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Nell’ambito della campagna di scavi in corso nell’area archeologica di Siponto (Manfredonia), condotta dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (UniFg), Giuliano Volpe (UniBa) e il coordinamento scientifico sul campo dei dott.ri Giovanni De Venuto e Luciano Piepoli (UniBa), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri; Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (arch. Francesco Longobardi, Direttore regionale delegato dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna; Direttore del Parco Archeologico dott.ssa Annalisa Treglia), sabato 7 ottobre si svolgerà l’Open Day degli scavi, grazie al patrocinio del Comune di Manfredonia (sindaco ing. Gianni Rotice) e della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (S.E. Mons. Franco Moscone) e alla collaborazione di numerose associazioni culturali.

In occasione dell’evento, sarà eccezionalmente pedonalizzato il tratto del viale Giuseppe Di Vittorio che divide in due l’area archeologica: sarà possibile, pertanto, raggiungere gli scavi a piedi e in bicicletta, dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 17:30.

Il Concerto Bandistico Città di Manfredonia, diretto dal Maestro Giovanni Esposto, aprirà la manifestazione sfilando lungo viale Giuseppe Di Vittorio e si esibirà nell’area archeologica: in tal modo, a pochi mesi dall’approvazione della Legge Regionale sulla valorizzazione, la promozione e il sostegno della cultura bandistica pugliese, si realizzerà un connubio tra il patrimonio immateriale musicale bandistico e quello materiale archeologico.

Alle ore 11:00 si terrà un incontro con le Autorità e con la stampa.

Sipontum casa medievale

Nell’arco della giornata si svolgeranno visite guidate agli scavi per scolaresche, cittadini e turisti a cura degli archeologi. Si potranno così conoscere le novità della campagna di indagini in corso: un ampio tratto delle mura urbiche nei pressi dell’anfiteatro romano, di cui è visibile una parte del muro perimetrale; la chiesa medievale e il cimitero individuati nell’area un tempo occupata dall’arena dell’anfiteatro; un caseggiato medievale nel quartiere portuale costruito, al di sopra di muri di età romana che iniziano a intravedersi. Sono previsti inoltre laboratori, attività didattiche e uno scavo simulato per i più piccoli.

Grazie alla partecipazione di numerose associazioni di rievocazione storica, sul cantiere di scavo si ricostruiranno ambientazioni di età romana e medievale, anche con il coinvolgimento degli studenti universitari. Inoltre, saranno allestiti tavoli didattici dedicati all’alimentazione, alla tessitura, all’abbigliamento, al mondo militare.

Il programma pomeridiano prevede momenti musicali e teatrali. I musici itineranti della Camerata Mvsica Antiqva eseguiranno brani profani per le vie della città antica.  La compagnia teatrale Bottega degli Apocrifi, in una performance tra musica e parole, proporrà suggestioni sul tema del rapporto tra Città, Memoria, Trasformazione a partire dal testo Le città invisibili di Italo Calvino. Il soprano Francesca Rinaldi canterà Ave Maria dall'Otello di Giuseppe Verdi e Vissi d'arte dalla Tosca di Giacomo Puccini, accompagnata al piano da Laura Ligori. Infine, il Coro Schola Gregoriana del Conservatorio Umberto Giordano e della Cattedrale di Foggia, diretto dal Maestro Antonio Marinozzi, eseguirà canti gregoriani nella Chiesa di Santa Maria di Siponto.

Sabato 7 ottobre il Parco archeologico di Siponto sarà aperto eccezionalmente fino alle ore 22:00.

 

Sipontum scavo sepolture

 

Questa manifestazione non sarebbe stata possibile senza il generoso sostegno da parte dell’associazionismo e di alcuni esponenti della comunità locale: la Camerata Mvsica Antiqva, con i maestri Pasquale Rinaldi (cornamusa) e Mauro Del Grosso (percussioni); il Concerto Bandistico Città di Manfredonia, che si esibirà attraversando l’antico decumano massimo della città; le Associazioni di rievocazione storica Imperiales Friderici II di Foggia e SPQL di Lucera, che animeranno il sito con tavoli didattici; la sartoria Shangrillà di Foggia, che curerà gli abiti storici indossati dagli studenti di archeologia; Riccardo Armature Medievali di Manfredonia, che esporrà varie armi romane e medievali; l’Archeoclub sezione Siponto-Monte Sant’Angelo, con il laboratorio di modellazione dell’argilla tenuto da Angela Quintadamo; il Ristorante Locanda del Torrione, che offrirà il pranzo sul campo agli archeologi e ai rievocatori impegnati nell’Open Day; la Croce Rossa, che garantirà un presidio sanitario e proporrà laboratori di pronto intervento.

Quest’anno ci sarà anche un’appendice dell’Open Day, lunedì 9 ottobre presso la Chiesa di Santa Chiara a Manfredonia: il programma prevede la conferenza di don Antonio Loffredo, che illustrerà il progetto di riscatto del Rione Sanità di Napoli grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale, e a seguire la testimonianza di alcuni giovani dello stesso Rione e il concerto di un quintetto della grande orchestra Sanitansemble.

L’Open Day rientra anche nel progetto CHANGES - Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, del PNRR Partenariati estesi, nell’ambito delle attività dello spoke 1 Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities.

UN MODELLO PER MANFREDONIA: L’ESEMPIO DEL RIONE SANITA’ DI NAPOLI. Il seminario del 9 ottobre

Nell’ambito della campagna di scavi in corso nell’area archeologica di Siponto (Manfredonia), condotte dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (Unifg) e Giuliano Volpe (Uniba), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri; Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (Direttore arch. Francesco Longobardi, Direttore regionale delegato dal Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna; Direttore del Parco Archeologico dott.ssa Annalisa Treglia), grazie al patrocinio del Comune di Manfredonia (sindaco in. Gianni Rotice) e della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (S.E. Mons. Franco Moscone) lunedì 9 ottobre, ore 18:00, presso la Chiesa di Santa Chiara, si terrà un momento di confronto e riflessione sulla valorizzazione e gestione del patrimonio culturale per la crescita di un territorio e su come sviluppare la partecipazione attiva dei cittadini.

Don Antonio Loffredo, già parroco del Rione Sanità e promotore del progetto Rione Sanità terrà la relazione Dalla Cultura della Cura alla Cura della Cultura, nella quale si illustrerà come nel corso di un decennio, grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale si sia sviluppata un’attività di rinascita del quartiere.

Si avrà anche la testimonianza di alcuni giovani della cooperativa La Paranza

Concluderà la serata un contributo musicale a cura del quintetto composto da giovani musicisti del Rione Sanità.

Il modello di gestione delle Catacombe di Napoli è ormai un modello.  La cooperativa ‘La Paranza’ del Rione Sanità oggi dà lavoro a quasi 40 giovani. Nel Rione sono poi nate molte altre attività collegate: l’Officina dei Talenti, il B&B Casa del Monacone, l’orchestra giovanile, la compagnia teatrale, la sala di registrazione, ecc. Significativa è l’iniziativa della Fondazione San Gennaro, che raccoglie l’adesione non solo di alcuni grandi imprenditori illuminati, ma anche di decine di piccoli operatori, negozianti, pizzaioli, artigiani. Nel corso di poco più di un decennio gli ingressi annui alle Catacombe sono passati dagli iniziali 8000 circa a oltre 200.000 nel 2022: al di là di questo straordinario dato numerico e all’indotto favorito dall’insieme delle attività, valutato in ben 33 milioni di euro, è la costruzione della ‘comunità di patrimonio’ del Rione Sanità a rappresentare il vero ‘miracolo di San Gennaro’. È un esempio che dà speranza e sollecita ottimismo. E che impone anche risposte nuove da parte del mondo politico, culturale, universitario e imprenditoriale.

Anche questa attività è parte integrante delle ricerche in corso a Siponto e rientra anche nel progetto CHANGES- Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, del PNRR Partenariati estesi, nell’ambito delle attività dello spoke 1 “Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities.

