelli che purtroppo in questi 29 anni ci hanno lasciato ma che hanno servito con grande abnegazione la comunità con i colori giallociano».
Per questa ragione domenica 7 febbraio, con inizio alle 19,15 presso la Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo, Chiesa del correttore della Misericordia Don Michele Lamparelli, ci sarà una celebrazione aperta a soci e volontari oltre che a tutta la comunità. Un momento particolare a cui parteciperà anche il Sindaco di Andria Giovanna Bruno oltre che il Direttore della Centrale Operativa del 118 di Bari Gaetano Dipietro a cui sarà consegnata una targa speciale a nome della Federazione Regionale delle Misericordie di Puglia.
“Nell'auspicio che qualcosa cambi, ossia che si possa procedere con un concorso straordinario, saremo vicini agli insegnanti di religione cattolica e alle loro famiglie”
“Gli insegnanti di religione sono delle risorse inesauribili di impegno, abnegazione e vicinanza per i nostri bambini e i nostri giovani. La loro presenza nelle scuole è divenuta, negli anni, un punto di riferimento non solo sul versante didattico, ma anche su quello umano e sociale. Sono vicino a tutti loro e faccio miei i timori legati al rischio della perdita del posto di lavoro”.
Si è svolto, nei giorni scorsi, presso il Palazzo Arcivescovile di Foggia, l'incontro tra mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Metropolita di Foggia – Bovino, e la segreteria provinciale del sindacato più rappresentativo degli insegnanti di religione, lo Snadir.
All'incontro erano presenti, oltre al Presule, il direttore dell'Ufficio Scuola e Università della Diocesi, don Bruno D'Emilio; mons. Filippo Tardio, Vicario Generale; don Francesco Gioia, Provicario, ed i componenti della segreteria dello Snadir, gli insegnanti Francesco Guarino, Damiano Bordasco, Marcella Vigilante, Celeste Fasanella e Alessandro Maddalena.
La riunione si è tenuta per discutere delle probabili ricadute che potrebbero esserci a seguito del previsto concorso ordinario per gli Idr.
I componenti della segreteria hanno espresso le proprie preoccupazioni in merito alla formulazione del concorso ordinario, che “mortifica – hanno affermato – docenti che sono nella scuola da tantissimi anni. Insegnanti che, ormai, negli istituti scolastici sono impegnati su tutti i fronti”.
“L'Arcidiocesi nel corso degli anni ha cercato – ha continuato mons. Pelvi - anche grazie al prezioso lavoro del Direttore dell'Ufficio Scuola, don Bruno D'Emilio, di portare gli incaricati diocesani sempre ad orario cattedra, proprio per dare a queste persone, a noi molto vicine, una stabilità di lavoro e, quindi, di vita”.
Dopo l'ultimo concorso, svoltosi nel lontano 2004, l'impianto normativo avrebbe dovuto prevedere l'indizione di un concorso ogni tre anni per il reclutamento degli insegnanti: ciò non è avvenuto.
“In tutto questo tempo – ha proseguito l'Arcivescovo - migliaia di persone hanno dedicato e dedicano la loro vita a favore degli alunni e delle loro famiglie; dalla scuola per l'Infanzia, fino ad arrivare alla Secondaria di Secondo Grado, ci sono docenti di religione che insegnano da dieci, quindici ma anche venti anni, costretti ad un precariato storico. Condizione, questa, inaccettabile già di suo ma che rischia, adesso, a seguito dell'Intesa, di far uscire dalla scuola tanti padri e madri di famiglia che, in questi diciassette anni, hanno costruito con amore e fatica le loro famiglie. Il mio personale auspicio è che, prima della pubblicazione del bando di concorso, si tengano presenti tutte le variabili in campo”.
Il concorso ordinario, infatti, prevede poco spazio per il servizio, con il rischio di trasformarsi nell'epilogo di tanti anni di faticoso lavoro.
“Nell'auspicio – ha concluso - che qualcosa cambi, ossia che si possa procedere con un concorso straordinario, quantomeno per i docenti che hanno almeno trentasei mesi di servizio, saremo vicini agli insegnanti di religione cattolica e alle loro famiglie”.
