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Nella giornata odierna, abbiamo riscontrato la presenza di avvisi affissi su alcuni portoni dei palazzi della città indicanti la richiesta di accesso agli appartamenti per il controllo della residenza, con intestazione "Ministero dell'Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza".
 
Si segnala che tale avviso, di seguito allegato,  è FALSO.
 
Pertanto, si invita la cittadinanza a NON ADERIRE alle richieste e NON APRIRE le porte delle abitazioni alle "presunte Autorità" e di chiamare immediatamente la Polizia di Stato al numero di emergenza 113 attivo 24 ore su 24.

A scuola dai Sumeri

#contrappunti

Che sia agricoltura o lavori pubblici in aree nell’oblio di chi le amministra, valorizzazione e difesa del territorio per incremento demografico e lavoro, promuovere e aumentare il turismo, discutere sull’ambiente e ciò che fa bene o male alla natura e all’uomo, crescita industriale nel rispetto della terra che la ospita, dar valore a ciò che ha Monte Sant’Angelo, che custodisce gelosamente da millenni nei suoi luoghi, è il focus che sta ponendo il dott. Giovanni Ciliberti. Lui, medico primario in quiescenza, ora imprenditore agricolo per diletto (non troppo giacché le sue produzioni sono fonte di lavoro e crescita e valorizzazione del territorio), già amministratore di Monte, con la sua sagacia e sempre diretta comunicabilità, questa volta affronta con “A scuola dai Sumeri” un problema in apparenza semplice ma nel merito importante per la visibilità e valorizzazione della città. Consiglia a qualcuno o molti di imparare dai Sumeri, e fa bene. Oltretutto, la storia insegna. Ma c’è ancora chi l’ha solo letta e non studiata e chi anche non l’ha neanche letta e studiata. Come pure i testi di architettura e ingegneria urbanistica che, nel caso, andrebbero ripresi e studiati, o almeno applicati per conoscenza. Francamente non è una laurea a determinare se conferire incarichi di promozione turistica o bellezza del territorio. Ci vuole innanzitutto amore per il territorio, conoscenza storica del luogo, estrosità e capacità nel riconoscere il bello e dargli valore, e anche una laurea, ma artistica. L’improvvisazione fa più male del provarci [ndr.]

A scuola dai Sumeri

«Hanno inventato la scrittura, l’astronomia, la geometria, la ruota, il cubito per misurare le distanze (circa 49,5 cm equivalente alla lunghezza gomito/mano), l’agricoltura, l’irrigazione dei campi e tante altre cose tra cui le città con strade, piazze, palazzi e mura difensive.

Se i Sumeri oltre 6.000 anni fa utilizzavano il cubito per avere misure precise, perché oggi certi lavori a Monte sembrano fatti con i piedi? 

Forse qualcuno ha rubato il metro?

Aspettiamo di conoscere anche il contenuto del dossier inerente alla candidatura di Monte Sant’Angelo a Capitale Italiana della Cultura 2025 sperando che non sia stato intrapreso un altrettanto erudito cammino culturale fatto anch’esso con i piedi.

Vi sembra normale posizionare in quel modo i tombini nei pressi della Basilica (allu Scutte, Via Garibaldi e un po’ ovunque)?

Il concetto di bello, l’ordine, l’efficienza, la capacità, il coinvolgimento e il rispetto istituzionale sono delle caratteristiche simili al fascino: una persona o un gruppo ce l’ha o non ce l’ha!

Monte ha bisogno di azioni e provvedimenti concreti che siano in grado di valorizzare le infinite potenzialità del nostro territorio (mare, monti, boschi, foresta umbra, eccellenze agro-alimentari, siti Unesco e innanzitutto il millenario culto micaelico).

Utilizzare le immense risorse che in questi anni vengono assegnate a Monte solo per interventi strutturali di cose esistenti (tra cui strade, piazze, monumenti) o per manifestazioni varie che rendono solo più piacevole la giornata del pensionato e di chi ha un impiego non è quello che la città e i giovani meritano.

Ci vuole una progettazione di lungo termine, dove far confluire le risorse umane e quelle economiche per ricreare le migliori condizioni di sviluppo di Monte.

Ed anche qui vale quanto detto prima: una persona o un gruppo ce l’ha o non ce l’ha, questa capacità!»

Il dott. Giuseppe Mainiero, già Consigliere comunale, ritorna sulla “questione piazza parcheggio Zuretti”, dopo aver avuto diniego su gli accessi agli atti richiesti, documenti pubblici di aziende pubbliche, che dovrebbero essere consultabili a tutti. La non visione di quei documenti a Mainiero suscita perplessità, ombre che vanno rese chiare e argomentate dai diretti responsabili della struttura e da chi ha concesso il servizio. Si attende una risposta dalla Commissione straordinaria prefettizia del Comune, subentrata dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Di seguito la nota stampa pervenuta alle redazioni.

Nota - Questo comunicato stampa è stato pubblicato integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione. È divulgato come Diritto di Cronaca sancito nell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, in quanto libera manifestazione del pensiero.

«Insomma, avere notizie sulle sorti della piazza che ospita il parcheggio "Zuretti" in questa città sembra essere impossibile.

