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Lo avevamo annunciato con un articolo/denuncia, “Verde pubblico. A Torremaggiore è storia infinita…”, il 25 settembre scorso, facendo un sopralluogo e ascoltando diversi cittadini. L’invito all’Amm.ne comunale fu quello di pensare e poi attuare un piano pluriennale, con interventi riqualificanti e che garantiscano sicurezza urbana, decoro urbano, verde urbano (e non piantumazioni che seccano), e offrano lavoro, tenendo conto delle problematiche e pericoli che alberi di alto fusto procurano alle aree urbane. Lo avevamo fatto dopo che il Sindaco Emilio Di Pumpo ancora una volta intervenne sul tema, pubblicando sulla sua pagina facebook un post che annunciava che l’Amministrazione Comunale avrebbe provveduto al taglio e allo smaltimento di alberi pericolosi e/o problematici in diverse aree comunali. Inoltre, ci premettemmo di ricordare all’attuale Amm.ne comunale che interventi simili erano stato già oggetto di determinazioni sia di questa Amministrazione, sia di quella precedente (si legga il FOCUS).

Ora interviene la Senatrice Naturale, del M5S, che con una lettera inviata a Di Pumpo, e per conoscenza alla stampa, rafforza la nostra denuncia pubblica, con l’auspicio che Sindaco, Giunta, Amministrazione tutta, ritorni sui suoi passi, garantendo un Verde Pubblico sicuro, senza tagli eccessivi e inutili, e soprattutto curati, perciò decorosi e fruibili dai cittadini.
«In una lettera, inviata al primo cittadino di Torremaggiore, la Senatrice del MoVimento 5 stelle, Gisella Naturale, chiede la sospensione della programmazione del taglio degli alberi nella pineta e in altre aree verdi.

Secondo le determinazioni dell’ufficio tecnico sono circa cento gli alberi che dovrebbero essere tagliati, da un nostro sopralluogo, e dalla documentazione video e fotografica acquisita, ci pare evidente che non tutti gli alberi appaiono pericolanti- dichiara la Senatrice Gisella Naturale. Nella lettera inviata all’Amministrazione invito a riconsiderare l’elenco degli alberi segnalati, a prevedere un piano che preveda la piantumazione in sostituzione di quelli che risulteranno da abbattere, a estirpare le radici e a ripristinare il manto stradale, in modo da compiere un’azione completa di messa in sicurezza. Mi pare evidente che il solo taglio e senza un piano di sostituzione e nuova piantumazione, come previsto dall’ufficio tecnico, sarebbe un gravo danno per il paesaggio- aggiunge Naturale. È necessario considerare il valore che riveste il patrimonio verde della città, anche in considerazione dei cambiamenti climatici in corso ed in particolare il ruolo degli alberi nella protezione del suolo e nel miglioramento della qualità dell’aria. Auspico che ci sia una presa di coscienza da parte di chi amministra la città e che si possa evitare un sicuro scempio naturalistico». Conclude la senatrice del Movimento 5 stelle.

FOCUS
- Verde pubblico. A Torremaggiore è storia infinita…

 

Questa volta non è il politico di turno o di zona a insorgere contro un disservizio e a difesa di chi lo ha subito sulla propria pelle. È un sacerdote. Con una lettera alla stampa, S.E. Mons. Franco Moscone, Arcivescovo della diocesi di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo, denuncia pubblicamente il grave atto messo in pratica a 24 studenti da chi ha in gestione il servizio di trasporto da Macchia (frazione di Monte Sant’Angelo) per chi si reca a scuola. La tratta incriminata è la Mattinata – Manfredonia. S.E. Mons. Moscone chiede spiegazioni, a fronte delle norme anti CoVid-19 da rispettare, perciò limitando l’accesso a chi regolarmente ha pagato un abbonamento o un biglietto, ma con più pullman in servizio.

«L’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo, p. Franco Moscone, denuncia il disservizio del trasporto pubblico degli studenti residenti a Macchia, frequentanti scuole in Manfredonia.
Per alcuni giorni, ben 24 studenti residenti nella frazione Macchia di Monte Sant’Angelo, pur avendo pagato l’abbonamento per il mese di settembre, sono stati regolarmente lasciati a piedi dai pullman di linea provenienti di Mattinata e diretti a Manfredonia. Se pur buono e doveroso che si osservino le norme di sicurezza dei passeggeri a bordo, rispettando i limiti di affollamento previsti dalle norme in materia di diffusione del coronavirus, è altrettanto doveroso che le aziende concessionarie del trasporto pubblico che ben conoscono il numero degli abbonati, provvedano con urgenza al trasporto degli abbonati studenti con mezzi bis e/o tris che sulla tratta in argomento possano consentire agli studenti di raggiungere la scuola al mattino e all’ora di pranzo di ritornare a casa.
Sono giorni che l’Arcivescovo riceve telefonate e messaggi dagli studenti e dai genitori infastiditi per il disservizio del servizio pubblico di trasporto che sta creando problemi alle famiglie residenti a Macchia e agli studenti che restano a piedi perché i pullman sono già pieni, per cui i genitori sono costretti a provvedere con mezzi propri al trasporto dei giovani studenti a scuola.
Al rientro, poi, dopo le 12,30, se per la calca non possono salire sul pullman, gli studenti devono attendere i pullman successivi previsti alle 16 o alle 17. In teoria i ragazzi devono aspettare diverse ore per far ritorno a casa.
L’Arcivescovo auspica, facendosi voce degli studenti di Macchia, che per l’attenzione delle aziende di trasporto pubblico, nelle fasce orarie di entrata e uscita da scuola, si provveda presto a intensificare le corse con più pullman in servizio visto che gli automezzi pubblici possono essere riempiti solo per 80%.
Con stima invio cordialità».

