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«Il giorno in cui il potere dell'amore supererà l'amore per il potere, il mondo conoscerà la pace» (Mahatma Gandhi).

Con questo messaggio, il Sindaco di Biccari, Gianfilippo Mignogna, invita la cittadinanza a sostenere la popolazione ucraina in fuga.

La Parrocchia di Biccari attraverso la Caritas parrocchiale, e in piena sinergia con il Comune e gli amici argentini residenti, effettueranno una raccolta di beni di prima necessità per aiutare i fratelli e le sorelle ucraine che ora più che mai hanno urgente bisogno e sostegno.

I beni richiesti sono prodotti in scatola e/o confezionati, come legumi, carne, pomodori, olio, biscotti, e tutto ciò che ogni cittadino può offrire.

Il luogo di raccolta avverrà nella chiesa madre di Biccari ed è suddivisa in giorni e orari stabiliti, di seguito riportati:

  • Lunedì 7 marzo, dalle ore 10 alle 12.
  • Martedì 8 marzo, dalle ore 9 alle 11.
  • Giovedì 10 marzo, dalle ore 10 alle 12.
  • Sabato 12 marzo, dalle ore 16:30 alle 18:30.

«Non c'è amore più grande che dare la vita ai fratelli» (Gesù).

Trattative a parte, che pare siano solo lo spot per misurare la forza di entrambe le parti, la guerra va avanti. Oppressori e oppressi uniti dall’intento di combattersi che vuol dire morte.

Avanza l'armata russa e si sgretola quella Ucraina, pur resistendo. Molte città del granaio d'Europa sono di fatto conquistate, rase al suolo, spopolate. Un "cuscinetto" senza ammortizzatori che solo un'intesa, Nato a parte, potrà costruire.

Migrazioni di oltre un milione di profughi verso l'occidente, che a differenza di quella albanese di 30 anni fa che cercavano "Lamerica", letteralmente scritto come lo scrissero loro, cercano la salvezza.

È la guerra, come quelle studiate sui libri, quelle dell'ultimo trentennio che ha cambiato più volte il volto geopolitico europeo, mediorientale e del sud Mediterraneo. Tuttavia nei media nazionali e sulle bocche dei nostri politici la parola “guerra” è evitata, sembra ripudiata. Si preferisce dire “conflitto”. Pagliacciate di comunicazione edulcorata della sua etimologia. La guerra è la guerra.

Sempre in Europa, come in Medioriente e sud Africa, guerre tra popolazioni fraterne con l'interesse egemone-economico macchiato dal sangue. Il conflitto caucasico ci restituì le macerie dell'assurdo. E sempre "a babbo morto" ora si tratta sui corridoi umanitari per i civili che hanno già perso tutto versando sangue. L'ultima spiaggia per non spargerne innocente prima di un attacco massiccio, invasivo con armi pesanti, anche non convenzionali ma non radioattive che non gioverebbe a nessuno. É la perfetta sintesi del NO a cessare il fuoco.

Dai russi cadono bombe a grappolo, menzionano l'utilizzo di armi termobariche, mostrano le testate nucleari. Come accade nel Vietnam, dove gli USA usarono il napalm. La guerra è purtroppo così, non ha regole una volta combattuta. Le stesse di propaganda dove si parla da un verso di scudi umani ucraini e neonazismo da difendere e dall'altro di occupazione genocida di un uomo che vuole solo estendere il suo potere, non quello del popolo russo.

Putin non molla e va avanti con la sua strategia conquistatrice di quei territori che potrebbero minare la Russia dalla Nato. Vuole controllare le aree strategiche economiche, finanziarie e militari di un paese che ridarà agli ucraini con a capo un suo delfino.

Zelensky tiene e ribatte con un faccia a faccia con Putin, conscio che la sua testa è al soldo di unità speciali russe per reciderla. Un presidente che è riuscito a sollevare l'amor di patria mostrandosi in tenuta militare, barba incolta, occhio stanco e pelle lucida. Continua a chiedere la “No-fly zone” sapendo che scatenerebbe la guerra con l’occidente. Ma a lui interessa non cadere nelle mani russe. Non è razionale.

Ritornano le rivendicazioni etniche di una popolazione a più strati, con ideologie, religioni, massificazioni culturali simili ma non uguali, appiattite dalla globalizzazione occidentale, controcorrente la loro storia.

E ritornano gli attacchi alla stampa, forse di matrice russa anche se l’area era controllata da check point ucraini. Giornalisti di Sky attaccati a Kiev, con proiettili traccianti in un’area priva di militari ma pullulante di cecchini. Un’imboscata russa o un malinteso ucraino pur avendo gridato più volte “We are of the press”?

