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Sarà la suggestiva cornice di Piazza Cesare Battisti e Corso Giuseppe Garibaldi di Foggia (Fg) ad ospitare la seconda edizione della ” Sagra del Pancotto & Vino #CcchiuFort ” manifestazione ideata ed organizzata dall’ Associazione Turistica Pro Loco Città di Foggia - Maria Carla Orsi.
L’evento. “#CcchiuFort“ è un evento che coinvolgerà tutti i cittadini della Provincia e Comune di Foggia alla riscoperta delle tradizioni e dei sapori locali della nostra Città. La manifestazione già conosciuta dal grande pubblico grazie al successo della prima edizione tornerà con grandi novità artistiche, enogastronmiche e folkloristiche. Si darà vita ad uno spettacolo unico di grande rilevanza mediatica.
L’iniziativa ha già un notevole successo sul web grazie ai social network (pagina ufficiale facebook della Pro Loco di Foggia) con centinaia di “mi piace” in attesa di conoscere la nuova edizione dove il prossimo 9 ottobre verrà presentato alla stampa il programma ufficiale. Tre giorni di spettacolo di grande qualità saranno supportati da palco, impianto luci e audio d’avanguardia con scenografie, effetti speciali, tecnici, luminarie, street food con prodotti di grande qualità e la tanto attesa “Sagra del Pancotto & Vino”. Insomma talenti, arte, valorizzazione del territorio, colori, suoni in un mix indimenticabile e al tempo stesso occasione di rilancio per il nostro territorio. La realizzazione dell’iniziativa è stata possibile grazie alla Regione Puglia (Assessorato al Turismo), Unpli Nazionale, Comune e Provincia di Foggia.
Questa foto ha ottenuto più di 30 LIKE nel gruppo Monte Sant'Angelo da fotografare (Gruppo Facebook, clicca qui), per alcuni giorni diventa immagine di copertina. Se volete iscrivetevi al gruppo e troverete tante altre belle immagini della nostra città UNESCO".{gallery}Fotografare/Altro{/gallery}
Sostenibilità della pesca a Manfredonia Firmato il progetto pilota, della durata di 12 mesi, al quale concorreranno vari soggetti, senza prescindere dal coinvolgimento attivo degli operatori. E’ stata sottoscritta venerdì scorso, 28 settembre 2018, la convenzione tra il Ministero delle Politiche agricole e forestali e il Comune di Manfredonia per l’attuazione del progetto ‘Iniziativa pilota per l’attuazione di percorsi innovativi finalizzati a promuovere la sostenibilità ambientale, economica e sociale della pesca nel compartimento marittimo di Manfredonia’. Il progetto era stato preparato con delibera di Giunta del 31 gennaio 2017 e il Ministero, accogliendo la proposta dell’Amministrazione comunale, aveva trasmesso una proposta di convenzione. E’ iniziata, così, una serie di corrispondenze per definire chiaramente “il ruolo del Comune di Manfredonia e le attività da porre in essere al fine di conseguire efficacemente gli obiettivi progettuali”.
La proposta progettuale, definita su richiesta della Direzione generale della Pesca marittima e dell’Acquacoltura del Mi.P.A.A.F., è tesa ad “avviare un’iniziativa pilota, per la durata massima di 12 mesi, attraverso cui poter sviluppare percorsi innovativi per la promozione di una pesca sostenibile, attraverso il coinvolgimento delle marinerie”, scrive il dirigente delegato, l’ingegnere Antonello Antonicelli, avvalendosi del fatto che la marineria di Manfredonia vanta già “precedenti e consolidate esperienze di progettazione finalizzate alla salvaguardia degli equilibri ambientali, che hanno visto un’ampia partecipazione della categoria”. “La nuova politica comunitaria si pone l’obiettivo dell’utilizzo sostenibile e duraturo delle risorse marine, raggiungibile attraverso iniziative volte a sviluppare o introdurre nuove conoscenze tecniche e organizzative in grado di contribuire a ridurre l’impatto delle attività della pesca sull’ambiente.
