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Il vecchio castello di Serranova sorge a guardia di un antico e piccolo borgo in territorio comunale di Carovigno, cittadina da cui dista pochi chilometri.

Il maniero, dalla severa architettura difensiva ha forma di un solido torrione quadrangolare, caratterizzato da una serie di caditoie che marcano l’ultimo piano dell’edificio rafforzandone le possibilità di difesa in caso di assalto e sorge al centro di un più vasto recinto rafforzato da vari contrafforti.

L’accesso al castello era un tempo possibile solo attraverso un ponte levatoio, oggi in muratura, che partiva da un’altra costruzione staccata dal torrione

Il suo aspetto poderoso è stemperato in parte da una elegante ed ariosa loggia arcuata, che caratterizza il piano superiore del fabbricato addossato al torrione stesso.

La costruzione sorge in un luogo ameno, su un leggero rilievo, in mezzo a uliveti centenari che guardano verso la vicinissima costa del mare Adriatico, visibile anche dal castello.

Il castello di Serranova, col piccolo borgo che lo circonda, fu costruito nel Seicento da uno dei feudatari di turno del territorio, il barone Ottavio Serra, rampollo di un’antica e nobile famiglia di origine genovese, che lo aveva appena acquistato.

L’edificio fu realizzato nel luogo di una pià antica masseria fortificata, elevando e ristrutturando una primitiva costruzione risalente al Trecento, sicuramente per motivi difensivi, come tante altre sorte in prossimità del mare, da cui in quel tempo provenivano con molta frequenza le incursioni dei pirati turchi e barbareschi, che infestavano il Mediterraneo, compiendo veloci sbarchi e razzie nei centri abitati dell’immediato entroterra.

I turchi depredavano i raccolti e rapivano gli sfortunati abitanti della costa, molto spesso contadini, che per ragioni del loro lavoro erano lontani dai centri abitati e non erano riusciti a fuggire in tempo verso l’interno, per poi vendere questi prigionieri nei mercati di sciavi dei porti d’Oriente e dell’Africa settentrionale.

Proprio questa tragica circostanza è protagonista di un singolare evento miracoloso avvenuto nei pressi del castello di Serranova, ove proprio in un’antica chiesetta attigua al maniero si conserva da molto tempo una vecchia spada considerata da secoli prodigiosa.

Certamente questo tipo di arma ci ricorda altre molto più famose e conosciute dalla storia e dai miti medievali, come la spada incantata di Excalipur protagonista della saga di re Artù oppure la misteriosa spada del paladino Orlano del ciclo carolingio, chiamata Durlindana ed ancora, la famosa spada nella roccia, conservata in Toscana presso l’eremo di Montesiepi nei pressi dell’abbazia di San Galgano, che secondo la tradizione ve la conficco dopo una vita dissoluta per convertirsi e prendere il saioi di un semplice eremita.

La spada di Serrapiana, secondo una storia che fonde leggenda e vicende vere e che fu tramandata di padre in figlio, sfoderata da un nobile cavaliere ormai circondato da numerosi turchi, sfuggì dalla sua mano per librarsi miracolosamente nell’aria e calare poi inesorabile la sua affilata lama sul collo di alcuni turchi e tagliare di netto le teste di questi infedeli.

Il miracolo impressionò non poco il cavaliere, che si vedeva già perduto, ma soprattutto spaventò a morte la turba dei predoni turchi, mettendo in fuga tutto il numeroso equipaggio della nave pirata, che aveva approdato nella vicina marina di Torre Guaceto.

La magica spada salvò quindi tutti i poveri abitanti della borgata di Serranova, che, gridando al miracolo, portarono quest’arma ormai preziosa presso la chiesetta attigua al castello di Serranova, ove restò come oggetto di fede a testimoniare il miracoloso intervento divino che permise la fuga dei predoni turchi.

Nella piccola chiesa di Serranova insieme a questa spada si conserva anche un miracoloso Crocefisso settecentesco di legno, si tratta di un pregiato ex voto donato a questa chiesa dall’equipaggio di una imbarcazione scampato ad un naufragio nel corso di una terribile tempesta.

Entrambi, il Crocercifisso e la vecchia spada, sono ancora oggi oggetto di venerazione da parte dei fedeli della piccola borgata, che conservano gelosamente queste miracolose testimonianze della religiosità popolare in un altare nella chiesetta vicina al castello di Serranova.

Il Crocefisso, da molti secoli ed ancora oggi, ogni anno, il 3 maggio, viene portato in processione dai fedeli nelle campagne vicine per propiziare soprattutto buoni raccolti e scongiurare calamità ed avversità climatiche.

Il Crocefisso e la vecchia e sacra spada o, se preferite, la magica spada, non sono comunque le uniche suggestioni che il castello di Serranova offre ai visitatori.

Proprio nei pressi della chiesetta, quasi nascosto da una folta vegetazione, si apre un suggestivo e misterioso passaggio che conduce ad una rampa di scale e verso alcuni vani sotterranei.

Nessuna paura, si tratta di un antichissimo frantoio, ove alcune antiche macine di pietra e delle vasche ci ricordano l’uso dei locali, in cui ci pare di sentire ancora il fruscio lento e monotono delle macine movimentate da infaticabili e pazienti asini e l’intenso profumo dell’olio, il vero re di queste antiche contrade!

«Pregiatissimo Sig. Ministro Cingolani,

chi le scrive è il Vescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, una Diocesi del Sud Italia che si ritrova ad avere sul proprio territorio uno sguardo di attenzione ed interesse non solo per le stupende bellezze naturali, paesaggistiche, culturali e spirituali che i secoli le hanno donato, ma anche per la ferita, ormai incancrenita, di un sito SIN.

Fin dai primi giorni del mio ingresso in Diocesi tre anni fa ho accolto costantemente lacrime e preoccupazioni per le ferite e le morti che erronee scelte di industrializzazione hanno procurato al territorio e al suo popolo. A distanza di 45 anni dal tragico avvenimento dello scoppio della torre di arsenico del 26 Settembre 1976, si registra ancora oggi, oltre al dolore e alla paura, tanta rabbia e scarsa fiducia nelle Istituzioni civili e politiche.

Tanta rabbia perché dopo quasi mezzo secolo la situazione di inquinamento resta quasi identica al momento della tragedia: i dati pubblicati circa la bonifica sono eloquenti. La poca fiducia nelle Istituzioni è dovuta ad una quasi assenza di vero interesse verso la situazione, sono sporadici gli interventi da parte di politici ed Enti del territorio e per di più slegati tra loro rendendo difficile il perseguire il bene comune.