Il tema non è nuovo, anzi, se ne parla da anni, ma le cose restano al palo.

Non è la prima volta che a Torremaggiore, come del resto in tanti altri centri urbani, con una “X” vengono contrassegnati gli alberi che devono essere abbattuti per l’incolumità dei cittadini. Ovviamente, e si spera, che la rimozione definitiva di decennali alberi dal fusto grande, alto e dalle radici che cercano terreno e si fanno strada sulle strade (scusate il gioco di parole), sia  il frutto di un’attenta e scientifica analisi e valutazioni di agronomi, piuttosto che di conviviali decisioni assunte dall’oggi al domani. Ciononostante, per la sicurezza urbana qualcosa è stato fatto, anche se poco in realtà.

Il 10 settembre alle ore 21:49 sulla pagina facebook del Sindaco Emilio Di Pumpo, è stato pubblicato un post sul taglio e smaltimento degli alberi pericolosi presenti a Torremaggiore.

«Si comunica che l’Amministrazione Comunale deve provvedere al taglio e allo smaltimento di alberi pericolosi e/o problematici in diverse aree comunali.

Tale decisione, sofferta ma inevitabile, è stata presa in seguito agli eventi meteorici occorsi nella notte del 14 maggio u.s. che hanno generato diversi crolli di alberi e scosciature di branche causando danni anche a strutture ludiche poste all’interno della pineta comunale e di altre zone a verde del comprensorio urbano. Negli scorsi mesi si è provveduto al taglio e allo smaltimento solo delle alberature a rischio crollo imminente per garantire la sicurezza delle aree utilizzate e frequentate quotidianamente. Adesso si rende necessario e non più procrastinabile valutare quali e quanti interventi adottare nell’intero comprensorio comunale su soggetti arborei a rischio crollo perché vistosamente deviati dalla verticale, con evidenti segni di marciumi o con vistose scosciature e con branche pendenti, al fine di scongiurare eventuali e possibili nuovi crolli in occasione di eventi meteorici di notevole intensità, per maggiore salvaguardia dell’incolumità pubblica e privata. Nel pieno rispetto della biodiversità, però, tali operazioni sono state programmate nel prossimo periodo autunnale, fatte salve le predette operazioni d’urgenza. Questa mattina abbiamo iniziato le operazioni di verifica e controllo degli alberi, marcando con vernice rossa gli alberi malati o a rischio caduta e pericolosi che dovranno essere abbattuti. Resta comunque inteso che per ogni albero abbattuto questa Amministrazione Comunale provvederà alla sostituzione con altro albero, onde consentire gli stessi benefici per la salute e per la qualità dell’aria. Le nuove piante, latifoglie di altezza media metri 2, saranno piantumate in autunno inoltrato al fine di favorire l’attecchimento, considerando che la pianta va in dormienza. Tagliare un albero è sempre difficile e triste, ma talvolta assolutamente doveroso. Come sindaco sento il dovere di tutelare l’incolumità dei cittadini, perché un albero si può sempre ripiantare, una vita umana no».

Così recita il post del Sindaco di Torremaggiore, che non è sfuggito ai cittadini, chi a favore, chi contrario.

Tuttavia il tema “alberi pericolosi” è annoso. Non è solo di questa Amministrazione, ha interessato anche le precedenti, pertanto è doveroso affermare che non ha colore politico, se non quello del verde degli alberi o del marrone delle piante morte.

Ascoltando diversi cittadini, intervistati in questi giorni, il tema preponderante è stato la pineta, quel luogo che a Torremaggiore è tanto amato, frequentato da tutti, ma temuto, e perciò diventa off-limits quando forti venti e piogge copiose (ormai di casa da queste parti) minano la stabilità degli alberi ad alto fusto.