Eppure è una domanda semplice semplice. A cui però nessuno evidentemente intende rispondere. Anzi, a chi formula un quesito legittimo, si replica negando la visione di atti che sono pubblici e usando atteggiamenti che paiono vetero-intimidatori. Della serie: basta insistere con la richiesta di poter visionare l'offerta tecnica con cui la ditta "H24 Autorimessa" si è aggiudicata la gestione del parcheggio, altrimenti ti portiamo in tribunale con l'accusa di "lite temeraria".

Naturalmente questo modo di fare non spaventa né sortisce alcun effetto. È bene spiegarlo a scanso di equivoci. Anche perché la velata "minaccia" è contenuta in una comunicazione di Ataf SpA - con la quale l'azienda ha espresso il suo secondo diniego alla mia richiesta di accesso agli atti - ricca di informazioni inesatte e di contraddizioni.

Innanzitutto la lunga giurisprudenza illustrata dalla dottoressa Stefania Piarullo, firmataria del diniego, non ha nulla a che vedere con le basi giuridiche su cui si fonda la mia richiesta di accesso agli atti, che costituisce un accesso civico ad un atto di una Pubblica Amministrazione. Ed Ataf SpA, nonostante ci si rifiuti ostinatamente di comprenderlo, è un soggetto sottoposto al "controllo analogo" di una Pubblica Amministrazione, dal momento che il Comune di Foggia è proprietario al 100% delle sue quote.

In secondo luogo - e anche qui vale la pena ricordarlo ancora - l'offerta tecnica in un contratto di concessione, che peraltro è risultata determinante per stabilire l'assegnazione del servizio, non è un documento che può essere secretato, essendo parte integrante della concessione stessa.

Tra l'altro nell'ennesima comunicazione con cui Ataf SpA si rifiuta di mostrare l'offerta tecnica della ditta - che in altri termini significa ciò che la ditta si è impegnata contrattualmente a realizzare sulla piazza pubblica - c'è decisamente parecchia confusione.

ParcheggioZuretti piazzachiusa 14apr2023 02

La dottoressa Piarullo, infatti, scrive testualmente: "[...] l'offerta tecnica denominata "Relazione tecnica dei servizi/forniture offerti" allegata al presente contratto per farne parte integrante e sostanziale[...]". Parole che lasciano presumere come tutti i documenti da me richiesti siano già visionabili. Peccato però che nella sezione "Traspare" dell'azienda, contrariamente a ciò che sostiene la dottoressa Piarullo, l'offerta tecnica non è affatto allegata al contratto, dunque non è consultabile.

A questo punto non mi resta che rivolgermi direttamente alla Commissione Straordinaria del Comune di Foggia, nella speranza di avere qualche spiegazione che sia vagamente seria. Giacché le domande che ho posto, e che da mesi si sta ponendo la Città, sono poche e per nulla complicate. Domande che meritano risposte, non dinieghi come se ci fosse qualcosa da nascondere ai Foggiani.

Ricapitolo brevemente, a beneficio soprattutto del Prefetto Vincenzo Cardellicchio, arrivato a Foggia da poco.

È possibile sapere quali siano le opere che la ditta aggiudicataria della concessione del parcheggio "Zuretti" si è impegnata a realizzare sulla piazza che da mesi è recintata ed interdetta alla libera fruizione della cittadinanza senza che vi sia uno straccio di cartellonistica che descriva l'oggetto dei lavori previsti, il loro direttore ed i tempi di inizio e conclusione, in palese violazione delle norme in materia?

È possibile conoscere la natura degli interventi migliorativi per favorire la fruizione di quella piazza, sulla base dei quali la ditta "H24 Autorimessa" si è aggiudicata il servizio, come si evince chiaramente dagli atti di gara?

È possibile conoscere il motivo per il quale all'Area Tecnica del Comune non sia stato richiesto alcun permesso per realizzare le opere che sono un preciso ed inderogabile impegno contrattuale della ditta?

È possibile conoscere quale sarebbe il presunto "segreto commerciale" che verrebbe violato, come dice Ataf SpA, se il contenuto dell'offerta tecnica fosse reso pubblico?

È possibile sapere cosa ci sarebbe di così grave nell'avanzare queste richieste, tanto da ricevere l'avvertimento a non insistere per non essere portati in Tribunale dall'azienda?

Cari Commissari: è questo il livello di trasparenza che la governance di un'azienda che è di proprietà dell'Ente che siete stati chiamati ad amministrare riserva alla propria attività? È questo il rispetto che avete nei confronti dei cittadini?

Io spero vivamente che abbiate un'opinione diversa da quella sgangherata messa nero su bianco dalla dottoressa Piarullo e da Ataf SpA. E voglio confidare nel fatto che possiate mettere un punto a questa bruttissima vicenda, spiegando ai Foggiani cosa sta succedendo su una piazza che è proprietà della nostra comunità e non di un'azienda o, peggio, di una ditta privata».