Mi sono chiesto cosa può fare un Vescovo dinanzi a quanto accaduto 45 anni fa, ma che continua a condizionare il presente ed a tradire lo sviluppo futuro: solo pregare? Non può bastare la preghiera: il territorio ed il suo popolo necessita di speranza e, come sosteneva un vescovo pugliese già negli anni ’80, “la Speranza va organizzata” (don Tonino Bello).

Come cittadino e come guida spirituale della Chiesa che è in Gargano non posso non richiamare e invitare a porre in atto quanto la Carta Costituzionale riporta agli articoli 9 e 41:

“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. (Articolo 9)

“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. (Articolo 41)

Come Vescovo non posso non sentire forte in me il monito del Profeta Isaia:

“Per amore del mio popolo non tacerò, non mi concederò riposo” (Is 62,1).

Come comportarmi quale Pastore e Guida di una Chiesa che si sente profondamente parte attiva nella società civile e desiderosa di portare il proprio contributo di responsabilità e cura del territorio? Ascoltare, organizzare dibattiti, approfondire questioni, sollecitare le coscienze, invitare a cercare soluzioni percorribili e sostenibili, ecc. Ho ancora ben presente la recente 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani svolta a Taranto sul tema “Il Pianeta che speriamo” in cui diversi rappresentanti del Governo Italiano vi hanno preso parte in presenza o sono intervenuti con videomessaggi. Come Chiesa abbiamo avuto modo di confrontarci con tanti di Voi, condividere preoccupazioni circa il presente e soprattutto visioni future di speranza da organizzare e far germogliare. Durante i lavori sono state citate le Diocesi del Sud e i drammi dei siti SIN in essere presenti.

Come Vescovo di una Diocesi con all’interno un sito SIN sento ora il dovere di farmi portatore di una richiesta cogliendo l’occasione di una annunciata Conferenza di Servizi decisoria in programma per il giorno 30/11/2021. La convocazione della Conferenza è stata presentata al Vostro Ufficio Bonifiche da ENIREWIND ed è stata concessa invitando i referenti Istituzionali dei Comuni di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo.

Nell’immediato richiedo, certo di trovare la Sua comprensione responsabile del suo Ministero, di rinviare tale Conferenza di Servizi decisoria di almeno 30 giorni, così da permettere al futuro Sindaco di Manfredonia, che sarà eletto in seguito al ballottaggio di Domenica 21 Novembre 2021, di poter nominare la Giunta e prendervi parte dopo essersi preparato; a tal fine chiedo anche di riaprire i termini di accesso ai documenti e presentazione delle osservazioni.

La Città di Manfredonia è una città estremamente provata dalla vicenda ricordata, ed ha vissuto nel periodo 2019-2021 lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose; la cittadinanza ha atteso con speranza il momento elettorale e la certezza di tornare ad avere i propri rappresentanti costituzionalmente eletti, non può essere privata di una sua partecipazione ad un avvenimento così importante e che ne può segnare il futuro.

Inoltre  colgo  l’occasione  per  chiederLe  un  Suo  personale  interessamento  alla  vicenda  SIN

Manfredonia area Ex-Enichem, che negli ultimi mesi sente nuove ansie e preoccupazioni per richieste di installazioni di impianti di trattamento rifiuti, di cui troppo poco ed in maniera ambigua si conosce il contenuto ed il livello progettuale circa lo studio di massima. Da quanto è stato pubblicato l’area in questione ha una falda ancora inquinata al 100% e la bonifica di superficie sull’intero SIN realizzata solo al 18%. Con queste mie osservazioni non voglio costituire elemento di freno alla crescita industriale del territorio, anzi stimolare ad una ricerca responsabile e sostenibile alla stessa, per questo invito il Ministero ad una attenta valutazione in quanto primo responsabile dell’area SIN.

Con la voce di Pastore e guida mi rivolgo alla sua sensibilità politica, certo di servire la democrazia e la partecipazione attiva della società civile ricordando il valore della vita e della salute che produce autentico lavoro e dà dignità all’economia.

Grato a Lei ed al Governo tutto, da cittadino Italiano e da Cristiano, per il servizio istituzionale che rappresentate e onorate».

+ Franco Moscone, crs

ARCIVESCOVO

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Nel pomeriggio di venerdì 5 novembre, alle 17:30, presso il teatro parrocchiale della Chiesa di Santa Maria del Rosario, in via Isola 18 a Parma, si terrà l’incontro-riflessione “La storia di Padre Chiti: da generale a frate cappuccino”.

All’evento, organizzato da Matteo Impagnatiello, del Comitato Scientifico di Unidolomiti, sarà presente il vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi e parteciperanno: Silvano Olmi, giornalista e saggista; Daniele Trabucco, docente universitario; Alessandro Stopponi, tenente colonnello della Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo ed Angelo Polizzotto, presidente dell’Associazione Allievi di Padre Chiti.

“Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Padre Chiti e Parma, Capitale italiana della Cultura anche nel 2021, farà da cornice ideale per ricordare Padre Chiti, un gigante della Storia. E’ in corso la causa di beatificazione, aperta il 13 aprile del 2015. Durante l’incontro saranno ripercorse le varie tappe della sua intensa vita, che lo hanno visto scalare la gerarchia militare fino a raggiungere il grado di generale dei Granatieri, oltre che ricoprire incarichi militari di primo piano.  Poi, congedatosi nel 1978, scelse la vita monastica dell’Ordine dei Cappuccini. E’ una storia che merita di essere raccontata, poiché accompagnata da azioni virtuose, in odor di santità” dichiara Matteo Impagnatiello, che modererà l’incontro.

L’iniziativa è aperta a tutta la cittadinanza.