Inoltre, alcuni cittadini lamentano anche che nella zona Piazza Incoronazione persistono fioriere con aiuole ormai seccate. Forse la loro morte è dovuta all’incuria pubblica non tenendo conto di innaffiarle durante il periodo eccessivamente caldo? Lo chiedono i cittadini, rivolgendo la domanda all’Amministrazione comunale, suggerendole che sarebbe bastato chiedere una collaborazione ai tanti agricoltori, che sicuramente si sarebbero messi a disposizione, come accaduto in altre situazioni. Come pure, chi è stato intervistato, e la platea comprende persone di ogni età, sesso, estrazione sociale, si domanda perché in alcune zone dove da tempo mancano gli alberi non si procede con la loro sostituzione, semmai di diversa famiglia e più consone alla piantumazione urbana.

Il tema è serio, oltre che annoso. Da anni a Torremaggiore si parla, e ripetiamo si parla..., di appalti pluriennali per la riqualificazione del verde pubblico e invece si assiste a soluzioni tampone che non mirano a risolvere il problema del verde. Infatti vengono assegnati lavori con appalti di un anno o anche meno e riaffidamenti, giustificati con l'urgenza e nelle more del nuovo appalto.

Torremaggiore fiorieresecche set2020

Le fioriere "seccate"

Sarebbe il caso che almeno questa Amministrazione pensi e poi attui un piano pluriennale, con interventi riqualificanti e che garantiscano sicurezza urbana, decoro urbano, verde urbano (e non piantumazioni che seccano), e offrano lavoro.

Un piano che metterebbe una pietra sopra ai precedenti, sempre frammentari, incompiuti e risultati insoddisfacenti, sia come intervento, sia come durata.

Da quello che si legge nel post pubblicato dal Sindaco Di Pumpo sulla sua pagina facebook, pare che a breve vi sarà un altro appalto. Rendendo nota la notizia, a chi abbiamo intervistato, molti hanno annuito e altri sorriso con smorfia. Una cittadina, invece, ha detto: «A Torre non ci sono colori, non esistono aiuole curate. Viviamo in un paese tutto piatto». Un giovane ascoltando la signora ha voluto dir la sua: «Ma qui c’è un verde pubblico?». Affermazione ripresa da altri che, sostanzialmente, lamentano mancanza di aiuole, fiori, piante, prati verdi, affondando il dito nella piaga del solito taglio dell’erba lasciata seccare in terra, della potatura ritardataria in base ai tempi stagionali previsti dall’agronomia.

Tra gli atti posti in essere dalla precedente amministrazione, è doveroso ricordare all’opinione pubblica che nel 2018 (Amministrazione Monteleone) venne bandito un appalto per un anno (D.G. n.64 dell’08/03/2018) aggiudicando i lavori alla Cooperativa “La Fontana (determina n. 338 del 12/07/2018).

Circa un anno dopo, nell’agosto 2019 (Amministrazione Di Pumpo), essendosi concluso il contratto di appalto il 15 luglio 2019, nelle more della nuova gara affidò determinati lavori (determina n.328 del 23/08/2019) sempre alla Cooperativa Fontana fino al 31/12/2019.

Infine, con D.G. n. 16 del 28/01/2020 si impartivano direttive circa una proroga degli appalti in essere fino al 31 luglio 2020, ma poiché la Cooperativa Fontana aveva già ricevuto di fatto una proroga (un riaffidamento) si procedette con determina n. 131 del 09/04/2020 ad un affidamento diretto tramite Mepa alla ditta “LIBERO – consorzio di cooperative sociali” fino al 31 dicembre 2020.

Nel frattempo del nuovo appalto non c’è traccia sull’albo pretorio, ma su facebook si scrive di lavori imminenti.

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Con un invito a leggere e riportare ciò che ha scritto, da Monte Sant’Angelo Michele Rinaldi, sanitario in forza al reparto di ortopedia e traumatologia nell’ospedale di San Giovanni Rotondo, fa una sua analisi sulle motivazioni delle lunghe attese nei corridoi dei pazienti giunti per soccorso, ponendo l’attenzione su quelli previsti per i reparti di ortopedia e traumatoolgia. Ospedali affollati e reparti saturi per colpa di chi o cosa? Nessuno mai ha pensato al riadeguamento degli spazi per il distanziamento da rispettare come descritto nelle norme governative anti-CoVid? E che si dice sui plessi sanitari chiusi in questi anni dalla Regione Puglia? E sulle riconversioni che si potrebbero attuare?

Michele Rinaldi ce lo spiega nella sua Lettera Aperta di seguito pubblicata.

«Premetto che non mi va di difendere e di accusare nessuno, ma vorrei far presente che la questione sanitaria da marzo scorso è cambiata tantissimo, sia dal punto di vista pratico che a livello logistico. Pertanto è poi facile additare e puntare il dito verso le strutture sanitarie a cui si accede, per eventuali prestazioni di pronto soccorso e nella fattispecie di ricovero.

Come ben tanti sanno, lavoro da tantissimi anni in ortopedia e traumatologia nell’ospedale di San Giovanni Rotondo.