E’ un Natale dedicato ai bisognosi quello del 2020.
Quest’anno la scuola Primaria e la scuola dell’Infanzia San Lorenzo dell’Istituto Comprensivo Statale da Feltre Zingarelli di Foggia ha voluto lanciare un messaggio speciale in questo Natale “particolare”.
Le insegnanti della scuola dell’Infanzia e della scuola primaria hanno attuato un percorso trasversale di Educazione Civica che ha permesso di lavorare sullo sviluppo di competenze in materia di “Cittadinanza” relative al possedere le skill che consentano, sin da bambini, di agire da cittadino consapevole e responsabile, partecipando appieno alla vita sociale e politica del proprio paese.
Le parole che hanno accompagnato l’arrivo del Natale 2020 a San Lorenzo sono state: legalità, solidarietà, rispetto, comprensione delle regole di convivenza civile, ….ma il valore aggiunto è dato dall’ACCOGLIENZA portata in qualsiasi attività e in qualsiasi luogo e tempo…
Le insegnanti, i collaboratori e i genitori di tutti gli alunni della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria San Lorenzo hanno donato pacchi con beni di prima necessità a persone in difficoltà economica a causa anche della crisi economica dovuta alla pandemia e tutti gli alunni hanno donato balocchi ai bambini bisognosi per allietare questi giorni di festività.
Gli alunni nelle loro letterine per Babbo Natale invece di pretendere regali, hanno chiesto di poter aiutare la gente donando cibo e giochi ai meno fortunati …un compito di realtà, una dimostrazione concreta di vicinanza a chi ha meno possibilità!
Questo 2020, cambia forma, abbiamo voluto stare accanto e abbracciare a distanza i cittadini più sfortunati… zucchero, farina, sale, olio, pasta, passate di pomodoro, panettone come simbolo delle festività sono stati donati alla Chiesa San Paolo Apostolo di Foggia, alla presenza del parroco Don Antonio Menichella.
La Scuola San Lorenzo e la Chiesa San Paolo Apostolo insieme per una azione concreta di aiuto verso gli altri!
«Pregiatissime Autorità Civili e Militari, Rappresentanti delle Istituzioni e dell’Imprenditoria, non essendo possibile ritrovarci “in persona” per il tradizionale scambio degli auguri, vi raggiungo con questo messaggio natalizio.
Ho scelto di iniziare il testo con un attestato di augurio che si apre con punti di sospensione. Sì, è proprio così, perché tutti, ed anche noi a cui tocca prendere decisioni forti a favore della società e del territorio, viviamo e sperimentiamo di trovarci come in un “tempo sospeso”. E’ però il nostro tempo, quello nel quale siamo chiamati ad assumerci responsabilità e decidere per soluzioni che non avremmo mai pensato solo alcuni mesi fa. La pandemia da Covid-19 ha come “sospeso” il tempo con le sue consuetudini e tradizioni, con le certezze ed abitudini che scandivano la nostra vita e professione, ma ci sta facendo sentire più forte la nostra responsabilità. Il popolo e la società civile del territorio, che ci è stato affidato, stanno guardando a noi aspettandosi quelle scelte, decisioni ed azioni, che non solo tentino di mettere un argine e fine alla pandemia, ma che ridonino forza e sicurezza al futuro che ci sta davanti. Tutti i nostri concittadini si attendono decisioni e scelte concrete e lungimiranti, che incidano sull’oggi e preparino il domani, che siano il vero regalo di Natale.
Come ho avuto modo di affermare a Manfredonia per la solenne e popolare festa della Madonna di Siponto, ed a Monte Sant’Angelo il 29 settembre scorso, desidero rilanciare con questo messaggio la sfida ed il bisogno urgente di conversione. Il verbo “convertirsi” non riguarda solo la sfera religiosa, ma l’umano in tutte le sue dimensioni: impone un cambio di marcia, di mentalità, di progettualità, di sguardo e cammino nella direzione del bene comune. La sfida della conversione ci chiede di lavorare insieme, laici e credenti, in settori strategici per la società ed il futuro.