#contrappunti

Farla vivere o farla morire? L’interrogativo, diventato dilemma, di tante persone. Il caso riguarda l’orsa JJ4, di razza “Orso Bruno Europeo”, resosi purtroppo protagonista, nella notte tra il 5 e 6 aprile 2023, di un assalto mortale a un runner, il 26enne del luogo sig. Andrea Papi, in un’area boschiva del Trentino Alto Adige. In quella regione, in parchi attrezzati per tal compito, sono ospitati più di un centinaio di orsi, ricollocati oltre trent’anni fa con il progetto Life Ursus. Tra questi ci sono JJ4, MJ5 e M62, tre orsi, rispettivamente una femmina e due maschi, definiti pericolosi per l’uomo. In Italia ci sono altre aree che ospitano orsi. C’è l’Abruzzo che con i suoi poco più 50 esemplari riesce a farli vivere in armonia con il territorio e l’uomo. E qui, come in Trentino, ci sono anche i lupi, ma ora occupiamoci dell’orso. Già tempo fa il TAR di Trento, ovvero il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa (TRGA), evitò la morte a MJ5. Questa volta, invece, pare che la sorte di JJ4 sia stata già scritta. Le ultime decisioni, sempre del TAR di Trento, fortunatamente salvano JJ4, e con essa quella di MJ5 e M62. Nel frattempo è partita la caccia all’orso, principalmente per rintracciarlo e bloccarlo. Tuttavia, pare, che alcune organizzazione politiche siano indirizzate verso l’abbattimento dell’orsa, invece di ricollocarla e rieducarla, come avviene in altre strutture, in aree ben circoscritte e controllate a vista. Il mondo animalista, ovviamente non ci sta alla morte dell’orsa, pur riconoscendo la ferocia con la quale si è scagliata contro il runner, cui va la vicinanza alla famiglia per un incidente evitabile. Si è difesa per istinto quell’orsa, che ha visto invaso il suo territorio da una figura in corsa. E l’istinto, sappiamo, non è proporzionale al discernimento che ha l’essere umano. Istinto di sopravvivenza che lo tiene in vita, difendendosi da chi gli ostacola il passaggio, per allattare i suoi piccoli nel caso di mamme orse, a volte anche per fame. Sono ore concitate queste e le prese di posizione, legittime, sono varie. La dott.ssa Mariana Berardinetti dice la sua, con discernimento e scientemente, con quel distinguo che deve far riflettere chi oggi vuole la morte di una vita, seppur di un animale [ndr.].

«Io non ci sto!!!

Il caso dell'Orsa "Assassina"!

Psicologia sociale

"Le emozioni influenzano le decisioni"?

L’uomo, nel corso della storia è sempre stato esposto a rischi e pericoli, in qualsiasi luogo si trovasse e qualsiasi fosse la sua attività.

 La comunicazione del rischio è la chiave di svolta di questa storia poiché utile ad assicurare che i cittadini vengano informati sugli eventuali rischi identificati e per evitare che insorgano preoccupazioni infondate.

Quando vediamo il pericolo vogliamo abbatterlo, questo ci insegna l'istinto, poi però noi detti Uomini cresciamo e veniamo educati a gestire le emozioni, l'istinto e soprattutto a scindere i comportamenti da adottare per vivere in maniera sufficientemente equilibrata nella comunità sociale che ci accoglie e continua a Formarci

Insomma ciò che ci distingue dagli animali non è il linguaggio ma la capacità di discernimento che acquisiamo attraverso l'educazione e poi la formazione.

In questa circostanza la revisione critica dov'è?

Prima scegliamo di ripopolare un luogo con gli orsi, poi ci rendiamo conto che non sappiamo gestire la cosa ed infine abbattiamo?

È questo gesto come lo chiamiamo se non crudeltà e mancanza di futuro-centrismo?

L' abbattimento dell'Orso non sarà un agito per spostare l’attenzione dalle responsabilità?

Ammazziamo un orso per pura voglia di deresponsabilizzazione?

Se ammazzassimo un uomo dopo una condanna per omicidio? Andremmo contro ad ogni principio di senso di umanità previsto dal codice penitenziario. Per l’uomo la legge prevede il procedimento di Sorveglianza, la rieducazione oltre la pena.

Critichiamo i paesi che utilizzano la condanna a morte ma stiamo facendo la stessa cosa, non la vediamo solo perché il condannato è un orso.

Questa condanna a morte viola ogni diritto e ci rende qualcosa di molto lontano dell’essere Uomini

Esistono misure di Sicurezza da adottare... Misure alternative...

Rifletti uomo perché ti sporchi di un delitto di onnipotenza che cambierà prima di ogni cosa la Popolazione futura.

Rifletti uomo perché questo gesto aprirà le porte alle Barbarie.

Io non ci sto!

La Legge è uguale per tutti!

In conclusione: ogni spazio vitale ha il suo potenziale di rischio (sia interno che esterno) ma, grazie ad una attenta analisi, possiamo renderlo quanto più adatto e sicuro al fine di agevolare la vita non soltanto del cittadino Uomo ma anche degli Animali, con i quali dobbiamo imparare a convivere non ad ammazzarli quando non rispondono ai nostri comandi».

 

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha presieduto al Viminale una riunione del “Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti”.

Durante l’incontro è stata sviluppata una accurata analisi, con particolare riferimento all’andamento degli episodi registrati nell’anno passato e sono state esaminate le dinamiche che hanno caratterizzato i più recenti fatti di intimidazione e violenza.