Da marzo scorso, per via del noto virus, che ormai tutti perlomeno conosciamo con il nome di coronavirus, il reparto sopra citato ha subito una notevole riduzione di posti letto. Infatti prima di marzo scorso era adibito a ben 70 posti letto, oggi, per via del distanziamento da rispettare tra un paziente ed un altro, è adibito a 20 posti letto. Ciò è dettato da organi di governo centrale e regionale.

Descritto questo importante punto, voglio far presente che i vari utenti traumatizzati vengono trasportati a San Giovanni Rotondo per le cure e l'assistenza dei vari casi da sottoporre ad interventi chirurgici e relativa assistenza post-operatoria.

È facile da parte di tutti poi accusare, sparlare e puntare il dito se il reparto è saturo. Isole Tremiti, Vieste, Peschici, Vico del Gargano, Rodi Garganico, Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Ischitella, Mattinata, Macchia, Monte Sant’Angelo, Zapponeta, Carpino, Apricena, San Marco in Lamis, San Severo (possiede reparto di ortopedia), Margherita di Savoia, San Giovanni Rotondo, Foggia (nonostante possiede due reparti di ortopedia ), Manfredonia (possiede reparto di ortopedia), Termoli (possiede reparto di ortopedia), Barletta (possiede reparto di ortopedia) e altri che sicuramente dimentico in questo momento (forse sarà l’età…), attingono trasportando i vari pazienti a San Giovanni Rotondo.

Con 20 posti a disposizione e i vari appoggi che si fanno quotidianamente in altri reparti, la colpa di un’eventuale mancanza di posto letto è da additare a chi con notevole difficoltà dirige l'ospedale di San Pio, vista l'attuale situazione?  

Intanto chi ha i vari reparti di ortopedia, con un bilancio annuale nettamente in negativo vista l’inoperosità, che fa?

Invece di decretare definitivamente la chiusura del reparto di ortopedia o di riconvertirlo in altro che porta ricoveri e cura, si va a risanare il bilancio con i soldi di tutti noi e si va avanti così in eterno.

Mi auguro che chi ha potere politico-amministrativo intervenga per porre fine a tutto questo.

Cari cittadini della Provincia di Foggia a voi le riflessioni e critiche»

a cura del prof. Giuseppe Piemontese -Società di Storia Patria per la Puglia

«Ringrazio sentitamente il nostro concittadino Michele Lauriola, Presidente dell’ArcheoClub di Monte Sant’Angelo, per l’ottimo articolo riguardante la mia lettera al Sindaco sul decoro urbano. Una lettera che ha avuto molto consenso e ha dimostrato che ormai l’opinione pubblica sta acquistando una nuova coscienza e conoscenza per quanto riguarda la conservazione e la valorizzazione del proprio patrimonio storico-culturale, specie se esso riguarda il decoro urbano e quindi i palazzi storici della città. Palazzi che per la maggior parte sono in un completo abbandono, così come le facciate degli immobili che si trovano lungo il corso principale della città. Il tutto  in uno stato di inaudita bruttezza architettonica e ambientale, con pezzi di cornicioni pericolanti e senza sicurezza per i cittadini. Facciate di immobili abrase dal tempo e dall’umidità, senza che i singoli proprietari intervengano per ripristinare il decoro urbano e mettere in sicurezza soprattutto i palazzi storici.
Inoltre ringrazio anche l’Ing. Vincenzo Simone, che attraverso la sua lettera ha voluto ribadire l’importanza del decoro urbano per una città come Monte Sant’Angelo, quale città dai due Siti UNESCO, ma soprattutto la necessità di un organico intervento urbanistico di recupero e  di valorizzazione dell’esistente. Nell’articolo si fa presente che forse è giunto il momento che, prima di ricevere le diffide dal Comune per quanto riguarda la pericolosità dello stato di abbandono dei vari palazzi storici, i singoli proprietari  potrebbero sfruttare l’occasione  che lo Stato propone per quanto riguarda gli sgravi fiscali. Inoltre il nostro primo cittadino, dovrebbe obbligare per legge i singoli proprietari a ristrutturare i loro immobili, così come ha fatto il sindaco di Ostuni.

Da anni ormai il nostro patrimonio architettonico, sia nel Centro storico che nella Città consolidata, è abbandonato e privo di qualsiasi intervento pubblico e privato, con facciate ormai decrepite e abrase dalla povere e dal tempo, oltre che dall’umidità crescente. Vedi per esempio le pareti della Pro Loco, in  Via Reale Basilica n. 38-40, un bene pubblico, che rispecchia lo stato di degrado della nostra città, situato proprio lungo il Corso, come del resto vi sono molti altri immobili, ormai del tutto abbandonati e tenuti in maniera indecorosa, fra cui il portale e la facciata in Via Reale Basilica n 68. di proprietà della famiglia Prencipe, le facciate esterne del Palazzo Basso, il prospetto esterno degli immobili situati in Via Castello n. 1-3 e così via 

Oggi voglio sottoporre all’attenzione cittadina, e anche all’attenzione della nostra Amministrazione comunale, lo stato di degrado e di mancanza di sicurezza soprattutto di due Palazzi storici, quello dei Grimaldi, in Via Reale Basilica,  proprio di fronte il Santuario di San Michele e  Palazzo Ciampoli, situato in Corso Garibaldi n. 43. Due Palazzi storici simboli della feudalità garganica e dei cosiddetti “galantuomini”, che condizionarono per secoli la vita cittadina garganica.