Sintetizzo velocemente:
1° settore sociale: va rimessa in piedi e fatta ripartire e crescere la “classe media”, penalizzata nell’ultimo decennio (soprattutto nel nostro Mezzogiorno d’Italia), ed a rischio di sussistenza nel periodo post Covid-19. Senza l’apporto della “classe media” si indebolisce la democrazia e si perde la società liberale-occidentale.
2° settore istituzionale: è strategica un’alleanza tra tutte le Istituzioni del territorio per fermare gli affari dei clan e delle mafie, sempre favoriti dalle crisi, e che stanno cavalcando la crisi pandemica generata dal Covid-19. Non si può lasciare in mano a questi inquilini “infetti ed infettanti” le redini della società civile.
3° settore economico: è davanti agli occhi di tutti che serva un’economia nuova, che dica no ad ogni esclusione ed iniquità. Un’economia che volti le spalle alla dittatura di ricette dogmatiche ed imperanti che ritengono la legge di mercato intoccabile e in grado di auto curarsi. Non può essere il lavoro a servizio del profitto e del capitale, ma il profitto e capitale a servizio del lavoro: il lavoro non è solo un diritto, ma la fonte della dignità delle persone e di ogni aggregazione sociale.
4° settore ambientale-ecologico: la salvaguardia del pianeta richiede che ogni territorio sappia curare e preservare la ricchezza incommensurabile del proprio ecosistema. E quanta bellezza c’è in Gargano capace di animare l’agricoltura, la pesca, il turismo e avviare un’imprenditoria sostenibile e portatrice di sviluppo.
5° settore politico: qui si gioca la grande sfida del futuro. Solo con una sana politica, forma alta di carità, lontana da conflitti o interessi di parte, libera da clientelismi, si saprà progettare, costruire e guidare l’architettura della vita civile in Gargano e Capitanata.
6° settore culturale: Papa Francesco ci ha ricordato che “cultura” è quanto è penetrato nel popolo costruendone le convinzioni e lo stile di vita e dando al popolo la dignità di soggetto della propria storia (cfr. FT 216). Siamo in un territorio che gode di una ricchezza inestimabile di tradizioni popolari: non abbandoniamole al “si è sempre fatto così”, ma ravviviamole rendendole occasioni di incontro e pensiero.
7° settore educativo: è fondamentale tornare ad educare le persone, le generazioni e l’insieme dell’intera collettività, diversamente nulla si potrà ricavare dai settori ricordati precedentemente. Educare non significa “costringere”, ma liberare e sviluppare le migliori energie individuali e collettive.
8° settore burocratico: è in questo settore dove occorre maggior coraggio di riforma. Ogni tempo ritardato o perso, ogni denaro stanziato e non speso, o peggio sprecato, si trasforma in tempo e denaro offerto alla mafia ed ai suoi alleati o aiutanti (anche inconsapevoli). Il ruolo delle Istituzioni sta proprio qui: nel dare al tempo il suo tempo e ai progetti il loro peso attivo e resiliente. Diversamente si tratterà solo di promesse che si trasformano in illusioni per il popolo ed occasioni per la criminalità organizzata.
Allora costruiamo un’alleanza tra Istituzioni, un’alleanza che ci faccia sentire veramente “Fratelli tutti”, solidali tra noi, “coltivatori e custodi” del territorio che ci è stato affidato da servire, “realizzatori e costruttori con grandi obiettivi, con sguardo ampio, realistico e pragmatico, anche al di là del proprio Paese” (cfr. FT 188).
Concludo augurando a tutti noi, che occupiamo ruoli di autorità, di poter ottenere quanto il biblico Re Salomone chiese nel giorno della sua incoronazione, ossia di poter partecipare al dono della sapienza (1 Re 3, 9). E la sapienza è avere la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio ed operare di conseguenza: vedere il mondo, le situazioni, le congiunture, i problemi, il nostro magnifico territorio e la popolazione del Gargano e della Capitanata, vedere tutto con gli occhi di Dio! … solo così, anche quest’anno 2020 sarà NATALE, e non sarà un NATALE “sospeso”!»