Unità speciali infiltrate da entrambe le parti, e forse alleate della Nato ma sotto copertura, che stanno studiando e attaccando aree sensibili, sono il naturale evolversi di conflitti tra eserciti che fortunatamente non mietono morti tra i civili.

È la speculare contrapposizione dello stesso fine: che guerra sia. Non c'è verso.

Dall'armata russa sui campi di combattimento spunta una data, il 6 marzo: come interpretarla? Fine conflitto o ripresa dei negoziati dopo le conquiste russe?

Se uno spiraglio poteva far breccia rivedendo politiche di confini tra gli europei, ora con le dichiarazioni intercontinentali di Biden si sta vanificando. E la Cina osserva e ascolta, pregustando Taiwan.

Putin sta ridisegnando la geografia ucraina, dividendola in due. Kiev non gli interessa se non per instaurare la leadership, controllata a vista dalla Bielorussia. Ciò che conta per lui è il totale controllo della parte centro sud, con Odessa, Mariupol, con il continuo fiancheggiamento della Crimea e Donbass.  Un occhio l’ha anche sulla regione della Transnistrie, a sud-ovest con i confini ucraini, regione della Moldavia filorussa, che da tempo è ”controllata” da militari russi e che potrebbe diventare una Donbass 2, un confine bollente che potrebbe favorire l’avanzata russa e complicare la già flebile e barcollante quiete tra Putin e Nato.

Una domanda comunque va fatta, anche alla luce degli ultimi trent'anni che ha visto un’Europa combattere contro l'islam. La Nato nacque per contrastare la guerra fredda, per arginare l'Unione Sovietica e i suoi pesi membri. Ora, se l'Unione Sovietica non esiste più, non c'è più guerra fredda e paesi al seguito, che senso ha la Nato, a maggior ragione dell'articolo 11 della Costituzione Italiana?

Sembrerebbe sciocco il quesito ma nei fatti è così. Una risposta tuttavia c'è ed è quella degli interessi economici che i paesi Nato hanno instaurato e mantengono tuttora.

E se l'Italia uscisse dalla Nato? Abominio geopolitico sarebbe la risposta. I benpensanti di una politica che vende armi violando la Costituzione italiana direbbero sei filorusso, sei comunista, seguendo il filo conduttore della  politica statunitense democratica. Si pensa a un esercito europeo, se ne parla ma non si attua, in barba alla sicurezza continentale che dovrebbe unire economicamente gli stati membri, non come ora solo con una moneta unica, cosa ben diversa.

Argomento intrapreso qualche anno fa anche dal compianto Giulietto Chiesa, che seppe leggere le prime avvisaglie che oggi son diventate guerra.  Profeta in Patria? No, solo analista scevro da politiche economiche unilaterali, quelle perseguite da una UE che si identifica nella Nato.

L'atto di bombardare chirurgicamente la centrale nucleare di Zaporizhzhia è folle, pur avendo causato incendi secondari. Non è giustificabile in un contesto di guerra. Cernobyl è l’esempio di ciò che una centrale può causare, anche a distanza di anni.

Ma è anche l'ennesimo atto di forza e convincimento di Putin, che non si fermerà, per far deporre le armi a Zelensky e mandare un messaggio agli States e Nato. Tutto a margine del secondo incontro dove l'intesa son stati i corridoi umanitari e liberare il paese da vittime collaterali prima che i caccia di Putin radino al suolo città, infrastrutture e caserme, facendo terra bruciata e da riscostruire made in Russian. E nel frattempo si sta già occupando un’altra centrale. Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, la Russia sta conquistando le aree strategiche ucraine.

Ricostruzione, altro argomento caro a chi “investe” nelle guerre. E non è solo un’attività americana.

La Russia ha un'arma che finora nessuno ne ha parlato e che l'occidente conosce: i droni. Non droni qualunque. Sono i Grana 1 e 2, gli Eleron 3 detti anche Zala, gli Orlan-10, sofisticate apparecchiature di piccole dimensioni, finanche lanciati a mano, armate e non rilevabili dai radar. Dall’altra parte l’esercito ucraino bombarda i carrarmati russi anche con droni UAV. Ma di quelli russi non si hanno notizie. Non ancora utilizzati per una contraerea efficace? O sono già in volo, in ricognizione? E se hanno già attaccato e non sono stati rilevati?

È una guerra anche sul web, tra hacker,  fake news, anche in Italia, e oscuramenti di canali social. Anonymous oscura siti russi i quali divulgano fake news di aver a loro volta oscurato Anonymous. In Italia sta girando un nuovo documento falso, che parla di un arruolamento immediato delle classi che vanno dal 1970 al 1980, mediante un firmato dal Generale Paolo Gerometta. Un falso già smentito dal Ministero e che ha creato apprensione tra la popolazione. Un gesto meschino di gente meschina.  Come quello che l'Italia starebbe bloccando i conti correnti dei cittadini di nazionalità russa. Non è vero! Una guerra di bit che distoglie attenzioni dai campi di guerra, non più del tutto ripresi per l’oscuramento russo dei suoi canali social. Gli stessi chiusi dai paesi occidentali in terra europea e americana.