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

La Puglia, patria del Romanico-pugliese, è la terra dove le cattedrali si distinguono, oltre che per la loro bellezza architettonica, quanto per i loro bellissimi rosoni, che caratterizzano in maniera armonica l’intera costruzione, tanto da suscitare nei secoli la meraviglia dei visitatori italiani e stranieri. E, oggi, in cui manca il senso estetico della bellezza pura, si vuole dare ai rosoni delle cattedrali pugliesi il giusto merito e la giusta riconoscenza eleggendoli a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Tale proposta è stata presentata e illustrata il 23 Settembre 2021 a Palazzo Dogana di Foggia, in una tavola rotonda organizzata dalla Compagnia Exsultanti, in cui si è venuto a sapere che, oltre ai rosoni delle cattedrali  di Otranto, di Ostuni, di Trani, di Ruvo, di Brindisi, di Bitetto, di Bari, per quanto riguarda la Capitanata, sono stati indicati 6 rosoni e precisamente: il rosone delle cattedrali di Bovino, Troia, Lucera, San Severo, Cerignola e Siponto, in tutto 33 rosoni pugliesi. A questi, vorrei aggiungere, se mi è consentito, anche il rosone della Chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo. Un rosone che è fra i più belli della Puglia, che fa parte, giustamente, del patrimonio storico-culturale dell’intera Puglia e con essa dell’Italia tutta, orgogliosa di possedere un numero più alto di Siti Unesco, di cui fa parte il nostro Santuario di San Michele. Il riconoscimento del nostro rosone, visto  nell’ambito della richiesta degli altri rosoni pugliesi,  servirebbe maggiormente a sensibilizzare la popolazione garganica verso le bellezze architettoniche e scultore della Puglia, contribuendo così a  creare e, quindi, a valorizzare una grande Via delle Cattedrali Pugliesi, con i loro rosoni, simboli della bellezza universale dell’arte. E a tale proposito, siamo d’accordo quanto riferisce il nostro Presidente Regionale Michele Emiliano: “Pensare che i Rosoni di Puglia possano essere riconosciuti Patrimonio Mondiale UNESCO è una cosa di una bellezza entusiasmante, un patrimonio identitario pugliese unico nel suo genere, che trova il modo di essere ulteriormente valorizzato e promosso”. Vediamo da vicino in che consiste la singolarità e l’unicità del Rosone della Chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo. Una  Chiesa,  che  risale al tempo del vescovo Lorenzo Maiorano, il quale, alla fine del VI secolo, fece costruire, di fronte alla Grotta dell’Arcangelo Michele, una Cattedrale dedicata a San Pietro, con due altari rispettivamente dedicati a San Giovanni Battista e alla Beata Vergine. Ciò è documentato nel  Liber de Apparitione Sanctis Michaelis, un'opera scritta fra la fine dell’VII-VIII, in ambito longobardo, probabilmente in ambiente beneventano. L’autore ebbe come fonte un  libellus da cui si evinceva la fondazione della Chiesa di San Pietro al tempo del vescovo Maiorano. Successivamente la stessa Chiesa è ricordata nella  Vita Sancti Laurentiis, un documento composto tra la fine dell’XI e gli inizi del XII, in cui si parla della fondazione di tre chiese e precisamente della Chiesa di San Pietro, del Battistero di San Giovanni in Tumba e della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Probabilmente la primitiva Chiesa, sorta al tempo di Lorenzo Maiorano, dovette subire diverse demolizioni, tanto da essere successivamente ampliata, fra l’VIII e il IX secolo, con un impianto basilicale più grande. Fra l’XI e il XII secolo, venne decisa la costruzione del Battistero di San Giovanni in Tumba e della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Purtroppo, dell’antica Chiesa di San Pietro, avendo subìto varie modiche, oggi non  ci rimane che il basamento centrale con alcune colonne che dovevano sorreggere le navate laterali e una maestosa abside a semicatino con nicchie. Lungo le paraste dell’abside vi sono diverse decorazioni a foglie rigidamente solcate, che ci riportano a modelli orientali dell’antica Armenia. Inoltre, dagli scavi effettuati all’interno della chiesa, sono venuti alla luce resti di varie tombe di datazione incerta. L’attuale facciata della Chiesa di San Pietro, con il suo il rosone, è di epoca seicentesca, e precisamente del 1605, allorquando per volontà dell’arcivescovo Domenico Ginnasi (1550-1639), divenuto poi cardinale e “compadre” del figlio del re di Spagna Filippo III,  venne deciso di rifare la facciata dell’antica chiesa, con l’attuale rosone. Ciò è testimoniato non solo dalla data apposta lungo la circonferenza del rosone (1605), ma anche dallo stesso stemma dell’arcivescovo posto sull’abside del portale. La chiesa era ancora in piedi al tempo in cui lo studioso tedesco H.W. Schulz, nel 1860, la visitò, descrivendola come  un’aula monoabsidata, con volta a botte e con affreschi all’interno raffiguranti Cristo in trono  ed una Crocifissione.  Dopo pochi anni, forse a causa di terremoti, la chiesa venne demolita interamente. Di essa, come abbiamo detto, ci rimane solo l’abside semicilindrica, tracce di basamenti basilicali a tre navate e frammenti scultorei conservati nel Museo lapideo della Basilica di S. Michele, che ci riportano alla scultura figurativa del XII secolo, sorta tra Borgogna e Aquitania e diffusa lungo le vie del pellegrinaggio. Il rosone fa parte di quegli elementi decorativi tipici delle cattedrali pugliesi. Esso è accumunato alla simbologia della ruota e, quindi, al cerchio, quale simbolo solare. Nei testi e nell’iconografia cristiana la ruota ha spesso dodici raggi, numero zodiacale, con riferimento al ciclo solare. La ruota è anche il simbolo del mondo. La ruota, a quattro raggi, è l’espansione del mondo, secondo le quattro direzioni dello spazio. La ruota a seri raggi si riconduce al simbolo solare. Mentre la ruota a otto raggi ci si riferisce alle otto direzioni dello spazio, secondo i petali (otto) del loto, che sono il simbolo della rigenerazione e del rinnovamento. Il cerchio intorno alla ruota rappresenta la circonferenza del Cielo e della Terra. Il centro del cerchio è il Cielo, mentre la circonferenza è la Terra. Il raggio è l’Uomo, mediatore fra il Cielo e la Terra. Il cerchio circoscritto al  quadrato simboleggia il Cosmo, cioè il Cielo e la Terra. Mentre il quadrato, circoscritto al cerchio, è il simbolo della “scintilla” divina nell’involucro materiale.  La Croce a raggi, nell’interpretazione cristiana, simboleggia il dominio di Cristo su tutta la Terra. Presso gli Irlandesi si hanno croci funerarie accompagnate dal simbolo della ruota o dal cerchio, per significare l’allargamento della sfera spirituale o religiosa a quella terrestre. Nelle cattedrali medievali l’immagine di Cristo al centro dei rosoni è il simbolo del ruolo determinante del Salvatore, posto al centro del progetto escatologico divino. La ruota, nella simbologia cristiana, è l’immagine della scienza cristiana unita alla santità. Essa è l’emblema della dotta egiziana Santa Caterina, che è la leggendaria patrona dei filosofi cristiani. La ruota è anche il simbolo del cambiamento e del ritorno delle forme di esistenza. Per Jung  e la sua scuola, i rosoni delle cattedrali rappresentano il Sé dell’uomo trasposto sul piano cosmico. È l’unità nella totalità e l’autore, considerando il rosone come  un altro mandala, aggiunge che “possiamo considerare come mandala le aureole di Cristo e di santi”. C’è, quindi, identificazione fra il simbolismo del Cristo cosmico con quello del centro mistico in un continuo ritorno fra il centro e la periferia. Nella iconografia cristiana la ruota è stata paragonata anche alla ruota della Fortuna, in quanto essa sta a ricordare agli uomini il loro destino, legato alla sorte e, quindi, alla fortuna (la Ruota della Fortuna). Nell’arte medievale, la ruota è intesa anche come “Ruota della Vita”, che solleva gli uomini per poi lasciarli nuovamente cadere. Spesso gli angeli, detti i cherubini, vengono rappresentati con una serie di ruote alate fiammeggianti, che servono per raggiungere il Paradiso.