Hanno partecipato all’incontro il Sottosegretario Nicola Molteni, il Capo di Gabinetto Maria Teresa Sempreviva, il Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Lamberto Giannini, la Consigliera Segretaria del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Paola Spadari e il Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana Vittorio Di Trapani.

Nell’occasione, il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dichiarato: “Pur a fronte di una diminuzione dei casi, rimane alta l’attenzione delle Istituzioni a difesa dell’attività dei giornalisti, per tutelare la funzione fondamentale svolta dal mondo dell’informazione. Per questo c’è il massimo impegno del Viminale a rafforzare le azioni sul fronte della prevenzione e della repressione di ogni minaccia o intimidazione subita dai giornalisti”.

Dal monitoraggio degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti è emerso un decremento degli episodi: nel 2022 sono stati 111 rispetto ai 232 del 2021, con una diminuzione pari al 52%. Dato che appare più significativo alla luce del trend crescente che aveva invece caratterizzato gli anni precedenti: nel 2021 si era avuto un aumento del 42% dei casi, rispetto ai 163 del 2020, anno in cui pure si era avuta una crescita dell’87% rispetto al 2019, quando gli episodi erano stati 87. Analogo decremento si attesta nei primi due mesi del 2023: 14 gli atti denunciati rispetto ai 28 riferibili allo stesso periodo del 2022.

Il risultato è frutto dello sforzo comune profuso da prefetture, forze di polizia e rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa. Il dato va tuttavia attentamente valutato anche alla luce di una possibile tendenza alla diminuzione delle denunce da parte delle vittime.

Tra le regioni che hanno fatto registrare nel 2022 un maggior numero di eventi o denunce vi sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia, con 76 episodi complessivi, pari al 68,5% del totale.

Durante la riunione, dai rappresentanti dei giornalisti è stato anche sottolineato il fenomeno delle cosiddette “querele temerarie”.

Infine, sono state oggetto di confronto alcune fra le principali progettualità avviate nel 2022 dal “Centro di coordinamento”. Si tratta, in particolare, della sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e la Direzione Centrale della Polizia Criminale per attività di formazione reciproca. A questa iniziativa si aggiunge poi la partecipazione al progetto OSCE “Safe of journalists” che si pone l’obiettivo di mettere a sistema le politiche e le misure esistenti tra i diversi Stati per promuovere e garantire la sicurezza dei giornalisti.

Si conclude nella Piana di Gioia Tauro un’altra stagione agrumicola caratterizzata dallo sfruttamento di sempre e da qualche timida novità.  Ce lo spiegano i Medici per i Diritti Umani (MEDU).

Per il nono anno consecutivo, il team della clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (MEDU) è tornato ad operare in Calabria nella Piana di Gioia Tauro durante la stagione di raccolta agrumicola, nell’ambito del progetto “Campagne aperte: laboratorio di pratiche territoriali per promuovere dignità di vita e di lavoro”, che coinvolge un’ampia rete di organizzazioni locali.

Anche in questa stagione, l’intervento di MEDU, si sviluppa attraverso l’assistenza sanitaria e l’orientamento socio-legale ai lavoratori agricoli che vivono presso la tendopoli di San Ferdinando, il campo container di Rosarno, l’insediamento di Contrada Russo nel comune di Taurianova e i casolari abbandonati nella frazione di Drosi, Comune di Rizziconi.
 
Nei mesi di febbraio e marzo, il team, costituito da una coordinatrice, un medico, due mediatori linguistico-culturali, un operatore socio-legale e un logista, ha assistito in totale 55 persone effettuando 70 consulti, tra visite mediche e orientamento legale.

La popolazione assistita è costituita da giovani uomini provenienti dai paesi dell’Africa occidentale, con un’età media di 36 anni e provenienti soprattutto da Mali, Gambia, Senegal e Costa D’Avorio. Anche quest’anno le condizioni lavorative sono caratterizzate da grave sfruttamento. Nonostante la retribuzione giornaliera sia aumentata rispetto al passato – 45- 50 euro a giornata a fronte dei 25-30 degli anni passati – a causa della diminuzione della manodopera disponibile, a fronte di un’offerta di lavoro che resta elevata e del conseguente aumento del “potere contrattuale” dei lavoratori -  le irregolarità retributive e contributive restano la norma anche in presenza di un contratto, così come il mancato rispetto delle norme sulla malattia, la sicurezza, il riposo, le giornate in busta paga, etc. Rarissimi sono i casi in cui sia presente un contratto di lavoro con almeno 51 giornate dichiarate, il minimo sindacale per ottenere la disoccupazione agricola. A ciò si aggiunge l’instabilità delle condizioni socio-abitative, la difficoltà di raggiungere in sicurezza i centri abitati e i luoghi di lavoro, la precarietà delle condizioni giuridiche, anche alla luce delle ultime modifiche normative poste in atto dal Governo centrale, soprattutto in merito alla modifica del permesso di soggiorno per Protezione Speciale, di cui era titolare un terzo dei braccianti assistiti. Il nuovo Decreto c.d. Cutro ha infatti introdotto presupposti molto restrittivi per il suo ottenimento e rinnovo, di conseguenza chi non possiede i requisiti per convertire la Protezione Speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, è ad alto rischio di cadere nell’irregolarità

Quanto alle condizioni di salute, come ogni anno esse appaiono strettamente correlate alle condizioni di vita e di lavoro, con una prevalenza delle patologie dell’apparato osteo-articolare e dell’apparato digerente, a causa delle caratteristiche del lavoro agricolo, della mancanza di condizioni alloggiative idonee e di un’alimentazione estremamente povera.