Per fare ciò è necessario attuare un programma strategico di sviluppo che tenga in considerazione diversi elementi e che abbia quale punto di arrivo la tutela e la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi acquatici, in giusto equilibrio con la necessità di garantire la redditività ed il mantenimento di competenze professionali proprie delle imprese di pesca”. “Nella Puglia, Manfredonia presenta ad oggi una delle flotte pescherecce più grandi dell’Adriatico, caratterizzata da un’ampia composizione del naviglio e da una diversificata composizione dei sistemi di pesca: elementi che permettono di sperimentare percorsi condivisi che portino alla definizione di protocolli codificati”, si legge nel progetto di fattibilità tecnica ed economica approntato dal dirigente Antonicelli.
“In quanto programma articolato, esso non può prescindere dal coinvolgimento dei diversi attori che concorrono a definire lo scenario di riferimento; e questo partendo da quanti conoscono, nel dettaglio, la singola realtà territoriale, passando per quanti effettuano studi e ricerche nel settore della pesca e dell’acquacoltura, fino ad arrivare a strutture formative e agli stessi pescatori”. “Il Comune di Manfredonia – aggiunge il sindaco, Angelo Riccardi - svolge un ruolo centrale nel progetto, per assicurare il coordinamento delle iniziative ed il pieno coinvolgimento degli operatori della pesca riuniti nell’Osservatorio della Pesca”. Tutte le iniziative di carattere innovativo e sperimentale previste necessitano dell’attività di campo con il coinvolgimento ed il consenso degli operatori che, preventivamente formati ed informati, dovranno rispettare i protocolli attuativi previsti. Il progetto, che si articolerà su 12 mesi, prevede lo svolgimento delle seguenti azioni:
1. Analisi del contesto ambientale e socioeconomico di riferimento;
2. Individuazione di misure idonee, finalizzate a determinare una maggiore selettività degli attrezzi utilizzati nella marineria di Manfredonia;
3. Formulazione di un set di indicatori specifici per la marineria di Manfredonia, per valutare l’efficacia di gestione della pesca e l’impatto sulle risorse;
4. Definizione di misure organizzative e gestionali che permettano di ridurre gli impatti, anche in un’ottica di utilizzo degli “scarti” in linea con i principi propri di un’economia circolare;
5. Verifica quali-quantitativa degli scarti di pesca e dei rigetti al fine di concorrere ad un loro contenimento per la conservazione delle risorse che non hanno interesse commerciale ed eventuale utilizzo;
6. Definizione di elementi di diversificazione delle attività di pesca finalizzati ad un contenimento degli sforzi di pesca;
7. Azioni di comunicazione e pubblicità dell’iniziativa;
8. Coordinamento.
Tutte le fasi progettuali vedranno momenti di confronto ed incontri formativi e informativi in modo da garantire il pieno coinvolgimento degli operatori e creare una cultura che miri ad uno sfruttamento sostenibile e duraturo delle risorse. “L’Amministrazione comunale – commenta l’assessora alle Attività produttive, Innocenza Starace – riconosce, attraverso le azioni messe in campo, l’importanza economica e sociale della marineria sipontina. Ringrazio, quindi, l’assessora Zammarano per il lavoro svolto e, convinta della necessità di un’unità con tutta la marineria, mi farò promotrice del risultato condiviso con tutti i partner del progetto ottenuto”.
Donato “Dodi” Battaglia è nato a Bologna il 1° giugno 1951 ed ha 4 figli: Sara e Serena avute dall'americana Louise Van Buren, Daniele avuto da Loretta Lanfredi, Sofia avuta dalla moglie Paola Toeschi.
Proveniente da una famiglia di musicisti (il padre suonava il violino, un nonno il piano, uno zio la chitarra), Dodi riceve a 5 anni il suo primo strumento, una fisarmonica, e comincia ad andare a lezione imparando a leggere la musica ancor prima di imparare a leggere e scrivere. All'età di 13 anni, dopo quasi 9 anni di fisarmonica, esplode la passione per la chitarra elettrica, grazie alla scoperta degli Shadows, guidati dal chitarrista Hank Marvin, leggendario musicista idolo di chi in quegli anni cominciava a suonare la chitarra e citato come ispiratore da artisti come Eric Clapton, David Gilmour, Brian May, George Harrison, Mark Knopfler, Neil Young, Jeff Beck, Pete Townshend, e Ritchie Blackmore.