Portale della Chiesa di San Pietro MSA

Il portale della Chiesa di San Pietro -foto allegata dal prof. Giuseppe Piemontese-

Al centro del rosone, a forma di ruota della facciata di San Pietro, troviamo il simbolo della stella, che rappresenta la luce e, quindi, lo spirito rigeneratore. La stella fiammeggiante a cinque punte è il simbolo  della manifestazione centrale della luce, del centro mistico, del fuoco di un universo in espansione, quindi, del microcosmo umano. Nel Buddismo Zen il cerchio  significa illuminazione, perfezione dell’uomo in sintonia con il principio originario. La stella a se punte, con i due triangoli rovesciati e intrecciati, è il simbolo dell’unione dello spirito e della materia, dei principi attivi e passivi, il ritmo del  dinamismo, la legge dell’evoluzione e dell’involuzione. Il sigillo di Salomone è il simbolo stesso del giudaismo. La stella a sette punte rappresenta l’armonia del mondo, l’arcobaleno dai sette colori, ma essa è anche il simbolo dell’Apocalisse. La stella a otto punte, come nel caso del rosone della facciata seicentesca di San Pietro, è il simbolo della rinascita dopo il battesimo e, quindi, di Resurrezione. Il rosone della chiesa di San Pietro è caratterizzato dalla presenza di quattro Sirene con le gambe a forma di serpente, o di pesce, che si intrecciano reciprocamente in maniera sinuosa. Le Sirene  rappresentano il desiderio dell’uomo di vincere, con la loro seduzione, la morte, le passioni che albergano nell’inconscio, in cui vi sono le pulsioni oscure e primitive dell’uomo. Le Sirene hanno popolato il multiforme mondo della mitologia. L’immaginario collettivo le conosceva come spiriti dei morti, al pari delle Erinni che, avendo bisogno di nutrirsi di sangue per sopravvivere, cercavano di attirare a sé i mortali. Tali vengono descritte nel XII libro dell’Odissea da Omero, allorquando le Sirene vogliono attirare con il loro canto Ulisse.

Inoltre tali figure le troviamo anche nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, in cui il canto di Orfeo, induce le sirene all’inevitabile suicidio. Secondo Eustazio, invece, le Sirene sarebbero state splendide fanciulle che, avendo scelto di mantenere la propria verginità, furono trasformate da Afrodite in uccelli.  Con Euripide invece le Sirene dimorano nell’Ade, al servizio di Persefone. Nella iconografia del mondo antico le Sirene generalmente vengono rappresentate con la figura tipica di donna alata con zampe, coda ed ali d’uccello, raramente vestite. Con il passare del tempo, le Sirene vengono progressivamente trasformate in creature mostruose, con la parte superiore del corpo umana e quella inferiore pisciforme. Tale trasformazione della Sirena in un essere mostruoso la troviamo nell’arte romanica, in cui la Sirena, in chiave cristiana, simboleggia la duplicità della natura umana in cui il bene ed il male convivono.    

Nella iconografia cristiana le sirene, figure ambivalenti, simboleggiano l’anima dopo la morte in attesa del Giudizio. L’arte medievale le raffigura con due differenti aspetti: 1) Sirene-uccelli, quasi identiche alle arpie, uccelli con la parte superiore del corpo femminile; 2) Sirene-pesci, come nel caso del rosone di San Pietro, con la testa umana e il corpo di un pesce. L’immagine delle Sirene, che afferrano con le mani la coda di pesce o di serpente e la divorano, come nel caso dell’immagine scultorea che troviamo sul cornicione del Battistero di San Giovani in Tumba (una donna nuda alla quale un serpente addenta il seno e il sesso), è il simbolo delle anime che sono cadute nella rete della Lussuria. Accanto a questa immagine della Lussuria, nello stesso Battistero, troviamo immagini scultoree della Maternità (una donna con un bambino fasciato minacciato del drago) e dell’Accidia (una lumaca dal cui guscio esce una sirena). Inoltre l’atto di mordersi la coda, come nel caso del rosone di San Pietro, rappresenta il tempo che si muove incessantemente e, quindi, il decorso dell’anno e delle stagioni. Inoltre, il serpente o il pesce, a forma di spirale, simboleggia la forza vitale del profondo e a questo si  ricollega anche la spirale geometrica che significa il rapporto del mondo con la sua origine. La capigliatura sciolta delle sirene è il simbolo della “trappola della Lussuria”. Tali immagini scultore le troviamo sia nell’arte romanico-gotica che rinascimentale, con contaminazioni anche nell’arte barocca, in cui la decorazione esteriore acquista un ruolo fondamentale sul piano stilistico, conservando ancora quella funzione didascalica del racconto scultoreo o pittorico assegnata all’opera artistica di carattere religioso. Infatti, in età barocca gli artisti seppero inventare un repertorio simbolico ed iconografico moderno per rappresentare e raffigurare non solo le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma anche gli episodi più salienti e significativi della vita dei nuovi santi, nonché episodi legati alla cultura classica, che  si ritrovano nella civiltà rinascimentale. L’arte sacra barocca conserva, quindi, ancora il carattere didascalico e allegorico dell’arte romanica e gotica, creando così un connubio fra antico e moderno, fra la committenza e gli artisti, i quali avevano lo scopo di comunicare, con le loro opere, la cultura del loro tempo, quella stessa cultura che era dell’uomo colto e dell’uomo popolare, in quanto entrambi si riconoscevano nella cultura religiosa del tempo, che era quella cristiana.  E gli artisti di età barocca, come lo stesso Caravaggio,  furono in grado di cogliere e di rappresentare gli ideali estetici comuni alla maggior parte della società del XVII secolo ed essere autentiche espressioni della cultura del tempo.