Raffaele Vittorio Cassitto, agronomo di Vieste e storico dell’agricoltura dauna, dopo aver scritto nel 1914 l’Estensione e produzione olearia Garganica e i suoi rapporti col commercio[1], nel 1915 la Climatologia di Viesti in rapporto all’agricoltura[2], nel 1922 Le Ciammaruchelle (lumache) [3],  pubblica nel 1924, per i tipi di Paolo Cardone di Foggia, La coltivazione e l’industria del fico d’india.

Raffaele Vittorio Cassitto (Vieste 1888-Roma 1961) apparteneva a una famiglia dell’alta aristocrazia di origine straniera (i conti di Ortenburg), giunta nel Regno di Napoli nel XVI secolo e i cui rami discendenti si erano divisi tra Napoli, l’Irpinia e la Capitanata. Il nonno paterno Francesco Paolo (1826-1854), figlio del noto prefetto e senatore Raffaele (Lucera 1800-Portici 1873), trasferitosi a Vieste aveva sposato Filomena Petrone. Il nostro autore nasceva a Vieste dall’unione del padre Raffaele, unico figlio del prematuramente scomparso Francesco Paolo, con Teresa Spina, sorella del celebre sindaco Domenicantonio.

Riguardo le fasi iniziali della coltivazione del fico d’india in Capitanata, Cassitto citava Carlo De Cesare, che in un testo del 1859 sulle condizioni economiche delle province pugliesi[4] aveva annotato sulla Capitanata la scarsa presenza di piante di fichi d’india. Secondo l’agronomo viestano, la diffusione del fico d’india sarebbe avvenuta dopo le agitazioni proletarie di contadini e braccianti disoccupati degli anni 1878-1879. In quella circostanza, finalmente diversi comuni, tra i quali quello di Manfredonia, si videro costretti a cedere in enfiteusi[5] a disoccupati e braccianti privi di terra diversi latifondi demaniali incolti. Dei quattro latifondi incolti presenti a Manfredonia, furono scelti per la quotizzazione quelli denominati I Sciali e Le Mezzanelle.

L’incolto delle Mezzanelle, adiacente alla città per una superficie di 410 ettari, fu diviso in 211 quote dall’estensione variabile da 4 a 1,5 ettari a seconda della qualità del terreno e della vicinanza al centro abitato. I quotisti si resero subito conto che i terreni delle Mezzanelle, poco profondi, rocciosi e salsi, non erano adatti alla cerealicoltura e, avendo notato che alcune piante di fico d’india si erano adattate perfettamente alle condizioni pedo-climatiche, si dedicarono alla  loro coltivazione con ottimi risultati produttivi ed economici, tanto da consentire a Cassitto, quarant’anni più tardi, di descrivere un paesaggio agrario del tutto mutato: «Chi in qualunque epoca dell’anno giunge a Manfredonia, è subito colpito da un caratteristico quadro di un bel verde, che si estende a ventaglio per una zona di 500 ettari, circondando la città da un punto all’altro del mare. Il bel verde è formato da una lussureggiante vegetazione di moltitudini di piante di fichi d’india, […]»[6].

Cassitto riscontrava che quasi tutto il latifondo Le Mezzanelle era stato ricoperto di “ficodindieti” in coltura specializzata e rilevava che da Manfredonia la coltivazione del fico d’india si era diffusa con estensioni minori non a coltura specializzata sui terreni rocciosi di Mattinata, Vieste, Peschici e nelle adiacenze dei centri abitati di Carpino, Cagnano e San Nicandro Garganico, oltre che dagli inizi del Novecento nelle località “Matine” di Rignano Garganico e San Marco in Lamis e “Costarelle” di San Giovanni Rotondo.

L’autore viestano non mancava di indicare l’estensione in ettari delle coltivazioni di fichi d’india, rilevandola dai dati catastali del 1910: Manfredonia 370, Mattinata 32, Carpino 25, Cagnano Varano 20, Vieste 12, Peschici 6. Tuttavia, l’autore precisava che nel 1924, anno di pubblicazione del testo, la superficie coltivata a fichi d’india era notevolmente aumentata, tenendo peraltro conto che i tecnici del catasto non avevano rilevato le piccole e numerose estensioni sparse presenti in quasi tutti i comuni della Capitanata.

Sull’importanza della coltivazione del fico d’india a Manfredonia, la giornalista sipontina Maria Teresa Valente, autrice del testo C’era una volta a Manfredonia recentemente pubblicato[7], ha scritto nel 2019 un articolo[8] in cui ripercorre la storia della diffusione del fico d’india dal Messico in Europa, confermando che in nessun luogo del Gargano sia mai stato coltivato in forma specializzata come a Manfredonia, dove l’albero è diventato un simbolo spesso presente nelle rappresentazioni letterarie e iconografiche. Valente ha riferito anche della presenza di numerosi scrittori e poeti che, tra Ottocento e Novecento, sono rimasti affascinati dalle grandi distese verdi di Opuntia ficus-indica, le quali si erano inoltrate fin dentro le antiche mura della città sipontina. Persino Giuseppe Ungaretti, ne Il deserto e dopo le Puglie, aveva manifestato tutto il suo stupore per quel paesaggio agrario del tutto peculiare. L’autrice finiva per riportare un episodio avvenuto durante la prima guerra mondiale e che aveva salvato la città: gli austriaci, avendo scambiato le palette dei fichi d’india per caschi militari, avevano finito per non bombardare il centro urbano.

Cassitto annotava l’eccezionale valore commerciale, “industriale” e ambientale del fico d’india, essendo una pianta arborea molto produttiva e particolarmente raccomandata «per consolidare le dune e mettere a coltura i terreni sabbiosi e per rinsaldare dirupi e scoscese rocciose», oltre che per formare siepi[9]. Peraltro, il fico d’india, diffusosi in Italia prima in Sicilia e Calabria, era definito il “pane del povero”.

A dimostrazione dell’alto valore nutritivo e delle qualità rinfrescanti, dissetanti e diuretiche del fico d’india, l’agronomo viestano citava i seguenti studiosi: Mancuso-Lima[10], Biuso-Varvaro[11], Sarcoli[12], Giglioli[13], Villavecchia[14], Ulpiani[15], Pantanelli[16].

Cassitto non rinunciava a elencare dettagliatamente i numerosi vantaggi che la pianta del fico d’india poteva apportare: consolidare i terreni in forte pendenza prevenendo il dilavamento del suolo nel caso di  piogge torrenziali, rimboschire le colline nude e le aree rupestri del Gargano, fungere da muretto a secco nella sistemazione a terrazze laddove le pietre erano carenti, formare siepi vive invalicabili lungo le strade ferrate, servire da frangivento attenuando i danni dei venti dominanti, oltre a essere utilizzato come foraggio (a Ischitella le palette già venivano utilizzate come mangime per i bovini) oppure come concime e ammendante[17].

Rilevato che a Manfredonia la coltivazione del fico d’india in coltura specializzata generava alti redditi avendo poche spese, Cassitto sperava che si avviasse un vero e proprio processo di industrializzazione, visto peraltro che il frutto, oltre a essere venduto sulle piazze pugliesi, abruzzesi e campane, cominciava con profitto a essere esportato all’estero in Dalmazia, Austria e Germania[18]. Un processo di industrializzazione che avrebbe davvero potuto concretizzarsi, visto che dalla pianta di fico d’india era possibile estrarre cellulosa, gomma, alcol, ma anche produrre ottime «marmellate, conserve, gelatine, sciroppi e estratti diversi», ricercati «in confetterie e per colorare gelati e gelatine»[19].

Oggi, percorrendo in auto la tangenziale intorno a Manfredonia, è possibile notare la residua presenza delle vecchie estensioni specializzate di fico d’india in mezzo a campi incolti e abbandonati, tornati allo stato antecedente agli immani sforzi compiuti da quei 211 pionieri che grazie al fico d’india riuscirono a riscattare una vita di stenti e di miseria.