Putin sta mettendo alla prova la pazienza della Nato e UE che a domanda rispondono con sanzioni, deterrenti a lungo termine. Zelensky ancora una volta alza la voce, pretendendo l’ingresso immediato in Nato. Una richiesta che ora non sarà esaudita ma che potrebbe diventare il capro espiatorio del presidente ucraino in caso di resa, accusando la Nato di “frenesia militarista” per i suoi appelli inascoltati.

Nelle ultime ore l’offensiva russa avviene anche di notte, pur senza visori notturni. È l'assalto massiccio e forse risolutore di una guerra che durerà solo per confermare l'egemonia russa e ridisegnare il continente. Mykolaiv è la seconda meta strategica che conquisterà, l'altra centrale nucleare.

Lui, Putin, è un ex KGB e l'occidente lo ha sottovalutato sul piano politico egemonista. Ma al Cremlino tutto era pianificato, fina dal 2014. Tempo al tempo e sarà vittoria l'idea dell'ultimo, si spera, Zar di Russia, che non ha mai del tutto ostentato il potere bellico per scagliarlo ora in tutta la sua mortalità. Solo qualche dimostrazione, a volte con i suoi alleati orientali con lanci dimostrativi e con il folle attacco alla centrale nucleare, che non sarebbe mai stato distruttivo per la vicinanza dei confini con la sua Russia che vuol dire radiazioni al suo popolo.

Futuri presunti scenari. Di questo passo si ritornerà alla guerra fredda. E ci sarà la Grande Russia. Sarà palpabile con un muro, anche non fisico ma geopoliticamente strutturato con confini. Putin avrà la meglio a fronte della razionale scelta della Nato di non scatenare un conflitto mondiale, che vorrebbe dire nucleare e perciò la fine del pianeta. Gli oligarchi per lui diverranno semplici partner, con o senza di lui.

Nel breve termine non c'è verso, c'è solo il conflitto. Che Dio c'è ne scampi.

Ad Maiora!

#puntidisvista   #freethinker  #warucraina

Un FOCUS sulla vicenda è qui:

- Punti di (s)vista. Belligerante ma non troppo

- Punti di (s)vista. Putin per l’Ucraina, un ex KGB, non tanto ex

- Punti di (s)vista. L’erosa e sanguinante “cuginanza” contesa

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha partecipato nel pomeriggio, in videoconferenza, ad un incontro richiesto dal console generale d’Ucraina a Napoli, Maksym Kovalenko, per parlare delle problematiche connesse all’emergenza in Ucraina e alle misure di accoglienza dei cittadini ucraini sul territorio nazionale.

“Siamo vicinissimi al popolo ucraino - ha detto Emiliano al Console - per questa vicenda nella quale state subendo quello che pensavamo non dovesse accadere mai più. Potete contare su di noi per qualunque necessità. Questa è la regione della città di San Nicola, è una terra di pace e dialogo. Lavoriamo in sinergia con il Governo e la Prefettura e siamo concretamente a disposizione della comunità Ucraina”. All’incontro sono intervenuti da remoto anche l’assessore al Welfare, Rosa Barone, e il Segretario Generale della Presidenza, Roberto Venneri.

La crisi Ucraina è stata anche al centro della Conferenza delle Regioni e Province autonome convocata questa mattina in seduta straordinaria.

Procede spedita, intanto, la macchina organizzativa della Regione Puglia, con il Dipartimento regionale Promozione della Salute, la Protezione civile, le Asl pugliesi e là farmacie, impegnata nella raccolta e invio di farmaci e presidi sanitari da donare all’Ucraina.

La Regione ha prontamente aderito alla richiesta di assistenza umanitaria avviata dal Dipartimento Nazionale di protezione civile. Ieri, il vice capo di gabinetto, Domenico De Santis, e il dirigente della Sezione Protezione civile Puglia, Nicola Lopane, hanno partecipato alla riunione con il Prefetto e l’Anci per coordinare al meglio l’attività di selezione, raccolta e trasferimento del materiale. Oggi le Asl pugliesi, con il supporto della Protezione civile regionale per la parte logistica, dopo una ricognizione dei farmaci a basso rischio di dotazione e dei presìdi ospedalieri presenti in magazzino, hanno già inviato il carico nel polo logistico di Modugno. Domani mattina due mezzi della colonna mobile della Protezione civile, coadiuvati da due farmacisti volontari, raggiungeranno la sede di stoccaggio abruzzese, dove c’è il centro di smistamento allestito dal Dipartimento della protezione civile per il Sud Italia. Si tratta di antibiotici, antinfiammatori sedativi, ma anche siringhe, aghi cannula, idratanti, soluzioni elettrolitiche.  “Ringrazio tutti i volontari – ha dichiarato il presidente Emiliano -, le aziende del servizio sanitario regionale e le farmacie che si sono attivati sin da subito. Continueremo a tenere alta l’attenzione, mettendo in campo ogni azione di aiuto per affrontare questa nuova e grave emergenza”.

