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nota stampa del Sindaco di Peschici, Francesco Tavaglione.

11 Marzo 2022, PESCHICI  grida il suo NO alla Guerra ed il suo SI alla Pace, alla Libertà, alla Democrazia.
 
12 Marzo 2022, PESCHICI accoglie 50 Profughi Ucraini ed ancora una volta assume il ruolo di Protagonista di Generosità, Accoglienza, Fratellanza ed Amore.
 
"Prefettura, Comune, ASL, Questura, Forze dell'Ordine, Polizia Locale, in sinergia tra di loro e con la preziosa collaborazione della locale Protezione Civile e del mondo del volontariato, hanno dato concretezza ad un gesto di straordinaria umanità.
 
Esprimo la mia personale gratitudine ed il mio grazie più sincero alla U.C.M. ITALY-Associazione di Promozione Sociale- per aver organizzato e curato questo delicato e complicato "viaggio della solidarietà e della accoglienza". Proporrò al Consiglio Comunale un formale ed ufficiale riconoscimento.
 
La mia gratitudine è rivolta anche ai Medici e dipendenti ASL (dr. Matteo Cannarozzi de Grazia, dr. Giuseppe Masanotti, dr.ssa Donatella Valente, dr.ssa Federica Vivoli, dr. Vincenzo Montanari, sig. Vittorio Masella) che, pur in condizioni di estremo disagio, hanno prestato assistenza sanitaria ed umana. Grazie. A chi ospita questi nostri sfortunati Fratelli và la mia eterna riconoscenza e gratitudine. Il Profeta Elia, Patrono di Peschici protegga e benedica le loro Famiglie.
 
Alla mia Amata PESCHICI, l'abbraccio infinito, senza limiti, senza misura. 
 
Orgoglioso ed onorato di esserne Sindaco".

Lunedì 14 marzo, alle ore 11.00, tutti i rappresentanti di classe sistemeranno delle piantine  abbellendo l’aiuola all’ingresso della loro scuola, che ha aderito al Concorso “Lucera in fiore”.

I fiori colorati formeranno un inequivocabile messaggio a sostegno alla popolazione ucraina, a favore della quale l’istituto di Viale Dante si è già attivato con un cammino di solidarietà insieme ad altre scuole della Capitanata.

“Sono convinta che la bellezza possa sempre portare beneficio ai luoghi in cui viene promossa – sostiene la dirigente scolastica Laura Flagella - e aderire alle iniziative che rendono più bello l’ambiente fa bene agli animi. Quindi, nella positività che trasmette l’iniziativa ‘Lucera in fiore’, che vuole mettere in luce quanto c’è di bello in città, contrapponendosi alle brutture quasi sempre sottolineate quando si parla del nostro territorio, abbiamo pensato di inglobare il messaggio della pace. Il gesto di lunedì è dunque a supporto di quanto stiamo già facendo per l’Ucraina”.

“Lucera in fiore” è un contest che ha lo scopo di promuovere la bellezza della città e sensibilizzare la comunità alla cura e al rispetto del verde e dell'ambiente. Tutti i cittadini e i commercianti lucerini possono partecipare gratuitamente fino al prossimo 31 maggio inviando un massimo di tre fotografie che ritraggono il proprio balcone, davanzale, terrazzo, giardino, vetrina di negozio, strada o vicolo con piante e fiori attraverso sul sito www.lucerainfiore.it. In premio c’è un buono acquisto del valore di 1.000 euro.

“In segno di solidari­età per il popolo uc­raino abbiamo propos­to un SIT-IN spontan­eo.

Ci rendiamo conto, però, che le condizio­ni climatiche assai rigide di questi gio­rni lo rendono, purt­roppo, abbastanza di­fficile.

Nel frattempo abbiamo preso atto, con pa­rticolare apprezzame­nto, che la Caritas e numerose Associazi­oni locali, tra cui "INSIEME PER...", "A­VIS", "ANFFAS", GENO­VEFFA DE TROIA", sta­nno raccogliendo fon­di e beni di prima necessità da spedire in Ucraina.

I montanari stanno rispondendo con grande generosità a queste encomiabili inizia­tive solidali e uman­itarie.

Sono le Parrocchie e le Associazioni loc­ali il cuore pulsante della nostra Comun­ità, che hanno anche il merito di colmare il vuoto determina­to dalla latitanza della Giunta comunale.

GRAZIE! GRAZIE! GRAZ­IE! Il futuro miglio­re di Monte S. Angelo ha bisogno di voi.

Noi non faremo manca­re il nostro contrib­uto per consolidare in loco una Comunità solidale e sempre aperta ai bisogni dei popoli e di ogni pe­rsona”.

nota per la foto da Insieme Per: «Oggi, 08 marzo 2022, abbiamo caricato più di 150 pacchi contenenti medicinali, oggetti per l'igiene intima, Alimenti, indumenti, giocattoli per bambini. Grazie a Salvati Per Servire arriveranno in Ucraina.
Savchuk Olha»

QUI IL VIDEO DELLA RACCOLTA DEI BENI

Sono in corso in tutta la regione attività di screening e assistenza sanitaria.

La Puglia sta accogliendo i primi gruppi di profughi in arrivo dall’Ucraina. Sono in corso in tutta la regione attività di screening, assistenza sanitaria e accoglienza in favore di adulti e bambini provenienti da diverse città ucraine.