+ p. Franco Moscone crs
arcivescovo
P.S. Vogliate accogliere come dono il testo dell’enciclica di papa Francesco Fratelli Tutti e la mia lettera Amato Gargano.
Riflessioni di Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Metropolita Arcidiocesi Foggia – Bovino, 27.11.2020.
Cosa siamo diventati dopo questa pandemia, sia come comunità ecclesiale sia come comunità civile? A cosa siamo chiamati? Cosa possiamo diventare? Era “normale” il nostro modo di vivere prima? O forse Dio ci chiede proprio di non tornare a quella normalità, che fa sempre più a meno di lui, emarginandolo? Dallo scorso febbraio non abbiamo più potuto esprimere il nostro essere popolo di Dio: niente messe, niente catechismo, niente riunioni di ragazzi e giovani, niente attività di oratorio, niente feste parrocchiali. E così la pandemia ci spinge a cercare vie nuove o, come lo scriba evangelico, estrarre dal tesoro della tradizione della Chiesa “cose nuove e cose antiche”(Mt 13,52).Questo tempo ci parla e suggerisce di cambiare, prima che sia troppo tardi. La vita cristiana non è uno status, è uno stile, lo stile di Gesù; sentire che tutto viene da Dio e dalla sua grazia è la sola via che ci consente, come Chiesa, di crescere, di essere ancora credibile e attraente per gli uomini del nostro tempo. Si tratta di ascoltare i desideri, i sogni, i bisogni, lo smarrimento, dei fratelli e sorelle in umanità. La Chiesa: la famiglia di uomini e donne che si fa compagna di strada e in strada per incontrare, lasciarsi interpellare, accompagnare, “con viscere di misericordia”, piuttosto che una comunità chiusa in se stessa spenta dalla puritana fobia di contaminarsi con la ferita dell’altro. Una Chiesa che fa della parola “ministero”, cioè servizio, l’identità che la definisce. Essere cristiani è accompagnarci reciprocamente attraverso piccoli passi in mezzo ai grandi limiti umani, facendo lieto il cuore di Dio. Non dimentichiamo di essere nel nostro tempo una Chiesa della “lavanda dei piedi” che accompagna il cammino della gente, consapevole di come le ragioni di chi si allontana contengono già in sé le soluzioni per un possibile ritorno. Se si è a contatto con la vita, diventa essa stessa maestra e guida. Si è disposti a dare risposte a domande ed esigenze reali, più che formulare e moltiplicare proposte e iniziative, complicando ciò che è semplice. L’incontro con Dio non è organizzazione né solo conseguenza di una iniziativa missionaria. Esso avviene attraverso lo sguardo di Gesù, che ci fa godere della sua presenza. Come Gesù non esclude nessuno dal suo sguardo, così noi teniamo gli occhi aperti per evitare che qualcuno rimanga escluso dal nostro sguardo. Chi non è visto da nessuno, entra a far parte della schiera degli invisibili formata da emarginati, poveri, scartati e sfruttati. Per risolvere i problemi non c’è bisogno di grandi manager o di uomini forti, ma è necessario essere uniti nell’impegno di non cedere all’indifferenza. Il rinnovamento parte sempre dal basso, non è mai solo un’operazione di vertice. Urge, perciò, affrontare ogni sfida esistenziale prendendosi cura delle relazioni personali. Le persone vanno cercate una auna, con la discrezione necessaria, ma anche con la cordialità e l’interessamento sincero. Lo abbiamo verificato nei giorni del lockdown, quando c’è stata una forte domanda di ascolto che ha fatto crescere la nostalgia dell’amicizia serena e concreta. Se vogliamo diventare testimoni credibili, non arrocchiamoci sulle nostre abitudini e certezze, ma confidiamo nella forza di una minoranza più vitale, perché costituita da credenti a volte soli ed emarginati ma più motivati che rimettono la fede, la preghiera e la fraternità al centro della loro esperienza. Guardiamo il popolo di Dio come fa lo Spirito Santo, non come fa il mondo. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti, lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia. Allontaniamo, perciò, ogni forma di narcisismo e pessimismo abbandonandoci alla creatività dello Spirito, che si è manifestato e continua a farlo in tante forme di solidarietà verso i fratelli della porta accanto. Il segno dei tempi della pandemia ha smascherato la nostra vulnerabilità e scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. la lode, allora avremo colto anche nella pandemia il sussurro della “brezza leggera” dello Spirito che sempre viene a vivificare la Terra.