Le condizioni di vita presso gli insediamenti informali appaiono a volte ancor più precarie che negli anni passati: tende e baracche costruite con materiali di fortuna, cumuli di spazzatura all’interno e in prossimità degli insediamenti, mancanza di condizioni minime di sicurezza. A tal proposito, nonostante l’elevato rischio di incendi a causa delle stufe di fortuna o dei fuochi improvvisati usati dai braccianti per riscaldarsi, non è presente un presidio dei Vigili del Fuoco presso la tendopoli, dove vivono nei mesi di picco della raccolta oltre 700 persone. D’altra parte, alcuni interventi volti a migliorare le condizioni abitative stanno per concretizzarsi, sebbene a stagione ormai conclusa. Si tratta in particolare del “Borgo Sociale”, nel Comune di Taurianova, in Contrada Russo, realizzato nell’ambito del progetto interregionale Su.Pr.Eme finanziato dalla regione Calabria attraverso il Fondo Asilo Migranti Integrazione (FAMI) emergenziale della Commissione Europea. Il “Borgo” è costituito da ventiquattro moduli abitativi (container) con quattro posti letto ciascuno, destinati ad ospitare 96 persone tra coloro che risiedono da anni nell’insediamento informale di Taurianova. Al suo interno sono stati predisposti anche un campo da calcio, una lavanderia e uno spogliatoio, un luogo adibito alla preghiera e una sala comune. Tuttavia il campo, terminato alla fine del 2022, non è ancora accessibile ai braccianti a causa della mancanza della corrente elettrica.

A Rosarno è invece imminente il trasferimento di 17 persone che ne hanno presentato richiesta all’interno delle unità abitative del “Villaggio della Solidarietà” situato in Contrada Carmine e destinato principalmente ai lavoratori che vivono presso il campo container di Testa dell’Acqua. Una soluzione abitativa di non facile accesso per i braccianti della Piana, dal momento che è necessario presentare richiesta allegando il permesso di soggiorno, un documento di identità e il contratto di lavoro, accompagnati da una richiesta di inserimento da parte del datore di lavoro, il quale deve specificare la tipologia del contratto e allegare il modulo UNILAV.

Nell’attesa di veder concretizzarsi gli interventi istituzionali descritti, un esempio virtuoso e replicabile viene proposto dalla società civile. Da più di un anno, a gennaio 2022, ha aperto i battenti l’ostello “Dambe So”, su iniziativa di Mediterranean Hope, un progetto della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI). Si tratta di una struttura collocata all’interno del tessuto urbano locale, che coniuga i temi dell’abitare e del lavoro e proponendo un modello sostenibile, basato sul coinvolgimento attivo dei lavoratori come soggetti di diritti e cittadinanza, sulla responsabilità sociale dei produttori locali, sulla filiera etica e sulla sostenibilità economica. Ad un anno dall’avvio, i risultati sembrano incoraggianti, a dimostrazione di come coniugare salute, lavoro, diritti e sviluppo dei territori sia un orizzonte possibile, ma solo superando l’approccio emergenziale e ghettizzante e affrontando in primo luogo i temi dei diritti e della dignità del lavoro.

A fronte del quadro descritto, caratterizzato da una diminuzione del numero di lavoratori presenti nella Piana, da condizioni lavorative e abitative inaccettabili, condizioni di salute precarie, progetti istituzionali che sembrano prossimi all’avvio, MEDU, CRIC, ARCI, Nuvola Rossa, Dispes-Unical, RECOSOL chiedono che: 

- Venga incentivata dalle istituzioni la legalità nei rapporti di lavoro, attraverso politiche di sostegno ai piccoli produttori e maggiori controlli nei luoghi di lavoro.

- Vengano smantellati definitivamente tutti gli insediamenti informali che versano in condizioni di estremo degrado e si rendano realmente accessibili le soluzioni abitative approntate, con modalità di gestione chiare ed efficaci.

- Si investa nell’allestimento di progetti di abitare diffuso, capaci di conciliare abitare e lavoro, sul modello dell’ostello “Dambe So”.

- Vengano reintrodotti i precedenti presupposti per il riconoscimento e il rinnovo della Protezione speciale, per evitare l’aumento del numero degli irregolari, maggiormente esposti all’illegalità e allo sfruttamento.

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L'intervento di Medu è cofinanziato da Latter-day Saint Charities e la Fondazione con il Sud. Il progetto "Campagne aperte" vede come soggetto responsabile il CRIC, Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione ETS e coinvolge un ampio partenariato locale (MEDU, ARCI, Mediterranean Hope, Nuvola Rossa, Dispes-Unical, RECOSOL). L’obiettivo è di contribuire ad avviare interventi integrati e di sistema atti a rafforzare processi di affrancamento dallo sfruttamento lavorativo e dall’isolamento sociale dei lavoratori agricoli stranieri nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Congiuntamente ad altre testate giornalistiche locali -forza dell’informazione giornalistica unita-, ce ne occupammo l’indomani dello scempio, nel settembre del 2022, con un accorato e energico editoriale del direttore responsabile, Nico Baratta, «Punti di (s)vista. La “cultura” dell’inciviltà», che vi invitiamo a leggere.