Il presidente Michele Emiliano ha incontrato oggi nel Centro delle Politiche giovanili del Comune di Troia il gruppo di 51 profughi partiti dal bunker di Leopoli, in prevalenza donne e bambini, arrivati questa notte in Provincia di Foggia.

QUI IL VIDEO DELL'ACCOGLIENZA

Con il presidente c’erano il Sindaco di Troia, Leonardo Cavalieri, e gli assessori regionali  Rosa Barone e Raffaele Piemontese.

“La Puglia è una terra di accoglienza - ha detto Emiliano - è una terra che sente questo dramma, un’aggressione militare senza precedenti nella storia di Europa, che ci ha sconvolto.
La Puglia è la casa degli ucraini oggi e di tutti i popoli da ovunque scappino, dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. Noi, attraverso questo principio di accoglienza, rappresentato anche dalla cultura Nicolaiana, ci sentiamo casa di tutti coloro che hanno bisogno di essere accolti.”

Il presidente si è fermato a parlare, grazie anche al supporto linguistico di una mediatrice culturale, con le donne e con una bambina. Tangibile l’emozione e la commozione nelle loro parole e nei loro sguardi.

I 51 profughi sono giunti nel Comune di Troia in pullman ieri sera. Fatta eccezione per due uomini anziani, si tratta di donne e bambini di età compresa tra 2 e 15 anni. Nella maggior parte dei casi sono famiglie composte da nonne, madri e figli.
Ad accogliere i rifugiati, per la ASL Foggia, c'era il personale del distretto socio sanitario di Troia-Accadia (il direttore, il dirigente delle cure primarie e la coordinatrice dei servizi sociali), oltre a cinque medici dell'USCA di Troia e alla coordinatrice aziendale delle USCA. Tutti i profughi sono stati sottoposti a triage sanitario, tampone e ai primi controlli sanitari. Al termine dei cinque giorni di autosorveglianza previsti dai protocolli, le USCA saranno disponibili per la somministrazione dei vaccini anti COVID-19.

L’arrivo dei profughi in Puglia sta interessando l’intero territorio. Nel rispetto delle linee guida pervenute dal Ministero e trasmesse dal Dipartimento Salute della Regione, le aziende sanitarie pugliesi, con il supporto dei Dipartimenti di Prevenzione e i Distretti socio sanitari, stanno procedendo alle attività sanitarie in favore dei rifugiati e alla verifica delle coperture vaccinali, non solo per l’infezione da Sars Cov 2, ma anche per altre malattie infettive, come da disposizioni nazionali.

La ASL di Bari sta assicurando in queste ore l’assistenza sanitaria in favore dei primi profughi ucraini arrivati da Kiev. Questa mattina all’Ospedale Di Venere gli operatori del team Covid del Dipartimento di Prevenzione hanno accolto sei persone –  due nuclei famigliari con cinque adulti e un minore di 12 anni -  per effettuare uno screening anti Covid mediante l’esecuzione di test antigenico e tampone molecolare. A Bitonto sono invece cominciate le prime vaccinazioni: nell’hub di Bitonto una mamma ucraina e il suo bambino di 7 anni hanno ricevuto la prima dose anti Covid.

Intanto, tutti i presidi ospedalieri della ASL, con il coordinamento del direttore sanitario, sono stati preallertati per attivare il PEIMAF, Piano Emergenza Interna per il Maxi Afflusso di Feriti, ovvero un piano operativo obbligatorio per ogni ospedale, secondo le "Linee Guida sulla Pianificazione dell'emergenza intra-ospedaliera a fronte di una maxi emergenza”.
Sono infine stati già inviati in Ucraina rifornimenti di gel igienizzante che la farmacia territoriale di Altamura ha prodotto con oltre 500 litri di alcool sequestrato dalla Guardia di Finanza di Monopoli e Altamura nel corso di verifiche e controlli, dal pagamento di accise alle distillerie abusive.

Nella ASL di Brindisi sono circa quindici i profughi accolti finora: sono stati sottoposti a tampone e a controlli sanitari. Il Dipartimento di Prevenzione sta programmando le vaccinazioni anti Covid per alcuni di loro e le vaccinazioni ordinarie per i bambini.

Anche nella ASL Bt soprattutto il Dipartimento di Prevenzione, in questa fase, sta lavorando per garantire la massima assistenza ai profughi provenienti dall'Ucraina. In collaborazione con i Comuni della provincia, molti dei quali si sono già attivati per garantire accoglienza, vengono effettuati tamponi di controllo e vaccinazioni in linea con le disposizioni nazionali e regionali.

La Direzione strategica e il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce sta già seguendo diversi gruppi di cittadini ucraini giunti sul territorio, un lavoro che procede in sinergia con i Comuni, la Questura e la Prefettura. Attivate tutte le procedure di sorveglianza e assistenza sanitaria nel territorio provinciale. A incominciare dalla somministrazione del tampone molecolare all’arrivo, dalla vaccinazione antiCovid per chi non l’ha ancora eseguita e dalle vaccinazioni pediatriche.

La ASL di Taranto ha ricevuto dalla Prefettura un elenco di circa 50 persone giunte poche ore fa dall’Ucraina: si sta lavorando in sinergia con la Questura e, dopo la registrazione del loro arrivo, la ASL seguirà tutta la parte di attività sanitaria.