 

Garantire sicurezza e cura a circa 30 piccoli che vivono un dramma nel dramma, Dr. Mariano: «Ora è il momento di gesti concreti».

Gesti concreti per aiutare la popolazione ucraina in questo momento in grande difficoltà a causa della guerra. Ed allora il direttivo del Calcit di Andria ha deciso di destinare e trasferire 3600 euro alla Fondazione Soleterre per sostenere spese sanitarie in favore dei bambini oncologici ucraini. In particolare saranno 30 i bambini aiutati con questa donazione ed ospitati gratuitamente nelle strutture della Fondazione. «E’ un momento davvero drammatico questo che non avremmo mai pensato di poter vivere per la nostra generazione – spiega il Presidente del Calcit il Dr. Nicola Mariano – oggi siamo chiamati tutti a dei gesti concreti. Ed allora ci è sembrata una conseguenza naturale lavorare per cercare di aiutare soprattutto i bambini ed in particolare coloro i quali vivono un dramma nel dramma. La Fondazione Soleterre è una organizzazione che lavora per il riconoscimento e l’applicazione del Diritto alla Salute nel suo significato più ampio e crediamo fortemente nel lavoro che stanno svolgendo anche in Ucraina».

Due le priorità della Fondazione in questi giorni così complicati per l’Ucraina: innanzitutto si è pensato a metter in sicurezza gli ospiti di Casa Accoglienza “La Dacha del Sorriso” immediatamente evacuata spostando bambini e famiglie a Leopoli e poi iniziare in sicurezza i trasferimenti verso la Polonia e l’Italia con i primi sei bambini già arrivati tra Milano e Pavia. Seconda priorità è quella di proseguire nel garantire le cure che non possono e non devono essere interrotte. «Bisogna lavorare per la pace – spiega il Dr. Nicola Mariano – ma ora questo piccolo gesto è un aiuto concreto per questi giorni che speriamo possano passare al più presto». La Fondazione Soleterre ha da circa un anno aperto anche una casa di accoglienza a Taranto ed è quindi molto legata, nella sua attività, anche alla Puglia.

nota stampa del gruppo civico de La Rinascita Possibile.

«A causa della gravissima e immotivata aggressione dell'Ucraina da parte dell'esercito  russo milioni di donne e bambini stanno fuggendo dalle loro città assediate e bombardate.

La loro meta sono le Nazioni dell'Unione Europea. Gli esuli previsti ammonterebbero a circa 5 milioni di esseri umani.

In Italia potrebbero giungere 700/800 mila profughi, per lo più donne e bambini, che il Governo Nazionale assegnerà ai Comuni italiani.

Lo Schieramento Civico "La Rinascita Possibile" ritiene che anche il Comune di Monte S. Angelo e la popolazione montanara debbano dare prova della loro generosa solidarietà anche in questa circostanza.

Pertanto, "LA RINASCITA POSSIBILE" chiede al Presidente Vergura di convocare con urgenza il Consiglio Comunale, per elaborare uno specifico e concreto programma di accoglienza.

Propone, inoltre, che ai lavori del Consiglio comunale sia data la possibilità di partecipare ai Responsabili delle Parrocchie, dei Sindacati e delle Associazioni e ai Rappresentanti della opposizione extraconsiliare e sociale».

Con post su facebook, Andrea Caschetto, ambasciatore del sorriso nel mondo, lancia l’appello di aiuto umanitario per le popolazioni afflitte in queste ore per il conflitto tra Russia e Ucraina.

L’appello invita a chi può di prendere in affido un bambino. Nell’appello Caschetto fornisce riferimenti per i contatti, coinvolgendo l’associazione “M’ama dalla parte dei bambini”. La Redazione sente il dovere di divulgare questo appello, con il consenso di Andrea Caschetto, uno dei tanti lanciati in questi giorni ma non ripreso dai media nazionali. Nel nostro piccolo lo facciamo noi.

Urgente. Condividiamo su tutti i social. Fb per i post e Instagram per le storie.

Ieri mi sono arrivati più di cento messaggi di splendide persone che si rendono disponibili a ospitare famiglie ucraine o ad avere l’affido dei minori. Ho parlato con Serena Roveta, la responsabile di “M’ama dalla parte dei bambini”.

