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Lunedì 5 ottobre alle 11, nel Padiglione 152 della Fiera del Levante, la Regione presenta il bando Custodiamo il turismo e la cultura in Puglia e il calendario di eventi ed esperienze da vivere nell’autunno 2020 con InPuglia365.
Custodiamo il turismo e la cultura è un pacchetto di misure a sostegno delle imprese turistiche e culturali, duramente colpite dal lockdown imposto dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. Sono stanziati, a fondo perduto, 40 milioni per il turismo e 10 per la cultura, erogati da Pugliapromozione come organismo intermedio.
L’evento è occasione per presentare anche i nuovi progetti di animazione del territorio pugliese vincitori del bando di Pugliapromozione InPuglia365 per ottobre e novembre 2020. Un calendario autunnale ricco di iniziative alla scoperta del territorio attraverso cammini, itinerari culturali alternativi e patrimonio enogastronomico.
Alla conferenza stampa intervengono Loredana Capone, Assessore regionale all’Industria turistica e culturale, Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia, Flavia Leone, Responsabile Valorizzazione – Pugliapromozione e Bianca Bronzino, Responsabile Innovazione – Pugliapromozione. Modera Luca Scandale, Dirigente Pianificazione strategica di Pugliapromozione.
Per partecipare all’evento è necessario registrarsi sul sito http://rpu.gl/GclD4. La prenotazione è necessaria sia per la partecipazione in presenza sia per la diretta streaming, prevista per garantire un’ampia adesione in tutta sicurezza.
Dalle 14 del 5 ottobre alle 12 del 20 novembre 2020 è possibile presentare istanza al bando
Custodiamo il turismo e la cultura esclusivamente attraverso la procedura online sul portale Custodiamo turismo e cultura in Puglia: www.custodiamoturismocultura.regione.puglia.it

Il Museo nazionale archeologico di Manfredonia, in attesa del prossimo completamento dei lavori di allestimento, riparte dal 2 ottobre aprendo al pubblico la sala La terra del re straniero. L’iniziativa rientra nel programma #versoilmuseo, realizzato d’intesa con il Segretariato regionale del MiBACT per la Puglia, che coordina il cantiere in corso in qualità di stazione appaltante.
Per tre giorni alla settimana, venerdì, sabato e domenica pomeriggio, sarà possibile visitare in anteprima lo spazio espositivo dedicato al racconto dei Dauni, di cui è attualmente in corso la realizzazione dell’apparato grafico e didascalico. I visitatori potranno così avvicinarsi alla scoperta della collezione che ospita alcuni dei più importanti rinvenimenti funerari provenienti dal territorio della Puglia settentrionale, in cui si diffuse la civiltà daunia.
I materiali, distribuiti in un ampio arco cronologico che va dall’XI al V sec. a.C., provengono sia dalla fascia costiera prospiciente il Mare Adriatico (Monte Saraceno, Salapia, Cupola-Beccarini), sia dalla valle dell’Ofanto (Canosa-Toppiccelli), sia dall’area più interna del Tavoliere e dei Monti Dauni (Ordona, Orsara di Puglia, Biccari, Pietramontecorvino).
Il programma #versoilmuseo prevede altre due tappe successive: la restituzione alla fruizione della sala Pagine di Pietra, che racconta la manifestazione artistica più rappresentativa della civiltà dei Dauni, quella delle stele, e l’apertura al primo piano delle sezioni Venti del Neolitico. Uomini del Rame e Metropoli dell’età del Bronzo, che invece racconteranno le più antiche fasi della Preistoria sin dalla fine del VII millennio a.C.
La progressiva e graduale riapertura del percorso espositivo è il primo passo per la restituzione alla collettività del patrimonio culturale custodito dal museo.
L’intervento in corso, di prossima conclusione e a cura del Segretariato regionale del
MiBACT per la Puglia, consentirà di realizzare anche la nuova illuminazione esterna del Castello e di migliorarne ulteriormente l’accessibilità,

Informazioni per il pubblico
Indirizzo: l’ingresso al museo è dal Viale Miramare
Orari di apertura

Dal venerdì al sabato, ore 8.30 – 19.30 (ultimo accesso ore 18.30)
Domenica, ore 14.30 – 19.30 (ultimo accesso ore 18.30)
Fasce orarie d’ingresso
Dal venerdì al sabato: 8.30 - 9.30 - 10.30 - 11.30 - 12.30 - 13.30 - 14.30 - 15.30 - 16.30 -
17.30 - 18.30

Domenica: 14.30 - 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18.30
Numero massimo di ingressi consentito (per fascia oraria): 10 Durata della visita: 1 ora Costo d’ingresso: gratuito
Prenotazioni e modalità: indicare giorno e orario all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare al numero 0884 587838. Rilasciando la propria e-mail si potrà chiedere di venire iscritti gratuitamente nella mailing list del museo

Misure anti-contagio previste
- Al museo si accede una persona per volta, avendo cura di rispettare l’orario di prenotazione per evitare assembramenti e sovrapposizioni, dopo la misurazione della temperatura corporea (soglia limite per l’ingresso 37.5°C) e aver igienizzato le mani presso la postazione allestita all’ingresso
- All’interno del museo è obbligatorio l’uso della mascherina e il rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro
- Il personale addetto all’accoglienza accompagnerà i gruppi per regolare i tempi di permanenza nelle sale, far rispettare i limiti di capienza previsti e garantire la massima sicurezza.