Nelle scorse ore, dal Comune di Foggia, nell’Albo Pretorio, è stata pubblicata la Determinazione Dirigenziale, settore Lavori Pubblici e Patrimonio, per ristrutturare le balaustre della rotonda in Villa Comunale, vandalizzate poi distrutte da ignoti. In essa è anche prevista la realizzazione di un bagno pubblico per disabili dentro Palazzo di Città

La Determina è: “AFFIDAMENTO SERVIZI TECNICI (PROGETAZ. - DIREZ. LAV. - COORD. SICUREZZA IN FASE DI PROGETTAZ. E REALIZZAZ.) PER IL RIPRISTINO DELLE BALAUSTRE SULLA ROTONDA DELLA VILLA COMUNALE E REALIZZAZIONE DI UN BAGNO DISABILI PIÙ OPERE ACCESSORIE A PALAZZO DI CITTÀ - STRUTTURE SOTTOPOSTE A VINCOLO DI TUTELA BENI CULTURALI - C.I.G. Z4539CAE76”.

Tuttavia, e non è anacronismo porlo in evidenza, i “rottami” della rotonda, quelle balaustre abbandonate per mesi in terra, con l’area -anche tutta la rotonda- interdetta da un semplice e strappato nastro segnaletico rosso-bianco posto dalla Polizia Locale, e mai più controllato -neanche da chi è preposto alla sicurezza del luogo, ed è gravissimo- sono stati ancor di più rotti da incivili. In breve, quella rotonda, che è classificata come “bene vincolato” dalla Soprintendenza, che dovrà fornire il nulla osta per l’esecuzione dei lavori, finalmente rivedrà il suo splendore, riavrà la sua valenza storica-culturale e architettonica, un luogo frequentatissimo dai foggiani, meta imperdibile per foto ricordo per qualsiasi evento, luogo di ritrovo, aggregazione, inclusione.

La “Rotonda della Villa Comunale di Foggia” è un simbolo cittadino che andava preservato in tempi non sospetti e non solo dopo l’abbandono totale alla cultura” dell’inciviltà.

Ribattezzata alcuni anni fa Parco Urbano Karol Wojtyla, l’area vedrà interventi di lavori pubblici progettati e realizzati dall’architetto Giovanni Basanisi, che si occuperà anche di rimuovere quelle barriere architettoniche presenti e che tanto limitano il godimento del bene pubblico, interventi mirati anche a Palazzo di Città – o Comune qualsivoglia chiamare-, anch’esso “bene vincolato” dalla Soprintendenza.

Si attende, ora, l’inizio, sempre che la Soprintendenza sia celere.

Il caso esposto è nient’altro la sintesi di ciò che molti cittadini foggiani hanno lamentato in questi giorni.

Riguarda i lavori di ristrutturazione di Piazza Cavour, nello specifico dei marciapiedi, delle aiuole, di tutta l’area pedonale.

I lavori fanno parte del progetto “Da periferia a periferia”, per una Foggia Smart City, che migliorerà la pedonalità, rendendola sicura, agevole, in simbiosi con l’urbanizzazione e l’ambiente.

Fin qui tutto bene. Il problema nasce, appunto, sulla pedonalità emergenziale durante i lavori.

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Difatti, sulla strada non vi sono, almeno da un alto, i marciapiedi di fortuna fatti con pedane in legno, costringendo i pedoni o a circumnavigare l’area interessata dalla ristrutturazione o pericolosamente circolare sulla strada trafficata da autoveicoli. E qui il traffico è molto intenso.

Venendo o andando su corso Giannone il pedone è costretto a camminare tra il traffico, con tutti i pericoli annessi.

Ovviamente sa che esiste la via alternativa, allungando il passeggio.

Ma sa anche che il Comune di Foggia, responsabile dei lavori in corso, poteva strutturare, come anzidetto, un lato con marciapiedi di fortuna in legno, come avviene sui cantieri edili durante la costruzione dei palazzi.

Tuttavia, ed è un suggerimento della popolazione, il Comune fa ancora in tempo a rivedere la situazione, semmai installando, almeno e sempre su un lato, un marciapiede in legno, cosicché da non costringere il pedone a circumnavigare l’area, rendendo molto più sicura la pedonalità.

 

PiazzaCavour LLPP FG05feb2023 cartellone

È vero che a Foggia da qualche tempo è in atto una vera e propria bonifica dell'area urbana da alberi che possono, e già lo hanno fatto, danneggiare strade, marciapiedi, stabili, mettendo in pericolo la viabilità pedonale e stradale, anche le fondamenta di palazzi, Un risanamento estirpando alberi di grande e lungo fusto come lo è una varietà di pini. Ma è anche vero che tal bonifica è seguita da interventi di ristrutturazione dei riquadri per gli alberi, anche detti asole.

Il caso riguarda via Mazzini. Lì già vivono alberi, che non sono i tanto potati e/o estirpati pini, bensì di altra tipologia e perlopiù con fusti piccoli e medi. A lamentare un problema sono i residenti, che in questa lettera, inviata agli organi di stampa, chiedono di risolverlo, a fronte di seri problemi che innescano.