Per candidarvi per prendere un bambino in affido mandate un email nel primo commento che lascio. Oggi come oggi gli aeroporti e i porti sono chiusi, ma intanto facciamo rete e teniamoci pronti per accogliergli con tanto affetto. Lasciando il like, condividendo e scrivendo un commento, il post arriverà a più persone possibili. Con lo scopo di avere un’infinità di porte aperte. La speranza più grande è in una fine immediata di questa schifosa guerra. Se ci sono altre onlus che si stanno occupando di questo, mettiamoci in contatto. L’obbiettivo non è di avere una onlus migliore, ma tutte insieme. Intanto in Russia migliaia di persone sono state arrestate perché facevano manifestazioni di pace contro la guerra. Se avete contatti per partire in missione di pace per fare giocare i bambini e dare una mano in Ucraina o ai confini. Mi rendo disponibile. Io ci sono.

Grazie a tutti per l’impegno che metterete per far arrivare questo messaggio a centinaia di migliaia di persone.

Viva la vita”

Andrea Caschetto

Contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Salve e grazie per esserci! 

L’associazione M’aMa – Dalla Parte dei Bambini ( più conosciuta come La Rete delle MammeMatte) si impegna quotidianamente nella tutela dei diritti dei minori attraverso l’affido e l’adozione.

In questo momento di emergenza ha deciso, attraverso il progetto #Ospitazione, di raccogliere autonomamente le disponibilità di tutte le famiglie (single, coppie omo ed etero, con figli e senza, con e senza esperienza pregressa nella accoglienza) ad aprirsi ad una prima ACCOGLIENZA STRAORDINARIA ( non è affido nè adozione) diretta soprattutto a nuclei mamma bambino e minori non accompagnati ucraini.

Questo Data Base delle famiglie accoglienti sarà messo a disposizione degli enti competenti ai quali spetterà il compito istituzionale di decidere dove collocare i profughi, se usufruire di questo progetto M’aMa di collocazione consapevole in famiglia e gli eventuali abbinamenti.

Se volete dare una prima vostra disponibilità, senza alcun impegno e vincolo e nel rispetto della privacy, compilate il modulo cliccando il link sottostante.

Modulo di adesione: https://us14.list-manage.com/survey?u=ac8ccb0d2a5e7e034468ab5a7&id=83362496f0&e=48fb35bb8b

info: www.mammematte.comwww.affidiamoci.com

“Effettuare una ricognizione di tutti i cittadini pugliesi che si trovano in queste drammatiche ore in Ucraina e attivare ogni canale o forma di sostegno per garantirne il rientro e/o aiuto necessario”. È il contenuto della mozione che il consigliere regionale della Lega Joseph Splendido, membro del Consiglio regionale dei Pugliesi nel mondo”, ha preannunciato oggi in assise a Bari. “L’esplosione del conflitto Russia – Ucraina, che condanniamo fermamente, e le sue drammatiche evoluzioni impongono di agire immediatamente a tutela tanto dei cittadini ucraini che stanno scappando per raggiungere zone più sicure, dei nostri connazionali e, limitatamente alla Puglia, dei nostri corregionali, dei quali urge mettere a punto un censimento in collaborazione con l’Ambasciata italiana e il Ministero degli Esteri e monitorarne lo stato in cui si trovano, aprendo a corridoi sicuri per eventuali rientri. Un’operazione che va fatta nel più breve tempo possibile, atteso che ogni ora che passa è vitale per coloro che si trovano nel teatro di guerra. Naturalmente auspico che ogni Regione intraprenda analoga iniziativa per aiutare gli italiani in Ucraina” conclude il consigliere.

Quando ci sono conflitti armati tra nazioni la geopolitica non va letta solo come il predominio territoriale tra i confini di quei paesi, ma interpretata anche sul piano dei motivi che lo ha scatenato dopo anni di azioni precedenti, che hanno eroso i popoli contrastanti e che nelle loro intenzioni cercano di mantenere il potere. Ciò non giustifica un conflitto armato, neanche l’invasore e l’invaso che risponde, seppur a difesa, con gli stessi strumenti assassini, perché le guerre hanno sempre portato morte, povertà per tanti e ricchezza per pochi, e lunghe oppressioni e soprusi.

In Ucraina si sperava in un’azione lampo di Putin. Invece i tempi si stanno dilatando, "obbligando" gli stati Alleati a entrare in uno scontro che ben che vada riproporrà un Europa cimitero di guerre altrui. Biden si ringalluzzisce con la vita degli altri, tanto da lui le bombe non arriveranno mai. Si mostrasse a Bering, in quello stretto che lo divide dalla Russia, e se la faccia lì la sua guerra contro Putin, tralasciando il popolo russo, “colpevole” senza colpe di essere tale.