Il rosone della chiesa di San Pietro, datato 1605, fa parte dell’arte popolare, legata alle diverse botteghe artigianali, che, specie in Puglia, erano presenti, già nel Medioevo, nei cantieri delle cattedrali romaniche e nel Seicento, specie nei centri salentini, dove l’arte barocca raggiunse le sue vette più eccelse. Da qui, probabilmente, giunsero gli  artigiani che scolpirono il nostro rosone, dove si manifesta quella raffinatezza di espressione e di forme che ritroviamo nella Cattedrale di Santa Croce in Lecce (1646). Anche sulla facciata leccese ritroviamo, in maniera eclatante, il motivo del rosone con le sirene,  che in maniera ossessiva caratterizzano le diverse sezioni della facciata.  La maggior parte delle sculture e dei capitelli del piano inferiore,  sono opera dell’artista Francesco Antonio Zimbalo, scultore di notevole raffinatezza che esegue fra il 1606 e il 1614 i tre portali della chiesa leccese, l’altare maggiore e l’altare di San Francesco.  Nell’arte dello Zimbalo “elementi diversi ne connotano il personale linguaggio stilistico: partiture architettoniche di accentuato rigore geometrico congiunte  ad apparati scultorei ricchi e fantasiosi dove non mancano commistioni di sacro e profano nella presenza contemporanea di figure di angeli e di nudità mitologiche, animali fantastici, elementi fitomorfi”. Tutto ciò lo ritroviamo anche nel rosone della chiesa di San Pietro in Monte Sant’Angelo, dove elementi cristiani sono legati ad elementi paganeggianti, che affondano le loro radici nella cultura classicheggiante, mutuati, però, attraverso la cultura cristiana del Seicento. A tale proposito, non è da escludere che il Salento, abbia avuto, attraverso lo Zimbalo, dei rapporti con il Gargano, dove vi erano abili lapicidi, già al tempo dello scultore Acceptus (sec. XI). Del resto, così come  nel Salento, anche sul Gargano la pietra si prestava molto bene alla lavorazione scultorea, propria per le sue qualità  di pietra locale tenera e facilmente modellabile. A questo punto, bisognerebbe approfondire la personalità del cardinale Ginnasi (1550-1639), il quale senz’altro commise la realizzazione della facciata seicentesca di San Pietro. Il cardinale Ginnasi fu vescovo di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, dal 1587 fino al 1607, quando era già cardinale. Il suo arrivo a Manfredonia coincise anche con il trasferimento della Cattedra Episcopale da Siponto a Monte Sant’Angelo, tanto da attirarsi, all’inizio,  le ire dei sipontini. Ben presto il suo senso di equilibrio e di saggia amministrazione fece si che sia i sipontini che i garganici si rappacificarono. Il  Ginnasi intraprese diverse opere di restauro dei monumenti della diocesi,  fra il restauro della Chiesa  di Santa Maria di Siponto, di Santa Maria Maggiore di Monte Sant’Angelo e all’interno del santuario garganico abbellì di marmi diversi altari. Inoltre, fondò in Manfredonia, nel 1598, il Monte di Pietà, per alleviare dalla miseria la popolazione sipontina. Sull’architrave del portale della chiesa di San Pietro è scolpito lo stemma del cardinale Ginnasi. Altrettanto sul portale dell’ingresso  all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano. Nel primo vi si rappresentano, nella parte superiore dello stemma, tre gigli, mentre nella parte inferiore è scolpito un avambraccio con in pugno due spade. Invece, nello stemma di Pulsano, vi si notano le figure di un leone e di un grifo. Evidentemente il cardinale ci teneva a tramandare ai posteri la sua committenza e la sua opera di abbellimento e di restauro dei monumenti della sua diocesi, che, unita all’opera di assistenza ai poveri, faceva sì che il suo operato fosse molto apprezzato dalla popolazione dauna. Quindi, per tutti questi motivi, si chiede che anche il Rosone della Chiesa di San Pietro in Monte San’Angelo, quale espressione della bellezza e della creatività artistica pugliese,  venga inserito nella lista dei Rosoni pugliesi per diventare Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

È stato rinnovato per 12 mesi il protocollo d’intesa tra la Regione Puglia e la Regione Ecclesiastica Puglia per sostenere le attività socioeducative degli oratori. L’importo del finanziamento regionale assegnato con il rinnovo è pari a 575.000 euro, di cui 500.000 per il finanziamento delle attività degli oratori, con particolare riferimento alle azioni socio educative e di animazione sociale per il contrasto del bullismo, della devianza minorile e dei fenomeni di discriminazione e 75.000 euro per il finanziamento degli interventi per la riqualificazione strutturale dei locali che ospitano le attività sociali degli oratori, seguendo le linee guida per la rendicontazione.

“Siamo al terzo rinnovo di questo protocollo - spiega l'assessora regionale al Welfare Rosa Barone - perché gli oratori sono un punto di riferimento per le comunità. Il lavoro di rete tra Regione Puglia e Regione ecclesiastica Puglia è prezioso per i ragazzi e le loro famiglie. Il protocollo siglato nel 2019 e confermato anche nel 2020, ha permesso di realizzare il progetto ‘Ora...Puglia!’, con attività che hanno coinvolto tutte le diocesi e hanno portato a intercettare bambini e ragazzi, grazie a percorsi formativi ed educativi capillari. È necessario continuare su questa strada e dare vita a ulteriori progetti per non disperdere i risultati ottenuti, per questo abbiamo aumentato anche le risorse rispetto alle precedenti annualità. È importante che le istituzioni civile ed ecclesiastica lavorino in sinergia”.

«Degna di ammirazione ed oltremodo coraggiosa e lodevole è stata definita dall’intera opinione pubblica locale l’opera preziosa del magistero di questi quasi tre anni tra noi dell’arcivescovo p. Franco Moscone crs, volto a educare e richiamare tutti ai valori della legalità, della giustizia sociale, del rispetto dei giovani e del loro futuro, della difesa del creato, valori tutti che costituiscono, in sintesi, la serietà delle urgenze che attendono i nostri territori, ancor più Manfredonia ormai prossima alle elezioni amministrative locali, spronando tutti a un profondo impegno di coscienza che metta da parte quei toni poco dignitosi, volti spesso a denigrare gli avversari e fomentare confusioni e ostilità, e ponendo invece al centro i temi, le urgenze della città con capacità e coraggio, discutendo e confrontandosi con tutti per creare alleanze e coalizioni più che frammentazioni.

Il magistero dell’Arcivescovo va accolto e non strumentalizzato.

Occorrono proposte serie per uscire dagli schemi stantii che certuni vorrebbero far passare quasi con forza, per fugare il velo della caligine che attanaglia chi non vede al di là del proprio stretto recinto e prendere consapevolezza del nostro valore e del nostro impegno di sipontini, ed anche stili giornalistici che illuminino non solo la nostra esperienza e la nostra storia “minore” ma che siano ispirati alla ricca tradizione delle nostre radici civili e culturali.