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[1] R. V. Cassitto, Estensione e produzione olearia Garganica e i suoi rapporti col commercio, Napoli, Tip. Giaccio e Frezza, 1914.

[2] R. V. Cassitto, Climatologia di Viesti in rapporto all’agricoltura con appendice alla climatologia Garganica, Bari, Tip. Alighieri, 1915.

[3] R. V. Cassitto, Le Ciammaruchelle (lumache), Foggia, Bollettino della Camera di Commercio di Foggia, anno X, n. 1, 1922.

[4] C. De Cesare, Delle condizioni economiche e morali delle classi agricole nelle tre province della Puglia, Napoli 1859.

[5] L'enfiteusi è il diritto di godere di un fondo altrui con l'obbligo di migliorarlo e di pagare al proprietario un canone. L’enfiteusi può essere perpetua o temporanea per non meno di 20 anni e comporta il diritto di affrancazione del fondo rustico, allora regolato pagando una somma pari a 15 volte il canone annuo.

[6] R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, Foggia, Tipografia Paolo Cardone, 1924, p.4.

[7] T. M. Valente, C’era una volta a Manfredonia, Youcanprint, 2022.

[8] T. M. Valente, Il fico d’India: la pianta che trasformò il paesaggio di Manfredonia, in «Stato Quotidiano», 3 agosto 2019.

[9] R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, cit., p.10.

[10] G. Mancuso-Lima, Analisi chimica dei frutti agostani e scoccolati del fico d’india, Le Stazioni Sperimentali Agrarie italiane, Vol. XXVIII fasc. XII, Modena 1895.

[11] S. Biuso-Varvaro, Il fico d’india in Sicilia, Palermo, Fratelli Marsala, 1896.

[12] L. Sarcoli-C. Ulpiani, Sulla fermentazione alcoolica del mosto di fico d’india, Palermo, Tip. Lo Statuto, 1901.

[13] I. Giglioli, Chimica Agraria campestre e silvana, Napoli, Marghieri, 1902.

[14] V. Villavecchia, Dizionario di Merceologia e di chimica applicata, Milano, Hoepli, 1911.

[15] C. Ulpiani, La lotta contro il deserto, Portici, Tip. E. Della Torre, 1914.

[16] E. Pantanelli, Produzione di alcool dal fico d’india, Le Stazioni Sperimentali Agrarie italiane, Vol. LIII, Modena 1920.

[17] Cfr. R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, cit., pp.11-16.

[18] Cfr. ivi, pp. 20-21.

[19] Ivi, p. 16.

«Ho appreso con tristezza la morte di Alberto Magnaghi (1941-2023), fondatore della Scuola dei Territorialisti, a cui mi sono ispirato per scrivere i miei libri, fra cui  L’anima dei luoghi dalla globalizzazione allo sviluppo locale  (Bastogi Editrice Italiana, Foggia 2013), Il Bene comune fra Utopia Realtà e Bellezza (BastogiLibri, Roma 2014) e La cultura dell’abitare. Le frontiere del pensiero fra identità, sviluppo e qualità della vita (BastogiLibri, Roma 2015). Libri che mi hanno fatto scoprire quanto importante sia la conoscenza e la valorizzazione del proprio territorio, visto nell’ambito dello sviluppo locale, specie oggi in cui l’economia mondiale è determinata e condizionata dal fenomeno della globalizzazione, che tende ad annullare ogni forma identitaria dei territori. Un fenomeno che oggi viene contestato e messo sotto accusa dalla maggior parte degli economisti e dei sociologi, in quanto la globalizzazione tende a determinare solo ciò che il mercato richiede, senza tenere presente le esigenze reali della gente e, quindi, del valore intrinseco del proprio territorio, da cui dipende qualsiasi processo di sviluppo locale.

Alberto Magnaghi è autore di numerosi libri riguardanti il valore intrinseco dei territori e, quindi, delle identità dei luoghi, che hanno in loro una propria anima e una propria capacità di creare valore e sviluppo economico; studi riguardanti l’organizzazione del lavoro, il sistema di governo delle regioni metropolitane, il territorio dell’abitare, il progetto locale, la rappresentanza dei luoghi, il territorio visto come bene comune, la coscienza dei luoghi e, quindi, il territorio come oggetto corale, la pianificazione paesaggistica in Italia, il principio territoriale e, infine, nel suo ultimo libro, l’Ecoterritorialismo. Di tutti questi temi ne ho fatto tesoro quando ho trattato e studiato il Gargano e il suo territorio, anche sotto la guida di studiosi territorialisti come G. Beccarini, M. Quaini, G. Volpe, G. Dematteis, rapportandomi all’anima dei luoghi, al bene comune e alla cultura dell’abitare.

Il libro L’anima dei luoghi dalla globalizzazione allo sviluppo locale (2013) nasce dalla consapevolezza di appartenere a un “territorio”, quello garganico, che mi ha visto nascere e crescere in un processo di identificazione con la sua storia e la sua cultura. Tale identificazione è stata l’elemento base per capire ciò che mi tiene legato alla mia terra, alla mia città, a quei luoghi di cui, giorno dopo giorno, scopro la bellezza interiore che mi dà il senso della mia appartenenza, in un rapporto simbiotico fra ciò che evolve e ciò che rimane uguale a se stesso, in un processo di conoscenza e di assimilazione identitaria del proprio territorio. Luoghi dell’anima, in quanto espressioni di una storia locale che si è fatta globale, attraverso l’apporto di varie culture e civiltà. Luoghi dove la natura si è fatta sacra, diventando paesaggio dell’anima, la stessa che spesso viene sacrificata in nome del profitto e della globalizzazione, che tende ad annullare qualsiasi forma identitaria  non solo della persona ma anche del luogo dove si vive. Eppure un tempo c’era più rispetto per la propria storia e per i luoghi della propria memoria, dove potevi ritrovare in ogni luogo e in ogni angolo della tua città quel Genius Loci  di cui parlavano gli antichi.

Oggi il paesaggio ha perso il suo fascino misterioso, quella sacralità che un tempo contraddistingueva il territorio, quel Daimon o Spirito, che l’uomo greco attribuiva  ad ogni luogo e in cui ritrovava la sua storia e la sua cultura. Il paesaggio ormai è stato sacrificato in nome della pianificazione urbanistica ad ogni costo, quasi a considerare lo stesso paesaggio come elemento economico che deve soddisfare solo l’aspetto finanziario. Infatti, il pianificare è diventato sinonimo di urbanizzazione, ovvero costruire ad ogni costo, asfaltando ogni angolo del paesaggio valutato economicamente quale forma di territorio da depredare.

Mentre nel libro Il Bene comune fra Utopia Realtà e Bellezza (2014) si parla di delocalizzazione, di crisi di identità, di sviluppo, di globalizzazione, di fine delle grandi narrazioni, di bene comune, il tutto rapportato alla fine della modernità e all’idea di progresso inteso come sviluppo illimitato delle risorse e della scienza. Tutto ciò ha portato, in questi ultimi decenni, ad un ritorno alla realtà, ad una diversa presa di coscienza del bene comune, inteso come bene collettivo, in rapporto alla reale dimensione dell’essere uomo, non più soggetto alla logica del progresso ad ogni costo. Oggi, infatti, diversi intellettuali, siano essi filosofi, economisti e sociologi, stanno mettendo in dubbio l’intero processo della nostra modernità, basato non tanto su una equa distribuzione della ricchezza, quanto su una sfrenata corsa verso la globalizzazione e il libero mercato. Tale sistema economico, oggi, viene messo sotto accusa  dai maggiori economisti, come J. E. Stiglitz, U. Beck, J. Rifkin, A. Giddens, S. Latouche, Z. Bauman, i quali, nelle loro opere, descrivono un mondo in cui tutto è condizionato, non tanto dal bene comune, quanto dal bene individuale, rivolto a pochi e a danno di molti. In base a tutto ciò, quindi, si cerca di delineare una terza via, dopo quella agricola e quella industriale, per creare un nuovo modo di far politica e, nello stesso tempo, un nuovo sistema economico. Con tale intento, ultimamente, si è posta l’attenzione sul significato che i beni comuni, come l’acqua, la salute, il lavoro, la cultura, la conoscenza, il diritto alla vita, l’ambiente, possano avere maggior peso in un sistema più equilibrato e più umano. E infatti, oggi, si tenta di recuperare il vero significato dei beni comuni, non tanto a livello individuale, quanto a livello comunitario, in cui ciò che deve prevalere è il senso della responsabilità e dell’appartenenza. Solo così si recupera il tempo trascorso a distruggere e a vanificare il concetto di progresso, di sviluppo e  di bene comune. C’è bisogno di riprendere, con una nuova logica e una nuova coscienza,  una nuova narrazione del mondo, ma specialmente dei beni comuni, fra cui la salvaguardia e il rispetto dell’ambiente. Solo superando e convogliando le energie e la forza creativa dell’uomo, in una nuova narrazione, basata sull’uguaglianza e sulla libertà, oltre che sullo sviluppo sostenibile, che significa innanzitutto durevole, è possibile creare un nuovo mondo, che abbia come stella polare la bellezza intesa come utopia che si fa realtà. Solo così è possibile conquistare quel senso di appartenenza alla Madre Terra.