L’Europa nuovamente al centro di contese geopolitiche finanziarie e commerciali "giustificate" da una guerra che non ci appartiene, anche territorialmente.

Solidarietà e vicinanza alle popolazioni assediate e sotto attacco, ma non si può sottacere agli anni che hanno preceduto questo conflitto. Le avvisaglie c'erano e nessuno ne ha parlato. Del resto siamo tutti filo-americani e i loro media sono i maggiori mezzi che hanno confutato una realtà che permane dal 2015.

I paesi membri della Nato (Otan = omen nomen…), alla luce delle nuove evoluzioni in Ucraina,  applicano gli articoli del trattato, ponendo in evidenza il 3, 4 e 5. L'Italia chiude gli spazi aerei alle compagnie russe, setaccia il Mar Mediterraneo da sempre affollato da sottomarini delle maggiori potenze belliche mondiali, prevede l'invio di truppe speciali, impiegando lagunari, alpini, incursori del Comsubin, oltre che un ingente quantitativo di armi. Sigonella è pronta e le altre basi, anche quelle vicine, sono in preallarme. Un'azione di guerra, altro che di pace, la stessa che anni addietro fu propagandata nel Medio Oriente e che col senno di poi, anzi grazie a qualche stampa controcorrente, ha svelato i veri motivi, gli obiettivi e i numeri energetici e vendita di armi, non solo di profitto, ma di vittime civili e militari.

Tutto pare che ora graviti attorno alla volontà dello Stato Maggiore militare ucraino, di quei generali che obtorto collo ai confini bielorussi potrebbero accordarsi con Putin, sacrificando Zelensky. Un sacrificio che potrebbe avere due risvolti, carcere o morte, sperando in un terzo con l’esilio in un paese Nato.

Tutto accade mentre da entrambe le parti i sili nucleari stanno mostrando le teste dei loro missili, non solo quelli russi acclarati da Putin, perché a una minaccia si risponde con un’altra, mostrando la propria forza, un dito su un bottone rosso che equivale alla distruzione globale. Sarebbe l’Armageddon.

Storicamente questa guerra pone le sue radici nel 2014. In quell’anno l’Ucraina, sostenuta dagli USA, ha disarcionato l’allora presidente filo-russo, accolto da Putin, sostituendolo con uno filo-statunitense che impose le sue regole. Non tutti gli ucraini furono felici. Difatti l’Ucraina è un paese dove vi sono varie etnie, a maggioranza slava orientale, e pertanto diversi pensieri politici. Donbass ancora in guerra con oltre 14mila morti, dati poco riportati dai media, e la Crimea ripresa dalla Russia con un referendum, sono la plastica realtà di divisioni sanguinose.

In quell’anno nessuno ricorda, o si vuol far dimenticare e moltissimi media ne sono complici, che una città ucraina, importante porto che Putin vuole, fu al centro di una tragedia di matrice ucraina. A Odessa perirono donne e bambini, persone anziane che stavano semplicemente attendendo servizi sindacali. Un incendio doloso li uccise.

Quello di Mariupol, sul mar D’Azov, a pochi chilometri dal Donbass, invece ha sempre goduto di libera circolazione. È ucraino. Differenze che dovrebbero far riflettere anche su azioni di Zelenzky che nessuno osa porre in evidenza.

Eppure Kissinger lo preannunciò, mettendo in allerta il suo paese e quelli della Nato, che l’Ucraina sarebbe stato sempre quel paese europeo, considerato “cuscinetto” tra le due super potenze, che se non fosse intervenuta una politica granitica sulla sua funzione, sarebbe diventata l’area di contesa che oggi è.  Al vertice di tutto mise le politiche energetiche, miliardi e miliardi di dollari per infrastrutture vitali per il vecchio continente investiti dagli americani, dai russi, con interessi delle banche che con le loro lobby non si sarebbero impietosite davanti al sangue umano. Poi pose la questione nucleare, con centrali sparse lungo i confini con la Russia, aree di facile conversione in lancia missili. Infine aprì il dibattito sulle popolazioni, da sempre di etnie diverse, slave, russofone, mediorientali, dove la cultura e la loro religione sarebbe stata un ostacolo per un’unione e perciò per uno stato stabile tra l’egemonia russa e quella democratica occidentale.

Dal 2014, e con il cambio di rotta governativo statunitense, dell’Ucraina nessuno si interessò, in particolare delle sue battaglie interne e dei suoi morti. Gli States elessero Donald Trump che non volle saperne. Del resto erano affari loro, non suoi. A Minsk finalmente si trovò un accordo e molti scontri cessarono, non quelli nel Donbass,dimenticando la Crimea sempre pronta a schierarsi con l’ex KGB.