E dunque, a tutti noi impegnati ancora oggi a spendere energie a favore della crescita della nostra terra “è richiesto di evitare un voto dovuto solo per questioni personali o di amicizia o parentela o peggio per meschini interessi ed avere il coraggio di scelte consapevoli di coscienza nel rispetto della vera politica, del difficile momento presente e di tutti coloro che hanno perso la vita e per la sacralità del voto stesso”.

L’invito dell’arcivescovo p. Franco anche all’incontro con tutti i candidati sindaco della città di giovedì 28 p.v. non è, e né mai ha voluto essere, un incontro a favore di una parte a danno dell’altra, ma momento per offrire ai cittadini tempi e spazio di sereno confronto, dialogo, discussione, coraggio e moderazione, fattivo esempio per uomini e donne che vivono già, oltre il ruolo politico-istituzionale, un impegno leale e fattivo a favore del bene comune, a prescindere dal fatto che siano candidati o eletti.

L’impegno dell’Arcivescovo va dunque inteso come magistero del Pastore disponibile a collaborare in ogni maniera per mettere al centro il bene comune e la formazione civile, avendo a cuore la buona politica, la trasparenza e l’onestà di chi aspira a tenere le redini della nostra città, annullando quelle inconcepibili distanze tra i cittadini e amministratori, sempre attenti alle richieste della gente comune.

Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa al punto 410 ricorda che gli amministratori pubblici non devono dimenticare o sottovalutare la dimensione morale della rappresentanza che consiste nell’impegno di condividere le sorti del popolo e nel cercare la soluzione dei problemi sociali, amministrando con spirito di servizio (pazienza, modestia, moderazione, carità, sforzo di condivisione) ed avendo di mira il bene comune e non il prestigio o l’acquisizione di vantaggi personali.

L’augurio che l’Arcivescovo, padre e maestro nella fede, rivolge è quello di rendere reali i sogni che stanno nei nostri cuori, certi di saperli vivere coerentemente, con l’invito di partecipare tutti a questa importante tornata elettorale esprimendo consapevolmente il proprio voto».

In era pandemica San Severo non ferma le proprie tradizioni, seppur in maniera ridotta a causa del covid19 che ha letteralmente cambiato la vita quotidiana del mondo intero.

Ottobre infatti, è il mese dedicato alla Madonna del Rosario; nel caso specifico, il simulacro della Vergine è venerato presso la Chiesa SS Trinità ovvero Chiesa dei Celestini, sita in piazza della Repubblica.

L’Arciconfraternita del Rosario ha preparato e divulgato il programma religioso al quale si aggiunge quello delle manifestazioni esterne, curato solo ed esclusivamente dall’Associazione Tradizione Fujente.

Dopo l’ottima riuscita della Festa di San Severo Vescovo dello scorso settembre, dove un minimo di tradizionalità è stata ripristinata (luminarie, banda e fuochi d’artificio), l’Associazione si rimette in gioco proprio per il ripristino delle tradizioni locali.

Infatti, per domenica 17 ottobre (tradizionalmente la Festa del Rosario si svolgeva proprio la terza domenica di ottobre) sono previsti i seguenti appuntamenti “civili”:

  • alle ore 08.00 lancio di colpi in aria “alla Diana” eseguiti dalla Pirotecnica F.lli Del Vicario da San Severo (FG);
  • dalle ore 10.00 giro della banda “Bassa Musica l’Armonia Molfettese” da Molfetta (BA) che percorrerà le seguenti vie: Partenza dinanzi la chiesa della SS Trinità – Chiesa dei Celestini in piazza della Repubblica (Rione Arc a Nev), via Soccorso (Rione Via Roma – Rione Porta Foggia – Rione Via Zingari), via Tiberio Solis (Rione U Furn Fanje – Rione Piazza Carmine), corso Giuseppe Garibaldi – andata e ritorno – (Rione via Fortore – Rione Viale della Villa – Via Apricena), piazza Allegato (Rione Piazza Allegato), corso Antonio Gramsci, piazza Nicola Tondi (Rione Sop u Rusarje), via Matteo Tondi (Rione via Sicilia), via Minuziano (Rione Porta Lucera – Rione Via Mazzini – Rione Foss du Rene), via Tiberio Solis, piazza Incoronazione (Rione Piazza Incoronazione), viale Giacomo Matteotti (Rione Viale Stazione – Rione Via Marconi), via don Minzoni (Rione Via don Minzoni – Rione Via Colangelo – Rione Via Masselli), via Michele Zannotti (Rione Porta San Marco – Rione Via Orazio Castelli), via Angelo Fraccacreta, piazza Municipio e conclusione in piazza della Repubblica dinanzi la chiesa.
  • alle ore 12.00 grandioso lancio di colpi in aria “alla Diana” eseguiti dalla Pirotecnica F.lli Del Vicario da San Severo (FG).

L’Associazione Tradizione Fujente ha inteso far effettuare il giro bandistico prevedendo una sosta per un brano/marcia, nei pressi di ogni “Rione” che solitamente omaggiava la Vergine del Rosario (ma anche e soprattutto la Madonna del Soccorso), con le tradizionali batterie e che per ovvie ragioni, allo stato attuale, non è ancora possibile organizzare.

Si è voluto fare ciò per “stare vicini” ai Rioni che tanto soffrono la mancanza di organizzazione dei propri eventi, certi del loro apprezzamento verso questa forma di piccolo ma significativo gesto da parte dell’Associazione Tradizione Fujente, realizzato in segno di fede, tradizione e devozione.

Per una questione di ulteriore sicurezza, dopo la stretta collaborazione avuta anche per la festa di San Severo Vescovo, Tradizione Fujente verrà coadiuvata dal personale AISS – Associazione Italiana Safety & Security – di San Severo, che presterà servizio per il giro bandistico.

L’Associazione Tradizione Fujente intende ringraziare il sig. Dirigente del Commissariato di P.S. di San Severo per la fiducia nuovamente accordata nonché per la preziosa collaborazione. Sentiti e doverosi ringraziamenti vanno anche all’Arciconfraternita del Rosario, alla Pirotecnica F.lli Del Vicario, alla Bassa Musica l’Armonia Molfettese, all’AISS e alla ditta Italiana Ascensori & Servizi.

Sono iniziati ufficialmente i lavori di restauro e risanamento dei prospetti esterni della chiesa dell’Immacolata Concezione di Centuripe, la più bella chiesa tardobarocca della provincia di Enna, imponente esempio di eleganza che ricorda le chiese del Val di Noto, e dell’adiacente chiesa del SS. Sacramento.