“Una nuova immaginazione del possibile” (Papa Francesco)
Non è possibile indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro, considerata la situazione in evoluzione. Più che il tempo di dare risposte, questo è il tempo di intercettare domande. Bisogna con coraggio innanzitutto cogliere le domande e, poi, con pazienza e costanza, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e illuminare dalla Parola di Dio, operare un “discernimento comunitario”, che permetta di rivedere il proprio cammino alla luce del passaggio doloroso del Covid-19. Tuttavia, proviamo a suggerire forme nuove di azione pastorale, che sono state già sperimentate, anche se in piccolo, nella prima fase della pandemia. Proprio in epoche come queste lo Spirito Santo ha suscitato nuovi santi, iniziative inedite, modelli nuovi di vita pastorale. Sviluppiamo quei germi di novità pastorale che già sono emersi in questi mesi. Abbiamo scoperto la preghiera in famiglia; non abbiamo mai visto tanta gente pregare in famiglia come adesso, malgrado non ci siano state le messe con i fedeli. Sta nascendo e vivendo di più la dimensione domestica, familiare: questa sarà la nostra salvezza! Nelle famiglie, nella preghiera in famiglia. Bisogna recuperare quello che il Concilio ha detto da cinquant’anni, ma che abbiamo trascurato: il sacerdozio battesimale. Tutti i battezzati sono sacerdoti: c’è un sacerdozio ministeriale, quello dei presbiteri certo, ma c’è un sacerdozio di tutti i battezzati. In questo momento di depressione e paura bisogna fare nuove tutte le cose e cambiare gli stili di vita, cercando di capire che cosa Dio ci sta dicendo in questo periodo. Serve un nuovo inizio che non ripeta, sostituisca o conservi le nostre abitudini e tradizioni pastorali e ci spinga a non aver paura di affrontare la realtà. Occorre che la consolazione, il conforto, la preghiera di intercessione entrino nelle case della nostra gente, soprattutto con l’invocazione, ma cambiando vita e lasciandosi attrarre dall’amore del Signore, facendo risuonare la speranza del Risorto.
La catechesi
Le forme normali di catechesi sono state sospese, perché richiedevano il radunarsi di più persone in luoghi chiusi, ma forse sta nascendo un modo nuovo di formare un pensiero a partire dalla fede. In questi giorni è nata l’esigenza di interpretare il tempo che stiamo vivendo. Un desiderio di riflessione, pensieri, interpretazioni che, alla luce della fede, aiutino a dare un senso, a trovare una saggezza, a vivere da credenti il tempo perché diventi un tempo di grazia. Se creassimo gruppi che, selezionando testi, riflessioni di qualità, li proponessero ai fedeli, alla gente, per aiutare a riflettere e meditare, anche per un desiderio di confrontarsi, di incontrarsi, per scambiare le riflessioni, insieme o a piccoli gruppi: non è forse questa una forma di catechesi? Ma le nostre comunità sono in grado di pregare con la Parola, nelle case, nei condomini ed essere protagoniste della crescita della vita cristiana?