Con la pubblicazione del volume La cultura dell’abitare. Le frontiere del pensiero fra identità sviluppo e qualità della vita (2015) continuiamo quel percorso intrapreso con la pubblicazione degli altri due precedenti libri, soffermandoci maggiormente sulla cultura dell’abitare, come essenza stessa non solo del costruire  e, quindi, pensare la città, quanto nell’essere partecipe al destino del mondo, in quanto sede privilegiata dell’essere uomo, con tutti i suoi problemi di ordine sociale, economico, culturale, ma soprattutto antropologico e ambientale. Quindi un dialogo con il mondo, ma soprattutto, nella prima parte del libro, con la città intesa come polis e nello stesso tempo come civitas. Due entità che hanno caratterizzato tutto il percorso storico della civiltà umana, dando così origine ad una delle attività preminenti dell’uomo, cioè la politica, quale espressione del governo della polis e, quindi, della città. Polis come impegno politico e culturale verso la propria città, ma soprattutto verso la gente del luogo, che si identifica nel tempo con la sua anima e con il suo daimon. Gli stessi valori che un tempo si ritrovavano in quel genius loci di cui parlavano gli antichi e che oggi si tende ad annullare oppure a dimenticare. Elementi  base che dovrebbero esistere in ogni progettazione urbana, ma specialmente nella formulazione dei Piani Urbanistici Generali (PUG). Ed ecco allora la necessità di approfondire la tematica  riguardante la cultura dell’abitare, con specifico riferimento alla storia della città in generale, ma soprattutto al recupero di quell’anima dei luoghi che ogni città dovrebbe perseguire, nell’intento di recuperare la propria identità storico-culturale.   Nel libro abbiamo cercato di approfondire varie tematiche legate alla città e quindi alla civiltà urbana, come espressione preminente della civiltà legata all’uomo, fra cui la città come opera d’arte, il senso dell’abitare il mondo,  le pietre e il popolo, la città come bene comune, la filosofia dell’abitare, il marketing urbano e infine la convivialità  urbana. Un percorso alquanto arduo e impegnativo, che vede in primo piano la città come bene comune, ma soprattutto il diritto dei cittadini ad aver una città a misura d’uomo. Qualità che ormai le grandi città hanno perso, in quanto subordinate ad una logica globalizzante, che tende ad annullare qualsiasi riferimento al territorio, alla sua storia e soprattutto ai luoghi come espressioni di identità e cultura. Infatti, se ancora persistono in alcune parti delle città alcuni temi collettivi, legati al passato, fra cui il centro storico, i palazzi signorili, la cattedrale, la piazza e alcuni monumenti legati ad eventi più importanti, in linea generale tuttavia la città contemporanea è il luogo della discontinuità e dell’eterogeneità, dove, specie nelle periferie,  vi sono spazi vuoti di significato, non-luoghi, vaste zone decentrate e isolate dal centro, con un senso di solitudine, di estraneità  e, quindi, di disagio mentale. Città urbanizzate dove il suolo rurale viene asservito di continuo al suolo urbano, tanto da creare una città diffusa e, quindi, generica, sia sul piano sociale che culturale. Città dove il problema ambientale e la qualità urbana diventano essenziali per il loro sviluppo, ma che purtroppo decenni di urbanizzazione selvaggia hanno determinato la loro morte e la morte anche della professionalità degli architetti e degli urbanisti. Per questo, oggi, si sente l’esigenza di rifondare non solo la loro professionalità, quanto di rivedere l’intero processo di sviluppo legato all’urbanizzazione e, quindi, all’essenza stessa del costruire e dell’abitare. Un nuovo urbanesimo, quindi, e un nuovo umanesimo, fondati su nuovi principi, legati alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo rinnovabile. In questo senso, oggi l’uomo si trova ad affrontare varie sfide, oggetto della seconda parte del libro, fra cui la sfida dell’interazione fra Nord e Sud, lo sviluppo possibile, la sfida della conoscenza, la sfida del multiculturalismo, il problema delle disuguaglianze sociali   e culturali, il fenomeno dell’emigrazione, così come la sfida contro la violenza e la guerra e la sfida dell’ambiente. Tutte sfide che possono essere vinte solo se si esce dalla logica individualistica dello Stato nazione, per approdare ad una logica del dono e della virtù dell’altruismo. Nella terza parte del libro si affrontano temi riguardanti il concetto di reciprocità in un mondo globalizzato, il concetto di comunità, la storia del  capitalismo nel XXI secolo, la funzione dello Stato innovatore, come motore di sviluppo e di innovazione ed infine l’etica della condivisione, che dovrebbe stare alla base della convivenza mondiale. Forse idea utopista, ma che senz’altro può essere presa a fondamenta per una governance mondiale che poggia la sua base sul rispetto della dignità umana e sul riconoscimento di tutti gli uomini al benessere individuale e collettivo e, quindi, ad un minimo di felicità legata al buon vivere».

Sabato 23 e domenica 24 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), Musei, Castelli e Parchi archeologici offriranno al pubblico un ampio mosaico di espressioni artistiche e creative, per celebrare il “Patrimonio InVita” tema delle Gep 2023; un viaggio alla scoperta del sistema di valori, conoscenze e pratiche eredità delle generazioni precedenti, lascito per quelle future.

Numerose le opportunità per rendere omaggio all’evento partecipativo per eccellenza, azione congiunta del Consiglio d’Europa e della Commissione Europea: si comincia nelle ore diurne di sabato 23 settembre al consueto costo del biglietto di ingresso; si prosegue sabato sera con le aperture straordinarie al calar del sole, al prezzo eccezionale di 2 Euro; ultimo appuntamento domenica 24 settembre al costo ordinario del ticket di accesso.

Ampia e variegata l’offerta culturale che attende il pubblico:

Per il Museo Nazionale Archeologico di Altamura le Gep diventano occasione per dare avvio al ricco cartellone di eventi pensato per celebrare il trentennale della scoperta dell'Uomo di Altamura, il Neanderthal più antico d'Italia, il cui scheletro è stato ritrovato nel 1993 nella grotta di Lamalunga. 

Sabato, in mattinata, lo staff del Museo guiderà ragazzi e famiglie nella caccia al tesoro dal titolo "Archeo-detective per un giorno: alla scoperta dei tesori del Museo Nazionale Archeologico di Altamura”.

Si prosegue sabato sera con l'apertura straordinaria del Museo dalle 18.00 alle 21.00. La serata sarà impreziosita dall'iniziativa "Cinema ad occhi chiusi: un percorso immersivo tra i suoni della Murgia".  L’ambiente che riproduce la grotta carsica dell’Uomo di Lamalunga, al secondo piano del museo, si trasformerà in sala immersiva, puramente sonora; il visitatore potrà ascoltare composizioni acusmatiche realizzate a partire dai suoni della Murgia dal Maestro Franco Degrassi, compositore e improvvisatore elettroacustico.