Accompagnato e consigliato dallo zio chitarrista, Dodi compra una chitarra classica ed inizia a prendere lezioni frequentando un corso collettivo presso cui, dopo solo quattro mesi , avvantaggiato dagli studi fatti per la fisarmonica, comincia a dare lezioni ad altri ragazzi, dimostrando una innata e non comune dimestichezza con lo strumento.
Da lì ad un anno comincia a suonare in vari gruppi dell'area bolognese, a partire dai Nobles passando per i Rigidi R&B ed approdare infine nei Judas. Il passo successivo è entrare a far parte dei Meteors, un’orchestra che aveva una discreta attività che la vede in un’occasione, con Dodi in formazione, ad aprire addirittura una serata in cui l’attrazione era Jimi Hendrix.
Notato da Valerio Negrini e Roby Facchinetti già da quando militava nei Nobles, gli viene chiesto quando ancora aveva 17 anni di entrare a far parte dei Pooh al posto di Mario Goretti, che avrebbe lasciato il gruppo dopo gli impegni dell’estate del 1968.
Entusiasta accetta; in quei primi anni i Pooh cavalcavano la scia del buon successo riscosso da "Piccola Katy" e Dodi, nonostante l’innata timidezza, aveva una ottima presenza scenica unita alla notevole maestria con lo strumento.
Quasi da subito vengono scoperte anche le sue doti canore, portandolo ad esordire quasi immediatamente come voce solista in “Buonanotte Penny”, che comunque resterà un episodio isolato nel periodo Vedette.
Quando il gruppo passa alla CBS e sotto l’egida del produttore Giancarlo Lucariello, questi lo convince a mettersi in gioco come cantante, facendogli interpretare il brano "Tanta voglia di lei", il più grande successo del gruppo, rendendo quindi non solo la sua chitarra ma anche la sua voce elementi peculiari e caratterizzanti del suono dei Pooh.
I grandi successi, nonché pietre miliari della loro discografia, in cui la sua voce è ormai imprescindibile sono innumerevoli, da “Noi due nel mondo e nell’anima” a “Infiniti noi”, da “Parsifal” a “Dove sto domani”, da “Che vuoi che sia” a "Canterò per te", primo singolo dei Pooh da lui firmato che attesta la sua crescita anche come autore.
Firma infatti da solo le musiche di alcune fra le più intense e particolari canzoni del gruppo, a partire dalla primissima "Io in una storia", a cui in ordine sparso negli anni si aggiungono, solo per citarne alcune, "50 primavere", "Buona fortuna e buon viaggio", "Ci penserò domani", "Comuni desideri", "Danza a distanza", "Dietro la collina", "Diritto d'amare", "Due donne", "E arrivi tu", "Gitano", "I bambini ci guardano", "Il cuore tra le mani", "In diretta nel vento" , "Io sto con te", "Io vicino io lontano", "Isabel", "La ragazza con gli occhi di sole", "Lei e lei", "Mai dire mai", "Mezzanotte per te", "Padre a vent'anni", "Quel che non si dice", "Santa Lucia", "Scusami", "Senza musica e senza parole", "Stella", "Una donna normale", "Venti", "Vienna", "Vita" e "L'altra donna".
Il buon lavoro in tandem con gli altri compositori del gruppo è ben rappresentato ad esempio da brani come "Air India", "Dialoghi", "Mediterraneo", "Orient Express", "Una domenica da buttare", "Uno straniero venuto dal tempo" e "L'anno, il posto, l'ora".
La sua attività come autore lo vede firmare anche canzoni per Riccardo Fogli, Irene Fargo, Mia Martini, Lena Biolcati, Lorella Cuccarini, Massimo Ranieri, Alice, Daniele Battaglia e Annalisa Minetti.
Dodi Battaglia ha al suo attivo più di 140 brani pubblicati, dei quali più di 70 sono stati composti per i Pooh.
Come musicista Dodi annovera numerosi premi, fra cui nel 1981 quello conferitogli dal prestigioso giornale tedesco "Die Zeitung" come miglior chitarrista europeo, confermato nel 1986 da parte della rivista “Stern”. Poi per i due anni consecutivi anche la critica italiana, sebbene tardivamente, lo decreta miglior chitarrista italiano, il primo anno su tutti poi come chitarrista pop.