Lunedì 28 settembre si e' riusciti a coniugare medicina arte e scienza attraverso multipli linguaggi espressivi. Nel primo evento sipontino de La Festa dei Lettori promossa dalla associazione nazionale nata in Puglia "Presidi del Libro" si è parlato infatti di medicina che diventa narrazione e arte che diventa scienza. In una serata fresca climaticamente la conversazione fra lo psichiatra Antonello Bellomo, autore del saggio Il virus nella mente e ll responsabile dei Presidi del Libro di Manfredonia, il giornalista scientifico Luigi Starace ha riscaldato un attento e partecipante uditorio. Naturalmente norme covid rispettate e distanziamento garantiti. Dal racconto sulla nascita del libro si e' passati alla descrizione di quelli che il saggista ha definito come "coazioni a ripetere" ossia quei comportamenti che ha dimostrato essere costanti e ripetuti durante tutte le grandi pandemie della storia. Interessanti le riflessioni sviluppate con il pubblico e gli artisti presenti sul ruolo bivalente dei social media e dell'arte nella ricerca durante il lockdown di strategie di coping e implemento della personale resilienza. Di resilienza ed estraneamento da postmodernita' parlano anche i versi della raccolta "Gigagembam, giganti gemme e bambini" del già citato Starace, editi dalla neo casa editrice sipontina Idrate Pensate Edizioni.

Nella cornice suggestiva dell'oratorio della Sacra Famiglia la musica elettronica e' stata proposta come intrattenimento e riflessione sul presente e sul futuro in chiave PostUmana del Progetto RASH di Stefano Martino e Maria Pia Montemitro, mentre il Collettivo Semiophera di Lino Mocerino e Francesca Giuliani ha offerto la proiezione del lavoro di video installazione premiato con il Premio Abbado del MIUR nel 2015 "Shrine" descrivente uno scenario post industriale in cui la presenza umana rimane o diventa una incognita non risolta. Il filo conduttore dell'arte che immagina scenari, li metabolizza e crea soluzioni alternative e' stato sviluppato nei due video proposti dalla direttrice artistica dell'ArtSci Salon al Fields Institute for Research in Matematica Sciences di Toronto e dal performer internazionale Willard Von de Bogart.
Nella discussione aperta successiva gli artisti insieme agli ideatori di Infestazioni Soniche, Michele Sapio ed Elisa Maiorano, hanno proposto una serie di riflessioni sui cambiamenti ambientali indotti dall'uomo sul Gargano, a intendere che ogni forma di artisticità necessita sempre di una contingenza territoriale che va difesa, se necessario.

In conclusione sono stati proposti argomenti non facili (perché inconsueti) e impegnativi (perché se non se ne parla mai in giro come fai ad avere una tua opinione?) ma senza ex cattedra, cercando una pluralità corale di prospettive e racconti, a partire dal proprio vissuto in epoca di pandemia.

Il secondo ed ultimi evento della Festa dei Lettori si svolgerà sempre presso la chiesa della Sacra Famiglia di Manfredonia sabato 3 ottobre con inizio alle ore 18. Interverranno quattro scrittori locali Maria Luigia Troiano e Marilina Ciociola sipontine e Giuseppe Messina e Lucia Campanella di Foggia.

La maggioranza dei contenuti audio e video proposti sono fruibili sulla pagina fb dei presidi del libro di Manfredonia https://www.facebook.com/PresidioManfredonia

Si ringrazia per le foto Nicola Muscatiello, Francesca Giuliani e Lino Mocerino, scaricabili al link via we. transfer https://we.tl/t-bh2RID2abv

Apericena con l’autrice: Emiliana Erriquez presenta il suo libro, al centro di un dibattito a più voci. Venerdì 2 ottobre, Masseria De Vargas. Interviene Alfonsina De Sario, dirigente Questura Foggia.

«A volte, durante le ore di navigazione e ancora di più quando tentavo di restare a galla dopo essere caduto in mare, le sentivo addosso». Parlare di migranti nel rispetto dei migranti, del peso specifico dei loro sogni. Affrontare il tema dell’immigrazione attraverso il linguaggio della narrazione, partendo da un libro e finendo nell’attualità più stringente. Dalla frase di Robel, coprotagonista del romanzo Il peso delle stelle di Emiliana Erriquez, nasce lo spunto al centro della serata di venerdì 2 ottobre (ore 19), in programma a Masseria Antonia De Vargas (Via Manfredonia km 2,1, Foggia), una delle strutture della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus che, insieme con Iudico e Aranea, ha organizzato l’evento (parte del progetto Siamo la Comunità patrocinato dalla Regione Puglia). Insieme con la scrittrice, prenderà parte al dibattito anche Alfonsina De Sario, dirigente Ufficio Minori e Vittime Vulnerabili della Questura di Foggia, con la moderazione del presidente della cooperativa Arcobaleno, Michele La Marca. Previsto un apericena all’insegna della convivialità, offerto per tutti i presenti.