Con un cantiere grande 2743mq, diventa l’intervento pubblico più importante ed imponente che abbia interessato il centro storico del borgo negli ultimi quarant’anni.

“Un’operazione di restituzione”, cosi definita dal Sindaco Salvatore La Spina, frutto di un’intensa e prolifica collaborazione tra mondo ecclesiastico, nella persona di Don Pietro Damiano Scardilli committente dei lavori, Amministrazione Comunale, Soprintendenza e professionisti del settore.

La comunità cristiana è come una famiglia” dice Don Pietro Damiano Scardilli “ed il senso di appartenenza alla nostra famiglia parrocchiale trova la sua dimensione simbolica nella Chiesa Madre. In essa riconosciamo, da un punto di vista storico e sociale, il centro, il cuore della nostra vita spirituale. La notizia che la nostra Chiesa Madre sarà oggetto di lavori di restauro e di risanamento conservativo dei prospetti esterni non può che riempirci di gioia. In questo tempo segnato dalla crisi dovuta in gran parte all’epidemia da covid-19, questi lavori possono essere segno di speranza e di ripresa. Sento, pertanto, doveroso ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e si adopereranno per la realizzazione del progetto di restauro. Ringrazio anche l’Amministrazione comunale per il contributo e per aver creduto nella realizzazione di ciò che sembrava impossibile soprattutto per i tempi che stiamo attraversando. Auspico che dalla esecuzione dei lavori materiali sapremo assumere il dovere di quella ricostruzione della società secondo il Vangelo, per una nuova civiltà dell’amore’.

La chiesa dell’Immacolata Concezione sorge in corrispondenza della piazza principale della città, ovvero Piazza Duomo. La sua progettazione a croce comissa divisa in tre navate costituite da cinque campate e tre absidi, risale ai primi decenni del XVII. Il prospetto principale riprende il tema della facciata a campanile, tipico della tradizione barocca siciliana. Al suo interno conserva splendidi stucchi, colonne tortili, elementi floreali, putti e, tra le altre cose, una tela dedicato ai Santi Ignazio di Loyola, Luigi e Stanislao, una lapide dedicata Gian Luigi Moncada Ruffo (1743-1827) principe di Paternò probabilmente seppellito all’interno della chiesa, il “Transito di San Giuseppe”, una bella tela di autore ignoto della metà del ‘600, una grande tela del 1643 fatta dipingere da Francesco Sutera con la Madonna del Rosario, una Madonna del Carmelo di Giacomo Portale, un Cristo ligneo seicentesco poggiato su una croce interamente rivestita di specchi, nonché i due altari in marmo policromo dedicati ai Santi Patroni Rosalia e Prospero.

Gli interventi di restauro, che interesseranno il prospetto principale, quello laterale e quello absidale, prevedono operazioni di idropulitura, rimozione meccanica dei depositi solubilizzati, disinfestazione, sigillatura, consolidamento, pittura ed intonacatura. Verranno quindi riqualificate tutte quelle zone oggi deturpate dalla presenza di vegetazione, dal degrado antropico, dall’umidità dalle crepe, dalla ruggine, dall’esfoliazione, dall’alveolizzazione e dalla disgregazione, sia sulle parti intonacate che sull’apparato lapideo.

La chiesa dell’Immacolata Concezione, infine, cambierà finalmente colore, passando dal rosa, al più uniforme, esteticamente apprezzabile tonachino a calce di tonalità beige, molto simile alle tonalità tipiche delle abitazioni centuripine.

“Con grande soddisfazione e orgoglio ho il piacere di comunicare che, dopo il ritorno della testa di Augusto, il progetto di restituzione della chiesa dell’Immacolata Concezione rappresenta un altro importante traguardo del nostro programma di rigenerazione di Centuripe.” Dice il Sindaco Salvatore La Spina, “Dopo tanti anni finalmente alla Chiesa Madre sarà restituito il suo originario splendore.

Sarà il più grande cantiere degli ultimi 40 anni nel centro storico che interesserà 2743 mq di superficie. Non è stato semplice ma alla fine ce l’abbiamo fatta, ecco perché vorrei ringraziare tutti coloro che da mesi hanno lavorato, con me, per raggiungere questo obiettivo: Don Pietro Scardilli, che ha subito compreso il progetto, lo ha sposato e lo ha sostenuto in tutti i suoi delicati passaggi; l’insostituibile Assessore Giuseppe Biondi che mi ha supportato per rendere fattibile ciò che poteva non essere realizzabile; Salvatore Mancuso, la prima persona che ha colto la mia idea e l’ha portata avanti, nonostante le difficoltà; i progettisti Giuseppe Scravaglieri, Epifanio Scravaglieri, Vito Fiorenza, Antonio Guccio, Giuseppe Risiglione, che hanno ‘donato’ al nostro paese un progetto meraviglioso; i collaboratori della progettazione Tania Laudani, Grazia Romano, Giuseppe Scagliotta; il Soprintendente Nicola Neri e i funzionari che, in modo scrupoloso, hanno vagliato il progetto ed espresso i pareri favorevoli in tempi record; Salvatore Galati della Luxesco Srl, general contractor del progetto; le imprese esecutrici Manusia Restauri Srl e Med Service Srl; gli Assessori Alice La Spina , Salvo Longo, Giuseppe Maccarrone per essere sempre al mio fianco; Nicola Romano per il supporto.

Vorrei ringraziare infine i centuripini che credono in me e a ciò che per qualcuno è ancora utopia ma che tanto utopia non è… è realtà!”

I cantieri resteranno  aperti per circa tre mesi, la progettazione è stata affidata dalla Curia  allo STUDIO TECNICO ARCHITETTI + INGEGNERI ASSOCIATI ed allo STUDIO TECNICO ASSOCIATO TECNOS, entrambi centuripini. Le imprese esecutrici sono Manusia Restauri Srl e Med Service Srl. Il restauro del Duomo di centuripe è stato reso possibile grazie agli incentivi statali del Bonus Facciata la cui copertura economica del 90% è garantita dal General Contractor LUXESCO spa mentre il restante 10% da un contributo comunale e da un crowdfunding popolare.

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«Nella Lettera Pastorale del 16 settembre 2021 l’Arcivescovo di Manfredonia ha avanzato una proposta chiara e inequivocabile con queste parole: “Sarebbe più coinvolgente e responsabile se l’area industriale ex Enichem…passasse all’amministrazione di Manfredonia”.

Il Sindaco d’Arienzo, che ha il dovere di difendere il Comune che rappresenta, evita di rispondere alle legittime domande che gli rivolge l’Opposizione sociale e politica, dimostrando di non essere all’altezza del ruolo che l’elettorato montanaro gli ha democraticamente assegnato.