Si è tenuto ieri mattina il primo incontro del “Comitato regionale per l’emergenza ucraina” (denominazione prevista dall’Ordinanza 872 della Protezione civile nazionale che sostituisce la precedente denominazione “Cabina di regia”). L’incontro, in videoconferenza, è stato presieduto dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e dal Prefetto di Bari, Antonella Bellomo. Presenti l’assessore alla Sanità, Rocco Palese, i referenti pugliesi delle Prefetture, della Questura di Bari e delle Forze dell’ordine, il Presidente dell’Anci Puglia e il Presidente dell’Upi Puglia in rappresentanza degli enti locali, e per la Regione Puglia anche il direttore del Dipartimento Promozione della Salute, il dirigente della Sezione Protezione Civile e il vice capo di Gabinetto.

La discussione ha approfondito due aspetti fondamentali: la nomina dei soggetti attuatori e gli aspetti logistici e sanitari legati alla prima accoglienza.

Nel pomeriggio di ieri il Presidente Emiliano ha incontrato in videoconferenza i consiglieri regionali, insieme alla presidente Loredana Capone, per avere con loro una consultazione sul tema emergenza, informarli su come sta procedendo il lavoro a livello nazionale e regionale e ascoltare le loro proposte.

Dopo ampia istruttoria, il Presidente Emiliano, in qualità di “Commissario delegato per il coordinamento dell’organizzazione del concorso del sistema regionale di protezione civile negli interventi e nelle attività di soccorso ed assistenza alla popolazione proveniente dall’Ucraina”, ai sensi dell’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 872 del 4 marzo 2022, ha emanato 4 decreti:

1. decreto di costituzione del “Comitato regionale per l’emergenza Ucraina” a cui partecipano: rappresentanti della Regione, le Prefetture - Uffici territoriali del Governo, rappresentanti di Questure, Comando regionale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, l’ANCI Puglia e l’UPI Puglia;

2. decreto Soggetti Attuatori che stabilisce:

a. di avvalersi dei Sindaci dei Comuni del territorio regionale, in qualità di Soggetti Attuatori, per reperire "soluzioni urgenti di alloggiamento e assistenza temporanee”;

b. di individuare il Soggetto Attuatore per il coordinamento dell’organizzazione del concorso del sistema regionale di protezione civile negli interventi e nelle attività di soccorso ed assistenza alla popolazione proveniente dall’Ucraina;

c. di individuare il Soggetto Attuatore per la definizione ed attuazione delle procedure relative all'assistenza sanitaria nei riguardi della popolazione ucraina;

d. di individuare la struttura commissariale di supporto del Commissario delegato;

3. decreto nomina della struttura di supporto al Soggetto attuatore (ambito Protezione civile) di cui al punto 2 comma b;

4. decreto nomina della struttura di supporto al Soggetto attuatore (ambito Sanità) di cui al punto 2 comma c.

Domani, venerdì 11 marzo 2022, in contemporanea di altri cortei organizzati in tutta Italia dalle Scuole aderenti alla Rete di "coloriamo il nostro futuro", anche il Comune di Peschici a gran voce dirà: "NO ALLA GUERRA"! 

Su iniziativa della Rete “coloriamo il nostro futuro”, la Manifestazione partirà alle ore 10:00 dal piazzale della Scuola Secondaria di I Grado di Via Montesanto, con arrivo in P.zza Pertini, dove gli Studenti interverranno con delle toccanti testimonianze.

La Rete “coloriamo il nostro futuro” è da sempre promotrice di una cultura della pace, della democrazia e del rispetto reciproco.

Oggi non si deve rimanere indifferenti davanti a quanto sta accadendo in Ucraina. 

E' importante sostenere e diffondere occasioni di riflessione tra gli Studenti sul tema della guerra, del conflitto della pace, dei diritti e della non violenza, 

Oltre all'Istituto Omnicomprensivo Statale "G. Libetta", alle Autorità Civili, Militari e Religiose, alle Associazioni, alla Manifestazione aderirà anche l'Arcivescovo  Padre Franco Moscone. 

La Cittadinanza tutta è invitata. 

Dall'originario appello della Rete Italiana Pace e Disarmo per il corteo del 5 marzo a Roma, il Coordinamento Capitanata per la Pace promuove la manifestazione per sabato 12 marzo 2022.

Appuntamento: Foggia, Piazza Cavour, ore 17:30. Partenza CORTEO ore 18. Interventi e riflessioni da Piazza Cesare Battisti.

#FoggiaforUcraina   #NoWar   #WarUcraina   #freeUcraina   #PeaceUcraina

Un flash mob in cui il corteo, o parte di esso, procede verso la meta, verso piazza Cesare Battisti, camminando a ritroso. È una metafora visiva: chiede alle parti in conflitto la matura consapevolezza, quella che insegniamo ai bambini sin da piccoli, che non si può avere tutto, che entrambi i contendenti devono accettare di arretrare su qualcosa. Presuppone un conflitto. La anima uno spirito mediatore ispirato dalla volontà assoluta di anteporre la vita alla morte. Al di fuori della logica del tutto o niente. Non ripudia la complessità, tutt'altro. La vede tutta, ma non se ne lascia sopraffare. Insomma FARE UN PASSO INDIETRO PER FARE UN PASSO AVANTI nei negoziati e per chiedere che il governo italiano arretri nella decisione di fornire armi.

Bisogna fermare la guerra in Ucraina.

Bisogna fermare tutte le guerre del mondo.

Condanniamo l’aggressione e la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.

Vogliamo il “cessate il fuoco”, chiediamo il ritiro delle truppe e la messa al bando dei mercenari.

Ci vuole l’azione dell’ONU: disarmo, invio dei Caschi Blu e neutralità, per fermare la catastrofe umanitaria ed economica.