“Sentivo l’esigenza di una narrazione diversa rispetto al tema dei migranti, una storia che provasse a raccontare da una parte il perché a un certo punto si decide di lasciare il proprio paese e partire, dall’altra una storia che cercasse di raccontare cosa spinge ad accogliere e quanto sia necessario e importante farlo”. Nelle parole di Emiliana Erriquez tutto il senso di un tema delicato e importante, ben sintetizzato dal titolo stesso dell’appuntamento: L’immigrazione tra il vissuto e il narrato. “Questa narrazione ‘diversa’ – ha aggiunto l’autrice – è nata perché sentivo che a un certo punto era saltato il tappo della decenza sociale e morale, perché si volevano identificare i problemi degli italiani con l’arrivo dei migranti, cioè di persone che non hanno più nulla, sono disperate, che non sanno quale sarà il loro futuro”.

Il peso delle stelle (Les Flàneurs Edizioni, 2020). Marina, scrittrice e giornalista, è una donna caparbia e gentile. Da qualche tempo è tornata a vivere a Villa Castelli, un piccolo paese in provincia di Brindisi, nella masseria che è stato il luogo felice della sua infanzia e dei suoi ricordi più belli. Determinata a dimenticare un passato recente che l’ha privata della propria dignità e umiliata, un giorno incontra un uomo ferito a cui presta subito soccorso, Robel. Originario dell’Eritrea e arrivato lì dopo aver affrontato un viaggio della speranza, attraverso Marina scoprirà un senso di umanità in cui aveva smesso di credere, mentre per lei il contatto con quel ragazzo venuto dal nulla rappresenterà l’occasione per acquisire una maggiore consapevolezza di sé. Legati da una profonda amicizia, affronteranno insieme i pregiudizi della gente, condivideranno timori e disavventure lasciandosi guidare solo dall’istinto, da una forza libera e incondizionata che farà guadagnare a entrambi un riscatto atteso da tempo.

Emiliana Erriquez. Giornalista, scrittrice. Dopo aver vissuto per un breve periodo negli Stati Uniti, si occupa a tempo pieno di traduzioni. È autrice del saggio Oriana Fallaci una vita vissuta in pienezza, vincitore del premio Giuseppe Sciacca 2006. Ha da poco aperto una libreria nella città di Termoli, Il vecchio e il mare. Con Les Flaneurs ha pubblicato il romanzo A metà del sonno.

A cura di Maria Schiavone (agosto 2020)

“Non temerai la Pestilenza che si annida nell’Oscurità... perché i Suoi Angeli veglieranno su di te...” ( Salmo 91 )

“Gli odierni fantasmi dei batteri di oggi sono troppo minuscoli, indecorosi, per giustificare una paura che è solo agli albori, e che porterà le persone, soprattutto nel campo della salute, ad una assoluta e spaventosa fede nell’autorità.”(Rudolf Steiner –Epidemie–5 gennaio1911)

“Non c’è alcun dubbio sul fatto che spesso la finzione possa avvicinarsi meglio alla verità.”(Doris Lessing)“

LA GUERRA è PACE, la LIBERTA’ è SCHIAVITU’, l’lGNORANZA è FORZA.”(George Orwell –1984)