Nel 1986 gli è stato conferito dal Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana.
Il 24 luglio 2017 ha conseguito il Diploma Accademico Honoris Causa di secondo livello in "Chitarra elettrica jazz" presso il Conservatorio "Egidio R. Duni" di Matera.
Il 13 novembre 2017 ha conseguito la Laurea Magistrale in "Storia della Musica Pop Italiana" con la concessione della lode presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro".
Il 04 dicembre 2017 il direttore e la redazione di "Autosprint" hanno incluso Dodi nella rosa di quanti hanno ricevuto il prestigioso premio "Caschi d’Oro 2017", il vero e proprio Oscar consegnato ogni anno dalla rivista a quanti si sono distinti nel campo dell'automobilismo sportivo.
Grandissimo collezionista di chitarre (ne possiede circa cinquanta), si è visto dedicare due chitarre “signature”, rispettivamente dalla Fender e dalla Maton, che hanno realizzato dei modelli su sue specifiche indicazioni.
La Fender ha prodotto nel 1997 la Fender Dodicaster, una signature model in edizione limitata su specifiche di Dodi. Dopo il prototipo (custodito nel museo di Guitar Ranch a Verona), la Fender ha realizzato due esemplari definitivi (recanti il nome “Dodi” al dodicesimo tasto) ed i rimanenti della serie. Caratterizzati dalla grande accuratezza della realizzazione, hanno il manico in acero monoblocco con verniciatura satinata, due pickup “single coil” ed un “humbucker” (splittabile con apposito comando) e ponte “Floyd Rose”.
La Maton, dal suo canto, ha impiegato quasi due anni di studio e lavoro per realizzare la chitarra che ambiva offrire a Dodi un suono acustico originale, la ECJ85 “Dodi Battaglia” prodotta nel 2000 in serie limitata.
Come solista, Dodi ha inciso due album. Il primo nel 1985, "Più in alto che c'è?!", scritto interamente in compagnia del suo amico fraterno Valerio Negrini con la sola eccezione della title-track scritta con Vasco Rossi, che compare anche nel disco come ospite, bissato nel 2003 dall’album strumentale acustico "D'assolo", ristampato nel 2012 con una bonus track dedicata all’amico e concittadino Lucio Dalla scomparso in quell’anno. Altra testimonianza su disco dell’attività di Dodi al di fuori dei Pooh è l’album “Walzer d’un blues” inciso dal supergruppo “Adelmo e i suoi Sorapis”, composto da Dodi, Zucchero, Maurizio Vandelli, Umbi dei Nomadi, Fio Zanotti e Michele Torpedine. Del 2015 è "Dov'è andata la musica", inciso con Tommy Emmanuel.
Tra le tante collaborazioni in ambito italiano, Dodi appare in lavori di Vasco Rossi (sua la chitarra nei brani "Una canzone per te", "Va bene va bene" e "Toffee"), Al Di Meola, Tommy Emmanuel, Gino Paoli, Enrico Ruggeri, Raf, Gianluca Grignani, Mia Martini, Giorgio Faletti, Gianni Fiorellino, Alice, Capsicum Tree, Chitarre d’Italia, Delia Gualtiero, Irene Fargo, Lena Biolcati, Lorella Cuccarini, Massimo Ranieri, Riccardo Fogli.
Dapprima appassionato di tango e walzer quando suonava la fisarmonica, Dodi in seguito ha orientato i suoi gusti musicali la musica italiana degli anni '60 e vari artisti stranieri del periodo fra cui Shadows, Beatles, Jimi Hendrix, Chicago, Bee Gees e successivamente l’area prettamente fusion in cui spaziavano Chick Corea e Al Di Meola (da soli o con i Return To Forever) Pat Metheny e John McLaughlin, arrivando oggi ad essere comunque attento a quanto la scena musicale internazionale propone, ad esempio The Edge o Steve Lukather, a testimoniare la sua innata e viscerale passione per tutto quanto è chitarra. Modestamente e ironicamente lui si è sempre definito solo come “il più bravo chitarrista dei Pooh”.