PALAZZO GRIMALDI fu costruito nel 1750 dall’ultima erede dei Grimaldi, la principessa di Gerace Maria Teresa, la quale, non potendo più sostenere l’aggravio di spesa che il castello sua dimora richiedeva, si fece costruire adiacente la Basilica il “Palazzotto Nuovo”, così chiamato perché di nuova costruzione in stile barocco. Nel Settecento si entrava attraverso un grande portone, ormai abbruttito dal tempo, che si trova attualmente murato su Via Carlo d’Angiò proprio di fronte la Basilica. Solo successivamente fu aperta un’altra entrata su via Reale Basilica n. 4. Oggi si entra, quindi, attraverso questo portone che dà in un androne coperto e si accede, poi, salendo diversi scalini, in un ballatoio scoperto, con al centro la scalinata. A piano terra si trovavano la stanza del guardiano, due camere adibite a carcere, la stalla e il pagliaio. Per mezzo di una scalinata di 27 gradini, di pietra dura, si accede all’appartamento composto di parecchi vani e accessori.  Il Palazzo oggi è tenuto in pessime condizioni. La facciata è

caratterizzata da ampi balconi in stile barocco, ornati da eleganti sculture e decorazioni. Internamente è stato ristrutturato secondo le necessità dai proprietari che si sono avvicendati. I Grimaldi sono stati i più grandi feudatari del Gargano. Il feudo di Monte Sant’Angelo fu acquistato nel 1552 da Gerolamo Grimaldi, che lo trasmise ai suoi discendenti per ben 250 anni. Fino al 1729 il barone Giovanni Grimaldi, con la moglie Margherita Doria, abitava nel castello di Monte Sant’Angelo, circondato da un gran numero di camerieri, guardiani, damigelle, maestro di corte, segretario ecc. Forse a causa di tanto benessere e di tante spese di rappresentanza, nel 1750, la figlia Maria Teresa, lasciò la vecchia residenza del castello e si trasferì nella nuova, appunto l’attuale Palazzo Grimaldi. La principessa, però, a causa di molte obbligazioni contratte con il Governo napoletano, si disfece del feudo  e lo vendette nel 1802 al Comune di Monte S. Angelo, al prezzo di 30.000 ducati, così come risulta da un documento depositato presso la Biblioteca Comunale di Monte S. Angelo “Istrumento di compravendita fatto dall’Università di Montesantangelo del feudo della città medesima” dell’illustre Principessa di Gerace. Il palazzo fu poi rivenduto, dopo tempo, a un ricco signore di Monte, Donato Simone. Il figlio di Donato, che ereditò il palazzo, andò in rovina e lo vendette a Vincenzo Amicarelli, filosofo e avvocato di gran fama, chiamato il “Leone di Puglia” per la bravura nel difendere le cause. La figlia di Vincenzo Amicarelli, Rosalia, lo vendette, a sua volta, a Fabrizio Simone per lire 100.000, che lo diede in dote, nel 1921, al figlio dr. Matteo Simone. Alla morte di questi, il palazzo è passato alle due figlie Michelina e Roxana, quest’ultima moglie del dott. Matteo Potenza, residente in Mattinata.

PALAZZO CIAMPOLI si trova in Corso Garibaldi n. 43 ed è stato costruito nel Settecento dal canonico Domenico Ciampoli, il quale viene ricordato in quanto riuscì, durante il saccheggio del santuario nel 1799 da parte dei francesi repubblicani, a mettere in salvo la croce filigranata di Federico II, gettandola nel pozzo adiacente alla Grotta, donde poi sarebbe stata tirata fuori. La costruzione si presenta con un bel portale in stile barocco, da cui si entra in un atrio interno scoperto, dove vi sono diversi locali a piano terra. Tramite una scalinata si accedeva ai piani superiori. Successivamente l’aspetto esterno venne rimaneggiato e modificato nel 1933 ad opera di