Nell’agosto del 1947, nelle acque vorticose di Corryvreckan, a nord-ovest della costa scozzese, George Orwell stette quasi per perdere la vita. Era di ritorno a Jura, l’isola dove, in solitudine, avrebbe scritto1984.Questo evento non fece che peggiorare la sua salute già minata dalla tubercolosi che si portava dietro da un po'; risiedeva a Barnhill, la casa desolata ed umida che contribuì ad ispirarlo, e dove, nel 1949,completò il manoscritto del romanzo che lo avrebbe consegnato alla gloria letteraria; portata a termine la sua missione, si lasciò andare alla morte, all’età di 46 anni, a Londra. In questo agosto 2020, non posso non pensare a lui e a quel momento di quasi-morte. Forse, la potenze oscure cercarono di inabissarlo nel maelstrom scozzese per impedirgli di dare alla luce quel testo sulla ricerca della verità che è 1984,e che oggi, per singolare coincidenza, ispira ed illumina chi la verità vuole cercare. Il suo autore, sfinito dalla tosse continua, sfidò la morte per portare a termine la sua missione: consegnare all’uomo comune un monito sul pericolo della perdita della dignità umana, per mano di una dittatura globale, in un futuro alquanto prossimo. Guardò in faccia la morte George Orwell, perché era forte e sicura in lui la coscienza della verità. La storia di Winston Smith nella Londra spettrale di 1984 è la storia di ogni uomo che è costretto a fare i conti con la negazione della verità, che, in fondo, altro non è se non la negazione della propria umanità. Così oggi il senso dell’umano viene negato in nome di un falso benessere imposto da una dittatura sanitaria: la storia della pandemia da Covid 19 affonda le sue radici nella negazione della dignità umana, e sono radici profonde che, nell’oscurità della terra, diventano un tutt’uno con quelle degli altri morbi dell’umanità: le grandi dittature del potere che portano le maschere del politically/therapeutically correct. Ed è proprio la mascheralo strumento simbolo della lotta alla cosiddetta pandemia: la maschera che impedisce di parlare, che nasconde, che rende uguali, che fraternizza, che non fa respirare, che abbassa le difese immunitarie, e che rende ambigui: la maschera, che per secoli è stata demonizzata, è ora divenuta il simbolo di un’umanità malata che ha perso il senso dell’umano. Non è un caso se Edgar Allan Poe la fa indossare alla sua Morte Rossa...che va a stanare ed uccidere proprio quel principe Prospero che, durante un’epidemia di peste, con l’autoisolamento e il ballo in maschera, aveva rinnegato la propria umanità. La morte va guardata in faccia...dovrebbero saperlo bene coloro che si reputano cristiani: non si può andare in chiesa ubbidendo ad una legge crudele che rinnega l’umano, imponendo il distanziamento sociale e la maschera, e che, ancor di più, nel luogo deputato alla preghiera, rivela la sua natura demoniaca: è il trionfo del materialismo che induce i cosiddetti credenti a rinunciare alla loro parte spirituale -la loro parte migliore -in nome di un umanesimo materialista che li rende perversamente attaccati alla vita materiale, dimenticando che non saranno dicerto la distanza e la maschera a salvarli...perché, come afferma Gesù Cristo (Mt. 6:27): “E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?”.

In secoli di evoluzione umana, di fronte a tante terribili epidemie, mai il genere umano è sceso così in basso; le malattie si sono susseguite e -si susseguono-perché batteri e virus fanno parte di noi-allo stesso modo della polvere delle stelle -e, nella risposta del sistema immunitario di ogni singolo uomo, risiede la cura. Al contrario, la ‘cura’ globale imposta dalla dittatura sanitaria è il risultato dell’utopia distopica dei sostenitori dell’eugenetica liberista, che porta la maschera della filantropia. Un vaccino alla portata di tutti sarà la cura globale: 7 miliardi di dosi in cambio di una nuova normalità.. perché normale sarà solo il vaccinato: l’uomo nuovo che avrà accettato le regole del Big Healer, del Grande Guaritore, e si sottoporrà quasi con gioia alla cura...peccato che gli effetti della cura saranno imprevedibili per un po' di tempo. Winston Smith è l’ultimo Uomo in un’Europa impoverita e senza identità, colonia di una dittatura globale. In cuor suo egli sa di avere i giorni contati e, per questo, in assoluta segretezza, al riparo dalla costante sorveglianza dei ‘telescreens’, scrive un diario: mette nero su bianco le sue emozioni, sensazioni, riflessioni, o

4solo la cronaca ordinaria, per i posteri, rischiando la vita, perché il Partito non vuole: per il Grande Fratello la libera espressione è il reato da pagare al prezzo della propria vita. Ogni pensiero che non è in linea con la politica del regime è falso, è negato, è fake. La verità esiste e non esiste allo stesso tempo: la mente non sa più pensare e regredisce ad uno stadio primitivo, dove ciò che conta è solo la sopravvivenza: mors tua, vita mea. Così Winston, accusato di attività sovversiva e torturato, rinnega sé stesso, la propria umanità, e, in ultimo, la donna che ama, per salvare la propria vita. Così oggi l’uomo rinnega la propria dignità per salvarsi la vita. Ed è pronto a rinnegare anche il parente prossimo per evitare il contagio: la maschera ‘altruista’ deve essere indossata per salvare la vita a te stesso e soprattutto agli altri, e chi non lo fa va denunciato, perseguito, annullato; la delazione, lo snitching, sarà la nuova buona azione e il delatore/snitcher il nuovo eroe. Ma di quale vita si tratta? Che senso ha la vita se un uomo teme il fratello, il figlio, l’amico? Se non è libero di esprimersi liberamente e quindi silenziato? Che senso ha la vita di un uomo se la vicinanza fisica diventa malefica? Nell’Ultima Cena, Giovanni poggia la testa sul petto di Gesù: l’intimità fisica gli dà un accesso speciale al Sacro Cuore del Cristo che gli rivela la Verità... Come si può prescindere dal contatto fisico? Come si può pensare di mettere una maschera ad una donna che tiene sul petto il proprio figlio appena partorito? L’impressione di sua madre imbavagliata perseguiterà incosciamente il figlio per tutta la vita, imprimendo in lui il modello di una nuova schiavitù: la schiavitù della paura del contagio, e più in generale della Paura in sé. La grande letteratura può guidare e ispirare l’uomo di oggi: nei Promessi Sposi, durante l’epidemia di peste a Milano, Renzo entra nel lazzaretto alla ricerca di Lucia, perché la sua promessa sposa è quanto di più prezioso ha al mondo; ne La strada, in un’America devastata da un Male Oscuro, dove la razza umana è divisa tra Buoni e Cattivi, il figlio rimane lungamente aggrappato al cadavere del padre. Il bambino ha imparato a temere solo la Paura e sopravvive perché è portatore del Fuoco, cioè della Verità.