Dodi vanta 20 anni di esperienza nelle gare automobilistiche (turismo) da solo o in squadra con Giorgio Faletti, collezionando parecchie vittorie e record in pista. Oggi corre sui kart per beneficenza, con l'associazione “Kart No War”, affiliata a Rock No War. Sci, nuoto e palestra sono altri sport praticati per diletto. È tifoso del Bologna e dell'Inter.
In passato Dodi andava tutti i giorni a vedere un film, con una predilezione particolare per i kolossal americani come "Guerre stellari". Fra le sue pellicole preferite cita "L'altra faccia dell'amore" del regista Ken Russell e "Vi presento Joe Black" di Martin Brest.
Anche l'elenco dei libri letti è molto lungo; ad esso appartengono due romanzi scritti da autori che annovera tra gli amici: "L'ultima legione" di Valerio Massimo Manfredi e "Io uccido" di Giorgio Faletti. L'1 giugno 2018 si è tenuto sul lungomare di Bellaria Igea Marina (RN) il "DODI DAY - 50 anni in musica", un grande concerto organizzato in occasione del suo 67esimo compleanno e dei 50 anni di attività musicale come professionista: risale infatti a giugno del 1968 il suo ingresso nei Pooh come chitarrista, dietro invito di Valerio Negrini e Roby Facchinetti. Gli artisti che hanno accettato l'invito a prendere parte al "DODI DAY - 50 anni in musica" sono stati: Stefano D'Orazio, Marco Masini, Gigi D'Alessio, Enrico Ruggeri, Luca Carboni, Mario Biondi, Silvia Mezzanotte, Mietta, Maurizio Solieri, Fio Zanotti, Ignazio Boschetto de Il Volo.
Si è svolta la ssecolare processione in onore a San Michele Arcangelo, una marea di gente che ha percorso le vie cittadine. Una bellissima tradizione che unisce la comunità montanara sotto le ali protettrici del Santo Patrono.
Foto di Donato La Torre e Celestino Furii
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Celebrazione Eucaristica solenne di San Michele Arcangelo - 29/09/2018.
E’ stato presentato, venerdì scorso 21 settembre, nella sala convegni del santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo l’ultimo libro del dott. Alberto Cavallini, storiografo montanaro, residente a Manfredonia anche se nato in realtà a Mattinata. Cavallini, storico e studioso, laureatosi all’Università di Bologna, esperto di Storia locale, direttore del periodico di comunicazione ecclesiale “Voci e Volti”, questa volta ha dato alle stampe un volume sulla figura del monaco medievale Pascasio, eremita nel Monastero di Pulsano e pellegrino presso il Santuario di San Michele intorno al VII secolo. Pascasio era un monaco irlandese che, dalla verde isola d’Irlanda, abitata da popolazioni celtiche e cristianizzata, nella prima meta del V secolo d.C., da San Patrizio, scelse di partire pellegrino verso il Monte Gargano, attirato dalla fama del santuario di San Michele Arcangelo, già meta, nell’Alto Medioevo, di intensi e continui pellegrinaggi da tutt’Europa. Del monaco Pascasio si conosce un po’ la storia grazie ad un’epigrafe in latino che costituisce la sua lapide funeraria e poi in realtà si sa poco altro, visto che gli unici documenti che parlano in qualche modo di lui, consultati da Cavallini, sono conservati nel monastero di Cassino e nella Biblioteca Capitolare di Benevento. La pubblicazione di Alberto Cavallini presenta, insomma, la poco conosciuta ma importante figura del santo monaco Pascasio, nato in Irlanda, il quale sul cadere del VI sec., ancora trentenne, abbandonò la sua terra e si fece pellegrino per Dio. “Dunque, Pascasio era un monaco – si legge nella prefazione al libro – che giunse in Italia sulla scia di tanti altri pellegrini che proprio dall’Irlanda o più in generale dal Nord Europa giunsero in Italia e vi si stabilirono tra il VI e VII secolo: tra i più famosi ricordiamo S. Frediano, vescovo di Lucca, e S. Cataldo, vescovo di Taranto. Dal lontano Paese nordico giunse sul Monte Gargano, - prosegue la prefazione al libro - attratto dalla fama del santuario micaelico, per vivere un ideale di vita cristiana espresso dal monachesimo