Purtroppo, ma ancora per poco, abbiamo a che fare con un Primo Cittadino che non solo non è “coinvolgente e responsabile”, ma non ha la “statura culturale” necessaria per difendere la propria Comunità.

Addirittura è così poco responsabile che definisce il suo Vescovo un provocatore. Infatti, nel suo brevissimo comunicato ha testualmente detto: “Quella di Padre Franco è una provocazione al territorio”.

È semplicemente vergognoso attribuire ad un Pastore della Chiesa l’epiteto di provocatore.

L’ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA HA FATTO UNA PROPOSTA E NON UNA PROVOCAZIONE.

Una proposta che riteniamo inopportuna e che con il dovuto rispetto rigettiamo con fermezza. È tempo che il Sindaco d’Arienzo la smetta di fuggire dalle proprie responsabilità istituzionali!»

 

(ndr.) Di seguito il testo del sindaco di Monte Sant'Angelo, Pierpaolo d'Arienzo, pubblicato sul suo profilo social facebook:

«Non riuscire a capire che quella di Padre Franco Moscone è una provocazione al territorio, fa capire il livello di incapacità politica raggiunto da qualche vecchio politicante montanaro. Politicanti a cui dobbiamo lo stato attuale delle cose in quell’area industriale». (ndr.)

 

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Continuiamo a far sentire la nostra voce. Suono delle campane domenica 26 Settembre alle ore 09:40

“La nostra Chiesa locale è più che mai sensibile alla questione ambientale quale questione di ecologia integrale che abbraccia la migliore qualità di vita e la migliore qualità della vita e la salute dell’uomo”

(da “In Cristo trasfigurati”, lettera pastorale 2021-2026 di Padre Franco Moscone Arcivescovo di Manfredonia – Vieste- San Giovanni Rotondo, p. 88)

In occasione del 45° anniversario dello scoppio della torre Enichem contenente arsenico, avvenuta la domenica 26 Settembre 1976 alle 9.40 ed in preparazione alla 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dal titolo Il Pianeta che speriamo, la nostra Chiesa Diocesana vuol far sentire viva e forte la sua voce, pronta a discutere, valutare, discernere, incoraggiare o denunciare, e contemporaneamente tenere aperto il dialogo con le Istituzione in merito a questioni di rilevanza sociale, ambientale, economica e lavorativa.

Nella memoria di tale triste anniversario la Chiesa Diocesana è presente per ricordare e continuare a camminare accanto alla popolazione ed a servizio del territorio.

Pertanto invito tutti i sacerdoti delle Città di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e

Mattinata a suonare a distesa la domenica 26 Settembre 2021 alle ore 09:40 le campane delle proprie chiese e spiegando nelle omelie ai fedeli la motivazione ed esortando la lettura della Lettera Pastorale al paragrafo 4.1. Per una “ecologia integrale” che trasfigura l’AMBIENTE.

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Fuochi d’artificio illegali e merce varia sequestrati a…

in Notizie Gargano by Redazione
Sono oltre 50.000 gli articoli natalizi pericolosi sequestrati, unitamente a circa 5.500 fuochi d’artificio, dai finanzieri della…
Dicembre 23, 2023 751

Rocambolesco inseguimento a Pesaro di un corriere della…

in Attualità by Redazione
fonte: NOCPress. Si ferma all’ALT della Polizia, fugge e dopo un rocambolesco inseguimento di circa 2 km si schianta contro…
Dicembre 22, 2023 583

"Gli Amici di San Pio" a Natale all'Angelo Blu, al fianco…

in Attualità by Redazione
Un abbraccio per trasferire calore ed emozioni anche se non si saprà mai cosa provocherà in chi lo riceverà… Natale è vicino, ma…
Dic 22, 2023 636

Tony di Corcia e il mito di Mina, le sue canzoni per dire la vita

in Attualità by Redazione
Mercoledì 27 dicembre, ore 18, nella Sala Fedora del Teatro U. Giordano di Foggia.…
Dic 22, 2023 544

“Spinnaker”, l’operazione contro l’attività illegale della pesca della Guardia…

in Notizie Gargano by Redazione
La Guardia Costiera conferma il proprio impegno - in dipendenza funzionale dal Ministero…
Dic 22, 2023 850

Vito Rubino, il triatleta che esalta il Gargano

in Attualità by a cura di Matteo Simone, Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
L'estate sembra essere un buon periodo per trascorrere alcuni giorni in Puglia,…
Dic 22, 2023 674

Foggia. Al Gino Lisa stanziati 10 milioni di euro a sostegno del regime SIEG

in Politica by Redazione
Sull’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia la Regione Puglia moltiplica i suoi impegni,…
Dic 22, 2023 734

Foggia, concittadini emigrati che rientrano. Accolti da Italia del Meridione…

in Politica by Redazione
Le segreterie cittadine e provinciali di IdM, unitamente alla rappresentanza consiliare…
Dic 22, 2023 708

A Roseto Valfortore il Centro territoriale di prima accoglienza della fauna…

in Notizie Capitanata by Redazione
Con l’approvazione della convenzione tra la Regione Puglia e il comune di Roseto…
Dic 22, 2023 518

Viabilità Capitanata. Traffico alternato sulla SP5 al km 1+095 per lavori

in Notizie Capitanata by Redazione
Il Dirigente del Settore Viabilità della Provincia, ing. Luciano Follieri con Ordinanza…
Dic 22, 2023 802

Da Caravaggio a José de Ribera. Monte urge di una Pinacoteca o un Museo d’Arte

in Cultura by a cura del prof. Giuseppe Piemontese, storico locale della “Società di Storia Patria per la Puglia
La presentazione dell’ultima edizione del libro di Michele Cuppone su “Caravaggio, la…
Dic 22, 2023 627

San Severo è Capitale Italiana della Gentilezza 2024

in Notizie Capitanata by Redazione
E’ avvenuto il 17 dicembre 2023 a Novara, in Piemonte, in maniera ufficiale, il passaggio…
Dic 22, 2023 632

Di che pasta siamo fatti? Dagli spaghetti ai fusilli l’Unione Italiana Food…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Un'indagine Nielsen rivela le preferenze degli italiani in fatto di pasta. Nella…
Dic 22, 2023 699

Donatori sangue, la Regione Puglia firma convenzione con associazioni e…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Nella giornata odierna il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha…
Dic 22, 2023 546

Puglia, Servizio Civile. Ammessi i progetti Anci per 446 giovani volontari…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Con la pubblicazione odierna da parte del Dipartimento Politiche giovanili e SCU del…

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