Orwell ci ha lasciato un testamento sulla difesa della Verità. Da vero giornalista sapeva che ogni parola ha un peso e colpisce più di un macigno. Temeva il ‘politichese’ e la notizia scandalosa: ogni parola è un’emissione divina perché ci rende parte del Logos. Può oggi l’uomo comune apprendere la verità dai media? In Le memorie di una sopravvissuta, la protagonista, ricorda: “Ma la verità era che ognuno di noi divenne consapevole ad un certo punto che non era dalle fonti ufficiali che stavamo raccogliendo i fatti che presentavano un quadro della realtà molto diverso da quello pubblicizzato...”. Ed è esattamente quello che sta succedendo oggi: c’è chi avverte l’’ambigua verità’ delle notizie date dalle fonti ufficiali/mainstream e inizia a dubitare, e quindi a cercare altrove, dove la verità è ancora sostenuta da pochi coraggiosi, perché onesti, giornalisti, e non solo; ancora si levano voci che cercano di mediare i fatti in modo chiaro e diretto. I media che, per ragioni di interesse economico, hanno deciso di propagandare solo e comunque La Grande Verità’, portano avanti la missione per cui sono pagati: seminare il Terrore perché l’uomo comune si uniformi alla Nuova Legge Sanitaria, foriera di un Nuovo Ordine Mondiale. Scrive Orwell in 1984: “Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.” In questo agosto 2020, nel pieno di un’emergenza non emergenza, non posso non pensare ad Orwell durante il suo soggiorno a Jura: seduto nel letto, mentre fuma innumerevoli sigarette nonostante l’implacabile tosse, incurante della propria vita proprio perché attaccato alla Vita...scrive il suo romanzo per noi, per ognuno di noi, perché possiamo farlo nostro. Possa 1984, questo testamento di Verità, diventare l’evento letterario globale di questo anno 2020–la somma dei numeri degli anni essendo la stessa –possa esso ispirarci e guidarci attraverso le acque vorticose di questo tempo tragico; possa esso infondere nell’uomo comune il coraggio di agire in difesa della Verità. Possa il sacrificio di Orwell non essere invano.

L’autore a colloquio con il giornalista Luigi Starace ha presentato il suo lavoro.