La scelta del Governo italiano e di altri Paesi UE di inviare armi è per noi sbagliata.

Dall’Italia e dall’Europa arrivino soluzioni politiche, non aiuti militari.

Protezione, assistenza, diritti alla popolazione di tutta l’Ucraina, senza distinzione di lingua e cultura.

Siamo con la società civile, con gli uomini e le donne ucraini e russi che si oppongono alla guerra.

Condanniamo gli arresti di massa in Russia ed il divieto di manifestare per la pace.

No all’allargamento della NATO. Sì alla sicurezza condivisa.

Auspichiamo un’Ucraina neutrale, ponte tra Est ed Ovest e non terreno di scontro.

Chiediamo che l’Italia aderisca al Trattato dell’ONU che mette al bando le armi nucleari.

Vogliamo un'Europa di pace, senza armi nucleari dall'Atlantico agli Urali.

Costruiamo dialogo e solidarietà tra i popoli, non con le armi ma con la democrazia, i diritti, la pace.

Basta armi, basta violenza, basta guerra!

Nello scenario bellico ucraino ci sono state delle svolte significative. L’avanzata dell’armata russa si fa sempre più incessante. Conquista territori bombardando da terra e dal cielo le città ostili organizzate in batterie di uomini con armi leggere cercando di rallentare l’avanzata, supportate da donne tenaci che pur di difendere la Patria lasciano a malincuore ma per salvarli al personale degli aiuti umanitari i propri figli.

Di questo passo il tracollo ucraino è vicino, pur con persone patriottiche, incitate anche fomentate da Zelensky, che credono nello sfiancamento russo. Non è così. Putin, stratega imperialista con un ingente quantitativo di armi convenzionali e non convenzionali, anche con bombe termobariche, che dissolvono le persone, lanciate dal lanciarazzi multiplo TOS-1, noto anche come Buratino, di fabbricazione sovietica, sta chiudendo l’Ucraina nella morsa della sua visione della Grande Russia, che non è avere quel territorio ma controllare gli sbocchi commerciali sul Mar Nero e Mar D’Azov. Bacini di acqua salata già solcati da navi russe pronte a sferrare l’attacco con missili approvvigionati dalla piegata fedele Siria (e lì a due passi dal Mar Nero). La tenaglia bellica è prossima alla chiusura e farà male se Zelensky non tratta. Un consiglio che la NATO dovrebbe dargli, che si spera abbia già fatto.

I corridoi umanitari si è svelata scusante per i russi per agguantare più terreno a spese dei civili, che fuggono sotto le bombe e muoiono per esse. È crudo dirlo ma più vittime fai più fai paura e più induci alla resa. È la filosofia della guerra, che venga fatta tra paesi imperialisti o democratici non fa differenza e la prova l’abbiamo avuta durante la Seconda Guerra Mondiale, cui tedeschi e alleati bombardarono indiscriminatamente città colme di civili. Foggia sta ancora piangendo i suoi avi massacrati sotto le bombe alleate.  

Dall’Ucraina due milioni di profughi sono già al sicuro nel resto d’Europa; ne restano decine di più in attesa e chissà forse riusciranno a fuggire. Un flusso migratorio senza precedenti e che metterà a dura prova tutta l’Europa, che a cuor aperto gli accoglie.

Da entrambe le parti si alzano i toni dei leader, con un Zelensky che vorrebbe trattare senza cedere territori e un Putin che vuole la testa del leader ucraino. Tuttavia sembra che le chiacchiere di altri loro pari europei, che stanno tentando una trattativa, siano inascoltate.

E allora, Resistere, fino a quando, è la domanda?

Intanto spuntano documenti riservati da ambedue i presidenti belligeranti. Dalla Russia confermerebbero un attacco programmato dell’Ucraina nel Donbass prima che iniziasse il conflitto, così propagandando la loro offensiva in anticipo; dall’Ucraina, come già detto nei precedenti articoli, la strategia russa nell’attaccare il paese come scritto su un foglio ritrovato su un carrarmato russo abbattuto. Propaganda con documenti disinformativi o verità?

Boris Johnson tenta un approccio muscolare, facendo parlare in diretta streaming Volodymyr Zelensky al Parlamento inglese, che non risparmia critiche all’UE e alla Nato sul non ingresso rapido dell’Ucraina alla Nato e sulla No-Fly zone attuata. Poi cita un pensiero di Churchill senza nominarlo e la guerra contro i nazisti, un accostamento che pare rispondere a Putin sulle accuse mosse per il suo appoggio ai nuovi neonazisti ucraini. Nei suoi discorsi incita i civili ucraini a difendere la patria, combattendo, senza mai invitarli a rimanere in casa. Vladimir Putin ascolta e sicuramente non starà a guardare chi combatte contro di lui, chi fomenta guerra contro di lui, chi smentisce le sue tesi, chi continua a non arrendersi, combattendo con ogni arma e sotterfugio pur di liberare l’Ucraina. Intanto l’Italia entra nella black-list russa, con un Governo flebile sul fronte decisionale europeo e venditore di armi all’Ucraina.

La chiesa russa ortodossa fiancheggia Putin, plaudendo la guerra perché è anche contro la parità di genere, fondamenta del suo credo. Segnale da qualche tempo già noto all’occidente che poteva iniziare una discussione tra stati e chiesa e che la Russia usa anche come scusante per riformare un credo fondamentalista, come quello islamico, contro le aperture della cattolica.