Si bissa domenica mattina.

  • Il Castello Svevo di Bari presenterà al pubblico i nuovi allestimenti multimediali, nell’ambito dell’evento dal titolo “Alla Corte del Tempo”: un nuovo percorso di visita nel quale l’ausilio delle tecnologie digitali amplierà l’accesso alle informazioni attraverso il miglioramento della narrazione della storia, dell’architettura e dei personaggi legati al maniero.
  • Al Parco archeologico e Antiquarium di Canne della Battaglia, sia durante le aperture diurne che durante la serata straordinaria di sabato dalle 18.30 alle 21.30, i visitatori potranno fruire della visione 3D del video “Apud Cannas: verso un modello di fruizione culturale immersivo per i Musei”, dedicato alla narrazione della Battaglia di Canne. Nel filmato, lo studio diretto delle fonti viene coniugato con l’uso delle tecnologie per la rappresentazione e la comunicazione, nell’ottica di offrire la possibilità di musealizzare gli eventi, i protagonisti, le condizioni politiche e sociali del contesto. 

Domenica 24 settembre, inoltre, nel pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00 il consueto percorso disponibile per i visitatori sarà ampliato con il tour guidato lungo l'itinerario extramurario della Cittadella, alla scoperta della complessa stratificazione delle mura di cinta.

  • Nel Museo e Parco Archeologico di Egnazia, sabato dalle 19.00 alle 22.30, in collaborazione con la Società Astronomica Pugliese il pubblico potrà partecipare a "Ri-conquistati dalla luna", un incontro con l'astrofisica Patrizia Caraveo che illustrerà i dettagli delle future missioni spaziali sulla luna.
  • Al Castello di Gioia del Colle, sabato dalle 20.00 alle 22.30, i visitatori assisteranno al recital federiciano tratto dal romanzo storico “Il tramonto delle Aquile” – Parole, musiche ed emozione. Il volume mette in luce la complessa trama di rapporti tra Federico II, suo figlio Manfredi e la sua famiglia: un viaggio nella storia e nei vissuti profondamente umani di un uomo che ha donato eredità letterarie, artistiche, musicali al nostro paese.
  • Presso il Parco archeologico di Monte Sannace, sabato mattina nell’ambito dell’evento dal titolo “Tra i primi cristiani. Nuovi dati dall’acropoli”, saranno esposti, durante una breve presentazione presso il Visitor Center, i dati emersi nel corso della campagna di scavo condotta dal team della prof.ssa Nuzzo sull’acropoli di Monte Sannace. In particolare, sono stati messi in luce i resti di un fonte battesimale che testimoniano una nuova fase di vita dell’altura successiva e ben distinta da quella di epoca precedente. A seguire, una visita accompagnata condotta dai membri dell’equipe dell’Università di Bari consentirà di vedere da vicino il fonte battesimale in via eccezionale, prima di essere coperto sino al prossimo anno per questioni conservative.

Domenica mattina, invece, spazio a “Cosa c’è sotto!?” Il contributo della geofisica alla ricerca archeologica a Monte Sannace: in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, il prof. G. Romano racconterà di come l’applicazione delle indagini geofisiche abbiano contribuito allo sviluppo della ricerca archeologica sul campo. Con il direttore del Parco, dott. Savino Gallo, saranno presentati a margine i primi dati e i futuri progetti di applicazione estensiva di queste tecniche all’interno del Parco.

Sabato sera, dalle 20.00 alle 23.00, visite accompagnate nel Parco.

  • Al Castello di Copertino spazio all’evento “Dal Castello al Museo”: i visitatori, sia durante le aperture diurne che in occasione della serata di sabato dalle 18.00 alle 21.00, saranno accompagnati lungo le sale del Castello per un tour guidato alla scoperta della sua storia e di come si sia trasformato da fortezza rinascimentale a museo nei nostri giorni.

Inoltre, durante l’apertura di domenica mattina sono previste delle visite al vigneto sopra le mura del Castello, con il racconto della tradizione vinicola del territorio salentino e di come il castello vi sia inserito fino ai nostri giorni. Le visite saranno accessibili solo su prenotazione.

Domenica mattina al Museo Archeologico Nazionale e Castello di Manfredonia laboratorio didattico per bambini e famiglie “In mare con i Dauni”: un viaggio tra le raffigurazioni schematiche di navi sulle stele daunie. Partendo dagli esemplari in esposizione, dopo la visita guidata alla scoperta delle imbarcazioni utilizzate dai Dauni per attraversare i mari dell’Adriatico, su rotte di piccolo e medio cabotaggio, i partecipanti potranno realizzare una porzione di scafo secondo la tecnica detta “cucita” utilizzata in antico per assemblare il fasciame ligneo con corde in fibra vegetale. Sarà possibile caratterizzare anche dei modelli di vela quadra, con simboli e decorazioni tipiche del popolo dei Dauni. L’attività sarà arricchita dalla presenza del maestro d’ascia, Antonio Berardinetti, di Manfredonia, che racconterà la tradizione della cantieristica navale del territorio.

Al Parco archeologico di Siponto in occasione della serata di sabato dalle 19.00 alle 22.00 e durante l’apertura straordinaria di domenica mattina, visite accompagnate alla scoperta della complessa e stratificata storia del sito, a partire dall’età romana fino all’età contemporanea. Un viaggio nella storia ricostruita e resa tangibile dalla evocativa opera di Edoardo Tresoldi.

E non solo. Aperture straordinarie e/o visite accompagnate dal personale anche a Castel del Monte, Museo Archeologico Nazionale di Canosa (aperto straordinariamente sia sabato sera che domenica pomeriggio), Galleria Nazionale “Devanna” di Bitonto (con possibilità il sabato sera di visitare il Loggiato), al Castello di Trani, e al Grottone di Palazzo Jatta a Ruvo.

Sono, inoltre, numerose le iniziative proposte anche dai musei non statali della Puglia. Per ogni dettaglio è possibile consultare le pagine web dedicate: cultura.gov.it/evento/gep2023eventidiurni e cultura.gov.it/evento/gep2023aperturaserale.

Sono tanti i percorsi che si diramano dalla Via Francigena Micaelica sul Gargano e tra questi prende certamente un ruolo importante il cosiddetto sentiero “dei due conventi” che connette i Santuari di San Matteo Apostolo a San Marco in Lamis e San Pio a San Giovanni Rotondo.

Ed è per valorizzare questo itinerario nasce il Cammino dei due Conventi, evento di cammino comunitario a cura delle associazioni “SGR Francigena” e “Senza Cemento”, che quest’anno giunge alla sua seconda edizione.

L’iniziativa, che si terrà il 22 settembre e in concomitanza dei festeggiamenti di San Matteo (21 settembre) e San Pio (23 settembre), valorizza uno dei percorsi naturalistici del territorio, ma  unisce anche simbolicamente le due comunità contribuendo ad ampliare e diversificare le attività dei festeggiamenti dedicati a San Matteo e San Pio.
Il “Cammino dei due Conventi 2023” si svolgerà dalle 15.00 alle 18.00, con incontro e accoglienza al Convento di San Matteo Apostolo di San Marco in Lamis e cammino fino al Santuario di San Pio di San Giovanni Rotondo lungo il Sentiero dei due Conventi.
A benedire la partenza e l’arrivo saranno i frati delle relative comunità di San Matteo e San Pio.
La partecipazione è libera e gratuita, basta presentarsi alle 15.00 all’appuntamento al Santuario di San Matteo (San Marco in Lamis) con abbigliamento e attrezzatura adatti al trekking (acqua, cappellino, impermeabile, scarpe da trail/trekking). Il ritorno al punto di partenza sarà gestito da una navetta messa a disposizione gratuitamente da Fini Viaggi.