Serata interessante, il 28 Settembre, ai Presidi del libro di Manfredonia, con la presentazione de Il Virus nella Mente, edito a Bari da WIP edizioni nel mese di Luglio del 2020. Il testo è l’ultima pubblicazione in ordine di tempo del professor Antonello Bellomo, ordinario di psichiatria presso l’Università degli Studi di Foggia, e cultore di Storia della Medicina. L’autore, intervistato dal giornalista manfredoniano, ma foggiano di adozione, Luigi Starace, ha parlato della storia delle maggiori epidemie virali nel corso dei secoli, a partire dalla peste del Trecento fino alla pandemia influenzale di Coronavirus, che da mesi ci ha costretti a cambiare vita, mutando radicalmente le nostre abitudini. Excursus storico a parte, la conversazione si è poi soffermata a descrivere quelli che sono i comportamenti reiterati dalle popolazioni nel tempo, allorché la vita viene messa in discussione dalla diffusione della virulenza. Gli atteggiamenti che si ripetono sempre uguali vanno dalla paura di essere contaminati dal virus, a forme di segregazione vera e propria, agite nei confronti dei contagiati che finiscono per subire, obtorto collo, una vera e propria stigmatizzazione. Sin dai tempi più remoti la malattia è stata interpretata come effetto della colpa e del peccato. Si pensi all’epidemia di sifilide, che colpiva col suo pregiudizio soprattutto le prostitute. Ma fu così anche per gli appestati. E, in epoca assai più recente, accade la stessa cosa per l’HIV. Altro elemento intrigante di conversazione è stato quello dell’affidamento. Di fronte ad una virulenza che la scienza medica non riesce ad arginare tornano nuovamente in auge il ricorso alla fede e alle pratiche di devozione popolare che alcuni Santi come San Rocco, Sant’Antonio Abate, Santa Rita, Santa Rosalia, San Cristoforo e San Sebastiano possono assicurare, almeno nell’immaginario collettivo, perché si sa che alcuni di questi personaggi hanno poi vinto la peste, come San Rocco, o fermato le epidemie, come Santa Rosalia a Palermo. Certamente il nostro presente storico è incerto, e lo è ancora di più il futuro ad un giorno dalla riapertura delle scuole in tutto il Paese. I virologi esprimono dubbi e perplessità, invitando alla prudenza, all’uso dei dispositivi di sicurezza e delle mascherine chirurgiche, al distanziamento sociale e alle norme igieniche, come il lavaggio delle mani. Ma nonostante tutte le precauzioni, è un dato di fatto che la riapertura delle scuole, di ogni ordine e grado, determina spostamenti di massa, anche nell’uso dei mezzi pubblici superaffollati, che non lasciano molti margini di sicurezza. Il rischio zero non esiste. Nemmeno utilizzando tutte le misure precauzionali. In questo difficile momento storico ciò che emerge di positivo è il valore salvifico delle tecnologie informatiche, che hanno permesso a scuole e università di continuare a funzionare con le lezioni in remoto, durante il lockdown, e che permettono ancora oggi la didattica digitale integrata, che consente di lasciare a casa metà classe per volta a turnazione. Per non dimenticarci dello smart working che continua ad essere praticato su larga scala da molte aziende e uffici pubblici per dipendenti che abbiano condizioni di fragilità o che scelgano liberamente di usufruirne per svariati motivi. Molti giovani universitari hanno potuto sostenere esami e discutere tesi di laurea, utilizzando le tecnologie informatiche. E i social hanno svolto una importantissima funzione aggregativa, che ha contribuito in misura determinante ad alleggerire la solitudine di chi ha vissuto in completo isolamento il periodo della chiusura. Insomma, ci dobbiamo in qualche modo riprogrammare, sostiene il professor Bellomo. Non disdegnando gli aspetti positivi delle nuove tecnologie informatiche che, se in tempi di pace finiscono per aumentare la distanza sociale tra esseri umani che hanno dimenticato il valore dell’incontro de visu, in questa triste e difficile congiuntura ci stanno aiutando a superare le inevitabili difficoltà professionali e umane che derivano dalla necessità del distanziamento sociale e fisico e dall’esigenza di mantenere comportamenti adeguati e rispettosi per la salute di tutta la collettività. Dal punto di vista strettamente psichiatrico, invece, se durante il lockdown c’è stata una evidente diminuzione della richiesta medica di soccorso, alla riapertura sono riesplose le richieste di aiuto, con un accentuarsi dei casi già noti, ed un nuovo incremento di malattie psichiche, causate proprio dai lunghi mesi di solitudine imposta dal lockdown, con l’evitamento dei rapporti sociali e la stretta sulle relazioni che, da sempre, costituiscono un’importantissima àncora di salvezza per tutti. Una parola buona, un sorriso, uno sguardo, o la semplice presenza fisica, fino al contatto umano vero e proprio, possono salvare una vita. Quando queste “presenze” vengono a mancare, l’isolamento e la solitudine che ne derivano rendono possibile ogni smarrimento, dando luogo a forme patologiche medio gravi, che necessitano di assistenza e cure anche ospedalizzate. Lo stesso autore, difatti, facendo outing, nel corso della conversazione ha ammesso di aver utilizzato la scrittura, nel periodo di lockdown, come passatempo, ma anche come forma di sublimazione personale, per superare ansie e paure legate all’emergenza in atto per la diffusione della pandemia.

Domani pomeriggio, 28 Settembre 2020, alle ore 19, presso la Chiesa Sacra Famiglia, in Via Canne 40, il professor Antonello Bellomo, Ordinario di Psichiatria presso l'Università degli Studi di Foggia, presenterà il suo libro Il Virus nella Mente, nell'ambito degli eventi organizzati dai Presidi del libro di Manfredonia.

Le iniziative e la diretta Facebook sono fruibili presso il canale dedicato
https://www.facebook.com/PresidioManfredonia/

a cura del prof. Giuliano Volpe, Archeologo, presidente emerito del Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici del MiBAC, per fondoambiente.it

La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la ratifica della “Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società”, istituita a Faro il 27 ottobre 2005.

Finalmente la bella notizia, attesa da anni, è arrivata! Il Parlamento italiano ha ratificato la "Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società", presentata a Faro in Portogallo nel lontano 2005 e sottoscritta dal Governo nel 2013, ma a lungo rinviata, osteggiata per diverse, e spesso opposte, ragioni da vari ambienti ostili.

La Convezione, nata all’indomani delle tragiche guerre balcaniche, propone una visione pluralista, inclusiva e rispettosa delle diversità, con lo “scopo di salvaguardare e promuovere quegli ideali e principi, fondati sul rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello stato di diritto, che costituiscono il loro patrimonio comune”. Sottolinea “il valore e il potenziale di un patrimonio culturale usato saggiamente come risorsa per lo sviluppo sostenibile e per la qualità della vita, in una società in costante evoluzione” e riconosce a ogni persona “il diritto, nel rispetto dei diritti e delle libertà altrui, a interessarsi al patrimonio culturale di propria scelta, in quanto parte del diritto a partecipare liberamente alla vita culturale” (preambolo).

Soprattutto – ed è questa forse la novità principale – affida un protagonismo finora impensabile alle cosiddette “comunità di patrimonio”, “un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future” (art. 2). Sottolineando che “chiunque da solo o collettivamente ha diritto di contribuire all'arricchimento del patrimonio culturale” (art. 5), si sollecita la partecipazione democratica dei cittadini, attribuendo a tutti un ruolo attivo e anche il diritto, individuale e collettivo, “a trarre beneficio dal patrimonio culturale e a contribuire al suo arricchimento” (art. 4).