Oltre oceano aumentano le sanzioni, diventando blocchi import/export che irrigidiscono i nervi di chi li subirà. Antony John Blinken, il Segretario di Stato USA, parla di fermare l’attacco russo, non di evitare l’espansione. Indizi importanti che vanno pesati e che la controparte valuta come una possibile offensiva, che può essere di ulteriori sanzioni o altro.

Putin, nel frattempo, va avanti, con o senza oligarchi, con o senza popolo russo, con o senza un fattivo appoggio esterno che potrebbe innescare una guerra planetaria. La stessa prefigurata da lui se la Nato sconfina o riconosce l’Ucraina suo stato membro.

La Cina pare non stare più a guardare. Conferma la sua amicizia e stabilità politica con Putin, che non vuol dire squisitamente con il popolo russo. Punta il dito contro la NATO accusandola di esser l’artefice del conflitto. Tenta un approccio al tavolo di negoziazione offrendo il suo appoggio per mediare. Forse potrebbe essere l’unica strada percorribile, chiedendo la riduzione delle sanzioni e ovviamente con richieste ben pagate in termini economici, energetici, finanziari, e forse geopolitici per la vicina e sempre ambita Taiwan. Sembra un’eresia ma per l’Europa potrebbe essere il capro espiatore per evitare scenari nucleari, non condivisi da Joe Biden che, innanzitutto non cederà mai l’isola felice dei semiconduttori, poi non contempla una pace a spese proprie in nome di un’Europa che potrebbe letteralmente sparire.

Si parla, si chiacchiera anche, si tenta finanche la strada israeliana, ma non quella di abbassare le armi da entrambe le parti per accordarsi su vecchie ruggini geopolitiche tra Ucraina e Russia. La Crimea è indipendente ma filo russa, il Donbass pure, territori ormai di Putin che l’Ucraina poteva riconoscere tali fin dal 2008 e poi dal 2014.

Le trattative di Minsk potevano essere paciere per secoli. Invece son diventate comburente per l’attuale guerra innescata dai separatisti e scatenata da Putin. Invece L’Ucraina ha scelto la linea statunitense, diametralmente opposta alla sua cultura ma saldamente, anche troppo a volte al punto da incrinarsi, cementata dalla democrazia, da sempre nel mezzo con personaggi piazzati all’occorrenza ma lasciati al proprio destino, come è avvenuto in Afghanistan e aree limitrofe. Dall’altra parte Putin fa sedere al tavolo i suoi subalterni, come se non volesse trattare. E sicuramente non vuol trattare perché il suo intento è estendere il dominio terrestre e ne vorrà ancora. Se conquisterà, e probabilmente ci riuscirà, la leadership in Ucraina non si fermerà e, come è avvenuto anzitempo con la Bielorussia, potrebbe invadere i confini. Sarà Guerra Nucleare solo per un nome su un libro giacché l’età non gli da ragione.

A Odessa si attende l’attacco finale, una città circondata da carrarmati, minacciata anche dal mare, quel lembo di terra Ucraina che ridarebbe centralità europea alla Grande Russia che Putin vorrebbe iniziare a ricostruire geopoliticamente. La resistenza ucraina, militare e civile, cerca di impedire l’avanzata, organizzandosi con muri di sabbia e “cavalli di Frisia”. Ogni palazzo ha una vedetta che scruta il territorio. La Croce Rossa Internazionale è sul fronte, aiuta, soccorre, raccoglie sangue per i feriti. I giornalisti freelance documentano momenti di vita e di morte ormai diventati “comuni”, come se l’assuefazione abbia preso il sopravvento.

A Mariupol, ormai nelle mani russe, è ecatombe. Circa 2mila civili uccisi, fosse comuni per mancanza di aree per farli riposare singolarmente in pace, mancanza di acqua, gas ed elettricità, cittadini e militari ucraini costretti a bere la neve sciolta e riscaldarsi con falò accesi nei bidoni. Un ospedale pediatrico bombardato forse accidentalmente è l’ennesimo crimine di un attacco invasivo, preludio di quello finale che potrebbe far ridisegnare le tattiche difensive dell’offensiva ucraina, senza escludere quella delle Forze Armate occidentali per un delitto contro l’umanità. “Perdite collaterali” la giustificazione di un omicidio di massa: non è ammissibile! Una situazione che potrebbe degenerare anche sul campo sanitario per la proliferazione di batteri e perciò di un’epidemia, già messa a dura prova della pandemia in essere.

Uno scenario comune in guerra che ci restituisce ricordi di 40, 30, 20 e anche 70 anni fa, di guerre che hanno mietuto vittime e soprusi degli invasori e che, a mente fredda e al netto dei fatti, prefigura l’occupazione. Indizi che confermano anche la disinformazione costruita all’occorrenza, come la distruzione del ponte su fiume Desna, nella zona di Černihiv, che non si sa ancora se abbattuto dai russi o dagli ucraini per interrompere l’avanzata nemica.

E poi incombe sempre il pericolo nucleare, non solo delle testate, bensì delle centrali, già sotto il controllo dei russi, che garantiscono il funzionamento ma non quello dei servizi di raffreddamento che potrebbero surriscaldare il nocciolo.