E siamo giunti a oggi, anno 2022, con BIden presidente USA, un Bush junior versione 2.0, con l’unico intento di annientare Putin, come fece Bush junior con Saddam. E qui Biden ha una grossa responsabilità su questo conflitto. Appoggiando Zelensky non ha fatto altro che dargli forza nel rinvigorire la guerra in Donbass, così da innescare più violente azioni russe. Una forza che però fu solo morale giacché di militare Zelensky non ha visto nulla, rimanendo solo con le sue truppe. Una presa in giro che si è rivelata una trappola per la stessa Ucraina nelle trattative che la Russia da lì a poco avrebbe voluto per renderla terra neutrale tra essa e i paesi Nato, terra di commercio e infrastrutture russe per l’Europa con ottimi proventi per la stessa Ucraina. Terra non militare, pur supervisionata dalla Bielorussia, dalla Crimea: Putin sa quello che fa e quello che vuole. Ma Biden rincara la dose, offrendo all’Ucraina pieno appoggio per diventare paese membro Nato. E ancora Zelensky ci ricasca, non accentando l’offerta russa, con un Putin che sbuffa fuoco dalla narici giacché il giovane attore ucraino, inesperto di politica e geopolitica, inizia una campagna politica tutta rivolta all’ingresso Nato. E qui Nato - Otan = omen nomen è la sintesi di ciò che oggi Zelensky sta subendo.

In altre parole la storia si ripete, con l’erosa sanguinante “cuginanza” tra due capi di nazioni confinanti. Pare ritrovarsi dinanzi alla tragedia libica, con un Gheddafi liquidato pur essendo stabilizzante per la geopolitica tra Europa e nord Africa e paesi limitrofi.

La realtà è detta, con fatti accaduti, non interpretati, e finora nessun organo d’informazione lo ha detto e scritto curando particolari scomodi agli USA. Com’è scomoda la posizione di Biden che attraverso il figlio ha affari energetici in Ucraina. Una terra che per la sua posizione, per la sua popolazione prevalentemente slava orientale, per le scissioni religiose dall’ortodossia russa, per gli sbocchi commerciali su acque da sempre contese anche da paesi mediorientali, l’Ucraina dovrebbe rimanere tale, come lo è la Svizzera, da tramite, di transito, demilitarizzata. Punto quest’ultimo molto attenzionato da Russia, USA, e Cina tanto per comprendere che dai confini ucraini le distanze sono irrisorie per un attacco missilistico da entrambe le parti, States esclusi giacché son lontani. E questo a Biden interessa perché non verrebbe bombardato il suo popolo, ma quello alleato. Non è un dato da sottovalutare per chi fa i conti con le vite altrui, specie se la chimica delle bombe nucleari son prodotte proprio lì, in terra ucraina, ai confini con la Russia, non a caso.

In queste ore le donne ucraine fabbricano molotov, ultima speranza per respingere il nemico, con Kiev che è sotto assedio. Un atto di forza di Putin che ha fatto schierare colonne chilometriche di carrarmati russi intorno alla città. Non la occupa ma palesa la sua volontà a farlo se non si scende a patti, se non ottiene ciò che vuole. Controcanto Zelenzky invita i popoli europei ad allearsi militarmente al suo esercito. Un invito di un’azione che in Italia è vietata penalmente e chi lo ha fatto in precedenti conflitti ha agito sotto copertura, da mercenario. Eppure questo invito stona con ciò che la democrazia vorrebbe, poiché essa è per la diplomazia e la legalità.

Ogni guerra ha generato morte e giustificarla “necessaria” è la blasfema scusa di chi non ragiona e alimenta l’industria bellica. Sopra e sotto i tavoli di propaganda mediatica dei due leader ci sono le pistole e pare che l’ultima spiaggia del negoziato possa generare altre concause a questa guerra.

Ad Maiora!

#puntidisvista  ♨️ #freethinker  #warucraina

Un FOCUS sulla vicenda è qui:

- Punti di (s)vista. Belligerante ma non troppo

- Punti di (s)vista. Putin per l’Ucraina, un ex KGB, non tanto ex

«Carissimi,

risuonano nel cuore e nella mente di tutti noi le parole del Santo Padre all'Angelus di ieri: "Con il cuore straziato ripeto: Tacciano le armi."

L'inaspettata e drammatica situazione dei fratelli e sorelle ucraini ci lascia sgomenti difronte ad un'umanità che continua a parlare con guerra e violenza anche in tante altre parti del mondo ma "Chi fa la guerra dimentica l'umanità, non sta con la gente, non si interessa della vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto l'interesse del potere. Si affida a logica diabolica" ha ricordato il Papa.