Il Sentiero dei due Conventi ha una lunghezza di circa 6km e parte dalla frazione di Borgo Celano toccando il prezioso vivaio forestale di Borgo Celano, e risale il versante sud di Montenero fino al punto panoramico di Coppa l’Arena, dal quale si gode di una magnifica vista sul Golfo di Manfredonia e verso la Puglia meridionale. Qui, nel brullo paesaggio dell’altopiano carsico, il sentiero si innesta per un tratto sulla Via Francigena e infine scende verso il centro abitato di San Giovanni Rotondo, proprio in prossimità del Santuario di San Pio. Insomma, un sentiero che permette di apprezzare, ancora una volta, la diversità biologica, di paesaggi e storico-culturale del Gargano.

Il “Cammino dei due Conventi” vuole diventare un vero e proprio evento con cadenza annuale, coinvolgendo istituzioni laiche, ecclesiastiche ma soprattutto i soggetti territoriali che fanno riferimento al mondo dei cammini, quali associazioni, guide ed escursionisti.
L’iniziativa gode del patrocinio gratuito dei Comuni di San Marco in Lamis, di San Giovanni Rotondo, del GAL Gargano, dei Santuari di San Matteo Apostolo e San Pio, di Fini Viaggi e del sito web sangiovannirotondofree.it.

Ulteriori informazioni scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il 16 e 17 settembre a Borgo Libertà la cerimonia di insediamento dei Cavalieri Teutonici tra musiche, abiti e cibi del 1200.

Una suggestiva “Rievocazione storica” per raccontare un episodio che ha segnato il nostro territorio e l’origine del Complesso Monumentale di Torre Alemanna, sito a Borgo Libertà, a pochi chilometri da Cerignola. Sabato 16 e domenica 17 settembre 2023 sarà possibile rivivere il momento dell’istituzione della Commenda autonoma di Corneto (Torre Alemanna) avvenuta in seguito alla donazione delle terre da parte dell’imperatore Federico II all’Ordine religioso militare dei Cavalieri Teutonici. Nel corso della due giorni, all’interno del complesso monumentale e sul piazzale esterno, cuore della borgata, i visitatori vivranno un’esperienza immersiva nel Medioevo, rivivendo quel periodo storico anche grazie ai costumi, i figuranti, le musiche, i cavalli, il cibo e l’atmosfera riprodotta. Sarà come effettuare un viaggio indietro nel tempo, anche grazie allo spirito evocativo del luogo e al racconto animato dell’episodio che ricorda la presenza dei Cavalieri Teutonici nel territorio della Capitanata.

La “Rievocazione storica” è organizzata dalla cooperativa sociale Frequenze, ente gestore di Torre Alemanna, e finanziata dal Comune di Cerignola attraverso l’assessorato alle Politiche Sociali. Nel corso della due giorni, dunque, si vivrà la cerimonia di insediamento dei Cavalieri Teutonici che saranno accolti dalla comunità festante di Corneto. In questo viaggio nella storia sarà possibile conoscere le danze e le musiche medievali, visitare il Mercato e il Collegio di arti e mestieri, assistere alle esibizioni di combattimenti di scherma e tiro con l’arco, assaporare pietanze medievali, come la zuppa di orzo perlato con rape. Previste anche visite guidate alla Torre che costituisce, con il Palazzo dell'Abate ed i corpi perimetrali un tempo destinati a residenza e stalle, il nucleo centrale dell'intero complesso. Ed è qui che è sorto il Museo di Torre Alemanna, un polo culturale capace di rievocare storia e leggende e di diffondere la conoscenza del territorio. 
Questi i due momenti: Sabato 16 settembre: dalle ore 17 alle 22; Domenica 17 settembre: dalle ore 10 (con l’ingresso dei cavalli) alle 21.00

Tutte le attività sono ad ingresso libero ad eccezione del percorso gastronomico medievale “Sapori del 1200”, a cura dell’Accademia Medievale del Gusto, per il quale si paga un biglietto.

Presentato questa mattina il Progetto Pilota di mobilità dolce sul Tratturo Magno L'Aquila – Foggia in applicazione delle Linee Guida del Documento Regionale di Valorizzazione dei Tratturi di Puglia durante il convegno “I tratturi di Puglia: una risorsa fruibile”. Hanno partecipato, tra gli altri, Angela Barbanente del Politecnico di Bari – Dicatech e Saverio Russo dell’Università di Foggia, coordinatori del Gruppo di Lavoro che si è occupato della redazione del Documento Regionale di Valorizzazione dei Tratturi, Costanza Moreo, dirigente della Sezione Demanio e Patrimonio della Regione Puglia e Francesco Capurso, dirigente del Servizio regionale Amministrazione Beni del Demanio Armentizio, Angelo Ricchiuto, progettista del PFTE del progetto pilota. Ha portato il suo saluto Raffaele Piemontese, vicepresidente della Giunta regionale e assessore al Demanio della Regione Puglia.

“Un anno fa ci eravamo impegnati a trasformare anni di elaborazioni e studi storico, archeologico, culturali e tecnici in un progetto pilota capace di rendere evidente a tutti il potenziale legato al turismo nuovo, lento e sostenibile che serve a dare maggiore valore a pezzi di territorio ricchi di storia e tradizione – ha detto il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese -. Perciò la Regione Puglia ha stanziato un budget notevole, 2 milioni di euro, sul Tratturo Magno, il regio tratturo L'Aquila-Foggia che, con i suoi 244 chilometri, è il più lungo e il più importante tra i tratturi italiani. Dobbiamo avvertire, adesso, la responsabilità di concretizzare una visione e una progettualità in una realtà che spinga altri territori a scegliere questo fattore per promuovere un pezzo di sviluppo locale”.

“E’ un convegno importante perché è il primo nel quale mettiamo in relazione il Documento regionale di valorizzazione dei tratturi con un progetto pilota che quindi verrà realizzato, la cui progettazione ha coinvolto non solo la Regione Puglia – Sezione Demanio e Patrimonio, che ha lo finanziato, ma anche la Soprintendenza – ha spiegato Angela Barbanente, in rappresentanza del Politecnico di Bari -. Avremo così un primo feedback dal Documento regionale di valorizzazione dei tratturi, che detta linee guida per i progetti locali, e avremo un feedback dal progetto locale per migliorare il nostro Documento regionale. Questo attraversamento delle scale, dalla scala regionale alla scala locale, è stato capito dai comuni che si stanno mobilitando dal basso. Oggi erano infatti presenti i Comuni che hanno predisposto un protocollo d'intesa per valorizzare il proprio tratturo, un’azione dal basso che intercetta gli interessi regionali.”

L’incontro di oggi è servito a fare il punto sul processo di redazione del Documento Regionale di Valorizzazione dei Tratturi (DRV), ormai prossimo all’adozione in Giunta, e sulla applicabilità delle Linee Guida in esso contenute che si stanno sperimentando attraverso la realizzazione di un progetto pilota di mobilità lenta sul tratto del Tratturo Magno compreso tra i Comuni di San Paolo di Civitate e San Severo in provincia di Foggia, in un territorio estremamente interessante sia dal punto di vista paesaggistico che archeologico.

Il Progetto pilota, finanziato dalla Regione Puglia per l'annualità 2023 a valere sui contributi di cui all'articolo 1, comma 134, della legge 30 dicembre 2018 n. 145, per un importo pari a 2.000.000 di euro, è gestito dalla Sezione regionale Demanio e Patrimonio con la Direzione Scientifica, sia in fase di progettazione che di esecuzione dei lavori, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province di Barletta-Andria-Trani e Foggia. Il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica è stato consegnato il 15 luglio scorso ed è attualmente in fase di acquisizione dei pareri di legge, al fine di procedere con l’affidamento dei lavori entro il prossimo marzo.

A partire da quest’anno le ricerche a Siponto sono arte integrante del progetto CHANGES- Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, del PNRR Partenariati estesi, nell’ambito delle attività dello spoke 1 “Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities.