Simone lo Russo, sicché oggi è difficile separare le parti originali da quelle contraffatte. La famiglia dei Ciampoli appartiene alla nobiltà locale, distinguendosi sempre nei momenti di bisogno della gente. Insieme ad altre famiglie, come i Rago, i Gambadoro, i Vischi, i Torres, i Cassa, i Giordani, i Ciampoli appartenevano a quelle famiglie che erano affittuari delle terre feudali e dei beni ecclesiastici.  Generalmente in queste famiglie esisteva sempre un ecclesiastico, che tutelasse i rapporti con la Chiesa, ma che salvaguardasse anche l’integrità del patrimonio ereditato quasi sempre dal figlio maggiore. Dall’elenco dei carbonari montanari risulta che  il Decurione Domenico Ciampoli era carbonaro. Tuttavia, nella prima metà dell’Ottocento, i Ciampoli risultano proprietari terrieri, i quali si arricchirono grazie alle leggi eversive della feudalità, che tolsero molte terre agli enti religiosi, per divenire in seguito possedimenti dei grandi agrari  o “galantuomini”. Dette proprietà terriere si formarono specialmente nella piana di Mattinata e nella vallata di Carbonara, oltre che nella piana di Macchia, nelle zone di Vota, Casiglia, Signoritti e Montagna.

Purtroppo, oggi, entrambi i Palazzi, sia quello dei Grimaldi, che  quello dei Ciampoli, sono ridotti allo stato di ruderi, abbandonati dai loro proprietari, con facciate fatiscenti e muri screpolati, con infissi pericolanti e vetri pensolanti, tanto da minacciare la sicurezza dei cittadini. Inoltre vi sono muri screpolati e cornicioni cadenti, con tubazioni per lo scorrimento delle acque

piovane rotte tale da creare umidità lungo la facciata esterna. Il tutto nell’incuria generale e nella mancanza di sensibilità e di responsabilità dei proprietari e delle autorità comunali. È tempo di intervenire con le leggi correnti verso i proprietari e ripristinare l’antico splendore e un adeguato e civile decoro urbano. Non è possibile, per una città UNESCO, e per il rispetto della comunità tutta, assistere a tale indecoroso spettacolo, così come non è possibile stare inermi di fronte alla bruttezza di tante facciate di immobili lungo il Corso. È tempo di un intervento pubblico verso i singoli proprietari, costringendoli per legge a intervenire e mettere in sicurezza i loro immobili, anche perchè è in gioco la bellezza e l’aspetto estetico dell’intera città, oggi

visitata da milioni di persone. A tale proposito il sottoscritto lancia un appello alla sensibilità di quanti amano il proprio paese e la sua memoria storica, nell’intraprendere qualsiasi azione contro tale stato di indecorosa situazione. Una sottoscrizione pubblica per il bene e il decoro urbano della città, visto che l’Amministrazione non si muove. Spetta a noi tutti  incominciare a prendere

coscienza e conoscenza che la città è un “bene comune” e, quindi, che essa appartiene a tutta la comunità cittadina e va difesa e tenuta in ottima condizione architettonica e ambientale. Ne va del futuro stesso della nostra città, visitata ogni anno da milioni di persone, che voglio trovare nella nostra città Arte e Bellezza. Quella Bellezza che, secondo Dostoevskij, salverà il mondo, ma che innanzitutto deve albergare in noi stessi, nella nostra mente e nei nostri cuori, in quanto cittadini del mondo. Il grado di civiltà di una nazione, di una regione, ma soprattutto di una città, sta proprio nel rispetto e nella salvaguardia del nostro patrimonio culturale,  nella nostra memoria storica, nella nostra identità, che ha fatto si che la città acquistasse, nel 2011, il riconoscimento UNESCO, quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità».

Un altro intervento del Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale di Monte Sant’Angelo a difesa del decoro e della pulizia del centro urbano de #LaCittàdeiDueSitiUNESCO.  Denunce pubbliche con piccoli moniti ma grandi messaggi di educazione, senso civico, responsabilità e amor di patria. Richieste indirizzate a cittadini e amministratori, che dovrebbero essere superflue per una località che dell’immagine e del turismo ne ha fatta una delle principali entrate economiche e invece sono all’ordine del giorno e i cittadini …commentano.

«Il corso della Città è sporco di carte, di mozziconi di sigarette, di chewing gum e di escrementi di cani.

Le chewing gam sono attaccate ovunque e si trasformano in  chiazze di colore nero.

Oltre all'igiene, sono brutte da vedere e difficili da togliere.

La Città, con due riconoscimenti UNESCO, non può e non deve tollerare l'indecorosa abitudine di sputare e buttare a terra ogni cosa. Tale abitudine rende incivile la comunità di Monte Sant'Angelo e "narrante" la sua sporcizia.

Lo sporco delle strade viene raccontato dai tanti pellegrini, che raggiungono la Grotta dell'Arcangelo Michele.

Il Santuario di San Michele è il cuore spirituale e materiale della città di Monte Sant'Angelo: un'idea accettata da tutti.

La piazza antistante all’atrio superiore della Basilica è stata, in quest'ultimo periodo, ristrutturata e si è scelto di evidenziarla, creando un bel contrasto con un’affascinante pavimentazione di pietra bianca.