Eppure la storia insegna, fin dagli anni antichi. Soffermandoci su quelli moderni il ricordo va alla Perestroika e al Glasnost, dove Michail Gorbaciov a metà degli anni ottanta iniziò la “ristrutturazione” e ”ricostruzione” della Russia dalle allora ceneri dell’Unione Sovietica. Un percorso che non ebbe accordi ben definiti per gli anni a venire sul piano geopolitico, solo miglioramenti per soddisfare i bisogni dei cittadini sovietici, con politiche di economia liberale, senza rinnegare i valori fondamentali della società sovietica. In sostanza erano 4 i punti principali della Perestroika: privatizzare molti settori economici statali, libertà di informazione e con graduale apertura al dibattito politico interno e a quello esterno per la diffusione delle decisione del Politburo, riduzione del controllo militare e politico sui Paesi dell’Est, trattati con gli Usa per il disarmo dei missili nucleari. A quanto pare Putin, nel corso della sua oltre ventennale premiership, è ripartito da queste decisioni e pian piano ha rimodulato tutto, fino a oggi azzerandoli.

In Italia le derrate alimentari e le fonti energetiche aumentano di prezzo, scarseggiano e a breve diverranno ricercate per materie prime non nostre. Il ministro Cingolani punta sull’incremento della propria produzione green energetica, sapendo che il tempo di utilizzo è esponenzialmente superiore a quello di produzione. Una scelta tardiva dei nostri governi, ammanettati da politiche verdi ultra integraliste, consce della nostra risicata ricchezza petrolifera del sottosuolo ma abbondante di gas naturale, e il tutto a fronte di del patrimonio naturalistico e ambientale. Preservare va bene ma obbligare una popolazione a dipendere da altri è puro egoismo e accentuato fondamentalismo.

Lo scenario è critico e basta un NO a scatenare una guerra nucleare. Intanto si vocifera che l’armata russa potrebbe utilizzare armi chimiche, e chi sta sul campo di guerra non ha ancora visto strumenti tali. Contestualmente la propaganda continua con la disinformazione da entrambe le parti, con Putin che divulga che gli States avrebbero fornito sottobanco a Zelensky armi chimiche, e l’Ucraina che tali armi sono state già utilizzate. Solo il fronte sa cosa sta accadendo e come.

Putin sa bene che sarebbe un inciampo nel suo scellerato percorso imperialista verso la Grande Russia, ma sa anche che restituirebbe al popolo, di chi ancora lo sostiene ed è tanto, una visione e non una realtà di grandezza e ricchezza planetaria. Del resto è il ricordo che conta, scritto nei libri, buono o cattivo che sarà giudicato, il suo nome avrebbe un posto al fianco dei suoi predecessori, forse anche più in alto.

Sono già 14 giorni di guerra (ore 23 italiana), e sta iniziando il 15esimo, con circa 2mila morti tra i civili, senza contare quelli militari, 62 bambini uccisi e chissà quante donne. E il numero aumenterà inesorabilmente, nell’indifferenza di Putin, con la rabbia di Zelenzky, tra le lacrime e le grida di disperazione di familiari, nel machiavellico sguardo statunitense, nello stupore dei leader dei paesi democratici occidentali, che oltre a offrire rifugio alle popolazioni ucraine non può adottare misure offensive, anche misurate difensive, per non scatenare la Terza Guerra Mondiale.

Ci vuol un accordo tra Zelensky e Putin, un negoziato al ribasso per il primo al rialzo per il secondo, altrimenti nulla avrà fine. Fa male affermarlo, ma la differenza di forza, di potenza e non solo di fuoco, lo certifica, e il bene delle popolazioni va posto in cima a tutto. Poi sarà l’UE che dovrà negoziare il nuovo scenario “putiniano”, sperando che gli States, fiancheggiati dagli inglesi, non interferiscano alzando la posta.

Intanto il grido che si ode in ogni dove è “Resistere”: fino a quando?

L’Italia, se tutto andrà bene con il cessate il fuoco, pagherà tanto. L’economia sarà da ricostruire. Il Belpaese, o quello che rimane, ha sempre avuto un flusso turistico importante dalla Russia. Analizzando il nostro lembo di terra il Gargano è tra le mete più ambite, vicino alla basilica cattolica-ortodossa di San Nicola a Bari, che già ha registrato un calo consistente di visite russe. Le proprietà degli oligarchi non saranno più fruibili, tra natanti, ville, locali. L’import/export sarà ridimensionato al ribasso e con esso la forza lavoro, sempre la prima a pagare le conseguenze con casse integrazioni e licenziamenti. La cultura, per fortuna, continuerà a parlare della Russia e dei suoi importanti testimoni, in barba a scriteriate decisioni di un ininfluente gruppo di persone che hanno già epurato i monumenti letterari, musicali e artistici russi. Ma di cultura non si campa, al massimo si arrotonda e l’Italia non può permetterselo.

Uno studio approfondito della Princeton University, svolto con simulazioni in base agli armamenti nucleari oggi attivi, avrebbe stimato che in caso di attacco nucleare dalla Russia, l’Europa avrebbe la peggio, con oltre 85 milioni di vittime in meno di un’ora. Praticamente l’Europa sparirebbe in soffio di vento. Qui c’è uno studio sulla simulazione. Mentre in questo articolo cliccando qui, sempre basato su studi scientifici certificati, mostra i tempi e i numeri del disastro nucleare. Ma per aver un’idea della simulazione si osservi bene il video cliccando qui. Lo studio “PLAN A” è un recente lavoro di SGS sulla simulazione di una plausibile escalation di guerra tra Stati Uniti e Russia, risultati visibili con un pezzo audiovisivo di quattro minuti.