eremitico”, di cui si contano attualmente in Italia circa 100-150 unità. “Arrivato sul Monte Gargano condusse una vita tutta ispirata all’Evangelo e in armonia col creato e all’ombra dell’amato santuario micaelico che non mancava di visitare ogni giorno; organizzò la vita monastica guidando tanti monaci nel povero monastero dell’Agnus Dei alle falde di Monte Turmite, prospiciente la strada “Scannamugghjier”, non mancando di esercitare i precetti evangelici, soccorrendo e confortando gli ultimi: malati, vedove, orfani, poveri di ogni sorta, pellegrini. Dopo più di 300 anni dalla sua morte, agli inizi del II Millennio, il monastero garganico dell’Agnus Dei custodente le spoglie di San Pascasio passò alle dipendenze dei monaci Cavensi (di Cava dei Tirreni), i quali lo ressero per poco tempo e prima di abbandonarlo ebbero cura di trasferire il corpo del santo monaco Pascasio nella loro dipendenza di Lesina, allora molto attiva, ove lo custodirono in una capsula di marmo posta sotto un altare del soccorpo della stessa chiesa lesinese. Qui la venerazione per Pascasio continuò viva per molti secoli, almeno fino al 1546, quando un forte terremoto sconvolse il Gargano e diroccò anche Lesina. Ma i monaci cavensi non trasferirono a Lesina solo il corpo di Pascasio, portarono via dall’Agnus Dei all’abbazia madre di Cava dei Tirreni anche la pietra tombale di San Pascasio del VII secolo, pubblicata nel libro, contenente un’autentica iscrizione eucologica e ritratto sintetico del santo, che ispirerà la “Traditio” ecclesiale di Pascasio e dopo alcuni secoli la VITA codice 7 della biblioteca capitolare di Benevento- ff. 101r-110r trascritta, tradotta e pubblicata. Attraverso questi documenti, l’epitaffio eucologico e la Vita, strettamente connessi alla divina liturgia, si comprende la grandezza di Pascasio, autentico uomo di Dio, venuto dal Nord Europa e santificatosi sulle balze del Gargano”. Alla presentazione del libro, venerdì sera, nella sala convegni di San Michele, c’erano anche il professor Giorgio Otranto, autore dell’introduzione al libro, il Prefetto di Reggio Calabria, dott. Michele Di Bari, il monaco del monastero di Pulsano, Piero Distante. Giorgio Otranto ha confessato la sua ignoranza in merito alla figura di Pascasio, ammettendo che non ne aveva mai sentito parlare, e che solo grazie all’aiuto e ai suggerimenti del professor Marco Trotta, suo collaboratore nel dipartimento studi cristiano micaelici dell’Università di Bari, ha potuto ricostruire un po’ la storia della vita del santo irlandese giunto sul Monte Gargano nel VII secolo d.C. “E’ un santo le cui spoglie hanno viaggiato tanto, - ha detto Otranto – con l’epitaffio finito (dopo il terremoto che sconvolse il Gargano) a Napoli nella basilica della santissima Annunziata”. Per Piero Distante il monachesimo eremitico che conta in Europa ancora alcune centinaia di seguaci è un modo al giorno d’oggi per affrancarsi dai social, prediligendo il silenzio e la contemplazione (beata solitudo, sola beatitudo), due aspetti della vita dell’uomo che andrebbero rivalutati per ritrovare Dio e sé stessi. Il dott. Michele Di Bari, Prefetto di Reggio Calabria, ha voluto non mancare all’appuntamento della presentazione del libro di Cavallini per esprimere qualche considerazione sulla ricerca di Dio nella vita di ogni giorno, parlando dell’importanza di quella che può essere la vita ascetica, depurata dagli ostacoli della vita quotidiana. “Vita ascetica - ha detto Di Bari - che ben si attaglia al territorio garganico, tra montagna e mare, dove sorgono decine e decine di luoghi sacri e di culto, di cui il Santuario di San Michele entrato nell’Unesco 7 anni fa è il faro illuminante”. Il ricavato della vendita del libro andrà in beneficenza ai bambini di Aleppo in Siria.
Matteo Rinaldi
Si comunica che il concerto evento della Fanfara dell’Aeronautica Militare (3^ Regione Aerea) si terrà, sempre alle ore 20:00, presso l’Auditorium “Beato Bronislao Markiewicz”.