La preghiera
Nel reimpostare la pastorale in tempo di Covid, bisogna recuperare la casa come luogo della Chiesa domestica (domus-casa). Del resto, la fede cristiana, per i primi tre secoli, è stata trasmessa, celebrata e vissuta nelle case; e ancora oggi la Domus può diventare lo spazio vitale della Ecclesia. Lasciamoci “addomesticare” da questa esperienza, cosicché la casa non sostituisca, ma integri le proposte di evangelizzazione, attraverso i media, i gruppi domestici di preghiera, con lettura del Vangelo, promuovendo un volontariato familiare, specialmente nei giovani. È auspicabile che si diffondano, nel tempo natalizio, prassi di vera e propria liturgia domestica, nell’esercizio attivo del sacerdozio battesimale e non solo nel ruolo di spettatori delle liturgie trasmesse attraverso il video. I genitori sono sacerdoti di una liturgia familiare che recupera i segni del pane, del perdono, della solidarietà, della carità. Sant’Agostino arriva a paragonare i genitori al Vescovo: «ciascuno nella propria casa, deve riguardare come suo l’ufficio del Vescovo: deve cioè vigilare sulla fede dei suoi, perché nessuno di loro cada nell’eresia, né la moglie, né il figlio, né la figlia»
Nell’avvicinarci al Natale, facciamo una sfida a cercare nuovamente Cristo, senza lasciarci prendere alla sprovvista, ma riconoscendolo quando parlerà dello Spirito che porta la pace e allontana la paura.
La carità
Nel tempo dell’epidemia si è sviluppata la «fantasia della carità»(Giovanni Paolo II). Non solo il solito pacco, ma anche nuove iniziative come: la disponibilità a fare la spesa per chi non poteva uscire di casa; un numero sempre attivo per il Centro di ascolto; un telefono amico per le persone sole, in difficoltà; l’arrivo di nuovi volontari; l’utilizzo dei social media per contattare e tenere in rete i bisogni; il legame con altri Centri di ascolto coordinandosi meglio. Come sarebbe significativo che ogni famiglia cristiana accogliesse e facesse sedere alla propria tavola i poveri e gli stranieri, senza demandare troppo facilmente questo servizio alle istituzioni create dalla Chiesa. È forte, infatti, l’urlo di bambini ammalati e denutriti, di giovani disorientati e spenti, di famiglie senza casa, di anziani abbandonati, di persone fuggite dalla loro terra, che respirano paura e rifiuto. A questo scopo è necessario prendersi cura delle relazioni personali. I fedeli vanno cercati uno per uno, con la discrezione necessaria, ma anche con la cordialità e l’interessamento sincero. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza delle relazioni all’interno, tra collaboratori, praticanti... Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello trovarsi. E che ciò traspaia all’esterno, a quelli che compaiono qualche volta per far celebrare i sacramenti.
Offriamo allo Spirito del Signore uno spazio aperto di attesa e di desiderio, uno spazio concreto di menti e di cuori, di anime e di carne, perché possa operare e manifestarsi nel tessuto profondo della nostra umanità come potenza di salvezza dalla fragilità e dalla solitudine, dall’aridità, dalla confusione, dagli inganni delle illusioni e dalla disperazione, come potenza di speranza che non delude.
Evento l’8 dicembre come da tradizione. Funzione officiata dal Vescovo Mons. Mansi.
Come da tradizione l’8 dicembre il C.A.L.C.I.T. di Andria, da oltre 30 anni, celebra la Giornata del Malato Oncologico con una SS.Messa in Cattedrale alle ore 11.30, officiata da S.E. Mons. Luigi Mansi, Vescovo della Diocesi.
A causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Sars-Cov2 non sarà possibile effettuare la tradizionale cerimonia esterna con la deposizione dei fiori alla statua della Madonna in piazza Duomo ed il volo delle colombe, ma è previsto un momento di omaggio all’interno della Chiesa. Sempre a causa delle limitazioni imposte per la pandemia l'accesso sarà consentito al numero di fedeli previsto dalle disposizioni e nel pieno rispetto delle norme in vigore.
Per questa ragione sarà possibile seguire la diretta della funzione religiosa sui canali social del Calcit grazie alla preziosa collaborazione con le emittenti Telesveva e News24.City su cui sarà possibile seguire la celebrazione. Sul canale 17 di Telesveva, alle 20,30 dell’8 dicembre, invece, sarà possibile seguire la differita della celebrazione.