Speriamo davvero che sulla Terra non si scateni l’Armageddon, quell’Apocalisse sempre evitata con negoziazioni, che pare essere minate dalla vendita di armi, blocco di esportazioni, ultimo il vino, blocco di import grano, blocco di export, insomma sanzioni dure verso chi ha il dito facile, le stesse che ci stanno condannando a restrizioni molto dure perché alla fine siamo noi comuni cittadini che paghiamo dazio.

Ad Maiora!

#puntidisvista   #freethinker  #warucraina #NoWar

Un FOCUS sulla vicenda è qui:

- Punti di (s)vista. Belligerante ma non troppo

- Punti di (s)vista. Putin per l’Ucraina, un ex KGB, non tanto ex

- Punti di (s)vista. L’erosa e sanguinante “cuginanza” contesa

- Punti di (s)vista. Non c'è verso

In questo inizio del Ventunesimo secolo stiamo assistendo a due gravi fenomeni: la pandemia da virus Covid-19 e lo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina. Fenomeni che chiamano direttamente come responsabile l’uomo in quanto artefice, da una parte del progressivo inquinamento atmosferico e nello stesso tempo della graduale distruzione dell’ecosistema, come per esempio la deforestazione amazzonica e dall’altra parte ad una persistente conflittualità fra diversi popoli, costretti a subire i vari sistemi politici fondati più che sul dialogo,  quanto sulla forza e sulla prevaricazione dei diritti portati avanti attraverso il dispiegamento delle forze militari, come nel caso dello scoppio della guerra in Ucraina, dove la Russia è intervenuta per risolvere problemi di confini e di territori filorussi.

Mentre la pandemia si sta gradualmente risolvendo con l’uso massiccio dei vaccini, la guerra fra Russia e Ucraina sta provocando diverse migliaia di morti in diverse città dell’Ucraina, fra cui la capitale Kiev. Purtroppo gli ammonimenti e i tragici eventi delle due guerre mondiali oggi non hanno alcuna risonanza politica, in quanto ancora una volta la ragione politica sta prendendo il sopravvento sulla ragione morale ed etica, tanto d ricorrere ancora una volta alle armi quale mezzo di persuasione e di monito.

E tutto questo nel cuore dell’Europa, in un ambito geopolitico, che vede contrapposti, come nel passato, diversi blocchi di sistemi politici, l’uno contro l’altro, da una parte il mondo occidentale e dall’altra parte il mondo orientale, includendo in quest’ultimo blocco la Russia e la Cina. Per questo la situazione mondiale è in balia di questi due sistemi, contrapposti, tanto da provocare nel mondo in qualsiasi momento guerre e crisi a livello geopolitico, con conseguenze sul piano sociale, economico e culturale.

Del resto, prima che scoppiasse la guerra fra la Russia e l’Ucraina, noi abbiamo in corso diversi altri fronti di guerra aperti, fra cui quello nello  Yemen, in Siria, in Etiopia, in Iraq, in Afghanistan, per non parlare poi dei problemi geopolitici a livello internazionale fra la Cina e Taiwan, in Africa centro-settentrionale, con vari paesi in lotta fra cui il Mali, il Niger, la Nigeria,  il Ciad, il Sudan e poi la divisione territoriale e geopolitica fra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Situazioni molto gravi che determinano una continua instabilità politica del mondo, con ripercussioni sul piano sociale, economico e culturale a livello globale, con gravi crisi a livello comunitario, con gente costretta a vivere in situazioni precarie dove la vita delle popolazioni diventa di giorno in giorno sempre più difficile, con mancanza di cibo e di sicurezza personale.

Purtroppo quello che sta succedendo in Ucraina è molto grave, in quanto una nazione nucleare come la Russia non accetta di vedere ai propri confini una Ucraina che si allea con il mondo occidentale e, quindi, con i Paesi europei e l’America, uniti nell’ambito del sistema Nato. Per questo la Russia è contraria che l’Ucraina entri nella Nato, che è il sistema militare dell’Occidente, quindi, una spina nel fianco della Russia, governata da un sistema oligarchico, dove il potere decisionale è in mano ad una sola persona, come Putin e, quindi, privo di democrazia nel suo interno. Tutto questo porta verso una intransigenza sistemica che ha fatto sì che la Russia invadesse l’Ucraina e dichiarasse guerra all’indipendenza di uno Stato sovrano come è quello dell’Ucraina. In questo momento la situazione è molto grave in quanto a subirne le conseguenze sono purtroppo le persone che vivono nelle grandi città come Kiev e Kharkiv, città dove vi sono milioni di individui. La popolazione ucraina è scesa in piazza, per le strade, per fermare l’avanzata russa, a costo di migliaia di morti. Mentre i paesi europei inviano in Ucraina armi e denaro per armare la gente e creare, quindi, una resistenza patriottica della regione.

 