Ribadisce in più modi la necessità della partecipazione democratica dei cittadini “al processo di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione del patrimonio culturale” nonché “alla riflessione e al dibattito pubblico sulle opportunità e sulle sfide che il patrimonio culturale rappresenta” (art. 12). È impressionante il ribaltamento del.......

Continua la lettura a questo link:- https://fondoambiente.it/news/la-ratifica-della-convenzione-di-faro-e-il-ruolo-dei-volontari/

Venerdì 25 settembre 2020 alle ore 11:00, presso la Cappella dei Principi nel Museo delle Cappelle Medicee di Firenze, è stata presentata alla stampa la conclusione dei lavori di restauro della Cappella dei Principi e della sua nuova illuminazione.

Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello, ha raccolto al tavolo dei partecipanti alcuni dei principali artefici e protagonisti di un complesso lavoro di restauro che ha riguardato, nella sua fase conclusiva, l’ultimo dei quattro grandi archi monumentali e l’ampia volta di collegamento all’abside posto sul lato ovest della Cappella.

Sono intervenuti, nel suggestivo mausoleo dei granduchi medicei: Valerio Tesi, architetto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Firenze e delle provincie di Prato e Pistoia, che ha portato i saluti del Soprintendente Andrea Pessina; Franco Vestri, restauratore operante presso la medesima Soprintendenza; Maria Cristina Valenti, architetto dei Musei del Bargello e responsabile dei lavori di restauro e Andrea Nava, amministratore della società che ha realizzato il nuovo sistema di illuminazione.

La conferenza ha visto anche la presenza di Sua Eminenza il cardinal Giuseppe Betori per impartire la benedizione ad un ambiente che, oltre ad essere oggi parte del percorso di un museo statale, è elemento architettonico integrato nel Complesso della basilica San Lorenzo.

La Cappella dei Principi, alta circa 60 metri, larga oltre 30 metri e collocata sul retro dell’abside della basilica di San Lorenzo, è il grande mausoleo che i membri della famiglia Medici, divenuti granduchi, vollero costruire come nuova e sontuosa cappella funebre di famiglia. Il progetto fu da subito grandioso e la sua edificazione durò secoli - ne abbiamo raccontato la storia in chiave social, usando l'hashtag #lamortetifabella, anche sul nostro account Instagram @bargellomuseums.

Fu già Cosimo, primo Granduca di Toscana, a concepire il progetto alla metà del ‘500, ma i lavori per realizzarla furono avviati, all’inizio del ‘600, da Ferdinando I che interpretò il sogno del padre di un ambiente principesco completamente rivestito di marmi screziati e di preziose pietre dure. Per questo fece raccogliere le pietre più preziose: diaspri di Sicilia, marmi neri di paragone, rossi di Barga, granito di Corsica e molte altre varietà lapidee che vennero lavorate per creare sottili lastre destinate ad essere composte nei preziosi intarsi del rivestimento. Un lavoro complesso che dovette attendere ancora il secolo successivo per avere una fisionomia più compiuta, quando l’ultima rappresentante dell’illustre famiglia, Anna Maria Luisa de’ Medici, fece costruire la grande cupola, simile a quella del Duomo di Firenze, su disegno dell’architetto Ferdinando Ruggieri. Ma nessuno dei Medici vide il completamento della cappella. Il Granducato era ormai retto dalla famiglia dei Lorena quando, nel 1827, Pietro Benvenuti decorò la cupola con scene dalla Genesi scompartite da cornici dorate.

Un’opera colossale, infinita e, purtroppo, caratterizzata da criticità conservative: alla fine del secolo scorso la caduta di una lastra avrebbe portato alla luce un serio problema strutturale nei quattro grandi archi della cappella. Prese avvio allora un imponente lavoro di indagine, smontaggio e restauro dei paramenti lapidei, con l’applicazione di innovative strutture portanti e riposizionamento delle lastre, che avrebbe impegnato la Soprintendenza di Firenze per quasi due decenni.

Nel 2015, anno in cui il Museo delle Cappelle Medicee entrò con la riforma del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT) a far parte del complesso dei Musei del Bargello, tre dei quattro archi erano stati messi in piena sicurezza, ma la presenza dei ponteggi ricordava a tutti i visitatori che mancava ancora una parte da completare: l’arcone posto sul lato ovest della Cappella nel quale, la presenza di una grande volta e della sua connessione con l’apparato strutturale e decorativo, rendeva l’intervento particolarmente elaborato e indifferibile.

L’ultima parte dell’intervento conservativo è stata possibile grazie ad un finanziamento straordinario di Euro 727.200,00, stanziato dal MiBACT di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il lavoro, avviato operativamente alla fine del 2018, si è felicemente concluso all’inizio del 2020 restituendo alla città di Firenze, e ai visitatori tutti, la Cappella dei Principi nella sua originaria bellezza. Anzi, probabilmente il mausoleo dei Medici non è mai apparso al pubblico così luminoso.