Dal 2021 sono in corso le ricerche archeologiche sistematiche nell’area archeologica di Siponto (Manfredonia), condotte dalle Università di Bari e di Foggia, con la direzione dei professori Roberto Goffredo, Maria Turchiano (Unifg) e Giuliano Volpe (Uniba), su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri; Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (Direttore arch. Francesco Longobardi, Direttore regionale delegato dal Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna; Direttore del Parco Archeologico dott.ssa Annalisa Treglia).

Nel corso delle precedenti campagne di scavo sono stati indagati numerosi edifici di età medievale, case, magazzini, fosse granarie, sepolture, in particolare nel quartiere prossimo al porto, tra cui emergono un imponente edificio medievale risalente probabilmente agli anni di Federico II, e, nel cuore della città, una grande domus medievale, articolata in vari ambienti e dotata di un pozzo. Un rinvenimento di particolare interesse riguarda l’anfiteatro di età romana. Costruito nell’età di Augusto, quando la città visse un significativo momento di monumentalizzazione, l’edificio per spettacoli fu abbandonato verosimilmente in età tardoantica (V-VI secolo), come in quasi tutte le città romane, per effetto della diffusione del cristianesimo, e soprattutto diventò una sorta di cava per recuperare materiali edilizi in età medievale, quando l’edificio fu letteralmente “cannibalizzato”. Al di sopra dell’anfiteatro si sviluppò parte della città medievale e un cimitero di età tardoantica e medievale.

 

Sipontum casa medievale

 

La campagna 2023 (4 settembre-14 ottobre) riguarda le aree già indagate negli anni precedenti con particolare riferimento all’area dell’anfiteatro romano, anche in relazione a esigenze di tutela: parte di questa area, infatti, relativa ai ruderi della Masseria Garzia sovrapposta ai muri antichi, è ancora di proprietà privata ed è stata recentemente messa in vendita all’asta. Si ritiene pertanto necessario sviluppare le indagini archeologiche per estendere la conoscenza del monumento e mettere in atto tutte le iniziative per la sua acquisizione al demanio pubblico e per farne una componente essenziale del parco archeologico.

Come lo scorso anno, in particolare nella campagna 2023 si svolgerà una serie di attività di archeologia pubblica, con visite guidate al cantiere di scavo e laboratori per gli studenti delle scuole, un open day (già programmato per sabato 7 ottobre), rievocazioni storiche, iniziative culturali varie, conferenze e presentazione dei risultati delle ricerche. Si svilupperanno inoltre un progetti di inclusione e di partecipazione in collaborazione con la Diocesi di Manfredonia e la Caritas Diocesana. Si consolideranno i rapporti con le istituzioni locali, associazioni culturali e sociali, esponenti del mondo delle professioni e dell’economia per sviluppare congiuntamente progetti di sviluppo locale a base culturale e di sensibilizzazione verso forme di partecipazione attiva della cittadinanza nello spirito della Convenzione di Faro.

 

Sipontum muro dell'anfiteatro romano

Il 7 - 8 - 9 - 10 - 11 SETTEMBRE vivremo le rievocazioni storiche medievali della nostra Città, nel segno distintivo dell'Imperatore Federico II di Svevia, dalla morte, avvenuta a Fiorentino nel dicembre del 1250, alla fuga dei profughi verso il borgo che diverrà Torremaggiore!

Il Parco archeologico di Fiorentino, il Castello Ducale, i vichi del Codacchio, Piazza De Sangro, la Villa Comunale, faranno da palcoscenico alla riproduzione degli accampamenti medievali, alle rappresentazioni teatralizzate, alle esibizioni degli arcieri e degli sbandieratori, gruppi di scherma storica, gruppi armati che simuleranno l'assalto a Fiorentino da parte delle truppe papaline di Alessandro IV, la caratteristica Corsa agli Anelli e infine l'incendio artistico del Castello.

Anche quest'anno la Regione Puglia, tramite il Teatro pubblico pugliese, ha creduto fortemente nel progetto della Città, un progetto presentato dall'Assessorato alla cultura e scritto insieme alle associazioni Storico-Medievali di Torremaggiore che saranno le protagoniste di queste giornate insieme ai tanti ospiti di altre città Federiciane. 

Un Doveroso Ringraziamento va al Vice presidente della giunta Regionale Raffaele Piemontese, a Paolo Campo consigliere Regionale che credono da anni in questo progetto, a Rosario Cusmai consigliere, presidente della Regione Puglia, con delega agli Enti Locali.

Ringraziamenti ad Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Cultura e Turismo della Regione Puglia, che quest'anno ha dato un forte segnale a Torremaggiore per amore di Storia e di Cultura, ed alla Governance del Teatro pubblico pugliese con Giuseppe D’Urso presidente uscente.

Un ringraziamento particolare va all'assessore alla Cultura della Città di Torremaggiore Ilenia Coppola e ad Emilio Di Pumpo Sindaco di Torremaggiore e a tutto il settore Cultura.

La presenza di vari popoli e civiltà provenienti dall'Oriente ha determinato nell'antica Daunia l'esistenza di diversi culti, collegati alle diverse etnie che si sono sviluppate sul suolo dauno. Nei precedenti capitoli ne abbiamo elencati alcuni, nati non solo dalla religiosità dei loro popoli, quanto da una eroicizzazione di personaggi locali, venuti dal di fuori, che si sono resi protagonisti di ardite imprese e di grandi conquiste. Basti a questo proposito citare i nomi del re Dauno e di Diomede, di cui abbiamo descritto la storia e gli sviluppi delle loro conquiste. Fra i vari culti che sorsero nella Daunia dobbiamo ricordare il culto di Atena Iliaca nella città di Lucera, dove, secondo Strabone, esisteva un santuario dedicato alla dea greca.  A tale proposito Strabone (Geografia, VI, 3.9 e in VI, 1.14) menziona un tempio ad Atena nel contesto delle leggende su Diomede e ne dà l’esatta localizzazione nella colonia latina di Lucera: “… nel tempio di Atena a Lucera ci sono antichi doni votivi…”; alludendo anche sull’ubiquità della prodigiosa immagine di Atena Iliaca a Roma, a Lavinio, a Lucera e nella Siritide. Atena veniva chiamata Iliaca, come se fosse giunta lì, in Daunia,  da Ilio.  Tale santuario viene citato anche da Eliano, il quale, però, non menziona la località precisa come aveva fatto Strabone. Scrive Eliano (De Anima, XI, 5): “È fama  che nella terra di Daunia ci sia un tempio di Atena Iliaca e che lì siano allevati dei cani che dimenano la coda in presenza dei Greci mentre abbaino contro i barbari”. Inoltre di un culto dedicato ad Atena in terra daunia ci parla lo Pseudo Aristotele (De Mirabilibus Auscultationibus,  109 a-c), il quale afferma: “Dicono che nella  regione chiamata Daunia ci sia un santuario detto di Atena Achea nel quale giacciono dedicate le scuri bronzee e le armi dei compagni di Diomede e di lui stesso. Raccontano che in questo posto ci siano dei cani che non maltrattano i Greci che giungono lì, anzi dimenano la coda come se fosse a loro del tutto familiari”.

Il culto di Atena Iliaca era fra i più importanti non solo dell'Italia meridionale, ma anche della Grecia. La dea Atena era figlia di Zeus e di Meti. Essa nacque dalla testa di Zeus, dopo che aveva saputo che la figlia di Meti gli avrebbe tolto il trono. La troviamo come dea guerriera che prende parte alla guerra di Troia, al fianco degli Achei.