A questo punto, la suggestiva piazzetta e le tante strade circostanti non  si possono lasciare sporche: piene di ogni tipo di cicche di sigarette, segnata da liquidi di rifiuti umidi e colma di chewing gum e carte.

Per non ricevere, vox populi, il terzo riconoscimento UNESCO alla "zozzeria", abbiamo invitato, alcuni giorni addietro, la Pubblica amministrazione della Città a disporre la pulizia della piazzetta, anche più volte al giorno.

È stato fatto!

Non basta: necessità un'ordinanza sindacale che vieti di buttare a terra carte, mozziconi di sigarette, chewing gum e tant'altro.

Non solo.

La Città è di tutti. Le famiglie e la Scuola hanno l'obbligo civico di educare i ragazzi a non sputare a terra le chewing gum e a tenere puliti gli spazi pubblici.

Tanto, semplicemente, per senso civico.

Farlo non è un atto eroico, ma un gesto semplice di educazione».

Movimento24agosto EquitàTerritoriale Circolo Monte Sant'Angelo- Gargano

Come scrive il Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale di Monte Sant’Angelo, ci son voluti due loro interventi, a mezzo stampa, per ridare decoro alla piazza antistante la Basilica di San Michele Arcangelo, da diversi giorni rimasta sporca. Entrare nei dettagli è il ripetersi delle solite denunce pubbliche che un Comune non dovrebbe mai ricevere se davvero tiene al decoro urbano e alla rispettabilità di un luogo e dei suoi cittadini. Quella piazza è un emblema di Monte, è visitata, fotografata, filmata, immortalata dai turisti e fa il giro del mondo. Non c’è bisogno di soffermarsi. Ora quella piazza è stata ripulita, sperando che rimanga tale e che la pulizia non sia un atto da ricordare, ma dovuto.

«La vergogna è il rimorso per ciò che si è fatto o non si è fatto.
L'aver lasciato la piazzetta antistante l'atrio superiore del Santuario di San Michele Arcangelo in uno stato di indecorosa sporcizia ha provocato l'indignazione, che permane.
Certo, chi è chiamato a provvedere, si deve vergognare.
Pulire una normale via non è un atto eccezionalmente meritorio, ma semplicemente ordinario.
Questo rilievo è ovvio, scontato.
Colui che incarna il potere pubblico, protempore, l'igiene urbana la deve garantire, assicurare ogni giorno e non saltuariamente.
Dopo quanto già visto, ci auguriamo che venga prestata la dovuta attenzione non solo all'igiene, ma, anche, ai beni comuni della città, che sono tuttora abbandonati.
Facciamolo, semplicemente per non vergognarci».

Movimento24agosto Equità Territoriale

FOCUS
- “La pavimentazione dell'atrio del Santuario non deve essere sporca”, la denuncia del Movimento24agosto Equità Territoriale di Monte Sant’Angelo
- La piazza del Santuario di San Michele è ancora sporca. Il M24A-ET di Monte Sant’Angelo richiama all'attenzione l'Amm.ne comunale

Sono trascorsi alcuni giorni da quando la sezione di Monte Sant’Angelo del Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale ha denunciato pubblicamente un disservizio urbano. Con la nota “La pavimentazione dell'atrio del Santuario non deve essere sporca”, la denuncia del Movimento24agosto Equità Territoriale di Monte Sant’Angelo, si esortava l’Amministrazione comunale a mantenere pulita la suggestiva piazzetta antistante la Basilica di San Michele Arcangelo. Ad oggi la richiesta è rimasta inevasa e il M24A-ET ritorna sul problema. Stiamo parlando dell’area dell’ingresso principale della Basilica, visitata, fotografata, filmata, ammirata da turisti di tutto il mondo, che al suo interno conserva e protegga la Sacra Grotta di San Michele Arcangelo, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO.

La piazza del Santuario di San Michele è ancora sporca
“Alcuni giorni fa, il Movimento24agostoEquitàTerritoriale ha evidenziato la sporcizia che caratterizza la piazza di pietra bianca antistante l'atrio superiore della Basilica di San Michele, patrono della Città.
È vano dirlo: nessuno ha provveduto a pulirla.
Di tanto, la Pubblica Amministrazione di Monte Sant'Angelo non ha fornito alcuna motivazione.
In attesa della naturale pioggia, c'è qualcuno che sia disposto ad avvertire la dirigenza della TECNECO che la piazzetta circostante la Basilica è il salotto della Città e, pertanto, deve essere, necessariamente e urgentemente, pulita?
Noi e la Città chiediamo troppo?
Va bene, nel comunicare ai cittadini il grande atto di "pulizia" della piazzetta e in attesa dei tempi operativi burocratici, vi segnaliamo, ancora, (scusate il fastidio, sic!) che dall'inizio di agosto i bagni pubblici delle donne di via Carlo d'Angiò sono ostruiti.
Qui si urina, ovunque!
Non ci dite che sia incivile il turista-pellegrino o chi non riesce a contenere il suo bisogno fisiologico.
Ci chiediamo:
"Perché nessuno provvede?".