Purtroppo stiamo vivendo ancora in un mondo costruito su sistemi contrapposti, tanto da creare conflitti permanenti e divergenze, tali da compromettere la stabilità politica e d economica dei Paesi interessati. Si calcola che nel mondo vi siano in corso più di 27 conflitti, sparsi in ogni angolo del pianeta. Nel Sud Sudan si combatte una guerra dimenticata da diversi anni, con una crisi economica e sociale spaventosa che colpisce maggiormente i bambini. Inoltre ad aggravare la situazione vi sono le varie inondazioni, che producono carestie e miserie. Così come grave è la situazione in Etiopia, dove, a causa delle varie divisioni etniche, vi è una conflittualità perenne, con morti e distruzioni di interi villaggi. Un paese fra i più popolosi dell’Africa, dove si sta consumando una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi tempi. È un conflitto durissimo che troviamo specialmente nel nord del Paese e precisamente nel Tigray, per espandersi poi gradualmente nelle altre regioni di Amhara e Afar, fino alle porte di Addis Abeba.  Gente, più di 9 milioni di persone, che hanno bisogno di assistenza alimentare, con 2 milioni di sfollati, in condizioni misere, senza che le organizzazioni umanitarie possano intervenire. Nel Mali e nel Sahel la situazione è pessima, in balia dei francesi e dei russi, costretti a vedersela ora con i quaedisti  del Jnim, ora con i rivali dello Stato Islamico. Stessa situazione nel Niger, dove fanno da padrone i traffici illeciti, dilaniato da attentati terroristici.  Il Niger ha il più basso indice di sviluppo umano, con miglia di migranti in cerca di sicurezza e di benessere. Il tutto alle porte della Libia, dove vi è un conflitto dimenticato da anni, in balia di una guerra civile e di una instabilità perenne che sta lacerando il Paese. Le prime vittime di questa guerra dimenticata sono le persone che cercano di raggiungere l’Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.  La popolazione è sottoposta ad una grave crisi economica e sociale, con violenze stupri di ogni genere. Altrettanto grave è la situazione nello Yemen, dove si registra una guerra che dura da più di 7 anni, con milioni di sfollati interni, che hanno bisogno urgente  di assistenza umanitaria. Una guerra dimenticata che continua però  ad avere un impatto enorme sulla popolazione. Così come grave è la situazione dalla Somalia al Monzambico, lungo il fronte africano tra jihadismo e ribelli.  Territori sottoposti a continue guerre con ripercussioni umanitarie ed economiche gravi.

Altrettanto grave è la situazione in Nigeria, dove si combatte una guerra decennale contro i terroristi islamici. Così come in Afghanistan dove si assiste, da una parte ad una economia della guerra  e dall’altra ad economia della criminalità. La maggior parte della popolazione è costretta a vivere nella più cupa miseria, con i talebani che fanno da padrone e discriminano le donne dall’infanzia fino ad età adulta e dove ormai i prezzi del grano e del carburante sono aumentati del 40% e quello del riso del 50%, con una inflazione spaventosa e con un sistema sanitario al collasso.

Altrettanto grave è la situazione in Siria, dove assistiamo alla più grave crisi umanitaria del XXI secolo. Inoltre la situazione non è pacifica fra India e Pakistan con frequenti scontri ai confini e vari attentati che si ripetono da più di 75 anni, dalla spartizione delle due nazioni, con regioni dell’India che vogliono passare al Pakistan. Inoltre vi è la questione fra Cina e Taiwan con ripercussioni in tutto l’emisfero sud orientale.

Così pure grave è la situazione nel Libano, una regione in preda a continue guerre, dove la popolazione fatica a sopravvivere ed è costretta ad emigrare. E ancora la situazione in Palestina dove si fronteggiano varie frazioni fra liberazione e  lotta per la sopravvivenza. 

Per non parlare delle varie situazioni dell’America Latina, dal Messico alla Colombia,  dove fanno da padrone i cartelli dei narcos  e il massacro dei leader sociali. Insomma un mondo in ebollizione, dove le guerre fanno da padrone e provocano milioni di morti, con situazioni gravi a livello sociale, economico e politico. E tutto questo mentre le bombe dei Russi cadono sugli abitanti dell’Ucraina, con gravi ripercussioni a livello mondiale e con lo spettro di una guerra nucleare.

Iniziativa della Cisl di Foggia in collaborazione con l’Anolf.

È possibile donare farmaci presso la sede Anolf di via Montegrappa a Foggia e donazioni all’IBAN IT64M0103003201000004444436 intestato al ‘Fondo di Solidarietà per Ucraina’.

“La guerra in Ucraina, oltre a mietere migliaia di vittime, ha gettato nella disperazione più assoluta centinaia di migliaia di ucraini che ora non hanno più una casa, non hanno come mangiare, non hanno dove vivere e necessitano di tutto. In questi giorni drammatici, da italiani e europei, abbiamo e sentiamo il dovere di collaborare attraverso pieni attestati di solidarietà - scrive in una nota la segreteria generale della Cisl di Foggia - Per questo motivo, in piena collaborazione con l’Anolf, abbiamo deciso di organizzare una raccolta di farmaci da consegnare direttamente presso gli uffici dell’Associazione in via Montregrappa, 64/b il Martedì dalle ore 15:30 alle ore 18:30, il Mercoledì dalle ore 9:30 alle ore 12:30 e il Venerdì dalle ore 9:30 alle ore 12:30”.

“Nello stesso tempo - rimarca la segreteria generale della Cisl di Foggia - sensibilizziamo ad aderire all’iniziativa ‘La Cisl per l’Ucraina. Insieme per la pace’, la raccolta fondi avviata in tutti i luoghi di lavoro sui territori e nelle comunità locali per realizzare progetti umanitari a sostegno di profughi e popolazione colpite dall’aggressione russa. La sottoscrizione prevede l’istituzione di uno specifico fondo di solidarietà in cui lavoratori, pensionati, strutture sindacali potranno dare il proprio contributo.

Le donazioni possono essere effettuate all’IBAN IT64M0103003201000004444436 intestato al ‘Fondo di Solidarietà per Ucraina’ con causale ‘Donazione’.

Il ricavato sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana per finanziare progetti a favore dei rifugiati e delle famiglie ucraine coinvolte dalla guerra”.

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