Fu amica e innamorata di Eracle, che la ricambiò con i pomi d'oro delle Esperidi. È protagonista nell'Odissea, favorendo il ritorno di Ulisse ad Itaca. Essa simboleggia la ragione, in lotta contro la forza bruta. Inoltre rappresenta il valore personale degli eroi. Presiede alle arti e alla letteratura. Inoltre è la donatrice dell'albero di Ulivo alla sua regione, l'Attica. In suo onore venne fondata la città di Atene. I suoi santuari erano sparsi in tutta la Grecia e nell'Asia Minore, fra cui la stessa Troia. Il suo culto è uno dei più antichi della Grecia, anzi si suppone che esso sia di origine preellenica, in quanto il suffisso na richiama ascendenze minoiche e micenee. L'eroe greco Diomede teneva in grande considerazione il suo culto. Infatti Strabone afferma che  l'eroe greco, giunto a Lucera, avrebbe appeso nel suo santuario doni votivi. All'eroe greco è ascritta la fondazione di un santuario dedicato alla dea Atena nella città di Elpie (la Salapia romana), da lui fondata.  Ce lo ricorda lo stesso Licofrone, il quale ha  come sua fonte principale Timeo.

Sia a Lucera che ad Elpie il culto di Atena Iliaca  è collegato con il  culto di Cassandra. Infatti la tradizione vuole che ad Elpie vi fosse un santuario dedicato a Cassandra, nel quale trovavano rifugio e protezione le fanciulle daune ostili al matrimonio.  Del culto di Cassandra in terra daunia ci parla Licofrone, il quale così scrive:

“Ed il mio culto non sarà senza fama tra gli uomini
e non appassirà subito nell’oscura dimenticanza:
a me innalzeranno un tempio sulle rive di Salpe,
i capi dei Dauni, quelli che abitano la città di Dardano,
vicino alle acque della palude.
Le fanciulle che vogliono sfuggire alle nozze,
rifiutando i fidanzati che vantano chiome ettoree,
pur essendo di bruttissimo aspetto o di famiglia disonorevole,
stringeranno tra le braccia il mio simulacro
ottenendo un rimedio potentissimo contro le nozze,
vestite da Erinni e tinte in volto
col succo di erbe magiche.
A lungo sarò chiamata dea immortale
da quelle donne che portano il bastone”.

Cassandra è la figlia di Priamo, la quale ricevette in dono dal dio Apollo la facoltà di predire il futuro. Essa è la profetessa della caduta di Troia, dopo il rapimento di Elena da parte di Paride; inoltre sconsiglia l'entrata del cavallo di Troia nelle sue mura; così come predice il destino futuro della stirpe d'Enea. Secondo la tradizione Cassandra sarebbe stata l'amante di Agamennone e gli avrebbe dato due gemelli, Teledamo e Pelope. Al ritorno di Agamennone in patria, la moglie lo uccise e insieme a lui anche Cassandra.

Sia il culto di Atena Iliaca che quello di Cassandra, probabilmente, furono importati nella Daunia, ma anche in altre località,  come nella Siritide e nell'estremità del Bruzio, da coloni Locresi, da cui proveniva l'eroe Aiace, il quale tentò di stuprare Cassandra, dopo essersi rifugiata ai piedi del Palladio troiano. Recentemente si è supposto che il tempio di Atena Iliaca in terra daunia, ricordato dalla tradizione letteraria, sarebbe stato uno solo, quello di Lucera, al quale si adatterebbe anche l'accenno di Licofrone sul santuario di Cassandra, localizzato "sulle alture presso Salapia", con un'ottica da periplo. In questo senso i culti di Atena Iliaca e di Cassandra andrebbero intesi come un culto unico: al più antico di Pallade si sarebbe sovrapposto in età più recente, VII-V secolo a. C.,  forse con i Locresi, quello dell'infelice figlia di Priamo.

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Dicembre 23, 2023 930

Foggia, Natale 2023. Viabilità urbana del 24 dicembre

in Notizie Capitanata by Redazione
I provvedimenti riguardano la circolazione per il 24 dicembre 2023 dalle ore 09:00 alle ore 21:00. Nella Città di Foggia, come da…
Dicembre 23, 2023 605

Rispetta la natura. Il decalogo natalizio di Plastic Free

in Attualità by Redazione
Luci, decorazioni, riunioni di famiglia con pranzi e cene di rito ma soprattutto regali. Le festività natalizie oltre ai nobili…
Dicembre 23, 2023 746

Oltre 2000 ordinanze questorili in Capitanata. Il…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
La Polizia di Stato di Foggia nell’anno 2023, nell’ambito della pianificazione e predisposizione di specifici servizi volti alla…
Dicembre 23, 2023 547

Fuochi d’artificio illegali e merce varia sequestrati a…

in Notizie Gargano by Redazione
Sono oltre 50.000 gli articoli natalizi pericolosi sequestrati, unitamente a circa 5.500 fuochi d’artificio, dai finanzieri della…
Dicembre 23, 2023 730

Rocambolesco inseguimento a Pesaro di un corriere della…

in Attualità by Redazione
fonte: NOCPress. Si ferma all’ALT della Polizia, fugge e dopo un rocambolesco inseguimento di circa 2 km si schianta contro…
Dicembre 22, 2023 563

"Gli Amici di San Pio" a Natale all'Angelo Blu, al fianco…

in Attualità by Redazione
Un abbraccio per trasferire calore ed emozioni anche se non si saprà mai cosa provocherà in chi lo riceverà… Natale è vicino, ma…
Dic 22, 2023 607

Tony di Corcia e il mito di Mina, le sue canzoni per dire la vita

in Attualità by Redazione
Mercoledì 27 dicembre, ore 18, nella Sala Fedora del Teatro U. Giordano di Foggia.…
Dic 22, 2023 523

“Spinnaker”, l’operazione contro l’attività illegale della pesca della Guardia…

in Notizie Gargano by Redazione
La Guardia Costiera conferma il proprio impegno - in dipendenza funzionale dal Ministero…
Dic 22, 2023 832

Vito Rubino, il triatleta che esalta il Gargano

in Attualità by a cura di Matteo Simone, Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
L'estate sembra essere un buon periodo per trascorrere alcuni giorni in Puglia,…
Dic 22, 2023 652

Foggia. Al Gino Lisa stanziati 10 milioni di euro a sostegno del regime SIEG

in Politica by Redazione
Sull’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia la Regione Puglia moltiplica i suoi impegni,…
Dic 22, 2023 711

Foggia, concittadini emigrati che rientrano. Accolti da Italia del Meridione…

in Politica by Redazione
Le segreterie cittadine e provinciali di IdM, unitamente alla rappresentanza consiliare…
Dic 22, 2023 678

A Roseto Valfortore il Centro territoriale di prima accoglienza della fauna…

in Notizie Capitanata by Redazione
Con l’approvazione della convenzione tra la Regione Puglia e il comune di Roseto…
Dic 22, 2023 505

Viabilità Capitanata. Traffico alternato sulla SP5 al km 1+095 per lavori

in Notizie Capitanata by Redazione
Il Dirigente del Settore Viabilità della Provincia, ing. Luciano Follieri con Ordinanza…
Dic 22, 2023 782

Da Caravaggio a José de Ribera. Monte urge di una Pinacoteca o un Museo d’Arte

in Cultura by a cura del prof. Giuseppe Piemontese, storico locale della “Società di Storia Patria per la Puglia
La presentazione dell’ultima edizione del libro di Michele Cuppone su “Caravaggio, la…
Dic 22, 2023 604

San Severo è Capitale Italiana della Gentilezza 2024

in Notizie Capitanata by Redazione
E’ avvenuto il 17 dicembre 2023 a Novara, in Piemonte, in maniera ufficiale, il passaggio…
Dic 22, 2023 615

Di che pasta siamo fatti? Dagli spaghetti ai fusilli l’Unione Italiana Food…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Un'indagine Nielsen rivela le preferenze degli italiani in fatto di pasta. Nella…
Dic 22, 2023 672

Donatori sangue, la Regione Puglia firma convenzione con associazioni e…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Nella giornata odierna il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha…
Dic 22, 2023 522

Puglia, Servizio Civile. Ammessi i progetti Anci per 446 giovani volontari…

in Cronaca Gargano e Capitanata by Redazione
Con la pubblicazione odierna da parte del Dipartimento Politiche giovanili e SCU del…

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