Movimento24agosto EquitàTerritoriale Circolo Monte Sant'Angelo- Gargano

FOCUS
- “La pavimentazione dell'atrio del Santuario non deve essere sporca”, la denuncia del Movimento24agosto Equità Territoriale di Monte Sant’Angelo

“Il Santuario di San Michele è il cuore spirituale e materiale della città di Monte Sant'Angelo.
La piazza antistante l'atrio superiore della Basilica è stata, in quest'ultimo periodo, ristrutturata e si è scelto di evidenziarla, creando un bel contrasto con un' affascinante pavimentazione di pietra bianca.
A questo punto, la suggestiva piazzetta non la si può lasciare sporchissima: piena di ogni tipo di cicche di sigarette, segnata da liquidi di rifiuti umidi e colma di chewing gum.
Per non ricevere, vox populi, il terzo riconoscimento UNESCO alla "zozzeria", invitiamo, per adesso, la Pubblica amministrazione della Città a disporre la pulizia della piazzetta, anche più volte al giorno.
Per farlo, bisognerebbe dotare, chi è chiamato a questo compito, di una normale idro-pulitrice.
Tanto, semplicemente, per senso civico.
Farlo non è un atto eroico”.

Movimento24agosto EquitàTerritoriale Circolo Monte Sant'Angelo- Gargano

Ancora un incidente, per fortuna non grave. A rimetterci son solo le auto e qualche dolorino al conducente. Su Via del Mare, la strada provinciale che collega Foggia con l’area balneare nel sud-est del sipontino, quella del Villaggio Ippocampo, Scalo dei Saraceni, Foggia Mare, e così via da un lato a sud per Zapponeta e a nord per Siponto, poco più di tre giorni fa è stata scenario di un altro rocambolesco incidente di automobili. Nessun ferito, come anticipato, solo tanta paura e auto da rottamare.

All’altezza della rotatoria (ormai fantasma…), a circa metà strada dal centro foggiano a quello marittimo, un ‘auto non è riuscita a immettersi per tempo nella corsia di viaggio e ha proseguito diritta, rovinandosi irrimediabilmente contro il cordolo della rotatoria. Pur frenando e impattando contro la rotatoria, l’auto ha continuato per alcuni metri, ritrovandosi pericolosamente in bilico sul bordo della cunetta posta ai lati. Immediatamente il conducente, con a bordo un’altra persona, è sceso dolorante dall’auto, sospirando per non esser precipitato nella cunetta ma imprecando per i danni irreparabili all’auto.

Il canaletto lungo il margine delle strade per lo scolo dell'acqua piovana, comunemente detto “cunetta”, ormai è diventato una discarica a cielo aperto di rottami di auto; ci si trova di tutto, parabrezza, parafanghi, portiere e motori, specchietti, ruote e gomme e tanto altro. Un punto pericoloso per una rotatoria poco visibile e mal segnalata dove, o per velocità, o per assenza di illuminazione o per segnaletiche verticali divelte e orizzontali cancellate, le auto terminano la corsa ribaltandosi.

Recandosi da Ippocampo a Foggia in prossimità della rotatoria vi sono alcune bande rumorose che ne avvertono l’arrivo; dall’altra parte, c'è il nulla. È vero, la velocità ha la sua responsabilità. Ma su una strada libera, diritta, il piede affonda sull’acceleratore. Poi la sorpresa: una rotatoria all’improvviso.

rotatoria Via del mare sp73 02

La rotatoria "fantasma" sulla SP 73, Via del Mare

La SP 73, o Via del Mare, in quel tratto è sempre stata pericolosa per quella rotatoria “fantasma”, ed è sempre stata al centro di diatribe istituzionali per la manutenzione. Difatti, da Foggia fino alla rotatoria dovrebbe essere di competenza del Comune di Foggia, dopo da quello di Manfredonia. A evidenziarlo, oltre le carte stradali e topografiche in materia, sono anche i lavori del manto stradale, che nel tratto sipontino è asfaltato, in quello foggiano pieno di grosse buche (come in città... dl resto...)

L’appello? Sempre a loro, ai Comuni di Foggia e Manfredonia, appelli da anni inascoltati. Diamo sicurezza alla SP 73, Via del Mare, in tutta la sua lunghezza, a prescindere dal Comune di appartenenza. È una via molto transitata, di giorno e di notte, e star qui a litigare sui confini di appartenenza è come contendersi gli incidenti che avvengono, sperando che non scappi il morto. Se gli amministratori comunali, eletti o nominati, sindaco e commissari prefettizi, non sono in grado di garantire la dovuta sicurezza stradale, ci appelliamo al Sig. Prefetto, dott. Raffaele Grassi, affinché sia mediatore tra i due Comuni, che intervenga come Stato e Governo.

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