Prima di smontare definitivamente i punteggi l’architetto Maria Cristina Valenti dei Musei del Bargello, che ha seguito questa ultima fase dei lavori di restauro, ha curato l’allestimento di un nuovo sistema di illuminazione con l'obiettivo di valorizzare adeguatamente il lungo lavoro svolto in questi anni.

Il nuovo impianto di illuminazione, con i suoi effetti modulari, sarà il protagonista della apertura serale straordinaria del Museo delle Cappelle Medicee, programmata, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), per sabato 26 settembre a partire dalle 19:30.

Dopo oltre vent’anni in cui ponteggi e laboriosi lavori di restauro ne hanno limitato una piena fruizione, la Cappella dei Principi, può tornare ad essere ammirata, sotto una nuova luce, in tutta la sua grandiosa e principesca magnificenza.

Il teatro e il mito per raccontare l'attualità. La compagnia salentina Poieofolà lancia il grido d'allarme per il teatro in difficoltà in tempo di covid e sceglie di andare in scena con la sua rassegna interpretando la quarantena eterna del titano Prometeo, costretto alle catene, come tutti noi oggi, per scontare gli errori commessi. E' lui, ladro del fuoco a favore degli uomini, il protagonista della terza edizione de IL TEMPIO DELLE FOLE. La rassegna di dramma antico e teatro di letteratura prodotta da “POIEOFOLA’ – Costruzioni Teatrali” ha debuttato ieri a Lecce con PROMETHEUS (dal “Prometeo Incatenato” di ESCHILO). L’imponente e visionario allestimento firmato dai salentini Roberto Marius Treglia e Alberto Greco, che quest’anno, con PROMETHEUS, innescano anche una riflessione sul momento storico che stiamo vivendo con la diffusione del Covid19, è in scena nel chiostro dell’ex convento dei Teatini di Lecce fino alla prossima domenica, 27 settembre, tutte le sere (ore 21.00 - ticket 20 euro).

“Crediamo che il teatro e la cultura, settori più colpiti dal disastro pandemico e oramai in ginocchio più di altri, possano ancora una volta sensibilizzare e regalare emozioni – dice Roberto TREGLIA, che firma l’adattamento del testo e la regia, vestendo poi anche i panni del protagonista dell’opera. Con il nostro Prometheus portiamo in scena il messaggio positivo di fiducia nel progresso ma pure una presa di coscienza degli umani errori. Attraverso la prigionia e l’isolamento forzato di Prometeo, allontanato e tenuto a distanza perché considerato alla stregua di un untore, offriamo al pubblico un’alternativa visione carica di analogie tra il pensiero greco arcaico e il senso della nostra civiltà, che per indole è portata a sopravvivere e risorgere”.

L’opera viene proposta integralmente, attualizzata mantenendo la classicità, con l’inserimento della recitazione in metrica greca, in distici elegiaci e trimetri giambici, sui testi tradotti e adattati da Treglia. La direzione artistica della rassegna è di Alberto Greco che propone una chiave di lettura inconsueta con un allestimento di grande impatto, violento e macabro, studiato ad hoc per le preziose architetture dell’ex convento dei Teatini di Lecce. Ad impreziosire la messinscena costumi e accessori di fine artigianalità, il trucco di Make Up University di Giuseppe Leanza, le musiche originali di Corrado Production.

Sebbene attente alla magnificenza geometrica e fastosa del mondo greco, le scelte registiche immergono i testi classici nell’inconsueto e nell’irrazionale, tra mostruose creature mitologiche che non conoscono tempo. L’azione dei personaggi si svolge in un ambiente scenografico in continua trasformazione e la recitazione è frammista al canto e alla danza.

Ad interpretare PROMETHEUS è il gruppo di attori pugliesi di Poieofolà, con la partecipazione straordinaria del M° Cinzia Corrado che dà voce e musica al coro greco.

Prometheus, Roberto Marius Treglia – Kratos, Riccardo Martella - Bia, Fabio Corciulo – Efesto, Emanuele Frisenna – Io, Isaura Scorrano – Hermes, Tommaso Fiorentino – Oceano, Riccardo Abbate – Oceanine, Cinzia Corrado, Tiziana Renni, Luana Greco, Fiorella Demitri, Chiara Tricarico, Francesca Manzolelli, Maria Tricarico.

Il ticket individuale è reperibile nella sessione “biglietteria” del sito ufficiale www.poieofola.it al prezzo di 20 euro.

In ottemperanza alle misure di prevenzione alla diffusione del contagio da coronavirus sarà garantito il rispetto dei protocolli in relazione al controllo della temperatura corporea prima dell’accesso in loco e al distanziamento dei posti.

IL TEMPIO DELLE FOLE 2020 gode del patrocinio di REGIONE PUGLIA, PROVINCIA DI LECCE, COMUNI di LECCE e di GALLIPOLI, con il benestare di BORGHI AUTENTICI D’ ITALIA e con il sostegno di AXA CULTURA, AMART e CAROLI HOTELS.

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