I residenti di Via Mazzini – Foggia.

«Nel piano di ristrutturazione messo a punto e già in atto del Comune di Foggia, “LAVORI DI RIFACIMENTO DEI MARCIAPIEDI DI VIA MAZZINI E PRECISAMENTE DA VIA M. DE ROSA SINO A VIALE OFANTO - CPV. 45233128-2 - CIG: 9097413EB0”, con procedura negoziata telematica, ai sensi dell’art. 36, comma 2, lettera c), del D. Lgs. n. 50/2016 e art. 1 comma 2 lettera b) della legge 120/2020 per l’affidamento, tutto è scritto, tutto è quantificato, tranne le misure delle asole degli alberi. Un progetto con un importo di gara pari a € 236.000,00, cui € 227.120,00 a ribasso e € 8.880,00 non soggetto a ribasso. Bei soldini ma che andrebbero spesi meglio.

E qui, sulle asole appunto, nasce il problema, tanto lamentato doverosamente dai noi residenti, che in un battito di ciglia ci siamo visti, si marciapiedi nuovi e ben strutturati, ma stalli per autovetture, doverosamente ben sistemati, con asole per gli alberi che misurano cm 170 x 170 e dal profilo tagliente, pericolose per gli pneumatici delle nostre auto e di quelli che le parcheggiano per servizi vari.  Basterebbe leggere il progetto dove nel computo metrico, datato 12/10/2021, si parla solo di "Riquadrature di alberi esistenti..." senza nessun riferimento alle dimensioni. Come se fosse a discrezione del progettista.

 

Alberi via Mazzini pozzettigrandi gen2023 02

 

A Foggia di asole ve ne sono tantissime, come peraltro nelle città del Belpaese, ma tutte di dimensioni inferiori, 130 x 120 cm, anche 120 x 120 cm, che ospitano alberi dal fusto ben più grande di quelli di via Mazzini, come per esempio quelli su corso Roma, su viale Giannone, sul vicino viale Matteotti, e così via. Siamo anche consapevoli che alte asole da cm 170 x 170 sono state fatte ma su vie periferiche, dove lo spazio c’è e abbonda, sia per i pedoni, sia per le autovetture, si veda via Napoli.

Noi residenti di via Mazzini abbiamo già rivolto le nostre rimostranze al Comune di Foggia, all’ufficio dei Lavori Pubblici, al geometra che sta realizzando il progetto suddetto, Carmelo Fredella, chiedendo lumi su tal scelta, che nel merito toglie centimetri agli stalli, tra l’altro a pagamento, per conferirli agli alberi.

QUI IL SERVIZIO VIDEOGIORNALISTICO DI TELEFOGGIA

È ovvio che nessuno di noi richiedenti è contro la vivibilità degli alberi. Anzi li vogliamo, ben contenti dato che abbelliscono il paesaggio e diminuiscono lo stress ma soprattutto depurano l’aria dalle polveri sottili e dagli agenti inquinanti, essendo via Mazzini un’arteria cittadina molto trafficata. Finanche, a detta degli scienziati, fanno risparmiare energia. Inoltre aumentano il valore degli immobili, influiscono sulle temperature grazie all’ombreggiamento ed all’evapotraspirazione, diventano anche piacevoli luoghi di aggregazione. Pertanto, qui non si è contro il verde, anzi è onorabile per il Comune aver finalmente risolto un problema annoso, ma togliere spazio ai cittadini, al passeggio, ai posti auto pare sia una posizione controproducente al godimento dei beni pubblici.

Interpellato il RUP, la risposta è parsa categoricamente “…va fatto così!”. Asole da cm 170 x 170 sul piano stradale in via Mazzini, ma sarebbe identico per altre vie cittadine, tolgono fattivamente centimetri agli stalli, limitandone la capacità e perciò fruibilità maggiormente per noi residenti. Insomma, minima capacità di parcheggio auto a fronte della richiesta.

Un progetto che varrebbe rivedere, semmai anche con l’ausilio di un agronomo che determinerebbe le giuste dimensioni delle asole per le tipologie di alberi esistenti in via Mazzini. Ed il Comune di Foggia un agronomo ce l’ha.

Ma nel problema ve n’è insito un altro, forse più grave e forse (repetita iuvant) dimenticato. Molte di quelle asole da cm 170 x 170 sono collocate dinanzi ai portoni degli stabili in via Mazzini, dove son stati costruiti sui marciapiedi gli scivoli per disabili, in base alle nuove leggi sull’abbattimento delle barriere architettoniche.

 

Alberi via Mazzini pozzettigrandi gen2023 09

 

Bene! Peccato che gli scivoli sono distanti dalle nuove asole (170 x 170 cm) degli alberi di soli cm 180. Scivoli “intralciati” dalle asole, che ne diminuiscono l’utilizzo poiché le asole stesse, così dimensionate, hanno ridotto lo spazio fruibile agevolmente, da 120 cm dello scivolo a 90 cm, con l’aggravante che se le auto parcheggiano di fianco ridurrebbero drasticamente lo spazio di movimentazione dallo scivolo (le foto testimoniano finora quanto scritto). Insomma, da eliminare barriere architettoniche ne sono state costruite altre, dove inabili, disabili, anziani, deambulati, etc… potrebbero incorrere in movimenti ridotti e pericolosamente minatori per la loro salute. Eppure queste distanze sono stabilite dagli usi locali o da specifici regolamenti comunali e, in mancanza, valgono le norme previste dal Codice della Strada e quello Civile.