Occorre oggi più che mai un'inversione di rotta, occorre che ciascuno di noi si faccia seminatore di pace, operaio di solidarietà.

Ci stringiamo alla sofferenza dei nostri fratelli accogliendo e rilanciando l'invito che la Presidenza della Cei ha fatto a tutte Chiese che sono in Italia a unirsi in una corale preghiera per la pace e ad aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per il prossimo 2 Marzo, Mercoledì delle Ceneri per la conversione dei cuori e per invocare il dono della pace.

Siamo in continuo contatto, attraverso le Delegazioni Regionali e Caritas Italiana, con Caritas Ucraina e le Caritas dei paesi confinanti (Caritas Polonia, Caritas Romania, Caritas Moldavia) che stanno accogliendo le migliaia di profughi già arrivati nei loro territori ed ospitati in strutture organizzate in pochissimo tempo per far fronte all'emergenza.

Nella giornata di ieri il nostro Arcivescovo si è messo in contatto con un suo confratello che sta allestendo un campo profughi per l'accoglienza della popolazione in fuga, al confine tra Ucraina e Romania garantendogli il nostro possibile sostegno. Anch'io ho sentito personalmente Caritas Romania per capire quali siano gli aiuti urgenti di cui hanno necessità. Ci stiamo organizzando per coordinare, in sinergia con l'Ufficio Nazionale, aiuti nel più breve tempo possibile.

Nel frattempo la Quaresima di Carità 2022 abbiamo deciso di destinarla alla popolazione ucraina nelle modalità che successivamente vi verranno indicate. Nonostante il periodo di crisi in cui versano tante nostre famiglie italiane, vi invito a sensibilizzare maggiormente questa iniziativa si da poter offrire un contribuito concreto e significativo, non solo in questa prima fase in cui l'onda emotiva è più forte ma anche nel lungo termine, pensando anche a possibili accoglienze di profughi a cui, in accordo con il Vescovo, abbiamo già dato piena disponibilità.

A tal proposito vi comunico che la nostra Diocesi accoglierà, a fine Aprile, una famiglia siriana attraverso il corridoi umanitario dalla Giordania, promosso da Caritas Italiana.

ln questi giorni siamo stati sommersi da richieste da parte di singoli e organizzazioni desiderosi di offrire sostegno alla popolazione ucraina. Felici di questa ondata di solidarietà ci sentiamo di condividere, nello metodo di sempre di Caritas "Ascoltare, Osservare, Discernere" che al momento, visti i repentini e imprevedibili sviluppi del conflitto, il canale più appropriato da utilizzare è quello delle donazioni.

È possibile sostenere gli interventi della Caritas Diocesana di Manfredonia — Vieste — San Giovanni Rotondo attraverso bonifico bancario (causale "Emergenza Ucraina") tramite:

  • Banca di Credito Cooperativo di san Giovanni Rotondo Iban: IT39H0881078450000060003606

ln alternativa è possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale "Europa/Ucraina") tramite:

  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma -Iban: IT24 COSO 1803 2000 0001 3331 111
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma - Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma - Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
  • Unicredit, via Taranto 49, Roma - Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Con la promessa di tenervi aggiornati su possibili sviluppi e interventi da mettere in atto vi comunico che domani 01 Marzo, alle ore 16.00, avremo un incontro on line con Caritas Italiana per parlare dell'emergenza Ucraina (in particolare su accoglienza dei profughi e su l'organizzazione di possibili altri aiuti); giovedì 03 Marzo, alle ore 10.30 incontreremo- sempre on line- il direttore di Caritas-Spes Ucraina, per aggiornamenti sulla situazione e le possibili azioni da intraprendere.

Mi auguro che questo periodo così drammatico possa diventare per noi un'occasione per rafforzare il cammino sinodale della nostra Chiesa Diocesana».

Il Direttore.

Il servizio civile di Anzano di Puglia in collaborazione con l'Amministrazione comunale e i servizi sociali organizzano una manifestazione per esprimere solidarietà al popolo ucraino e condannare fortemente ogni azione di guerra.

La manifestazione si svolgerà Giovedì 03 Marzo 2022, alle ore 11:00, in Piazza Municipio.

In tale occasione verrà deposto un simbolo della pace realizzato in collaborazione con gli alunni della scuola di Anzano estendendo l'invito alla partecipazione a tutti i cittadini che vogliono dare il proprio sostegno a tale iniziativa.

Per tal motivo il servizio civile, l'Amministrazione comunale e i servizi sociali chiedono a tutti i partecipanti di donare un fiore (anche artificiale) entro giorno 2 Marzo agli operatori del servizio civile oppure in chiesa.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare alla manifestazione che si svolgerà in piena sicurezza e rispetto delle norme igienico-sanitarie anti CoVid-19.

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