Cosa si chiede, per chi non ancora sia chiaro? Asole più piccole per alberi in via Mazzini, da cm 120 x 120, per alberi con radici che non procurano anni al suolo, come quelli sul vicino viale Matteotti, quelli su corso Roma, su viale Giannone, tutte arterie cittadine trafficatissime, con stalli a pagamento utilizzati dai residenti. Vie che hanno marciapiedi fatti bene con una superficie ottimale e funzionale al passeggio. Un traguardo atteso da tempo, tanto tempo, che non può essere adombrato da scelte univoche, senza un criterio funzionale e tecnico, che limitano il godimento degli spazi urbani e stradali, che contribuiscono a costruire nuove barriere architettoniche».

{gallery}Segnalazione/Asole_Alberi_FGviaMazzini_feb2023{/gallery}

Il caso proposto si colloca in doppio alveo: quello di una coscienziosa richiesta di aiuto, l’altro nel dovere di adempiere a semplici regole di urbanizzazione, tra l’altro regolamentate da leggi.

Si sta parlando del caso umano di Mauro, giovane foggiano disabile che è limitato a vivere in casa e per “vivere” la quotidianità esterna è costretto ad affacciarsi al balcone di casa sua.

Già nell’anno 2014 da parte dei suoi familiari vi fu un’accorata richiesta al Comune di Foggia per rendere più visibile l’esterno dell’area in oggetto. Questo perché lì c’è un albero che crescendo ramifica e adombra la visuale, rami così lunghi che finanche sfiorano il balcone.

Basterebbe potare l’albero, e con esso gli altri esistenti lungo la via, prima della primavera, semmai ottemperando alle regole naturali arboree.

Sulla pagina social di Facebook di “Voce di Foggia” alcuni giorni fa la sig.ra Silvana, sorella di Mauro, ha scritto un appello, sperando che le istituzioni locali, in particolar modo i dirigenti comunale e i tre Commissari straordinari prefettizi, leggessero e si adoperassero per risolvere il problema.

Congiuntamente, leggendo il post, la dott.ssa Mariana Berardinetti, della Fondazione Italiana Autismo, ha preso a cuore il caso, uno dei tanti, non solo su Foggia e provincia bensì in tutta Italia. A nome della Fondazione e dell’On. Davide Faraone, cui ne è parte attiva, ha chiamato il Comune di Foggia e ha parlato con l’assistente sociale addetto alla disabilità, chiedendo gentilmente di intervenire.

«Abbiamo smosso la segnalazione per la potatura, adesso è “un nodo al fazzoletto”. Mauro non è più solo. La Fondazione Italiana Autismo nella mia persona si è presa carico di lui» ha dichiarato la Berardinetti, sperando di ridare “respiro” agli occhi e migliore vivibilità a Mauro.

Tuttavia, oltre al problema “arboreo”, da qualche tempo, e diverrà definitivo se non si interviene ora in fase di ristrutturazione, se ne sta profilando un altro. Nel merito si sta creando una barriera architettonica. Difatti all’uscita del portone, in caso Mauro dovrebbe uscire, la rampa per disabili sui marciapiedi, cosiddetto scivolo, è vicina al cordolo per l’asola dell’albero. Un’asola rifatta da pochi giorni, per gli interventi di ristrutturazione dei marciapiedi, che misura cm 170 x 170. Una grandezza spropositata a fronte delle canoniche di cm 130 x120 e/o cm 120 x 120 sempre esistenti a Foggia, che limita l’uscita dalla rampa. Difatti lo spazio tra rampa e cordolo è di appena cm 180, tra l’altro limitato che l’asola, con quelle misure, ha limitato lo spazio di utilizzo della stesa rampa, riducendolo da cm 120 a cm 90. Ora, che senso ha avere un’asola di cm 170 x 170 con alberi che possono tranquillamente vivere con quelle più piccole e sempre fatte in città?

 

Alberi via Mazzini pozzettigrandi gen2023 09

 

Ecco l’appello della sig.ra Silvana.

«Ciao Voce. Torno a scriverti dopo 8 anni per rappresentarti lo stesso problema al quale tu desti ascolto nel 2014. Lui è Mauro, mio fratello, un ragazzo che per motivi legati alla sua disabilità non può uscire di casa come vorrebbe e l'unico modo per guardare il mondo esterno è quello di affacciarsi al suo balcone di via Mazzini 27 a Foggia. Purtroppo però, la fitta vegetazione degli alberi, nei mesi primaverili ed estivi, gli preclude ogni possibilità di contatto esterno. Adesso quei rami di albero, così lunghi quasi da entrare in casa, sono spogli ma quando germoglieranno torneranno a tarpare le ali di mio fratello. Voce, ti chiedo di aiutare Mauro pubblicando questo post è confidando, come successe nel 2014, nella sensibilità dei manutentori del verde pubblico affinché vengano al più presto a potare l'albero dinanzi a casa sua e, così, farlo respirare».

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